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Autore: EmmaEvans    23/05/2014    2 recensioni
Hope aveva un disperato bisogno di ricominciare una vita normale: per capire chi era davvero e per chi poteva diventare, lasciando perdere il proprio passato. Era stata segnata dall’Ombra e tutti glielo ricordavano appena la guardavano. Sapevano, anche se non c’erano più segni visibili del suo passaggio. E lei non ne poteva più: voleva qualcuno di naturale, qualcuno che non sapesse del suo passato e che la giudicasse per come era adesso, non per come era stata. E Noah, un ragazzo conosciuto su internet e mai visto, è esattamente ciò che cerca. Più o meno.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 3 – Il numero

 

29 Marzo 2013 – Martedì ore 21.17

Hope entrò in camera da letto, sbattendo la porta e chiudendola a chiave. I pugni stretti, le lacrime che combattevano per uscire. Prese a calci la cartella. Poi le venne un capogiro e si mise sul letto. Era meglio recuperare la calma se non voleva finire dai dottori, di nuovo.

Prese il computer. C’erano già 5 notifiche, tutte di Noah.

“Scusa. Sono stata occupata. Adesso sono qui.”

“Ciao! Tranquilla! Come va? E’ tardi stasera! Come mai?”

“Va malissimo grazie.”

“Cos’è successo?”

“ho litigato con Alice, la mia amica.”

“Perché? Cosa è successo?”

“Niente. Non ne voglio parlare. Lascia perdere.”

“Dai Hope…”

“NO. Ho detto che non ne voglio parlare, lasciamo perdere! Per favore”

“Hope… va bene, come vuoi. Di cosa vuoi parlare?”

“ non lo so.”

“Va bene… ehm… bella giornata anche lì oggi?”

“Non ho fatto caso al tempo.”

“Siamo proprio nere eh… va bene… immagino che avrebbe potuto piovere tutto il giorno, non ti saresti nemmeno accorta. Comunque parlarne ti farebbe bene..

MA VISTO CHE NON VUOI Noah troverà qualcos’altro di cui parlare…

Uhm vediamo…. Vedi qualcosa stasera?”

“Credo di si. Suggerimenti?”

“Vuoi ridere?”

“No.”

“Vuoi piangere?”

“No”

“Vuoi..urlare?”

“No.”

“Vuoi essere triste?”

“No.”

“Vuoi rimanere arrabbiata?”

“Si.”

“PERFETTO! Ho il telefilm che fa per te! Si chiama ‘spacca i culi a chi ti ha fatto il culo’. E’ interessante sai? Aiuta un sacco”

Hope sorrise. Il primo sorriso della giornata da quella mattina. Il cuore non le batteva più così forte e si rilassò leggermente. Sentì Strike miagolare fuori dalla porta e lei scese addirittura dal letto per andargli ad aprire. Quando chiuse la porta, non la richiuse a chiave. Quando si sistemò sul letto, Noah aveva scritto:

“Hope sto scherzando… mica sarai andata davvero a cercare questo telefilm!”

“No certo che no..”

“Meno male. Sennò scoprivi che in realtà io sono un attore.”

“Un attore?”

“Si. Della serie tv ‘spacca i cui a chi ti ha fatto il culo’!”

“E che ruolo interpreteresti?”

“Quello che ti ascolta ovviamente :)”

Hope ci pensò un attimo mentre metteva il pigiama.

“La mattinata è iniziata male e la giornata non prometteva niente di bene” scrisse. Sentiva la presenza di Noah dall’altra parte dello schermo, appena dietro, come se fosse realmente seduto sul suo letto pronto ad ascoltarla.

“Sai del progetto che si doveva fare con una compagna di classe?”

“Si. Quello sulle pubblicità che devi fare con Alice?”

“Esatto. Arrivo in classe e vedo che accanto a lei c’è Erika…”

“L’Erika, quella che in palestra ti ha ripreso quando non hai preso la schiacciata?”

“Quella stronza, esatto.”

