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Autore: Elizabeth_Keats    01/08/2008    3 recensioni
La vera storia di cosa successe alla Compagnia dell'Anello e ai suoi derivati... Premettendo che non tutto il merito va ai soliti noti, soprattutto quando c'è di mezzo un orsachiotto che darà del filo da torcere ai nostri eroi... P.S.:sentitissime scuse alla memoria del grande John Ronald Reuel Tolkien; che non si offenda troppo per la storpiatura della sua illustrissima opera. P.P.S:sono gratite le recensioni
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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html cap4 il signore degli orsetti

4.  Tra gli Elfi (ovvero: incatenatemi qui!!!!)

 

Finalmente, dopo tutte quelle avventure mirabolanti ed epiche, arrivarono a Gran Burrone, la fantastica città degli Elfi. Tutto quello che si presentò agli occhi degli Hobbit, dell’orsetto e dell’uomo quando furono giunti alla fine di una lunga, ampia e verdeggiante vallata, si può riassumere semplicemente con “stupendo” e “calorico”. Attorno a quelle piccole case di pan di zenzero con veranda in zucchero filato e piscina ad idromassaggio con dentro litri e litri di latte al cioccolato, scorreva un tumultuoso fiume di miele circondato da argini in pan di Spagna. Al posto dei ciottoli, le strade erano lastricate da caramelle gommose e confetti. Sugli alberi crescevano frutta candita e fiorellini di zucchero, mentre l’erba emanava un intenso profumo di menta piperita. Le case avevano il tetto in cioccolato, a volte bianco altre fondente, e le persiane in croccante biscotto. I vetri erano in gelatina e i muri erano intonacati con glassa di tutti i colori e gusti. Dalle botteghe davanti alle quali passarono si poteva gustare un invitante profumino di brioche, panettoni, pandori e altri dolci natalizi. Per le strade giravano, a cavallo di bianchi cavalli con la coda e la criniera in candido zucchero filato, bellissimi Elfi. Erano tra gli esseri più belli che Buck avesse mai visto: alti, slanciati, biondi (saranno sicuramente tinti, pensò), con gli occhi azzurri (lenti a contatto colorate), i lineamenti affilati, le orecchie a punta e un portamento dei più regali, mentre si aggiravano tra lampioni in liquirizia e cespugli di bignè. Anche la loro camminata era leggera e nobile come l’aurea d’eleganza che si portavano dietro; ma, secondo il modesto parere di Buck, quei magnifici esseri immortali sculettavano un po’ troppo. Infine, i suoi dubbi riguardo ad una loro certa “particolare” affinità furono confermati quando scorse, al di là di una siepe di una casa di torrone e meringhe, sotto un gazebo di zucchero filato, due cari sposini che “stranamente” parevano appartenere allo stesso sesso, mentre si scambiavano anelli di liquirizia e un bacio appassionato davanti a quello che doveva essere un prete vestito da Elvis. Gay, tutti gay: avrebbe dovuto immaginarlo. Ma, dopo un po’, anche quelle creature a dir poco perfette persero la loro attrattiva verso i sei viandanti, a differenza di tutta quella roba da mangiare che scorreva davanti ai loro occhi, ognuna più invitante e golosa dell’altra.

«Signor Frodo…» disse ad un certo punto Sam con la bava alla bocca, appena ebbero sorpassato una sontuosa villa guarnita con panna e ciliegine candite. «Credo che non resisterò con tutte queste prelibatezze sotto gli occhi. Che dite, mi arrestano se do una sgranocchiatina qua e là?».

«Non lo so, Sam. Che cosa faresti tu se vedessi uno che ti sta mangiando la casa?».

Appena furono entrati in quella dolce cittadina, Aragorn li condusse subito verso la casa di Elrond, il re di tutti gli Elfi di Gran Burrone. La sua era la casa più grande e più bella di tutte. I pavimenti erano tutti dei mosaici fatti con confetti colorati, mentre nei cortili interni zampillavano splendide fontane di aranciata e Coca-Cola. Nell’ambiente aleggiava uno squisito profumo di zucchero e frutta candita, mentre tutti i muri e tutte le colonne erano ricoperti di cioccolato al latte.

