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Autore: Nyssa    01/08/2008    13 recensioni
Sequel de: Le Relazioni Pericolose
Sono passati circa diciotto anni da quando abbiamo lasciati Harry, Draco, Hermione e tutti gli altri e molte cose sono cambiate nel frattempo.
Adesso sono i loro figli a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria, divenuta stranamente tranquilla; ma non tutto è come sembra perchè misteri e fantasmi del passato stanno tramando nell'ombra e Hogwarts potrebbe non essere il posto apparentemente pacifico che sembra.
E i nostri nuovi protagonisti, la new generation, affascinati dai misteri come lo erano stati i loro genitori, chiaramente non intendono lasciarsi sfuggire l'occasione di vivere qualche avventura tra le antiche mura della scuola e rompere così la noiosa routine di tutti i giorni!
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Black, Tom O. Riddle | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'oro e l'argento' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Era il 31 ottobre ed era il giorno di Halloween.

 

La scuola di Magia e Stregoneria aveva due scuole di pensiero a proposito di questa festa: da una parte c’erano quelli che trovavano divertente la festività babbana e si mascheravano da maghi-babbani, indossavano i mantelli neri e le maschere e cucivano complicate ragnatele di fili e costumi da scheletro. Dall’altra la raffinata elite di maghi purosangue snobbava questa usanza rintanandosi nelle proprie stanze come se fosse stata una serata qualsiasi.

 

I professori e la maggior parte degli studenti, però, si divertivano ad emulare i maghi e le streghe immaginate dalle persone senza potere e si prodigavano per rendere una pessima immagine di sé, ecco perché le scale e la Sala Grande erano invase di studentesse con la bacchetta e la stella in cima, i capelli scompigliati e la gonna viola; qualcun’altra, invece, ridacchiando sinistramente, cercava di vendere per finta intrugli dell’amore e della longevità come nelle più classiche favole.

 

I ragazzi vagavano per i corridoi avvolti in bende chilometriche oppure agghindati da Jack O’Lantern reggendo in mano sinistre lumiere in ferro che emanavano una luce verdastra; tutta la scuola era disseminata di zucche scolpite a forma di testa mentre nell’aria aleggiavano spaventevoli fuochi fatui dalla stramba tonalità azzurrina.

 

Evangeline, la professoressa di Difesa Contro le Arti Oscure, aveva ripescato dal suo baule il costume da Doll Master e si era avviata a cena coperta da un misero straccetto nero che finiva fin troppo presto per la serenità di studenti e qualche professore.

In testa, anche se non era sua abitudine, aveva posto un cappello da strega dalla tesa larghissima con miniature di zucche sinistre a fermare la fascia di raso arancione alta tre dita che girava tutt’intorno alla coda a punta del copricapo, rigorosamente nero.

 

Piton non sembrava approvare più di tanto quell’esibizionismo babbano e la faccia di zucca davanti a lui nel tavolo pareva illuminarsi dello stesso tono tetro del suo umore.

 

La professoressa Sprite, presa da un ghuizzo creativo, si era travestita da pipistrello, ma vista la sua mole pareva un pipistrello piuttosto obeso… in compenso il vero re della serata sembrava essere l’ALTRO vampiro presente, legittimo proprietario del pipistrello grassoccio che stava al tavolo dei professori: Leonard.

 

*          *          *

 

-          Gardis, faremo tardi, vedi di sbrigarti! – urlò Jack dabbasso aspettando la sua amica travestito da finto conte Dracula

-          Arrivo!

Sistemandosi un’ultima volta la parrucca sulla testa, la bionda strinse la cintura del suo vestito e sistemò la spada al suo fianco. Un’altra occhiata e decise di scendere nel suo aspetto più terrificante possibile.

 

Jacob battè insistentemente il piede sul pavimento guardando l’orologio al polso e aspettando che quella benedetta Malfoy si decidesse ad arrivare.

 

Voltò appena gli occhi nella direzione delle scale e tirò un gridolino stridulo, decisamente poco virile, quando davanti a lei comparve una donna mai vista.

La testa china e pallidissima, un lungo kimono bianco da cerimonia che le scendeva fin sul pavimento mentre le maniche spropositatamente ampie cadevano mollemente con la grazia che solo il pregiato tessuto di seta riusciva a conferirgli.  Un obi di seta rossa girava tutt’intorno alla vita sottile legato in modo che la figura rampante del dragone ricamato fosse in bella vista sul davanti.

Al collo, lasciato scoperto dalla scollatura decisamente abbondante, una collana di magatama come gli antichi rosari scintoisti mentre le spalle erano coperte da lunghi capelli neri sciolti e disordinati che si muovevano come una tenda assieme alla proprietaria la quale, dal canto suo, incuteva davvero terrore.

Ai piedi della donna strani sandali rialzati, i geta.

-          Faccio paura? – gli chiese sorridendo il mostro, perdendo la sua vena drammatica

Riaprendo gli occhi terrorizzato, Jack incontrò quelli di due colori della sua amica e tirò un sospiro di sollievo: si poteva davvero morire la notte di Halloween a Hogwarts perché tutti avrebbero creduto che tu stessi facendo finta.

-          G…Gardis? – tentò e subito dopo si avvide del vivace smalto rosso alle unghie delle mani che uscivano dalle maniche

-          No, guarda, sono la Regina d’Inghilterra… - lei pareva stranamente stizzita

-          Scusa, mi hai fatto paura…

-          Andiamo, era solo uno scherzetto innocente…

-          Faceva ugualmente paura

-          Sei un uomo! – protestò lei – piuttosto, dove sono gli altri?

-          Karen e mia sorella stavano finendo di mummificare Jeff

-          Splendido, allora perché tanta fretta?

-          Voglio solo vedere come sono vestiti tutti gli altri.

E si incamminarono insieme verso la cena.

Attraversando i corridoi passarono di fronte alla sala del Consiglio Studentesco, curiosa Gardis vi si affacciò per vedere su quale tipo di tenda la presidentessa e gli altri si erano concentrati quest’anno: un tessuto arancione, fosforescente quanto un evidenziatore era attorcigliato intorno al bastone delle tende mettendo in mostra babbanissime stampe con la testa della zucca in nero che ghignava, peccato che più che un ghigno malefico sembrasse un po’ sdentata…

Scosse la testa, pessima scelta come al solito… pregò che non avessero costretto i prof ad esporre quella mostruosità anche in giro per la scuola, di sicuro sarebbe stata la cosa più brutta che avesse mai visto nella sua amata Hogwarts.

