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Autore: Clary F    26/05/2014    7 recensioni
Clary è nata e cresciuta come una Cacciatrice di Idris e lei e suo fratello Jonathan, alla vigilia dei nuovi Accordi, sono costretti a vivere nell'appariscente tenuta dei Lightwood, dove si sta tenendo la più ridicola delle competizioni mai organizzate nella storia dei Nephilim, coordinata da Magnus Bane, maestro del bon ton. Cacciatrici e Nascoste affronteranno varie prove per accaparrarsi il cuore del giovane Jace Wayland. Tra incubi e bagni notturni, la ragazze inizieranno a scomparire misteriosamente ... Chi sarà il colpevole?
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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CHAPTER 10
WICKED CHILDREN
 
 
Clary dormì per tutto il resto della mattinata, fino a che Jonathan non irruppe nella sua stanza, poco dopo l'ora di pranzo. Il sole era alto nel cielo di Idris e i due fratelli decisero di spendere il resto di quella giornata estiva al lago, proprio come due persone normali.
Come fratello e sorella, normali.
Il lago era deserto e i due ragazzi si stesero sull'erba ben curata che precedeva di qualche centimetro la riva sabbiosa. L'acqua era limpida e le ninfee danzavano sulla sua superficie scintillante. Era tutto perfetto … eccetto la guardia del Conclave che li osservava a distanza ravvicinata all'ombra di un salice. Nessuno aveva il permesso di girare per le proprietà dei Lightwood senza protezione.
La normalità era solo un'illusione. Non sarebbero mai stati normali.
«Non sei venuto in camera mia, ieri sera.» Disse Clary, rotolando su un fianco per poter guardare Jonathan in viso. Era disteso supino, le braccia incrociate dietro la testa argentea e gli occhi chiusi. Le rune nere sul suo torace sembravano brillare alla luce del sole, così come quelle sulle sue gambe.
«Ero stanco,» le disse senza guardarla, tenendo sempre gli occhi chiusi. «Tu hai fatto qualcosa di interessante?»
Clary deglutì a fatica. Odiava mentire a suo fratello. Ma la sola idea di dirgli di lei e Jace la terrorizzava a morte.
Perché?
«Niente di interessante,» rispose Clary, distogliendo lo sguardo. «Ho letto un libro.» Che in un certo senso, era vero.
Jonathan aprì le palpebre e si voltò a guardarla lentamente. I suoi occhi neri sembravano scrutare all'interno della sua anima, alla ricerca della bugia.
Clary tornò a guardarlo.
Lo sa. Ha capito che sto mentendo.
Jonathan sorrise, inaspettatamente. «Ho caldo.» Disse semplicemente, alzandosi in piedi e trascinandola con sé.
«Che fai?» Gli chiese lei, opponendo resistenza.
Allora il suo segreto era al sicuro, ancora per un po’.
«Ti porto in acqua, no?» Sorrise.
Era raro vedere Jonathan comportarsi come un ragazzo, come un fratello, normale e questo fece sorridere Clary, che si abbandonò fra le sue braccia preparandosi all'impatto con l'acqua gelida del lago. Le si mozzò il respiro, mentre il suo corpo e quello di Jonathan, scalciavano uno accanto all'altro per riemergere in superficie. Quando riprese fiato, Clary si lasciò sfuggire una risata, che riecheggiò per tutta la valle, schizzando il fratello e aggrappandosi al suo corpo per non affondare.
Si sentiva normale.
«Ehi, voi due!» Urlò la guardia del Conclave, sempre immobile sotto il salice piangente. Sembrava fosse allergico al sole. «Dovete tornare alla tenuta, mi hanno detto che avete una visita.»
Clary si immobilizzò, rischiando di andare a fondo, se non fosse stato per le braccia di Jonathan che la sorreggevano. Una visita. Poteva essere sua madre. Forse erano riusciti a curarla e lei era tornata a prenderli.
Quando lei e Jonathan raggiunsero il salone dei Lightwood, avevano entrambi i capelli umidi e i vestiti incollati al corpo. C'era un tavolino con un vassoio da tè e un individuo decisamente verde seduto sul divano, intento a sorseggiare dalla sua tazza di porcellana.
