Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja
Segui la storia  |       
Autore: Switch    22/05/2014    11 recensioni
*(2003 TMNT! No 2012!)*
Dalla storia:
“Sai, maestro? La verità è che ho sempre combattuto. Ho combattuto per rabbia, per paura, per vendetta, per noia, per avere dell'eccitazione, per cercare risposte, per cercare un proposito, per cercare me stesso. Per provare a me stesso che ero il migliore. Adesso è diverso. Voglio combattere solo per aiutarla a proteggersi.”
Raphael è sempre stato il più rabbioso e collerico, tra tutti i suoi fratelli. Perché si è sempre sentito diverso dal resto del mondo e vuole solo trovare il suo perché.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Heart's mutation'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Raphael giaceva davanti alla barriera, tra la polvere e il sangue.
E non si muoveva più, ormai da qualche minuto. Isabel piangeva e si dibatteva con tutta la sua foga per raggiungerlo. Ma combatteva una battaglia persa.
Don, Leo e Mikey erano rimasti impietriti per qualche istante. Erano certi che il loro fratello si sarebbe rialzato, non poteva essere davvero morto.

Donnie guardava il suo corpo abbandonato al suolo, con la mano poggiata distrattamente sul Bō, mentre la sua mente lavorava febbrilmente, calcolando con rapida precisione quanto sangue avesse perso, cosa era successo ai suoi organi e al suo cervello, verso l'unica inevitabile conclusione. Inghiottì il magone, cercando di impedire alle mani di tremare, perché poteva anche essere il genio più razionale e sensato del mondo, ma di fronte al corpo senza vita di suo fratello erano i sentimenti a prevalere, come l'angoscia e un dolore cupo e sordo nel petto, come se il cuore stesse per esplodere.

Leo, alla sua destra, sembrava nel panico. Il leader senza paura osservava come un ossesso Raphael riverso a terra, ammutolito e senza volontà, come se ogni pensiero si fosse spento e non sapesse che fare; nella sua mente una voce continuava a urlare senza sosta, come una nenia di cordoglio e orrore, annebbiando ogni altra percezione. Suo fratello era l'essere più forte e tenace del mondo, non era semplicemente possibile che fosse morto, che quel corpo macchiato di rosso sangue fosse il suo, che la sua vita, una vita così passionale e ardente, potesse essersi spenta.

Splinter si teneva il petto con una mano, appoggiato al suo bastone per impedire alle gambe cedevoli di paura di trascinarlo al suolo, con l'espressione più sofferente del mondo. Suo figlio... aveva appena perso suo figlio? Il dolore al petto si acuì. Sapeva che la loro vita era pericolosa e che nessuno di loro era davvero al sicuro, -lottavano contro la morte ogni giorno,- ma aveva sempre fatto il possibile e anche l'impossibile per proteggere la sua famiglia dal vero pericolo. Allora perché la vita di suo figlio gli era stata strappata da sotto gli occhi, senza che potesse fare nulla? Dov'era finito il suo dovere di padre? Come poteva continuare a vivere con quel dolore e rimorso?

Il sorriso sul volto di Mikey si era spento. L'espressione di orrore e terrore che gli scavava i tratti non era mai apparsa prima sul suo viso, ma non era abbastanza per esprimere lo strazio e la sofferenza che provava in quell'istante nel cuore. Anche se non voleva credere a quello che vedeva, perché quel corpo adagiato a terra non poteva essere del suo fratellone; e se così fosse stato, era di certo tutto uno scherzo, si sarebbe rialzato dal terreno più arrabbiato e potente di prima, con un attacco a sorpresa. Raphael non poteva morire. Era semplicemente così che la pensava. Raphael era forte, era agguerrito e vitale. Non sarebbe morto per nulla del genere, probabilmente non sarebbe morto mai. Allora perché stava guardando da qualche minuto quello che sembrava il suo corpo vuoto, come un guscio fragile e spezzato, che non dava nessun segno di vita, mentre si sentiva così male e spaesato da desiderare di morire?

Mikey scattò come una furia e si gettò al suolo, strisciando le ginocchia a terra, raggiungendo Raphael: con tutta la delicatezza possibile lo voltò sulla schiena, osservando il suo volto livido e cereo. Gli tastò il collo, con le mani che tremavano di paura, una paura che non gli importava di mostrare.
Don... cosa faccio?... non sento battito ” affermò con una vocina esile, di qualche ottava più alta del normale. Il fratello genio spalancò gli occhi davanti alla sua fragilità, stringendo più forte il Bō e inghiottendo quel grido che premeva per uscire dal petto.
Mikey... è mor...”
NO! Non può essere! Non è vero!” strillò lui, chinandosi per abbracciare il corpo di Raph. La sua schiena era scossa da tremiti, che tradivano il suo pianto silenzioso. Percepì l'immobilità del fratello e l'orrore nel suo petto crebbe ancora di più, diventando un buco nero di disperazione.
Rimase così, aggrappato al suo corpo senza vita, per qualche minuto, con la faccia sepolta nel suo petto, distrutto. Poi sollevò la testa, lasciando andare un ringhio di dolore, coi contorni della maschera resi più scuri dalle lacrime.

Gregor rideva.
Impalato lì di fianco, rideva della loro disperazione, con aria vittoriosa. I suoi golem si erano bloccati nel momento in cui aveva trafitto il ranocchio, perché potesse godersi le reazioni di dolore di quei patetici mostri.
Il pugno di Michelangelo lo colpì in pieno viso, un secondo dopo, mandandolo al suolo: si era mosso talmente velocemente che Gregor non si era nemmeno accorto che si fosse alzato. E il piccolo di casa Hamato era arrabbiato, investito di furia omicida, con gli occhi lucidi iniettati di sangue.
Voleva uccidere con le sue mani colui che aveva osato toccare suo fratello. Don, Leo e Splinter lo affiancarono, pronti a tutto, sigillando il dolore per potersi concentrare e batterlo.
Gregor si riprese in fretta dalla sorpresa e sollevò la spada, ancora intrisa del sangue di Raphael.



Isabel stava ancora provando a liberarsi. Raffaello non poteva essere morto. Non poteva. Anche se tutto il sangue e la sua immobilità suggerivano il contrario. Non poteva e basta. Perché era l'uomo che amava e non avrebbe mai permesso una mostruosità simile, anche se avesse dovuto dannarsi e vendere l'anima per impedirlo.

Mikey aveva colpito Gregor e nello stesso istante percepì un tremolio nelle catene. Possibile che l'improvviso attacco dell'amico avesse fatto perdere la concentrazione a quel dannato bastardo?
Tirò, sempre più forte, anche se la presa sul terreno non era sempre stabile, anche se cadde varie volte, puntando le unghie nella terra per non perdere quei pochi passi guadagnati, anche se i polsi dolevano così tanto che credette che le mani si sarebbero staccate, da un momento all'altro.
Arrivò alla barriera, ricoperta di sudore, polvere e sangue; le lacrime si erano seccate e mischiate alla terra, che le avevano lasciato due solchi scuri lungo le guance.
Appoggiò una mano sul muro invisibile e con sua somma meraviglia passò attraverso: con una lieve esclamazione di stupore, sforzò i muscoli delle gambe per passare dall'altra parte.

Leo!” urlò quasi nello stesso istante.
Il leader si girò al richiamo e si accorse che lei aveva trapassato la barriera e che si dibatteva per non venire ritrascinata dentro, puntando fieramente i piedi al suolo. Si gettò verso di lei, correndo con le Katana sguainate.
Le calò, senza nemmeno fermarsi: le catene tese si ruppero al solo contatto, con uno schiocco secco, e Isabel venne sbalzata all'indietro dalla forza del contraccolpo, libera; si districò dai moncherini metallici in fretta, poi strisciò verso Raphael, a pochi passi da lei, toccandogli il viso e le mani, con frenesia.

