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Autore: Hotaru_Tomoe    26/12/2004    0 recensioni
Lo Shohoku è in trasferta in Italia e qui Yohei Mito incontra una ragazza molto particolare, che ha perso la memoria e sembra essere legata in qualche modo al suo passato.
La loro sarà solo una breve avventura o qualcosa di più?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Yohei Mito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due anni dopo.
Mana posò la valigia per terra e rovistò nella borsa alla ricerca delle chiavi. Udito rumore la vicina di pianerottolo, la vecchia Fujimiru, si affacciò: “Ah, è lei signorina Hidaka. In questi giorni non l’ho vista, è stata via?” disse, indicando la valigia e scrutando con curiosità la fascetta verde e bianca attorno alla maniglia. “Oh, un viaggio in aereo… è andata lontano?”
“Sì.” [Dove diavolo sono le chiavi? Se non mi sbrigo questa vecchia pettegola mi fa un 3° grado.]
“Vacanza?”
“No.”
“Allora lavoro?”
“Nemmeno.”
“Beh, ha fatto buon viaggio?”
“Sì grazie.” [Eccole!] Mana estrasse trionfante dalla borsa il suo portachiavi di Keroppi e aprì la porta “Arrivederci.” Concluse frettolosamente. “Uff! Che palle ‘sta tipa. Yohei, sono a casa.” Nessuna risposta. Mana entrò in camera da letto e spalancò la finestra. “Buongiorno dormiglione.”
Mito emerse da sotto le coperte e sbadigliò: “Mh? Mana! Quando sei tornata?”
“Giusto adesso.” Si sedette sul bordo del letto e lo baciò.
“Tutto bene? I tuoi genitori non hanno fatto storie?”
“No, considerate le circostanze si sono comportati civilmente; credo mi avessero già dimenticata senza problemi e non erano ansiosi di dare pubblicità alla mia rimpatriata. Però adesso è tutto finito, sai? Settimana prossima avrò i documenti. Non sono più una clandestina.”
“E finalmente potremo sposarci.”
“Ancora non mi sembra vero…” disse Mana, guardandolo teneramente.
Mito l’attirò a sé e le passò una mano tra i capelli spettinati: “Ma è tutto vero. Bentornata a casa, piccola.”
“Cambiando argomento… oggi c’è la cerimonia per la consegna del diploma e tu sei ancora qui a poltrire: farai tardi!”
“Ancora cinque minuti. Ieri sera sono uscito a festeggiare con Hana e gli altri.”
“Ah, ho capito, sei rientrato poco prima di me. Ma questa non è una scusa – Mana gli mise le mani sul fianco e lo tirò verso il bordo del letto – Alzati o ti butto giù!”
“Ferma!” senza preavviso Mito le sollevò la maglietta facendole il solletico sulla pancia. Mana lo lasciò e si tirò indietro come una molla: “Scemo, lo sai che soffro il solletico. Non vale!” e mise un broncio delizioso.
“Ok, mi alzo. Ma tanto se prendiamo la moto facciamo in fretta.”
“Cosa? Se mi ci metto d’impegno vado più veloce io di quel rottame!”
“Guarda che se dici così si offende.” Scherzò il moretto.
“Dai, va’ a lavarti, che io preparo la colazione.”

