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Autore: Lushia    22/05/2014    1 recensioni
Sono passati all'incirca due anni, dopo un misterioso sogno la famiglia trova uno strano bambino. Due sconosciute figure li stanno inseguendo, una oscura profezia pende sulle loro teste e il loro futuro è incredibilmente scomparso. La strada verso la verità è ancora lontana.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Target 29 – L'eleganza della pioggia

cover

I tre guardiani si trovavano ancora nascosti, a pochi passi dal laboratorio segreto e da quella creatura rivoltante che prendeva il nome di Horizon.

Era passata almeno un'oretta e, fortunatamente, nessuno si era avvicinato a quella discesa di terriccio, dove si erano riparati in attesa che si calmassero le acque.
Dagli sguardi dei tre ragazzi, si poteva intuire la loro preoccupazione e perplessità riguardo le scoperte appena effettuate, quasi come se non volessero ancora crederci.
Ma, dopotutto, come potevano accettare qualcosa come il figlio, creato in provetta, di Caesar e Nozomi? Ricordavano del patto tra le due famiglie, non dovevano esserci legami di quel tipo, ovviamente era proibito anche il solo tentare di generare qualcosa come un figlio.
Eppure Stanford c'era riuscito, aveva unito le loro cellule per creare qualcosa che rappresentasse entrambi, infrangendo un grande taboo.

Cos'era in realtà quel Zon? Cosa significava avere il sangue dei Vongola e dei Simon? Quali temibili poteri racchiudeva in sé?
Era davvero pericoloso, se lasciato in circolazione. Poteva essere lui la causa della Crisi, che gli sciamani temevano più di ogni altra cosa. Ma, a questo punto, gli sforzi che stavano compiendo per scongiurarla, tentando di uccidere la Vongola, sarebbero stati vani, poiché il mostro era in fase di nascita, probabilmente già da due anni.

Haname lanciò un altro sguardo verso l'alto, verso la strada adiacente, ancora deserta e silenziosa.
Erano stati fortunati a scampare ai cloni, avevano previsto che sarebbero stati inseguiti per un bel po', evidentemente erano ancora alla loro ricerca in ben altri posti.
La loro missione poteva dirsi conclusa, avevano ottenuto preziose informazioni e dovevano immediatamente riferirle agli altri, per fortuna erano stati abbastanza previdenti e nessuno si era fatto male, proprio come la pioggia aveva promesso al suo boss.

- Direi che possiamo muoverci. - disse, volgendo il capo verso i due compagni. - Dobbiamo tornare alla base degli Elegantia e aspettare notizie dagli Elektrica. -
Cercò di riordinare i fogli che aveva portato con sé, abbastanza stropicciati per via della fuga. Quei documenti erano una prova schiacciante, Stanford non poteva salvarsi da certe accuse.
- Forse... dovremmo fare qualcosa... - intervenne Shinji, alzando lentamente lo sguardo verso quello della pioggia.
- Come? - chiese lei, curiosa.
- ...Zon... non possiamo andar via... senza aver fatto nulla... - spiegò.
- Cosa vorremmo fare? Non possiamo avvicinarci senza star male, dubito sia ragionevole tornare lì. - spiegò lei, cercando di scacciare quell'idea.
- Però... siamo così vicini... e se poi lo perdessimo di vista? - chiese ancora, preoccupato.
- Anche se fosse, non possiamo fare nulla ed è pericoloso. -
- Dobbiamo... dobbiamo eliminarlo. - continuò la nebbia, stavolta più seria – E' il nostro nemico principale... è lui che mi impedisce... di vedere. - spiegò – E' la crisi del futuro... -
- Dovremmo deciderlo assieme agli altri! - urlò lei – Non possiamo gettarci tra le fauci del nemico in questo modo! E' pericoloso! -
- Stanford potrebbe portarlo via... dobbiamo distruggerlo prima che sia troppo tardi. -
Il bruno sembrava davvero convinto della sua decisione, ma Haname non avrebbe voluto fare una simile sciocchezza, dopotutto erano appena riusciti a scappare, per quale motivo avrebbero dovuto nuovamente tornare indietro?
- Quei moscerini sono fastidiosi. - la voce di Cloud interruppe i pensieri della pioggia – Ma sono d'accordo, se togliamo di mezzo quella cosa abbiamo finito gran parte del lavoro. -