 

Quando entrò in Sala Grande tutto sembrava più grande e diverso, ciascuno mascherato in maniera differente. Riconobbe Kitt appoggiato al muro che chiacchierava con suo fratello e, assieme a Jack, si avviò verso di loro.

Camuffato da dio della morte, Chris faceva la sua figura, soprattutto anche grazie alla inquietante falce lunghissima che reggeva con sé e al pesante mantello nero con cappuccio che lo copriva da capo a piedi.

Anche Lachlan era travestito da zombie e doveva aver usato tutta la gelatina di menta della scuola per fare quel costume, poco male, era stata lei stessa a suggerirglielo…

Una ragazzina del primo anno con un abito da suora trucidata passò tranquilla salutando il ragazzino con la mano e andò a sedersi al suo posto a tavola.

-          Mi sembri un vampiro un po’ poco spaventoso… - celiò Leonard vedendo il travestimento dell’amico della sorella

-          Hai sempre da ridire su tutto? – indagò l’interessato delle lamentele, Jack

-          Sai, quando le cose mi riguardano da vicino… - soffiò sottilmente lo Slytherin avvicinando appena la bocca all’orecchio del giovane Potter che ebbe un brivido, facendo ghignare il suo molestatore.

-          E immagino che tu saresti un vampiro migliore… - sbuffò Jacob, Leonard sollevò entrambe le sopracciglia, un istante stupito, poi scambiò un’occhiata con sua sorella per continuare con il suo ghigno made-in-malfoy; evidentemente Potty non sapeva che lui era davvero un vampiro

-          Prestami il vestito, Potter, poi vediamo. E non fare quella faccia, prometto di non bruciarlo solo perché l’hai indossato tu

Jack e Leonard scomparvero oltre l’ingresso lasciando soli il Caposcuola di Corvonero e la bella Prefetto dei grifoni

-          Leonard mi preoccupa… - soffiò la ragazza sistemandosi la manica bianca, Christopher, per tutta risposta, rise sonoramente attirando lo sguardo stupito del fratello seduto affianco alla ragazza mascherata da suora di poco prima che, a sua volta, alzò gli occhi e lo guardò come se le avessero appena detto che tra dieci minuti sarebbe cominciata l’Apocalisse. – cos’hai da ridere? – indagò poi lei, seccata da quella risata per cui non ne capiva il motivo

-          Niente, è solo che lui ha detto la stessa cosa, l’altra sera…

-          Leonard si preoccupa di se stesso? – ripeté scettica

-          Ma no, sciocchina, si preoccupa per te

-          No, si preoccupa del modo migliore per sfruttare la mia camera una volta che mi avrà cacciato di casa…

-          Non essere permalosa, principessa, lui lo fa perché ti vuole bene…

-          Sì e i maiali volano a frotte intorno ai comignoli…

-          Beh, se vuoi metterla così posso sempre chiedergli di provarci – dimenticava troppo spesso che i modi di dire babbani nel mondo magico non avevano senso, era piuttosto facile, in verità, far volare qualche maiale intorno a Hogwarts, anche se dubitava che Hagrid e gli altri professori avrebbero approvato quel tour zoologico volante

-          Oh, ma guarda che bella coppia! – Rudiger apparve all’improvviso sbucando da un gruppo di ragazze tutte travestite da streghe, lui invece indossava un costume da folletto malizioso e si stava trascinando dietro una pentola piena di galeoni d’oro: era un leprechaun con tanto di quadrifoglio sull’alto cappello a cilindro

-          Mi ricordi il Cappellaio Matto – ghignò Gardis salutandolo

-          Sì, gli manca solo il Leprotto Bisestile e con la nostra bionda Alice possiamo mettere in scena una avventura nel Paese delle Meraviglie… - aggiunse Kitt provandosi il copricapo

Gardis prese un foglietto dal tavolo e con un lapis scrisse sopra 10/6, il numero attaccato alla tesa del cappello del personaggio di Alice, poi lo appuntò sulla benda verdissima che correva intorno al feltro del berretto

-          Ora sei perfetto… - e rimirò la sua opera mentre Rudiger la guardava male – e a proposito, che bei capelli!

Ridacchiò notando il color carota di cui si era tinto la chioma bionda e glieli scompigliò

-          Ammetto che sarebbe stato un travestimento più idoneo a Weasley – concesse lo Slytherin – ma che tu sappia, da cosa si maschera mia cugina?

Prima che la bionda potesse rispondere, Karen arrivò nella sala vestendo un abito estivo tutto macchiato di sangue e con una pesante mannaia tra le mani, anch’essa impiastricciata di rosso, quando si voltò gli altri notarono che il lavoro era stato fatto proprio bene visto che Hestia si era preoccupata di farle qualche schizzo vermiglio anche sulle guance rosate: la classica bambina assassina.

E per finire l’opera, accompagnata dalla mummia con cui stava litigando, la maggiore dei Potter arrivò con il viso coperto da una maschera e il lungo abito di velluto blu

-          Ridete gente! – esclamò gaia al gruppetto – sono la Sposa Rapita, colei di cui il marito non conoscerà mai il volto! – e fece ondeggiare la parrucca di boccoli biondi

Più che una festa dell’orrore pareva una parata comica; i babbani avevano uno strano senso interpretativo per quanto riguardava la magia e i morti e si lanciavano in sperticate fantasie macabre circa il loro ritorno e le loro vendette.

Nick-quasi-senza-testa, mascherato da Re Luigi XVI con la testa mozzata, volteggiava per la sala inveendo contro madame guillotine e la sua bella e alquanto fredda moglie.

I vari studenti, salutandosi e rincontrandosi dopo un pomeriggio di preparativi, presero i loro posti ai tavoli delle rispettive Case, scorse con l’occhio suo fratello che andava a sedersi con il costume di Jack e, a dirla tutta, faceva anche la sua figura, soprattutto con quella mania che aveva di stare sempre a tormentarsi i denti. Un autentico erede del Conte Dracula.

