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Autore: cherubina    25/05/2014    3 recensioni
"Se la sofferenza rendesse davvero più forti, non pochi su questa terra avrebbero raggiunto l'invincibilità degli dei..."
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era stranissimo restare di nuovo da solo in quella stanza: era l'ultima notte che Leo avrebbe passato in ospedale e l'attesa per l'indomani lo galvanizzava e lo impensieriva allo stesso tempo.

Tastò il letto, il comò sul quale ancora faceva bella mostra la pila dei suoi fumetti di "Topolino", la finestra dalla quale si era sporto tante volte immaginando di evadere da lì, l'armadietto sulla quale erano incisi, indelebili, i nomi di tutti i ragazzi che erano passati da lì e sul quale, finalmente, si decise ad aggiungere anche il suo nome.

Aveva promesso a sé stesso di consegnare ai posteri quel "Leo" solo quando avrebbe vinto la sua battaglia.

Il pennarello tremò leggermente disegnando una Elle un po' sbilenca e una sensazione quasi di nostalgia si impossessò del leader mentre "salutava" per l'ultima volta quelle che ormai erano diventate delle reliquie perché, volente o nolente, lui lì dentro ,in quella stanza, in quell'ospedale lasciava un pezzetto di sé.

L'indomani avrebbe dato un commosso arrivederci a Nicola e a Ruggiero e poi via verso la libertà.

Si sforzò per farsi avvolgere completamente dalla gioia ma non ci riuscì appieno, qualcosa lo frenava: l'insicurezza dietro quel suo faccino da ragazzo spavaldo, l'incertezza su quello che avrebbe trovato fuori, i dubbi dietro a quel ragazzo così carismatico.

"Non sono stato un buon leader!"

Quelle parole confessate quel pomeriggio a Vale gli tornarono prepotenti alla mente e vi rimuginò sopra finché non si addormentò.

Fece un sogno stranissimo. Uno di quelli che, nella loro assurdità, sembrano reali.

Si trovava nel giardino dell'ospedale e attorno a lui c'era il nulla. Meravigliato guardò verso il basso per contare, con sorpresa due scarpe, due gambe...Titubante, si passò una mano ad accarezzare i folti capelli corvini.

"Davvero credi di non valere niente come leader?"

Quella voce, quel tono un po' provocatorio, un po' compassionevole, gli fece venire i brividi lungo la schiena.

"Davide?"

"Sì sono io!"

Il ragazzino riccio gli balzò davanti scrutandolo con i suoi occhi scintillanti.

"Che sei uno spiritello come quello del racconto di Dickens? Sei venuto per mostrarmi passato, presente e futuro?"

Rise beffardo Leo che non si fidava.

"Chi è Dickens quello di Topolino?"

"Ma no scemo, era uno scrittore!"

"Ah poco importa! Io sono qui per farti rimangiare quella cosa idiota che pensi e per dimostrarti come sarebbe stata la vita dei tuoi, dei nostri, amici senza di te!"

Leo si strinse nelle spalle.

"Se la sarebbero cavata comunque! Non ho fatto niente di eclatante per loro!"

"Lo credi davvero? Allora vedrai con i tuoi occhi come sarebbero state le vite degli altri se tu non le avessi legate a doppio filo alla tua! Iniziamo da Rocco: l'Imprescindibile!"

Prima che Leo potesse obiettare si ritrovarono nella stanza dove si erano svolte tante riunioni dei Braccialetti. Piera stava al capezzale del bambino in coma, baciandolo e piangendo.

"Rocco è in coma irreversibile. La Lisandri si è tirata indietro al momento di affrontare l'operazione...Eravamo stati noi, tu, Vale, io a dargli la spinta necessaria per rimettersi in gioco e per salvare la vita di Rocco. Vedi? Se tu non avessi fatto parte della vita di Rocco, sua madre, ormai senza più speranze, avrebbe deciso di staccare la spina delle macchine che lo tenevano in vita..."