Quando li vide entrare abbassò la tazza e rivolse loro un sorriso cortese.
«Buongiorno, giovani Morgenstern. Io sono Ragnor Fell, Sommo Stregone di Londra, nonché amico di famiglia. Prego sedetevi.» Indicò due poltrone accanto al divano, con la sua mano verde cavolo.
Clary obbedì, troppo impegnata ad osservare i tratti affascinanti dello stregone. Jonathan invece rimase in piedi. Era lui quello con il così detto sangue freddo in famiglia.
«Finalmente,» parlò con voce fredda. «Sei venuto a dirci che hai guarito nostra madre.» Non era una domanda, era più che altro una minaccia.
Ragnor sorrise affabile. «No, mi dispiace. Credo che per guarire vostra madre mi ci vorrà più tempo, così come le altre ragazze ferite che ora si trovano alla Guardia.»
«Ma nostra madre ci aveva assicurato che tu eri l'unico a poterla guarire da quella pozione soporifera, quella che tu stesso hai preparato!» Sbottò Clary, dimenandosi sulla poltrona.
«Ecco, mia dolce pel di carota, è proprio questo il punto. La pozione che ha bevuto Jocelyn non è quella che ho preparato io.»
Clary ignorò l'orribile soprannome affibbiatole. «Ma noi abbiamo visto l'ampolla, era proprio quella che ci aveva mostrato … aveva detto che se lei fosse scomparsa e se avessimo trovato quell'ampolla, voleva dire che Valentine era tornato!»
«Credo che sia tutta una copertura. Non credo che Valentine sia tornato e sono più che certo che la pozione che ha reso vostra madre incosciente non sia quella che ho preparato io.» Disse Ragnor, poi, vedendo l'espressione terrificata sul viso di Clary aggiunse: «tranquilli, riuscirò a guarirla, ho già chiamato i rinforzi, una mia cara amica esperta in guarigione sta per raggiungermi e -»
«Oh, per tutti i cavoli!» Disse una voce scioccata, alle loro spalle. Sulla soglia del salone c'era Magnus, in completo di tweed rosso sgargiante e i capelli acconciati in una cresta alta. «Che diavolo ci fai tu qui?!»
«È un piacere anche per me, caro Magnus.» Rispose Ragnor, nascondendo un sorriso soddisfatto dietro ad un colpo di tosse.
«Vi conoscete?» Chiese Jonathan con voce piatta.
«Purtroppo sì.» Magnus sembrava sull'orlo dell'isteria. «Sei solo, vedo? Come mai non ti sei portato dietro il tuo amichetto Raphael? Siete così grandi amici, voi due!» Esclamò sprezzante.
«Oh, Magnus, non essere geloso. Ti verranno le rughe.» Rispose Ragnor con aria affabile.
«Oh, stai zitto. Ho cose più importanti da fare,» ribatté Magnus, con ritrovato contegno. Sbatté le palpebre due o tre volte, come se stesse cercando di ricordare il motivo per cui si trovava in quella stanza.
«Ragazzi,» disse, schiarendosi la voce e rivolgendosi a Clary e Jonathan. «Abbiamo bisogno del vostro aiuto. Aline è scomparsa e il Console è su tutte le furie. Stiamo setacciando l'intera tenuta e … sembrerebbe che anche Lily e Hyacinth non si trovino più qui.»
Jonathan fece un cenno col capo e seguì Magnus di corsa fuori dal salone.
Ragnor fece per seguirli, ma Clary lo fermò piazzandosi davanti alla porta. «Devo chiederti una cosa.» Sputò tutto d'un fiato.
«Spara.»
«Ti hanno detto dove hanno ritrovato mia madre? Insomma, a me Robert ha solo detto che era stata rinvenuta in una tenuta abbandonata … ma non mi ha detto quale. Tu lo sai?»
Ragnor la fissò pensieroso.
«Sì, nella tenuta dei Wayland.»
