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Autore: PepermintSmile    02/08/2008    3 recensioni
Traduzione di Temperance_Booth. “Fai le commissioni per i tuoi o qualcosa del genere?” Le sopracciglia di lui si corrucciarono per la confusione. “Intendo dire, ti hanno mandato a prendere la tua sorellina all’asilo?” Il giovane deglutì, a disagio, ma prima che potesse parlare, Lilly trillò. “Papy, di che parla? Tu non hai una sorellina, solo una gemella, vero, papy?” “Sì, tesoro, hai ragione; solo zia Sharpay.” “Solo zia Sharpay, nessun altro.” Affermò Lilly e guardò, raggiante, Kelsi, come se l’intera questione fosse risolta. “É…È tua?” Esalò la sua vecchia compagna di classe, vacillando all’indietro.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kelsi Nielsen, Ryan Evans
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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A Love Story

A   Love  Story

≈ Capitolo Uno ≈

 

Sharpay Evans fece scorrere con gesto impaziente le dita sul bordo del bicchiere d’acqua che stava bevendo, tamburellando le unghie perfettamente curate dell’altra mano sul tavolo. Il suo gemello non era mai arrivato tardi ai loro incontri e non avrebbe voluto iniziare ora quella tradizione.

Non fu delusa. Un cameriere guidò un giovane uomo con capelli biondo miele e un semplice completo marrone fino al tavolo e lo lasciò con un menù. Sharpay si tolse gli occhiali da sole con gesto teatrale.

“Cosa ti ha trattenuto?” Chiese con tono frizzante, stirandosi una ciocca di capelli. “Veniva quasi da pensare che ti fossi perso nella metropolitana.

“Sono stato trattenuto.” Rispose brevemente, facendo correre gli occhi sul menù. “Lillian aveva una riunione genitori-insegnanti.

Sharpay roteò gli occhi.

“Onestamente, Ryan; non devi andare ad ogni singolo incontro. È all’asilo, accidenti. Lui si strinse nelle spalle, mantenendo l’attenzione sul menù. “E perché sei così concentrato su quello stupido menù? Come se potessi permetterti una qualsiasi delle cose che stanno lì sopra. Gli lanciò un’occhiata calcolatrice. “E pensare che una volta ti saresti vergognato di indossare scarpe nere e giacca marrone…Sono sorpresa che i tuoi gusti si siano abbassati fino a questo punto.

Ryan lasciò cadere il menù sul tavolo.

“Oh, piantala, Shar.” La rimbrottò. “Sai che questo è il massimo che posso fare in questi giorni… con le… cose che stanno come stanno…” Imbarazzato, nascose il viso dietro alla lista dei dessert.

Sharpay sospirò di nuovo e cessò i rimproveri.

“Ryan” Disse dolcemente, la voce abbassata di un tono. “Hai solo ventidue anni e sei il padre di una vivace bambina di quattro. Dovresti come minimo aspettarti che io mi preoccupi, ogni tanto.

“Veramente, vorrei solocce tu la smettessi di farlo. Faccio abbastanza per tutti e due.

Lei rise piano, ma poi divenne seria.

“Lei ti ha… contattato?” Domandò con delicatezza.

“Credevi veramente che lo avrebbe fatto, dopo quattro anni?” Sospirò lui.

“Ryan, lo sai che vorrei aiutarti a pagare la retta…”

“Come ben sai, non accetterò il tuo aiuto. Questa è la mia vita –la mia bambina- e le controllo io.

“Beh, non è che tu stia facendo un gran bel lavoro, al momento. Grugnì Sharpay, pentendosi immediatamente delle proprie parole. “Ryan, non intendevo in quel senso…”

“Lo so, lo so, ma il punto è che hai ragione. È solo che veramente non voglio pensarci ora.

“Beh, qualcuno deve farlo e quel qualcuno potrei benissimo essere io. Ryan, hai bisogno di una persona che ti aiuti a cavartela. A Lilly serve una madre!”

“E pensi che non lo sappia?” Chiese Ryan con voce rotta, gli occhi che iniziavano ad annebbiarsi. “Credi che non noti quando diventa confusa quando vede le mamme delle sue piccole amiche accompagnarle all’asilo? Tutto ciò che ha lei è un padre che non ha mai nemmeno messo piede al college e sta ancora cercando un lavoro!”

