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Autore: Layla    25/05/2014    2 recensioni
“È pericoloso per una ragazza far entrare quattro ragazzi sconosciuti in casa sua.”
“Noi siamo innocui.”
Mi risponde il secondo alto.
“Lo spero per voi e ricordatevi che vi faccio entrare solo per la birra.”
“Ce l’hai un nome, principessa di ghiaccio?”
Mi chiede il ragazzo con i capelli lunghi, mentre gli altri sono andati a prendere un paio di casse di birra.
“Sì, mi chiamo Holly.
Tu?”
“Vic, Vic Fuentes.”
“Piacere.”

{Tratto dal primo capitolo. Seguito di "Do it for Baltimore, do it for me"
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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15) May Angels lead you in, hear you me my friends.


 

 

La mattina dopo è una giornata di fredda pioggia in Calfornia, io e Alex raggiungiamo gli altri all’aeroporto con l’umore sotto i piedi.
Jack, Wen e Aileen ci aspettano fuori dalla partenze nazionali, mia cugina passa un braccio attorno alle spalle di Aileen. Lei indossa un paio di occhiali scuri, ma il suo pallore tradisce comunque una notte insonne.
“Buongiorno.”
“Buongiorno, ora possiamo entrare.”
Facciamo il check-in e poi entriamo, la mia amica non parla molto, fino a quando non ci sediamo sui sedili dell’aereo.
“Non è giusto.”
Mormora con voce a malapena udibile.
“Prima ho dovuto seppellire un fratello e poi un amico, droga maledetta!”
Rimane un attimo in silenzio.
“Avrei dovuto rimanere con lui ancora un po’, invece di andarmene come un’egoista.”
“Lui voleva che tu avessi una vita migliore.”
Replico io, lei mi fulmina.
“A prezzo della sua, ti sembra giusto?”
“No, non lo è. Non voglio essere la bastarda della situazione, ma è stato lui a scegliere Aileen, poteva continuare da solo. Non sentirti in colpa per qualcosa che non hai fatto.”
“A volte penso che ti sia venuto un cuore di pietra, Holly.”
Io guardo mia cugina senza capire e lei mi telegrafa con gli occhi che ho  sputato in faccia troppo presto la verità ad Aileen.
Forse in questi anni senza Alex ho perso un po’ della mia proverbiale sensibilità e sono diventata cinica come Wen. Per evitare altri guai mi rannicchio contro il mio ragazzo – che mi passa un braccio attorno alla vita – e mi addormento.
Sono stufa di sbagliare, anche quando credo di fare la cosa giusta.
Dopo un po’ qualcuno mi scuote delicatamente, è Alex.
“Siamo arrivati a Baltimora.”
Io guardo fuori dal finestrino e vengo quasi accecata dal sole abbagliante, involontariamente mi scappa un sorriso: a Sam piaceva il sole.
Mi ricordo di giornate estive in cui lo vedevo correre felice tra le roulotte a torso nudo e con i capelli modellati in tanti spuntoni, urlando, solo perché c’era il sole.
Di solito poi dietro di lui spuntava Jimmy, con i capelli e la cresta più corti.
Adesso correranno nel sole lassù, se esiste un Dio caritatevole, perché l’inferno l’hanno già vissuto qui su questa terra.
Scendiamo dall’aereo e ritiriamo i nostri pochi bagagli, non pensiamo di fermarci qui a dormire. Prendiamo un taxi e ci facciamo portare alla chiesa che confina con la zona delle roulotte, è lì che hanno celebrato il funerale di Jim e sono certa che faranno anche il suo.
Chiediamo il prete e lui ci conferma che tra poco sarà eseguito il funerale di Samuel Moore, io e gli altri prendiamo posto ai primi banchi. Dietro di noi una massa silenziosa di ragazzi macilenti con gli occhiali da sole e i vestiti troppo larghi, di tutti i suoi amici altolocati nemmeno l’ombra.
