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Autore: Layla    23/05/2014    1 recensioni
Lui sta per sedersi a un tavolo quando la porta si apre violentemente e due rapinatori entrano nel locale puntando la pistola su di noi.
“Consegnaci l’incasso!”
Mi urlano, io corro al ricevitore di cassa, prelevo i soldi e schiaccio l’allarme, poi consegno tutto ai banditi che iniziano a far passare i clienti.
Arrivati a Tom lui si rifiuta di collaborare e tenta di disarmare uno di loro.
È questioni di attimi, il rapinatore – troppo teso ed eccitato, forse un eroinomane – perde il controllo e gli spara. L’altro impreca e lo trascina via, lasciando Tom steso a terra.
Dovrei aspettare l’ambulanza, ma i miei piedi si muovono da soli e con un unico movimento mi inginocchio accanto a lui e gli premo la mano dove è stato colpito.
Mi concentro e una leggera luce scaturisce dalla mia mano, fortunatamente nessuno lo nota e io continuo fino a quando non sento tutti i tessuti e gli organi tornare normali e la pallottola svanire completamente.
Genere: Generale, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
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19)Pupazzi di neve.

 

Sabato arriva fin troppo presto per i miei gusti.
Sono molto curiosa di vedere cosa combinerà, allo stesso tempo dovrò fare un certo discorso imbarazzante con mia madre.
Decido di affrontarlo subito dopo pranzo, via il dente, via il dolore.
“Mamma, posso parlarti?”
“Certo, tesoro.”
“Forse è meglio che andiamo in camera mia.”
Lei annuisce e trotta dietro di me, che sono sulle spine e sudo freddo, nonostante sia maggiorenne.
“Dimmi, cara.”
Io mi siedo sul letto.
“Mamma, senti non è un discorso facile da fare per una figlia, ma devo farlo.
Stasera Tom mi ha invitata da lui e rimarrò anche a dormire e sai cosa significa questo. Volevo che lo sapessi e che sapessi che ci comporteremo in modo responsabile.”
Lei sospira.
“Non è facile nemmeno per una madre, sai?
Per me sei sempre la bambina piccola che aveva sempre bisogno di me, ma ora sei diventata una donna e spero che tu abbia scelto bene a chi donare la tua verginità.
La prima volta è importante e non va sprecata e sono felice che tu abbia deciso di aspettare così tanto e di avvisarmi prima.
Cerca di prendere le dovute precauzione.”
Io arrossisco e annuisco.
“Le prenderemo.”
Lei lascia la mia stanza e mi sento immediatamente meglio, forse perché l’incombenza è stata sbrigata e non si è rivelata così terribile.
Adesso devo solo sistemarmi e non sarà un’impresa facile, mi faccio una doccia, mi faccio la ceretta e poi guardo la mia immagine allo specchio: passabile.
Intanto si sono fatte le sette ed è meglio che inizi a vestirmi, al piano di sotto la mia famiglia si sta mettendo a tavola.
Cosa posso mettermi?
Decido di mettermi delle calze a rete, una mini a fantasia scozzese, una maglia nera con un teschio piena di spille da balia e una felpa.
Con pazienza mi stiro i miei capelli azzurri e mi trucco di nero, metto un po’ di profumo, prendo fiato e scendo.
Con aria indifferente metto la mia giacca di pelle e gli anfibi, saluto la mia famiglia e prendo la borsa. Ho il cuore che mi batte a tremila, ho paura che mi esca dal petto e non sarebbe il caso.
Sto per andare a fare l’amore con il mio ragazzo e si presuppone che io sia viva e non morta, sarebbe strano.
Che pensieri assurdi, mi dico mentre salgo in macchina e rabbrividisco per il vento freddo di novembre.
Le foglie cadono dagli alberi creando tappeti rossi, gialli e arancioni sui marciapiedi, l’autunno nono è male come stagione e visto come punge il vento forse quest’anno a Natale avremo la neve.
Sarebbe un sogno.
Guido tranquilla fino alla casa di Tom, non appena ho parcheggiato fuori dalla villetta inizio a tremare, forse per il vento, forse per le residue zucche di Halloween che ora mi sembrano spettrali, forse per l’emozione o l’impressione di essere spiata.
