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Autore: melhopes    28/05/2014    1 recensioni
-SEQUEL DI "FOR A LITTLE WHILE"-
Sono passati due anni.
Melania è ormai all'ultimo anno di liceo.
Harry è sempre più incline al vagabondaggio grazie al successo riscosso dalla band.
Lei non l'ha dimenticato.
Hanno avuto il loro "Per un po' ", ma non è bastato.
Cosa accade quando si desidera il "Per sempre"?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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(Aprile 2014)
Si svegliò più volte per colpa dell’ansia, quella che non l’aveva mai abbandonata per tutta la notte. L’ansia che lui potesse sparire e lasciarla lì, da sola. Ma lui non era andato via. Dormiva beatamente al suo fianco, come ai vecchi tempi. Aprì gli occhi, per l’ennesima volta, e, nervosa, controllò l’ora sul cellulare lasciato sul comodino. Erano le 7 passate da qualche minuto. Uscì dalle coperte con cautela decisa a concedersi una doccia. Non sarebbe riuscita a prendere sonno e mancava poco meno di mezz’ora al suono effettivo della sveglia. Quando lanciò un’occhiata al riccio, per controllare se si fosse accorto del suo spostamento, lui gemette e si mosse, allungandosi verso il suo lato. Il lato che stava lasciando vuoto. Era come se avesse sentito la nascita della sua assenza. Sorrise, alla vista di quella tenera figura. Era passato così tanto tempo dall’ultima volta avessero dormito insieme.
Infilò le pantofole e, in punta di piedi, raggiunse il bagno. Aprì l’acqua e iniziò a spogliarsi. Lasciò scorrere finché non vide il fumo aleggiare tutt’intorno. In quel momento entrò, tenendosi a debita distanza. Il solo vapore era abbastanza per scottarla, non osò immaginare a che temperatura fosse arrivata l’acqua. Per sicurezza, girò la valvola e si insaponò mentre il calore lasciava posto alla freschezza. Dopo aver trovato le condizioni ideali, rimase lì un quarto d’ora con i suoi pensieri. Harry era parte di ognuno di essi. Lui c’era, che si trattasse dei piani per il giorno successivo o dell’album o dell’esame di stato che avrebbe dovuto affrontare a distanza di un paio di mesi. Lui c’era e lei sperava ci sarebbe sempre stato e non solo come parte integrante delle sue fantasie. Sorrise flebile di come ogni cosa lo riguardasse, di come ogni cosa non riuscisse a non riguardarlo. Uscì e si infilò l’accappatoio con fare tranquillo. Si asciugò, si mise l’intimo e lasciò il bagno, cercando di sistemare il più possibile il disordine che aveva creato. Si intrufolò nella stanza, osservando un doveroso silenzio anche nei movimenti, e prese dei vestiti. Li infilò rapida dando le spalle al bell’addormentato. Quando fu sul punto di infilarsi le scarpe, suonò la sua sveglia. Harry gemette, infastidito. Lei ne sorrise e spense il cellulare per lui. Tornò ad occuparsi delle sue scarpe e, quando alzò lo sguardo, trovò il riccio a sbirciarla con una dolcezza incredibile. Non riuscendo a resistergli, gli fece una foto.*
 
 
<< Hey >> disse con la voce impastata che lei aveva memorizzato come il suono più bello avesse mai udito.
 
<< Hey >> rispose lei, con un sorriso. << Buongiorno >> continuò.
 
 << Buongiorno >> rispose.
 
 << Sono le sette e mezza >> lo informò, sicura volesse saperlo.
 
<< Mhm...andiamo a fare colazione? >>
 
 << Hai fame? >> chiese, un po’ stupita.
 
 Scosse lievemente la testa, poi le sorrise.
 
 << Se ti alzi, magari andiamo >> gli fece notare.
 
 << Ehm… >> alzò lieve la testa dal cuscino e la sua voce cominciò ad assumere un tono più squillante.
 
