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Autore: elysslovesrain    26/05/2014    2 recensioni
Louis non sa quanto il potere dei desideri sia forte, e dopo un disastroso litigio con il suo ragazzo pronuncia le parole sbagliate. Parole che lo porteranno a perdere l'amore della sua vita, forse per sempre. Per colpa del suo capriccio viene spedito in una vita parallela. Se ne starà con le mani in mano o deciderà di rimediare al guaio combinato?
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"«S-sai cosa? Vorrei tanto non essere mai andato ad x-Factor, vorrei tanto che questa cazzo band non si fosse nemmeno formata!» detto questo lo scansai e corsi fuori dallo studio ignorando le sue urla e i suoi passi dietro di me."
"«Vorrei tanto non averlo mai conosciuto» sussurrai debolmente prima di accasciarmi addormentato sul letto."
"«In che anno siamo?» la mia domanda provocò gli sguardi perplessi e confusi dei miei familiari.
«2010. 11 luglio 2010»"
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO UNO



L'uomo sbatté bruscamente alcune riviste sul tavolo, facendoci sobbalzare da quel violento e improvviso gesto.
«Mi spiegate che cazzo vi sta saltando in mente?» la sua irritante voce superò il livello di decibel che le mie orecchie erano in grado di sopportare.
Francamente mi aspettavo questa sfuriata, non per questo avevo passato gli ultimi giorni con la costante paura di aver messo fine alla carriera del gruppo. Mi morsi nervosamente il labbro inferiore, e il mio sguardo scattò subito alla mia sinistra, catturando quello del ragazzo che in quel momento mi teneva la mano da sotto il tavolo di legno. Scorsi nei suoi occhi quella tranquillità che io tanto gli invidiavo, anche se sapevo che dentro di lui i peggiori pensieri lo stavano divorando vivo. Gli strinsi maggiormente la mano e gli rivolsi un dolce sorriso come per dirgli: “Ehi, amore, non ti preoccupare. Ci sono io qui con te e non intendo abbandonarti.”
Lui ricambiò il mio sorriso e sentii lo stomaco pizzicare alla vista delle fossette sul suo angelico volto, il colorito della sua pelle lo rendeva ancora più bello, ero contento che avesse deciso di prendere un po' di sole, gli occhi verdi splendevano e colsi quella scintilla tipica di quando ci guardavamo negli occhi e per pochi attimi dimenticavamo tutto ciò che ci circondava.
«Shopping insieme con tanto di gelatino sul lungomare? Siete fuori di testa, per caso?» il tono dell'uomo si fece ancora più duro e tagliente, e fui costretto a distogliere lo sguardo da quello del mio amato per non mostrargli il mio nervosismo, sapevo quanto a lui facesse male vedermi in quello stato.
E a me fece male sentire le unghie della sua mano libera conficcarsi nella mia coscia, ma non era un male fisico. Il pensiero che lui fosse preoccupato o agitato mi tormentava terribilmente, tanto che fui sul punto di prenderlo sotto braccio e scappare lui per andare lontani, lontani, lontani...
«Lo volete capire che per il bene della band dovete stare lontani, o ve lo devo dire in aramaico?»
Strinsi un pugno fino a far diventare bianche le nocche, io e lui non volevamo stare lontani, nascondere la nostra relazione, il nostro amore.
