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Autore: avalon9    23/05/2014    2 recensioni
Saga e Kanon. Cento drabble.
Loro. I rimpianti; le somiglianze; il rapporto.
Per provare a capire la loro meravigliosa complessità.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga
Note: What if?, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Meltemi'
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[30

[30. Morte]

 

 

Kyriaki Savvopoulou.

Venticinque anni. Attendente.

Aveva la parlata aspra delle motagne di Arcadia, di una terra madre di uomini orgogliosi, che avevano sacrificato alla propria coscienza anche la vita. Aveva i modi ruvidi della cavezza al muso degli asini che si arrampicano per le strade strette di Stemnìsta, e nelle mani la raffinatezza degli argentari, quando lisciava la stola sacerdotale.

Al Santuario tutti sapevano chi fosse.

“L’ho ucciso. Con queste mani.”

“Ti era fedele.”

“Molto. Forse troppo.”

“Lo rifaresti?” gli chiede Kanon, il frullare di una falena in alto, attorno alla lampadina. “Tornassi indietro. Lo rifaresti?”

“Se fosse necessario. Sì.”

 

 

 

 

 

 

 

Decisamente la pressione a me fa bene.

Non quella atmosferica, che in questi giorni sembra ballare la macumba nel mio cielo; né quella arteriosa (o è quella venosa?). Anche quella ultimamante predilige i calienti balli latini.

La pressione cui mi riferisco in cotali circostanze è quella, aihmè abituale, delle ultime settimane scolastiche, con annesse interrogazioni, valutazioni, temi in poll-position e scrutini finali a degno coronamento di sudato anno scolastico.

Dalla parte del docente.

E fra questo, la preparazione per gli esami il cui comunicato è capitato fra capo e collo simile alla mannaia del boia con tanto di ghigno di stregatto, visto che se qualcosa vuoi provare a ottenre, quella benedetta scure devi sentirtela sulla nuca, riesco anche ad aggiornare (no. Mare greco non ancora) con Saga e Kanon.

Qualcuno me ne ha indotto nostalgia. Vuoi anche la complicità di certe lezioncine di iliadica ascendenza con cui vado a nozze.

In sostanza, rieccomi qui (più simile ad una mosca bianca che al tradizionale fulmine a ciel sereno, a onor del vero), per i miei 5 lettori (e mezzo. Li altri, temo ormai, di averli smarriti per strada, complice questa altalena “editoriare”).

E so che mi attirerò gli strali di quei pochi che ancora resistono, tenaci.

Ma io Saga proprio non riesco a vedercelo, remingo e depresso e buonista. Perché, ammettiamolo, di buonismo ne troviamo fin troppo, ad ogni angolino di strada.

Io Saga lo vedo così.

È un soldato. È propto a uccidere. Per Atena. E per se stesso, se questo significa ottenre quello che Atena vuole. Perché di qualcuno che fa il lavoro sporco; di qualcuno che si sporca le mani e non si limita alle belle parole Atena ne ha bisogno. Ne ha sempre avuto bisogno.

Come di eroi glorificati dalla memoria (e no. Non sto parlando di Sagitter).

Sporcarsi le mani, per Saga, è stato soprattutto (per me) il lucido assassinio di Kyriaki Savvopoulou.

Chi è Kyriaki Savvopoulou, vi sarete chiesti (o forse no) a questo punto.

Bene. È una bella domanda.

Perché fino a poco fa nemmeno io sapevo chi fosse.

È uno di quei tanti personaggi di cui Kurumada ha farcito il manga, concedendo loro l’onore di una comparsata, e l’onere di un infamante anonimato.

Kyriaki, per amor di cronaca, è quel ragazzone che compare di sfuggita (tre pagine appena, saltellando un po’) sul numero 7 di Saint Seiya edizione Star Comics (2000).

Il nome è mia invenzione, la sua dedizione al Sacerdote no. È attraverso di lui che, effettivamente, vediamo Saga durante gli anni dell’usurpazione. Pochi istanti, per carità, e a ridosso proprio dell’incotro fra Saori e Aioria. Tuttavia, l’idea di ambiguità che caratterizza Saga, la sua duplicità è lì nel resa. Soprattutto a fronte del lettore onniscente (o quasi) dei fatti semicontingenti.

Kyriaki, quindi, nella mia fantasia è questo ragazzo arrivato ad Atene dall’Arcadia, a dispetto del suo nome di ascendenza letteraria aspra regione montuosa del Peloponneso, con un poprio orgoglioso che ben può vantare il ricnoscimento di lingua: l’arcadico-cipriota, di antichissima ascendenza.

Ho immaginato che Kyriaki fosse un discendente dei Savvopoulou, una famiglia di cesellatori e argentari famosa a Stemnìsta, villaggio semisconosciuto e abarbiccato in una valle centrale del Peloponneso e ai tempi della lotta d’indipendenza prima capitale della Grecia. E che con la sua abilità portasse ad Atene la sua religiosità arcaica e ferina, quasi primordiale. Non tanto pura in sé, ma capace di credere in un miracolo anche quando questo poi ha il colore del sangue, anche se puzza sempre di sangue (e i bagni, che io sappia, non tolgono gli effluvi mentali).

Kanon, cosa ne pensa al riguardo, lo sapremo presto. Confidate!

 

P.S.

Chiedo venia per le veloci risposte alla recensioni.

Lo avrete capito: il tempo è purtroppo tiranno!

 

  
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