La ragazza si voltò verso il maestro, il suo sguardo sembrava davvero molto serio, i suoi occhi rivolti verso la strada dalla quale erano arrivati. Non sembrava proprio fosse una battuta ma, dopotutto, quand'è che la nuvola avesse mai scherzato?
- Quindi... dobbiamo tornare e affrontare i cloni, di nuovo? - chiese, ottenendo conferme.
- Cercherò di usare nuovamente il Sanbyoushi. - disse lui, alzandosi. - Altrimenti, li tagliuzzerò con l'archetto. -
La ragazzina strabuzzò gli occhi, non sicura di aver capito bene. Sapeva che usare tutto il proprio potenziale in un colpo consumava molta energia, l'attacco di Cloud era inoltre espansivo, aveva consumato parecchia fiamma della nuvola e già dal suo aspetto si poteva intuire quanto fosse stanco. Tuttavia non avrebbe mai immaginato di scoprire che il giovane maestro avesse altre frecce al suo arco.
- Quindi... puoi anche attaccare fisicamente. - affermò lei, quasi divertita. Usare l'archetto del violino come arma era qualcosa di davvero inusuale, non era però un'idea così malsana.

La nuvola non rispose, anche gli altri due ragazzi si alzarono e risalirono verso la stradina, percorrendola velocemente e con attenzione.
Si ripararono dietro catapecchie fatiscenti, pali e alberi, cassonetti di immondizia e altri elementi presenti nel paesaggio, percorrendo la strada a ritroso e imbattendosi in alcune figure verdastre, che fortunatamente sembrarono non notare i tre fuggiaschi.
Non volevano incorrere in scontri inutili, sicuramente avrebbero dovuto combattere una volta giunti all'edificio, perciò cercarono di evitare i cloni ancora alla loro ricerca, i quali non sembravano molto svegli.

- Per produrre in massa quei cosi, avranno dovuto diminuire le capacità del vero Clover. - spiegò Cloud, studiando un clone che controllava sotto un sacco di spazzatura - … suppongo che il loro intelletto faccia parte di queste capacità. -
- Per quale motivo Stanford avrà creato tutti questi cloni? - chiese Haname, perplessa.
- Forse voleva un esercito... - ipotizzò Shinji, seguendo i due verso un edificio in costruzione, a pochi passi dall'entrata della vecchia fabbrica.
- Un esercito... un modo per difendere sé stesso e le sue creazioni, quindi. - aggiunse lei.
- Considerando che sono solo scienziati indifesi... - Cloud osservò attentamente l'entrata, alcuni furgoncini erano posizionati davanti all'ingresso.
- Prima c'era un... robot. - rivelò Shinji, perplesso – Mezzo uomo, mezzo robot. Stava salendo su uno di quei veicoli... - spiegò.
- Bene, anche i robot, adesso. - ironizzò Cloud. - Cos'altro ci dobbiamo aspettare? Un Gundam?

Alcuni scienziati, in lontananza, stavano caricando i furgoncini con alcuni enormi e grandi tubi di vetro, simili all'incubatrice che conteneva il cuore di Zon. Un furgoncino era già carico con una dozzina di contenitori, pronto a partire.
- Forse lo stanno portando via... - disse Shinji, voltandosi verso i due.
- Non penso sia tra quelli, nessuno indossa la mascherina. - Haname lanciò un altro sguardo verso gli uomini, cercando una conferma alla sua affermazione. - No, infatti. Si sarebbero tutti sentiti male... -
- Potrebbero averlo spostato... in qualche contenitore più resistente... - ipotizzò lui.
- Non importa, fermiamoli comunque. - Cloud prese il suo compact, quasi ignorando la decina di cloni che gironzolavano lì in giro, appostati come falchi e osservandosi attorno in cerca dei tre intrusi.
Tuttavia, la ragazzina afferrò il braccio del maestro, costringendolo a rannicchiarsi nuovamente.
- Che diavolo vuoi? - chiese poi, irritato.
- Hai usato troppa fiamma della nuvola, non ti sei ancora ripreso. - rispose lei.
- Mi prendi per un imbecille? -
- No, voglio solo dire che hai bisogno di più riposo. -
- Posso tranquillamente combattere con l'archetto, non ho bisogno di usare nuovamente il Concerto. - spiegò lui, visibilmente infastidito.
- Lascia fare a me. - disse lei, seria.
- Tu? Vuoi finalmente usare la tua arma? - chiese lui, curioso.

