Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
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Autore: BecauseOfMusic_    24/05/2014    1 recensioni
Elisa ha fatto domanda per un corso trimestrale di canto in una rinomata scuola americana durante l'estate, aspetta la telefonata che le confermi che è stata accettata, invece viene contatta dal manager di un famosissimo gruppo musicale, che le propone un lavoro da corista per il tour estivo.
Quando arriva in america con il suo ragazzo tutto sembra perfetto, fino all'incontro con le star, con Joe Jonas in particolare...
Può bastare un'estate per farle cambiare idea sull'amore?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! (: sono BecauseOfMusic_ e questa è la prima ff sui Jonas Brothers che pubblico.
Spero che l'introduzione vi abbia incuriosito, e che il capitolo vi piaccia.
Vi lascio, buona lettura! (:



-Dai, muoviti stupido, non vedi che è verde?- imprecai contro l’autista del suv nero dietro il quale mi trovavo in colonna al semaforo.
Zona industriale di Roma, nell’ora di punta, solo per andare a prendere la borsa che avevo dimenticato in azienda: sei grande Elisa, una gran cretina; la borsa non era così importante, ma il suo contenuto si: dovevo assolutamente riprendere il cellulare e le chiavi dell’appartamento di Paul.
<< ma come diavolo hai fatto a dimenticare la borsa lo sai solo tu >> mi rimproverai mentalmente.
Svoltai a destra e parcheggiai la mia misera utilitaria davanti al cancello principale. Scesi dall’auto a tempo record e corsi alla portineria, che il custode stava per chiudere:
-Giacomo, ti prego aspetta un attimo!- dissi con il fiato mozzo.
-Cos’hai dimenticato oggi?- mi chiese ridendo, mentre mi consegnava le chiavi dell’ufficio.
-La borsa- sbuffai.
-Com’è possibile? Ma scusa le chiavi dell’auto dove le avevi?- rispose sbalordito.
-Le chiavi dell’auto le avevo nella tasca del giubbotto, ma tutto il resto è rimasto in borsa. Grazie per le chiavi!- gli gridai salendo a perdifiato le scale.
 
Tornai a casa, esausta per la lunga giornata e la folle corsa: Giacomo ormai era abituato al fatto che piombassi li dopo l’orario di chiusura perché avevo dimenticato qualcosa, così aveva preso l’abitudine di aspettare circa mezz’ora prima di andarsene a casa, anche il venerdì sera; benché avessi cominciato da poco a lavorare in quella piccola azienda di filati mi sentivo già una di famiglia.
Controllai il telefono, per vedere se vi fossero chiamate perse, ma nulla. In fondo il fatto che non mi avessero ancora chiamato non era poi un brutto segno, voleva dire che non mi avevano scartato a priori, ma l’attesa mi avrebbe ucciso: optai per una doccia rilassante, anche se lasciai il telefono sul ripiano del bagno.
Aprii l’acqua e mi fissai nello specchio mentre aspettavo che si riscaldasse: i miei capelli facevano proprio spavento. Li raccolsi in una coda stretta e mi passai una salviettina struccante sulla faccia per rimuovere il mascara colato, poi entrai nel box doccia e cominciai a canticchiare sotto il getto d’acqua.
All’improvviso il cellulare cominciò a squillare: feci un balzo. Chiusi l’acqua della doccia e cercai di uscire in fretta, prima che la suoneria terminasse: il risultato fu che scivolai sulle piastrelle bagnate, picchiando la testa sul bordo del lavandino.
-Merda!- imprecai tastandomi il livido con una mano.
Finalmente riuscii ad afferrare l’aggeggio elettronico ed accettare la chiamata.
-La signorina Elisa Baschi?- chiese una voce di donna anziana.
-Sono io, chi parla?- dissi, tentando di simulare una calma che in quel momento mi era del tutto estranea.
-La chiamo dal centro colloqui. Ricorda di essere venuta qui due settimane fa?-
-SI, mi ricordo perfettamente, il termine di scadenza per la confermata partecipazione doveva essere oggi, giusto?-
-Giusto, signorina.- mi rispose cordiale la donna –volevo informarla che dovrebbe presentarsi domani qui alle ore 16:00 per incontrare i suoi datori di lavoro, mi ha capito?-
-Ho capito, perfetto. Posso sapere chi..?- cercai di domandare, ma lei mi aveva già chiuso il telefono in faccia.
 