<< Cosa? >>
 
 << Dovresti…beh, dovresti girarti >>
 
 << Sei nudo? >>
 
Annuì, quasi colpevole.
 
<< Hai dormito nudo al mio fianco?! >>
 
Gli spuntò un risolino poco innocente sul viso. << Scusa, sai che mi sento più libero così >> si giustificò, poi.
 
 Alzò gli occhi al cielo. << Vado a suonare la chitarra nell’ingresso >> concluse, prima di voltarsi e lasciare la stanza proprio come lui le aveva chiesto di fare.
 
 Prima di prendere il suo inseparabile strumento, decise di postare la foto su twitter, giusto per divertirsi un po’. Quando fu sul social network, però, constatò non fosse l’idea migliore. Correva il rischio di essere presa di mira una seconda volta. Correva il rischio che fans, media o chiunque altro pensassero cose infondate. Avrebbero interferito e, in quel momento delicato, non sarebbe stato il caso. Si limitò, quindi, a scrivere qualcosa. “Best morning ever in London! Sad it’s gonna be the last one :[”. Sentì il telefono di Harry suonare. Non era la suoneria del giorno precedente quindi, probabilmente, non si trattava di una chiamata ma di un messaggio, anche perché il suono era stato breve.
 
<< Perché sei triste? >> le urlò, facendola sobbalzare.
 
<< Eh? >> chiese lei, con lo stesso tono.
 
<< Hai scritto che sei triste perché sarà l’ultima mattina >> e la sua voce, quella volta, suonò un po’ ovattata.
 
<< Perché sei su twitter invece di vestirti? >> gli urlò, per tutta risposta.
 
<< Mi è arrivata la notizia, non ho potuto fare a meno di controllare >>
 
Un sorriso invase le sue labbra. Lui, come anche lei, non aveva tolto le notifiche. Questo fu un segnale. Lui non l’aveva del tutto lasciata andare, lui aveva cambiato poco e niente da quando aveva voluto dirle addio.
 
<< Sei uno spione >> lo prese in giro, senza lasciare che lui sapesse quanto felice l’avesse inconsapevolmente resa.
 
<< Mi interesso >> fu la sua risposta e la sua voce risuonò così vicina.
 
Si sporse a controllare e lo trovò proprio dietro l’angolo, vestito per metà. Indossava i jeans della sera prima e stringeva la maglietta.
 
<< Ti stavi nascondendo? >> gli chiese poi.
 
 << Volevo fare lo spione >> commentò divertito, infilandosi la t-shirt.
 
<< Non ti è riuscito poi così tanto >> rispose appoggiandosi alla parete, a pochi centimetri dal suo viso.
 
 Quando la sua testa uscì dallo scollo della maglia e i suoi occhi si riaprirono, incontrando quelli di lei, sussultò. Lei, notandolo, fu sul punto di chiedergli cosa avesse poi i suoi smeraldi la paralizzarono e comprese cosa stesse provando. Rimasero a fissarsi immobili finché Harry non si allungò. Appoggiò delicatamente le sue labbra su quelle rosse e carnose di lei. Chiusero gli occhi. Lei una frazione di secondo prima di lui. Lui inserì la lingua e lei non si oppose. La sua mano cercò quella di Harry. Una volta trovata, gliela strinse lentamente. Il riccio, poi, usò l’altra per sfiorarle il viso, seguendone per un po’ i contorni prima di fissarsi su un punto. I brividi l’invasero. Il suo tocco era qualcosa di inspiegabile, la mandava in paradiso. Le sue labbra, i suoi baci. Le era mancato quel sapore. Stava succedendo tutto così in fretta che lei ebbe il timore fosse ancora tra le coperte. Lui si staccò, lento. Aprirono gli occhi in contemporanea. Lui le sorrise. Lei, ricambiò.
 
<< Sono pronto >> disse poi, riferendosi alla colazione.
 
<< E’ inutile che prenda la chitarra, allora >>
 
 << Per la canzone >>
 
 << Non possiamo mica scriverla ora >>
 
 << Prima o poi dovremmo iniziare >>
 
 << Oggi pomeriggio? >> propose.
 