Chi mai andrebbe al funerale del suo pusher?
E non ci sono nemmeno le ragazze con cui si vantava di andare a letto, ci sono solo quelli che ci sono sempre stati, il popolo dei ragazzi di strada, di quelli sbagliati e pericolosi che finiscono male.
La cerimonia dura poco, il prete ha poco da dire su Sam, come penso abbia poco da dire sui ragazzi e sulle ragazze che hanno partecipato al funerale e che erano la nostra compagnia qui.
Guardo Alex e Jack e mi rendo conto di come stonino, sono gli unici che hanno mostrato un po’ di coraggio e di pietà.
Finalmente la bara esce dalla piccola chiesa buia, un gruppetto di quattro ragazzi la trasporta nel carro funebre, dando inizio al percorso verso il cimitero. Un piccolo cimitero verde qui vicino, molto bello e pieno di pace.
Dietro alla macchina si forma un piccolo corteo di ragazzi e ragazze, alcuni li conosco, altri sono  troppo piccoli per far parte della nostra compagnia, forse sono i fratellini o le sorelline di qualcuno.
Arrivati al cimitero, il prete celebra l’ultimo rito, poi la bara di Sam viene calata nella buca, Aileen si fa avanti e tira per prima una manciata di terra e una rosa bianca.
Poi tocca a tutti gli altri e anche io lancio un fiore, pregando che il posto in cui lui si trova ora sia migliore di questo e che abbia ritrovato Jimmy per poter fare di nuovo i cazzari insieme.
Wendy deve avere avuto lo stesso pensiero perché una lacrima solitaria le solca il viso e Jack la stringe più forte a sé.
“A cosa stai pensando?”
Mi chiede Alex.
“A dove andremo dopo la morte. Spero che Sam sia in un posto migliore di questo e che abbia ritrovato il suo migliore amico per fare i cazzari.
Lui ha mantenuto la promessa fatta a Jimmy a costo della vista, spero che ora…”
Inizio a piangere.
“Stia bene, ecco. Abbia tutto quello che voleva sulla terra e che non è riuscito ad avere solo perché è nato qui.”
“Di che promessa parli?”
“Jimmy gli ha fatto promettere che non ci saremmo cacciate nei guai. Io, Wen e Aileen. Con Aileen ce l’ha fatta parzialmente, ma sono convinta che l’abbia lasciata venire di noi per darle una vita migliore di quella che avrebbe avuto qui con lui.
Lui… lui l’amava, ma sapeva anche chi era: uno spacciatore, un tossico che avrebbe combattuto tutta la vita con la tentazione di farsi una dose.
Non era il ragazzo per lei e lui lo sapeva, così si è fatto da parte, ha avuto molto coraggio nel lasciarla andare.  Io non ce l’avrei fatta.”
“Tu non mi hai mai lasciato del tutto andare, vero?”
“No, Alex mai. Ti avrei aspettato per tutto il tempo del mondo se fosse stato necessario.”
Rimaniamo in silenzio, osservando i raggi del sole che accarezzano le tombe e la buca appena scavata, che sta vendendo riempita.
Ciao, Sam. Spero davvero che tu abbia una vita migliore lassù.
Una volta finito tutto viene posta la pietra tombale, ci sono incise solo la data di nascita e di morte e come foto una risalente al liceo dove ci sono anche Jimmy e Aileen, lui sorride con i suoi capelli irti. Spavaldo come se il mondo non potesse distruggerlo, anche se poi è successo esattamente questo.
Aileen e Wen piangono silenziosamente e mi accorgo che anche le mie guance sono bagnate, rimaniamo ancora un po’ a contemplare la tomba, poi Aileen lascia un bacio sulla foto e ce ne andiamo.
Fuori c’è ancora il sole, ma dentro di me ho freddo, molto freddo.
 

