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Autore: ValentinaRenji    24/05/2014    1 recensioni
questa storia è ambientata nella città dove vive Ichigo. Con lui ci sono i suoi amici e compagni d’avventura Renji, Rukia e molti altri ancora! La Soul Society ha dato loro il compito di vivere per un po’ sulla Terra e proteggerla da ogni pericolo. Devono inoltre cercare di adattarsi il più possibile alle usanze ed abitudini di questo mondo,integrandosi con le stranezze e le meraviglie che si presentano ai loro occhi. Ciò consentirà ai nostri protagonisti di conoscersi meglio e di scoprire nuovi sentimenti ed emozioni che non avrebbero mai sospettato di provare.
Buona lettura! ^.^
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Espada, Inoue Orihime, Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 22


Ricordi ... 

I corridoi di Las Noches sono bui, freddi, spenti. Solo la luna scarna carezza con la sua flebile luce quel mondo desertico, di cristallo. Tutto è immobile, solo il vento soffia sulla sabbia come un bambino che gioca con le bolle di sapone.
Nella struttura silenziosa la vita scorre placida, muta, invisibile. È una dimensione sospesa, dimenticata, colma di tristezza.
Grimmjow avanza fra le alte pareti a passo deciso: i capelli azzurri ondeggiano lievemente, accompagnati dal fruscio delle vesti succinte e chiare. Il buco nel ventre squarcia il suo corpo atletico, le ossa sulla guancia gli conferiscono un aspetto mostruoso, spaventoso.  Entra nel laboratorio senza bussare, come consueto.
Degli occhi ambrati incontrano le sue iridi turchesi, ricambiando lo sguardo .
“Ehilà, chi si vede oggi!”
La sesta espada rimane sulla soglia dell’enorme stanza, in silenzio, con le braccia incrociate.
“Mi sono perso qualcosa?”
“Quello nuovo … mi fa incazzare!”
Lo scienziato si sistema il lungo camice bianco, abbandonando l’esperimento a cui sta lavorando per dedicare la sua completa attenzione all’amico.
“Intendi Ulquiorra Schiffer?”
Lo sguardo assassino di quegli occhi celurei sconfina nell’odio più puro:
“Sì, proprio lui.”
“Cosa ti ha fatto? Se ne sta sempre in disparte.”
“Mi dà sui nervi! Con quell’aria altezzosa!”
“Magari è solo timidezza. Non essere così affrettato nel giudicare.”
“Fanc**lo, mi dai sui nervi anche tu. Me ne vado.”
Szayel gli afferra il polso, con grande sorpresa per entrambi.
“Beviamoci del sakè, fammi compagnia. Finirò per impazzire altrimenti! Questo progetto è molto complicato.”
Grimmjow lo fissa imperturbabile, leggermente scocciato. Alla fine sospira e accetta: vuole togliersi dalla mente quell’odioso pivello depresso.
“Vuoi che te lo spiego?”
“No, non ci capirei nulla lo stesso. Non sono intelligente come te.”
“Nessuno è intelligente come me!” ride, presuntuosamente. Finalmente qualcuno che se ne accorge!
“Cos’è quello?” domanda l’espada indicando un lettino bianco illuminato da strani faretti a neon.
“Doveva essere un piano per esperimenti ma è diventato il mio letto quando mi fermo qui troppo a lungo.”
Uno sguardo malizioso attraversa il viso dell’arrancar dai capelli rosa.
È da troppo tempo che aspetta un’occasione simile. Non può assolutamente lasciarsela sfuggire, a costo di venire ammazzato da una possibile reazione non positiva dell’oggetto dei suoi desideri.
Cerca il suo sguardo azzurro nella speranza di trovare un accenno di assenso o di lussuria, ma rimangono glaciali e rabbiosi come sempre.
Non gli importa: con uno slancio fulmineo, che tradisce la sua corporatura esile, lo scaraventa sul lettino e gli strappa le vesti. Contrariamente a quanto si aspettava non riceve alcun cero nè la sua gola viene trafitta dalla katana. Il giovane, inizialmente sorpreso, si lascia travolgere dall’istinto animale che corrompe il suo essere e lo asseconda in quelle azioni poco caste, trasformando un giorno come altri in una notte infinita di azioni illecite, controverse, straripanti di disperata passione.
