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Autore: F r o z e n    25/05/2014    1 recensioni
Aine McCall.
Dylan White.
Sono amici da quando all’asilo lui le morse il dito, tutto cambia
quando la famiglia di Aine rimane coinvolta in un incidente con una bombola
di gas e lei rimane sola al mondo.
Affidata ad una famiglia che odia, con l’intera scuola che
la sopranomina “La Pazza”, Aine continua a vivere la vita di tutti i
giorni cercando di trasformare i continui attacchi di panico nella sua routine.
Aine è un quadrifoglio.
Solo e raro.
Dyla è come un trifoglio.
Pronto a tutto per proteggerla.
Insieme vanno avanti mano nella mano, pronti a tutto pu di stare insieme.
Dal primo capitolo:
Secondo sua madre Aine era come un quadrifoglio, un fiorellino introvabile che tutti si dannavano a cercare nel tentativo di acapparrarsi un pò di fortuna in più, Dylan invece si era sempre paragonato al trifoglio, quello che nascondeva come se fosse il più prezioso dei tesori la fonte della fortuna, non gli importava essere calpestato o ritenuto un fiore inutile, lui stava lì, con il suo vivissimo desiderio di proteggere l’amato quadrifoglio.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
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CAPITOLO III:

-Sei stata tu… Aine, è tutta colpa tua- la voce del fratello le risuonò potente nelle orecchie lasciandola totalmente di stucco, mai avrebbe pensato di sentire quelle parole pronunciate proprio dalla bocca di suo fratello.
-Ma Kol, io non- il ragazzo la bloccò bruscamente afferrandola con forza per la gola mentre con l’altra mano le spingeva la testa sott’acqua.
Lo vedeva quel suo ghigno soddisfatto, lo vedeva sfocato mentre rideva a squarciagola prendendosi gioco di lei, urlandole più e più volte che l’incidente in casa McCall era avvenuto solamente a causa sua, e più lui lo diceva più lei se ne convinceva.
E’ colpa mia. Ripetè mentalmente. Solamente colpa mia.
E intanto lo sentiva il cuore perdre di volta in volta un battito e l’acqua penetrarle nei polmoni mentre lei cercava in tutti i modi possibili di ribellasi.
Io però voglio vivere!

 

Aine si svegliò di scatto, sentiva il cuore martellarle nel petto e il respiro tanto pesante da sembrare un macigno, cercò di recuperare la stabilità, di non pensare all’incubo appena fatto che l’aveva obbligata a svegliarsi così precipitosamente.
Proprio però non ci riusciva a non pensare, rivedeva davanti a lei il volto del fratello, gli occhi colmi di rabbia e il viso contratto in una smorfia di incredibile disgusto.
-Ti prego esci dalla mia testa- mormorò tra sé e sé, aveva una paura folle di tutto, ogni ombra in quell’enorme stanza le ricordava l’incubo di cui era stata protagonista e che non avrebbe mai più voluto rivivere.
Si avvicinò alla porta finestra che dava sull’immenso balcone e la spalancò lasciando che il vento autunnale le scompigliasse i lunghi capelli scuri.

Afferrò il cellulare in fretta e furia e si premurò a cercare il più velocemente la lettera “D” nella rubrica, fece scorrere tutti i nomi e quando finalmente trovò quello che le interessava scrisse più velocemente possibile. Vieni.

Era sicurissima che sarebbe arrivato.

 

Dylan per poco non prese un colpo quando il telefono cominciò a squillare nel bel messo della notte e ci mancò davvero poco a svenire quando realizzò chi aveva effetivamente scritto quel cortissimo messaggio che suonava più come un ordine che come una supplica.
Immediatamente si mise in piedi, si vestì in fretta e cercò più velocemente possibile le chiavi della jeep azzurra parcheggiata nel cortile del condominio.

Stette ben attento a non farsi sentire, era sicuro che se i suoi genitori si fossero accorti della sua assenza si sarebbero allarmati e avrebbero combinato di certo un pandemonio.

Così scese lentamente le scale e chiuse con delicatezza la porta dietro le spalle.
Salì in macchina e accese il motore partendo velocemente verso la casa di Aine.

 

Scavalcare l’enorme cancellata della villa in cui Aine abita era sempre stato uno dei suoi sport preferiti, ma da quando tentare agilmente di giungere alla sua balconata aveva l’unico scopo di raggiungere una Aine tremante e spaventata era diventato davvero meno divertente.

Quando la vide appoggiata alla porta finestra, con il maglione stretto addosso e lo sguardo vacuo per poco non gli venne da piangere, si arrampicò a fatica lungo l’alta siepe e si issò sulla balconata con forza:-Sono qui Aine- la ragazza alzò gli occhi e gli corse incontro affondando il viso tra le pieghe della maglia al rovescio del ragazzo che del canto suo non potè fare a meno di stringerla con forza a sé, permettendole di sfogarsi.
E Aine pianse così forte da far commuovere anche lui, Dylan si sentiva stupido, piccolo e impotente di fronte al dolore fisico e mentale della ragazza che amava.
-Rimani a dormire con me sta notte- singhiozzò Aine in quel momento e Dylan non poté fare a meno di accettare, non gli importava pensare che una volta arrivato il mattino i suoi non l’avrebbero trovato a letto o che peggio ancora l’avrebbero trovato nel letto sbagliato, non gliene importava veramente nulla, perché tutto quello che aveva sempre cercato ce l’aveva proprio stretto tra le braccia.
Si stesero assieme e Aine si addormentò in un secondo, poteva sentire distintamente il suo respiro solleticargli il collo e i capelli pizzicargli la pelle sensibile delle braccia, l’abbracciò un pò più forte, non voleva sapere cosa aveva sognato quella notte Aine, era sicuro che sarebbe stato troppo doloroso per lei raccontarglielo e che se glielo avesse chiesto sarebbe tornata inquieta con quelche istante prima, così si abbandonò al suo fianco cadendo in un sonno profondo.

 
  
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