"Tu menti! Questo è un incubo e vuoi solo mettermi paura! Sono sicuro che per gli altri sarebbe stato meglio non avermi incontrato!"

Davide, per nulla impressionato dallo scatto di collera di Leo, si guardò una mano prima di replicare:

"Se lo credi davvero: ecco quale sarebbe ora la situazione di Toni!"

Lo scenario cambiò radicalmente e i piedi di Leo si ritrovarono sul selciato polveroso di un campetto dove ragazzini alloggiati nella casa-famiglia si divertivano con poco. Un gruppetto sbeffeggiava un ragazzino con l'identico aspetto fisico di Toni ma con l'aria affranta che non aveva mai visto adombrare il "Furbo".

"Senza di te Toni e Vale non si sarebbero mai incontrati e la mamma di Vale non avrebbe mai potuto aiutare il nonno di Toni a mantenere la sua custodia...Con questi risultati!"

Leo continuava a scuotere la testa incredulo.

"Tu sei il diavolo altro che un fantasma!"

Davide non replicò e si ritrovarono nuovamente in ospedale, fuori dalla mensa dove, tante volte, aveva dato sostegno e supporto morale a Cris.

"Non vuoi vedere come se la passa la tua bella? Va a fare due chiacchiere con lei..."

Lo provocò ancora Davide. Leo entrò titubante per poi sedersi difronte a quella ragazza smunta e scheletrica che sedeva innanzi ad un vassoio di cibo intatto e vagava lontano con la mente.

"Cris. Cris non mi riconosci?"

Fece speranzoso Leo ma lei alzò i suoi occhioni languidi e tristi per poi riabbassarli, nuovamente, indifferente a tutto ciò che la circondava.

"Cris non sarebbe mai guarita dalla sua subdola malattia!"

Leo afferrò Davide per il bavero della sua casacca da calcio e lo inchiodò al muro: sapeva bene quale sarebbe stata la via inversa della malattia di Cris.

"Mi hai stancato! Cris ne sarebbe uscita anche senza di me...Vale le avrebbe dato tutto l'incoraggiamento che le sarebbe servito a guarire!"

Davide ghignò.

"Vale avrebbe avuto problemi molto più grossi che occuparsi di femmine piagnucolose! Scommetti?"

Detto, fatto. Si ritrovarono fuori dalla stanza nella quale Leo aveva speso gli ultimi due anni.

"Non vuoi vedere come se la passa il tuo amichetto?"

Lo incalzò il Bello. Leo aprì adagio la porta e quello che vide gli provocò un tuffo al cuore: Vale era steso a letto, con la coperta fino al mento e senza capelli. Si voltò appena a guardarlo senza interesse senza far nulla per nascondere il suo fastidio.

"Ruggero non c'è; è andato a fare un giro e non so quando torna. Dannato lui, non tornasse mai più!"

Dunque era finito in stanza con Ruggero.

"Non sono qui per Ruggero. Sono qui per te: non mi riconosci? Sono Leo!"

"Non conosco nessun Leo!"

Fece con voce piatta Vale.

"E dei Braccialetti non ricordi niente? Io il leader, tu il mio vice, Rocco, Davide, Toni...E Cris. Cris la ragazza per la quale siamo venuti alle mani..."

Vale sembrava una bomba pronta ad esplodere a quell'insistenza.

"Non conosco nessuno di questi. E poi venire alle mani...Come puoi dire una cosa di queste? Ecco...Ecco, come diavolo faccio a venire alle mani con te?"

Urlò scoprendosi e mostrando la manica del pigiama penzolante sul lenzuolo. Leo dovette trattenere un gemito mentre correva via.