«È stata una cosa innocua, un semplice pomeriggio tra amici» ribattei, interrompendo il suo fiotto di parole.
Tutti si girarono verso di me, pronti ad assistere ad una mia sfuriata, ma io rimasi fermo sulla seggiola tenendo la mano del mio ragazzo tra le mie.
“Un semplice pomeriggio tra amici”, sapevamo tutti che era molto, molto di più.
«Allora spiegami perché i giornali e le riviste più celebri hanno tirato fuori l'argomento “Larry Stylinson”! Spiegami perché su Twitter le vostre fan non fanno altro che parlare di voi due!» questa volta urlò, e non mi servì girarmi verso il ragazzo al mio fianco per vedere che teneva gli occhi rigorosamente serrati per trattenersi dal piangere.
«Basterà inviare qualche tweet e vedrai che nessuno penserà più a noi» feci spallucce e mi girai verso il ragazzo, gli feci appoggiare la testa sul mio petto e iniziai a giocare con i suoi ricci, arricciando piccole ciocche intorno al mio dito sapendo quanto quel gesto lo facesse rilassare.
Anche se era più alto di me era pur sempre di tre anni più piccolo, e io sentivo costantemente il bisogno di proteggerlo e di tenerlo sotto la mia confortante ala, se gli fosse successo qualcosa io avrei vissuto per sempre con il rimorso di non essere riuscito a tenerlo al sicuro.
«Non basterà inviare “qualche tweet”!» esclamò l'uomo mimando le virgolette alle ultime due parole, imitando la mia voce acuta. «Noi abbiamo pensato ad una soluzione, l'unica che potrebbe riportare calma e tranquillità all'interno della band» unì i polpastrelli di una mano con quelli dell'altra e si appoggiò con il gomiti al tavolo, guardando negli occhi sia me che il ragazzo al mio fianco.
«Voi chi?» chiese il mio ragazzo, riuscendo ad acquistare un po' di autocontrollo, anche se la sua voce uscì rauca e tremolante, come se fosse sul punto di scoppiare in un pianto.
«Io e i vostri compagni di band. Anche se l'idea è stata concepita da Liam, noi altri siamo d'accordo, però»
Il mio sguardo scattò alla mia destra, facendo appena in tempo a guardare il ragazzo nominato negli occhi, prima che abbassasse il capo con fare colpevole, strinsi i denti e poi tornai con lo sguardo sul nostro manager.
«Louis, tu ritornerai con Eleanor» mi ordinò, e prima che potessi dire qualcosa proseguì, «E tu, Harry, sarai in una finta relazione con Barbara Palvin. La conosci? È molto carina e sicuramente le ragazzine si convinceranno del fatto che tu sia normale»
La rabbia iniziò a prendere il sopravvento, mi alzai di scatto e battei i pugni sul tavolo, sentendo Harry sobbalzare al mio fianco.
«Non siamo delle marionette, chiaro? Non ho intenzione di seguire ciò che lui ha detto!» urlò indicando Liam con un dito e guardandolo di sfuggita con disgusto.
Harry si alzò subito dopo di me e cinse il mio bacino con le braccia, bloccandomi le mani lungo i fianchi, mi accarezzò dolcemente fino a farmi sedere e poi mi baciò con delicatezza l'angolo della bocca, sussurrandomi qualcosa all'orecchio.
«Calmo, Lou. Dobbiamo mostrarci calmi, noi... Noi riusciremo ad affrontare e a superare tutto, è solo questione di tempo» mi morsi nervosamente il labbro inferiore alle sue parole e annuì debolmente.
Avremmo affrontato tutto.
Insieme.