Annuì. << Anche perché stasera c’è la festa di fine torneo >> spiegò.
 
<< E tu berrai fino ad ubriacarti >> quasi lo ammonì.
 
 << No, se tu mi chiedi di non farlo >>
 
La frase la fece sorridere, di un sorriso a trentadue denti. Abbassò lo sguardo, prima di arrossire sotto i suoi occhi. Allungò una mano sotto il suo mento e le alzò il viso affinché lo guardasse. Sorridendole le stampò un bacio sulla guancia, facendola sussultare.
 
<< A-andiamo? >> balbettò, indicando col pollice la porta alla sua destra.
 
Lui comprese il suo imbarazzo e annuì, intenerito. Le diede le spalle per recuperare il cappotto mentre lei si avvicinava alla porta, trattenendosi dal lanciare urletti di felicità per ciò che era appena successo. Si voltò per controllare avesse fatto e, quando lo vide raggiungerla, aprì la porta facendo bene attenzione avesse con sé la chiave elettronica. Entrarono in ascensore e non fecero altro che lanciarsi frecciatine innocue. Quando ne uscirono si recarono spediti ad uno Starbucks lì vicino. Incredibile come quella catena fosse ovunque, tranne che in Italia. Chiacchierarono amabilmente seduti al tavolino poi, dopo aver consumato i muffin, decisero di ultimare le bevande passeggiando. Arrivarono così, all’evento. Appena misero piede dentro lui ricevette una chiamata.
 
<< Ti raggiungo tra poco >> le disse, bloccandosi fuori.
 
<< Va bene >> ed entrò, dopo avergli sorriso.
 
 
 
*George’s POV*
La vide entrare sorridente. Aveva qualcosa di unico. Era sempre bellissima ma, quel mattino, c’era qualcosa di speciale; qualcosa che faceva in modo brillasse di luce propria. Le andò in contro curioso di scoprire di cosa si trattasse.
 
<< Buongiorno! >> esclamò.
 
Sussultò. << Mi hai spaventata >> gli disse, portandosi una mano al petto.
 
<< Scusami >> e le si avvicinò per baciarle la guancia.
 
Si ritrasse. Nel comprenderlo, si bloccò.
 
<< Cosa c’è? >>
 
Il telefono le squillò e lei fu costretta ad allontanarsi, impedendogli di sapere cosa le fosse preso.
 
 
 
*Melania’s POV*
 
<< Pronto >>
 
 << Hey! Sei sveglia? >> una voce squillante e un forte accento canadese fecero capolino nel suo orecchio.
 
 << Sono le otto del mattino in questa parte di mondo >> rispose con entusiasmo.
 
<< Qui è notta fonda, ecco perché te l’ho chiesto. Ma non dovrebbero essere le nove da te? >>
 
 << Sono a Londra >>
 
 << Aaah! >>
 
 << Come stai? >> cambiò discorso, felice di sentirlo.
 
<< Sto bene, tu? >>
 
 << Tutto alla grande >>
 
 << Devi dirmi qualcosa? >> le chiese con un finto tono sospettoso.
 
<< Di persona sarebbe meglio >>
 
 << Ora sono curioso! >> e il suo tuono risuonò lamentoso, simile a quello di un bambino intento a fare i capricci.
 
<< Stavo pensando che se mi chiami nel cuore della notte dev’esserci qualcosa che non va >>
 
 << Quindi passiamo subito a me? >> le sembrò di sentirlo sorridere di un sorriso amaro.
 
 Non gli rispose perché sapeva non avesse finito.
 