La ragazzina sospirò, chinando il capo.
Osservò il suo compact, i ricordi vorticavano nella sua testa, ma non sembrava voler cedere alle sue paure. Aveva sempre combattuto con tutta sé stessa fino a quel giorno, quando le sue certezze erano all'improvviso crollate. Non si era mai resa conto di non essere così brava come aveva sempre pensato, le sue certezze erano crollate sotto di lei, lasciandola cadere in un vortice di insicurezze e negatività.
- … Avevi ragione, abbiamo avuto molto tempo per pensarci su. - disse, alzando il capo verso Cloud – Ho avuto molto tempo per riflettere, ma le paure prendevano sempre il sopravvento. -
- Le paure? - ripeté Shinji, confuso.
- Sì, le mie paure. - abbassò lo sguardo, colpevole – Sin da quel giorno, nel capannone al porto, in Spagna. Dopo il combattimento con Diamante. -
- Te lo porti ancora dietro? - chiese il maestro, perplesso – Sei stupida. -
- Hai ragione. - annuì, sorridendo – Sono stupida. Mi sono sentita inutile, inadeguata, debole... pensavo di essere all'altezza, e poi sono stata sconfitta... e ho dato la colpa all'arma. - continuò – Comunque non era del tutto falso, mi sono sempre trovata meglio con le spade e sono stata felice che il signor Richard me ne avesse forgiata una, anche se non era servito a rincuorarmi... ma vederla distrutta dopo lo scontro con gli sciamani non ha fatto altro che buttarmi ancora di più sotto terra. -
- Quindi? - chiese la nuvola, continuando ad osservarla con perplessità, probabilmente infastidito dai suoi giri di parole.
- Non è colpa dell'arma, sono io il problema. -
- Beh, questo si sapeva. - rispose, schietto.
La ragazzina ridacchiò, tornando ad osservare il compact.
- Ho combattuto spaventata dalle vicende passate, ma non mi devo lasciar intimorire. Non devo combattere sperando di essere all'altezza degli altri. - disse – Combatterò con tutta me stessa, sapendo di aver dato del mio meglio. -

Lasciò brillare il suo compact, si avvolse di una luce azzurra e rincuorante che le strappò un sorriso. Aveva compreso il suo problema, qualcosa da cui stava scappando terrorizzata. Scappare, però, non serviva a nulla, finalmente l'aveva compreso. Avrebbe lottato a testa alta, cercando di buttarsi il passato alle spalle, non importava se non era all'altezza delle aspettative degli altri, avrebbe combattuto al meglio e senza tradire sé stessa.
La luce intensa illuminò il luogo nel raggio di chilometri, molti cloni si erano voltati verso il nascondiglio ma impossibilitati ad avvicinarsi, la luce emessa dal compact era davvero troppo accecante, così come era stato per Cloud poco prima. Probabilmente il primo azionamento di quegli oggetti richiedeva quella procedura, forse proprio dovuta alla creazione iniziale dell'arma.
Che arma poteva mai creare, Haname?
Non c'era nemmeno bisogno di porsi una simile domanda.

La luce svanì pochi istanti dopo, la ragazzina si era già allontanata dal palazzo e stava raggiungendo la vecchia fabbrica, fermandosi in mezzo ai cloni spaesati quasi quanto gli scienziati, poco distanti da lì, questi ultimi fuggirono subito terrorizzati, lasciando furgoni e tubi di vetro incustoditi.
La fiamma della pioggia si era concentrata sulla mano destra della ragazzina, una lunga spada azzurra si era solidificata, lo stemma del guardiano della pioggia si trovava al centro dell'elsa, che si allungava decorata da delle squame, poco sopra a degli ornamenti a forma di ali angeliche. La lunga lama era non troppo sottile, altre due minuscole lame spuntavano ai lati poco sotto l'elsa.
Haname portò il braccio sinistro dietro la schiena, la mano serrata in un pugno, mentre l'altro braccio era alzato, tenendo la lama di fronte al suo viso, finchè non lasciò cadere il braccio verso destra, con un gesto rapido e preciso, con la lama quasi non tagliava l'aria.

