CAPITOLO 30.
Era successo di nuovo, io ed Harry eravamo punto e a capo.
Convivevamo ma non ci parlavamo, io non ero mai esistita per lui
e mi illudevo che nemmeno lui fosse mai esistito per me.
Tuttavia,
nonostante sentissi la sua mancanza più di ogni altra cosa
avevo
deciso di non lasciarmi condizionare dalla situazione, continuavo ad
uscire con tutti i ragazzi che mi chiedevano un appuntamente e se
c'era la possibilità restavo con loro anche la notte, giusto
per
convincermi di non pensare più a Lui.
Anche Harry non smise di
darsi da fare, ogni qualvolta avessimo l'allenamento di calcio uno
dei compagni si complimentava con lui per essersene fatta un'altra.
Io fingevo di non sentire, di essere estranea con la mente o di
essere tremendamente occupata ad allacciarmi una scarpa.
Louis,
Liam, Zayn e persino Niall non sapevano nulla di quel che era
successo quella sera, sapevano che avevamo litigato ma ormai ci
conoscevano abbastanza bene da sapere di non doverci forzare a
parlarne.
La professoressa ci aveva assegnato un tema la settimana
scorsa ; la vita frenetica è riniziata, descrivi i tuoi
primi due
mesi di scuola.
Finii il mio dieci minuti dopo la consegna, scrissi quattro semplici
righe cariche di significato per me.
“D'
estate ti riempi di
aspettative e buoni propositi per l'anno a venire ma ogni volta che
l' estate finisce arriva qualcuno o qualcosa che manda tutto a farsi
fottere.
Le uniche cose che mi rimangono ora sono le passeggiate
nel parco e il suono delle foglie colorate sotto i miei piedi.''
Quando la prof riportò i compiti trovai sul mio una piccola
nota da
parte della professoressa.
“Alex condivido il tuo pensiero e
trovo le tue espressioni particolarmente forti, se dovessi darti un
voto seguendo il cuore meriteresti almeno una B, purtroppo sono
ancora una prof e devo seguire un certo schema di giudizio... prendi
questa E come una sorta di incoraggiamento.''
Non mi importava più
di tanto la scuola, nulla mi importava in quel periodo.
Come ogni pomeriggio ero al parco da sola seduta su una panchina a
leggere il mio libro preferito quando ad un tratto sentii una mano
appoggiarsi sulla mia spalla, mi girai era Felicity.
“Adesso
basta Alex.”
Aspettai che proseguisse in silenzio.
“Alex tu sei innamorata di
Harry ammettilo per dio! Sinceramente? Mi sono altamente rotta le
palle di vederti in questo stato, stai sempre sola e quando sei con
noi fingi che vada tutto bene, ma non è così! Ti
costa così tanto
ammettere a te stessa di provare un bel sentimento per una persona?
Non c'è nulla di male, l'amore corrisposto è raro
e tu ti stai
lasciando scappare un ragazzo che non troverai più
facilmente !”
Non avevo mai visto Felicity così alterata.. e tutto per
merito
mio.
“Se anche fosse? Se mi piacesse Harry cosa cambierebbe?
Sarei solo un'altra patetica femminuccia che sbava dietro al classico
ragazzo donnaiolo. Solo schioccando le dita potrebbe avere tutte le
ragazze che vuole.”
“Potrebbe, hai detto bene. Ma lui non
vuole altre ragazze, lui vuole te. Ma tu non lo capisci..”
“è stato lui a dirti di venire a parlarmi?
Perché se è così...”
“No, ora stai zitta. Vuoi sapere la verità? Da
quando c'è stata
la festa da Sam non è più andato a letto con
nessuna ragazza, ha
sempre aspettato una ragazza che lo cambiasse e quella ragazza sei
tu... beh, probabilmente mi ucciderà se viene a sapere che
te l'ho
raccontato..ma mi sembrava giusto fartelo sapere.”
“Davvero?
Ma a scuola parlano tutti di quante ragazze si stia facendo..”
“Andiamo, lui è Harry Styles anche se si
rinchiudesse in un
monastero la gente continuerebbe a parlare delle sue scorribande. Beh
ora ti lascio, spero che questa chiacchierata ti sia servita, ciao
Alex.” Mi sorrise un ultima volta e se ne andò.
Non dovevo riflettere, non c'era nulla su cui riflettere.
Harry mi
piaceva, punto.
Non volevo ammetterlo, ma mi piaceva.
“Mi
piace Harry, mi piace Harry. A me Alex Payne piace Harry
Styles.”
Dissi ad alta voce quasi per convincermi.
Quello che feci dopo fu
probabilmente la cosa più giusta che avevo fatto fino a quel
momento.
Saltai in
sella ad Hendrix e guidai verso casa fregandomene dei
limiti di velocità, cadetti quasi per scendere dalla moto,
corsi a
perdifiato per il vialetto e con un calcio spalancai la porta
lanciandomi per le scale fino alla stanza della musica.