-          Un po’ di attenzione! – cercò di gridare la McGranitt sovrastando il baccano, ma pareva che nessuno le prestasse orecchio

-          Posso suggerire un metodo più efficace? – intervenne Evangeline parlando sottovoce alla professoressa di Trasfigurazione; Minerva annuì preparandosi al peggio, dopo quasi vent’anni d’insegnamento in quella scuola, Evangeline aveva scoperto tutti i trucchi necessari a mantenere un po’ d’ordine tra i suoi indisciplinati studenti

Si alzò in piedi con tutta la calma possibile e salì sulla sedia con i vertiginosi tacchi delle scarpe di vernice nera, a quel punto la metà dei presenti era zitta e guardava nella sua direzione, sorrise e sollevò le braccia che, per effetto collaterale, alzarono di mezzo centimetro la gonna dell’abito: a quel punto non stava volando una mosca, gli studenti basiti erano ammutoliti di colpo e stavano fissando il tavolo professori come se di lì a poco questi avrebbero cominciato ad ammazzarli.

-          Molto bene – ottenuto il suo risultato, la prof di Difesa si risedette e coprì le gambe col tovagliolo nero, non aveva certo intenzione di dare spettacolo ai suoi studenti con scene alla Basic Instinct…

La vicepreside in quel momento avrebbe voluto prendere direttamente la finestra dietro di lei e lanciarsi nelle acque del Lago Nero, Ruf, all’altro lato di Evangeline, invece, pareva avere una paresi e se ne stava con la bocca spalancata come gli uccellini che aspettano la mamma.

-          Ehm, stavamo dicendo – decidendo che il suicidio era da rimandare, Minerva tossicchiò significativamente e parlò – tra una settimana e mezza circa avremo l’onore di ospitare presso la nostra scuola l’Istituto di Magia ed Arti Magiche Orientali Mahora, proveniente dall’Estremo Oriente.

Alloggerà presso di noi una delle classi della loro scuola e questo sarà un ottimo punto d’inizio per cominciare una condivisione delle nostre capacità magiche e delle nostre teorie.

Sapeva che qualcuno avrebbe cercato di condividere “dell’altro”, ma confidava che gli allievi, ma soprattutto le allieve, dell’altra scuola fossero sufficientemente assennate da non lasciarsi coinvolgere in determinati scambi culturali.

Se lo augurava davvero.

-          Vi informo inoltre che avremo con noi anche due rappresentanti delle scuole europee, so che inizialmente dovevano essere tre, ma per permettere ad una terza scuola di aggregarsi al progetto abbiamo dovuto ridimensionare il numero.

-          Che scuole parteciperanno? – domandò uno studente del quarto anno di Corvonero

-          Drumstrang, Beauxbatons e Cantarena

-          Ohhhh….

-          Permette una parola, Minerva?

Silente si alzò in piedi nel suo consueto fare tranquillo e giunse le mani, sorridendo ai suoi alunni

-          Vi ricordo che domani mattina ci sarà una seduta di pulizia presso le aule dell’ex Tassorosso. Vi pregherei di partecipare numerosi e di affidarvi all’ottima gestione dei nostri Prefetti e Caposcuola che si stanno dando tanto da fare per questo progetto che è arrivato tanto improvviso quanto gradito. E adesso, buon appetito!

E allargando le braccia, sui tavoli comparirono vivande e ogni bendiddio, il tutto guarnito con i colori tipici di Halloween, ovvero arancione, nero e verde. Il succo di zucca si sprecava in una notte del genere e ce n’era anche d’avanzo viste tutte quelle che erano state sventrate per l’occasione e che facevano bella mostra di loro sopra le teste degli allievi, intralciando le consuete passeggiatine dei fantasmi che stavano conversando di questo o quell’abito e dei nuovi ospiti.

 

*          *          *

 

Alle ventidue in punto, quando la pendola dell’ingresso batté i 10 rintocchi, una piccola folla di non morti, vampiri, streghe e similari era riunita fuori del vecchio dormitorio degli Hufflepuff con lumini e candele in mano che proiettavano tetre figure allungate sulle pareti.

Uno dei presenti fece apparire da una tasca la lunga chiave che avrebbe sbloccato la serratura, terminante con lo stemma dei tassi in ferro battuto.

Una ragazza dai lunghi capelli neri e gli occhi bicolori, dopo aver scambiato un’occhiata con gli altri, la fece girare nella toppa.

L’acuto cigolio che produsse l’uscio girando sui cardini vecchi e arrugginiti avrebbe ridestato molto più dei morti di Halloween, poi, di fronte a loro, si aprì la vecchia Sala Comune.

-          Non ricordavo che avessero questi osceni gusti fetish… - commentò Rudger mettendo piede dentro e toccando appena una catena che pendeva dal soffitto

-          Evidentemente hanno dei lati nascosti – aggiunse Potter tastando una bara appoggiata alla parete e contornata da ceri cimiteriali

-          Lasciate stare i tassi – grugnì Gardis accendendo ogni stoppino con un colpo di bacchetta e facendo quasi prendere fuoco alle bende di Jeff – ho solo addobbato un po’ la stanza per l’occasione…

-          Beh, direi che hai fatto un lavoro migliore del Comitato – puntualizzò Kitt avvicinandosi ai tendaggi di ragnatele che oscuravano i vetri e contribuivano all’aspetto macabro del luogo

-          Oserei dire che non ci voleva molto – fu il commento di Jeff mente spegneva le fiammelle sui suoi bendaggi

Il gruppetto scelse ciascuno un posto: chi le poltrone rivestite di teli bianchi per preservarle dalla polvere, chi i sofà morbidi e accoglienti, qualcuno si sedette sui tre gradini del camino che scoppiettava grazie ad un bel fuoco acceso.

-          Prima di cominciare facciamo una foto! – ordinò la piccola Malfoy mettendosi in posa e, dalla porta socchiusa, comparve l’occhialuta sagoma di Albert Canon con macchina fotografica incorporata

-          Ok gete! – strillò il ragazzino – fate la faccia migliore che preferite… o la peggiore, s’intende. Voi siete la sintesi di Halloween!