Fatto sta che suono subito a casa di Tom e lui viene ad aprirmi subito, indossa i suoi soliti pantaloni cachi larghissimi, una maglia dei blink e una felpa dell’Adidas aperta.
“Wow, stai benissimo!”
“Ma ho freddo.”
Lui annuisce.
“Accendo il camino, allora.
Tu mettiti comoda”
Io annuisco, attacco la giacca di pelle all’attaccapanni e vado in salotto, mi siedo sul divano e guardo Tom darsi da fare con la legna per accendere il benedetto camino.
Finalmente ce la fa e mi sorride raggiante.
Si siede accanto a me e mi passa un braccio attorno alle spalle.
“Va tutto bene, tranquilla.”
Io annuisco e mi godo il contatto, complice il calore che esce dal camino un po’ della mia tensione si scioglie.
“Ah, mi sento meglio.”
“Sono felice, anche perché devi assaggiare la mia cucina!”
Io annuisco un po’ preoccupata.
“Potresti preparare la tavola, Chia?”
“Sì, certo.”
Mi indica dove trovare le cose e io preparo diligentemente la tavola per due persone, devo metterci anche qualche tocco romantico?
Mentre rifletto sulla questione, Tom arriva con una teglia di lasagne – che sembrano preriscaldate –  che emanano un buon profumo.
“Woah!”
“Ovviamente quello che hai visto non uscirà da questa casa.”
“Ovviamente!”
Ci sediamo e Tom divide le porzioni, ne mangiamo due abbondanti.
“Ah, che buone.”
“Adesso ci sono le cotolette e poi il dolce.”
A me brillano gli occhi, mi piace che il mio ragazzo cucini per me.
Le cotolette sono un po’ bruciacchiate, ma sono buone lo stesso, per un principiante non sono affatto male.
“Buone anche queste, Tom.
Te la cavi in cucina!”
“Grazie. Per dolce mi sono fatto mandare una crostata dalla pasticceria più vicina.”
Io sorrido e appoggio una mano sulla sua, lui la stringe immediatamente.
“Non fa niente, è stata una bella cena lo stesso.”
Lui si alza e porta la crostata, è alle fragole con la panna, e taglia due porzioni abbondanti, che spariscono immediatamente.
Rigoverniamo insieme la cucina e poi Tom inserisce la cassetta di un horror nel videoregistratore, io mi avvolgo nella coperta. Poco dopo mi raggiunge e siamo in due abbracciati sotto la coperta, mentre parte il film.
Ora sì che sto bene, spero solo che il film non sia tanto sanguinolento, lo splatter mi ha sempre fatto un po’ impressione. E se anche fosse splatter avrei una buona scusa per stare attaccata come una cozza a Tom.
Lo guardo per un po’, poi finisco per nascondere la faccia nell’incavo della spalla di Tom per la maggior parte del tempo, solo alla fine lui mi scuote delicatamente.
“Ehi, piccola. È finito, puoi tornare nel mondo reale.”
Io tiro un plateale sospiro di sollievo, poi mi alzo e pesco il pacchetto di sigarette dalla borsa, mi metto la giacca di pelle e insieme a Tom esco a fumare sul portico dei DeLonge.
Qualcosa di bianco e piccolo sta scendendo dal cielo.
“Tom! Sta nevicando!”
Urlo felice.
“Perfetto! È esattamente il tempo giusto per stare  a letto, al calduccio!”
Mi fa ammiccante, io arrossisco come un pomodoro.
Riuscirò a fare qualcosa così tesa?
Inspiro una boccata della mia sigaretta, Tom mi abbraccia da dietro, ogni tanto mi ruba dei tiri ogni tanto mi lascia dei lievissimi baci sul collo che mi danno i brividi.
E siamo solo all’inizio.
 

Dopo aver guardato il film e giocato a carte in un atmosfera sempre più carica di tensione, Tom decide di andare a letto, io lo seguo.
La sua stanza è abbastanza caotica, c’è una finestra che dà sul giardino, una scrivania ingombra di carta – alcuni sono compiti, altri testi o spartiti di canzoni –  alcuni ripiani con dei libri e dei fumetti e uno stereo con annesso porta cd, in un angolo una chitarra classica piena di scritte come “Fuck”, “Cock”,  una chitarra elettrica rossa piena di adesivi. un letto a due piazze con un bel piumone verde alieno e un armadio. Le pareti sono tappezzati da posters sugli alieni, sui Descendent e qualcosa sui blink.
