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Autore: FrancyBorsari99    23/05/2014    1 recensioni
Amber ha vissuto i quindici anni della sua vita cercando un posto adatto a lei, ma ovunque sia stata non si è mai sentita a casa, ben accetta, è una reietta respinta da entrambe le ali della sua famiglia: da parte paterna è uno Shinigami, un Dio della Morte, da parte della madre sarebbe stata l'ente di una setta di Alchimisti, se il capocongrega non l'avesse cacciata.
Finchè un giorno, dal mondo degli Shinigami, non intravede sulla terra un posto strano, che sembra ospitare gente dal sangue misto e semidivino: il Campo Mezzosangue.
Forse, questa è l'unica possibilità che le resta per riscattare un passato da esiliata e annientare i fantasmi che la tormentano. E poi c'è Leo.
Lo strano meccanico sempre sorridente, ma nei cui occhi Amber riesce a vedere le ombre.
Chissà che non le sconfiggano insieme...
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hazel Levesque, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LEO

Non sono assolutamente certo che Amber sia davvero andata nel mondo degli Shinigami, ma faccio finta di crederle. Prima o poi farò delle ricerche, nonostante sia qui da un mese la conosco fin troppo bene, e so che ha in mente qualcosa.


Oggi è una giornata abbastanza soleggiata, fresca, tutti sono fuori a godersi il pomeriggio al lago... insomma, l'ideale da passare all'aperto... se non sei Leo Valdez.
Nella penombra dell'officina del Bunker 9 la testa di Festus è illuminata dalla lampada, e io e lo Shinigami stiamo per metterci a lavorare.
La sfera di Archimede ronza al mio fianco, alcune luci lampeggiano e le sue sfere concentriche girano freneticamente producendo sottili clangori. Sono nervoso, se tutto va bene riuscirò ad aggiustare il mio amico, e se riuscissi a rimediare anche il resto del corpo potrei volare sull'Olimpo a prendere a calci una certa dea di mia conoscenza che da brava rompiscatole ha combinato il finimondo nella mia vita generazioni prima che nascessi.
Voglio dire, ci sono riuscito con Gea, non sarà certo una regina sclerotica a fermare me e il mio drago.
Apro con il cacciavite lo sportellino dietro la testa di Festus e, con dita tremanti, estraggo il disco di controllo. Già la situazione non era un granché, in più con l'ultimo viaggio le cose si sono fatte tragiche. Più del settanta per cento dei circuiti sono irrecuperabili, il chip che controllava i movimenti e le reazioni agli stimoli esterni è in parte fuso, il rivestimento metallico esterno è scheggiato ed ammaccato... mi verrebbe da piangere, dovrei essere anche un chirurgo per sistemare queste cose.
Ma sono determinato ad aggiustarlo, e non mi tirerò certamente indietro adesso che sono arrivato fin qui, non ho messo a tappeto tre Fantasmi assassini per avere le sfere e riportato la pellaccia a casa dopo aver distrutto Gea solo per arrendermi ora.
Amber al mio fianco mi fa un cenno, e cominciamo a lavorare.


La prima cosa che facciamo è sbarazzarci dei circuiti irrecuperabili: tentare di aggiustare quelli, oltre che impossibile, mi fa anche correre il rischio che le prestazioni future di Festus possano risentirne, ed è l'ultimo problema con cui voglio avere a che fare.
Amber trasmuta dei prototipi in plastica e zinco in altri di alluminio, più conduttivo, e bronzo celeste, l'ideale per amichevoli draghi meccanici.
Tre ore dopo siamo riusciti ad installarne circa la metà, facciamo una breve pausa e riprendiamo subito ad un ritmo serrato, che ci consente di finire questa parte del lavoro entro le nove di sera. Non ci fermiamo nemmeno per mangiare. Di tanto Jason o Piper si fanno vivi per vedere se va tutto bene, ma ogni volta ci trovano a trafficare con fili del diametro della bava da pesca e con la tensione alle stelle, perció preferiscono lasciarci alle nostre grane.
Verso le sei del mattino dopo (non chiedetemi come siamo ancora in piedi), abbiamo quasi finito il chip.
La Sfera continua a ronzare e a risuonare dei suoi click, mentre alimenta le frequenze dell'energia elettrica come una macchina per l'elettroshock.
Con un gesto teatrale, premo un paio di bottoni che un'ora fa avevo scambiato per caramelle dalla stanchezza e sistemo sulla piattaforma rotonda l'ultimo pezzo.
Mi abbandono sulla sedia, e Amber fa lo stesso accanto a me. Non mi dispiace ammetterlo, se non fosse stato per lei non so se ce l'avrei fatta in appena quattordici ore e mezza.
“Ci siamo quasi...” mi fa notare, con la testa che le ricade ciondoloni sulla spalla.
Anche io sto letteralmente per crollare.
In vita mia ho lavorato a dei progetti anche per una giornata intera, ma stavolta è diverso: questo è stato una faccenda di nanotecnologia, un campo in cui mano ferma, precisione e costanza giocano una partita difficile. Mi fanno male le tempie e le orbite per tutte le ore passate senza chiudere le palpebre e ad aggrottare la fronte, ancora mi sembra di vedere le file di microscopici numeri che abbiamo dovuto inserire dal computer al chip, i sottilissimi circuiti installati uno ad uno... mi si incrociano gli occhi dalla stanchezza e mi tremano le mani, credo che se non mi addormenterò per lo sfinimento avrò una crisi di iperattività con i controfiocchi... Insomma, siate comprensivi, in un campo di ragazzi dislessici ed iperattivi sono il caso piu grave, e quindici ore passate a fare assemblamenti meticolosi come questi mi hanno messo a dura prova!
Alla fine il sonno ha decisamente la meglio, sento il mio corpo scivolare lentamente in un torpore denso e vischioso come miele, le palpebre mi si chiudono e l'ultima cosa che vedo è il soffitto dell'officina illuminata a giorno... e sento la voce di Amber che mi implora di non addormentarmi.