 
 
Alec correva lungo i sotterranei di casa sua al fianco di Isabelle, che faceva strada con una stregaluce tra le mani. Gli sembrava di rivivere per la seconda volta quel momento. La ricerca, l'ansia, le ragazze scomparse … solo che questa volta si trattava di Aline, la figlia del Console, nonché sua amica. Isabelle si fermò di scatto e con lei il fascio di luce. Alec si ritrovò al buio, con una brutta sensazione, sentiva che quello era il posto giusto, che lì avrebbero trovato le risposte e la ragazza, proprio come era successo con Ridley.
Sentì sua sorella imprecare.
«È lei, Iz? È Aline? L'hai trovata?» Chiese correndo in direzione di Isabelle con voce affannosa.
«Ho trovato qualcuno,» rispose la voce acuta di sua sorella. «Ma non è Aline. È Rebecca Heroncross.»
La stregaluce illuminò la ragazza distesa a terra. Proprio come Ridley, era ferita e priva di coscienza.
 
 
Lily, Hyacinth e Aline erano davvero scomparse. Non c'era traccia di loro nell'intera proprietà dei Lightwood. Rebecca era stata portata alla Guardia come le altre ragazze ferite. Non c'erano più concorrenti, ormai. Jace Wayland non avrebbe mai avuto una moglie.
Clary era nella stanza di Alec, seduta nella nicchia accanto alla finestra, con un dito teneva aperte le tende di velluto, lanciando occhiate al via vai di Cacciatori che si intravedeva sul vialetto d'ingresso.
Jace entrò nella stanza, sembrava trafelato, ma non appena incontrò lo sguardo di Clary il suo viso si aprì in un sorriso composto. I due rimasero a guardarsi, immobili. Clary poteva sentire il battito forte del cuore rimbombarle nelle orecchie.
«Allora!» Sbottò Alec infastidito. «Che cosa hai scoperto, Jace?»
«Oltre al fatto che c'è un essere verde che si aggira per casa, dici?»
Alec lo guardò senza capire.
«È Ragnor Fell,» spiegò Clary. «Lo stregone che dovrebbe aiutare mia madre.»
Alec annuì appena, dopodiché Jace parlò. «Ho sentito Maryse mentre parlava con Kadir. Sembra che verremo tutti trasferiti alla Guardia, in modo che nessun altro sparisca o si faccia male.»
«No!» Esclamò Clary, balzando in piedi. «Ne ho abbastanza di essere spostata da un luogo all'altro come una pedina in un torneo di scacchi. Deciderò io dove andare, non m'importa se non ho diciotto anni o cos'altro. Io alla Guardia non ci vado.»
«Come sei matura.» La schernì Jace, facendola arrossire.
Sapeva di aver parlato come una bambina capricciosa, ma era stanca di stare a guardare, come una spettatrice passiva, il delirio che stava accadendo.
Da sempre Alec era molto più ragionevole di Jace. «Clary, è per la nostra sicurezza e poi non hai altro posto in cui andare.»
«Potremmo indagare,» rispose lei timidamente.
«Ottima idea!» Esclamò Jace, sbattendosi il palmo della mano sulla fronte. «Perché non ci abbiamo pensato prima? Oh, forse perché non abbiamo uno straccio di pista, né di indizio.»
«Non c'è bisogno di essere così odioso. E comunque io un indizio lo avrei …»
Alec e Jace la guardarono con occhi sgranati.
«Come scusa?» Fece Alec.
«Sentite, Leah, Marlene, Ridley e Rebecca sono alla Guardia. Sono in condizioni gravi, ma sappiamo che si riprenderanno, prima o poi. Ma le altre? Dove sono finite Aline, Lily, Maureen, Kaelie e Hyacinth?»
«Non ne abbiamo idea.» Asserì Alec, mentre Jace la guardava come se fosse una folle.
«Credo che abbia preso troppo sul serio quella faccenda su 007,» sussurrò all'orecchio del suo parabatai, abbastanza forte da farsi sentire anche da lei.
Alec soffocò una risata, ma si interruppe subito, come colto da un improvviso pensiero. «Ragazzi … ci stiamo dimenticando qualcuno … Victoria. Pensate che sia arrivata a casa sana e salva? Magari è scomparsa anche lei.»