Da quel momento la vita di Szayel non è più la stessa: l’illusione, la maledetta illusione di essere amato, di essere importante, di avere qualcuno accanto. Il sogno di non essere solo una creatura nata dal dolore e destinata a morire nell’oblio, la speranza di poter diventare qualcosa di più cresce notte dopo notte, bacio dopo bacio, susseguendosi nei mesi e poi negli anni.
Ormai l’arrancar è convinto di sapere cosa significhi essere felici: consiste nell’attendere con emozione i minuti che ti separano dall’incontro tanto atteso. Vuol dire provare la stessa sensazione anche quando il tempo passa e lei non intende affievolirsi.
Nella sua mente la parola amore non esiste nemmeno ma in realtà si tratta proprio di quello. In fondo è solo un nome, un termine effimero per racchiudere un mondo di sensazioni troppo grandi e forti. Un universo che possiamo cogliere anche senza sapere effettivamente di cosa si tratta.
Questo loro amore è durato un secolo, forse anche di più. Ma è stato realmente lo stesso sentimento per entrambi?
Novantotto anni sono trascorsi veloci, come il fluire dell’acqua nel letto di un fiume. Szayel osserva il cielo scuro nella penombra della sua stanza, quella vera. È spoglia, semplice, senza personalità.
Ma in fondo non è questa stanza a rappresentarmi … chi ha visto il mio laboratorio lo sa bene…
Sorride, cullato da questi pensieri. Il contatto della mano di Grimmjow sulla spalla lo fa trasalire.
“Sei tu. Mi hai fatto prendere un colpo.”
Non ottiene alcuna risposta, se non un bacio travolgente, rabbioso, che lo spinge contro la parete.
Quello sarebbe stato solo l’inizio della loro ennesima notte insieme: come può Szayel immaginare che dietro così tanta passione in realtà non ci sia nulla? Che il suo è un amore a senso unico?
La realtà lo trafigge dopo un secolo, come un pugnale nello stomaco. Lo colpisce nelle viscere, facendolo barcollare.
Quella notte il cielo è così nero da sembrare pece. Le nuvole lo percorrono veloci, scontrandosi, mescolandosi, affollandosi in quelle membra d’ossidiana. Szayel percorre in silenzio il lungo corridoio diretto verso il portone che collega il palazzo all’esterno: deve andare a raccogliere dei frammenti di quegli strani alberi dalla struttura mineraria, cristallina. Non che l’idea gli piaccia particolarmente ma per le sue ricerche questo e altro.
Dei sussurrii sommessi attirano la sua attenzione, facendolo voltare verso una stanza dalla porta socchiusa.
Questa forza spirituale? È quella di …
Si affaccia alla stretta fessura, silenzioso e cauto, carpendo con i suoi occhi dorati ciò che non avrebbe mai desiderato vedere: Grimmjow, il suo Grimmjow fra le braccia di un altro espada; un espada che poco tempo prima aveva dichiarato di odiare con tutto se stesso.
Non è possibile. Mi ha solo preso in giro? Perché proprio Ulquiorra? Cos’ha di speciale? E perché … perché in tutto questo tempo … io … non me ne sono mai accorto?
Con tutta la rabbia che ha nel corpo scaglia le sue provette di vetro per terra, frantumandole in mille pezzi, provocando un suono squarciante nel silenzio più assoluto anche se quel frastuono non è assolutamente paragonabile allo strazio del suo cuore sbriciolato in mille schegge.
Scappa via, sparendo da quel luogo maledetto, rifugiandosi nel luogo più distante possibile: lì il cielo è azzurro, il sole splende e talvolta si intravede anche qualche volatile; è una realtà fittizia, non reale e lo sa bene. Ma non gli importa, vuole solo evadere da quella tenebra che lo sta divorando dentro.
“Ma tu guarda! Szayel! Qual buon vento!” ghigna Nnoitra: “Non sei a spassartela con il tuo amichetto?”