Nel sogno sono su Ogygia, lo so perchè vedo le mie mani lavorare al timone digitale per la zattera con cui progettiamo di scappare entrambi da qui.
Sento la sua presenza al mio fianco, vorrei voltarmi e baciarla, ma quando alzo lo sguardo scopro che c'è qualcosa che non va, qualcosa di sconcertante: la sua immagine trema e vibra ad intermittenze irregolari come un ologramma mal programmato e, dopo un paio di allarmanti lampeggi, la figura di Calypso si trasforma in quella più bassa ed alata di Amber, e viceversa, Amber trema e perde solidità, tornando di nuovo Calypso. Nel sonno, comincio a pregare Ipno per avere una dormita tranquilla una sola volta in tutta la mia vita.


Quando apro gli occhi mi scopro sdraiato su un tavolo da lavoro nella sala adiacente a quella dove ho lavorato sulla testa di Festus.
L'orologio da parete segna le otto di sera.
Mi alzo a fatica, ho la schiena un po' indolenzita ma quelle dodici ore di sonno mi hanno rimesso a nuovo, e sono pronto a proseguire il progetto, sempre che anche Amber lo sia.
Peccato che abbia già finito da sola.
Sul ripiano cosparso di attrezzi, chiavi inglesi, pinze, molle e bulloni, lo Shinigami ha appoggiato la testa e le braccia, abbandonando il resto del corpo sulla sedia.
Il disco di controllo è a qualche centimetro dalla sua mano sinistra, adagiato con cura sopra ad uno schizzo fatto a matita ed abbastanza frettolosamente.
Mi avvicino e prendo in mano il disco. È assolutamente perfetto, il metallo levigato e liscio, le viti ben strette e il fascio di circuiti custodito prudentemente dentro a quell'involucro inscalfibile. Me lo rigiro fra le dita alla ricerca di errori e imperfezioni, ma quando non ne trovo vorrei solo svegliarla e ringraziarla per quello che sta facendo per me.
Do una sbirciata allo schemino: è uno schizzo della stratificazione del disco.
Uno strato di oro imperiale, uno di bronzo celeste per proteggere la magia che lo alimenta dai mostri all'esterno. Più all'interno ce n'è uno sottile di rame, uno d'ottone ed infine uno di cristallo e uno di titanio, per renderlo assolutamente indistruttibile.
Ingegnoso, realizzo. Calcolato, decisamente furbo, una mossa astuta.
Ed è esattamente quello che avrei fatto io.
Mi chiedo solo quanto sforzo le ci sia voluto per trasformare tutti questi materiali e mi sento un po' in colpa per aver dormito come un sasso mentre lei lavorava.
Poso delicatamente il disco per non svegliarla (altrimenti proverei anche a lanciarlo per terra, nelle migliore delle ipotesi si creperebbe il pavimento), e do una veloce pulita al tavolo.
Dopodiché mi rimbocco le maniche e, con meno sforzo di quello pensavo mi ci volesse, sollevo il suo corpo minuto e lo porto nell'altra stanza, dove la stendo sul tavolo con la sua giacca ripiegata sotto la testa a mo' di cuscino.
Le ali sono molto grandi, e non stanno nel tavolo, così uso due carrelli per sostenerle e, senza alcun pudore, inizio a studiarle.
Davvero, non posso trattenermi, prendo misure e calcolo l'ampiezza, faccio una stima del peso e della pressione dell'aria che basterebbe per sollevare l'intero corpo.
Sono un congegno complesso ed affascinante, da un'apertura massima di quasi cinque metri ed una pelle forte e robusta, ma sottile e che lascia visibili i raggi della lampada se stesa completamente. 
Le creste membranose sui gomiti rendono il suo intero corpo più aereodinamico.