 

 

 

Nello studio i ragazzi stavano provando alcune canzoni inedite, giusto per divertimento, mentre io me ne stavo seduto al tavolo, la testa appoggiata sulla mano e la mano libera sul mouse. Stavo scorrendo la mia timeline di twitter quando il mio sguardo catturò un'immagine particolare: le differenze tra il mio rapporto con Harry nel corso degli anni. Osservai le foto e sentii i miei occhi diventare lucidi, il nostro era un rapporto così spontaneo, genuino, naturale... Io stavo bene con lui e lui stava bene con me, era tutto perfetto fino a quando ci fu la prima separazione.
“Il giorno prima vanno in giro insieme e il giorno dopo sono magicamente fidanzati entrambi con due ragazze. Mh... Coincidenze?” diceva la didascalia della foto, e fui sul punto di rispondere a quel tweet, quando la porta dello studio si aprì e ne uscì Harry, che da almeno un mese mi ignorava, più o meno da quando io stavo con la mia presunta fidanzata e lui stava con la sua.
Lo guardai negli occhi per un paio di secondi, le mie mani iniziarono a tremare e mi alzai, pronto a correre tra le sue braccia. Mi attaccai letteralmente a lui e sospirai contento di avere finalmente un contatto fisico con il ragazzo che amavo dopo un mese di distanza. Feci per dire “ti amo”, ma lui mi staccò bruscamente facendomi finire contro il muro, facendomi sentire dolore non solo alla schiena, ma anche al petto, al cuore, e in tutto il corpo. Perché si comportava in quel modo? Perché mi stava trattando come se avessi fatto qualcosa di sbagliato?
«Cosa significa questo?»
«Non possiamo stare insieme, lo sai»
«Ma qua non ci sono paparazzi, non ci sono telecamere!» esclamai riavvicinandomi a lui con le lacrime agli occhi.
«Louis... Il fatto è che... Barbara sta iniziando a piacermi davvero...» e il mondo mi crollò addosso, sentii le gambe diventarmi come di gelatina e i miei occhi si ricoprirono di una velo di lacrime.
«S-sai cosa? Vorrei tanto non essere mai andato ad x-Factor, vorrei tanto che questa cazzo band non si fosse nemmeno formata!» detto questo lo scansai e corsi fuori dallo studio ignorando le sue urla e i suoi passi dietro di me.
Le lacrime iniziarono a scorrere sul mio viso, portandosi dietro tutto il mio mondo, tutto il mio cuore, tutta la mia anima. Sentivo un dolore al petto, un dolore che non riuscivo più a sopportare. Io sapevo che Harry non provava veramente qualcosa per quella ragazza, lo sapevo perché ero in grado di capire quando il mio amore mentiva. Ciò che mi feriva di più era il fatto che lui volesse starmi lontano e si ostinasse a trattarmi come se tra di noi non ci fossero stati tutti quei baci, tutte quelle coccole, tutte quelle notti passate a fare l'amore sotto le coperte. Come se tutto il nostro combattere fosse solo stato una perdita di tempo, ma non era così. Avevamo lottato per poter amarci senza ostacoli, per poterci amare anche fuori dall'armadio in cui eravamo costretti a rinchiuderci.
«Lou, aspetta! Non dicevo sul serio!» urlò per farsi sentire, e quando mi raggiunse mi prese per il polso e mi fece appoggiare al muro, guardandomi negli occhi con il penetrante verde dei suoi bulbi.
«Lasciami stare, mi fai solo schifo» sibilai a denti stretti girando il viso di lato per non perdermi nel suo sguardo.
«Senti, amore...» sospirò girandomi il viso con entrambe le mani per potermi guardare meglio negli occhi, al cui gesto sentii le mie ginocchia cedere, dovetti quindi aggrapparmi alle sue spalle possenti. «Mi dispiace da morire per quello che sto per dirti. Io ti amo e tu lo sai, però sappiamo entrambi che il destino non prevede per noi un futuro insieme...» sussurrò quelle parole facendomi contorcere lo stomaco, sentii qualcosa premermi contro la gola, segno che un singhiozzo trattenuto stava cercando di spezzare quel silenzio.
«Non è vero, Har... Noi siamo fatti per stare insieme, ricordi? Your hand fits in mine like it's made just for me» cantai l'ultima frase con la voce tremante, nella speranza che anche lui si convincesse del fatto che lui era il mio passato, presente, e futuro.
«No, Lou...» scuoté la testa e portò le braccia intorno al mio bacino, stringendomi tra le sue braccia e facendomi affondare il viso nel suo petto.
Inspirai il suo profumo a pieni polmoni, sentendo un brivido corrermi lungo la schiena e scaricarsi ai miei piedi.
«Ti amo, Boo» sussurrò alzandomi il viso e appoggiando le labbra sulle mie, e per l'ennesima volta mi sorpresi nel capire che anche dopo tre anni sentivo le stesse farfalle nello stomaco, lo stesso rossore sulle guance e lo stesso sentimento che mi riempiva il cuore: l'amore.
«Ma non possiamo stare più insieme» sussurrò sulle mie labbra prima di andare via, lasciandomi il suo irresistibile profumo addosso.

 

Quando arrivai a casa avevo gli occhi gonfi e arrossati dal pianto, tanto che dovetti sciacquarmi il viso e mettere il collirio per non far sì che il giorno dopo mi svegliassi con una congiuntivite o con una pessima vista. Mi buttai sul letto con un sospiro, quando il mio petto riprese ad avere le scosse, facendomi scoppiare in un pianto ancora più disperato mentre stringevo il cuscino al mio petto.
Non poteva essere veramente finita, non poteva.
Harry era... Era tutto per me. Era ciò che in tanti anni avevo cercato, lui mi faceva sorridere, sognare, mi completava. Era la mia ancora di sicurezza, tutto ciò di cui avevo bisogno.
E ora... Ora l'avevo perso.
Per sempre.
Provai a dormire per tranquillizzarmi un po', ma dopo tre ore ero ancora sveglio, nonostante fossi immerso nel completo buio. Il cuscino accanto al mio aveva ancora il suo profumo, lo presi e lo scagliai contro la finestra con tutta la forza possibile, dopodiché mi alzai andando a prendere un calmante, che nel giro di un paio di minuti mi aiutò a prendere sonno.
«Vorrei tanto non averlo mai conosciuto» sussurrai debolmente prima di accasciarmi addormentato sul letto.