- Mermaid Den. -

I ragazzini verdastri non le lasciarono di certo il tempo per muoversi, si erano già lanciati verso di lei, chi con pugni pronti e chi intento a sferrare calci, nessuno sembrava usare la fiamma della nebbia e la ragazzina, osservando la mandria di Clover con attenzione, si chiese se davvero ne fossero capaci. Probabilmente anche quell'abilità era stata drasticamente diminuita a causa della loro creazione.
In realtà non avrebbe avuto tempo per pensare, una decina di nemici erano già pronti a colpirla, tuttavia i loro movimenti sembravano essere rallentati della metà, perciò Haname riuscì a studiarli uno per uno mentre l'aria, intrisa della sua fiamma, le concedeva il tempo necessario.
Saltò, liberando i cloni dal rallentamento, succhiando la fiamma della pioggia che aveva lasciato fuoriuscire dalla spada poco prima, quando aveva tagliato l'aria. Aveva bisogno di tutta la fiamma per poter usare la sua mossa speciale, per togliere di mezzo i cloni rapidamente.

Si trovava in aria, i deboli Clover ancora attorno a lei, anche se i loro colpi puntavano verso il basso, si erano comunque accorti del salto e stavano correggendo le loro traiettorie.
Si sorprese sul come riuscisse a ragionare rapidamente e con lucidità, come se il tempo fosse ancora rallentato, nonostante, in quel momento, scorresse normale.
Ma per lei, che stringeva tra le mani la sua lama intrisa di pioggia, era tutto comunque troppo lento.
Per lei, che si spostò in avanti ad una velocità impressionante, colpendo i primi due cloni che si era trovata davanti con un fendente e un taglio orizzontale, piroettando verso destra e colpendo il primo con un dritto in diagonale, il secondo con un roverso. La sua velocità aumentò, man mano che ripeteva gli stessi passi in cerchio, colpendo tutti gli avversari più vicini, stavolta emanando la fiamma della pioggia che realmente rallentava i loro movimenti. I nemici quasi non riuscivano a muoversi, mentre la ragazzina danzava da un lato all'altro e, a seconda della posizione, li colpiva con montanti e roversi, dritti e fendenti, seguendo un pattern predefinito, ma così rapido che i cloni non riuscirono a memorizzarlo in fretta.
La fiamma della pioggia, che aveva rallentato ogni nemico nel giro di qualche miglio, si radunò nuovamente nel Mermaid Den quando la ragazzina atterrò al centro, iniziando a piroettare su se stessa con la lama rivolta verso l'esterno. La sua velocità aveva contribuito alla creazione di un vortice d'aria, che diventava via via sempre più intriso di pioggia, finchè non si solidificò in acqua. Il liquido aveva avvolto Haname come se si trovasse al centro di un ciclone oceanico, che s'ingrandì fino a inglobare uno ad uno tutti i cloni, che tentavano invano di reggersi e di non venire trascinati nel vortice.
Il tornado continuò ad ingigantirsi finchè non esplose dal suo interno, liberando l'acqua che arrivò a bagnare tutta la zona circostante, lasciando la giovane in piedi al centro, con il braccio sinistro dietro la schiena e la lama rivolta verso l'alto, e corpi bagnati sparsi a caso per il luogo.

- Vongola: Danza degli abissi. -

Senza perdere altro tempo, Haname si lanciò verso i furgoncini, decisa a distruggere tutti gli incubatori e a cercare Zon.
Anche Shinji e Cloud raggiunsero la ragazza, mentre stava osservando alcuni contenitori con aria incredula. All'interno dei molteplici tubi di vetro c'erano tanti Clover II, perfettamente vestiti e immersi in uno strano liquido giallastro, addormentati.
Sembrava proprio che i vari cloni venissero trasportati tramite gli stessi incubatori in cui avevano trovato Zon, chissà dove dovevano essere portati.
Alzò la spada dinanzi a sé, decisa ad impedire la nascita di nuovi e fastidiosi nemici, iniziando a distruggere i contenitori, uno dopo l'altro, aiutata da Cloud e il suo archetto, che usava a mo di spada e sembrava arrecare abbastanza danni.