Una volta finito il funerale tra di noi si crea un certo imbarazzo.
“Dove andiamo?”
Chiede Alex a bassa voce.
“Al magazzino, mi ricordo che facevano anche da mangiare.”
Aileen scuote la testa.
“È stato chiuso sei mesi fa, non l’hanno ancora demolito, ma lo faranno presto: riqualificazione ambientale.”
Alex sospira, Jack sbuffa.
“Io voglio vederlo lo stesso!”
E sia!Seguiamo i desideri del signor Barakat e ci rechiamo al magazzino, del posto che frequentavamo da ragazzini è rimasto davvero poco, solo i murales.
Della gente e del movimento non è rimasto nulla, è come se della brina invisibile lo avesse ricoperto, da un momento all’altro mi aspetto che
Marcos esca urlando  – quello che si occupava dello stabile –  che è ora di mangiare e di darsi da fare in cucina. So che non succederà.
Il tempo è come la marea, si porta via tutti i pezzi, anche quelli positivi, del tuo passato e lascia indietro solo gusci vuoti.
“Andiamo.”
Dico secca, stringendo la mano di Alex.
“Non c’è più nulla da vedere qui, è solo….
Non è più niente di quello che conoscevamo, cerchiamo una pizzeria.”
Gli altri annuiscono, Aileen mi sembra sempre più pallida, deve mangiare o starà male e non voglio che succeda. Wen intercetta il mio sguardo e annuisce, sembra aver capito le mie preoccupazioni.
Camminiamo per un po’, fino a quando troviamo una piccola pizzeria aperta, entriamo tutti e occupiamo un tavolo.
Aileen e Wen vanno in bagno, io ci andrò dopo.
Sto chiacchierando con i ragazzi quando sento suonare il cellulare di mia cugina, lo prendo in mano – incerta se rispondere o meno al suo posto – e vedendo il mittente decido di farlo.
“Pronto?”
“Holly, sono Sophie. Dov’è, Wen?”
“Siamo in una pizzeria e lei è in bagno, cosa è successo?”
“May ha dolori fortissimi alla pancia, l’ho portata in ospedale.”
“Oh, mio dio! Ma come mai, avete fatto qualcosa ieri sera?”
Chiedo preoccupata.
“No, abbiamo guardato un film per un po’, poi è arrivato Vic e si è unito a noi. Alle undici è andata a letto per lasciarci un po’da soli, tutto qui.”
Mi risponde nervosa.
“Stai tranquilla, vedrai che andrà tutto bene. Forse è lo stress per doversi ambientare in una città nuova, può succedere.
Noi arriviamo in serata.”
“Va bene.”
“Dirò a Wen che hai chiamato.”
“Sì, grazie.”
Chiudo la telefonata con una faccia scura, giusto in tempo perché Wen torni dal bagno.
“Come mai stavi rispondendo al mio cellulare?”
“L’ho sentito suonare e ho visto il numero, era Sophie.”
“Sophie? Cosa voleva?”
“May ha dolori alla pancia, l’hanno portata all’ospedale.”
Lei mi guarda sconvolta.
“È successo qualcosa ieri sera?”
“A sentire lei no. Ha guardato un film con May, poi è arrivato anche Vic e hanno finito di guardarlo insieme. Alle undici May è andata a letto per lasciar loro un po’ di privacy. Penso che creda che sua sorella abbia una cotta per Vic.”
Wen si siede sospirando e si prende la testa tra le mani.
“Ma perché tutte insieme?
Fortuna, che stasera saremo a casa, tu che le hai detto?”
“Che saremmo stati a casa per stasera e di non preoccuparsi, che poteva essere lo stress per essersi trasferita in una città nuova.”
“Brava, hai fatto bene, speriamo che si risolva tutto per il meglio.”
“Cosa è successo?”
Per la prima volta da dopo il funerale la voce roca di Aileen si fa sentire.
“Niente, hanno ricoverato May per dei dolori alla pancia.
Io e Wen pensiamo che siano dovuti allo stress provocato dal trasferirsi in una città nuova.”
Lei annuisce.
“Spero non le succeda nulla, non mi va di andare subito a un altro funerale.”
“Non succederà nulla!”
Dico perentoria.
Ordiniamo la nostra pizza e poi aspettiamo che ce la portino, nessuno osa aprire bocca, per timore di dire qualcosa di inappropriato, persino Jack e Alex stanno zitti.
Finito di mangiare, andiamo subito in aeroporto, aspettiamo un po’, ma almeno non rischiamo di fare incontri indesiderati. Non voglio vedere i miei genitori, non voglio che sappiano che io sia a Baltimora, non si meritano che io gli presenti.
Quando finalmente chiamano il nostro volo mi sento meglio e, una volta seduta sui sedili dell’aereo, mi addormento.

