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Autore: MiriiSupertramp    23/05/2014    5 recensioni
«Pronto Em? Mi stai ascoltando?» mi risvegliò lui dai miei pensieri contorti sul suo conto, mentre parcheggiava l'auto nel vialetto di casa mia.
«Cosa? S-sì, ovvio!» risposi io, facendogli praticamente intuire il mio disinteresse verso le sue conversazioni piccanti con la tizia.
Sbuffò e di conseguenza sbuffai anche io, prima di aprire la portiera e scendere dall'auto. [..]
«A chi pensavi?» chiese, curioso.
Giusto Em.. a chi pensavi? A chi potevo mai pensare? Chi è quell'idiota che è sempre e costantemente nella mia testa da almeno due anni? A te, brutto coglione!
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Okay, spero vivamente di appassionarmi a questa nuova ff che sto provando a scrivere e spero appassioni anche voi! Non scrivo una ff da oltre un anno, se vi piace per favore fatemelo sapere attraverso una recensione. Dopo ciò, adios! x
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                 - Situations.











Le vacanze di Natale sembrano sempre non terminare più e poi, quando si avvicina il tempo del ritorno a scuola, sembrano invece sempre durare troppo poco. Dopo il mio compleanno le cose avevano iniziato ad andare decisamente meglio: tutti i pezzi sembravano star tornando al loro posto.
Zayn continuava ad incarnare il ruolo del fidanzato perfetto: sempre pronto a scarrozzarmi in giro, avanti e indietro; sempre pronto a consolarmi e a ripetermi di essere bellissima se magari un giorno mi svegliavo e ritenevo di essere un cesso ambulante; sempre al mio fianco. A volte mi ritrovavo a pensare che fosse un tantino pesante, ma l'attimo dopo quel pensiero spariva dalla mia testa perché ancora mi chiedevo cosa avessi mai fatto di tanto speciale per meritare una persona del genere. Durante i primi tempi che avevamo iniziato a frequentarci, non mi sarei mai aspettata di trovarmi affianco una persona così disponibile e così dannatamente dolce. Insomma, a primo impatto, per il suo modo di vestire e di approdarsi con le persone, addirittura per il solo motivo di possedere una Yamaha YZF completamente nera, chiunque avrebbe pensato che il tipo fosse uno poco di buono. E invece.. l'apparenza inganna alla grande! Alle volte se ne usciva fuori con quelle battutine squallide che solitamente si leggono sui social network come «Perché un gobbo non può fare l'avvocato?» e l'attimo dopo mi ritrovavo a ridere come una deficiente, accompagnata ovviamente dal ragazzo. Altre volte invece, quando ad esempio eravamo da soli in camera, accendeva lo stereo e iniziava a ballare e a sculettare in modo assolutamente goffo e scoordinato quel culetto che si ritrovava.
Se dovessi tracciare il suo profilo a livello caratteriale, direi che era dolce, simpatico, assolutamente buffo e costantemente presente.
Louis, invece, aveva ripreso a venirmi a trovare a casa durante il pomeriggio, accompagnato dai suoi muffin al cioccolato. Ovviamente non si presentava a casa mia tutti giorni come faceva una volta, dato che comunque il rapporto, che lo volessimo o no, era cambiato ed entrambi ne eravamo consapevoli; ma almeno lo faceva. E ciò mi faceva capire che bene o male, ci tenesse ancora a me e, in un modo o nell'altro, stava cercando di riparare all'errore commesso mesi prima. Di conseguenza, non potevo far altro che apprezzare quel suo modo di comportarsi, d'altronde mi era mancato e poter vedere la sua testolina gironzolare per casa, con però meno confidenza di prima, mi rendeva felice.
Mi ascoltava quando gli raccontavo del moro e io l'ascoltavo quando si lamentava del fatto che tutte le ragazze fossero completamente uguali: maschere di trucco a colorarle il viso, tacchi esageratamente alti e tutte già pronte per aprire le gambe. Riuscivo quasi a cogliere la tristezza nel suo raccontare quanto poco gli era bastato per entrare nelle mutande di una delle tante, oltre al disprezzo che non aveva timore di mostrare. In quei casi, rimanevo per la maggior parte del tempo in silenzio, lasciando che si sfogasse, pronunciando al massimo un «Già», oppure lo guardavo e gli sorridevo appena, percependo quasi un imbarazzo improvviso che si era impadronito delle sue emozioni per qualche istante, e non riuscendo a capire il perché. Mi ero mentalmente data della stupida per aver solo pensato che quel ragazzo fosse in una imbarazzo per colpa mia.
 
