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Autore: Jiulia Duchannes    25/05/2014    2 recensioni
Storia basata sulla serie Tv. Paring: James/OC Logan/Camille Kendall/Jo Carlos/OC
Siamo nel 1775, durante la rivoluzione Americana.
Karen Jane Mitchell, sorella di Logan Mitchell è una 15enne piena di sogni e bisogno d'amore. Quando incontra James David Diamond le sembra di aver trovato il principe che sempre aveva popolato i suoi sogni. Ma non è tutto così facile.
Dal testo:
Da piccola sognavo sempre, sempre un principe, un duca, un nobile giovane coraggioso e bello, che mi sposasse, mi amasse, mi facesse vivere un sogno. Sognavo l’amore, vero. Sognavo i baci al tramonto. Sognavo il cuore battere all’impazzata. Sognavo l’abito bianco. Sognavo i bambini.
Quei sogni infestavano come demoni le mie notti, i miei desideri mi rendevano folle, facile da ingannare con qualche frase fatta. Avrei creduto ad ogni bugia, pur di essere amata.
Era il 1775, e in America l’odore di un imminente rivolta verso gli inglesi si poteva fiutare ovunque. In quell’anno di rivoluzioni, battaglie e subbugli, la mia vita prese una piega inaspettata, realizzando i miei desideri, da una parte, distruggendoli, dall’altra.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fissai con incredulità l’immagine riflessa nello specchio, spalancando la bocca per lo stupore.

Era la sera forse più importante della mia vita, il primo ballo non organizzato dalla mia famiglia al quale avrei partecipato, il che significava essere considerata non più una bambina ma una donna. Significava entrare nella società mondana che da sempre la nobiltà e la mia famiglia avevano frequentato

Per l’occasione mia madre mi aveva fatto preparare un vestito nero, dal corpetto tanto stretto da rendermi praticamente impossibile respirare e la gonna larghissima.

L’abito mi calzava alla perfezione, rendendo il mio corpo quasi attraente. I capelli erano stati legati in un elegante acconciatura da Clarisse.

Per la prima  volta nella mia vita mi vidi bella, mi vidi donna, mi vidi desiderabile. Era incredibile quanto fossi diversa, quanto realmente mi sentissi perfetta, in tutto.
Accennai un sorriso al solo pensiero della faccia che avrebbero fatto i miei amici e Logan vedendomi così.

Era passato ormai un mese dalla nostra disavventura in città. Gli occhi marroni di Gabriel Griffin, il sangue, le urla ed il terrore di quei momenti erano ancora vividi nei miei incubi, li sognavo ogni notte. Alcune volte la mia mente immaginava che al posto di quel giovane a me praticamente sconosciuto vi fosse James.

Era terribile svegliarsi con quel ansia, con quel peso sul cuore e quell’assurdo bisogno di correre da lui per essere sicura che ciò che avevo visto era solo un sogno. Quelle notti erano le peggiori, ai miei occhi le più buie, silenziose, le più terrificanti. Erano le notti in cui non riuscivo più a chiudere occhio, che desideravo passassero in fretta, e che puntualmente sembravano essere eterne.

La mia situazione con il giovane Diamond era ancora alquanto confusa. Che ci fosse qualcosa tra noi era logico, eppure rimaneva ben nascosto nei nostri comportamenti, nei nostri piccoli gesti quotidiani. Che ci fosse qualcosa tra noi l’avevano capito anche i nostri amici, solo che ne noi ne loro riuscivamo a decifrare quale contorto sentimento si celasse dietro i nostri sguardi.

Il nostro non era un rapporto come quello di Camille e Logan, che pur non essendo fidanzati ufficialmente si comportavano come un affiatata coppia, ridendo e passando il tempo insieme, lanciandosi sguardi gelosi, sguardi innamorati. Il loro era un rapporto chiaro quanto l’acqua cristallina del mare, era facile anche incontrandoli per caso lungo la strada, non conoscendoli, capire che quei due provavano forti sentimenti l’uno per l’altra.

Il nostro non era nemmeno un rapporto come quello di Jo e Kendall in cui bastava un sguardo per comprendersi, in cui i sorrisi erano sempre presenti, e il contatto visivo o corporale che fosse non mancava mai.

