Capitolo
3 – Il numero
29
Marzo 2013 – Martedì ore 21.17
Hope
entrò in camera da letto,
sbattendo la porta e chiudendola a chiave. I pugni stretti, le lacrime
che
combattevano per uscire. Prese a calci la cartella. Poi le venne un
capogiro e si mise sul letto. Era meglio recuperare la calma se non voleva
finire dai
dottori, di nuovo.
Prese
il computer. C’erano già 5
notifiche, tutte di Noah.
“Scusa.
Sono stata occupata.
Adesso sono qui.”
“Ciao!
Tranquilla! Come
va? E’ tardi stasera! Come mai?”
“Va
malissimo grazie.”
“Cos’è
successo?”
“ho
litigato con Alice, la mia
amica.”
“Perché?
Cosa è successo?”
“Niente.
Non ne voglio parlare.
Lascia perdere.”
“Dai
Hope…”
“NO.
Ho detto che non ne voglio
parlare, lasciamo perdere! Per favore”
“Hope…
va bene, come vuoi. Di
cosa vuoi parlare?”
“
non lo so.”
“Va
bene… ehm… bella giornata
anche lì oggi?”
“Non
ho fatto caso al tempo.”
“Siamo
proprio nere eh… va bene…
immagino che avrebbe potuto piovere tutto il giorno, non ti saresti
nemmeno
accorta. Comunque parlarne ti farebbe bene..
MA
VISTO CHE NON VUOI Noah
troverà qualcos’altro di cui parlare…
Uhm
vediamo…. Vedi qualcosa
stasera?”
“Credo
di si. Suggerimenti?”
“Vuoi
ridere?”
“No.”
“Vuoi
piangere?”
“No”
“Vuoi..urlare?”
“No.”
“Vuoi
essere triste?”
“No.”
“Vuoi
rimanere arrabbiata?”
“Si.”
“PERFETTO!
Ho il telefilm che fa
per te! Si chiama ‘spacca i culi a chi ti ha fatto il
culo’. E’ interessante
sai? Aiuta un sacco”
Hope
sorrise. Il primo sorriso
della giornata da quella mattina. Il cuore non le batteva
più così forte e si
rilassò leggermente. Sentì Strike miagolare fuori
dalla porta e lei scese
addirittura dal letto per andargli ad aprire. Quando chiuse la porta,
non la
richiuse a chiave. Quando si sistemò sul letto, Noah aveva
scritto:
“Hope
sto scherzando… mica sarai
andata davvero a cercare questo telefilm!”
“No
certo che no..”
“Meno
male. Sennò scoprivi che in
realtà io sono un attore.”
“Un
attore?”
“Si.
Della serie tv ‘spacca i cui
a chi ti ha fatto il culo’!”
“E
che ruolo interpreteresti?”
“Quello
che ti ascolta ovviamente
:)”
Hope
ci pensò un attimo mentre
metteva il pigiama.
“La
mattinata è iniziata male e
la giornata non prometteva niente di bene” scrisse. Sentiva
la presenza di Noah
dall’altra parte dello schermo, appena dietro, come se fosse
realmente seduto
sul suo letto pronto ad ascoltarla.
“Sai
del progetto che si doveva
fare con una compagna di classe?”
“Si.
Quello sulle pubblicità che
devi fare con Alice?”
“Esatto.
Arrivo in classe e vedo
che accanto a lei c’è Erika…”
“L’Erika,
quella che in palestra
ti ha ripreso quando non hai preso la schiacciata?”
“Quella
stronza, esatto.”
“Okay
ci sono”
“E
niente, Erika stava parlando
ad Alice, non sapevo ancora di cosa. Quando sono arrivata da Alice,
Erika mi ha
salutato, gentilissima, davvero, tenerissima ‘ciao HOPE! Che
carina quella
felpa, dove l’hai presa?’, cose del
genere”
“Che
volta faccia”
“già.
Ma ve be’ fin qui tutto
bene. Quando Alice mi ha
detto di cosa
si trattava, cioè che lei si vorrebbe unire a noi, le
rispondo CHE NON SE NE
PARLA NEANCHE”
“Giustamente!”