 

Ancora una volta è Alex a svegliarmi.
“Siamo arrivati a Los Angeles.”
“Dio sia benedetto!”
Esclamo con voce impastata dal sonno.
“Non ne potevi proprio più di Baltimora.”
“Esattamente e poi vorrei sapere cosa ha May, sono un po’ preoccupata per lei, per ora non è tra le mie dieci persone più simpatiche al mondo, ma sono preoccupata lo stesso.”
“Come mai non ti sta simpatica?”
Io arrossisco fino alla radice dei capelli.
“Beh, al barbecue credevo ti facesse gli occhi dolci, invece li faceva a uno vicino a te. Ho fatto una figura di merda, quella della ragazza gelosa.”
“Mi piace che tu sia gelosa di me, perché anche io sono geloso di te.”
Io sorrido e recupero il nostro bagaglio a mano, poi scendiamo dall’aereo: ha smesso di piovere e dalle nubi nere spunta una pallida luna piena.
Recuperiamo anche il resto dei bagagli e chiamiamo un taxi che ci porti a casa di Jack, lì lasceremo Aileen in compagnia di Jack,  prenderemo la sua macchina e andremo in ospedale.
Tutto va secondo i piani, mentre siamo in macchina Wen chiama Sophie e le chiede dov’è ricoverata May, scribacchia le indicazioni.
Arrivati, le seguiamo e ci troviamo nel reparto di ginecologia, May sta dormendo, Sophie invece è seduta fuori dalla stanza.
“Cosa ti hanno detto?”
“Che ha rischiato un aborto spontaneo, per lo stress probabilmente. Ora la stanno tenendo in coma farmacologico, domani dovrebbe stare meglio.
In ogni caso, quando uscirà dovrà passare molto tempo a letto e andarci cauta con le emozioni.”
“Capito.”
Wen si siede accanto a Sophie che scoppia a piangere tra le sue braccia, io scendo a prendere due cioccolate, Alex mi segue
“Perché non sei rimasto?”
Mi guarda a disagio.
“Beh, vedere le ragazze in lacrime mi mette in difficoltà, mi sento inutile. Poi Wen ci è già passata, le sa dire le parole giuste, io no.”
Io sospiro e spero che questa giornata finisca presto, non vedo l’ora di essere a letto a farmi coccolare da Alex.
Porto le due cioccolate.
“Grazie mille, Holly.
Dov’è Aileen?”
“A casa con Jack. Non è stata una giornata facile per lei e Jack la tiene d’occhio.”
“Temete che faccia qualcosa di stupido?”
“Sì, purtroppo sì.”
Mi siedo sull’ultima sedia lasciata libera.
“Quando suo fratello è morto lei ha provato a suicidarsi, l’abbiamo presa per le penne io e Wen, temiamo possa fare qualcosa del genere anche per Sam, in fondo si amavano ancora.”
“Che storia triste.”
Io alzo le spalle.
“Sono storie da ghetto, Aileen se ne farà una ragione e troverà un altro ragazzo. Credo che Sam volesse proprio questo: che si trovasse un bravo ragazzo e si sistemasse.”
“A volte sei cinica, Holly.”
Io sbuffo.
“Non sono cinica, sono realista.
Accidenti, se avesse voluto che lei restasse le avrebbe detto che l’amava, ma non l’ha fatto, l’ha lasciata andare per consentirle di vivere una vita migliore.
In quanto a lui sapeva di essere bruciato e forse per lui la morte è stata la cosa migliore che gli potesse capitare, almeno non avrebbe passato anni a combattere con la droga e la polizia.”
Sophie scuote la testa.
“Suona cinico lo stesso.”
“Scusate, deve essere la stanchezza che mi rende cinica, allora.”
Sbotto irritata, Wendy mi fulmina.
Oggi le sbaglio tutte, non so perché non ne indovino una. Forse sono l’unica che in loro non ci vede la versione moderna di Romeo e Giulietta, che poi cosa ci sia di bello in Romeo e Giulietta non l’ho mai capito.
Alla fine muoiono tutti e non si godono il loro amore, non è una storia romantica, è una dannata storia di omicidio-suicidio!
Finita la mia tirata mentale contro quei due arriva un medico e si rivolge a Sophie, Wendy si alza anche lei, il medico la guarda curioso.
“Sono la sorellastra, sono io che le ospito.”
Lui annuisce.