Elrond era un vecchio Elfo, anche se per il suo popolo immortale la vecchiaia non significava nulla. I suoi capelli erano color caramello e i suoi vestiti color carta di caramella sapevano di vaniglia e latte di mandorle. Al collo portava un grosso amuleto d’oro raffigurante lo stemma di Gran Burrone: un cannolo siciliano. Fu molto accogliente con loro e li fece subito accomodare in apposite stanze preparate in vista del loro arrivo, dicendo che, tra poco, sarebbero arrivati anche tutti gli altri capi degli Elfi, dei Nani e degli Uomini che avrebbero partecipato all’importante consiglio che si sarebbe tenuto tra poco. Anche Gandalf era atteso e aveva appena telefonato dicendo che avrebbe fatto tardi a causa di un guasto che aveva avuto l’Intercity sul quale viaggiava.

Così, subito gli Hobbit si accomodarono nelle loro confortevoli e zuccherate stanze, mentre Aragorn saliva di corsa ai piani superiori, seguito dallo sguardo arcigno di Elrond. In seguito Buck avrebbe presto scoperto il perché di tanta frenesia: infatti, Aragorn era già molto tempo che faceva la corte alla figlia del vecchio Elfo, Arwen, eletta per cinque anni consecutivi miss caramella alla menta (e non certo per merito suo…). Comunque, al momento a Buck, come forse anche agli altri, non è che importassero molto le faccende sentimentali dell’eroe e di sicuro avrebbe preferito immergersi fino alle orecchie in una vasca di champagne e sgranocchiare quintali di biscotti allo zenzero e caramelle gommose.

Ed è proprio ciò che fece nei giorni seguenti. Passava tutto il tempo sdraiato su un comodissimo cuscinone di piume ad ingozzarsi di dolci fino a scoppiare. Faceva innumerevoli tuffi nella piscina ad idromassaggio con funzione relax (come la sua vecchia e cara poltrona!) di Elrond e non tardò a guadagnarsi la compagnia di graziose fanciulle elfiche, che non chiedevano di meglio che poterlo accudire, imboccare e fargli il solletico sulla pancia imbottita. Insomma, i pochi giorni che passò in quel luogo furono quelli più felici della sua vita e talmente spensierati da fargli dimenticare completamente tutte le preoccupazioni che si acquattavano nell’ombra al di fuori di quel piccolo paradiso felice, tra cui anche l’importantissima questione dell’Anello. I Nazculi, gli Orchetti, il perfido Sauron e il Monte Fato a Mordor appartenevano ormai a un passato lontano ed oscuro. Solo allora gli si apriva davanti la vera vita, quella interamente dedicata allo spasso.

E mentre Buck faceva di tutto pur di dimenticare la ragione per cui era stato strappato alla sua tranquilla caverna Hobbit e trascinato fin lì, Frodo e compagni, quando non si occupavano di faccende burocratiche come visti, passaporti, eccetera, esploravano quel gioiello di Gran Burrone, visitando tutti i luoghi di maggior interesse artistico. E in quelle loro tranquille passeggiate, incontrarono Bilbo, l’amato zio di Frodo, al momento ingrassato di una decina di chili, che si era trasferito in quell’appartata oasi della serenità già da un pezzo. Come raccontò loro, passava le sue giornate a leggere testi antichi e a sgranocchiare croissant alla crema. Anche gli Hobbit ebbero molto da raccontare, tralasciando, naturalmente, il particolare del cesso pubblico.

Finché anche il giorno del consiglio, l’ultimo del loro soggiorno a Gran Burrone, arrivò prima del previsto. Capi e re provenienti da ogni punto cardinale era giunti fin lì, a Gran Burrone, la città delle frittelle, per partecipare a quell’importantissimo summit per decidere che fare dell’Anello. Frodo e compagni, tra cui Aragorn e Gandalf, naturalmente parteciparono alla riunione, che si prolungò per tutto il giorno, da mane a sera. Buck, invece… eh, Buck naturalmente non poteva certo sentir parlare di cose importanti, perciò non poté fare a meno di fare quel che aveva fatto tutti gli altri giorni: oziare. Ma si dà il caso che, mentre vagabondava per la casa di Elrond con quelle due simpaticissime e bellissime fanciulle dal riso d’argento, passò proprio di fianco alla stanza dove tutti quei nomi sottotitolati stava discutendo animatamente e non poté fare a meno di origliare un breve stralcio della conversazione.