“Alice
sbuffa, seccata ma faccio
finta di non aver visto niente. Mi sembrava molto strano che sbuffasse
visto
che le avevo spiegato più di una volta il perché
non volevo più avere a che
fare con lei. Va be’ niente passano due ore, arriviamo
all’intervallo e Alice
mi dice che deve andare a fare delle fotocopie”
Da
tanto, senza rendersene conto,
Hope, parlando della scuola, dell’intervallo e degli amici
aveva fatto intendere
a Noah di avere più o meno la sua età.
“Vedo
che se ne va senza
chiedermi nulla, segno che era incazzata. Ma niente, la lascio andare.
Dopo un
po’ indovina chi arriva? ERIKA insieme alle sue scagnozze. Mi
dice che devo
superarla quella cosa che ha detto, che , in fondo, se non me ne frega
niente
di quello che ha detto, dovrebbe trattarmi come se lei, Erika, non
esistesse.
Io l’ho guardata con tanto d’occhi e le ho detto
‘ma sei tu che sei andata da
Alice a chiederle di unirti al nostro gruppo’. E lei mi
scoppia a ridere in
faccia, dicendomi che dovrei scegliermi le amiche con più
criterio.”
“?
E cioè?”
“Me
lo sono chiesto anche io e
l’ho chiesto a lei. Niente, vengo a sapere che Alice si
è lamentata di me un
pomeriggio in cui è uscita con Rachel, una delle amiche di
Erika, la quale
ovviamente l’ha detto ad Erika. Si era lamentata di me
riguardo al fatto che
non avevo molta voglia di girare per le discoteche, andare in giro con
lei la
sera e fare quelle serate da ‘sballo’ che adesso
vanno molto.”
Non lo era mai
stata, anche prima dell’Ombra. Anche perché non
gliel’avrebbe permesso. E
probabilmente non lo sarebbe stata mai.
“Serate
da sballo?”
“Si.
Io non sono tipa, cosa ci
posso fare? Comunque Erika a quel punto aveva chiesto ad Alice di
mettersi con
lei nel gruppo e lasciarmi da sola! ovviamente mi sono incazzata a mia
volta e
appena è arrivata Alice in classe le ho sbattuto in faccia
che il lavoro poteva
farselo con quelle stronze di Erika e Rachel. Lei mi ha guardato e con
un’aria
degna delle più stronze sulla faccia della terra mi fa
‘bene, brava così si
affrontano i problemi, da persone mature.’.”
“Cavoli…”
“Io
non l’ho più guardata in
faccia e lei pure.
A fine scuola io
ovviamente sono stata lasciata da sola, sembrava che fossi malata da
quanto mi
evitavano tutti.”
“Addirittura”
“giuro!
Comunque faccio per
andare a casa mia e Alice mi passa accanto con Erika e Rachel ridendo e
scherzando. Ho fatto finta di niente, cercando di pensare ad altro. Ma
poi
Erika fa ‘che sfigate le ragazze che passano le serate a casa
con mamma e
papà’. Alice non ha detto niente e mi è
venuto da piangere.”
Hope
si ritrovò la faccia
bagnata.
“sono
un imbecille” aggiunse poi
“perché sto piangendo anche adesso. Ma lei non se
lo merita per nulla.”
“Hope…mi
dispiace…”
“No,
mi dispiaccio da me, tu non
ti devi dispiacere, Noah. Poi anche quando sono tornata a casa ho
litigato con
i miei perché ho risposto male tutto il pomeriggio. E quindi
sono arrivata
tardi perché mamma mi ha fatto una predica lunga venti
minuti. Ma non aveva
capito che ero nervosa già per i fatti miei. E allora anche
lei a dirmi ‘sei
intrattabile perché non esci mai!’”
Sua
mamma l’aveva spinta da
subito a uscire, appena la dottoressa e gli altri dottori le avevano
detto che
poteva tornare alla vita di sempre. Di sicuro, sua mamma non era stata
una
mamma protettiva. Attenta a non farle superare un certo limite, ma
nemmeno a
barricarla in casa per paura del mondo. E Hope non si era mai lamentata.
“Ma
cosa ci posso fare? Sono
così! Che scelta ho? O uscire e quindi andare a sballarmi,
oppure stare qui a
casa, a scrivere a te oppure a leggermi un bel libro, cosa che
preferisco fare
mille volte piuttosto che sballarmi!”
“già,
ti capisco… anche noi siamo
così. Qualche volta andiamo fuori a ballare però
preferiamo passare una serata
tranquilla”
“vedi?