“Sua sorella ha rischiato molto oggi, ma per fortuna siamo arrivati in tempo. Se passerà la notte il bambino continuerà a vivere. In caso il feto sopravvivesse la gravidanza diventerà a rischio. Sua sorella dovrà ridurre al minimo gli sforzi fisici ed evitare qualsiasi tipo di shock.”
Noi due annuiamo.
“Possiamo vederla?”
“No, è ancora in coma farmacologico. In caso una delle due volesse fermarsi qui ho detto di preparare un letto all’infermiera.”
Sophie e Wen si guardano negli occhi.
“Senti, Wen, mi fermo io.
Tu devi tenere d’occhio Aileen e io ho bisogno di riposare e so che non ci riuscirei sapendo che May è all’ospedale.”
“Va bene, Sophie. Vengo domani mattina, ti auguro una buona notte.”
“Buonanotte anche a te.”
Ce ne andiamo in silenzio, io sono segretamente contenta di farlo perché oggi ho già fatto troppe figuracce. Non credevo di essere diventata così cattiva da un momento all’altro, ma evidentemente è successo e non me ne sono accorta.
Saliamo sulla macchina di Jack, non appena mi siedo mi accorgo di essere mortalmente stanca e che non vedo l’ora di posare la testa sul petto di Alex.
In macchina Wen non parla molto e ci lascia a casa di Alex, io sbadiglio mentre la saluto, Alex mi prende per mano e apre il cancello.
Percorriamo il vialetto in silenzio.
“Ti vedo stanca.”
“Lo sono. Non mi è piaciuto tornare a Baltimora e poi non capisco perché all’improvviso sono diventata la cinica della situazione.”
“Non so, forse perché è una storia triste e tu la banalizzi in qualche modo.”
Io sbuffo.
“La vedete tutti come la versione moderna di Romeo e Giulietta, a parte che non è così, non vedo cosa ci sia di bello in questo. In Romeo e Giulietta lei fa finta di morire, lui si suicida credendola morta e quando lei si sveglia si trova addosso il cadavere del suo ragazzo e si ammazza davvero.
Davvero molto romantico, non si sono goduti niente della loro storia.
Niente.
In quando ad Aileen e Sam, se lui l’avesse amata veramente si sarebbe ripulito e l’avrebbe raggiunta qui, invece ha preferito scappare e farsi l’ultima dose.
Ecco, quello che penso.”
Alex mi guarda attentamente, sembra voler dire qualcosa, ma all’ultimo minuto tace.
“Vieni, andiamo a letto. Forse lì vedrai le cose in una prospettiva diversa.”
Io scuoto la testa, non mi capisce nemmeno il mio ragazzo.
“Vado a dormire sul divano, almeno lui non si lamenterà.”
Lui mi prende per un polso.
“Come sei suscettibile!”
“Sono stufa di non essere capita. Non mi capisce mia cugina, non mi capisce il mio ragazzo. Basta, ci rinuncio.”
Mi butto sul divano, senza nemmeno cambiarmi, Alex invece sale in camera, io mi sento sola e fredda.
Siamo tornati insieme,  ma forse non siamo più quelli di prima e ci vorrà del tempo prima di accettarci come siamo ora.
Mi avvolgo nella coperta e cerco un po’ di calore, sapendo che non è di questo calore che ho bisogno, ma di quello del corpo di Alex.
Bell’inizio che sta avendo questa storia!
Mi addormento piuttosto depressa, oggi è stata una giornata di merda e non vedo l’ora di lasciarmela alle spalle, Baltimora mi fa sempre un brutto effetto.
La mattina dopo mi sveglio con il profumo di caffè, sorrido involontariamente, amo quest’aroma!
Mi alzo dal divano e vado in cucina, dove trovo Alex intento a trafficare ai fornelli.
“Cosa stai facendo?”
Gli chiedo insonnolita.
“Niente, volevo portarti la colazione a letto, ieri sera sono stato un po’ freddo.”
“Grazie del pensiero.”
Gli rispondo baciandogli una guancia.
Forse non sta iniziando così male, dobbiamo solo impegnarci al massimo per smussare le asperità dei nostri caratteri.

Angolo di Layla

Ringrazio Tilde_Friz e _redsky_ per le recensioni. Quelle che ricevo su questa storia sono quelle che mi fanno andare avanti nel pubblicare anche nelle altre sezioni, visto che ultimamente nessuno commenta e forse anche legge quello che scrvo .-.  La cosa è abbastan

 

   
 
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