15) May
Angels lead you in, hear you me my friends.
La
mattina dopo è
una giornata di fredda pioggia in Calfornia, io e Alex raggiungiamo gli
altri
all’aeroporto con l’umore sotto i piedi.
Jack, Wen e
Aileen ci aspettano fuori dalla partenze nazionali, mia cugina passa un
braccio
attorno alle spalle di Aileen. Lei indossa un paio di occhiali scuri,
ma il suo
pallore tradisce comunque una notte insonne.
“Buongiorno.”
“Buongiorno, ora
possiamo entrare.”
Facciamo il
check-in e poi entriamo, la mia amica non parla molto, fino a quando
non ci
sediamo sui sedili dell’aereo.
“Non è giusto.”
Mormora con voce
a malapena udibile.
“Prima ho dovuto
seppellire un fratello e poi un amico, droga maledetta!”
Rimane un attimo
in silenzio.
“Avrei dovuto
rimanere con lui ancora un po’, invece di andarmene come
un’egoista.”
“Lui voleva che
tu avessi una vita migliore.”
Replico io, lei
mi fulmina.
“A prezzo della
sua, ti sembra giusto?”
“No, non lo è.
Non voglio essere la bastarda della situazione, ma è stato
lui a scegliere
Aileen, poteva continuare da solo. Non sentirti in colpa per qualcosa
che non
hai fatto.”
“A volte penso
che ti sia venuto un cuore di pietra, Holly.”
Io guardo mia
cugina senza capire e lei mi telegrafa con gli occhi che ho sputato in faccia troppo
presto la verità ad
Aileen.
Forse in questi
anni senza Alex ho perso un po’ della mia proverbiale
sensibilità e sono
diventata cinica come Wen. Per evitare altri guai mi rannicchio contro
il mio
ragazzo – che mi passa un braccio attorno alla vita
– e mi addormento.
Sono stufa di
sbagliare, anche quando credo di fare la cosa giusta.
Dopo un po’
qualcuno mi scuote delicatamente, è Alex.
“Siamo arrivati a
Baltimora.”
Io guardo fuori
dal finestrino e vengo quasi accecata dal sole abbagliante,
involontariamente
mi scappa un sorriso: a Sam piaceva il sole.
Mi ricordo di
giornate estive in cui lo vedevo correre felice tra le roulotte a torso
nudo e
con i capelli modellati in tanti spuntoni, urlando, solo
perché c’era il sole.
Di solito poi
dietro di lui spuntava Jimmy, con i capelli e la cresta più
corti.
Adesso correranno
nel sole lassù, se esiste un Dio caritatevole,
perché l’inferno l’hanno già
vissuto qui su questa terra.
Scendiamo
dall’aereo e ritiriamo i nostri pochi bagagli, non pensiamo
di fermarci qui a
dormire. Prendiamo un taxi e ci facciamo portare alla chiesa che
confina con la
zona delle roulotte, è lì che hanno celebrato il
funerale di Jim e sono certa
che faranno anche il suo.
Chiediamo il
prete e lui ci conferma che tra poco sarà eseguito il
funerale di Samuel Moore,
io e gli altri prendiamo posto ai primi banchi. Dietro di noi una massa
silenziosa di ragazzi macilenti con gli occhiali da sole e i vestiti
troppo
larghi, di tutti i suoi amici altolocati nemmeno l’ombra.
Chi mai andrebbe
al funerale del suo pusher?
E non ci sono
nemmeno le ragazze con cui si vantava di andare a letto, ci sono solo
quelli
che ci sono sempre stati, il popolo dei ragazzi di strada, di quelli
sbagliati
e pericolosi che finiscono male.
La cerimonia dura
poco, il prete ha poco da dire su Sam, come penso abbia poco da dire
sui
ragazzi e sulle ragazze che hanno partecipato al funerale e che erano
la nostra
compagnia qui.
Guardo Alex e
Jack e mi rendo conto di come stonino, sono gli unici che hanno
mostrato un po’
di coraggio e di pietà.
Finalmente la
bara esce dalla piccola chiesa buia, un gruppetto di quattro ragazzi la
trasporta nel carro funebre, dando inizio al percorso verso il
cimitero. Un
piccolo cimitero verde qui vicino, molto bello e pieno di pace.