Però voi siete un VOI. Io
sono solo IO. Non ho nessuno con cui condividere… non so
Noah, in questo momento
mi sento molto sbagliata.” Come se già non si
sentisse abbastanza storta nella
normalità.
“ti
senti sbagliata?”
“Si.
Sono diversa ed
evidentemente non va bene… sono una sfigata
perché non esco? Divento
intrattabile perché non vado a divertirmi e ad ubriacarmi?
Non capisco il
collegamento! Ma evidentemente c’è e solo a me
è oscuro.”
“Ma
no Hope… non sei tu… Probabilmente
sono gli altri! Guarda me, guarda Louis… anche a noi non fa
impazzire quello
stile di vita… e ti garantisco che anche noi siamo
circondati da gente che è
cogliona in questo modo.”
“non
so. Non mi sento… giusta.
Non mi sento… non saprei. Ma perché? Io non posso
cambiare… ci ho provato ad
uscire, a divertirmi in quel modo… e non riesco! A me piace
parlare, scrivere,
leggere i libri… e non mi piace perdere il controllo di me
stessa e non mi
piace vedere gli altri che si sballano.” Non le piaceva
perché aveva perso il
controllo sul suo corpo in altri termini. Ma anche in quelli che aveva
inteso
Noah che, ignorando la sua situazione, non poteva sapere.
“non
devi cambiare Hope…va
benissimo così come sei, davvero.”
“Non
saprei Noah…”
“ma
certo Hope! E’ Alice che ha
sbagliato… da quanto siete amiche? Dieci anni? Vedrai che lo
capirà presto
anche lei… in fondo sei speciale, non sarà
così facile staccarsi da te. E’
stata una stronza, non doveva comportarsi come si è
comportata… e quella Erika.
Non sai quante ne incontro di ragazze così. Non sai quanta
voglia avrei di
farle cambiare idea… Sparare i giudizi a caso sulla
gente… Non si capisce cosa
si prova finchè non lo si prova sulla pelle.”
“Magari
ha ragione.”
“no
Hope, non ha per niente
ragione.”
“E
perché no? Da una ragazza come
me, di 17 anni o più ci si aspetta questo
comportamento” sapeva di avergli
rivelato gli anni, ma probabilmente lui l’aveva capito da
tempo e mise a tacere
la vocina che le diceva che si era lasciata troppo andare. Non
importava più ormai.
“ci si aspetta che copi durante i compiti, che se ne freghi
della scuola, che
vada dietro a qualsiasi ragazzo, che vada ai concerti e che abbia
posters di
cantanti in giro per la stanza”
“Hope,
tu sei più speciale. Sei
molto speciale. Devi mettertelo in testa. Sei diversa e sei
speciale.”
Le
sembrò di sentire la sua
dottoressa e per un attimo le si ghiacciò il sangue nelle
vene, temendo che lui
avesse saputo. Ma non era possibile. Non l’aveva nemmeno mai
vista.
“Sembra
ciò che si dice ai
bambini che hanno qualche problema mentale.”
“ahahahaha
no, giuro, non era
quello il mio intento.
Ciò
che ti voglio dire è che…
Anche
se ti conosco da poco e
meno sicuramente di Alice, so che sei una ragazza con la testa sulle
spalle,
dai sani principi morali … sai che bisogna portare rispetto,
sai ascoltare la
gente. Hai tantissimi pregi davvero! Sei speciale per Alice quanto lo
sei per
me, come minimo.”
Hope
sentì una strana sensazione
strana dalle parti dello stomaco.
“non
mi piace vederti soffrire,
non te lo meriti. Non te lo meriti per nulla. E sapere che ti ha fatto
male
Alice (almeno in parte) lo trovo ancora
più…assurdo. Hope mi dispiace… ti
abbraccio fortissimo.”
Hope,
con ancora le lacrime
fresche sulle guance, chiuse gli occhi. Si immaginò un Noah
che l’abbracciava.
Avrebbe voluto moltissimo piangergli sulla spalla. Inzuppargli la
maglietta e
ridere poi con lui.
Quando
riaprì gli occhi, lesse:
“Vorrei essere lì con te.”
Un’ondata
di malinconia la inondò
e finalmente capì chi era veramente Noah per lei. Chi era
diventato e cosa era
divenuto il loro rapporto.