“Okay ci sono”

“E niente, Erika stava parlando ad Alice, non sapevo ancora di cosa. Quando sono arrivata da Alice, Erika mi ha salutato, gentilissima, davvero, tenerissima ‘ciao HOPE! Che carina quella felpa, dove l’hai presa?’, cose del genere”

“Che volta faccia”

“già. Ma ve be’ fin qui tutto bene. Quando Alice mi  ha detto di cosa si trattava, cioè che lei si vorrebbe unire a noi, le rispondo CHE NON SE NE PARLA NEANCHE”

“Giustamente!”

“Alice sbuffa, seccata ma faccio finta di non aver visto niente. Mi sembrava molto strano che sbuffasse visto che le avevo spiegato più di una volta il perché non volevo più avere a che fare con lei. Va be’ niente passano due ore, arriviamo all’intervallo e Alice mi dice che deve andare a fare delle fotocopie”

Da tanto, senza rendersene conto, Hope, parlando della scuola, dell’intervallo e degli amici aveva fatto intendere a Noah di avere più o meno la sua età.

“Vedo che se ne va senza chiedermi nulla, segno che era incazzata. Ma niente, la lascio andare. Dopo un po’ indovina chi arriva? ERIKA insieme alle sue scagnozze. Mi dice che devo superarla quella cosa che ha detto, che , in fondo, se non me ne frega niente di quello che ha detto, dovrebbe trattarmi come se lei, Erika, non esistesse. Io l’ho guardata con tanto d’occhi e le ho detto ‘ma sei tu che sei andata da Alice a chiederle di unirti al nostro gruppo’. E lei mi scoppia a ridere in faccia, dicendomi che dovrei scegliermi le amiche con più criterio.”

“? E cioè?”

“Me lo sono chiesto anche io e l’ho chiesto a lei. Niente, vengo a sapere che Alice si è lamentata di me un pomeriggio in cui è uscita con Rachel, una delle amiche di Erika, la quale ovviamente l’ha detto ad Erika. Si era lamentata di me riguardo al fatto che non avevo molta voglia di girare per le discoteche, andare in giro con lei la sera e fare quelle serate da ‘sballo’ che adesso vanno molto.” Non lo era mai stata, anche prima dell’Ombra. Anche perché non gliel’avrebbe permesso. E probabilmente non lo sarebbe stata mai.

“Serate da sballo?”

“Si. Io non sono tipa, cosa ci posso fare? Comunque Erika a quel punto aveva chiesto ad Alice di mettersi con lei nel gruppo e lasciarmi da sola! ovviamente mi sono incazzata a mia volta e appena è arrivata Alice in classe le ho sbattuto in faccia che il lavoro poteva farselo con quelle stronze di Erika e Rachel. Lei mi ha guardato e con un’aria degna delle più stronze sulla faccia della terra mi fa ‘bene, brava così si affrontano i problemi, da persone mature.’.”

“Cavoli…”

“Io non l’ho più guardata in faccia  e lei pure. A fine scuola io ovviamente sono stata lasciata da sola, sembrava che fossi malata da quanto mi evitavano tutti.”

“Addirittura”

“giuro! Comunque faccio per andare a casa mia e Alice mi passa accanto con Erika e Rachel ridendo e scherzando. Ho fatto finta di niente, cercando di pensare ad altro. Ma poi Erika fa ‘che sfigate le ragazze che passano le serate a casa con mamma e papà’. Alice non ha detto niente e mi è venuto da piangere.”

Hope si ritrovò la faccia bagnata.

“sono un imbecille” aggiunse poi “perché sto piangendo anche adesso. Ma lei non se lo merita per nulla.”

“Hope…mi dispiace…”

“No, mi dispiaccio da me, tu non ti devi dispiacere, Noah. Poi anche quando sono tornata a casa ho litigato con i miei perché ho risposto male tutto il pomeriggio. E quindi sono arrivata tardi perché mamma mi ha fatto una predica lunga venti minuti. Ma non aveva capito che ero nervosa già per i fatti miei. E allora anche lei a dirmi ‘sei intrattabile perché non esci mai!’”

Sua mamma l’aveva spinta da subito a uscire, appena la dottoressa e gli altri dottori le avevano detto che poteva tornare alla vita di sempre. Di sicuro, sua mamma non era stata una mamma protettiva. Attenta a non farle superare un certo limite, ma nemmeno a barricarla in casa per paura del mondo. E Hope non si era mai lamentata.