È una camera che mi piace, piena di personalità.
“Bella!”
Esclamo sedendomi alla sedia della scrivania, lui si siede sul letto.
“Sono contento che ti piaccia.”
Mi guarda in modo strano, ipnotico, e io lascio perdere la sedia per sedermi accanto a lui e appoggiare la mia testa sulle sue spalle, lasciando che un suo braccio avvolga le mie.
“Sei così bella e così fuori da ogni criterio che non so come comportarmi.”
Mi dice con una voce lontana.
“Non voglio farti del male o scoparti come una delle tante, ma non so come fare.”
“Io…”
Deglutisco rumorosamente.
“Io credo che sarà il tuo corpo a guidarti e a farti capire come fare.”
“Hai ragione.”
Si volta verso di me, mi guarda con i suoi occhi castani così intensi e mi bacia con dolcezza, senza fretta, io rispondo adeguandomi piacevolmente al suo ritmo. Mi sembra di essere più vicina a lui ogni minuto che passa, forse per i brividi, forse per i piccoli flash back che vedo.
Una mia mano si alza e accarezza il suo volto, lui sovrappone la sua per sentire meglio la mia carezza.
“Ti amo!”
Sussurra al mio orecchio prima di baciarmi in un modo più passionale, adesso le nostre lingue combattono e siamo presto in carenza di fiato, ma non importa, giusto il tempo di riprendere fiato e il bacio continua fino a diventare profondo.
Io mi siedo su di lui e dalla mia posizione sento che anche solo questi baci hanno scatenato reazioni lì sotto. Non importa continuiamo, sento le sue mani che si spostano dai miei capelli a sotto la maglietta e mi accarezzano i fianchi e tutta la pelle nuda che riescono a trovare.
Io gemo, lui con gentilezza mi toglie la felpa e la maglia e poi si ferma un attimo a guardarmi: i suoi occhi sono liquidi per il desiderio.
Io gli do un piccolo bacio sulla punta del naso e gli tolgo impacciata la maglia dei blink, lasciandolo a torso nudo, come se fossi in una sorta di trance gli accarezzo i pettorali e poi seguo il contorno del tatuaggio dello skyline di San Diego con un dito: lo sento fremere sotto di me.
Finito questo momento quasi magico, lui torna a baciarmi, poi scende a piccoli baci sulla mascella e sul collo, dove mi lascia un succhiotto.
“Tom!”
Gemo io in preda al piacere e alle visioni.
Lui si stacca e questa volta sono io che torno a baciarlo e a baciargli la mascella e il collo, le mie mani volano sui suoi muscoli, le sue giocano con l’elastico del mio reggiseno, lo tirano  e poi lo lasciano andare.
Decido che questo giochetto è durato fin troppo e – seppur impacciata – mi tolgo il reggiseno, Tom sorride e mi fa sdraiare, mi raggiunge immediatamente dedicando delle attenzioni ai miei seni che nessuno aveva mai fatto: li bacia, li lecca, li mordicchia.
Io gemo sempre più forte e  viaggio nella sua mente in un modo sempre più frenetico, chissà lui cosa vede?
Con dolcezza mi sfila gonna e calze e poi mi accarezza da sopra le mutande.
“Se non vuoi fermami.”
“Vai avanti!”
Dico con voce rauca per il piacere, lui sorride, mi dà un piccolo bacio sulla fronte e si toglie i pantaloni, poi torna su di me.
“Adesso farò una cosa, fermami se non ti piace.”
Piano piano mi abbassa le mutande e inserisce un dito là, aspetta un attimo e inizia a muoverlo con abilità.
“Va bene?”
“Va bene.”
Rispondo io con voce roca, sto gemendo e mugugnando troppo e quando lui inserisce un secondo dito quasi urlo di piacere. Lentamente mi porta all’orgasmo solo con le dita, ora so perché lo chiamano Hot Pants. È riuscito a farmi vedere le stelle anche senza connessione, per un minuto o due sono beatamente disconnessa dal pianeta Terra.