Altri
lacrime le scorsero sulle
guance.
“Anche
io” scrisse.
“Non
piangere ti prego :(”
“Non
piango, giuro” scrisse,
cercando un sorriso che arrivò con una smorfia.
“Lo
so che stai mentendo. Mi dispiace,
non starci male, si risolverà tutto. Andrà tutto
bene, vedrai…”
“Non
saprei.”
“Te
lo giuro.”
“Davvero?”
“Si,
te lo giuro. Fosse l’ultima
cosa che faccio… anzi scrivo.”
Hope
sorrise. “Croce sul cuore?”
“Croce
sul cuore? Che significa?”
“Non
hai visto neanche Up, il
cartone?!”
“Ahahah
no, so cosa è. Croce sul
cuore ;)”
“Mi
è venuta voglia di un
gelato.”
“grande!
Allora ti stai già
riprendendo…”
“O
sto cadendo in un vortice
sempre più profondo.”
“Ahahaha
ma nooooo, dai! Non ce
l’hai a casa?”
“non
mi va di scendere.”
“capisco…
be dovrai accontentarti
di me.”
“vedrò
di adattarmi.”
“Ah
bene! Ma che carina…”
“ahahaha
scherzavo!”
“:)
meno male, sai ancora
scherzare. Sono più tranquillo sentendoti tranquilla”
“Quasi
quasi mi vedo Up per
davvero…”
“Fai
bene, così ti distrai!”
“Anche
se penso che per l’inizio
inzupperò il letto di camera mia.”
“Perché?”
“E’
mega commuovente”
“Oh
no allora non va bene…
guardati Cattivissimo me, così ridi di
più!”
“Non
l’ho mai visto sai? Volevo
vederlo ma mi sono dimenticata…”
“Nooooo
incredibile, ho trovato
un film che la grande esperta di film Hope non ha visto!!”
“Eeeeh
già, non capita a tutti.”
“Se
lo guardi, lo guardo anche
io, ti faccio compagnia!”
“va
bene, andata!”
Si
misero a guardare il film
insieme. E’ strano no? Non erano insieme, eppure sembrava che
lo fossero.
Ridevano scherzavano e lui, per un po’ di tempo, la
portò su un altro mondo,
distraendola. Si sentiva orgoglioso di ciò che aveva
fatto… Hope era diventata
una sua grande amica, se non la più vicina a lui, senza
esserlo fisicamente. E
Hope si sentì protetta e non più
‘sbagliata’ per un paio di ore. Quando
finì il
film andarono avanti ancora per due ore a parlare. Hope era
più leggera e
vedeva il problema con Alice con occhi diversi. Sarebbe andato tutto
bene, come
Noah le aveva promesso.
“Noah,
ti devo ringraziare”
scrisse in un raptus di romanticismo.
“Di
cosa?”
“Di
avermi consolata stasera. Mi
hai aiutata davvero… Grazie. Ti devo un favore.”
“Non
mi devi niente, Hope. Ti
voglio bene, non voglio vederti soffrire. E sei un’amica
veramente speciale.”
Hope
sorrise e di nuovo sentì la
sensazione allo stomaco.
“Anche
tu per me”. Il cuore
cominciò a batterle un pochino più velocemente
quando decise cosa scrivergli. “E
mi fido di te.”
“ti
fidi?”
“Mi
fido. Ti ricordi che ti
avevo promesso di dirtelo se avessi iniziato a fidarmi di
te?”
“Come
se fosse ieri.”
“Mi
fido.”
“Quindi
posso chiederti quello
che voglio?”
“ahaha
si. E giuro che avrai la
verità.”
“Uhm….
Allora posso cominciare?”
“certo!”
“Allora
hai 17 anni giusto?”
“Si
questo non era difficile.”
“No
infatti… però voglio sapere
da dove vieni. Voglio sapere quanti km ci separano per valutare se
posso venire
a trovarti ogni tanto.”
“Ahahaha
va bene… abito a Sevenoaks.”
Noah
non rispose subito.
“E’
passo da qui.” Rispose poi.
“Già
:)”
“magari
non è che ci siamo già
visti?”
“Ahahaha
non credo Noah.”
“Non
credo nemmeno io Hope. E sai
perché?”
“no.”