Dietro alla
macchina si forma un piccolo corteo di ragazzi e ragazze, alcuni li
conosco,
altri sono troppo
piccoli per far parte
della nostra compagnia, forse sono i fratellini o le sorelline di
qualcuno.
Arrivati al
cimitero, il prete celebra l’ultimo rito, poi la bara di Sam
viene calata nella
buca, Aileen si fa avanti e tira per prima una manciata di terra e una
rosa
bianca.
Poi tocca a tutti
gli altri e anche io lancio un fiore, pregando che il posto in cui lui
si trova
ora sia migliore di questo e che abbia ritrovato Jimmy per poter fare
di nuovo
i cazzari insieme.
Wendy deve avere
avuto lo stesso pensiero perché una lacrima solitaria le
solca il viso e Jack
la stringe più forte a sé.
“A cosa stai
pensando?”
Mi chiede Alex.
“A dove andremo
dopo la morte. Spero che Sam sia in un posto migliore di questo e che
abbia
ritrovato il suo migliore amico per fare i cazzari.
Lui ha mantenuto
la promessa fatta a Jimmy a costo della vista, spero che
ora…”
Inizio a
piangere.
“Stia bene, ecco.
Abbia tutto quello che voleva sulla terra e che non è
riuscito ad avere solo
perché è nato qui.”
“Di che promessa
parli?”
“Jimmy gli ha
fatto promettere che non ci saremmo cacciate nei guai. Io, Wen e
Aileen. Con
Aileen ce l’ha fatta parzialmente, ma sono convinta che
l’abbia lasciata venire
di noi per darle una vita migliore di quella che avrebbe avuto qui con
lui.
Lui… lui l’amava,
ma sapeva anche chi era: uno spacciatore, un tossico che avrebbe
combattuto
tutta la vita con la tentazione di farsi una dose.
Non era il
ragazzo per lei e lui lo sapeva, così si è fatto
da parte, ha avuto molto
coraggio nel lasciarla andare. Io
non ce
l’avrei fatta.”
“Tu non mi hai
mai lasciato del tutto andare, vero?”
“No, Alex mai. Ti
avrei aspettato per tutto il tempo del mondo se fosse stato
necessario.”
Rimaniamo in
silenzio, osservando i raggi del sole che accarezzano le tombe e la
buca appena
scavata, che sta vendendo riempita.
Ciao, Sam. Spero
davvero che tu abbia una vita migliore lassù.
Una volta finito
tutto viene posta la pietra tombale, ci sono incise solo la data di
nascita e
di morte e come foto una risalente al liceo dove ci sono anche Jimmy e
Aileen,
lui sorride con i suoi capelli irti. Spavaldo come se il mondo non
potesse
distruggerlo, anche se poi è successo esattamente questo.
Aileen e Wen
piangono silenziosamente e mi accorgo che anche le mie guance sono
bagnate,
rimaniamo ancora un po’ a contemplare la tomba, poi Aileen
lascia un bacio
sulla foto e ce ne andiamo.
Fuori c’è ancora
il sole, ma dentro di me ho freddo, molto freddo.
Una
volta finito
il funerale tra di noi si crea un certo imbarazzo.
“Dove andiamo?”
Chiede Alex a
bassa voce.
“Al magazzino, mi
ricordo che facevano anche da mangiare.”
Aileen scuote la
testa.
“È stato chiuso
sei mesi fa, non l’hanno ancora demolito, ma lo faranno
presto:
riqualificazione ambientale.”
Alex sospira,
Jack sbuffa.
“Io voglio
vederlo lo stesso!”
E sia!Seguiamo i
desideri del signor Barakat e ci rechiamo al magazzino, del posto che
frequentavamo da ragazzini è rimasto davvero poco, solo i
murales.
Della gente e del
movimento non è rimasto nulla, è come se della
brina invisibile lo avesse
ricoperto, da un momento all’altro mi aspetto che Marcos esca
urlando – quello
che si occupava dello stabile –
che è
ora di mangiare e di darsi da fare in cucina. So che non
succederà.
Il tempo è come
la marea, si porta via tutti i pezzi, anche quelli positivi, del tuo
passato e lascia
indietro solo gusci vuoti.
“Andiamo.”
Dico secca,
stringendo la mano di Alex.