“A proposito, come è andato il colloquio di oggi?”

“Non molto bene. Volevano qualcuno che avesse esperienza.”

“Per vendere pianoforti? Buon Dio, chi pensavano avrebbe risposto all’annuncio, Ray Charles?” Ryan rispose con un piccolo sorriso. “Ti hanno già richiamato?”

“Non ancora. Spero di sopravvivere almeno una settimana.

Cadde il silenzio.

“Vuoi che ti ordini una tazza di caffè o qualcosa del genere?” Si offrì alla fine la sorella.

“Sai che non sarei in grado di restituirti i soldi.

“Lo so.” Ryan sospirò e scosse la testa.

“No, grazie, dovrei già essermene andato. “Voglio riempire ancora un paio di moduli per richieste di lavoro, cercando di indovinare quali verranno rifiutate per prime.” Sharpay annuì e il suo esile fratello si alzò in piedi.

“Di’ a Lilly che le voglio bene. E, Ry…” Il giovane si voltò a guardarla. “Quel piccolo angelo è fortunato ad avere un papà come te. I suoi occhi si illuminarono e le sue mani presero a scavare nelle tasche.

“Quasi dimenticavo… Chealsea mi ha portato questa foto di Lilly l’altro giorno e ne ho fatta fare una copia per te.

Sharpay prese la fotografia dalle sue mani. Una dolce, piccola bambina le sorrideva con un sorriso fin troppo familiare e le sue corte trecce bionde le ricadevano sbarazzine dietro alle orecchie.

“Ti assomiglia davvero tanto. Ryan sorrise, fiero, alla fotografia. “Ma… ha anche gli occhi di sua madre.” Il suo sorriso scemò e lui sospirò pesantemente.

“Sì, lo so. Degli occhi così belli…” Con un rapido abbraccio laterale, Ryan Evans se n’era andato.

Sharpay lo seguì per un momento, poi riportò lo sguardo sulla foto. Scuri occhi color cioccolato splendevano sul viso infantile della ragazzina. Scacciando dalla testa quei pensieri, la vice presidente del design alla New York Fashion Company, finì l’acqua e aprì il portafoglio, dandosi mentalmente istruzioni per la giornata che l’attendeva.

 

®

 

Kelsi Nielsen salutò allegramente i suoi alunni e accatastò con ordine gli spartiti. La signora Shepherd si spostò al suo fianco.

“Le parole non possono esprimere quanto sei apprezzata, mia cara. Disse la donna più anziana, gli occhi brillanti d’affetto. Kelsi ride; un suono felice e cristallino.

“Sono io a doverla ringraziare. Assolutamente adoro lavorare con i bambini ed è così bello aver trovato un lavoro esterno al college.

“Dormo tranquilla la notte sapendo che i miei studenti sono in buone mani. Affermò fieramente la signora Shepherd, spingendo in fuori il petto. Kelsi arrossì di modestia, gli occhi nocciola illuminati dai complimenti. “Se solo avessi qualcuno che ti aiuti… allora sì che potrei davvero rilassarmi.

La compositrice resistette alla tentazione di roteare gli occhi.

“Signora Shepherd, sono perfettamente in grado di andare avanti senza un uomo al mio fianco. Lo faccio fin dai tempi del liceo. Si fidi, sono totalmente soddisfatta di lavorare da sola.

“Un giorno troverai il tuo compagno, non ti arrendere, tesoro. Salterà fuori quando meno te lo aspetti, quindi stai ben attenta a tenere la mente aperta.”

Arrendendosi, Kelsi rispose che lo avrebbe fatto e trasportò le borse della collega fino alla sua minuscola macchina.

Mentre stava salutando la piccola BMW, qualcosa all’angolo del suo campo visivo catturò la sua attenzione. In mezzo al gruppo di tenere madri che raccoglievano i propri bambini, un giovane uomo sembrava stranamente fuori posto. Non poteva avere più dei suoi anni e sedeva pazientemente su una panchina, aspettando.