Quel pomeriggio mi ritrovai stranamente da sola, dato che Zayn era agli allenamenti della squadra di calcio e di regola anche Louis era lì; Charlotte era bloccata in casa perché doveva badare al fratellino di soli due anni, e quindi io ero sola, nella mia stanzetta con il libro di biologia aperto davanti a me: come mio solito mi ero ridotta all'ultimo giorno prima delle fine delle vacanze natalizie sommersa di compiti per casa.
Mia madre e mia sorella erano andate a fare compagnia alla nonna a pochi isolati da casa e mio padre, beh.. Lui, per colpa del suo lavoro, era sempre in giro per il mondo: era ritornato solo per il cenone di Natale e per stappare la bottiglia di champagne scoccata la mezzanotte che aveva messo fine anche a quell'anno; era ripartito due giorni dopo, lasciandoci con la malinconia impressa addosso e la certezza che presto lo avremmo rivisto. Ormai eravamo abituate a vivere senza di lui.
Mentre mi allungavo sulla sedia girevole della mia scrivania per afferrare il quadernino di chimica sulla mensola, feci cadere anche un altro libro che, aprendosi, lasciò fuoriuscire la famosa bustina bianca che quel pomeriggio di mesi prima mi aveva reso la ragazza più felice della terra: il concerto dei Green Day. Mancava davvero poco ormai: all’incirca una settimana e il mio sogno si sarebbe avverato.
Anche di questo avevamo parlato io e Louis in uno dei nostri incontri pomeridiani.
Aveva pensato a tutto lui: saremmo andati con la sua auto e stesso la sera saremmo ritornati, dato che comunque il concerto si sarebbe tenuto in un edificio vicino alla cittadina di Doncaster. Semplice, no? Eppure avevo una fottuta paura. Paura che sarebbe potuto succedere una qualsiasi cazzata che avrebbe impedito al mio sogno di realizzarsi, come ad esempio l'ennesimo litigio. In realtà, più che del litigio, avevo quasi paura a viaggiare da sola con lui. Insomma, se ci sarebbero stati momenti imbarazzanti durante il viaggio? Come mi sarei dovuta comportare? Avevo la testa piena di pensieri, sembrava quasi che mi uscissero dalle orecchie, eppure non vedevo l'ora di vivere quell'esperienza.
Sorrisi aprendo la bustina bianca ed estraendo quel pezzo di carta giallo e promisi mentalmente a me stessa che niente avrebbe potuto rovinare quel progetto.
Chiusi il libro, constatando che per quel giorno avevo studiato fin troppo e, indossando le mie converse bianche, avevo deciso di andare a trovare Charlotte: un po' di tempo tra ragazze non fa mai male, giusto? Dopo circa venti minuti, mi ritrovai a bussare fuori alla sua porta mentre il cielo grigio iniziava a buttare giù un po' di pioggia: ultimamente pioveva davvero tanto. Ok che era inverno, ma.. Che diamine!
Mi aprì una Charlotte isterica e anche un po' esausta che «Micheal smettila!» urlava raccogliendo una pallina che le era finita dietro la schiena per poi «Oh, Emily! Ciao!» esclamare voltandosi verso di me, quasi sorpresa dalla mia presenza, con un sorriso ad incorniciarle il volto.
«Come procede?» sghignazzai entrando in casa e, togliendomi il cappotto, notai quanto disordine ci fosse in quel salotto: giocattoli sul divano, per terra e sul tavolino di vetro al centro della stanza un biberon pieno a metà di latte, un piatto sporco di quella schifezza che fanno mangiare ai bambini e per finire patatine sparse a terra, sul divano e ancora contenute nella busta. Che macello!
Charlotte sbuffò e «Ti prego non far caso al disordine!» disse iniziando a raccogliere i vari giocattoli e a buttarli nella cesta posta vicino al divano. Sorrisi e mi avvicinai al piccolo «Ciao bellissimo!» esclamai con la voce di una deficiente, prendendolo in braccio e sedendomi sul divano. Quello di tutta risposta mi sorrise mostrando i dentini da poco spuntati. Era così paffuto!
«Allora» iniziò Charlotte per poi «A cosa devo questa tua visita?» chiedere, prima di sedersi accanto a me con poca femminilità e decisamente esausta. Sollevai lo sguardo dal piccolo e «Non posso venire a trovare la mia bellissima amica?» domandai, sfoggiando il mio sorriso.
Mi diede un colpo dietro alla nuca e «Hai studiato piuttosto?» chiese, facendo comparire un broncio sul suo viso.
«Abbastanza» confessai scoppiando a ridere, seguita a ruota anche dalla ragazza.
Parlottammo di cazzate varie per un bel po', con Micheal che aveva iniziato a gironzolare per il salotto giocando con dinosauri e macchinine varie. Mi raccontò di essere stata ad una festa qualche sera prima, insieme al biondo, a casa di un certo Harry Styles, trasferitosi da poco a Doncaster.
Ma quello era per caso l'anno in cui tutti avevano magicamente deciso di trasferirsi nella mia cittadina? No, perché non c'era niente di speciale nè di interessante da vedere in quel posto.
Sorrisi quando mi disse di essersi ubriacata malamente per colpa dell'irlandese che continuava a dirle «Bevi con me, dai!» con la differenza che lui l'alcool lo reggeva parecchio bene, mentre a lei bastava poco più di un goccio per farla uscire di testa.
«C'era anche Louis» disse poi di botto, facendosi improvvisamente seria, in un attimo di silenzio e io feci spallucce come per farle capire che non mi interessava più di tanto come una volta. Ma ovviamente sapeva quanto ero stata male in quei mesi di assenza del ragazzo, dato che era stata lei quella che per la maggior parte del tempo mi aveva ascoltata, mi aveva beccata a piangere nel bagno della scuola e a lamentarmi del fatto di quanto quel ragazzo mi mancasse, e così roteò gli occhi e «È cambiato un sacco sai?» continuò, come per mettermi al corrente di qualcosa che necessitavo di sapere.
«Ah si?» chiesi di rimando, improvvisamente curiosa di sapere il perché di quell'affermazione. Lei annuì e «Non ha toccato alcool per l'intera serata, tranne per una birra» iniziò per poi «E l'ho visto rifiutare ben due ragazze che avevano tutto, tranne che l'aria di due santarelline» finì portandosi alla bocca due patatine. «Perché mi stai dicendo queste cose?» domandai irritata.
Che dovevo fare io se aveva rifiutato una scopata o se improvvisamente aveva deciso di non ubriacarsi? Fino a prova contraria, io non dovevo immischiarmi: la vita era la sua. E poi, quando avevamo litigato, era stato chiaro: non erano affari miei le sue scelte nella sua vita sentimentale. Forse sbagliavo a reagire così ma per quanto gli volessi bene e per quanto stavamo cercando di recuperare il rapporto, io le sue parole non avrei potuto dimenticarle così facilmente. Non sarebbe di certo bastato uno 'scusa' o un'espressione dispiaciuta sul suo volto. Le parole rimangono impresse nella mente, sempre.
Charlotte alzò un sopracciglio sorpresa e «Dico che non è da Louis!» quasi urlò, facendo comparire sul suo volto il cipiglio tipico di chi sospetta qualcosa, ma cosa non saprei. Sospirai e «Beh, non è affar mio comunque!» affermai con un sorriso fintissimo dipinto sul volto.
«La settimana prossima andrete ad un concerto insieme, giusto?» chiese ed io annuii, lasciandola continuare con «Allora secondo me dovresti parlarci».
Ma parlare di che?
 
