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Autore: Pamaras    26/05/2014    4 recensioni
Nella quotidianità di tutti i giorni, può un cellulare babbano rovinare ciò che era stato costruito?
una storia forse un po' triste ma romantica, un tradimento d'amore... dei "vermi" che si insinuano silenziosi nelle vite di Harry e Draco.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Harry
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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angolino: Ciao a tutti, eccomi con l'inizio di un'altra breve avventura! (sono solo 4 capitoli!)
Questa storia nasce dalla voglia di raccontare come ci si sente e a vedere "l'altro" tutto preso da un cellulare... e cosa spesso, potrebbe esserci dietro. è una fic triste, un po' dolorosa... ma romantica e a lieto fine.
Sarò lieta di leggere le vostre impressioni... ^^ 
BUONA LETTURA!

Pamaras

 


I VERMI DEI SENTIMENTI. GELOSIA E SENSI DI COLPA.

-colpa della tecnologia babbana-

 

 

1-UN CELLULARE PER UCCIDERE IL NOSTRO AMORE.

 

La sensazione di essere stato tradito lo iniziò a divorare dall'interno in un giorno tiepido della fine di marzo.

Gli sembrava di avere un verme strisciante nello stomaco che si divertiva a percorrergli l'intestino rilasciando una dannatissima e odiosissima sensazione di viscidume che risaliva fino alla gola dove, deglutendo, tentava e ritentava di ricacciare indietro insieme alla voglia di vomitare.

Tutto era iniziato con l'arrivo di quella cosa babbana.

Eh sì, aveva sempre detto che quei babbani inventano delle babbanerie solo per autodistruggersi.

“È un cellulare amore.” Gli aveva spiegato Harry con voce squillante.

Era divertito. Divertito dal fatto che Malfoy, “il Purosangue” Malfoy, stesse ovviamente guardando quell'aggeggio come un cumulo di immondizia.

“E sarebbe?” Gli aveva domando sprezzante, perché nell'aria già sentiva odore di guai.

“Una specie di gufo tecnologico, posso mandare messaggi istantanei e ricevere chiamate.” Gli aveva spiegato Harry sempre con quel tono di voce allegro, contento di far conoscere quella cosa a suo marito.

“E con chi dovresti mandarti messaggi?” Gli aveva domandato con un pizzico di curiosità e anche se Harry adesso lavorava in un ufficio babbano, tra i babbani (Merlino ci aiuti), non chiariva affatto l'utilità di quell'affare maledetto. “Perché io mai utilizzerò quell'aggeggio.” Si sentì di sottolineare.

“I miei colleghi mi hanno chiesto il numero di cellulare, Draco. E non è che posso dargli il mio indirizzo chiedendogli semplicemente di spedirmi un gufo. Ti pare?”

Anche Harry aveva cambiato tono della voce; era passato dalla voce zuccherina utilizzata per i “dai, amore è una cosa bellissima” ad una tono composto da “adesso basta, l'hai tirata troppo per le lunghe.”

Beh, Draco quella volta lasciò stare. Gli disse semplicemente di scordarsi che lui iniziasse ad utilizzare quella diavoleria babbana e non sentendosene minacciato voltò semplicemente le spalle e con passo svelto ed austero andò a lamentarsi con Blaise di quanto fosse testardo quel Grifondoro di suo marito.

 

Ecco, il verme viscido della gelosia iniziò a divorarlo circa un mese dopo l'entrata in casa di quell'affare super tecnologico.

Inizialmente si era detto che era perché non riusciva proprio a capire come funzionasse, poi però capì che effettivamente la gelosia era data dal fatto che Harry aveva quel coso sempre in mano. Sempre a battere su quella tastierina minuscola con il capo chino.

 

“Ma che cosa stai facendo?” Gli aveva domandato una volta Draco, spazientito.

“Niente, mando un messaggio”
“A chi?” Chiese alzando le sopracciglia e smettendo di mangiare.

Il comportamento di Harry iniziava ad infastidirlo.

“A Claire.” Aveva risposto semplicemente l’altro facendo spallucce. “Mi ha chiesto se domani posso sostituirla per un'ora la mattina.”

“Ah.” Era solo una sillaba quella che Draco era riuscito a buttar fuori, troppo attento a sentire bene quella sensazione che iniziava a strisciare dalla base dello stomaco e poi su e giù sino a raggiungere l’esofago.

E il discorso, vuoi un po' perché era arrabbiato un po' perché non voleva sembrare curioso o geloso ... il discorso si chiuse lì, quella volta.

 

Tempo dopo, il viscidume di quel verme gli era arrivato in gola.

In parte perché Harry aveva iniziato un nuovo turno di lavoro in quell'ufficio pieno di babbani e un po' perché proprio Harry sembrava non curarsene.

Sembrava non importargli che quando tornava a casa la cena non era pronta, che Draco era sul divano ancora in pigiama e spettinato; sembrava non vedere che il compagno non toccava cibo e fulminava con lo sguardo quel coso sempre e perennemente presente sul loro tavolo vicino alla mano di Harry dove una volta c'era sempre la sua. Le loro mani intrecciate.