 

 

 

Mi svegliai di colpo sentendo il rumore di un trapano, spalancai gli occhi e mi guardai intorno con fare vago, ma all'improvviso mi accorsi che c'era qualcosa di diverso nella mia camera. Mi alzai con il busto e notai i poster dei The Fray attaccati al muro, osservai tutta la stanza e con estremo orrore capii di essere nella stanza che avevo quando ancora vivevo a Doncaster con mia mamma, le mie sorelle, e il mio patrigno.
“Come ci sono finito qui?” pensai mentre scostavo le coperte e scendevo dal letto per dirigermi verso la cucina, e improvvisamente ricordai tutta la mia adolescenza, passata così poco in casa mia che a stento ricordavo dove si trovasse la stanza da cui proveniva il profumo di torta al limone appena sfornata.
Passai in rassegna tutte le foto attaccate alle pareti, ritraevano me da giovane insieme ai miei amici e alle mie sorelle, e sorrisi istintivamente. Ero contento di essere finalmente tornato a casa, però -francamente- non ricordavo un singolo minuto del viaggio fatto per arrivare a Doncaster. Sfiorai una cornice in cui c'era una foto che mi rappresentava con tutta la famiglia, e non riuscii a contenere un sospiro prolungato.
«Boo, amore, sei tu?» la voce di mia mamma mi traforò i timpani più di quanto quel santissimo trapano stesse facendo.
Feci roteare gli occhi e mi girai verso la donna, che mi diede un dolce bacio sulla fronte.
«Come stai oggi?» mi chiese prendendomi per un fianco e portandomi con sé in cucina, e io mi lasciai semplicemente trasportare, troppo stanco a causa della nottata passata a piangere per l'uomo della mia vita.
«Sto» mormorai con un sospiro, sentendo la mia voce più acuta del solito, come spesso mi succedeva quando singhiozzavo troppo.
«Amore, non ti preoccupare, si sistemerà tutto. Dopotutto siete amici da tanti anni!» esclamò nel tentativo di consolarmi, ma sinceramente aveva sempre fatto piuttosto pena a dare consigli.
«Amici? Stai scherzando?» la guardai infuriato e scossi la testa sconsolato, andando a sedermi al tavolo. «Ciao rag-» spalancai gli occhi non appena vidi che le mie sorelle erano tutte più piccole, come qualche anno prima.
«Ma che vi è successo?» chiesi alzando la voce passandomi una mano nei capelli, ma con estremo orrore notai che erano lunghi.
«M-mi potreste dire che giorno è oggi?» chiesi in un mormorio, sentendo la mia voce vacillare.
«L'undici luglio, amore. Perché?» chiese mia madre.
“Siamo andati avanti di quasi due mesi?” mi ritrovai a pensare, però poi un pensiero inquietante mi affollò la mente.
«In che anno siamo?» la mia domanda provocò gli sguardi perplessi e confusi dei miei familiari.
«2010. 11 luglio 2010»
Il mio cuore smise improvvisamente di battere, e una gocciolina di sudore mi scese sulla guancia, arrivò fino al mento e poi cadde venendo assorbita dai pantaloni del pigiama che indossavo.
«Ieri sono andato al provino di x-Factor?» chiesi sull'orlo del pianto.
«No, Boo, all'improvviso hai detto che non avevi più voglia di entrare a far parte dell'industria musicale. Ma che ti succede?»
«Sc-scusate, ma penso di non sentirmi un gran bene...» mi alzai dalla seggiola e barcollai verso la porta con gli occhi gonfi e lucidi.
Harry Styles, non l'avrei mai più visto.

 



Questa idea è partita tutta da un sogno che ho fatto, non penso di averla sviluppata bene ma spero che a qualcuno piaccia HAHAH
Continuerò solo se vedrò che a qualcuno è piaciuta!
Baci,
Elyss.
  
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