Era ancora caldo, ma immobile. Il cuore non batteva e non c'era alcun respiro. Solo sangue, tanto sangue. Sul collo e la tuta, sulle sue mani e per terra.
Lo attirò a sé, poggiandosi la testa sulle ginocchia, con tenerezza. Con una mano sollevò appena la sua maschera e le lacrime che non riuscì a frenare caddero sui suoi occhi chiusi, mentre l'altra carezzava la sua guancia sporca di schizzi di sangue; Isabel si tese, avvicinando il viso, e poggiò un bacio timido e dolce sulle sue labbra.

Mi hai dato tutto. Ti dono tutto” sussurrò, rialzando la schiena.

Congiunse le mani, come in preghiera, e chiuse gli occhi: i palmi iniziarono ad illuminarsi, di una forte luce abbagliante, che si propagò per tutto il corpo. Il parco ne fu illuminato e tutti si interruppero, sorpresi.
Isabel aprì gli occhi, vuoti e splendenti, avvolta da scariche elettriche ed energia pura: i golem esplosero all'istante e Gregor venne sbalzato all'indietro dall'onda d'urto. Le mani di Isabel si intrecciarono una con l'altra e si sollevarono verso il cielo, cupo e oscuro: si abbatté sul petto di Raphael con un colpo secco e una prodigiosa scarica passò al suo corpo, che si incurvò sotto la forza elettrica che attraversava i muscoli.
Le braccia di Isabel erano tese, mentre la sua energia passava fino a Raphael. Come un fiotto continuo, come un'onda che si muoveva senza fine da un corpo all'altro, sempre più brillante. La pietra al collo della ragazza si illuminò, di giallo, con un pulsare ritmato, come il normale battito del cuore: la pietra al collo di Raphael reagì e si illuminò della stessa luce, iniziando a palpitare allo stesso ritmo.

Di colpo, sotto gli sguardi attoniti di tutti, il torace del mutante si sollevò e lui tossì, inspirando a pieni polmoni.
Cosa... hai poteri di guarigione!” urlò sconvolto Gregor, con il volto contratto di pura rabbia.
Mikey sorrise, lasciando andare un sospiro di conforto, asciugando con il braccio alcune lacrime sfuggite al sollievo. Don abbracciò il sensei, felice, anche se le sue mani tremavano di paura repressa. Leo si rilassò, incredulo e sollevato, tanto che le Katana quasi gli caddero dalle mani.

Raphael aprì gli occhi, confusi e ancora sofferenti, e il viso di Isabel apparve nel suo campo visivo.
Isa...” tossì, espirando con un suono rasposo, che gli graffiava il petto. Sentiva fastidio alla parte superiore e alle costole, ma si sentiva anche incredibilmente bene... non era morto? Ricordava un gran dolore, l'angoscia della vita che gli scivolava via insieme al sangue, mentre lei piangeva, di fronte all'inevitabile.
E poi il buio e la fine di tutto, diverso dalla prima volta in cui era morto: allora aveva quasi desiderato che succedesse e si era sentito bene e in pace, permeato da un benessere senza peso; invece poco prima, nel secondo in cui aveva capito che era ormai finito, si era sentito colmo di angoscia e panico e aveva desiderato vivere, con tutta la disperazione possibile, fino all'ultimo istante, prima del nulla.
Allora perché era vivo?

Isabel” chiamò, dato che lei continuava a tenere gli occhi fissi davanti a sé, senza prestargli attenzione.
La ragazza non parlò e non si mosse, ma il flusso di energia continuava a passare dalle sue mani al suo corpo.

Isabel?” provò per la terza volta, invano.
Tra le grida di giubilo della sua famiglia riuscì a sentire lo strillo strozzato di Gregor.

Smettila, stupida idiota! Così morirai!” ammonì, rivolto verso Isabel.
Raph odiava quell'uomo.
Pensava che fosse uno schifoso bastardo che meritava di morire lentamente e dolorosamente, ma non dubitò nemmeno per un secondo della verità delle sue parole. Alzò le braccia, con uno sforzo notevole dato che le sentiva pesanti, e poggiò le mani contro l'addome di Isabel: con un colpo leggero la spinse via, facendo sì che perdesse contatto col suo corpo. La testa scivolò dalle sue gambe e sbatté dolorosamente contro il terreno, facendogli trattenere un'imprecazione.

Isabel era caduta al suolo, inerme e immobile e la sua luce si era spenta. La sua collana aveva preso a pulsare di rosso mentre quella di Raphael si era fermata, ritornando del solito colore viola.
Raph si voltò di lato, con una forte nausea e un violento capogiro, mettendoci tutta la forza che riuscì a trovare in corpo: un piede si abbatté sul suo petto, inchiodandolo al suolo.

Non così in fretta, scarafaggio” esalò minaccioso Gregor, premendo per schiacciargli le ossa.
Urlò, di sorpresa e dolore. Poi udì il grido di battaglia di Mikey, che si abbatteva contro Gregor insieme al resto della sua famiglia: l'uomo sollevò appena un dito e tutti vennero sbalzati via, senza avere il tempo di reagire; atterrarono al suolo, un po' ammaccati, ma illesi.

Dovete morire! Tutti! Soprattutto tu, ranocchio. E questa volta mi assicurerò che lei non ti riporti in vita!”

Raphael tossì, con le mani che cercavano di spingere via il piede che lo comprimeva.
Come... come ha fatto?” domandò, forse cercando di prendere tempo o forse davvero desideroso di saperlo. Era abituato alle stranezze di Isabel, ma quello era stato un vero miracolo, ben più che far ripartire il suo cuore con una scarica elettrica.
Incantesimo del sacrificio. Chi possiede poteri di guarigione può trasferire la propria energia vitale nel corpo di un'altra persona, a costo della propria vita... che potere inutile!” spiegò l'uomo, calpestandolo ad ogni parola, con rabbia.
È... morta?” soffiò fuori il mutante, con un senso di magone che sovrastava il dolore che sentiva ad ogni colpo, provando a muoversi per poter controllare Isabel.
No, hai interrotto l'incantesimo. Lei è moribonda, ma può ancora essere salvata... ma mi preoccuperei per te, invece: non sei completamente vivo, a dirtela tutta” ridacchiò Gregor, spingendo con tutto il suo peso sul piede, per schiacciargli più forte il torace.
La tua ferita è ancora lì. Mi basta trattenerti al suolo abbastanza a lungo perché le energie che lei ti ha dato si esauriscano, insieme al sangue... sarà una morte un po' lunga e dolorosa, ma tanto abbiamo tempo, no? È un vero peccato che tu sia tornato in vita solo per morire di nuovo, più dolorosamente!”

Sollevò il piede e lo abbatté contro la sua spalla, strappandogli un urlo di dolore che riecheggiò nel parco vuoto, di albero in albero.
Le fronde gialle e brune, preludio dell'autunno che si avvicinava, si mossero, sinistramente, senza il minimo alito di vento. Quando l'urlo di Raphael si spense, un fulmine rischiarò il cielo e un forte vento si alzò, improvviso, scuotendo con forza gli alberi e i cespugli.
Raph rise, di colpo, tra colpi di tosse e rantoli disperati per prendere aria. Gregor piegò la bocca, infastidito, e si accanì con ancora più veemenza contro di lui, senza però riuscire a spegnere la sua risata.

Cosa c'è di così divertente, mostro?” urlò irritato, calciando ogni centimetro libero del suo corpo.
Raph urlava e rideva, insieme.