“Ma cosa ci posso fare? Sono così! Che scelta ho? O uscire e quindi andare a sballarmi, oppure stare qui a casa, a scrivere a te oppure a leggermi un bel libro, cosa che preferisco fare mille volte piuttosto che sballarmi!”

“già, ti capisco… anche noi siamo così. Qualche volta andiamo fuori a ballare però preferiamo passare una serata tranquilla”

“vedi? Però voi siete un VOI. Io sono solo IO. Non ho nessuno con cui condividere… non so Noah, in questo momento mi sento molto sbagliata.” Come se già non si sentisse abbastanza storta nella normalità.

“ti senti sbagliata?”

“Si. Sono diversa ed evidentemente non va bene… sono una sfigata perché non esco? Divento intrattabile perché non vado a divertirmi e ad ubriacarmi? Non capisco il collegamento! Ma evidentemente c’è e solo a me è oscuro.”

“Ma no Hope… non sei tu… Probabilmente sono gli altri! Guarda me, guarda Louis… anche a noi non fa impazzire quello stile di vita… e ti garantisco che anche noi siamo circondati da gente che è cogliona in questo modo.”

“non so. Non mi sento… giusta. Non mi sento… non saprei. Ma perché? Io non posso cambiare… ci ho provato ad uscire, a divertirmi in quel modo… e non riesco! A me piace parlare, scrivere, leggere i libri… e non mi piace perdere il controllo di me stessa e non mi piace vedere gli altri che si sballano.” Non le piaceva perché aveva perso il controllo sul suo corpo in altri termini. Ma anche in quelli che aveva inteso Noah che, ignorando la sua situazione, non poteva sapere.

“non devi cambiare Hope…va benissimo così come sei, davvero.”

“Non saprei Noah…”

“ma certo Hope! E’ Alice che ha sbagliato… da quanto siete amiche? Dieci anni? Vedrai che lo capirà presto anche lei… in fondo sei speciale, non sarà così facile staccarsi da te. E’ stata una stronza, non doveva comportarsi come si è comportata… e quella Erika. Non sai quante ne incontro di ragazze così. Non sai quanta voglia avrei di farle cambiare idea… Sparare i giudizi a caso sulla gente… Non si capisce cosa si prova finchè non lo si prova sulla pelle.”

“Magari ha ragione.”

“no Hope, non ha per niente ragione.”

“E perché no? Da una ragazza come me, di 17 anni o più ci si aspetta questo comportamento” sapeva di avergli rivelato gli anni, ma probabilmente lui l’aveva capito da tempo e mise a tacere la vocina che le diceva che si era lasciata troppo andare. Non importava più ormai. “ci si aspetta che copi durante i compiti, che se ne freghi della scuola, che vada dietro a qualsiasi ragazzo, che vada ai concerti e che abbia posters di cantanti in giro per la stanza”

“Hope, tu sei più speciale. Sei molto speciale. Devi mettertelo in testa. Sei diversa e sei speciale.”

Le sembrò di sentire la sua dottoressa e per un attimo le si ghiacciò il sangue nelle vene, temendo che lui avesse saputo. Ma non era possibile. Non l’aveva nemmeno mai vista.

“Sembra ciò che si dice ai bambini che hanno qualche problema mentale.”

“ahahahaha no, giuro, non era quello il mio intento.

Ciò che ti voglio dire è che…

Anche se ti conosco da poco e meno sicuramente di Alice, so che sei una ragazza con la testa sulle spalle, dai sani principi morali … sai che bisogna portare rispetto, sai ascoltare la gente. Hai tantissimi pregi davvero! Sei speciale per Alice quanto lo sei per me, come minimo.”

Hope sentì una strana sensazione strana dalle parti dello stomaco.

“non mi piace vederti soffrire, non te lo meriti. Non te lo meriti per nulla. E sapere che ti ha fatto male Alice (almeno in parte) lo trovo ancora più…assurdo. Hope mi dispiace… ti abbraccio fortissimo.”

Hope, con ancora le lacrime fresche sulle guance, chiuse gli occhi. Si immaginò un Noah che l’abbracciava. Avrebbe voluto moltissimo piangergli sulla spalla. Inzuppargli la maglietta e ridere poi con lui.