Torno in me solo quando sento qualcosa premere sulla mia coscia, Tom ha approfittato di questi minuti per mettersi un preservativo.
“Sei pronta?”
Io annuisco, ancora più stordita.
Entra in me con delicatezza e aumenta la forza e la lunghezza delle spinte gradatamente, in modo che io non soffra. Quando smetto di essere vergine per un attimo sento dolore, ma passa in secondo piano rispetto al piacere che sto provando.
Io gli graffio la schiena, lui seppellisce la testa tra le mie tette, entrambi siamo sudati e ansanti, gemiamo, sospiriamo e lasciamo che i nostri corpi parlino per noi.
Spinta dopo spinta arrivo al secondo orgasmo e questa volta – prima delle stelle – vedo il piccolo Tom dentro la pancia di sua madre.
È stato meraviglioso.
Lui dopo essere venuto è crollato su di me, mi è venuto spontaneo avvolgerlo in un abbraccio e baciargli i capelli dolcemente, lui invece mi accarezza piano i fianchi.
“Com’è stato?”
Mi chiede.
“Bellissimo, non potevo chiedere di più. Credimi.”
Lo sento sorridere contro la mia clavicola, è bello stare così, ma non può durare per sempre visto che Tom si deve alzare per togliersi il preservativo e già che c’è dà un’occhiata fuori dalla finestra.
“Oh, Chia! Vieni!”
Io mi metto addosso la sua maglietta e mi metto accanto a lui che mi mostra orgogliosamente il giardino imbiancato e la neve che cade ancora.
“Tom facciamo un pupazzo di neve?”
“Perché no?”
Si rimette i pantaloni, ne cerca un paio per me e si mette un’altra maglia, poi entrambi usciamo e cerchiamo di ammonticchiare più neve possibile. Dopo un po’ riusciamo a ottenere una palla non molto grande che farà da corpo e poi una palla più piccola che farà da testa.
Tom corre in casa e torna con una carota che gli mette a mo’di naso, bottoni che  mette per fare la bocca e gli occhi e gli mette una sciarpa gialla e rossa attorno al collo.
Io gli bacio una guancia.
“È bellissimo, amore!”
“Sì!”
Inaspettatamente mi tira una palla di neve, posso io evitare di rispondere?
Ovviamente no!
Così alle due di notte ci ritroviamo a giocare a palle di neve nel giardino della villetta dei DeLonge, smettiamo solo quando una vicina ci intima di tornare dentro.
Tom sbuffa, ma esegue.
“Che freddo!”
Esclamo io non appena entro in casa, il fuoco del camino è spento e il suo debole tepore non basta a scaldarmi così io e Tom finiamo per fare la doccia insieme e a parte qualche coccola non succede nulla tra di noi.
Stanchi, ma felici, ci trasciniamo al letto di Tom e ci mettiamo sotto le coperte, io vengo imprigionata dal suo abbraccio e mi ritrovo con la testa all’altezza del suo cuore: batte forte e mi piace pensare che batta forte per me.
“Ti amo, pazzoide.”
Mi dice.
“Ti amo, anche io, amico degli alieni.”
Lui ride come un matto.
“Alla fine vi ho trovato, però.”
“Testardo come sei sarebbe stato strano se non ci avessi trovati.”
Lo provoco.
“Puoi giurarci, prima o poi ci saremmo incontrati.”
Io mi stringo di più a lui.
“Sono felice di averti incontrato così, cioè… Non che mi sia piaciuto che ti abbiano sparato e vederti mezzo morto per terra, ma mi è piaciuto il fatto che da questa esperienza negativa poi siamo arrivati a questo.”
Lui ride e mi scompiglia i capelli.
“Forza, aliena! Dormiamo!”
“Va bene!”
Gli do un bacetto e poi – cullata dal suono del suo cuore – mi addormento.
La mattina dopo ci svegliamo alle dieci o almeno così dice la sveglia sul comodino di Tom, io mi libero delicatamente dalle sue braccia, prendo la sua maglia e guardo dalla finestra: nella notte sono caduti almeno dieci centimetri di neve.
Wow!