I muscoli lungo le ossa si inspessiscono e diventano più vigorosi all'attaccatura dove, per discrezione, non vado ad indagare, la curva della struttura elegante e sinuosa... la prima volta che le ho viste mi erano sembrate le classiche ali stile Satana, ma ora che le studio con serietà e dedizione hanno un fascino magnetico che distoglie la mia attenzione da qualsiasi altra cosa, e non mi accorgo che Amber si è svegliata da più di mezz'ora e mi sta fissando lavorare.
Quando me ne rendo conto mi fermo e mi sento arrossire. Cerco di trattenere i miei poteri ma le mie mani stanno per mettersi a fumare.
“Biongiorno.” fa lei, sorridendo. Cavoli, quanto è bella.
“Ehm... in realtà sono le nove di sera, ma se ti suona meglio dire così...”
“Pfft, allora buonasera!”
“Ecco, già meglio.” I nostri occhi si incontrano per un secondo. Sento come un tumulto in gola, il cuore mi è schizzato verso l'alto e mi sta bloccando la respirazione.
Per gli Dei, perchè caspita mi fanno quest'effetto?!
“Da quanto tempo ci stai lavorando sopra?” chiede, appoggiando la testa sulla giacca.
“Un'oretta circa... a proposito, hai fatto un lavoro eccezionale con il rivestimento del disco... davvero perfetto.” la sento tirare un sospiro di sollievo.
“meno male che ti piace, credevo di averci messo troppi strati. “ chiude gli occhi.
“E delle mie ali? Che te ne pare?”
Resto in silenzio per un attimo, scribacchio -in greco antico- l'ultima nota sul blocco e alzo lo sguardo su di lei.
“Mi ricordano una delle macchine progettate da Leonardo Da Vinci, sono meravigliose...” mi fermo prima di aggiungere altro... o di prendere fuoco. “E ho finito di studiarle. Ho preso abbastanza note per poter fare una riproduzione per un certo drago di mia conoscenza.” sorrido soddisfatto.
Amber ha ancora gli occhi chiusi.
Mi avvicino e schiocco le dita a un paio di centimetri dal suo naso.
Lei apre gli occhi di scatto gli occhi.
“Allora... Pensi di alzarti ed aiutarmi a sistemare o resti qui a non fare assolutamente nulla?” chiedo beffardo.
Lei ridacchia. "La mia idea era di uscire da qui e prendere una boccata d'aria, ma se proprio non sai fare a meno di me..."
Non so quale forza mi stia guidando (spero solo non un altro Eldonion) e accosto il mio viso al suo.
"Oltre che a campionessa di Nascondino sei anche un'imdovina, ora? Spiacente, ma ormai sei la mia ombra. " dico, forse sottolineando troppo la parola 'mia'.
Lei arrossisce violentemente. Forse perchè è molto vicina... o meglio, io sono vicino a lei. Posso contarle le lentiggini sul viso... e garantisco che non stanno sulle dita di una mano.
Sento il cuore galoppare a mille, tanto che ho paura possa sentirlo anche lei. Ecco, è sempre più vicina, i suoi occhi sono talmente neri che potrebbero trascinarmi in un sbisso nero senza fondo mentre il suo respiro si fonde con il mio...
"Leo! Avete finito?!"
Piper.
Faccio in tempo a fare un balzo all'indietro e a crollare su una sedia nel momento in cui la figlia di Afrodite entra.
"Si, abbiamo completato l'opera" dice Amber. Io mi sento la testa girare, e preferisco rimanere zitto.
Piper ha una faccia turbata.
"Meglio così." Dice.
"C'è una cosa che dovete vedere."


Cinque parole: I ship them so HAAARD
AHAHAHAAHAHAHAHAHA che dire, questa FF mi sta davvero prendendo, mi scuso solo per il casino del capitolo precedente e vi chiedo una piccola recensione

Bacioni a tuttiiiiii
  
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