Lo scienziato non reagisce alla provocazione anche se non ha idea di come faccia a saperlo l’altro arrancar; lo guarda con indignazione, soppesandolo con le iridi ambrate.
“Su non fare quella faccia! L’unico cretino che pensava di vivere nel segreto eri tu.”
Gli punta la mezzaluna al petto, tagliandogli il camice e facendolo sanguinare leggermente:
“Combatti con me. O sei troppo finocchio per questo genere di cose?”
“Mi fai schifo. Non ti credevo così indigesto.”
Una risata isterica pervade il moro, che trae linfa vitale dall’odio altrui:
“Allora ammazzami se ti faccio tanto schifo. O forse vuoi evitarmi perché sennò finiresti nella mia camera? A no quello è il tuo amico.”
Un’altra pugnalata.
“C.. cosa? Sapete anche questo?”
“Nah, è una mia scoperta recente.”
Con un ghigno famelico gli sferra un attacco alla spalla, colpendolo ripetutamente fino a causargli una profonda lacerazione. Il sangue sgorga copiosamente ed anche il viso è ferito e tagliato.
“Che vergogna attaccare un inerme.”
“Non sei inerme, se non vuoi contrattaccare tanto peggio per te!”
Szayel non riesce più a trattenere la pazienza e con mano tremante di rabbia afferra la katana.
Sta per estrarla, colmo d’odio, quando un forte cero dalla luce rossa li separa, costringendoli a balzare indietro di molti metri.
“Che diavolo sta succedendo qui.” Domanda Grimmjow con aria annoiata.
In lontananza Ulquiorra osserva la scena inespressivo e silenzioso.
“Sesure Fornicaras”
L’espada nella sua vera forma si scaglia contro l’amante stringendogli il collo con tutta la forza possibile.
L’altro non riesce a debellarsi da quella presa ed è costretto ad attaccarlo con la sua katana.
Szayel indietreggia con rabbia, cercando di colpirlo con uno dei suoi tentacoli: le ferite precedenti però l’hanno eccessivamente debilitato ed ora gestisce con difficoltà le nuove fattezze.
“Che ca**o ti prende Szayel? Sei impazzito?” grida Grimmjow.
“Muori! Devi morire!”
Lo scontro è terribile, stremante. Nessuno dei due si trattiene, le vite vengono messe in gioco come semplici caramelle, come insignificanti dettagli.
Szayel è ormai al limite della sua resistenza: il combattimento prosegue da ore e gli abiti sono totalmente impregnati di sangue. Grimmjow, nella sua vera forma, lo ha lacerato in più punti del corpo ma egli stesso è stato colpito duramente anche se riesce ancora a muoversi rapidamente.
L’arrancar dai capelli rosa crolla al suolo, quasi privo di sensi, riassumendo forma umana. Un cero, uno solo e tutto può finire. Bastano pochi secondi, non si sente dolore, semplicemente si sparisce per sempre.
La luce rossa è già puntata contro di lui, attende solo di trovare la giusta quantità di energia.
La sesta espada è pronto per lanciare l’ultimo attacco quando una mano lattea si posa sul suo polso, costringendolo a bloccarsi.
“Smettetela, siete due stupidi.”
“Stanne fuori Ulquiorra!”
“Perché non esiti ad uccidere un tuo compagno? Sei la vergogna dell’Hueco Mundo Grimmjow.”
“No, sono un espada! Lui mi ha attaccato ed io ho risposto! Viviamo in un mondo senza regole, senza pietà. Svegliati Ulquiorra!”
“Se lo uccidi mi vedo costretto a straziarti nella stessa maniera. Contro di me non puoi vincere e lo sai benissimo.”
Di nuovo quell’espressione da animale in trappola, di nuovo quella rabbia dipinta sul volto.
“Non finisce qui.” Ringhia , sparendo.
Ulquiorra fissa Szayel  stremato, immerso in un’estesa pozza color porpora.
“Mi dispiace.” Sussurra la quarta espada.
“N… non è .. colpa .. tua.”
“Io non lo sapevo. Altrimenti non avrei lasciato che accadesse. Non volevo arrecarti un torto.”
L’arrancar ferito perde i sensi completamente, afferrando gli ultimi secondi di lucida per sperare di morire per sempre.
 