Quando riaprì gli occhi, lesse: “Vorrei essere lì con te.”

Un’ondata di malinconia la inondò e finalmente capì chi era veramente Noah per lei. Chi era diventato e cosa era divenuto il loro rapporto.

Altri lacrime le scorsero sulle guance.

“Anche io” scrisse.

“Non piangere ti prego :(”

“Non piango, giuro” scrisse, cercando un sorriso che arrivò con una smorfia.

“Lo so che stai mentendo. Mi dispiace, non starci male, si risolverà tutto. Andrà tutto bene, vedrai…”

“Non saprei.”

“Te lo giuro.”

“Davvero?”

“Si, te lo giuro. Fosse l’ultima cosa che faccio… anzi scrivo.”

Hope sorrise. “Croce sul cuore?”

“Croce sul cuore? Che significa?”

“Non hai visto neanche Up, il cartone?!”

“Ahahah no, so cosa è. Croce sul cuore ;)”

“Mi è venuta voglia di un gelato.”

“grande! Allora ti stai già riprendendo…”

“O sto cadendo in un vortice sempre più profondo.”

“Ahahaha ma nooooo, dai! Non ce l’hai a casa?”

“non mi va di scendere.”

“capisco… be dovrai accontentarti di me.”

“vedrò di adattarmi.”

“Ah bene! Ma che carina…”

“ahahaha scherzavo!”

“:) meno male, sai ancora scherzare. Sono più tranquillo sentendoti tranquilla”

“Quasi quasi mi vedo Up per davvero…”

“Fai bene, così ti distrai!”

“Anche se penso che per l’inizio inzupperò il letto di camera mia.”

“Perché?”

“E’ mega commuovente”

“Oh no allora non va bene… guardati Cattivissimo me, così ridi di più!”

“Non l’ho mai visto sai? Volevo vederlo ma mi sono dimenticata…”

“Nooooo incredibile, ho trovato un film che la grande esperta di film Hope non ha visto!!”

“Eeeeh già, non capita a tutti.”

“Se lo guardi, lo guardo anche io, ti faccio compagnia!”

“va bene, andata!”

Si misero a guardare il film insieme. E’ strano no? Non erano insieme, eppure sembrava che lo fossero. Ridevano scherzavano e lui, per un po’ di tempo, la portò su un altro mondo, distraendola. Si sentiva orgoglioso di ciò che aveva fatto… Hope era diventata una sua grande amica, se non la più vicina a lui, senza esserlo fisicamente. E Hope si sentì protetta e non più ‘sbagliata’ per un paio di ore. Quando finì il film andarono avanti ancora per due ore a parlare. Hope era più leggera e vedeva il problema con Alice con occhi diversi. Sarebbe andato tutto bene, come Noah le aveva promesso.

“Noah, ti devo ringraziare” scrisse in un raptus di romanticismo.

“Di cosa?”

“Di avermi consolata stasera. Mi hai aiutata davvero… Grazie. Ti devo un favore.”

“Non mi devi niente, Hope. Ti voglio bene, non voglio vederti soffrire. E sei un’amica veramente speciale.”

Hope sorrise e di nuovo sentì la sensazione allo stomaco.

“Anche tu per me”. Il cuore cominciò a batterle un pochino più velocemente quando decise cosa scrivergli. “E mi fido di te.”

“ti fidi?”

“Mi fido. Ti ricordi che ti avevo promesso di dirtelo se avessi iniziato a fidarmi di te?”

“Come se fosse ieri.”

“Mi fido.”

“Quindi posso chiederti quello che voglio?”

“ahaha si. E giuro che avrai la verità.”

“Uhm…. Allora posso cominciare?”

“certo!”

“Allora hai 17 anni giusto?”

“Si questo non era difficile.”

“No infatti… però voglio sapere da dove vieni. Voglio sapere quanti km ci separano per valutare se posso venire a trovarti ogni tanto.”

“Ahahaha va bene… abito a Sevenoaks.”

Noah non rispose subito.

“E’ passo da qui.” Rispose poi.

“Già :)”

“magari non è che ci siamo già visti?”