“Non c’è più
nulla da vedere qui, è solo….
Non è più niente
di quello che conoscevamo, cerchiamo una pizzeria.”
Gli altri
annuiscono, Aileen mi sembra sempre più pallida, deve
mangiare o starà male e
non voglio che succeda. Wen intercetta il mio sguardo e annuisce,
sembra aver
capito le mie preoccupazioni.
Camminiamo per un
po’, fino a quando troviamo una piccola pizzeria aperta,
entriamo tutti e
occupiamo un tavolo.
Aileen e Wen
vanno in bagno, io ci andrò dopo.
Sto
chiacchierando con i ragazzi quando sento suonare il cellulare di mia
cugina,
lo prendo in mano – incerta se rispondere o meno al suo posto
– e vedendo il
mittente decido di farlo.
“Pronto?”
“Holly, sono
Sophie. Dov’è, Wen?”
“Siamo in una
pizzeria e lei è in bagno, cosa è
successo?”
“May ha dolori
fortissimi alla pancia, l’ho portata in ospedale.”
“Oh, mio dio! Ma
come mai, avete fatto qualcosa ieri sera?”
Chiedo
preoccupata.
“No, abbiamo
guardato un film per un po’, poi è arrivato Vic e
si è unito a noi. Alle undici
è andata a letto per lasciarci un po’da soli,
tutto qui.”
Mi risponde
nervosa.
“Stai tranquilla,
vedrai che andrà tutto bene. Forse è lo stress
per doversi ambientare in una
città nuova, può succedere.
Noi arriviamo in
serata.”
“Va bene.”
“Dirò a Wen che
hai chiamato.”
“Sì, grazie.”
Chiudo la
telefonata con una faccia scura, giusto in tempo perché Wen
torni dal bagno.
“Come mai stavi
rispondendo al mio cellulare?”
“L’ho sentito
suonare e ho visto il numero, era Sophie.”
“Sophie? Cosa
voleva?”
“May ha dolori
alla pancia, l’hanno portata
all’ospedale.”
Lei mi guarda
sconvolta.
“È successo
qualcosa ieri sera?”
“A sentire lei
no. Ha guardato un film con May, poi è arrivato anche Vic e
hanno finito di guardarlo
insieme. Alle undici May è andata a letto per lasciar loro
un po’ di privacy.
Penso che creda che sua sorella abbia una cotta per Vic.”
Wen si siede
sospirando e si prende la testa tra le mani.
“Ma perché tutte
insieme?
Fortuna, che
stasera saremo a casa, tu che le hai detto?”
“Che saremmo
stati a casa per stasera e di non preoccuparsi, che poteva essere lo
stress per
essersi trasferita in una città nuova.”
“Brava, hai fatto
bene, speriamo che si risolva tutto per il meglio.”
“Cosa è
successo?”
Per la prima
volta da dopo il funerale la voce roca di Aileen si fa sentire.
“Niente, hanno
ricoverato May per dei dolori alla pancia.
Io e Wen pensiamo
che siano dovuti allo stress provocato dal trasferirsi in una
città nuova.”
Lei annuisce.
“Spero non le succeda
nulla, non mi va di andare subito a un altro funerale.”
“Non succederà
nulla!”
Dico perentoria.
Ordiniamo la
nostra pizza e poi aspettiamo che ce la portino, nessuno osa aprire
bocca, per
timore di dire qualcosa di inappropriato, persino Jack e Alex stanno
zitti.
Finito di
mangiare, andiamo subito in aeroporto, aspettiamo un po’, ma
almeno non
rischiamo di fare incontri indesiderati. Non voglio vedere i miei
genitori, non
voglio che sappiano che io sia a Baltimora, non si meritano che io gli
presenti.
Quando finalmente
chiamano il nostro volo mi sento meglio e, una volta seduta sui sedili
dell’aereo, mi addormento.
Ancora
una volta
è Alex a svegliarmi.
“Siamo arrivati a
Los Angeles.”
“Dio sia
benedetto!”
Esclamo con voce
impastata dal sonno.
“Non ne potevi
proprio più di Baltimora.”
“Esattamente e
poi vorrei sapere cosa ha May, sono un po’ preoccupata per
lei, per ora non è
tra le mie dieci persone più simpatiche al mondo, ma sono
preoccupata lo
stesso.”