Lo Shohoku era ornato da allegri festoni e scritte di incoraggiamento per festeggiare il diploma e l’addio degli studenti del 3° anno. Al lunghissimo, banale e soporifero discorso del preside assistevano tutti gli studenti, disposti in file ordinate. Beh, QUASI tutti! Infatti Hanamichi & company se l’erano svignata sotto i ciliegi in fiore “Haruko, Haruko – Okusu scosse la testa – Da te non me lo sarei mai aspettato. Hanamichi ti sta portando sulla cattiva strada.”
“Ah sì? – ribattè acido il rossino – E tu che ci fai qui, signor studente modello? Sorbiscitelo tu quella barba di preside.”
“Peccato che saremo in pochi – riflettè Noma – Rukawa, Micchy e Sendo sono impegnati con la Nazionale.”
“E il Kainan al gran completo è in trasferta in America.” Aggiunse Takamiya.
“Kogure e mio fratello vengono; anzi dovrebbero essere già qui.” Osservò Haruko.
“Il gorilla si sarà fermato a raccogliere banane su qualche albero.” Scherzò Sakuragi. Subito alle sue spalle si udirono pesanti passi di piombo che facevano tremare il terreno, il consueto ‘STONK’ e Hanamichi si stava già massaggiando un bernoccolo fumante sulla testa, prontamente consolato dalla sua bella. “Imbecille… non cambi mai.” mormorò Akagi.
“Salve ragazzi!” esclamarono Ryota e Ayako giunti a braccetto.
“Allora Ryo_chan, hai passato il test di ammissione all’università?” chiese Hanamichi.
Il viso di Ryota si fece triste come quello di un cucciolo in un canile e tutti iniziarono a sfotterlo allegramente “Ancora Ronin dopo 2 anni!” “Meglio che ci rinunci, vah!” “Guarda che Ayako finisce prima che tu riesci a dare un esame!”
“Finitela, idioti. Aya_chan, perché ridi? Anche tu…”
A festa iniziata Sakuragi entrò nella palestra deserta, invasa dai tiepidi raggi di sole di marzo e iniziò a palleggiare ritmicamente, mentre la sua mente si perdeva nei ricordi. Piccoli petali rosa di ciliegio sfioravano le vetrate come tanti spettatori silenziosi [E’ iniziato tutto qui.] Ricordò la domanda di Haruko e il suo primo disastroso tentativo. Sorrise, spiccò un salto ed eseguì uno splendido dunk.
“Bravo!”
“Oh, Yohei.”
“Ti mancherà tutto questo, eh?”
“Sì, un po’. Ma ho anche dei bellissimi ricordi di questi 3 anni e li porterò sempre con me. E non sono il solo…”
“Già…”
“Ehi, ci siete?” il piccolo Aida irruppe in palestra come una furia.
“Hikoichi_kun, che ci fai qui? E’ già finita la cerimonia al Ryonan?”
“Uozumi ci invita tutti al suo ristorante a festeggiare. Venite?”
“Neanche da chiederlo! Un pranzo gratis non si rifiuta mai.” Disse il rossino.
“Vedi di non esagerare Hana. Non vorrei che il mio testimone di nozze fosse ricoverato per una occlusione intestinale.”
“Ma quanto siamo spiritosi, Yohei!”
“E’ che ti conosco troppo bene.”
E il gruppo si incamminò chiacchierando rumorosamente.

Appena furono usciti dalla palestra due matricole che avevano osservato la scena commentarono la sua azione.
“Hai visto, Takamura? Ha fatto un salto pazzesco, ma chi era?”
“Quello è Hanamichi Sakuragi, un senpai della squadra di basket. Sai che quest’anno lo Shohoku ha vinto il campionato? Sono proprio felice di essere entrato in questa scuola.”
“Sì, se lo sono meritato dopo che l’anno scorso hanno perso per un soffio la finale col Ryonan.”
“Un giorno anch’io diventerò bravo come Sakuragi o Sendo.”
“E noi faremo il tifo per te!”
Takamura palleggiò, arrivò sottocanestro e tentò un lay-up, ma la palla rimbalzò sull’anello di ferro e finì tra le mani del coach Anzai, che si affrettò a consolare bonariamente il ragazzo: “Oh, oh, oh! Non avere fretta ragazzo. Hai 3 anni davanti a te e in 3 anni può accadere di tutto…”

FINE
RINGRAZIAMENTI: un grazie a tutti quelli che hanno letto la mia fic! Spero vi sia piaciuta.
   
 
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