Muovendomi cautamente, scendo in cucina e preparo dei pancakes, del caffè e una tazza di cereali e una bottiglia d’acqua per Tom. So che fa colazione con acqua e cereali, per quanto strano suoni, questo è uno dei suoi misteri.
Sempre muovendomi con la massima cautela salgo le scale, entro in camera e appoggio il vassoio per terra. Mi perdo un attimo nella contemplazione del volto di Tom, è bellissimo mentre dorme, perde tutta la sua baldanza e torna ad avere l’innocenza e la serenità di un bambino.
Quasi quasi mi dispiace svegliarlo.
“Tom!”
Lo chiamo, lui grugnisce qualcosa di inintelligibile.
Lo scuoto piano e finalmente apre gli occhi, io mi abbasso e alzo il vassoio con aria di trionfo, i suoi occhi si allargano e si riempiono di gioia.
“Ma sei un tesoro!”
Esclama sorridendo.
“Non esageriamo!”
“Esageriamo pure!”
Mi infilo a letto con il vassoio e Tom prova un pancakes prima di gettarsi sulla sua ciotola di cereali.
“Buoni! Nemmeno mia madre li fa così buoni.”
Io arrossisco fino alla radice dei capelli e rischio di strozzarmi con il caffelatte, Tom mi batte preoccupato una mano sulla schiena.
“Scusa, è che non sono ancora abituata ai tuoi complimenti.”
Ansimo io, facendolo ridere.
“Non sapevo di essere così importante per te!”
“Scemo!”
Finiamo di fare colazione, ci facciamo una doccia e poi – con addosso la sua maglietta – esco da casa sua e mi preparo ad affrontare le strade coperte di neve.
Non ci sono abituata, guido malissimo ed è un miracolo che io arrivi a casa sana e salva, deve pensarlo anche mia madre perché la trovo sul portico ad aspettarmi.
“Sono contenta ora che ti ho vista arrivare, pensavo non saresti riuscita a guidare sulla neve.”
“L’ho pensato anche io diverse volte, è un miracolo che io sia qui e non schiantata da qualche parte.”
Le rispondo sincera, facendola ridere.
“Entra che ho preparato una tazza di cioccolata per noi due.”
“Va bene.”
Dal vialetto salgo sul portico e poi la seguo in casa, dentro c’è un calore che mi fa sentire subito meglio, devono avere acceso il caminetto.
Mi tolgo gli anfibi, metto le mie ciabatte comode e volo al piano di sopra per togliermi la gonna, le calze e il reggiseno, indosso un paio di pantaloni neri, dei calzini colorati e finalmente raggiungo mia madre in cucina.
Le tazze sono già pronte sul tavolo, io mi siedo e le sorrido grata, ci voleva proprio una cioccolata dopo aver guidato nella neve.
“Allora, come è andata?”
Io sorrido a trentadue denti.
“A giudicare dal tuo sorriso, bene.”
“Sì, è andata bene. Tom è stato rispettoso, penso sia stata una buona prima volta e poi lo amo, mamma. Mi piace tutto di lui, persino gli aspetti irritanti del suo carattere.”
“Ne ha?”
“Certo, a volte parla troppo, soprattutto di alieni, fa battute sconce e si comporta come un cretino, ma a me non importa. So che non è un cretino, so che io posso vedere una faccia che raramente gli altri vedono e ne sono orgogliosa.”
Mia madre sorride.
“Sono contenta, tesoro. Sembra tu abbia scelto bene, magari più avanti potresti invitarlo a cena.”
“Uhm, ci penserò. Io sono la sua prima storia seria e non vorrei spaventarlo, senza offesa, mamma.”
Lei annuisce comprensiva.
“Mamma, posso dormire ancora un po’ prima del pranzo?”
“Va bene, buon riposo.”
“Grazie mille.”
Io vado in camera mia e rimango solo con la maglietta di Tom come pigiama, sa di lui e per me è un profumo buonissimo.
Cullata dal profumo mi addormento subito.
È stato un bellissimo sabato e un meraviglioso inizio di domenica.

Angolo di Layla

Ringrazio LostinStereo3 per la recensione. Almeno so che non sto scrivendo schifezze (cosa di cui mi sto convincendo, vista la desolante mancanza di recensioni sulle mie storie ultimamente) 

   
 
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