“Come mai non ti
sta simpatica?”
Io arrossisco fino
alla radice dei capelli.
“Beh, al barbecue
credevo ti facesse gli occhi dolci, invece li faceva a uno vicino a te.
Ho
fatto una figura di merda, quella della ragazza gelosa.”
“Mi piace che tu
sia gelosa di me, perché anche io sono geloso di
te.”
Io sorrido e
recupero il nostro bagaglio a mano, poi scendiamo dall’aereo:
ha smesso di
piovere e dalle nubi nere spunta una pallida luna piena.
Recuperiamo anche
il resto dei bagagli e chiamiamo un taxi che ci porti a casa di Jack,
lì
lasceremo Aileen in compagnia di Jack,
prenderemo la sua macchina e andremo in ospedale.
Tutto va secondo
i piani, mentre siamo in macchina Wen chiama Sophie e le chiede
dov’è
ricoverata May, scribacchia le indicazioni.
Arrivati, le
seguiamo e ci troviamo nel reparto di ginecologia, May sta dormendo,
Sophie
invece è seduta fuori dalla stanza.
“Cosa ti hanno
detto?”
“Che ha rischiato
un aborto spontaneo, per lo stress probabilmente. Ora la stanno tenendo
in coma
farmacologico, domani dovrebbe stare meglio.
In ogni caso,
quando uscirà dovrà passare molto tempo a letto e
andarci cauta con le
emozioni.”
“Capito.”
Wen si siede
accanto a Sophie che scoppia a piangere tra le sue braccia, io scendo a
prendere due cioccolate, Alex mi segue
“Perché non sei
rimasto?”
Mi guarda a disagio.
“Beh, vedere le
ragazze in lacrime mi mette in difficoltà, mi sento inutile.
Poi Wen ci è già
passata, le sa dire le parole giuste, io no.”
Io sospiro e
spero che questa giornata finisca presto, non vedo l’ora di
essere a letto a
farmi coccolare da Alex.
Porto le due
cioccolate.
“Grazie mille,
Holly.
Dov’è Aileen?”
“A casa con Jack.
Non è stata una giornata facile per lei e Jack la tiene
d’occhio.”
“Temete che
faccia qualcosa di stupido?”
“Sì, purtroppo
sì.”
Mi siedo
sull’ultima sedia lasciata libera.
“Quando suo
fratello è morto lei ha provato a suicidarsi,
l’abbiamo presa per le penne io e
Wen, temiamo possa fare qualcosa del genere anche per Sam, in fondo si
amavano
ancora.”
“Che storia
triste.”
Io alzo le
spalle.
“Sono storie da
ghetto, Aileen se ne farà una ragione e troverà
un altro ragazzo. Credo che Sam
volesse proprio questo: che si trovasse un bravo ragazzo e si
sistemasse.”
“A volte sei
cinica, Holly.”
Io sbuffo.
“Non sono cinica,
sono realista.
Accidenti, se
avesse voluto che lei restasse le avrebbe detto che l’amava,
ma non l’ha fatto,
l’ha lasciata andare per consentirle di vivere una vita
migliore.
In quanto a lui
sapeva di essere bruciato e forse per lui la morte è stata
la cosa migliore che
gli potesse capitare, almeno non avrebbe passato anni a combattere con
la droga
e la polizia.”
Sophie scuote la
testa.
“Suona cinico lo
stesso.”
“Scusate, deve
essere la stanchezza che mi rende cinica, allora.”
Sbotto irritata,
Wendy mi fulmina.
Oggi le sbaglio
tutte, non so perché non ne indovino una. Forse sono
l’unica che in loro non ci
vede la versione moderna di Romeo e Giulietta, che poi cosa ci sia di
bello in
Romeo e Giulietta non l’ho mai capito.
Alla fine muoiono
tutti e non si godono il loro amore, non è una storia
romantica, è una dannata
storia di omicidio-suicidio!
Finita la mia
tirata mentale contro quei due arriva un medico e si rivolge a Sophie,
Wendy si
alza anche lei, il medico la guarda curioso.
“Sono la
sorellastra, sono io che le ospito.”
Lui annuisce.