E l’attimo successivo un flash a luce d’argento invase la stanza; quando tutti riaprirono gli occhi la figuretta del giovane reporter era già scomparsa per immortalare altri momenti clou della serata,

-          Come lo hai convinto? – s’interessò Karen brandendo la pesante mannaia insanguinata

-          L’avrà pagato in natura… - propose Jeff guadagnandosi un’occhiataccia di Hestia e una complice da parte di Rudiger

-          Non affannarti, Scricciolo – aggiunse poi all’indirizzo della Potter – tu non avresti nulla da offrire…

-          Taci, sei solo un ciarlatano! – sbottò la piccola Hestia, alterata

-          Perché litigano sempre? – domandò Lachlan a Gardis con cui, ormai, aveva una certa confidenza

-          Va’ a saperlo… è da quando erano piccoli che stanno sempre a punzecchiarsi

-          Chissà perché ma mi ricorda qualcuno – ghignò il maggiore dei due fratelli Ravenclaw

-          Smettila Kitt, io e Leonard non ci punzecchiamo, è lui che mi provoca in continuazione!

-          Penso che lui lo ritenga il suo sport quotidiano – intervenne lo Slytherin presente, Rudiger

-          Beh, dovrà accontentarsi del quidditch

-          Oh, ma è impossibile dire a Malfoy di non attaccar briga con qualcuno, non ne è capace – soffiò Potter jr.

-          Tu invece non sai mai quando sarebbe il momento migliore per tacere – si premurò di precisare una voce

Dalla finestra aperta arrivò la figura nera del primogenito Malfoy, accompagnato da una bella ragazza dai capelli scuri e gli occhi celesti

-          Sono sempre invitato, vero sorellina?

Gardis si pentì di avergli proposto di venire, ma era inutile piangere sul latte versato

-          Sì, ma solo se la smetti di irritare i miei amici

-          Sarò irrimediabilmente tentato… - ammise il biondo

-          Beh, resisti alla tentazione – rispose lei con noncuranza

-          Dove siete stati? – indagò Karen – e perché siete insieme?

-          Lui mi ha invitato l’altra sera – spiegò Ciel

-          E poi abbiamo fatto un giro sulla scopa

-          Sì, vorrei proprio sapere QUALE… - fu l’innocente commento di Rudiger rivolto alla cugina maggiore

-          Perché? Quale scopa intendono? – Karen lo domandò in assoluta tranquillità, ma come si voltò verso la sorella per ottenere risposta, questa arrossì, allora spostò gli occhi in una muta domanda verso Greengrass che le mise una mano in testa e le scompigliò i capelli

-          Te lo spiego quando diventerai più grande – rispose Rudiger, imbarazzato di dover dire qualcosa di così sconcio ad un essere candido e puro come la sua cuginetta preferita.

-          Bando alle ciance – a Gardis non andava che qualche malefica serpe smaliziata andasse a rovinare l’innocenza di Karen – già che avete tanta aria da buttar fuori, cominciate voi a raccontare…

-          Io veramente non sono molto brava – si scusò la piccola Longbottom spostando la mannaia insanguinata e rischiando di tagliare la testa a Jack

Rudiger di certo non aveva di questi problemi, si poteva dire che fosse un attore nato e qualsiasi scusa avesse per trovarsi di fronte ad un pubblico, andava bene per incominciare una rappresentazione; poco importava che fosse da raccontare una storia, l’avrebbe infarcita di rumori di sottofondo e avrebbe mimato le scene clou.

Si sistemò la giacca, allentò la cravatta al collo e poi si posizionò al centro del piccolo auditorio.

 

C’era una volta in Russia un palazzo antico e bellissimo dove da secoli zar e principi avevano ammassato i loro tesori e i loro bottini e anche dove venivano conservati i segreti più macabri e impronunciabili di quelle persone che non potevano far sapere a nessuno delle loro azioni. Così, se ai piani alti erano ammassati vasi magnifici, quadri splendidi, gioielli e orologi antichi di pregevole fattura e piccoli capolavori della meccanica orafa, al piano sottoterra, nelle segrete, giacevano i corpi di tante persone a marcire tra le umide pareti delle celle, divorati dai ratti e sventrati dai corvi.

 

Un’occhiata alla platea gli disse che Hestia, prima della fine della serata, non avrebbe avuto più unghie da rosicchiarsi e suo fratello accanto a lei, se non l’avesse smessa di tormentare il filo del vestito, sarebbe tornato al dormitorio in mutande.

Sarebbe stato meglio se al posto di essere un maschio fosse stato una bella ragazza desiderosa di essere protetta da spiriti maligni e mummie risorte.

Un autentico peccato che il pubblico femminile fosse così scarso… di certo non poteva provarci con le sue cuginette e Gardis non era tipo da spaventarsi per una descrizione raccapricciante, soprattutto visto che il libro che gli aveva prestato due settimane prima, Morte in biblioteca prevedeva scene decisamente più crude.

Si schiarì la gola notando il sorrisetto divertito del suo Caposcuola che, nel frattempo, stava abbracciando la bella Prefetto dei corvi. La solita fortuna. Fosse stato in una spiaggia di gay, Leonard sarebbe riuscito a trovarsi una ragazza da compiacere. O meglio, con cui compiacersi.

Sbuffò.

 

Un giorno il principe reale portò al palazzo il bottino della sua ultima razzia: nella sala dei monili vennero depositati gioielli antichi di fattura orientale, pregiati lapislazzuli incastonati in lamine d’oro e d’argento, tessuti finissimi, damaschi dai ricami perfetti.

Assieme a tutto questo portò con sé anche un dipinto.

Il quadro raffigurava quattro generali con turbanti e piume, i pantaloni larghi e le sciabole appese al vestito.

Due di quelli erano stati uccisi dal suo esercito, uno aveva tradito i suoi e l’ultimo era stato infilzato dalla sua spada mentre gli giurava eterna vendetta.

Nonostante rappresentasse quattro uomini, il principe adorava quel quadro, considerandolo un autentico capolavoro e insistette per appenderlo nella vasta collezione assieme alle opere di artisti famosi come Leonardo e Raffaello.

Ciò che non sapeva, però, era che il quadro era maledetto.

