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Autore: Yum_R_i    28/05/2014    2 recensioni
è stato un incontro. Anzi, due.
Di sicuro destino, direbbero molti, ma noi no, non ci crediamo.
Siamo semplicemente noi e questa è semplicemente la nostra complicata storia.
A quattro mani con Akkarin90 (per chi ha già iniziato a leggerla: c'è stato solo un cambio di nickname)
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Gaara, Naruto/Sakura, Naruto/Sasuke, Sasuke/Sakura
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nessun contesto
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- Alla prossima, Gaara- il dispiacere era visibile in quegli occhi che racchiudevano un mare in tempesta.
- Ti prego Naruto, ti ho già detto che mi dispiace e che non lo rifarò più - implorò l'altro ragazzo - non potresti ripensarci? Solo per un po' – la voce spezzata, lo sguardo basso.
- Mi spiace, ci ho riflettuto a lungo, è l'unica soluzione-.
Guardò ancora una volta la figura del suo (ormai) ex ragazzo: capelli color del fuoco, occhi acquamarina, fisico muscoloso. La natura era stata generosa nel donargli quell'aspetto, ma piuttosto avida nei modi di fare.


Ce l'aveva messa tutta per dargli una mano.
Ripensò a due anni prima, quando si erano incontrati.
Lo trovò in un giorno di pioggia, accasciato in un vicolo nei pressi del ristorante. Si era avvicinato con un po' di paura, gettando alle ortiche quel briciolo di buon senso che possedeva.
Eppure era più forte di lui: non poteva lasciare qualcuno senza aiuto, in qualsiasi stato si trovasse, soprattutto quando il suo istinto urlava a gran voce.
Era una figura raggomitolata su se stessa, infagottata in un giaccone evidentemente troppo grande, con il viso rivolto verso il muro. Aveva una bottiglia vuota di vodka ancora in mano e un paio di siringhe giacevano poco lontano.
Si era allungato verso di lui per poter intravedere il volto: era spento, troppo bianco per essere naturale. Si chiese il perché alcune persone dovessero passare tali sofferenze, tali stati di abbandono e sregolatezza. Non gli pareva giusto. Si sentì responsabile di tutto quel dolore, del caos del mondo e qualcosa scattò dentro di lui.
- Hey – lo sfiorò dolcemente sulla spalla.
Nessuna risposta.
- Hey, amico – disse, premendo con più forza.
- Mmmmh – un lento spostamento della gamba accompagnò il verso.
- Svegliati dai – stavolta senza toccarlo.
Il ragazzo spalancò gli occhi poco dopo, si prese pochi secondi per rendersi faticosamente conto di dove si trovasse e del perché qualcuno lo stesse chiamando. Guardò lentamente la bottiglia di alcool vuota, mosse le dita ancora intorpidite dal sonno e dalla pioggia, e lasciò malamente la presa. Con l'altro braccio, poco prima incastrato sotto di lui, cercò di mettersi a sedere, ma riuscì a malapena ad alzare il fianco, un conato di vomito lo colse. Molto di quel fastidioso liquido gli finì sulla mano d'appoggio.
Naruto cercò di dargli sostegno, lo aiutò ad alzarsi almeno parzialmente da terra, e lo fece appoggiare al muro.
- Ascolta, adesso chiamo qualcuno che possa darti una mano, piove e non puoi stare qui in questo stato -
- Ma non dire cazzate - rispose affannosamente – lasciami stare e vattene -
- Non ci penso nemmeno -
Sfoderò il telefonino dalla tasca dei pantaloni, ma non fece in tempo a terminare il numero dei soccorsi, che lo sconosciuto glielo fece cadere di mano con un movimento scoordinato.
- Ti prego, ti ho detto di lasciarmi in pace, vattene – sibilò, guardandolo in viso.
Naruto ricambiò risoluto lo sguardo, incontrando due occhi arrossati, ammalati, le pupille quasi inesistenti. I classici sintomi degli effetti della droga.
- Quanti anni hai? -
- Che te ne frega? -
- Rispondi -
- 27 -
- E ti pare il caso che a 27 anni te ne stia qui a vomitarti addosso? C'è gente che è messa decisamente peggio, eppure dimostra molta più voglia di vivere. Dovresti darti una svegliata – gli urlò quasi addosso, mentre si abbassava a raccogliere il dispositivo.
- Ma che cazzo vuoi saperne tu? Non sai nulla, proprio nulla, e ti permetti anche di giudicare, sparisci! -
- Eccone un altro che pensa che sia capitato tutto a lui, sempre la stessa storia-
Naruto alzò gli occhi al cielo, riportando poi l'attenzione sul cellulare infangato.
- Non sono un randagio, per cui ti devi sentire in obbligo di chiamare l'accalappiacani- Gaara strisciò sul muro nella speranza di alzarsi sulle gambe- Nessuno mi ha hai cagato finora, perché dovresti farlo tu? Sei ben vestito, probabilmente con una famigliola felice ad aspettarti a casa e una ragazza amorevole che cade ai tuoi piedi, torna alla tua perfetta vita e vattene affanculo- gli sputò addosso.
Naruto non ebbe bisogno di sentire altro.
Caricò un pugno e glielo sparò in pieno addome, facendolo vomitare e accasciare nuovamente a terra.
Non si sprecò nemmeno a parlare. Compose il numero del centro, comunicò la via e aspettò l'arrivo dei soccorsi.
Nell'attesa decise di raccontargli parte della sua storia.
- Tanto per mettere in chiaro, sia mai che la cosa ti faccia pensare durante il periodo in cui sarai rinchiuso in quel posto, i miei genitori sono morti quando avevo cinque anni. Non avendo alcun parente sono cresciuto in un orfanotrofio. È stato un vero inferno, venivo picchiato solo perché ero più vivace degli altri ragazzini e non mi sottomettevo alle regole. All'età di undici anni sono stato violentato da un inserviente del collegio “solo perchè gli era venuta voglia guardandomi”, e nessuno mi ha mai creduto. Ero solo, solo e senza amici. La mia salvezza giunse quando un signore anziano, vedendomi, decise di adottarmi. E non pensare che per me sia stato facile fidarmi di nuovo. Eppure l'ho fatto. Non ho mai creduto nemmeno un istante che tutto il mondo fosse cattivo-
Il rosso rimase ad ascoltarlo a carponi, senza altre forze per tirarsi in piedi, e mentre l'altro parlava, un'ondata sempre più grande di incertezza lo invadeva, facendolo sentire stupido e inadeguato. Si era scontrato con nemmeno la metà dei problemi di quel ragazzo.
Anche lui aveva perso i genitori molto piccolo, ma almeno aveva ancora due fratelli e una nonna, che lo aspettavano a casa, in una casa vera, non un marciapiede fangoso o un cartone umido.
Ma lui era troppo impegnato a sentire l'intero peso del mondo sulle sue spalle per dare loro retta e se ne stava lì a drogarsi, a bere e a buttarsi via, solo per uno stupido lavoro e uno stupido ragazzo.
Arrivò l'ambulanza e parcheggiò dove Naruto si stava sbracciando per attirare l'attenzione.
- é sotto l'effetto di stupefacenti – disse uno dei due pionieri all'altro -prepara un sedativo-
-Prenditi cura di te, vali più di questo- Naruto gli rivolse un sorriso, poco prima che lo infilarono nell'abitacolo posto sul retro del veicolo.
-Vieni a trovarmi, e insegnami- fu la risposta, mentre le porte già iniziavano a chiudersi.