L'hai fatta incazzare. L'hai mai vista incazzata, bastardo? È la visione più bella e terrificante del mondo” ridacchiò, tra gli spasmi.
Cosa...?”

Isabel si risollevò dal terreno, in contemporanea con il secondo fulmine, una scarica di energia che cadde al centro del parco, splendendo nel buio con un dolore accecante e un fragore da far male: si stagliò proprio dietro il suo corpo che galleggiava a mezz'aria, con gli occhi aperti e splendenti, la mano destra puntata contro Gregor.
Bastò un lieve gesto, due dita che si fletterono, e l'uomo venne sbalzato via da un'onda d'urto in pieno petto, cadendo al suolo con un'ampia strisciata sul terreno crudo, tra imprecazioni e stupore.

Te l'ho detto” sogghignò Raph, con gli occhi fissi sul cielo scuro sopra di sé. Non aveva abbastanza forze per potersi alzare, perciò rimase immobile ad ammirare il cielo, in contemplazione.

Una goccia di pioggia cadde sulla sua fronte, delicata e fresca e sorrise, con tenerezza. Poi apparve il viso di Isabel, ancora incosciente, con quegli occhi vuoti che un po' gli mettevano soggezione; stava fluttuando al di sopra della sua testa, osservandolo con scrupolo al contrario. Si tese verso di lui e afferrò il suo viso, sollevandolo appena dal suolo.
Lo baciò, a testa in giù come il supereroe di un fumetto, e si sentì bruciare: il suo petto esplose di energia, mentre un tepore confortevole e guaritore si spandeva per tutto il suo corpo, portando benessere.
Il dolore, l'angoscia, la paura, scomparvero all'istante.

La pioggia cadde, forte e impietosa, battendo su quel bacio che sembrava non avere fine, che lo stava curando, che gli ridonava vita e vigore, che gli guariva il cuore, in ogni senso.
Isabel si staccò e fece per sollevarsi, ma la trattenne per il polso.

Non so se puoi sentirmi... ma non fare mai più una cosa del genere. Mi hai fatto morire di paura” confessò, grato che non fosse morta per donargli la sua vita. Lei sorrise con dolcezza e anche con quell'espressione vuota riconobbe la sua Isabel.
Fluttuò via, verso i suoi fratelli e il sensei: la vide dare un bacio sulla guancia a ciascuno di loro e i visi sorprendersi di meraviglia e benessere, come se lei stesse attuando qualche magia anche su loro.

Cosa... cosa diamine significa?” sentì urlare Gregor, fuori di sé.

Raph si tirò su e si voltò verso di lui, che atterrito e sorpreso guardava Isabel, nella sua forma da Dea della guerra, come l'aveva ribattezzata. L'uomo era ancora a terra, con la bocca spalancata dallo stupore, con gli occhi aperti dalla follia, mentre osservava la sua avversaria, la ragazzina a cui aveva rovinato l'esistenza, come se fosse la prima volta che la vedeva.
Non sapeva che Isabel potesse fare una cosa del genere. Forse non l'aveva mai fatta, prima. Forse non aveva mai avuto qualcosa per cui valesse la pena lottare, prima.
Vide la rabbia e la paura prendere il posto della sorpresa, sul viso di Gregor, e si preparò, sporgendosi per afferrare i suoi Sai, vicino alla pozza di sangue che aveva lasciato, nemmeno che pochi minuti prima; era un miracolato, un prodigio del genere era fuori da ogni spiegazione logica e probabilmente impossibile da ripetere e si sentì grato verso Isabel... il mondo... ogni cosa, di aver potuto averne la grazia. La vita non gli era mai sembrata così bella. Mai, mai più l'avrebbe data per scontata. Mai più l'avrebbe rischiata senza motivo, solo per avere il brivido dell'ignoto.

Si rialzò, determinato e deciso, col petto e lo stomaco che bruciavano di ardore e potere; calmo, incredibilmente. Si sentì cingere e le braccia di Isabel lo circondarono, da dietro: sentì il suo mento poggiarsi sulla sua spalla, la guancia carezzare la sua e la sua tempia premere contro la propria, delicatamente. Chiuse gli occhi, estasiato.
Fu l'abbraccio più bello e strano mai provato.
Non era Isabel che lo abbracciava. O lui che veniva abbracciato da lei. Erano i loro due corpi fusi, senza barriere di pelle o tessuti, senza confini tra ciò che era di uno o dell'altra: percepiva ciò che il corpo di Isabel sentiva e sapeva che era lo stesso per lei. Non c'erano più una Isabel e un Raphael, ma una sola entità, con gli stessi pensieri, le stesse emozioni, gli stessi desideri. Si sentì completo, per la prima volta nella vita.
Era amore allo stato puro.

Isabel si sollevò dalla sua schiena, fluttuando a mezz'aria dietro di lui e fili di luce si svolsero tra i loro due corpi, unendoli: Raphael venne avvolto dal bagliore, completamente rivestito e protetto, gli occhi sotto la maschera splendenti.
La pioggia che cadeva attorno a loro fu illuminata, ogni singola goccia, e le pozze d'acqua al suolo riflettevano quella magica luminescenza con una velatura innaturale.

Gregor si era rialzato e teneva la spada contro il mutante, ma la mano tremava e la lama oscillava di qua e di là.
Magia della simbiosi? Non ti credevo capace, Isabel. Devi essere davvero disperata per usarla nelle tue condizioni” strillò, simulando una sicurezza che sapevano non provasse davvero.
Raphael e Isabel sorrisero, assieme.
Perché erano assieme. Da soli non avrebbero potuto battere Gregor: Isabel non era abbastanza forte e Raphael era vulnerabile contro i poteri dell'uomo... ma assieme erano imbattibili.
Avrebbero combattuto come una cosa sola. Magia e ninjitsu. Strega e ninja. Umana e mutante. Donna e uomo. Deboli da soli, completi assieme.

Non credere che ti renda le cose facili!” esplose Gregor.
La sua mano si tese, nervosa e scattante, e un cerchio di luce apparve al suo fianco, enorme: iniziarono ad uscirne fuori frotte di golem, in numero considerevolmente maggiore rispetto a prima, tanto che si ritrovarono accerchiati in pochi secondi, mentre altre creature continuavano a venirne fuori.
Né Raphael né Isabel si mossero. I loro occhi rimasero fissi su Gregor, anche quando i golem si trovarono a pochi passi, con le pietre che scintillavano contro di loro e i pugni tesi, pronti a colpire.
Ma l'attacco non arrivò mai.
Leo, Don, Mikey e il sensei apparvero nella mischia e i primi golem esplosero, ad una velocità prodigiosa, lasciandosi dietro solo polvere.

Ce ne occuperemo noi” esclamò Leo, con la Katana già diretta verso il suo successivo opponente. Il suo corpo brillava di un tenue bagliore azzurrino e il leader sembrava euforico.
Don e Mikey annuirono, con i corpi circondati di una luminescenza verde per uno e gialla per l'altro, anche loro su di giri.
Il sensei risplendeva di viola, tenue.
Le leggere goccioline che si infrangevano sulla loro pelle assorbivano la luce che li attorniava, creando una cortina di luce ancora più splendente, come un'aura di potere.