La sorella dei quattro principi, infatti, Sherazade, dopo aver saputo della tragica fine dei suoi fratelli, aveva lanciato sull’invasore straniero un incantesimo potentissimo che lo perseguitasse per il resto dei suoi giorni.

Da quel giorno, tutte le notti, il custode cominciò ad udire strani passi e urla lamentose provenire dal corridoio della galleria principale: ogni volta andava a controllare timoroso con la sua lanterna, ma trovava sempre il luogo deserto tranne che per una finestra aperta.

Si lamentò spesso di questo col principe, sostenendo che c’era bisogno di altre guardie perché il palazzo era grande e il tesoro faceva gola a molti, ma il principe non acconsentì.

La mattina seguente i guardiani che andavano ad aprire il cancello trovarono il corpo del guardiano notturno seduto sulla sua solita seggiola a dondolo, inizialmente cedettero che si fosse addormentato, ma quando si avvicinarono videro sotto il legno antico una pozza di sangue e quando gli toccarono la faccia, fredda come marmo, la testa cadde sul pavimento, rotolando qualche metro e offrendo un macabro e raccapricciante spettacolo di come l’uomo era stato decapitato.

Sul muro, dietro di lui, la scritta col sangue: VERRA’ ANCHE IL TUO TURNO.

 

Un’altra occhiata. Da come aggrottava le sopracciglia la piccola Malfoy doveva trovare la sua avventura piuttosto interessante. Karen invece era letteralmente abbarbicata alla gamba della sorella che, a sua volta, stava abbarbicata al torace di Leonard, non senza che questo si lasciasse sfuggire l’occasione.

Hestia Potter, dall’altra parte, stava tenendo stretta la mano del fratello e quella del cugino che le aveva intimato più di una volta di tacere quando Rudiger arrivava ad un momento cruciale e lei si metteva a singhiozzare di paura.

Kitt, dal canto suo, pareva semplicemente godersi quella storia e suo fratello, seppur piuttosto nervoso, aveva lasciato la sua postazione accanto alla bara per sedersi sul tappeto ai piedi del giovane Black.

 

Piuttosto preoccupato dell’accaduto, il principe mise due guardie al palazzo che facessero la ronda notturna. Era probabile che il primo custode fosse stato ucciso da qualche brigante con cui aveva dei conti in sospeso.

Seppur riluttanti, le due guardie acconsentirono all’incarico, ma la mattina dopo, quando si andò a controllare, di loro non rimanevano che pezzetti grossi come quelli dello spezzatino. Erano state brutalmente massacrate e tagliate a cubetti e il loro sangue era sparpagliato per tutto il corridoio principale, mentre i vari pezzi erano stati raccolti in una preziosa insalatiera d’oro e pietre preziose.

A quel punto la gente del paese vicino cominciò a mormorare qualcosa circa la terribile maledizione che gravava sul palazzo e si cominciò ad avere paura di avvicinarci al luogo.

Nonostante lo stipendio promesso fosse molto alto per gli standard, nessuno voleva più andare a fare la ronda notturna e gli abitanti cominciarono pian piano ad andarsene e abbandonare la terra maledetta.

L’unico che resisteva era il principe che, testardo, sosteneva che fosse tutta una messinscena e di non credere a spiriti soprannaturali che tornavano la notte per uccidere i suoi soldati.

Ma nonostante questo, nessuno voleva più avere a che fare con lui: sua madre e sua sorella si erano trasferite in un altro palazzo molto lontano e quel poco di servitù che non avevano portato con sé era fuggita prima che la carrozza reale lasciasse l’abitazione.

Alla fine il principe si era ritrovato solo nel grande palazzo dei tesori, rinchiuso in quel mondo di freddo oro.

E quella sera non c’era nessuno con lui, se avesse voluto, avrebbe dovuto fare da solo la guardia al palazzo.

 

Quando arrivò la notte, armato di tutto punto, il giovane decise di cominciare il suo giro nei corridoi.

Tutto pareva quieto e tranquillo, esattamente come doveva essere il palazzo di notte.

Poi arrivò nella galleria principale e, guardandosi attorno, vide tutti i dipinti bellissimi che aveva collezionato negli anni. Nostalgicamente si mise a rimirarli uno ad uno: grandi capolavori creati con maestria, spesso rubati ai loro legittimi proprietari e ai loro creatori.

Madonne con bambini, nature morte e paesaggi bucolici, figure mitologiche, scene di battaglie.

Ritratti.

Un ritratto tra tutti lo colpì mentre li scorreva con attenzione: era quello dei quattro sultani che aveva ucciso assieme al suo esercito nell’ultima campagna militare.

C’era anche una sorella, la ricordava. Era stata lei a fare la fine peggiore di tutti e si poteva ben immaginare cosa fosse stato fatto del suo povero corpicino illibato. Bastava dire che lui era stato il primo e non sapeva chi fosse stato  l’ultimo.

Aveva sentito dire all’accampamento che poi lei si era tolta la vita come una vera regina lanciandosi da una rupe, i soldati avevano trovato tracce di sangue sul precipizio.

Una delle quattro facce, però, gli incuteva davvero terrore, stava ghignando. E nonostante, con ogni probabilità, si trattasse di una smorfia naturale della faccia di quell’uomo, riusciva a farlo sentire a disagio, lui! Un principe!

Ad ogni modo se ne discostò e guardò attorno, il nulla intorno a lui, non c’era nessuno di cui avere paura, quindi inutile preoccuparsi

-          Hai paura? – gli domandò una voce proveniente dal buio della galleria

Il principe strizzò gli occhi cercando di mettere a fuoco l’immagine di colui che aveva parlato e quando finalmente una delle fiaccole illuminò il viso, si accorse che si trattava di uno dei quattro principi che aveva appena terminato di vedere ritratti.

Impossibile, erano morti tutti!

LA MALEDIZIONE!

All’improvviso il ricordo delle parole della sorella Sherazade, pronunciate in una lingua sconosciuta, gli tornarono alla mente! Quella donna era una strega che lo aveva dannato per aver distrutto il suo paese!

Si allontanò un poco e notò che il sorriso del principe del ritratto ora era di scherno nei suoi confronti e pareva che gli occhi cupi lo seguissero nei suoi spostamenti.

Nel frattempo il fantasma si stava avvicinando sempre di più, la figura impalpabile, vestito di tutto punto con le sue stoffe regali, il turbante piumato, la sciabola legata al fianco.