Durante i sei mesi necessari per la disintossicazione Naruto fece quello che gli era stato chiesto. All'inizio era stato difficile, non sapevano come comunicare, il più delle volte Gaara rispondeva male o perdeva le staffe, incolpandolo per essere finito in quel posto. Al termine di ogni visita, però, quando il ragazzo biondo stava per lasciare la stanza, lui lo pregava di tornare. E puntualmente Naruto gli prestava ascolto.
A lungo andare si stabilì una forte intesa, parlavano per ore di tutto e di nulla in particolare. Gaara recuperò la salute, le forze e il sorriso. Il suo salvatore gli mostrò una visione diversa del mondo, molto più colorata di quella a cui era abituato, e gli fece imparare a credere: alle persone, al destino. Gli diede speranza.
A poco a poco Gaara capì che non poteva restare senza di lui, lo attendeva con trepidazione, amava i primi minuti in cui stavano insieme perché sapeva che sarebbe rimasto con lui per un po' di ore, e odiava gli ultimi poiché non lo avrebbe visto per molte di più.
Arrivò ad amarlo, di un amore troppo morboso forse, ma divenne la sua aria, il suo sole, il suo cielo.
Pochi giorni prima della dimissione dall'ospedale, infatti, guardandolo negli occhi, gli aprì il suo cuore – Ti amo Naruto, non posso spiegarti quanto perchè non so farlo, so solo che sei tutto quello di cui ho bisogno. Ti va di stare con me? - confidò imbarazzato, ma con un vero sorriso.
Si misero così insieme, e si frequentarono per altri sei mesi, fino a quando, presi dalla felicità, decisero di comune accordo di andare a vivere sotto lo stesso tetto.