Raphael percepì nel limbo della simbiosi che i membri della sua famiglia, -la loro famiglia, dato che erano un'unica entità,- erano stati avvolti da una magia di protezione e che la loro forza, la loro velocità e il loro vigore erano stati potenziati. E capiva tutto, percepiva in che modo fosse stato possibile e tutto aveva senso.
Tutto il mondo aveva perfettamente senso.
Lo percepiva attraverso i poteri di Isabel, -i loro poteri,- e cose che prima gli erano sembrate stupide, che non aveva mai compreso, che lo avevano fatto arrabbiare e sentire triste, avevano un loro perché, esistevano per un motivo.
Il cielo aveva un motivo. Anche il temporale più violento e distruttivo. Perché la terra sapeva rigenerarsi e guarirsi, anche dopo il più catastrofico dei cataclismi.
Il dolore aveva senso. Perché la fugacità di un momento di felicità possedeva più sapore dopo la disfatta e l'amaro della tristezza.
La fatica era logica. Solo con il duro lavoro e sacrificio il risultato finale donava gratificazione e benessere, al ricordo dell'impegno profuso. Non c'era nulla fuori posto negli ingranaggi del mondo e lui li sentiva tutti, che giravano come una macchina ben oleata e capiva l'importanza che ognuno aveva, per sé e in correlazione agli altri.

La pace di quel momento era assoluta.
Perfino Gregor faceva parte di quel tutto. E la loro lotta era inevitabile, forse scritta in quella trama sottile che avvolgeva le cose, invisibile alle persone normali.

Raph alzò i Sai, pronto a combattere. L'uomo sollevò la spada contro di lui, spavaldo e agguerrito, anche se il suo colorito era più pallido di prima.
Mentre i golem esplodevano attorno a loro, per mano degli Hamato, si gettarono l'uno contro l'altro, iniziando a battersi. La lama della spada scontrava coi Sai, i calci e i pugni colpivano con precisione brutale, e Gregor, accortosi che Raphael poteva toccarlo senza subire dei danni, andò ancora più nel panico.
Dalle sue mani apparve un'altra spada, gemella identica a quella che già teneva in mano, dall'elsa preziosa in forma di scaglie di drago, che formavano una coda spinosa ed elaborata attorno alla mano, per protezione.
Con le due spade strette nelle mani, Gregor si gettò all'attacco, ma non contro Raphael, come lui si aspettava: lo superò con un balzo, puntando contro Isabel e i fili di luce che la tenevano legata al mutante. Le sue armi si illuminarono, di una violenta luce verdognola, e calarono repentinamente.
Una delle lame sbatté contro il Sai di Raph, che aveva reagito prontamente alla minaccia, l'altra venne deviata dal suo braccio, slittando sul tessuto della tuta, quando il mutante si sporse per colpirlo al volto con un pugno, con uno scricchiolio agghiacciante: Gregor indietreggiò, con la mente frastornata e la mascella dolorante.

Barcollò appena, mentre premeva con la mano sulla mandibola per rimetterla a posto, con un urlo di dolore.
Non andava bene. Ogni movimento facesse, la simbiosi di Isabel e quel mostro era inattaccabile, impenetrabile alla magia o agli attacchi fisici. Ma sapeva che se fosse riuscito a separarli non avrebbero avuto scampo. Li aspettava solo la morte.
E non gli importava più di prendere Isabel viva. Sputò con rancore un grumo di sangue per terra.
Avrebbe ottenuto il trono in un altro modo. Avrebbe anche attuato un colpo di stato, una guerra intestina nel regno, ma quella piccola puttanella l'avrebbe pagata. Lei, il suo orribile mostro e la sua prodigiosa magia fuori controllo, anche se gli faceva gola.

Ok, piccola Isabel, ora di giocare tutte le carte” mormorò tra sé e sé.
Abbassò la testa, assorto, quasi come se fosse caduto in trance; Raphael lo studiò a distanza, guardingo, anche se sapeva cosa stesse accadendo, grazie alla connessione con Isabel.
L'uomo stava concentrando tutta la sua magia nei muscoli, per potenziare la sua velocità e la sua forza: aveva deciso di attaccare giocandosi il tutto e per tutto. Usare i poteri per incrementare la forza fisica, infatti, prosciugava molto più rapidamente le risorse magiche.

Gregor sollevò la testa e si lanciò all'attacco nello stesso secondo, con una fluidità e una velocità prodigiose, che costrinsero Raphael a parare e indietreggiare, preso alla sprovvista. Quando abbassò i Sai contro l'uomo, era già scomparso dalla sua visuale.
Fulmineo, scattante, letale.
Gregor era diventato un pericoloso avversario, preciso e meticoloso, che si muoveva a scatti per non essere intercettato e che mirava sempre e solo ad Isabel, alle sue spalle, per cercare di recidere il legame che li univa.
Si scansò giusto in tempo, evitando che le affilate lame delle spade toccassero i fili di luci, ma non abbastanza in fretta per uscirne illeso: la lama lacerò l'avambraccio, di striscio, ma comunque pericolosamente.
Arretrò velocemente, cercando di mettere quanta più distanza possibile tra lui e loro, sibilando un'imprecazione tra i denti. Si accorse con orrore che anche Isabel era ferita, nello stesso braccio, nello stesso punto, con lo stesso identico squarcio.

Raphael si affannò, cedendo alla paura. Per un istante gli sembrò di essere di nuovo solo, divorato dal terrore che lui potesse farle del male, per colpa sua. Ma, d'un tratto, percepì di nuovo quel calore avvolgerlo, come se lei lo stesse abbracciando, e la calma rassicurante di Isabel, che gli comunicava di stare tranquillo.
Prese un grosso respiro, in sincrono con lei.
Gregor stava proprio cercando di spaventarli, gli fece capire Isabel, per far sì che sbagliassero e mostrassero il fianco e loro non dovevano permetterlo.
Però non era così semplice.
Pur con l'energia di Isabel, era sempre più difficile riuscire a stare al suo passo, parare in tempo o scansarsi prima che entrambi potessero essere feriti.
C'era solo da sperare che Gregor finisse l'energia magica prima che loro due si stancassero.




Leo si tuffò contro il golem che lo puntava, più veloce di quanto fosse mai stato. La pietra sul torace della creatura brillò di verde, con un flebile ronzio, mirata contro la sua testa: la Katana trafisse il cristallo, infilzandosi fino all'elsa; la luce scemò, il golem tremò con un rombo cupo e scoppiò in centinaia di frammenti.
Il leader rimase fermo, nemmeno minimamente scalfito dai detriti, che sembravano non colpirlo, con un sorriso compiaciuto.

Uhu, è una favola!” sentì dire a Mikey, che saettò in quel momento alla sua destra. Lo osservò sfrecciare così velocemente da essere praticamente una macchia confusa di verde, nero e un poco arancio, con le braccia al cielo mentre esultava.
Il suo fratellino se la rideva della grossa, euforico. Forse fu contagiato da quell'allegria o forse era quel tepore che gli scaldava in petto, che lo rendeva sfrontato e spavaldo, ma si unì alla risata di Mikey, gettandosi contro il successivo opponente.

Don aveva appena trapassato da parte a parte un golem, che gli esplose addosso, ma anche lui, come Leo, rimase indifferente ai frammenti che volavano da ogni parte senza ferirlo.
Nella sua mente analitica e scientifica, tutto quello che stava succedendo non aveva senso. Il fatto che la loro velocità, la loro forza e la loro resistenza fosse aumentata a dismisura, che fossero praticamente invulnerabili, e anche temerari per riflesso, non aveva spiegazione razionale. Così come quella sensazione di potere che sentiva bruciargli nel petto, che strideva con tutte le sue spiegazioni precise e materiali e che pure era vera e tangibile e gli dava incomparabili poteri.

Anche il fatto che Raphael fosse letteralmente ritornato in vita non aveva senso, perché sapeva che era morto, che i suoi organi avevano smesso di funzionare, che aveva perso quasi tutto il suo sangue, che il suo cervello non aveva più ricevuto ossigeno per quasi dieci minuti. Sapeva che era clinicamente e irrimediabilmente morto. Eppure era lì, a qualche metro da loro, che combatteva rivestito di luce, con tutta la sua foga.
E in quel momento ringraziò davvero, con tutto il suo cuore, quella misteriosa energia che lo aveva riportato in vita, anche se non la capiva, anche se non era spiegabile e non la voleva in effetti spiegare: gli stava bene l'idea di una forza sovrannaturale, se era riuscita a compiere un vero e proprio miracolo, ridandogli suo fratello.