Quando tornai a casa quella sera, pensai molto alle parole di Charlotte. Possibile che Louis stesse attraversando un qualche brutto periodo tale da farlo cambiare completamente? Tutte le volte che eravamo andati insieme alle feste si era sempre dato da fare sia con l'alcool che con le tipe e, anche se era responsabile come persona, anzi probabilmente era la persona più responsabile che conoscessi, quando si trovava in situazioni del genere si lasciava tutto alle spalle e si dedicava solo ed esclusivamente al divertimento. Avevo notato anche io qualcosa di diverso in lui quando aveva ricominciato a venire a trovarmi a casa nel pomeriggio, soprattutto la tristezza che si celava in quegli occhi azzurro mare ma che cercava in ogni caso di nascondere con dei sorrisi enormi, eppure non mi ero mai domandata il perché. Non mi ero mai realmente preoccupata più di tanto del perché fosse diventato improvvisamente così. Forse, da un lato, non volevo nemmeno accettare il fatto che probabilmente aveva bisogno soltanto di qualcuno che lo ascoltasse e, magari, lo comprendesse. E dall'altro lato, forse, ero stata io ad essere fin troppo cieca e fin troppo egoista nei suoi riguardi da non capire che avesse bisogno d'aiuto: che diavolo gli stava succedendo?
I miei pensieri furono interrotti dalla suoneria del mio cellulare che, prontamente, afferrai e «Pronto?» dissi, senza neanche vedere chi fosse il mittente della telefonata troppo stanca e troppo preoccupata ma, mi scordai di tutto quando «Ciao bellissima» aveva pronunciato l'interlocutore con quella voce così calda e allo stesso tempo così dannatamente sexy: Zayn. Mi era mancato davvero molto quel giorno. Ormai vivevo in sincronia con lui: facevamo tutto insieme. Il nostro poteva sembrare un rapporto morboso, ma vi assicuro che mi faceva stare così bene. Quando lui c'era mi sentivo al settimo cielo.
Sorrisi immaginando il suo viso dall'altro capo del telefono e «Mi sei mancato» dissi, pentendomi immediatamente della velocità e della dolcezza con cui avevo pronunciato quelle parole. È vero che sapeva quanto fosse importante per me e quanto fossi presa dal nostro rapporto, però mi imbarazzava sempre un po' esternare ciò che provavo nei suoi riguardi. La sua risata calda mi giunse alle orecchie accompagnata da un «Anche tu piccola» sussurrato dolcemente. Fui pervasa da brividi e arrossii senza rendermene nemmeno conto, cadendo ancor di più nell'imbarazzo convinta del fatto che potesse vedermi arrossire. «Com'è andato l'allenamento?» chiesi cambiando argomento velocemente, prima che potessi sentirmi ancor di più in imbarazzo.
Lo sentii ridere leggermente prima di «Bene! Tu piuttosto.. hai studiato?» esclamare ridendo e coinvolgendo pure me nella sua risata. «Sì» esclamai, con la voce quasi di chi si sente punto nell’orgoglio, ma continuando a ridacchiare.
«Brava piccola» disse prima di sospirare e «Sai il mister ha detto che verranno i rappresentanti dell'università di Columbus per osservarci giocare» conludere. Sembrava fosse improvvisamente spento.
«E non sei felice?» chiesi, iniziando a pensare negativamente a quello che sarebbe potuto diventare a breve il suo futuro. Mille pensieri cominciarono a frullarmi per la testa e nessuno di questi era positivo.
«Certo che lo sono, ma se dovessero darmi una borsa di studio..» lo interruppi con un «Che intendi?» improvvisamente preoccupato: i miei pensieri stavano prendendo forma.
«Beh, se dovessero scegliermi dovrei trasferirmi lì» disse velocemente e per un attimo sperai di aver capito male. Mi mancò il fiato al solo pensiero di dover vivere lontano da lui. Immaginare un futuro senza lui: non ci avevo mai pensato, eppure non mi piaceva per niente l'idea. Forse esageravo ed ero stupida a pensare che saremmo rimasti insieme per sempre, ma in quel momento, in quel periodo era così. Non riuscivo ad immaginarmi senza quel ragazzo dalla pelle olivastra e gli occhi a mandorla accanto. Eppure era infinitamente stupido da parte mia reagire così dato che la nostra non era una di quelle relazioni storiche, bensì erano appena pochi mesi. Mi sentii così egoista a pensare che non sarebbe stato giusto nè corretto nei miei riguardi allontanarsi da me per cercare di vivere un sogno, però non riuscivo a trovarne il lato positivo. Allo stesso tempo però non dovevo assolutamente impedirgli di realizzare il suo sogno di giocare da professionista. Infatti era proprio quello il suo sogno: riuscire un giorno ad entrare in una qualche famosa squadra di calcio e diventare come un Ronaldo o un Messi.
«Sarebbe fantastico Zay» pronunciai con la voce e il petto tremanti. Quella borsa di studio rappresentava una possibilità su un milione di riuscire a farcela e non sarei di certo stata io a impedirgli di farlo. Avrei sempre approvato le sue scelte finchè queste gli avessero recato felicità.
E comunque nulla era certo. Niente era ancora accaduto e io, in quel momento, volevo solo godermi la sua presenza.
Non potevo vederlo, ma potei percepire il suo sorriso sulle labbra e un peso in meno sul petto.