Kelsi iniziò ad avvicinarglisi, ma una bambinetta con capelli identici a quelli di lui uscì correndo tra la confusione nel cortile della scuola. L’uomo si alzò e la accolse tra le braccia, facendole giocosamente il solletico. Lei squittì, deliziata, e gli lanciò le braccia al collo. Dopo aver strofinato i nasi l’uno contro l’altro, la coppia continuò la propria strada attraverso il parcheggio.

Kelsi riconobbe la bambina: Lillian Evans, una delle più portate per la musica della sua classe.

“Quel ragazzo deve essere il suo fratello maggiore. Pensò e decise di cogliere al volo l’occasione di conoscere la famiglia di Lilly.

“Mi scusi.” Chiamò forte, correndo fino a loro, mentre il fratello maggiore si voltava in obbediente risposta al suo richiamo.

Ora, ad una distanza tanto ravvicinata, il respiro di Kelsi le morì in gola. Quello era Ryan Evans, lo stesso re del teatro che aveva un tempo conosciuto alla vecchia East High. Era certamente cambiato. Aveva l’aria di chi ha perso molto peso in poco tempo e i suoi semplici vestiti lo rendevano quasi irriconoscibile. Aveva ancora un cappello posato sulle ciocche dorate, ma non sembrava più qualcosa di estraneo a qualsiasi catalogo: il berretto da postino avrebbe potuto benissimo essere presente sugli scaffali di qualsiasi negozio dai prezzi ridotti. Tutta la sua tenuta parlava di economica trascuratezza, ma i suoi pallidi occhi blu conservavano lo stesso incontrollabile ottimismo che avevano quattro o cinque anni prima.

Tutta l’innocenza, però, se n’era andata.

“Kelsi!” La salutò, inarcando le sopracciglia per la sorpresa. Kelsi aggiunse mentalmente ‘voce più bassa’ alla sua lista di cambiamenti. “Che ci fai qui?”

“È la mia maestra di musica.” Intervenne Lilly, sorridendo e rivelando un largo spazio tra gli incisivi.

“Non avevo idea che lavorassi qui.” Disse Ryan con genuina meraviglia, liberando una mano per stringere quella di lei. “Quando hai iniziato?”

“Solo qualche settimana fa. Rispose Kelsi. “Fai le commissioni per i tuoi o qualcosa del genere?” Le sopracciglia di lui si corrucciarono per la confusione. “Intendo dire, ti hanno mandato a prendere la tua sorellina all’asilo?” Il giovane deglutì, a disagio, ma prima che potesse parlare, Lilly trillò.

“Papy, di che parla? Tu non hai una sorellina, solo una gemella, vero, papy?”

“Sì, tesoro, hai ragione; solo zia Sharpay.”

“Solo zia Sharpay, nessun altro.” Affermò Lilly e guardò, raggiante, Kelsi, come se l’intera questione fosse risolta.

“É…È tua?” Esalò la sua vecchia compagna di classe, vacillando all’indietro.

“Sì.” Rispose Ryan, sentendo le sue guance prendere fuoco.

“Io…io…” Kelsi non riuscì a formare altre parole, oltre a quella. Ammutolita e stupefatta, mosse qualche paso incerto indietro, prima di cominciare una corsa verso l’edificio scolastico.

Lillian inclinò il capo.

“Perché è scappata, papy?” Ryan la guardò, ma non rispose. “Papy?”

Ryan tornò alla realtà.

“Perché è scappata? È perché…è perché ha scoperto il tesoro sepolto nel divano del salotto.

“Oh, no” Lo sa anche lei?!

“Sì e dovremmo correre a casa e dissotterrarlo per primi! Non possiamo lasciare che la signorina Kelsi lo trovi! Forza, capitano Lillian, dobbiamo tornare alla nave!”

“Prepara la partenza!” Strillò la bambina gioiosamente e si strinse forte a Ryan, mentre lui si dirigeva verso la macchina e ve la faceva entrare. Si fermò, poi, a lato della portiera, lo sguardo ancora fermo sull’ormai vuoto edificio dell’asilo.

“Dai, papy, dobbiamo arrivare per primi!” Ryan annuì, entrò nel loro unico mezzo di trasporto e accelerò sulla strada principale, lasciandosi alle spalle l’asilo di Westbrook.

 

  
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