<< Sono nel mio letto, non riesco a dormire. Fisso il soffitto e penso. Il mio cervello non riesce a smettere di pensare a lei >>
 
 << Selena? >>
 
 << No, Avalanna >>
 
 << Ti manca? >>
 
 << Tantissimo. Mi sei venuta in mente e ti ho chiamata >>
 
 << Aww, come mai? >>
 
 << Tu hai scritto quella canzone bellissima per lei >>
 
 << L’ho fatto per te. Perché la sua…-evitò di usare la parola “morte”- ti ha reso triste >>
 
 << Tutt’ora >>
 
 << Era una bambina meravigliosa e ti sta guardando dall’alto. Ti sta proteggendo come nessuno mai e ti sta amando. Ti ammira ed è orgogliosa di te e dei traguardi che stai raggiungendo >>
 
 Sospirò. << Sai sempre cosa dire per sollevarmi >>
 
 << Dico solo la verità. Credo fortemente nella sua presenza >>
 
 << Sì? >>
 
 << Io la vedo al tuo fianco, Justin. La vedo ogni volta tu sia in strada o stia cantando. Non sei mai solo >>
 
 << Vorrei cantare quella canzone con te >>
 
 << Un duetto, Jus? >>
 
 << Sì >>
 
 << Mi farebbe molto piacere >>
 
 << Davvero? >> era incredulo all’idea lei avesse accettato di dividere la canzone con lui.
 
<< Certo! Mi sembri stanco, perché non provi a riposare? Arriverai stanco alle interviste o al concerto >>
 
 << Ho la giornata libera >>
 
 << Ti conviene riposare comunque, no? >>
 
Annuì rumorosamente dall’altro capo. << Forse riuscirò a prendere sonno ora che mi hai dato questa bella notizia >>
 
 << Buonanotte e sogni d’oro >>
 
<< Ci mettiamo d’accordo per registrare, vero? >>
 
 << Ne parliamo al tuo risveglio >> lo rassicurò.
 
 << Ciao, grazie >>
 
 << Aww, non ringraziare. Ti voglio bene >>
 
 << Anch’io, tanto! E…hey, buongiorno >>
 
 Sorrise prima che lui attaccasse. Ripose il cellulare nella tasca e tornò indietro, sperando di non rincontrare George.
 
<< Sono tornato >> pronunciò Harry affiancandola senza che lei l’avesse visto arrivare.
 
 << Sei un uomo impegnato >> lo prese in giro, guardandolo di sottecchi con un sorriso.
 
 << Meno di quanto sembri >>
 
 << Da quando siamo qui mi avrai abbandonata dieci volte per rispondere a delle chiamate >> gli fece notare.
 
 << Solo due e la seconda volta era mia madre >>
 
 << Perché non me l’hai detto? Mi sarebbe piaciuto salutarla >>
 
 Si strinse nelle spalle. << Non ci ho pensato >>
 
 << La prossima volta… >>
 
 << …me ne ricorderò >> continuò lui.
 
 Si scambiarono un sorriso.
 
<< Anche tu eri al telefono, però >> aggiunse lui.
 
 << Era Justin >>
 
 << Bieber? >>
 
 Annuì rumorosamente, poi aggiunse: << Era un po’ triste per Avalanna >>
 
 << Mi dispiace >>
 
 << Mi ha chiesto di duettare insieme >>
 
 << Ne ha approfittato per imitarmi >>
 
 << Oh, tu non me l’hai chiesto e comunque no. Ho scritto una canzone tempo fa per lui e la morte di Avalanna. A lui è piaciuta e mi ha chiamata per chiedermi di cantarla insieme >>
 
 << Non riusciva a chiudere occhio per questo? >>
 
 << No…almeno non credo >>
 
 << Mi sono perso altro? >> chiese con un sorrisino. << Parlavi tanto di me come uomo impegnato eppure sei tu quella con un nuovo duetto… >> la punzecchiò, immediatamente.
 
<< E’ successa una cosa strana mentre non c’eri >> si trovò a confessargli.
 
<< Ti hanno rapita gli alieni? >> ironizzò.
 
Gli lanciò un’occhiataccia e lui tornò serio. << Con qualcuno? >> chiese poi.
 