- Ragazzi. - Shinj attirò la loro attenzione, erano a buon punto dell'opera e mancavano ancora un paio di furgoncini pieni di cloni, ma la nebbia stava guardando verso l'alto con sguardo impassibile, per cui Haname non riuscì ad ignorare il suo avvertimento e volse lo sguardo verso il terzo furgoncino.
Sopra il tettuccio, un Clover si trovava fermo come in attesa, osservando i ragazzi con aria molto seria.
Un brivido percorse la sua schiena. Se l'espressione intensa del ragazzo non era riuscita a convincerla, le bastò guardare la sua mano tremante per capire che la sensazione che stava provando era reale.

- Clover. - Cloud scese dal furgoncino e affiancò Shinji. Non sembrava volesse buttarsi in stupide battaglie, anche Haname decise di fare dietro front e di raggiungere i due, senza interrompere il contatto visivo con la creatura.
Si avvicinò alla nebbia, lanciandogli uno sguardo nervoso.
- … E' il vero... ma perchè non ci attacca? - chiese, quasi incuriosita.
In effetti, il vero Clover II si limitava ad osservarli con severità, non sembrava volesse attaccarli né aveva fiatato. Più che altro, sembrava volesse semplicemente intimorirli o invitarli ad arretrare.
Shinji, infatti, confermò la teoria della ragazza.
- Vuole che andiamo via. - disse, scuotendo leggermente il capo. - Non ce l'ha con noi... vuole solo che andiamo via. -
- “Non ce l'ha con noi”? - ripeté Cloud, sembrava incredulo – Siamo suoi nemici, lui è il nostro avversario principale, e tu dici che “non ce l'ha con noi”? Mi sembra una sciocchezza. -
La nebbia si voltò dapprima verso Haname, poi verso il maestro. Il suo sguardo era serio, non sembrava volesse scherzare né che stesse ipotizzando qualcosa. Era davvero sicuro delle sue parole.
- A quanto pare... c'è qualcosa che non sappiamo. - disse, rivolto alla nuvola.
- Quale delle migliaia? - chiese lui, ironico.
- Qualcosa che lo spinge a lasciarci andare. - continuò.

Clover era immobile, nonostante la conversazione fosse appena udibile non sembrava volesse parteciparvi, continuava a restare in silenzio sul tettuccio del furgone, in attesa.
- Andiamo via, allora. - disse Haname, lasciando che la sua spada ritornasse ad essere il compact. - E' inutile restare qui. -
- Non dovevamo distruggere Zon? - chiese Cloud, lanciando uno sguardo torvo alla pioggia. - Che siamo tornati a fare, allora? -
- Se Clover resta là sopra, non possiamo avvicinarci all'edificio. - spiegò lei – E sicuramente non siamo in grado di affrontarlo, non da soli. -
- Tsk. - la nuvola non rispose, si voltò e si allontanò da solo, quasi come se si fosse dimenticato degli altri due che, dopo un cenno di accordo, si voltarono e lo seguirono rapidamente.

Mentre si allontanavano a gran velocità dalla fabbrica, Haname tirò fuori il suo smartphone e compose un messaggio, toccando, con non pochi problemi, i tasti virtuali sullo schermo.
- Se vuoi ci fermiamo... - chiese Shinji, notando la difficoltà della ragazzina.
- No, va bene, ci sono abituata. - rispose lei, quasi con indifferenza. - Dobbiamo riunirci al più presto, sto mandando un messaggio ad Arashi. -
- Spera che lo riceva, allora. - rispose la nuvola, quasi come se volesse portare sfortuna.
Fortunatamente, però, la conferma di avvenuta lettura arrivò quasi subito. La tempesta era stata già avvisata riguardo il punto di incontro.

Dovevano sbrigarsi e riunire i due gruppi al più presto possibile, prima sarebbero partiti per l'Alaska, prima avrebbero potuto mettere tutti al corrente di Zon e di ciò che stava accadendo.

   
 
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