 

Poi, una sera come tante altre, quel coso squillò. Stavano mangiando e quel aggeggio si mise a vibrare e ad emanare una musica fastidiosa.

Harry sorrideva.

Si alzò e andò a rispondere.

 

Draco stette a guardare in silenzio il posto poco prima occupato da suo marito.

Quando tornò si scatenò il putiferio.

Forse quel verme era risalito fino alla gola e stava festeggiando con le sue papille gustative.

“Chi era?” Soffiò in un ringhio basso.

Si sentiva un animale spaventato, braccato.

“Claire.” Rispose Harry riprendendo a mangiare evitando accuratamente di guardare negli occhi il compagno.

“Cosa voleva?” Ancora un sibilo.

“Chiedere una cosa” Rimase vago Harry facendo finta di non accorgersi del tono utilizzato dall’altro.

“Che cosa?” Insistette però Draco.

Draco, fai il geloso?” Domandò a bruciapelo Harry guardandolo negli occhi e stranamente il biondo si trovò un attimo in conflitto.

Quel verde gli fece sciogliere il cuore ricordandogli che era da tanto tanto tempo che non si guardavano negli occhi.

Grigio contro verde.

Però quel verde gli fece arrivare anche un brivido che corse lungo la spina dorsale ... gli si rizzarono i peli sulla schiena.

Quello non era il suo Harry.

C'era un non so che di diverso nelle sue iridi.

 

Questo lo fece stare male.

 

“Voglio solo sapere cosa voleva.” Cercò di rispondere più calmo che poté tentando invano di ricomporsi, ma la sua voce tremò ugualmente e le sue mani andarono a torturare il tovagliolo.

Harry ghignò quasi tristemente abbassando la testa e i suoi occhi si offuscarono.

Riprese a mangiare.

 

Prese tempo.

 

“Mi ha chiesto di fare un'ora di straordinari domani.”

Draco ci pensò su, valutò tutte le sfumature di quella frase mentre il verme continuava a strisciare.
“Ma domani sera c'è la cena con la famiglia Weasley.” Sussurrò cercando nello stesso momento di ingoiare quello schifo lasciato sulla gola.

Harry alzò gli occhi al cielo sbuffando.

Sembrava diverso.

 

Il verme gli stava sibilando nell'orecchio che era diverso.

 

“Significa che arriverò più tardi, Draco.”

E Draco non parlò più.

 

Non lo fece per tutta la sera ma questo sembrò non provocare alcuna reazione in suo marito.

Si sedette davanti alla televisione in attesa che anche Harry lo raggiunse.

 

Aveva voglia di fare l'amore.

 

Era molto che non lo facevano, Harry era sempre stanco. Per il lavoro.

Anche Draco lo era. Per la vita.

 

Ma quella sera lo voleva.

 

Voleva distruggere il vermuncolo che continuava a muoversi lasciandogli brividi interni, voleva fargli vedere che Harry era sempre lo stesso.

Solo un po' più stanco.

 

Ma il moro quella sera non si sedette vicino a lui.

 

Il cellulare infernale squillò ancora e il cuore di Draco si contrasse perdendo qualche battito.

Lo sentì pronunciare qualche parola attutita dai muri della loro casa.

Poi si affacciò alla sala dove Draco era compresso tra la pelle del divano beige, lo aveva scelto Harry.

 

Amore?

Quella parola stridette come unghie sulla lavagna.

“I colleghi mi hanno chiesto di andare a bere qualcosa ...” Lasciò la frase in sospeso chiedendo silenziosamente a suo marito di concluderla.

Ma Draco non lo fece.

Lo guardò.

 

E attese.

Se Harry voleva uscire da solo doveva trovare il coraggio di chiederlo.

“Insomma ... sarebbe già la seconda volta che gli dico di no …”

Ancora quella frase in sospeso.

E Draco portò di nuovo i suoi occhi a guardare le immagini colorate e mute della televisione davanti a lui cercando di tenere a bada il verme che lo stava punzecchiando con la sua coda appuntita.

 

“Draco mi stai ascoltando?” Chiese Harry, la sua voce di un’ottava più alta.

Si stava per arrabbiare. Oh ma Draco non glielo avrebbe lasciato fare per nulla al mondo: arrabbiarsi, uscire di casa e sbattere la porta. No. Troppo facile.

“Esci allora, amore?” La voce risultò un po' troppo frivola ma non gli importò.

“Sì.” Sbuffò.

“Dova vai?”

“Non lo so.” Poi sembrò tentennare.

Draco lo sentì deglutire, o meglio, lo immaginò.

“Vuoi venire anche tu?” Chiese, ma ci mise un secondo di troppo e Draco intuì immediatamente l'incertezza in quella frase.

 

Lo stava dicendo più per dovere che per piacere.

E Draco fu tentato di dirgli di sì.

 

Ma non lo fece.

 

Aveva voglia di piangere.

 

 

 

 

 

continua...

 

  
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