«Non possiamo dunque far altro che questo» stava dicendo una voce in cui Buck riconobbe quella di Gandalf. «L’Anello va assolutamente distrutto, e subito, anche!».

«Gandalf ha perfettamente ragione, cari amici miei» intervenne una seconda voce, quella di Elrond. «Anche perché, come ci hanno appena testimoniato i nostri ospiti qui, i due regni di Gondor e Rohan non potranno resistere ancora a lungo all’oscurità che si espande sempre più velocemente da Mordor».

«Io e i miei compagni siamo pronti a portare a compimento il nostro compito, signore. Anche se sappiamo bene che non ci pagherete un bel niente di straordinari!» disse Frodo e Sam, Merry, Pipino e pure Aragorn borbottarono qualcosa in segno d’assenso.

«Permesso accordato! In cambio, però, vi daremo qualche buono sconto per delle sedute terapeutiche alle terme di cioccolato di Gran Burrone, per ringraziarvi della vostra gentile offerta» disse Elrond.

Intanto, fuori dalla porta, Buck, che origliava attraverso il buco della serratura, represse l’istinto animalesco di buttar giù la porta, fare irruzione nella stanza e fregarsi quegli alettanti buoni sconto.

«Ma avrete sicuramente bisogno di qualcuno che vi aiuti e che vi protegga, visto che il percorso verso il Monte Fato si fa sempre più impervio» intervenne una voce sconosciuta e leggera come una brezza.

A queste parole seguì subito un gran chiasso, che alla fine fu interrotto da qualcosa che batteva sulla superficie dura di un tavolo e dalla voce di Gandalf che intimava ai presenti: «Silenzio! Per l’amor del cielo, silenzio! In seguito sceglieremo noi le persone più adatte a prender parte a una missione del genere. Ora credo che sia più importante decidere la strada che dovremo seguire per arrivare a Mordor…».

Per qualche minuto Buck non udì altro che un basso brusio, poi alla fine Gandalf riprese la parola: «Sì, credo proprio che l’unica strada percorribile sia quella di Moria, anche se non è certo quella più sicura».

«Ma è una follia!» esclamarono parecchie voci, seguite da una lunga serie di proteste e parolacce.

«Basta, non credo sia il caso di opporsi alla decisione del consiglio!» urlò Elrond e tutti tacquero. «Anche perché non abbiamo nessun’altra alternativa. E sia, quindi! Moria attende la Compagnia dell’Anello!».

E, mentre tutti all’interno alla fine si arresero ad esultare per la conclusione del consiglio, Buck, con ancora l’orecchio attaccato alla serratura, con un punto interrogativo che traspariva nella sua espressione, si ritrovò a pensare: “Moria?”.


 

Ok, ok, non è molto lungo come capitolo, anche perchè diciamo che questa è una parte di "passaggio".

Thanks to:

LilFairy: un fan club per Buck?!? No, ma è troppo! Grazie mille, ti amoooooooo!!! Be', sono felice che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Per quanto riguarda la redazione del "Gazzettino Tombale"... mmm... direi che ci sono parecchi elementi particolari e, naturalmente, tutti di parte, guarda caso quella si Sauron e compagni (un po' come l'Unità per la Sinistra, diciamo)... ti risparmio l'elenco di tutti i giornalisti e colaboratori: potresti rimanere traumatizzata! Per il resto... sì, i Nazculi combattono con i battipanni, visto che al momento di grana ne gira poca nelle loro tasche XD Infine *rullo di tamburi* arrivano gli Elfi!!!!! Visto? Così potrai sfogare ancora di più la tua fantasia ora :] We see soon, honey! <3<3<3

Ceci Princessofbooks: Graziegrazigraziegraziegraziegraziegraziegraziegrazie ancora!!!! Be', per leggere il prossimo capitolo ti consiglio di non andare in un internet point e di sbragarti dalle risate quanto vuoi. Mi fa piacere sentirmi dire che sono riuscita a far ridere qualcuno, anche perchè credo che di questi tempi tutti ridano un po' troppo poco (me compresa). Grazie mille anche per tutti gli altri complimenti: così almeno so di sapere scrivere decentemente, no? Aggiornerò il più presto possibile, promesso! <3<3<3

  
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