Il nostro era uno strano rapporto. Da  parte sua c’era un certo interesse, che a volte si rivelava con il suo comportamento possessivo, geloso, nei miei confronti, con i complimenti continui, con gli sguardi che mi lanciava. Ma quell’interesse era facile  da mettere in dubbio, perché gli sguardi li lanciava anche alle altre ragazze, perché provava a corteggiare loro e non me, nonostante ciò che ci legava fosse più profondo, nonostante fossi io quella a cui importava realmente di lui e non quelle ragazze di cui il giorno dopo dimenticava il nome.
Io  per lui rimanevo sempre e non c’ero mai allo stesso tempo.
Mi sentivo così frustrata, triste, scombussolata, eppure felice, felice se ero con lui, felice di conoscerlo, felice d’amarlo.
Era tutto contorto l’amore per me. Era complesso, delicato, l’equilibrio tra la gioia e la disperazione era precario, tutto come un castello di carte che al primo accenno di vento poteva cadere, crollare, e non ricomporsi più.

Scesi le scale con fierezza mentre Logan mi fissò con uno sguardo strano, oserei dire scioccato.
-Karen?- Domandò
-Già- Dissi-Come sto?-Chiesi girando su me stessa.
-Non sembri neanche tu…sei…sei stupenda sorellina- Logie mi sorrise, un sorriso di quelli suoi, quelli belli, ma belli realmente, che ti fanno scaldare il cuore e ti fanno sciogliere totalmente.
Lo abbracciai forte, e lui mi strinse a se con altrettanta potenza.
-Ti amo Logan-Sussurrai a mio fratello con dolcezza di cui io stessa rimasi sorpresa.
-Anche io piccola anche io- Rispose lui posando un delicato bacio sulla mia guancia.
Nostra madre scese le scale interrompendo il momento, così raro e strano, che s’era venuto a creare.

-LA carrozza è pronta-Gridò la donna cercando di non inciampare nel vestito esageratamente lungo che indossava.
Salimmo sulla comoda carrozza che ci scortò fino alla villa della famiglia Wanter, dove si svolgeva il ballo.
Rimasi incantata a fissare la maestosità della villa, grande almeno il doppio della nostra.
Coppie e famiglie con vestiti sfarzosi e complicate acconciature entravano ridendo nel grande salone decorato a festa, pieno zeppo di gente.

Logan si allontanò dai nostra madre a nostro padre per andare a cercare Kendall, Camille, Jo e James che avrebbero come noi partecipato a questo grande evento. Il povero Carlitos non era invece potuto venire, causa della povertà della sua famiglia e del suo lavoro considerato misero.

Io non fui così fortunata ma dovetti rimanere con i miei genitori che dovevano presentarmi a tutta la nobiltà e  l’alta borghesia.

Ci volle più di un ora e ancora non avevo conosciuto tutti.

Riuscii a sfuggire dalle grinfie di mia madre che voleva farmi conoscere le figlie di alcune importanti donne della società mondana.
Cercai ovunque i ragazzi, passando attraverso la folla che chiacchierava a ballava allegramente.
Non prestando attenzione a dove andavo mi scontrai ocn un giovane. Era alto, dagli ipnotici occhi verdi i capelli biondi e il sorriso contagioso.

-Scusatemi- Dissi
-Non vi preoccupate- Mi sorrise ancor più il bel ragazzo
-Non vi ho mai visto ad i nostri balli. Potrei sapere il vostro nome madamigella?- Chiese cortesemente
-Sono Karen Jane Mitchell- Mi presentai inchinandomi leggermente
-Oh è un piacere conoscervi. Dovete sapere che le nostre famiglie sono molto amiche. Io sono Ronald Edward Wanter- Si presentò

Rimasi incantata fissando i suoi occhi caldi e solari, così sereni a differenza di quelli di James che nascondevano sempre un velo di mistero ed inquietudine.
Non sentii una voce chiamarmi troppo presa dal fissare quel giovane che in poco tempo era riuscito a farmi sentire bene anche solo sorridendo.

-Karen-Mi svegliai dalla mia trans per vedere James avvicinarsi a passo veloce verso di me.
-James- Lo salutai imbarazzata dall’avermi trovato a conversare con un altro ragazzo. Non volevo che Diamond pensasse male, non volevo assolutamente, ma una parte di me ci sperava, che capisse male, che credesse di avermi persa, che aprisse gli occhi, che mi dichiarasse il suo amore.
-Em io ero venuto a dirti che..Logan ti cerca. E’ importante- Spiegò James, che ovviamente s'era inventato una scusa,  lanciando un occhiataccia a Ronald.

MI prese per il polso tanto forte che sussultai.
Si fermò in un angolo appartato della sala.