«Tranquillo, i suoi genitori hanno inviato un messaggio di fuoco a Maryse. Lei sta bene, è a casa. Sembra l'unica concorrente uscita incolume dalla gara … forse è lei la colpevole.» Disse Jace.
«Ma è impossibile!» Esclamò Alec. «Non lo farebbe mai. Aline è sua cugina!»
Clary sbuffò sonoramente, attirando nuovamente l'attenzione dei due su di sé. «Stavo parlando.»
Alec abbassò lo sguardo a terra. «Giusto, stavi dicendo che hai una pista.»
«Sì. Alcune ragazze sono scomparse e devono pur essere da qualche parte entri i confini di Idris.»
Jace alzò gli occhi al cielo e Clary lo ignorò, continuando a parlare. «Ho pensato: ehi, anche mia madre era scomparsa ma è stata ritrovata dopo alcuni giorni.»
I due la guardarono con occhi vacui. Lei roteò gli occhi. «Questo sarebbe il punto in cui uno di voi due mi chiede: dove?»
«Dove?» Chiese Alec in fretta.
«Nella tenuta abbandonata dei Wayland.» Vide Jace fare una smorfia. Non voleva ferirlo, ne riportare a galla brutti ricordi, ma doveva farlo. «Quindi … se le sparizioni fossero collegate? Se anche le altre ragazze si trovassero lì?»
Alec scosse la testa, dubbioso. Jace invece fissava un punto imprecisato oltre la sua spalla. I suoi occhi d'ambra sembravano offuscati dalla nebbia dei ricordi. Ricordi in cui Valentine si fingeva suo padre, sotto il nome di Michael Wayland, immaginò Clary.
«Dovremmo iniziare da lì.» Suggerì lei a voce bassa.
«Credo che Clary abbia ragione. La tenuta dei Wayland ha un sacco di stanze segrete, passaggi e sotterranei labirintici. Inoltre nessuno va lì da molti anni, è il posto ideale per nascondere delle persone.» Disse Jace con sguardo fermo e risoluto.
L'unico ancora incerto era Alec. «Ma come facciamo ad uscire da qui? Ci sono più guardie che in tutta Alicante, ora che la figlia del Console è scomparsa.»
«Troveremo un modo.» Jace posò una mano sulla spalla dell'amico, sorridendo in modo sinistro.
Alla governante, che aveva un plateale ed evidente debole per il signorino Jace, venne assegnato il compito di distrarre le guardie del Conclave. Lo eseguì con grande riluttanza, mentre Jace, Alec e Clary sgattaiolavano dalla porta sul retro. Con le loro guardie impegnate, erano sicuri di poter uscire senza essere visti da nessuno. Robert e Maryse erano insieme a Kadir e Malik nello studio. Una volta fuori nel parco, Jace tracciò le rune di agilità, silenzio e forza su Clary, Alec e poi su sé stesso. Clary avvertì una sorta di brivido scivolarle lungo la pelle, come se qualcuno le avesse rovesciato un secchio di acqua fredda addosso. Corsero attraverso i campi, superarono il lago e presto si trovarono davanti alle alte recinzioni in ferro che delimitavano la proprietà. Si arrampicarono su un albero e Clary cercò di fare il più in fretta possibile, terrorizzata dall'idea di essere vista. Venne aiutata da Alec a scendere, che la prese saldamente dai fianchi e la posò a terra. Si guardò alle spalle, come se da un momento all'altro potesse apparire una delle loro guardie, urlanti. Ma non successe niente e Clary lanciò una breve occhiata a Jace. Moriva dalla voglia di prendergli la mano e sentire le sue dita lunghe e sottili tra le sue, ma le sue mani rimasero saldamente sui suoi fianchi. Questo non era di certo il momento adatto. Dopo alcuni minuti di discussione Clary scelse una corteccia spessa, su cui iniziò a tracciare una runa per aprire un Portale. Non c'era molto tempo prima che gli altri si accorgessero della loro fuga.
   
 
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