Anche Mikey, Leo e il sensei erano pervasi da quelle sensazioni.
Il piccolo Hamato non rideva solo per l'euforia che il potere di Isabel gli aveva trasmesso, ma anche e soprattutto perché il suo fratellone era vivo. Vivo. Fino a qualche istante prima era adagiato al suolo, immobile e senza vita, morto; non avrebbe mai creduto di sentire quella disperazione nel petto, alla vista di un suo familiare caduto. Sì, aveva sempre pensato a come avrebbe potuto sentirsi al pensiero di non averli più con sé, ma viverlo davvero era tutta un'altra cosa: quell'angoscia di vivere, come se tutto il buono e il giusto e il senso di stare ancora in vita fossero scomparsi, sostituiti da un atroce dolore, pena, sofferenza, che mai avrebbe creduto potesse essere reale. Nemmeno quando era stato affettato o bastonato a morte o picchiato durante le sue innumerevoli ronde si era mai sentito così male.

E non voleva mai più sentircisi. Correva ovunque con una velocità prodigiosa, per far fuori più nemici possibili, per proteggere la sua famiglia.
Colpì la pietra del golem con un colpo di Nunchaku, infrangendola in centinaia di schegge verdognole e le osservò con un sorriso cadere fino al terreno, sulla pozzanghera che rifletteva la luce gialla che emanava il suo corpo, soddisfatto.
Michelangelo avrebbe dato ogni briciola di energia e forza per proteggere i suoi cari.




Raph scansò un attacco appena in tempo e le lame di Gregor andarono a scontrarsi contro l'albero alla sua destra: il tronco venne tranciato di netto, nonostante fosse spesso e largo come un armadio a due ante, e cadde al suolo con un tonfo poderoso e spruzzi d'acqua.
Sia lui che Isabel furono grati di non essere stati al suo posto.
Non che fossero fuori pericolo. Gregor attaccava implacabilmente, senza quasi riprendere fiato e tutta l'energia andava esaurendosi: le parate di Raph erano più fiacche, così come le sue manovre evasive, sempre più lente e portate a buon fine per miracolo.
A breve sarebbe finito tutto. E male per loro.

Anche Gregor sembrava essersi accorto del suo respiro sempre più pesante e dell'aria di fatica che gli stravolgeva il viso, perché rideva nella sua direzione, con gli occhi che brillavano di vittoria.
Raph passò un braccio sulla fronte, asciugando le gocce di pioggia che finivano negli occhi, rischiando di accecarlo.

Siamo nei guai” comunicò a Isabel col pensiero, preoccupato. Lei rise, nella sua testa, un suono sottile e delicato, che lo rincuorò.
Abbi fede in noi, Raffaello.”

La pioggia si interruppe di colpo. Di netto. Un secondo prima cadeva come un muro fitto e impenetrabile, un secondo dopo l'aria era immobile e asciutta, chiara. Rimanevano solo le pozze a testimoniare il veloce diluvio che si era abbattuto.
Raph sapeva che era stata lei. Lo sentiva.
La luce che avvolgeva la donna crebbe di intensità, come un sole apparso all'improvviso nel cuore della notte, rischiarando l'oscurità. Gli uccelli che dormivano sui rami degli alberi si alzarono in volo con stridii infastiditi e tutti loro furono costretti a chiudere gli occhi, abbagliati fino a bruciare.
Isabel era ormai pura luce.

Percepì le sue braccia ritornare ad avvolgerlo, dalle spalle, in un nuovo abbraccio.
E la connessione non divenne solo mentale: le mani di lei penetrarono sotto la sua pelle, il corpo di luce si fuse col suo, Isabel scomparve, assorbita; la sua luce però, non si eclissò, ma scemò solo di intensità: avvolse il corpo di Raphael, formando un'armatura splendente, da capo a piedi.
Si osservò, sorpreso e sconvolto: i bracciali, i gambali e la corazza, lucenti e potenti.
Isabel non era materialmente lì con lui, ma c'era ancora, a livello di energia e ciò che lo rivestiva era proprio lei.
Gli stava dando potere, forza, velocità, vigore e protezione.

Niente si crea, niente si distrugge. Tutto si trasforma.”
Quel pensiero si formò nella sua mente e benché non l'avesse mai studiato, e non sapesse cosa volesse dire prima di qualche istante prima, in quel momento aveva senso.

Gregor lo stava osservando, livido di rabbia, qualche metro più in là. Lo vide stringere con forza le mani sull'elsa delle spade, serrando la mascella.
Si gettò contro di lui.
Il loro scontro si svolse ad una velocità tale, che i pochi testimoni, ovvero i suoi fratelli e i sensei, non riuscirono a seguirlo, nemmeno sforzandosi, e mai negli anni a venire, riuscirono a spiegare esattamente cosa accadde.
Solo un confuso susseguirsi di luci e ombre, dicevano. Solo rumori di una battaglia che non potevano vedere, riportavano.

Gregor cedeva secondo dopo secondo alla fatica, mentre la nuova connessione simbiotica con Isabel era perfetta ed energizzante.
Il primo colpo che riuscì a dare al mago fu un pugno in pieno stomaco. L'uomo si piegò dal dolore con un suono gutturale, facendo cadere una delle spade al suolo, che Raph si premunì di calciare lontano. Poi però parò l'attacco dei suoi Sai, con la lama rimasta, cercando di indietreggiare per riprendere fiato.

Non devi dargli tregua, sta cedendo” sentì dire ad Isabel. Sorrise, in risposta.
Il volto di Gregor era sempre più pallido e tirato e il suo respiro breve e sofferto. I suoi movimenti non sembravano più così veloci e i suoi colpi avevano perso potenza.

Raph lo colpì al fianco con un calcio di taglio, fiaccandolo ancora. Gregor gli ringhiò contro, furioso e tutt'altro che arrendevole.
Non avrebbe perso. Non poteva perdere contro quella lurida mezza strega e il suo schifoso mostro. Li avrebbe uccisi. Anche a costo di giocarcisi la vita.
Si tuffò contro il suo avversario, in un gesto disperato.
Raph alzò i Sai, attento, ma l'uomo gettò al suolo la spada, mentre correva, e spalancò le braccia. Lo abbrancò, stringendolo con foga sul collo, agganciando le braccia una all'altra per impedirgli di sfuggire.

Cosa... lasciami andare!” strillò Raph sorpreso e disgustato, provando a divincolarsi.

Niente si crea, niente si distrugge. Tutto si trasforma. Non è vero, piccola Isabel?” ridacchiò l'uomo iniziando a brillare.
Vuole farsi esplodere. Ma non avere paura, ti proteggerò” lo avvisò lei, nella mente.
Oh, lo so che ti sta dicendo di non preoccuparti, mostro... ma è facile da dire da una che è già morta. Nessuno sopravvive ad una magia della simbiosi dopo aver effettuato un incantesimo del sacrificio interrotto... la piccola, dolce Isabel non vivrà a lungo dopo essersi staccata da te. E tu perirai adesso” urlò il mago fuori di sé, mentre il suo corpo splendeva più e più forte, emanando un calore soffocante.

Isabel... cosa... ha detto la verità?”
Non lo ascoltare, Raffaello. Abbiamo poco tempo. Fai allontanare la tua famiglia adesso.”
Isabel, tu non...”
Ti prego. Non c'è tempo.”

