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Autore: holls    28/05/2014    6 recensioni
Un sorriso sepolto è un sorriso nascosto, custodito gelosamente dietro una fortezza invalicabile. Puoi bussare, provare a scavalcare le mura, ma ne uscirai ogni volta sconfitto, perché l'esercito del dolore è sempre pronto a respingere ogni intruso.
Ma se solo riuscissi a trovare un'unica, piccola falla, quel sorriso potrebbe nuovamente vedere la luce del Sole, più splendente di prima.
[Sequel ideale di Naughty Blu]
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Nathalan'
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Parole affilate
 


«Ti piace questo tramonto?»
Tu annuisci senza convinzione, mentre il tuo sguardo si perde nell'orizzonte di fronte a noi. Mi rendo conto che la tua risata di una settimana fa è stata puramente un'eccezione. E io che mi sono illuso che qualcosa fosse cambiato!
Invece continui a tenere il solito broncio, i soliti occhi bassi. Mi rendo conto che avrei potuto fare di più, portarti in un posto più bello, regalarti un’emozione più grande.
Eppure non ne ho avuto voglia.
Il solo pensarlo mi contorce le viscere, mi macchia di un senso di colpa che non riesco a cancellare.
Da quando tutto questo mi pesa? Perché mi sento così stizzito di fronte alla tua inettitudine? Dov'è finita la mia voglia di combattere?
Mi fanno paura, questi sentimenti.
Sì, paura, perché non è così che avevo immaginato la nostra vita, compresi i momenti di difficoltà.
Ti avevo promesso che sarei stato una fonte inesauribile di pazienza, e invece già mi trovo agli sgoccioli.
Dio, che vergogna.
«Mi sento come se avessi qualcosa in meno degli altri.»
Esordisci così, dal nulla. Ma è una frase troppo pesante, troppo per me, che di pesi, oggi, non ne voglio portare.
«Ma che stai dicendo? Non dire sciocchezze.»
Mi stai parlando di te, Nathan, e io nemmeno me ne accorgo. Sono troppo preso dalla mia frustrazione e dai miei fallimenti per capire che il momento che tanto aspettavo è finalmente arrivato.
«È come se mi mancasse qualcosa.»
Ma queste tue frasi scatenano in me una reazione imprevista, e un senso di repulsione non tarda ad arrivare. Cosa mi sta succedendo?
«La smetti di dire stupidaggini? È irritante.»
«Ma è così che mi sento. A me manca qualcosa.»
Ed esplodo.
«Per favore, smettila di fare la vittima.»
Perché continuano a scapparmi di bocca parole così crudeli? Anche se non ti guardo direttamente, vedo i tuoi occhi sgranati fissarmi con incredulità.
«La vittima? È questo che pensi, allora?»
Sento il cuore battermi all'impazzata. La paura di aver detto qualcosa di irreparabile, di averti ferito, di averti abbandonato nonostante io sia l'unica persona su cui puoi contare. Eppure non riesco a bloccare questo fiume in piena, e queste parole intrise di risentimento escono, senza che io possa fermarle.
«Sì, proprio così. E vuoi sapere un'altra cosa? Hai ragione, hai qualcosa in meno degli altri: le palle.»
Mi mordo la lingua subito dopo e, come nei peggiori film, mi allontano, perché forse non sono in grado di sostenere la reazione che posso aver scatenato.
Una reazione pronta a stupirmi di lì a poco.
«Che hai detto? Ripetilo, se hai il coraggio!»
Mi volto verso di te, ma qualcosa mi sorprende. Sei in preda alla rabbia, i tuoi occhi brillano di una luce che non vedevo da tempo, il tuo respiro è affannato.
Sei in preda al livore.
Sei vivo.
«Ho detto che non hai le palle di reagire. E te lo ridico altre cento volte, se vuoi. Passi ogni giorno della tua vita aspettando che qualcuno ti salvi, ma sai qual è la verità? Che finché tu non fai qualcosa per te stesso, niente potrà cambiare!»
«Tu pensi che sia solo colpa mia, vero? Ma tu hai mai pensato a come mi sento davvero?»
«No, non me ne hai mai dato l'occasione!»
Tu scuoti il capo, mentre le labbra danno forma a un sorriso amaro. Poi cacci i tuoi occhi dentro i miei, occhi che vogliono ragione, occhi che vogliono solo sputare veleno.
«Ogni giorno mi sembra di dover sostenere un esame, mentre tutti voi state lì a guardare ogni mio passo, ogni mio fallimento. Sempre pronti a darmi un voto, sempre i riflettori puntati su di me, sempre attenti a ogni mio cambiamento nei tuoi confronti. Vorrei solo essere trattato come una persona normale.»
«Tutti ti trattano come una persona normale, Nathan!»
«Non è vero! Perché scommetto che se un giorno faccio il primo passo, te lo segni sul calendario e corri da Ash a raccontargli i miei progressi: 'Nathan mi ha sbottonato la camicia!', 'Nathan ha fatto la doccia con me!', Nathan di qui, Nathan di là. Tu dovresti amarmi, e invece sei proprio tu la prima persona a considerarmi diverso dagli altri! Mi tratti come se avessi davvero qualcosa in meno delle altre persone, ma sappi che non me ne faccio niente della tua pietà!»
Ti allontani da me, con le guance arrossate per la troppa enfasi, ma io non ho il coraggio di fermarti.
«Nathan…!»
Cerco di ribattere nella mia testa, ma la rabbia che ha infiammato ogni mia parola piano piano svanisce, mano a mano che la tua sagoma si fa sempre più lontana.
Pietà.
Pensi davvero che sia questo ciò che provo per te?
Se fosse pietà e non amore, non lascerei queste lacrime a rigarmi il viso, come unica compagnia.
Se fosse pietà e non amore, non ti chiederei di non chiudermi fuori dalla tua vita.
Se fosse pietà e non amore, Nathan, non mi sentirei morire così, nel vedere che non ti sei guardato indietro nemmeno una volta, mentre cammini così fiero.

 
 

   
 
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