“Sua sorella ha
rischiato molto oggi, ma per fortuna siamo arrivati in tempo. Se
passerà la
notte il bambino continuerà a vivere. In caso il feto
sopravvivesse la
gravidanza diventerà a rischio. Sua sorella dovrà
ridurre al minimo gli sforzi
fisici ed evitare qualsiasi tipo di shock.”
Noi due annuiamo.
“Possiamo
vederla?”
“No, è ancora in
coma farmacologico. In caso una delle due volesse fermarsi qui ho detto
di
preparare un letto all’infermiera.”
Sophie e Wen si
guardano negli occhi.
“Senti, Wen, mi
fermo io.
Tu devi tenere
d’occhio Aileen e io ho bisogno di riposare e so che non ci
riuscirei sapendo
che May è all’ospedale.”
“Va bene, Sophie.
Vengo domani mattina, ti auguro una buona notte.”
“Buonanotte anche
a te.”
Ce ne andiamo in
silenzio, io sono segretamente contenta di farlo perché oggi
ho già fatto
troppe figuracce. Non credevo di essere diventata così
cattiva da un momento
all’altro, ma evidentemente è successo e non me ne
sono accorta.
Saliamo sulla
macchina di Jack, non appena mi siedo mi accorgo di essere mortalmente
stanca e
che non vedo l’ora di posare la testa sul petto di Alex.
In macchina Wen
non parla molto e ci lascia a casa di Alex, io sbadiglio mentre la
saluto, Alex
mi prende per mano e apre il cancello.
Percorriamo il
vialetto in silenzio.
“Ti vedo stanca.”
“Lo sono. Non mi
è piaciuto tornare a Baltimora e poi non capisco
perché all’improvviso sono
diventata la cinica della situazione.”
“Non so, forse
perché è una storia triste e tu la banalizzi in
qualche modo.”
Io sbuffo.
“La vedete tutti
come la versione moderna di Romeo e Giulietta, a parte che non
è così, non vedo
cosa ci sia di bello in questo. In Romeo e Giulietta lei fa finta di
morire,
lui si suicida credendola morta e quando lei si sveglia si trova
addosso il
cadavere del suo ragazzo e si ammazza davvero.
Davvero molto
romantico, non si sono goduti niente della loro storia.
Niente.
In quando ad
Aileen e Sam, se lui l’avesse amata veramente si sarebbe
ripulito e l’avrebbe
raggiunta qui, invece ha preferito scappare e farsi l’ultima
dose.
Ecco, quello che
penso.”
Alex mi guarda
attentamente, sembra voler dire qualcosa, ma all’ultimo
minuto tace.
“Vieni, andiamo a
letto. Forse lì vedrai le cose in una prospettiva
diversa.”
Io scuoto la
testa, non mi capisce nemmeno il mio ragazzo.
“Vado a dormire
sul divano, almeno lui non si lamenterà.”
Lui mi prende per
un polso.
“Come sei
suscettibile!”
“Sono stufa di
non essere capita. Non mi capisce mia cugina, non mi capisce il mio
ragazzo.
Basta, ci rinuncio.”
Mi butto sul
divano, senza nemmeno cambiarmi, Alex invece sale in camera, io mi
sento sola e
fredda.
Siamo tornati
insieme, ma forse
non siamo più quelli
di prima e ci vorrà del tempo prima di accettarci come siamo
ora.
Mi avvolgo nella
coperta e cerco un po’ di calore, sapendo che non
è di questo calore che ho
bisogno, ma di quello del corpo di Alex.
Bell’inizio che
sta avendo questa storia!
Mi addormento
piuttosto depressa, oggi è stata una giornata di merda e non
vedo l’ora di
lasciarmela alle spalle, Baltimora mi fa sempre un brutto effetto.
La mattina dopo
mi sveglio con il profumo di caffè, sorrido
involontariamente, amo quest’aroma!
Mi alzo dal
divano e vado in cucina, dove trovo Alex intento a trafficare ai
fornelli.
“Cosa stai
facendo?”
Gli chiedo
insonnolita.
“Niente, volevo
portarti la colazione a letto, ieri sera sono stato un po’
freddo.”
“Grazie del
pensiero.”
Gli rispondo
baciandogli una guancia.
Forse non sta
iniziando così male, dobbiamo solo impegnarci al massimo per
smussare le
asperità dei nostri caratteri.