Sensei, andate via! Sta per esplodere!” gridò nella notte luminosa, sperando che lo sentissero.
Allora, quando te lo dirò, colpiscilo con tutta la tua forza. Attaccheremo assieme.”
Tu non morirai, vero, Isabel?”
Non ottenne risposta.

Nel momento in cui il bagliore si fece più intenso, caricò il braccio all'indietro, con tutta la potenza.
Adesso!”
Non seppe mai se lo colpì o no.
Ci fu una violenta, tremenda esplosione. Volò per quello che gli parve un secolo, con le orecchie che fischiavano e nessuna sensazione del proprio corpo: né calore, né freddo o dolore.
Sbatté contro qualcosa e finì a terra, immobile.



...ael, ...aphael” sentì chiamare con urgenza e preoccupazione, da lontano.
Cercò di muoversi, ma si accorse di non potere. Forse era morto e tutto ciò che gli rimaneva era una sorta di coscienza spirituale, per ripensare alla sua vita.
Non era accaduto lo stesso anche prima? Quando si era accasciato al suolo in un lago di sangue, non si era di colpo sentito catapultato al di fuori del suo corpo? Non aveva visto la sua famiglia disperarsi, Mikey gettarsi ad abbracciarlo incredulo e sconvolto, per poi attaccare Gregor? Non aveva visto Isabel lottare con forza per liberarsi e correre verso di lui una volta che ci fu riuscita e baciarlo?
O si era immaginato ogni cosa? O era solo stata una allucinazione post mortem?
E in quel momento cos'era? Uno spirito? Era morto di nuovo, per la seconda volta nella stessa notte?

Raphael!”
Di colpo, sentì di nuovo piena coscienza di sé. Spalancò gli occhi, mentre sentiva ogni arto, ogni muscolo e ogni nervo riconnettersi con la sua mente.
Sopra la sua testa, stagliati contro il cielo oscuro c'erano Don, Leo, il sensei e Mikey. Sorridevano tutti, rincuorati, l'ultimo un po' commosso. Non erano più attorniati dalla luminescenza di prima e tutti loro sembravano illesi e salvi.

Grazie al cielo, figliolo. Eravamo convinti di averti perso ancora” mormorò suo padre, sollevato.
Raph si sentiva incredibilmente bene, ma un po' rigido e legato nei movimenti.

Cosa...”

Un peso sul torace gli fece sollevare lentamente la testa, con un mugolio: la testa bruna di Isabel apparve nel suo campo visivo.
Isabel!” strillò, allungando le braccia e tirandosi su, ignorando le fitte di dolore in ogni parte del corpo.
Non fece caso al parco distrutto tutto intorno, agli alberi divelti e spezzati, ai lampioni accasciati al suolo e all'enorme voragine che straziava il terreno a qualche metro da loro: abbracciò la ragazza svenuta tra le sue braccia, con paura e premura, continuando a chiamare il suo nome. Era arrendevole e fredda, di un pallore allarmante.

Don si inchinò e puntò un dito al collo di lei. La sua espressione tesa e cupa non gli piacque per nulla.
Raph, sta... morendo” sussurrò, dolorosamente.
Aiutala, Donnie!” supplicò.
L'altro scosse la testa, tristemente, stringendo le mani di rabbia di fronte alla propria impotenza.

Non posso, mi dispiace.”

No. Non era vero.
La strinse più forte, continuando a chiamarla ancora. Isabel. Isabel. Isabel. Come una litania, mentre diventata sempre più fredda e sempre più rigida.
Scostò quella ciocca di capelli da davanti il suo viso, stringendolo contro il petto.
Perché?
Non poteva perderla. Lei era tutto. Era sempre stata tutto. E nonostante l'amasse, non riusciva a fare niente per lei. Non poteva nemmeno guarirla, mentre lei era riuscita a riportarlo in vita.
Si rese conto con orrore di aver appena ammesso di amarla. E nello stesso istante in cui l'aveva finalmente capito, la stava perdendo.

Per favore, non puoi morire” esalò, poggiando le labbra in piccoli e strazianti baci tra i suoi capelli.

Una mano si poggiò sulla sua spalla, delicata e ferma.
Raphael” sentì chiamare il maestro, con dolcezza.
Ma non si mosse al suono della voce paterna. Non voleva sentire le sue massime sulla morte, non voleva sentire parole vane sul fatto che tutti prima o poi se ne andavano, che la vita era effimera.
Non voleva sentire nulla se non era un modo per salvare Isabel.

Raphael, alza il capo, per favore” lo richiamò, con un po' più di fermezza.
Chiuse gli occhi, ignorandolo. Ignorando tutti loro. La vita di Isabel si allontanava secondo dopo secondo e lui era patetico e inutile e non poteva evitarlo.

Raphael, ascolta” supplicò Splinter, con un tono urgente che poche volte gli aveva sentito, prima di quel momento.
Aprì gli occhi e incontrò il suo sguardo. Il suo saggio padre lo osservava bonario, con le sopracciglia incurvate dalla pena e dal dolore.

Prova con questa, figliolo. E preghiamo perché funzioni” gli disse, tendendogli la mano.
Sul palmo splendeva una piccola scheggia azzurra, l'ultimo frammento della pietra della luna di cristallo, quello che lei gli aveva dato dopo aver rimesso a posto il rifugio. Ma dannazione, era rimpicciolito, era diventato microscopico, un nulla infinitesimale.

Lo prese con dita tremanti, chiedendosi se davvero una cosa così minuscola, tanto da essere pressoché invisibile nella sua mano, potesse davvero compiere il miracolo.
La avvicinò ad Isabel, pregando tutti gli dei, di tutte le religioni, di tutti i mondi, gli universi e le galassie, anche se non aveva mai creduto in loro, anche se fino a che non era entrato in simbiosi con lei aveva sempre disprezzato l'idea di forze maggiori e sovrannaturali che governavano le vite e il mondo; in quel momento li pregò con forza, che la salvassero.

Toccò la sua pelle nell'incavo della gola, con la punta della scheggia, titubante. Si illuminò debolmente di azzurro, a scatti, quasi come se l'energia stesse finendo.
Andiamo, ti prego.”
La pietra degli amanti al collo di Isabel si accese, di viola intenso, seguendo il pulsare a singhiozzo del frammento; anche la sua splendette, all'improvviso.
Un lieve sibilo si diffuse nell'aria, flebile, mentre la luce della pietra degli Y'Lyntian cresceva di intensità: la osservò fondersi con la pelle di Isabel, fino a sparire del tutto nel suo corpo.
Poi rimase immobile. In attesa, senza muovere un muscolo o emettere un fiato, teso e spaventato, contando i secondi nella sua testa con strazio. Ma il battito del suo cuore era così accelerato da confonderlo, facendogli perdere il conto, e quella che sembrò un'ora poteva benissimo essere un solo secondo. Il tempo non aveva senso, ma era di certo maledettamente lungo.

Un lieve mugolio. Un lieve tremore di ciglia. Un respiro un po' più profondo.
Isabel aprì lentamente gli occhi, fissandoli nei suoi, confusa, spaesata, ma viva.
Gli sorrise.
Le grida di giubilo della sua famiglia riempirono l'aria, ma lui non le sentì: era troppo occupato a stringerla con tutta la sua forza, senza preoccuparsi che lei potesse sentire il tremore del suo corpo.

Sei una dannata idiota” sussurrò al suo orecchio. “Una dannata, stupidissima idiota.”
La sentì ridacchiare tenuemente nel suo abbraccio.

Poi le mani si posarono sul suo torace e lei fece forza per scostarsi.
Cos'è successo? Che ne è di Gregor?” domandò allarmata, voltando il capo di qua e di là.
Leo puntò un dito verso un punto lontano e indistinto, al di là della voragine.