“Ahahaha non credo Noah.”

“Non credo nemmeno io Hope. E sai perché?”

“no.”

“Perché di sicuro mi ricorderei di una ragazza come te.”

Hope sorrise, sentendo la sensazione che era partita dallo stomaco, diffondersi in tutto il corpo, come un leggero calore, dolce come la cioccolata.

“Sono anche sicuro che me la sarei tenuta molto stretta.”

Hope ridacchiò.

“In senso come amica, ovviamente :)”

“ovviamente” scrisse Hope non volendoci credere fino in fondo. “Comunque anche io credo che mi ricorderei di uno come te.”

“Perché?”

“perché uno che ha queste doti poetiche non si trova molto spesso in giro.”

“Ahahaha grazie! E’ ciò che penso sul serio…”

“A parte gli scherzi, anche io.”

Si appoggiò allo schienale del letto e accarezzò Strike che emise leggere fusa. Pensò a Noah come ad un ragazzo in carne e ossa e desiderò di poterlo vedere il giorno dopo a scuola. Che la aspettasse fuori da scuola e che le sorridesse. Non aveva mai pensato a Noah in quel modo fino ad allora. Era stata solo una relazione di scherzi e di risate… niente di molto impegnativo ma che aveva gettato le basi di qualcosa di molto molto più solido. E prezioso.

“Ecco Hope devo chiederti una cosa…”

“Dimmi pure…”

“Lo so che mi hai appena detto di dove sei e quanti anni hai… e so che non dovrei sfruttare questa possibilità… ma ci tengo davvero a te. E vorrei sentirti più spesso.”

Hope intuì immediatamente dove voleva andare a parare il ragazzo. Ma non voleva pensarci troppo: sperava che lui le facesse quella richiesta.

“Adesso, per tre giorni vado via, come sai, a Edimburgo, e mi sarà davvero difficile contattarti tramite internet…”

Cominciarono a tremarle le mani. Non aveva mai provato una sensazione simile, ma le piacque. Era dolce adrenalina.

“mi chiedevo se ti va di darmi il tuo numero di cellulare. Così potremmo sentirci per messaggi…” Hope sorrise: glielo aveva chiesto. GLIELO AVEVA CHIESTO. Sarebbe stata malissimo senza sentirlo per tre giorni.

“So che è assurdo e so che potresti anche non prenderla bene ma davvero, DEVO sentirti. Comunque non voglio che mi rispondi subito. Voglio che ci pensi e ti prego non sentirti obbligata. Te lo sto solo chiedendo, non voglio per forza una risposta positiva. Davvero. Anzi adesso pensaci soltanto, non darmi nessuna risposta.”

“Va bene, ci penso.” Rispose lei avendo già un piano ben preciso in mente.

“Okay :) io però adesso vado a letto perché ormai è tardi e domani mi devo alzare presto. Sarà difficilissimo. Louis si incazzerà ma fa niente.”

“Ahahaha ma povero!”

“Ahahaha vedrai… ahahaha vado adesso. Buona notte Hope.”

“buona notte Noah… un bacio”

“Un bacio anche a te. Sei speciale, non dimenticarlo. Sono gli altri che sono sbagliati.”

“Ahahaha ok…. Notte!”

“Notte! :*”

Hope aspettò che lui andasse offline, poi perse una buona mezz’oretta vagando in internet. Sicura al 100% che lui non avrebbe acceso più il computer, riaprì la conversazione e scrisse:

“Penso di averci pensato a sufficienza. E sinceramente non c’era nemmeno tanto bisogno di pensarci… Penso che lo step del fidarsi e non fidarsi l’abbiamo già superato da un po’, Noah, prima che di stasera. E anche tu per me sei un amico veramente speciale. Sei…” indugiò un attimo sulla tastiera “…unico. E non ce la farei a non sentirti per tre lunghissimi giorni. Il mio numero di cellulare è questo:”

Gli scrisse il numero.

“Ci sentiamo allora. Buona notte, spero di incontrarti.”

Schiacciò invio e pensò di aver esagerato per un momento. Poi fece spallucce e spense anche lei. Fu alquanto difficile addormentarsi.

Fine conversazione – ore 01.01

  
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