-Cosa facevi?!-Mi domandò a dir poco irato.
-Facevo conoscenza-Spiegai
-Non con lui ok?! Non con lui mi sono spiegato Karen- James continuò a stringere più forte il mio polso, troppo forte per i miei gusti.
-Mi fai male James- Sussurrai
Lui mollò la presa con uno strano sguardo. Avrei potuto definirlo solo arrabbiato, eppure c’era qualcosa dietro quella rabbia, c’era paura, tristezza, c’erano ricordi.
-Perché?-Chiesi- Cosa ti ha fatto Ronald Wanter?-
James spostò lo sguardo altrove  mordendosi il labbro.
-Jamie- Supplicai ora preoccupata avvicinandomi a lui.
-Parlami James ti prego- Gli carezzai il volto cercando di farlo voltare verso di me.
-Niente che ti riguardi- Rispose freddo spingendomi via da lui
-Va bene…se non vuoi dirmelo…solo…ecco io..ci vediamo dopo- Bisbigliai tristemente allontanandomi alla ricerca di Logan o qualcuno.

Non sapevo che fare, avevo bisogno di sapere cosa fosse accaduto a James, era questione di vita o morte per me.

Riuscii ad individuare Logan  che ballava nel bel mezzo della pista con Camille. Scrutai la giovane a cui mio fratello sussurrava dolci parole all’orecchio.
Indossava un vestito rosso  che  le donava particolarmente e le cui spalline erano leggermente calate.

Cercai con lo sguardo Kendall,sperando di trovarlo libero e pronto a spiegarmi senza troppi problemi cosa avesse a che fare James con Rondal Wanter, e cosa realmente fosse accaduto tra i due giovani.
Purtroppo non riuscii a trovare ne il biondo ne la sua fidanzata.

Mi sedetti su uno dei divanetti cercando di concentrarmi su qualsiasi cosa che non fosse James David Diamond.
Fissai la folla di coppie ballare a ritmo di quella musica tanto bella quanto noiosa a confronto di quella di James e dei ragazzi.

-Karen-Mi salutò allegramente una voce a me nota.
Alzai lo sguardo per incontrare un paio di vivaci occhi marroni.
-Carlos?- Domandai non completamente certa che quel ragazzo latino così elegantemente vestito fosse il mio amico, che per quanto ne sapevo io, a quel ballo non sarebbe dovuto venire e che un completo come quello che indossava non se lo sarebbe mai potuto permettere.
-Già. Perché sei sola? Dove sono gli altri? Andiamo a ballare? Mi fai conoscere qualche tua amica? Eh? Eh? Oddio sono così emozionato- Eclamò Carlos freneticamente.
-Calmo Carlos. Allora Logan e Camille stanno ballando  e per quanto riguarda gli altri  non ho la più pallida i dea di dove siano. Se vuoi ballare per me va più che bene, non ti faccio conoscere nessuno perché non conosco nessuna ragazza da presentarti e…Tu cosa ci fai qui?-   Risposi io
-Oh bhe sai come è Logan mi ha prestato un vestito e mi ha fatto entrare, spacciandomi per un aristocratico spagnolo di passaggio- Spiegò Carlos mentre prendeva la mia mano e mi accompagnava a ballare.
Mise la mano libera sulla mia schiena ed io sulla sua e cominciammo ad ondeggiare a ritmo. Quando la musica finì ci fermammo

-Carlitos tu conosci James da tanto vero?-Chiesi
-Certo. Perché?-
-Cosa centra Ronald Wanner con lui?-
-Karen perché mi domandi questo?-
-Oggi ho conosciuto quel tale Wanter e James mi ha ordinato di stargli lontana-
-E non ti ha spiegato il perché giusto?- Intuì il latino
-Si- Confermai
-Allora non posso dirtelo mi dispiace. Sai io te lo direi volentieri ma i ragazzi mi rimproverano sempre di dire troppe cose sulla vita altrui senza il permesso dei diretti interessati e non voglio che Jamie si arrabbi con me. Odio quando i ragazzi ce l’hanno con me sai?- Sospirai fissando  Carlos negli occhi. In quel momento  sembrava così innocente,  sembrava un bambino.
-Carlos…Io sono preoccupata per James io…io ci tengo a lui, voglio solo aiutarlo- Insistetti.
-Karen io…tu di a James quello che senti, diglielo che sei preoccupata vedrai che lui  ti dirà tutto-
-Pensi che non l’abbia fatto? Pensi che non gli abbia detto quanto sia preoccupata?-
-No, lo so che tu glielo hai detto, ma gli hai detto anche che lo ami?- Domandò Carlos

Abbassai lo sguardo. Per la prima volta qualcuno che non fosse la mia coscienza mi sbatteva in faccia il fatto che fossi innamorata di Diamond, con una tale spontaneità e una facilità che mi stupirono. Ma d’altronde cosa mi potevo aspettare da un giovane come Carlos?. Lui era speciale, e che lo fosse lo avevo capito subito, era ingenuo, dolce, sempre attivo, era dolce, leale, spontaneo, era vero. Era vero, non mentiva, non lo sapeva fare, non indossava una maschera, era semplicemente lui, Carlos Garcia e basta.