È stato sbalzato via ed è atterrato laggiù. Non si è più mosso, ma non sappiamo se sia morto o no” rispose in fretta, mentre lei, rimessasi in piedi con un solo balzo, correva via.
La seguirono tutti, preoccupati. Costeggiarono il cratere e le corsero dietro.

La ragazza si fermò a pochi passi dall'uomo riverso a terra, in una posa scomposta e disarticolata.
È morto?” chiese Mikey, esitante.
Non ancora” replicò Isabel, afferrando uno dei Sai dal fianco.
Si avvicinò, seria e concentrata, poi si chinò su Gregor, mirando la punta dell'arma alla sua gola, pronta a trafiggerla da parte a parte.
Respirò a fondo, sollevando appena il braccio.

Non farlo” la fermò Raphael, bloccando la sua mano. Isabel tremava, a dispetto dello sguardo fermo che mostrava.
Devo. Non avrei mai pace, altrimenti. Né io, né tu. E nessuno più di lui merita la morte.”

Non capiva perché lui volesse fermarla. Era stato ucciso da quel bastardo, mentre se la rideva della grossa, senza nessuna pietà.
Un po' più di determinazione corse nel suo corpo.

Sì, hai ragione. Ma non voglio che tu diventi un'assassina, Isabel. Sai curare, sai riportare in vita con quelle mani. Non voglio che le macchi di sangue, non sono fatte per strappare via una vita.”
Lo farò io per te” aggiunse il ninja, con tono di voce calma.
Aveva già ucciso in passato, non ricordava nemmeno quante volte, per necessità. Lo avrebbe fatto volentieri al suo posto, per uccidere l'uomo che le aveva rovinato l'esistenza, che aveva ucciso i suoi genitori, che l'aveva braccata come un animale per anni, che l'aveva torturata senza pietà.

Isabel sollevò lo sguardo, sorpresa dalle sue parole.
Il solito, iperprotettivo Raffaello.
Voleva farsi carico della morte di Gregor, per evitare che fosse lei a sopportarne il peso. Ma non poteva lasciarglielo fare. Doveva essere lei a porre fine alla sua vita, per chiudere il cerchio.

Non puoi portare tutti i pesi per me, Raffaello.”

Spostò lo sguardo nuovamente verso l'uomo a terra, senza aggiungere altro, ma la mano di Raph non si staccò dalla sua.
Allora sopportiamolo assieme.”
Sorrise alla proposta, sussurrata perché gli altri non li sentissero. Poi si sentì in colpa: sorridere prima di uccidere un uomo?
La sua mano tremava, ma quella di Raph sosteneva entrambi.
Si sollevarono, prendendo la mira. E poi vide quel bagliore.

Aspetta!” urlò con urgenza, frenando il colpo.
Raphael sapeva che lei non se la sentiva, era esitante, ma fu sorpreso dalla richiesta inaspettata.
La vide portare una mano verso il collo dell'uomo e le sue dita agganciarsi al ciondolo che spuntava parzialmente dal colletto: lo tirò fuori, scoprendo un monile quadrato, piccolo pochi centimetri, con ghirigori e disegni impressi in oro. Isabel lo strinse nella mano, poi lo strappò via dal collo di Gregor, con una rabbia incomprensibile per loro.

Questo! Lo aveva per tutto questo tempo. Lo ha sempre avuto lui!” strillò fuori di sé, alzandosi di scatto.
Cos'è?” domandò Don, che non aveva avuto modo di vederlo. I tre fratelli e il maestro si erano spostati intorno al corpo di Gregor, attirati dall'inusuale comportamento di Isabel.
Lei stava studiando il monile, con uno sguardo pieno di tristezza e dolore.

Era di mio padre. È un amuleto magico, antico e sacro. Permette a chi lo possiede di essere immune a qualsiasi tipo di magia. E se lo aveva lui, forse...”
Sollevò l'altra mano, titubante, puntata contro l'uomo a terra; prese un profondo respiro e la chiuse a pugno, concentrata. Il corpo di Gregor si sollevò dal suolo e venne inglobato in una sfera rossa, formata da milioni di raggi sottili che si intersecavano uno con l'altro, come sbarre di luce.

Isabel abbassò il braccio, incredula.
Non era affatto immune alla mia magia. Per tutto questo tempo era solo protetto da un amuleto! Rubato a mio padre!” strillò, arrabbiata per essere stata costretta a scappare per tutto quel tempo, quando quell'uomo non aveva mai avuto alcun potere per contrastarla.
Allora non vuoi ucciderlo?” domandò Raphael, occhieggiando stranito la piccola bolla, al cui interno poteva vedere ancora l'uomo svenuto.
No. Non può farmi più nulla. Non devo più temere nulla da lui” esclamò sollevata, grata di aver scoperto finalmente la verità.

Mikey e gli altri esultarono e Isabel sentì di essere quasi sull'orlo delle lacrime, dalla gioia. Si passò una mano sugli occhi, per dare il tempo alle lacrime che cercavano di scendere di venire riassorbite. Era tutto finito. Un decennio di paura e angoscia, che finalmente trovava la sua fine. Non riusciva a crederci. Non poteva ancora capire appieno cosa significasse.
Allora sei libera di rimanere con noi?” sentì dire a Don. Gli occhi le pizzicarono più forte, ma invece di piangere, sorrise.
Vorrei. Ma la verità è che non posso” rispose, tornando a guardarli, sebbene le facesse male perché i loro volti tristi e sconvolti la colpirono.
Si affrettò a spiegarsi.

Devo portare Gregor al concilio. Devo spiegare cosa ha fatto, testimoniare contro di lui coi miei ricordi, perché sia finalmente punito. Devo riscattare il nome di mio padre e di mia madre davanti a quei maghi che ne hanno avuto una visione distorta per anni. E poi, devo aiutarli a riprendere la magia del regno, se posso.”
Allora... non ti vedremo mai più? Salirai al trono, diventerai una regina?” domandò Mikey, con una vocina triste.

Rimase in silenzio. Era così difficile. Uccidere Gregor sarebbe stato molto più veloce e semplice, ma anche più sbagliato. Eppure la scelta giusta l'avrebbe portata via da loro, forse per sempre.
Non lo so. Non so cosa farò d'ora in poi. Ma so che non avete alcun bisogno di me.”
Si avvicinò ad ognuno di loro e scoccò un bacio sulle loro guance, con affetto.

Grazie, Leo.”
Mi mancherai, Don.”
Sempre in gamba, Mikey.”

Piegò la testa con deferenza verso il sensei, poi gli consegnò il ciondolo di suo padre.
Non posso accettarlo. Era di tuo padre, è un potente amuleto...”
E so che sarebbe fiero di sapere che l'ho consegnato al più meritevole degli uomini, il padre migliore che abbia mai conosciuto. Sono sicura che sarà più utile a voi che a me.”
Splinter inchinò il capo rispettosamente.

Sarei felice di prenderti come discepola, se mai decidessi di tornare, amandoti come una figlia” le mormorò, con un filo di voce che solo lei udì. La vide annuire commossa, stringendo le labbra per non piangere.
Grazie, sensei. Le giuro che ci rifletterò.”

E poi si voltò per parlare con Raphael. Per ultimo, perché era il discorso più importante. Ma non c'era. Scorse la sua figura, ritta e vigile sotto i rami di un albero.
Si incamminò lentamente, riconoscendo passo dopo passo la familiare figura, con la sua corteccia pallida e liscia.
Tra le sue radici era spuntata una pianta di settembrini dall'intenso colore giallo, rigogliosa e splendida. Occhieggiò con commozione e dolore la tomba di Shadow, ricolma di fiori.