<< Con George >> pronunciò dopo essersi guardata furtivamente intorno per accertarsi non ci fossero orecchie “scomode” in ascolto.
 
Le fece segno di raggiungere la sala degli armadietti alla fine del corridoio. Lei comprese e lo seguì.
 
<< Cosa? >> domandò.
 
<< Credo volesse darmi il buongiorno con un abbraccio o un bacio sulla guancia e…mi sono ritratta >>
 
 << Ti sei ritratta >> ripeté in tono monocorde, soppesando quanto avesse udito.
 
Lei annuì rumorosamente in attesa di un suo parere.
 
Le lanciò uno sguardo. << E’ colpa mia >>
 
 << Colpa tua? >>
 
 << Il mio bacio è un marchio. Ti ha segnata in modo che nessuno ti si possa avvicinare >> scherzò.
 
 Capita la poca serietà della sua spiegazione mista alla dolcezza del suo tono, si lasciò andare ad un sorriso. << Mi hai costruito una barriera intorno? >> la sua voce risultò divertita alle orecchie di lui.
 
 << Ci provo >>
 
 << Paura della concorrenza? >>
 
 << Potrebbero farti del male >>
 
 << Nessuno potrebbe mai farmi più male di quanto me ne abbia fatto tu >> rispose e l’amarezza prese il sopravvento.
 
Non proferì parola, si limitò a stringerla da dietro, poggiando il mento sulla sua spalla destra. Il suo calore l’avvolse. Essere stretta fu come essere inondati dalla pioggia dopo un lungo periodo di siccità. Non avrebbe potuto desiderare altro. Lui era con lei nel ricordo del dolore.
 
<< Mi dispiace >> le sussurrò nell’orecchio. << Sei l’ultima persona che avrei voluto distruggere >> ammise.
 
 Lei, inconsciamente, portò la mano alla catenina finendo per sollevare il ciondolo caduto nello scollo del suo top. << Era quello che volevi dirmi? >> gli chiese, facendo riferimento all’aeroplanino.
 
 Lo vide e sussultò. << Volevo lasciarti qualcosa che ti proteggesse e ti riportasse da me >>
 
 << Non ha fatto altro >>
 
<< Eppure non te ne sei separata >>
 
 << Non ho detto che non mi piaceva il fatto che lo facesse >> lasciò cadere il ciondolo delicatamente sulla sua pelle, sentendo il sorriso di lui farsi largo sul suo viso e risuonando nel suo orecchio.
 
 << Sono contento di… >> lo interruppe.
 
 << Anch’io, Harry >>
 
 Lui non proseguì, consapevole non ci sarebbe stato bisogno di aggiungere altro. Si staccò da lei e il freddo la invase mentre l’altoparlante riempiva il breve silenzio che si era appena creato con un: << Cher Lloyd, George Shelley, Harry Styles e Melyem sono attesi nel cortile >>
 
 Si scambiarono uno sguardo d’intesa e, dopo che lui ebbe posato velocemente il cappotto nel suo armadietto, raggiunsero l’esterno.
 
 
 
*George’s POV*
Arrivò con Harry e il suo cuore si incrinò per il dolore. I loro sorrisi così divertiti, i loro sguardi così complici. Tutto era così bello e perfetto. Lui avrebbe voluto essere quel riccio che le stava accanto. Voleva essere quel ragazzo con cui stava parlando perché lui, quella mattina, non c’era ancora riuscito. Dopo il tentativo di salutarla si era ritratta e la telefonata che l’aveva allontanata, non l’aveva più riportata indietro. Doveva essere rimasta in compagnia dell’ex con cui tanto desiderava chiarire. Lo stesso che, appena due giorni prima, le causava ansia. Com’era stato possibile risolvere le cose in così poco tempo? Com’era possibile si parlassero come se non fosse accaduto nulla? Lei lo stava evitando, lo stava ignorando quando, prima che iniziasse tutta quest’avventura, era Harry quello da evitare come la peste bubbonica. Poteva cambiare tutto così in fretta? Potevano le persone cambiare idea da un giorno all’altro? Lei lo stava facendo e il solo vederla compiere quei gesti lo lacerò. La cosa più triste era che lei non si accorgeva minimamente degli effetti del suo comportamento e come avrebbe potuto?
 