"Eri stato tu, con il tuo esempio, con il tuo coraggio, a dare a Vale la forza per accettare di vivere senza una gamba. Se fosse stato solo non si sarebbe mai ripreso da quel trauma e quando il tumore avrebbe aggredito il suo braccio avrebbe scelto la via più semplice e più sbagliata...Avrebbe dovuto rifare la chemio e...Come hai potuto vedere non sarebbe servito a nulla!"

Leo ora singhiozzava come un bambino.

"Se dici che sono stato tanto importante per le vite degli altri Braccialetti, perché non sono riuscito a far niente per te?"

Davide gli si sedette affianco.

"Tu hai fatto per me più di qualsiasi altro. Da quando siamo rimasti chiusi in quell'ascensore e mi hai proposto di entrare nel gruppo, mi hai fatto sentire importante, mi hai fatto scoprire l'amicizia...Far parte dei Braccialetti Rossi mi ha fatto sentire bene come non mi succedeva da quando mia madre era morta e tu sai bene cosa si prova quando si perde la mamma. Con voi ho riso, ho trepidato, ho fatto delle scemenze, ho imparato ad essere più gentile e a riparare a degli errori dovuti al caratteraccio che avevo prima...Con voi mi sono sentito vivo come non mai. Perciò non dire mai più che non vali niente perché tu sei un vero leader, capito Leone?"

"Concetto afferrato!"

Disse Leo scompigliando i capelli dell'amico.

"Ora va. Torna dagli altri e vivete anche per me: lo avete promesso no?"

Le immagini si fecero sempre più confuse e sbiadite e tutto si fece buio.

"Leo! Leo!"

"Leo. Ehi sveglia amico!"

Leo aprì un occhio per essere accecato dal sole splendente delle mattine di giugno. D'innanzi a lui c'era un sorridente Vale.

"Nemmeno le cannonate ti svegliano in questo giorno così importante?"

Leo si mise a sedere fissando l'amico come se si trattasse di uno spettro.

"Hai i capelli!"

Constatò e a Vale sembrò bizzarra quella constatazione.

"Beh si, ringraziando il cielo!"

Leo si portò una mano sulla testa rasata.

"Io no. Io no!"

Disse felice impensierendo l'altro.

"Stai bene?"

"Sì, sì mai stato così bene! Solo che ho fatto un sogno stranissimo...forse un incubo. Però, ecco però c'era Davide..."

Vale sapeva fin troppo bene quando quello spiritello dispettoso potesse mettere in crisi.

"Anche io ho fatto tanti sogni con Davide ultimamente. Ho anche parlato con lui, te l'ho detto!"

Vale lo credeva e per Leo non c'era bisogno di spiegare.

"Mi ha fatto capire tante cose!"

"Anche a me!"

"Ma cosa ci fai qui? Ti hanno mandato via ieri e già ti manca questo postaccio?"

Cercò di sdrammatizzare Leo.

"Non pensavi che ti avremmo fatto andar via senza di noi, eh? Gli altri ci aspettano all'ingresso e poi...poi devo dare gli auguri al nuovo maggiorenne e tirarti le orecchie per diciotto volte!"

Leo guardò la mano che l'altro agitava per aria e, per una volta, sarebbe stato felice di farsi tirare le orecchie come per tradizione.

"E poi...Poi vorremo andare alla tomba di Davide!"

Espose a voce bassa Vale.

"Sì, è una buona idea. Ci andremo tutti insieme!"


Fu difficile, soprattutto, dire addio a Nicola anche se le promesse di una visita ogni tanto mitigavano il distacco e fu commovente abbracciare e salutare tutti i medici che si erano presi cura di lui, fu felicissimo nel vedere anche suo padre ad aspettarlo e nel sapere che Johnny ed Asia ora parlavano addirittura di matrimonio.

Ma il cuore di Leo fece le capriole di gioia quando vide tutti i suoi Braccialetti ad aspettarlo e Cris che finiva svelta la sua barretta di cioccolato per salutarlo a dovere: con un lungo e appassionato bacio.

  
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