Il giorno dopo mi presentai al centro colloqui in perfetto orario; mi fecero accomodare in un lungo corridoio, e dopo un’attesa di mezz’ora fui introdotta in una saletta con una scrivania: un uomo sulla cinquantina, dalla carnagione olivastra e il sorriso sghembo era seduto proprio li dietro e armeggiava con ben due telefonini contemporaneamente.
-Elisa Baschi?- chiese con una cadenza piuttosto singolare.
-Si- gli risposi restando in piedi.
-Have a seat*.- mi disse indicando la sedia di fronte a lui.
Mi accomodai, ascoltandolo parlare per i successivi dieci minuti, senza credere ad una sola parola di ciò che mi diceva.
Avevo fatto domanda per un posto da corista in una band durante l’estate, ma mai avrei creduto di essere contattata da qualcuno di così famoso; certo non avrei potuto dire di essere una loro grande fan, ma erano famosi in tutto il mondo per la loro musica, artisti largamente riconosciuti.
Chiesi, incredula, il motivo per cui avessero scelto me tra milioni di ragazze che avevano spedito i loro curriculum direttamente ai manager; mi disse che era successo tutto per caso. L’accademia di musica americana a cui avevo inviato la domanda di iscrizione trimestrale era tra le più rinomate dello stato, e loro erano andati a richiedere talenti per supportare la band principale, così alla fine, non compresi bene come neppure io, avevo ottenuto il posto da corista dei Jonas Brothers.
-Prima che ti monti la testa- mi interruppe in un italiano stentato –sappi che dovrai comunque fare un altro paio di colloqui per assicurarci di aver fatto la scelta giusta.-
Annui felice e tornai a casa con il cuore in tumulto nella calura di fine maggio.
 
 
Mi richiamarono effettivamente un altro paio di volte prima di ufficializzare, alla fine ottenni definitivamente il lavoro, e la prima settimana di giugno partii per Los Angeles, prima tappa del tour estivo, insieme al mio ragazzo Paul.
Alcuni giorni dopo il mio arrivo venne organizzato dal tour manager il primo incontro della crew, star comprese; trovai che fossero tutti molto simpatici, cordiali e disponibili, diversamente dall’idea che mi ero fatta di loro sentendone parlare da bambine con gli ormoni impazziti.
 Kevin, naturalmente, era il più simpatico, Nick il più gentile e Joe il più carino, ma anche quello più estroverso: attaccava bottone con tutti. Quando mi vide la prima cosa che disse fu:
-Credo che tu abbia sbagliato sala, la presentazione delle modelle é la porta accanto-
-Che galante- risposi ridendo -grazie ma sono più interessata alla musica-
-Uh questa é nuova: niente shopping o cagnolini o altre cosa da femmine?- esclamò fingendosi sorpreso.
-Chi ha detto che la musica sia una cosa da maschi?- ribadii piccata. Sorrise.
-Touché... Se ti chiedessi il numero di telefono?- lo fissai, molto infastidita da tutta la confidenza che si era preso dopo neanche cinque minuti di conversazione.
-Sono fidanzata sai?-
 Kevin, che si era fermato poco più in la ad ascoltare, rise di gusto:
-Battuto su tutti i fronti fratello-  Joe fece una smorfia e finse di dover rispondere al telefono per uscire da quella situazione imbarazzante.
-Fa sempre così?- chiesi irritata al fratello, lui mi fissò con un aria da pesce lesso -Oh scusa, ho parlato in italiano: si comporta sempre così?-
 Kevin annuì.
-Ah, si abituati, se lo conosco tornerà all'attacco- poi si allontanò per salutare gli altri presenti.
< < non importa >> pensai << io sto con Paul, lo amo e non avrò alcun ripensamento a causa di un ragazzo viziato con cui lavorerò per una sola estate >>
Non immaginavo neppure lontanamente quanto mi sbagliassi.
 
*si sieda.

-ANGOLO AUTRICE-
Rieccomi! Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi abbia fatto venire voglia di sapere come prosegue la storia.
Recensite, e ditemi i vostri pareri, anche negativi, sono dell'idea che si può sempre migliorare. (:

a presto
     BecauseOfMusic_ 

 
  
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