<< Vi ho chiamati perché siete le ultime due squadre >> esordì il vicepresidente, Ben.
 
<< Sono contento che abbiate partecipato e siate arrivati in finale. Sono contento dei traguardi che questa giusta causa sta raggiungendo. Vorrei ricordarvi della conferenza di oggi pomeriggio e della festa di stasera. Mi raccomando, confido in voi >> concluse, come un padre amorevole.
 
 Lanciò un’occhiata a Melania. Stava sussurrando qualcosa nell’orecchio di Harry e lui appariva serio mentre annuiva. Concordavano su qualcosa e, questa piccola cosa, lo fece andare fuori di testa. Annuì con un finto sorriso al responsabile, poi si concentrò sul riccio, deciso a fare del suo meglio per vincere il match. Voleva dimostrarle fosse migliore del suo ex pieno di stupidi tatuaggi.
 
 
 
*Melania’s POV*
<< “Harry Styles, bad boy della band One Direction, è stato avvistato in tarda serata nei dintorni dell’hotel in cui soggiorna la cantante ed ex fiamma, Melyem. Arrivato in auto scura con una busta di una nota catena di take away, avrebbe trascorso la serata in sua compagnia. Non avrebbe lasciato l’hotel prima della mattina successiva. Foto testimoniano, infatti, sia uscito indossando gli stessi vestiti della sera precedente. Cosa nascondono i due ex piccioncini? Che ci sia un ritorno di fiamma?” non è divertente? >> gli chiese, seduta a piedi scalzi sulla poltrona del giorno precedente, passando lo sguardo dal display del cellulare al suo dolce viso.
 
Lui sorrise flebile. << Ci hanno scoperti >> pronunciò col tono di chi volesse sussurrare una magia.
 
 Lei sorrise. << Non ti turba? >>
 
 << Cosa? >>
 
 << Che parlino di te così? >>
 
 Scosse la testa. << Cosa ne penserà Michael? >> chiese di rimando.
 
 << Ben presto non sarà più affar suo ciò che faccio >>
 
La guardò interrogativo.
 
<< Il mio contratto con loro scadrà a breve e non ho intenzione di rinnovarlo. Sto già segretamente contrattando per firmare con un’altra casa discografica >>
 
<< Italiana? >>
 
 << Anche se speravo in qualcosa di inglese >>
 
 << Per starmi vicino? >> e le lanciò un sorrisino malizioso.
 
<< Se non scappi >> rispose, allo stesso modo.
 
<< Mi troveresti sempre >>
 
 << Uhm, probabile >> e alzò una spalla, inclinando la testa.
 
<< Lo faresti >> e il suo tono risuonò così sicuro.
 
Lei gli sorrise, dolce. << Vuoi scrivere? >>
 
 << Hai qualcosa in mente? >>
 
Lei annuì rumorosamente. La guardò un istante poi recuperò il block notes e la penna dal pavimento.
 
<< Dai >> la incitò.
 
<< “Missing the roof that had the start of us, recalling how on a stage it came back to be just you and me” >> pronunciò in un sussurro imbarazzato.
 
<< Cosa? >> chiese.
 
 Lei sapeva avesse capito ma che voleva obbligarla ad ammetterlo a voce alta.
 
<< Hai capito >>
 
 << No, non è vero >> continuò evitando di ridere ma si tradì.
 
<< Non lo ripeto >> sorrise della sua ostinazione.
 
Lasciò andare il block notes e si sdraiò sul pavimento.
 
<< Cosa fai? >> gli chiese, guardandolo dall’alto.
 
<< Spegni la luce >>
 
 << La luce? >>
 
 Annuì rumorosamente e lei obbedì, nonostante non capisse cosa volesse ottenere.
 