Quando apre gli occhi è completamente fasciato, pulito, in via di guarigione. La vista ancora offuscata riesce a riconoscere le pareti della sua stanza.
“Sei sveglio.”
Una voce fredda, apatica, gli giunge alle orecchie. Due iridi color smeraldo lo trafiggono.
“Iniziavo a preoccuparmi.”
L’arrancar prova a sollevarsi ma un dolore folle lo fa urlare e lo costringe a lasciarsi cadere sul futon.
“Che stupido. Hai passato otto giorni in questo stato, ti svegli solo ora e credi di poter fare quello che ti pare?”
“Ulquiorra perché sei qui?”
“Non fare domande sciocche.”
Addosso al suo corpo percepisce l’energia spirituale dell’espada:
“Mi hai curato tu … capisco. Ma perché?”
“Non siamo tutti come Grimmjow.”
Szayel si morde la lingua per trattenersi dal chiedere sue notizie ma l’altro intuisce questa intenzione.
“Non preoccuparti, sta benissimo.”
“E’ mai passato di qui?”
“No, mai.”
Dovevo immaginarlo. Cosa sono gli espada se non hollow più evoluti? E cosa sono gli hollow se non puro istinto e oblio? Vivono in uno stato di animalesco bisogno, perseguono gli impulsi più brutali per soddisfarli e poi rincorrerne altri. Credevo di essere più evoluto, diverso. Ma ho sbagliato, ho fatto un buco nell’acqua. Non posso fidarmi di nessuno, nemmeno di me stesso. Non c’è speranza a Las Noches. Ho vissuto metà della mia vita in un’effimera illusione. Maledetta la mia presunzione e il mio senso di superiorità. Ho costruito un castello di cristallo che si è spezzato al primo urto. Stupido, ecco cosa sono.
 