-          Ti senti come un topo preso nella trappola? – chiese ancora il baffuto fantasma procedendo verso di lui, la cui ritirata era bloccata dalla parete di fondo

L’uomo estrasse la spada e la tese di fronte a sé

-          Cosa pensi che ne farò di te? – gli domandò? – ti squarterò e getterò i pezzi in un vaso o ti taglierò la testa?

Il principe russo deglutì e si gettò ai suoi piedi implorando la sua pietà, ma quel fantasma era stato richiamato per vendetta e difficilmente avrebbe potuto essere impietosito dalle lagne di un ragazzo viziato.

-          Un vero principe non dovrebbe mai implorare la pietà per se stesso – gli rispose duro lo spetto – solo per il suo popolo. Voi invece non avete conosciuto neppure quella. Avete straziato la mia gente, distrutto le mie città, bruciato i miei campi e violentato mia sorella… - quale morte crudele sarà sufficiente per ripagare il sangue che avete versato? Un sangue d’innocente!

Intimorito il ricco erede si appiattì contro la parete e vide calare la lama su di sé, credendo che gli avrebbe affettato il cranio in un unico colpo: la ricordava, sapeva essere molto affilata e quell’uomo la maneggiava con estrema destrezza.

Ma non percepì il dolore terribile, neppure di passaggio

-          Hai paura di morire, principe? – chiese – perché? Perché hai la coscienza sporca? Perché hai paura di essere punito per i tuoi meschini peccati? Oppure perché non vuoi lasciare la tua vita di agi e ricchezza?

Il giovane fece per rispondergli, ma avvertì il freddo della lama che gli trapassò l’intestino e un fiotto di sangue gli uscì dalle labbra.

-          E’ l’unica morte che posso concederti che rasenta quello che davvero meriti. Morirai dissanguato e il taglio degli intestini è senz’altro la pratica più dolorosa che si conosca. Nessuno può sopravvivere.

Poi il principe straniero pulì la lama nel mantello dell’altro e rinfoderò la sciabola.

-          Ci pensi che la maggior parte dei tuoi pranzi sono fatti in questo modo? Si prende un maiale, lo si sgozza e poi gli vengono estratti gli intestini per farne prelibati insaccati e cene regali per il nostro principe morente.

L’altro non disse niente, straziato dal dolore che stava provando.

Un principe meritava una morte dignitosa, dipartita che, tuttavia, non aveva riservato ai suoi avversari e per questo era stato punito.

-          Se credi nella reincarnazione – aggiunse ancora l’altra principe sogghignando – nella prossima vita rinascerai uomo perché nascere uomo è la peggior reincarnazione visto che si è costretti a rinascere in un essere stupido e malvagio.

Detto questo dalla tunica estrasse un pennello e lo intinse nella piccola pozzanghera di sangue che si era formata ai piedi dell’altro, poi si accinse a scrivere sulla parete bianca della galleria, quella che doveva ancora essere riempita.

 

ANCHE IL SANGUE è STATO RIPAGATO

 

Dopodiché uscì dal palazzo.

Quando il principe straniero uscì fuori gettò nel lago il pennello e si tolse i baffi finti. Poi slacciò la blusa e le fasce di seta che fermavano il seno e, levandosi il pesante turbante, una cascata di riccioli ramati ricadde sulla schiena esile.

Aveva ripagato tutto il sangue che aveva versato: dei suoi fratelli, del tradimento di uno di loro, della sua gente e il proprio.

Aveva recuperato il suo sari, ora non doveva fare altro che tornare nel suo paese e governare con giustizia la sua gente. La Russia, per un po’, sarebbe stata sconvolta dalle lotte di successione dei diciassette figli illegittimi del principe.

 

Il suo pubblico atterrito gli tributò un applauso per la storia appena inventata nonostante la maggior parte delle ragazze avesse le mani che tremavano leggermente.

Jeffrey Weasley era senz’altro quello che aveva apprezzato di più l’esotica avventura del principe russo e stava battendo con foga le mani fasciate dalle bende.

 

Gardis sorrise e applaudì a sua volta.

-          Sono io il prossimo? – chiese suo fratello

Ma dopo avergli lanciato un’occhiata e aver visto come sia Karen che Ciel riposassero tranquille appese alle sue braccia, decise che non era il caso di affollare i loro già tormentati incubi con le storie truculente di Leonard.

Già il semplice fatto che fosse un vampiro gli permetteva di avere una dimestichezza con sangue e morti particolare, oltre che un distacco tutto suo. Quando era piccolo aveva sviluppato una cultura dell’orrore molto vasta e, di certo, le terribili storie che Evangeline gli raccontava, e che poi lui narrava a lei per farle paura, l’avevano reso un autentico esperto nel settore. Se ci si fosse messo sarebbe riuscito a far più paura di Poe o Steven King e Karen le aveva più volte riferito che Hestia aveva già il sonno agitato di suo.

Rischiava di finire in un macello, ma certo era da considerare che i racconti sarebbero stati adatti alla festività…

 

Allora… c’era una volta, non molto tempo fa, un castello in rovina tra le cui mura abitava un vampiro.

 

Eccolo! Sapeva perfettamente dove voleva andare a parare, quel pallone gonfiato!

Non solo era senza modestia, ma adesso si metteva pure a romanzare e infiorettare la sua storia! Razza di burlone senza speranza… e tutti avrebbero anche creduto che fosse una favoletta paurosa…

 

Il vampiro abitava si era appena trasferito lì dopo un’esistenza di viaggi in giro per il mondo. In passato la sua famiglia era stata famosa per la crudeltà con cui, da signori feudali, governavano quelle terre aspre e selvagge e per la strana mortalità che affliggeva le povere giovani del luogo, tutte sofferenti di una grave forma di anemia che le portava, appena sbocciate nella giovinezza, ad una prematura morte.

 

-          Perché i vampiri mordono solo donne? – chiese scettico Jack puntandosi un dito al mento – darebbero meno nell’occhio se facessero lo stesso anche con gli uomini…

-          Il sangue degli uomini fa schifo per un vampiro maschio – borbottò Leonard, seccato che qualcuno avesse interrotto la sua avvincente narrazione

-          Se lo dici tu… - Potty junior non pareva troppo convinto, ma che provasse pure ad assaggiare un po’ di sangue maschile, se fosse stato un vampiro, e gli si sarebbero contorte le budella fino allo spasimo!