Pensavo che volessi venire a salutarlo” disse Raphael quando lei gli si fermò accanto. Entrambi tenevano gli occhi verso il basso.
Sei stato tu a piantarli?” domandò tesa, mentre la mente vagava a quella notte di un anno e mezzo prima in cui il piccolo micio aveva perso la vita. Il primo essere che si era permessa di amare e lo aveva perso, per colpa di Gregor.

Lui scosse la testa.
Erano spuntati per caso, forse da semi portati dal vento; quello era il secondo anno che fiorivano.
Isabel si chinò sulla tomba, parlando a voce bassa in quella lingua che non capiva. Ma sapeva comunque cosa stava dicendo. Stava salutando il suo micio con affetto e tristezza, raccontandogli tutto ciò che era successo.
Rimase immobile accanto a lei, in silenzio, finché Isabel non si tirò su, passando una manica con distrazione sopra gli occhi umidi.

Poi si voltò a guardarlo.
Doveva salutarlo; sapeva che lui aveva sentito l'addio ai suoi fratelli. Ma l'angoscia nel suo petto non voleva saperne di lasciare la sua morsa e permetterle di parlare normalmente.

Ti sei messo la collana” constatò con voce stranamente atona e affettata.
Per sapere se eri in pericolo” rispose lui, con un tono pateticamente assurdo quanto il suo.
Grazie. Ma è meglio che io te la tolga, ora, o sarai costretto a portarla per sempre” mormorò, avvicinandosi di un passo e allungando le braccia. Le mani di lui bloccarono il suo gesto, afferrandola per i polsi.
Voglio tenerla. Per essere sempre sicuro che tu stia bene.”

La attirò verso di sé e l'abbracciò, così dolcemente eppure con forza, che si ritrovò ancorata al suo corpo senza sapere come; voleva solo che non finisse mai, voleva solo che fosse eterno.
Rimani con me. E cancellerò ogni secondo degli ultimi due anni passati a odiare ogni tuo ricordo, il mio stesso riflesso nello specchio. Ogni volta in cui ho maledetto il momento in cui ti ho incontrata, quel settembre sotto la pioggia.”
La sentì tremare tra le sue braccia.

Mi dispiace di averti ferito. Mi dispiace di averti allontanato, quando l'unica cosa che volevo era starti accanto. Mi dispiace dover andare adesso, proprio quando ti ho ritrovato” scoppiò a piangere Isabel, bagnandogli il collo di lacrime.

Lo strinse più forte, quasi volesse fondersi col suo corpo per non doverlo lasciare mai più.
Non voglio che te ne vada” le sussurrò Raph all'orecchio, incapace di lasciarla andare, rendendosi conto solo in quell'istante quanto davvero l'amasse, quanto l'avesse sempre fatto, a dispetto della rabbia che diceva di provare.
In cuor suo aveva sempre atteso il suo ritorno.

Devo andare. E non posso chiederti di aspettarmi, Raffaello. Non so se tornerò, e se fosse, potrebbe essere tra un mese come tra dieci anni.”
È un addio, allora?”

E si sentì morire mentre lei si staccava, per l'ultima volta. Perché non aveva saputo amarla come avrebbe dovuto, come lei meritava; e non aveva goduto del tempo che avevano passato assieme, allora troppo preso dalla rabbia o da pensieri che gli avevano impedito di vederla per come realmente era: la donna più meravigliosa mai incontrata. Non avrebbe mai più potuto amare nessun'altra.
Isabel si allontanò e passò le mani sugli occhi, per asciugare le lacrime che erano rimaste impigliate alle ciglia. Con un gesto morbido gli sfilò la maschera, per poterlo guardare davvero negli occhi. Raph abbassò il viso, perché lei non vedesse che aveva pianto. La mano di Isabel si poggiò con garbo sotto il suo mento, sollevando la sua testa; incontrò il suo sguardo, a pochi centimetri dal suo.

No. Ho sempre detto addio agli amici da cui mi son separata, non lo dirò all'uomo che amo.”

Lo baciò, trasmettendo in quel contatto di labbra tutto ciò che avrebbe voluto dire, ma che non riusciva a esprimere a parole. Poi si allontanò, lentamente, scivolando all'indietro.
La vide prendere i suoi Sai e la sfera rossa che galleggiava pigramente nella notte, leggiadra, e poi guardarlo, come mai era stato guardato in vita sua.
Poi lei sparì, fulminea come era apparsa nella sua vita, stravolgendola e rivoltandola. Portò una mano al petto, sulla bruciatura delle sue mani, marchio indelebile sul suo cuore.

Quindi la regola numero uno è definitivamente tolta? Le umane non sono più off limits?” sentì chiedere a Mikey alle sue spalle, anche lui con lo sguardo verso il punto in cui Isabel era scomparsa.
Se riesci a trovarne una abbastanza pazza da innamorarsi di te” rispose tranquillamente Raphael, allarmando i suoi fratelli con la sua insolita calma.
Allora, chi vuole correre fino a che non sorge l'alba?” domandò, sconvolgendoli ancora di più. Poi si gettò in una corsa mozzafiato, seguito quasi all'istante dai suoi fratelli, sotto lo sguardo bonario del suo sensei.

Non importava se lei era distante, questa volta: sapeva di essere amato. Ed era una sorta di miracolo, per lui. Qualcosa che nessuno avrebbe mai potuto predire, ma che era accaduta, contro tutti i pronostici.
Corse nella notte, e per quella dopo, e per quella dopo ancora, pattugliando le strade coi suoi fratelli, come sempre. Ma era nuovo, era diverso.
E prima di dormire, sentiva sempre riecheggiare nella sua mente quella voce, familiare, dolce.

Raffaello” sospirava tra i suoi sogni, lontana, eppure vicina al cuore, strappandogli un sorriso.




Note:
Salve a tutti, per l'ultima volta.
L'ultimo capitolo doveva essere il più lungo, non trovate? Bisogna dire così tante cose.

E anche io ne ho tante, ma che poi in effetti è una sola: grazie.
Grazie a chi ha seguito la storia fin dall'inizio, con curiosità e attenzione, grazie a chi a commentato, con un sacco di entusiasmo che mi ha spronato e lusingato, grazie anche a chi ha letto in silenzio e a chi ha trovato il coraggio anche solo di mandarmi una semplice frase, la prima recensione mai fatta, superando l'imbarazzo.
Grazie a chi ha messo la storia nelle seguite, nelle ricordate e addirittura nelle preferite. Uno stragrazie a chi ha messo me negli autori preferiti.
Grazie a chi ha scambiato con me interessanti conversazioni e scambi di idee via MP, su questo troppo sottovalutato fandom.

Ma soprattutto grazie per aver amato questa storia con lo stesso amore che ci ho messo io a a scriverla. Mi fa così piacere e per me, per tutto questo tempo, è stato come se la stessi raccontando ad un gruppo di amici, riuniti attorno ad un falò in una notte stellata.
Si dice che una storia viva solo grazie alle persone che la leggono. Perciò grazie di averla resa viva, questa mia piccola creatura.
Vi mando un abbraccio affettuoso e sincero e un inchino di rispetto.

Switch

P.s.: nel momento in cui posto l'ultimo capitolo il primo mi segnala 950 visualizzazioni... wow. Non so se sono tante, qualcuno potrebbe anche pensare che siano una bazzecola, ma io lo trovo meraviglioso!
*_______________________*

Edit:
alla fine ho deciso di pubblicare anche il sequel di questa storia: "Just the way you are".
Se vi va di continuare questa serie, siete i benvenuti!
A presto
Mega abbraccio!
  
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja / Vai alla pagina dell'autore: Switch