 
 
 







HAAAAAAAAAAALOOOOOAAAAAA!
Sono viva, sono viva!
Come al solito non ho mantenuto la parola e ho aggiornato dopo un secolo!
Purtroppo con la chiusura del quadrimestre e, finalmente, anche di questo lunghissimo e noiosissimo anno scolastico, non ho molto tempo per pensare a scrivere: interrogazioni e compiti mi escono anche dalle orecchie!
Vabbè ma comunque non sono qui per annoiarmi con il mio stress da liceale! Lol
Piuttosto.. Cosa ne pensate?
Credo abbiate capito che questo può essere considerato come una sottospecie di capitolo di passaggio perché.. è quello che è! HAHAHAHAH
Alloooora, innanzitutto ho pensato che inserire una conversazione con Charlotte si stata una buona scelta, dato che si mettono in scena nuove situazioni e nuovi atteggiamenti da parte dei nostri carissimi personaggi! Come avrete visto il nostro LouLou è parecchio giù di morale e sta attraversando un brutto periodo.. Ma perché? Ah eh.. Bho! HAHAHAHAHA
Io sono innamorata del personaggio di Zayn: voglio anche io un fidanzato così.
Che poi.. pensandoci.. Emily rispecchia me in questo momento: ricoperta dai libri! HAHAHAHAHAHHA
Me ne vado ja .. Fatemi sapere cosa ne pensate! E' importante per me!
Alla prossima!
 
miriisupertramp
 
  
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