*** 
“Capisco … quindi ti sei sentito davvero tradito dentro.” Conferma il quincy.
“Si esattamente. Tradito dalla mia stessa ragione e dalla persona che amavo.”
“Com’è possibile che dopo questa brutta situazione ora vai così d’accordo con lui?”
“E’ stato difficile riprendersi. Veramente difficile. Appena sono stato in grado di muovermi da solo, anche se ero ancora profondamente ferito, mi sono rinchiuso nel mio laboratorio per settimane, forse mesi o forse anni, senza mai uscire. Mi sono costruito il mio mondo, i miei progetti, la mia realtà in cui vivere sereno e senza pensieri. Non permettevo a nessuno di entrare, non mangiavo più, non dormivo nemmeno. Volevo solo oscurare la mente e dimenticare tutto il dolore. Se qualcuno osava aprire la porta lo incenerivo con un cero. Solo che … un giorno Ulquiorra è riuscito a passare ugualmente. Quel briciolo di barlume rimastomi mi ha imposto di non attaccarlo, in fondo è stato lui a salvarmi. È riuscito a convincermi che sarebbe stato meglio allontanarmi un po’ dagli studi e ricominciare a esistere. Non me lo sarei mai aspettato: mi è stato vicino come nessun altro. Certo, sempre con il suo solito atteggiamento spento, ma ha dimostrato di essere un amico. Ecco perché gli sono affezionato e lo rispetto. Ho capito che non è altezzoso o superbo, semplicemente ha un passato di solitudine e dolore. Ma se impari a conoscerlo è un ragazzo d’oro.”
Sorride, scostandosi i capelli ormai asciutti e morbidi dalla fronte.
“Scusa se te lo chiedo ma perché allora lui e Grimmjow si odiano?”
“Non ha mai accettato il modo in cui mi ha tradito e poi attaccato. Lo ritiene un individuo senza principi. Dall’altra parte Grimmjow lo odia perché si è messo in mezzo e sai quanto gli dà i nervi qualcuno che gli ruba la preda. La loro rivalità ha origini molto lontane come vedi. Perché hai quella faccia preoccupata quincy?”
Ishida ha una terribile voglia di piangere. La persona con cui è insieme è appena stata descritta come il più terribile uomo sulla terra, un fallimento assicurato, il cuore a pezzi a prescindere. Nella sua testa continua a maledirsi per aver dato retta a quel dannato espada dai capelli azzurri.
“Va tutto bene, non preoccuparti. Continua pure il tuo racconto se vuoi.”
“Certo dov’ero rimasto … a si! Finalmente mi ero ripreso: stavo bene fisicamente ed emotivamente e quel bastardo è tornato da me. Non mi ha chiesto esplicitamente scusa ma mi ha fatto capire di essere pentito. Stavolta sono stato io lo sciocco: l’ho rifiutato categoricamente, forse per paura di rimanerci secco questa volta. Me ne sono sempre pentito di quella scelta: credo che avesse realmente intenzione di cambiare, penso fosse davvero pentito. L’ho capito troppo tardi purtroppo. Il tempo ha sistemato tutto. Lui ha accettato il mio distacco ma ha continuato a frequentarmi lo stesso, a cercare la mia compagnia. Alla fine si è aggiustato tutto: siamo ritornati amici, ma stavolta amici e basta, nulla di più. E anche ora siamo legati da un rapporto stretto, sia per quello che siamo stati nel lontano passato sia per quanto abbiamo costruito dopo.”
Il quincy deglutisce, agitato: “Credi che ora … se dovesse intraprendere una relazione … con qualcuno … sarebbe un bravo compagno?”
“Non lo so, può essere. Dipende da cosa sta cercando in quella relazione. Ma posso assicurarti che è qualcuno di cui ci si può fidare. In fondo, non mi aveva mai promesso amore eterno né fedeltà: era tutto un mio sogno, un’illusione. Lui non mi aveva mai ingannato, è stato chiaro fin dall’inizio. La colpa è mia, non me ne sono accorto. Nei secoli ho però capito che è sincero. Forse un suo difetto è proprio la spontaneità, in tutto. Però è così naturale che non conosce inganno o falsità.”
 
Grimmjow … non dimenticherò mai quello che c’è stato fra noi. E se devo essere sincero non ho mai smesso di amarti. Forse non tornerai mai da me, forse ti aspetterò invano fino alla morte. Ma ti starò vicino per sempre, per bearmi di ogni tuo gesto o parola e saziarmi attraverso quelli.
Ti seguirei in capo al mondo se fosse necessario, o ripeterei mille volte la corsa al supermercato sotto alla pioggia per comprarti le arance.
Non importa se non ricambi il mio amore, mi basta la tua amicizia. Mi basta avere il permesso di starti accanto e vederti felice.
 


Torno a piangere in un angolo! Si è capito per caso che adoro Szayel? Davvero? Non l'avrei mai detto XD
Spero vi sia piaciuto, mentre lo scrivevo avevo le lacrime agli occhi :') Con tanto di musica deprimente come sottofondo. A presto, spero :)
Besos :****

Valentina :)
 
 
   
 
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