<< Vieni qui >>
 
 << Lì? >>
 
 << Sdraiati con me >> le chiese con un tono talmente dolce che non riuscì a resistergli.
 
 Tornò indietro e si adagiò al suo fianco. << E’ molto romantico >> commentò sarcastica lei, fissando il soffitto bianco.
 
 << Fingi sia un cielo stellato >> le suggerì, con voce bassa. << Fallo per me, chiudi gli occhi >> continuò.
 
 Lei si fidò ciecamente e lasciò che le sue palpebre si incontrassero e dessero vita alle tenebre. Solo la sua voce le faceva compagnia.
 
<< Lo stesso cielo stellato della sera in cui abbiamo festeggiato il nostro anniversario in anticipo >>
 
lei fece un lieve verso d’assenso, mentre si immergeva nei ricordi meravigliosi che possedeva, che le restavano.
 
<< Mi manca un po’ quella sera >> ammise lui.
 
<< Anche a me >>
 
 << Mi manca il film che abbiamo visto, per metà –partì una risatina- i pop corn misti a patatine. Mi manchi tu. Di quella sera, mi manchi tu >>
 
 Non fiatò. Amava sentirlo parlare, caduta in una sorta di trance per il suono ipnotico e dolce della sua voce roca.
 
<< Questo momento mi ricorda tanto il film “Le pagine della nostra vita” >>
 
<< Quello che abbiamo visto quando hai voluto seguirmi per i funerali >>
 
<< Non ti avrei mai lasciata sola in un momento del genere >>
 
<< Ed è per questo che sei la dolcezza >>
 
<< Ti ricordi la prima volta che ci siamo conosciuti? >>
 
Lei annuì rumorosamente.
 
<< Credo che la nostra canzone dovrebbe parlare di questo >> continuò.
 
<< Del fatto che mi sono presa una cotta terribile vedendoti in foto e quando ti ho conosciuto è stato anche peggio? >> chiese con un sorrisino.
 
 << La fai sembrare una cosa brutta >>
 
 << No, amarti non lo è stato. Perderti sì. Hai presente la canzone della tua dolcissima ex fiamma, Taylor? >>
 
 << Quale? >>
 
 << “Red” >>
 
 << No, cosa dice? >>
 
 << “Losing him was blue like I’d never known, missing him was dark grey all alone. Forgetting him was like trying to know somebody you never met ‘cause loving him was red, burning red”. Ecco com’è andata >>
 
 << La ascolterò >> si ripropose.
 
 << Sono convinta dovremmo parlare di tutto questo prima di iniziare >> affermò decisa.
 
 << Parlare di cosa? >>
 
 << Di tutto questo tempo passato…separati, ecco >>
 
 << Credi aiuterebbe per l’ispirazione? >>
 
 Lei annuì rumorosamente mentre alcune scene riprendevano vita, colpendola nel suo punto debole, il cuore.
 
<< Allora credo ci sia qualcosa che dovrei dirti… >> iniziò con tono serio.
 
<< Cosa? >> sgranò gli occhi nonostante gli avesse “promesso”  li avrebbe tenuti chiusi per poter immaginare qualcosa di romantico come quel cielo stellato.         








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SPAZIO AUTRICE: Buon pomeriggio a tutti! Spero di essere riuscita a caricare bene l'immagine, stavolta. 
Spero che il capitolo vi piaccia, in tutta onestà è uno dei miei preferiti per via di alcuni scambi di battute tra Melania/Melyem e Harry. 
Mi piacerebbe molto avere i vostri pareri. Sono curiosa, davvero. 


Spero di postare presto. Dipende dalla velocità che impiegherò per scrivere il capitolo. (Non quello successivo. Sto già scrivendo il 22°, solo per essere chiari lol)


Detto questo, vorrei ringraziare le persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite (a parte me, che non so come ho fatto dal cellulare lool), tra le seguite e tra le ricordate. Siete tutte dolcissime, aww. 
Buon proseguimento di giornata :) x
  
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