Stavo per rispondere quando una voce ci interrusse.

-Scusate se vi interrompo ma tra un po’ vi sarà un'altra danza e volevo sapere se mi era concesso un ballo con la signorina Mitchell- Domandò il ragazzo dagli occhi verdi che James mi aveva esplicitamente chiesto d’evitare.

Non sapevo che fare, se accettare o meno. Una parte di me, quella più razionale diceva di non farlo, eppure era così curiosa di sapere cosa legasse Ronald e James che avrei potuto chiederlo allo stesso Wanter ballando.
Carlos mi fissava aspettando che rifiutassi, mentre dall’altra parte Ronald mi scrutava speranzoso, ed io , io ero come divisa in due.
Mi guardai attorno solo per vedere Jo a chiacchierare con Kendall dimenticandosi del mondo circostante.
-Io non posso scusatemi è che sono così stanca ora..magari il prossimo ballo che ne dite?- Risposi alla fine
-Ne sarei lieto- Wanter sfoderò un sorriso rivelando i denti bianchi e mi baciò la mano per poi andarsene.

Mi voltai per vedere in un angolo della stanza James fissarmi con uno sguardo vacuo in volto. Non seppi cosa mi spinse a farlo, se fosse il sorriso compiaciuto che s’era venuto a formare sul volto del giovane Diamond dopo che avevo rifiutato la proposta di Ronald o il fatto che non fosse venuto da me, che non m’avesse detto nulla ma
cambiai  idea e richiamai Wanter.

Ballammo con grazia e sintonia, assieme mentre potevo sentire mia madre compiacersi del fatto che sua figlia appena entrata in società stesse ballando con un ragazzo così importante.

Quando ci fermammo, stanca della confusione e della musica, uscii a prendere una boccata d’aria.

Non sapevo che sarebbe stato un terribile errore, e certo non potevo immaginarlo. Non conoscevo il lato di James che mi si sarebbe venuto a mostrare.

-Perche?! Ti ho detto di stare lontana da lui ma tu no? Dovevi fare la brava bimba e fare felice la mamma vero? Era questo volevi che tua madre fosse fiera di te? Volevi metterti in mostra?- Gridò un giovane uscendo a passo svelto dal palazzo.
-James ti prego calmati io..scusa ma io volevo solo…- Non riuscii a finire la frase,perché non vi era stato un motivo preciso per il quale avevo deciso di accettare quel ballo che tanto aveva fatto infuriare James.

-Pensavo fossi diversa Karen! Che non fossi come tutte quelle giovani che inseguono solo la ricchezza, pensavo che ti importasse di me!- Potevo sentire il dolore attraverso la rabbia nella voce del moro.
-MA a me importa di te! Lo giuro James tu sei importante per me, forse troppo, io..non so perché l’ho fatto, volevo solo sapere perché non dovessi parlare con Ronald- Spiegai a mia volta
-TE lo dico io perché lo hai fatto- James mi spinse violentemente contro il muro –Perché tu Karen Mitchell, preferisci lui, perché tu sei una di quelle sgualdrine che popolano questo povero mondo. Sei un puttana Karen- Soffiò  a pochi centimetri dalle mia labbra.

Le lacrime scivolarono dai miei occhi senza che potessi fare nulla per impedirlo.
-MI dispiace ti prego perdonami James, smettila, ti prego perdonami- Implorai. Non riuscivo a ciapire cosa potesse far infuriare così James, cosa lo spiengesse a dirmi quelle crudeltà. Sapevo solo che qualsiasi cosa gli fosse successa era grave, ed io non avevo fatto altro che risvegliare in lui brutti ricordi.
-Perché dovrei farlo?- Chiese Diamond
-Perché non volevo, non volevo farti male, non volevo che ti arrabbiassi, perche ci tengo a te Jamie-
-Non basta Mitchell, non basta- Il giovane si voltò e se ne andò lasciandomi piangente, accasciata a terra, mentre il vento freddo mi colpiva violentemente ed io non mi muovevo, non tramavo nemmeno, lasciavo solo che le lacrime scorressero

  
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