“Perché
di sicuro mi ricorderei
di una ragazza come te.”
Hope
sorrise, sentendo la
sensazione che era partita dallo stomaco, diffondersi in tutto il
corpo, come
un leggero calore, dolce come la cioccolata.
“Sono
anche sicuro che me la
sarei tenuta molto stretta.”
Hope
ridacchiò.
“In
senso come amica, ovviamente :)”
“ovviamente”
scrisse Hope non
volendoci credere fino in fondo. “Comunque anche io credo che
mi ricorderei di
uno come te.”
“Perché?”
“perché
uno che ha queste doti
poetiche non si trova molto spesso in giro.”
“Ahahaha
grazie! E’ ciò che penso
sul serio…”
“A
parte gli scherzi, anche io.”
Si
appoggiò allo schienale del
letto e accarezzò Strike che emise leggere fusa.
Pensò a Noah come ad un
ragazzo in carne e ossa e desiderò di poterlo vedere il
giorno dopo a scuola.
Che la aspettasse fuori da scuola e che le sorridesse. Non aveva mai
pensato a Noah
in quel modo fino ad allora. Era stata solo una relazione di scherzi e
di
risate… niente di molto impegnativo ma che aveva gettato le
basi di qualcosa di
molto molto più solido. E prezioso.
“Ecco
Hope devo chiederti una
cosa…”
“Dimmi
pure…”
“Lo
so che mi hai appena detto di
dove sei e quanti anni hai… e so che non dovrei sfruttare
questa possibilità…
ma ci tengo davvero a te. E vorrei sentirti più
spesso.”
Hope
intuì immediatamente dove
voleva andare a parare il ragazzo. Ma non voleva pensarci troppo:
sperava che
lui le facesse quella richiesta.
“Adesso,
per tre giorni vado via,
come sai, a Edimburgo, e mi sarà davvero difficile
contattarti tramite
internet…”
Cominciarono
a tremarle le mani. Non
aveva mai provato una sensazione simile, ma le piacque. Era dolce
adrenalina.
“mi
chiedevo se ti va di darmi il
tuo numero di cellulare. Così potremmo sentirci per
messaggi…” Hope sorrise:
glielo aveva chiesto. GLIELO AVEVA CHIESTO. Sarebbe stata malissimo
senza
sentirlo per tre giorni.
“So
che è assurdo e so che
potresti anche non prenderla bene ma davvero, DEVO sentirti. Comunque
non
voglio che mi rispondi subito. Voglio che ci pensi e ti prego non
sentirti
obbligata. Te lo sto solo chiedendo, non voglio per forza una risposta
positiva. Davvero. Anzi adesso pensaci soltanto, non darmi nessuna
risposta.”
“Va
bene, ci penso.” Rispose lei
avendo già un piano ben preciso in mente.
“Okay
:) io però adesso vado a
letto perché ormai è tardi e domani mi devo
alzare presto. Sarà difficilissimo.
Louis si incazzerà ma fa niente.”
“Ahahaha
ma povero!”
“Ahahaha
vedrai… ahahaha vado
adesso. Buona notte Hope.”
“buona
notte Noah… un bacio”
“Un
bacio anche a te. Sei
speciale, non dimenticarlo. Sono gli altri che sono
sbagliati.”
“Ahahaha
ok…. Notte!”
“Notte!
:*”
Hope
aspettò che lui andasse
offline, poi perse una buona mezz’oretta vagando in internet.
Sicura al 100%
che lui non avrebbe acceso più il computer,
riaprì la conversazione e scrisse:
“Penso
di averci pensato a
sufficienza. E sinceramente non c’era nemmeno tanto bisogno
di pensarci… Penso
che lo step del fidarsi e non fidarsi l’abbiamo
già superato da un po’, Noah,
prima che di stasera. E anche tu per me sei un amico veramente
speciale. Sei…”
indugiò un attimo sulla tastiera
“…unico. E non ce la farei a non sentirti per
tre lunghissimi giorni. Il mio numero di cellulare è
questo:”
Gli
scrisse il numero.
“Ci
sentiamo allora. Buona notte,
spero di incontrarti.”
Schiacciò
invio e pensò di aver
esagerato per un momento. Poi fece spallucce e spense anche lei. Fu
alquanto
difficile addormentarsi.
Fine
conversazione – ore 01.01