-           

Dunque… il castello era rimasto fatiscente e semi abbandonato per molto tempo e adesso non era più che un rudere, ma il nuovo proprietario aveva deciso che le cose dovevano cambiare. Raffinato esteta e grande collezionista, dotato di buon gusto e fiuto per gli affari, il vampiro aveva deciso che era venuto il momento di trattare i propri “affari di sangue” in una maniera decisamente meno vistosa, anche perché ormai cominciavano davvero a scarseggiare le belle donne vergini come esigeva la tradizione…

 

Vide il rossore diffondersi sulle guance della giovane Potter, di Ciel e della sorellina di lei, Karen. Gardis invece sembrava pronta per tuffarsi in una baruffa tra gatti e stava alzando il pelo, lo dimostravano quei riccioletti che si erano creati al termine delle sue ciocche bionde.

Che si fosse accorta della sua splendida idea?

 

Una cosa aveva però imparato questo vampiro nei suoi viaggi per il mondo, prima di trasferirsi definitivamente nel suo castello, ed era che non era lui a doversi recare dalle sue prede, ma dovevano essere loro ad andare a lui come mosche nella ragnatela. E anche se avessero mai scoperto chi fosse per davvero, di sicuro, con quello che aveva in mente, non avrebbero potuto fare a meno di tornare ancora e ancora.

 

-          Questo vampiro mi sembra un dandy senza personalità e ha molta stima di sé – sbottò Jeff che, comunque, era curioso di conoscere il prosieguo della storia

-          Chissà che non possa insegnarti qualcosa, Weasel.

 

Ad ogni modo, sfruttando il suo vasto giro di conoscenze, trasformò in breve la sua millenaria dimora in una piccola corte sfarzosa. Lentamente cominciò a farsi vedere per le strade della città senza far sì che le persone lo riconoscessero. Presentandosi come un gentiluomo nobile, sfruttava il fascino che contraddistingue chiunque della specie dei vampiri per fare colpo sulle giovani dame del luogo, attratte da quell’esemplare maschile particolarmente avvenente, comparso per caso in una zona dove l’unico rappresentante del sesso forte era il rozzo contadino o il viscido mercante.

 

-          Che ci vuoi fare, il mondo è pieno di stupidi… - questa era Gardis, più la storia andava avanti e più non le piaceva. Leonard sapeva perfettamente cosa ne pensava del suo comportamento e anche dei suoi mezzi e, nonostante non potesse biasimarlo del tutto, aveva parecchio da ridire in proposito.

-          Ma come, sorellina, non vorresti conoscere anche tu un vampiro o avere una storia con lui? – le domandò ghignando

-          Sai com’è, mi bastano quelli che già conosco… anzi, potendo sfoltirei anche un po’ il numero…

-          Conosci un vampiro? – chieste Hestia ridestando dall’estasi mistica che la stava prendendo all’ascoltare quelle favole horror

-          Più d’uno

-          Che fortuna…

-          Non troppo, sono degli insopportabili boriosi pieni di sé che credono di essere superiori a tutti

-          Ohhhh

-          Sorellina, ti spiace? Io stavo raccontando la mia storia… - s’intromise Leonard tossicchiando significativamente, poco lusingato dalle parole della piccola Malfoy

-          Prego, chi te lo impedisce…

 

Stavamo dicendo. La notizia che un giovane rampollo nobile si fosse stabilito nella zona fece ben presto il giro del circondario e le affettate madri delle giovani cominciarono ad escogitare qualche metodo per riuscire ad accalappiarlo per le loro figlie, iniziarono così a farsi invitare al suo castello con prole al seguito e, ben presto, cominciarono addirittura a mandare le loro figlie da sole. L’idea era quella di presentarle belle e fiorenti in modo che il ragazzo non potesse resistere al loro fascino e decidesse di indulgere nella tentazione, dando quindi la scusa alle famiglie di intrappolarlo in un matrimonio piuttosto frettoloso per “riparare” al danno subito.

 

-          Che danno? – indagò Karen

-          Quello di aver rubato la loro preziosa verginità, a quel tempo era molto importante che una sposa lo fosse e se questa era stata strappata in giovinezza il responsabile in questione doveva pagare somme enormi di indennizzo o, nel peggiore dei casi, sposare la ragazza…

-          Peggiore dei casi, puah! Ma se era stato proprio lui a causare il danno, mi sembra giusto che paghi il fio!

-          Discuteremo di questo più approfonditamente in privato, sorellina.

 

Comunque, tra quelle campagne vivevano anche molte persone di umili origini e, per la precisione, il locandiere. Rimasto prematuramente vedovo della moglie, si era ritrovato con sette figli maschi e un’unica bambina, l’ottava.

A dispetto di quello che si credeva, avere molti figli maschi era un’ottima cosa, ma bisogna capire che in una locanda sarebbe stato più produttivo avere con sé molte figlie femmine che attirassero i clienti

 

-          Potevano attirarli con la buona cucina, non svendendo un’innocente – borbottò sua sorella, moralista come sempre

La bambina – continuò imperterrito il maggiore – era la più piccola dei fratelli e con tante bocche da sfamare, spesso il cibo mancava così il locandiere aveva preso con sé le mogli dei maggiori e le aveva messe a servire ai tavoli mentre la più piccola si occupava soltanto di portare il vino in tavola. Poi, un giorno, un’idea lo colse: la piccola sarebbe stata una buona governante. Le governanti non dovevano essere belle o avvenenti, bastava che si limitassero a tenere le case pulite e facessero i mestieri. E chi poteva mai assumere una governante nelle vicinanze? Certo il giovane nobile zeppo di soldi che viveva nel castello sulla montagna. Si diceva che abitasse tutto solo e che ricevesse delle ospiti importanti senza l’adeguata presenza di una donna al castello.

Così, quella domenica, dopo la messa, si recò col carro fino all’ingresso del maniero e presentò la propria piccola al nobile rampollo, spiegandogli tutte le ragioni per cui avrebbe dovuto assumerla e i vantaggi che avrebbero potuto derivarne.

Il vampiro studiò brevemente la figuretta gracile della ragazza e propose un patto: avrebbe comprato sua figlia, ma a quel punto lei non gli sarebbe più appartenuta. Restio a dare via l’unica femmina che avesse e anche colei per cui la sua buona moglie aveva dato la vita, il locandiere si trovava in una situazione difficile, ma il ricordo dei suoi altri figli, delle loro mogli e dei bambini appena nati era sufficiente a rendergli le idee più chiare. Almeno la piccola sarebbe stata bene, a differenza di loro.

Ricacciando le lacrime per la partenza del padre, la piccola cominciò ad assumere servizio presso la bella casa del suo nuovo signore. Prevalentemente si trattava di tenere pulite le stanze degli ospiti, preparare i pasti e servire il tè alle signore che venivano in visita e, alcune volte, accompagnarle fino a casa col calesse e quello strano figuro che lo guidava e che serviva fedelmente il vampiro.

E se anche all’inizio non era il massimo della raffinatezza, il suo signore le aveva insegnato come migliorarsi, troppo perfezionista e aristocratico per tollerare qualcosa di grossolano.

Alla fine era un lavoro divertente, c’erano un sacco di cose da fare e poteva conoscere molto stando ad ascoltare dietro le porte le conversazioni delle giovani donne che spettegolavano o discutevano dell’ultima moda, del cappellino di questa e quella e del regalo che Tizio aveva fatto a Genoveffa per…

La cosa che, però, la stupiva senz’altro di più erano le ragazze… entravano carine e deliziose, colorite e allegre e ne uscivano spossate ed esauste, pallide come cenci e con quell’espressione ebete sul viso.

E il suo signore, dopo essere venuto a conoscenza dei suoi dubbi amletici, l’aveva pregata di rassettarle meglio che poteva prima di rispedirle a casa in modo che non sembrassero appena tornate da una cavalcata.

Ma perché tutto questo? Come mai? Cosa faceva loro il suo signore?

Ficcanasare non era la sua specialità, ma la curiosità l’aveva sempre presa più che i suoi fratelli e aveva un sacco di dubbi e domande.

Il suo signore pareva, invece, non preoccuparsi troppo della cosa, le sorrideva, alzava le spalle e andava a fumare quelle sigarette che teneva sulla scrivania con tanta cura.

Crescendo, però, cominciò a mettere seriamente insieme le idee. La gente pareva più serena del solito perché, nonostante le ragazze soffrissero di quella strana anemia delle loro antenate, non morivano come mosche, anzi, erano in salute e serene dopo qualche giorno dalla crisi.

Un giorno una delle tante ospiti arrivò al castello senza preavviso con una carrozza senza insegne e lei fu costretta a lasciare perdere i suoi lavori per dedicarsi anche a lei che, senza neppure aspettare di essere annunciata, si era lanciata a rotta di collo verso lo studio del padrone.

Passa un’ora e l’orologio del soggiorno battè l’ora del tè quindi la piccola sguattera decise che era giunto il momento per occuparsi di questi ospiti insistenti e tornare alle sue pulizie. Sistemò le stoviglie e i pasticcini sul vassoio e si diresse lungo il corridoio deserto, eppure più il si avvicinava e più sentiva qualcosa che non andava, lo percepiva nell’aria e il buonsenso le diceva di stare alla larga.

Fece qualche altro passo e l’atmosfera pareva farsi sempre più pesante, fuori il tempo era peggiorato di colpo e grossi nuvolosi neri si erano addensati sul castello mentre in lontananza i lupi ululavano e grossi uccelli neri si erano alzati in volo dal folto del bosco lì sotto.

Cercando di non fare troppo caso alle figure marmoree di gargoyle e streghe che adornavano la facciata e l’interno, proseguì il suo percorso.

Non le era mai sembrato che la strada che conduceva dai suoi appartamenti a quelli del signore fosse così lunga e tantomeno aveva sentito quelle fitte di terrore, come se al posto che in una stanza si stesse dirigendo al patibolo.

Ancora un passo, ancora uno e poi si ritrovò di fronte alla porta chiusa del grande salone del padrone.

Fece per bussare e portare il tè quando udì qualche strano suono concitato provenire dall’interno, suoni che non riusciva a distinguere nitidamente. Rimase qualche istante con l’orecchio teso contro il legno spesso chiedendosi cosa stesse accadendo dentro.

Poi, all’improvviso, un urlo terribile squarciò l’aria echeggiando tra le antiche pareti del maniero.

Senza pensarci due volte e facendo dissolvere la paura di poco prima, col cuore a mille spalancò l’uscio e si fermò sulla soglia allo spettacolo che aveva davanti.

Il vassoio sfuggì dalle mani e atterrò sul pavimento di legno mandando in frantumi il servizio.

Era… era qualcosa di indescrivibile… era qualcosa di mai visto.

Era qualcosa di TERRIBILE.

Era qualcosa che nessun umano dovrebbe vedere e forse neppure nessun essere magico.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ed eccoci al nostro sesto capitolo della storia.

So che le storie del terrore non sono proprio il mio forte e dubito anche che quelle che ho citato possano far paura a qualcuno più grande che un bambino… prendetelo come un racconto simbolico…

 

Dato che sono piuttosto di fretta, non posso soffermarvi a salutare uno per uno e ringraziarvi per le tantissime e bellissime recensioni che mi avete lasciato, siamo solo al quinto capitolo e ho già raggiunto quota 50! Non posso crederci, sono davvero lusingata di avere tanti lettori, spero che la mia storia non vi deluda… me lo auguro davvero.

 

Poi, per quanto riguarda Blaise: molti mi hanno chiesto quando comparirà, beh, lui arriverà assieme al Mahora e alle altre scuole, quindi ci vorrà ancora un po’, non è proprio un avvenimento prossimo, come ho detto questa storia rischia di finire un po’ più per le lunghe delle altre perché i personaggi che devo trattare sono tanti e nuovi e quindi mi servono un po’ di capitoli per parlare di loro…

 

Spero davvero che il chappy vi sia gradito, intanto vi ringrazio davvero tantissimo, siete un pubblico meraviglioso,

Grazie!!!

Nyssa

   
 
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