Erano stati bene insieme. Erano.
Fino a quel fatidico giorno in cui Naruto, uscendo dalla cucina con una ciotola di ramen fumante tra le mani, rispose al cellulare che Gaara aveva dimenticato a casa.
-Si?-
-Gaara mi manchi, ho voglia di te, passa stasera ti prego- disse eccitata la voce dall'altro capo.
Il biondo si bloccò un attimo, il cervello completamente staccato.
-Gaara ci sei? Pronto?-
-Posso sapere chi sei?- chiese con voce spezzata.
Il suo cuore era appena andato in frantumi.
Dall'altro capo del telefono calò il silenzio. Sentì solo un -Cazzo- prima che la chiamata gli venisse chiusa in faccia.


Sconvolto recuperò una sedia, le gambe tremavano visibilmente e minacciavano di non sorreggere più il suo peso. Si immobilizzò con il cellulare in mano, gli occhi rivolti allo schermo, ma senza realmente guardarlo. E si perse nel suo mondo.
Rimase in quello stato fino al ritorno di Gaara, che, dal rientro dal lavoro, lo salutò come tutti i giorni.
-Ciao amore, sono tornato. Come è andata oggi?- appoggiò il giubbotto sull'appendiabiti, posò le chiavi nella ciotola a lato della porta e si diresse in salotto. Non vedendolo lo chiamò di nuovo – Naru, dove sei? Ti devo raccontare cosa mi è successo al lavoro! - andò quindi in cucina e lo trovò lì seduto.
Intuì immediatamente il motivo di quello sguardo vitreo, ma non lo diede a vedere.
-Amore eh?- Veleno dalle labbra di lui -spiegami allora chi è che ti scopi-
-Ma cosa stai dicendo Naru? Cosa è successo?-
-Non so, prova a dirmelo tu. Oggi ha chiamato un tizio sul tuo telefono e voleva espressamente te, nel senso fisico del termine-
Non aveva più senso fingere, non di fronte all'evidenza. Gaara fu costretto a dirgli la verità, chiedendogli ripetutamente scusa.
-Perchè?- si limitò a chiedere.
-Eri... Sei... Tutto, forse troppo. Mi annebbi il cervello, non faccio che sentirmi legato a te. Non riuscivo più a pensare a me stesso senza la tua ombra di fianco. Era diventata pura morbosità, io non ci respiravo più in questo amore. Avevo bisogno di slegarmi, di distruggere queste catene. Agendo in quel modo era come se... Come se mi sentissi nuovamente padrone di me stesso, come se dimostrassi a Gaara che da solo poteva farcela, che poteva sopravvivere senza l'aiuto continuo del suo salvatore. Ero terrorizzato, non potevo rischiare di ricaderci. Questa volta non erano né le siringhe né le pasticche il problema, questa volta eri tu la mia droga- un fiume di parole lo travolse.
Naruto rimase ad ascoltare l'intero discorso, senza proferire parola, per poi alzarsi e dirigersi verso l'ingresso con le lacrime a rigargli il viso.
Due giorni dopo tornò in casa e comunicò a Gaara che non aveva la minima intenzione di continuare quella finzione. Sarebbe rimasto lì fino a quando non avrebbe trovato casa, poiché non voleva disturbare il nonno adottivo.


Iniziò da lì una ricerca forsennata. Trovandosi vicino al centro, poche erano le case a prezzo contenuto, e ancora meno quelle che lo convincevano. Poi era incappato nell'appartamento di quella ragazza: Sakura. Iniziali peripezie a parte, aveva deciso infine di accoglierlo come nuovo coinquilino.
E ora si trovava sulla soglia, valige alla mano, e occhi colmi di tristezza. Tante scene gli passarono per la mente: tutte le volte in cui avevano fatto l'amore, avevano riso, giocato. Il loro primo viaggio, la sincera felicità di entrambi.
'Dove avrò sbagliato?' pensò.
Gaara si avvicinò a lui – Ti prego, non andartene, sai che ti amo davvero - lo pregò prima con le parole, poi con gli occhi, e lo baciò.
All'inizio Naruto rimase immobile, ma l'iniziale fermezza scemò e con le lacrime agli occhi rispose al bacio. Lo amava, non sapeva spiegarsi perché e per questo si sentiva terribilmente idiota, ma non poteva fare diversamente.
Gaara gli passò le mani dietro la schiena, e si fece strada sotto la maglietta, ma a quel contatto Naruto si ridestò immediatamente. Gli tornò in mente la telefonata, e il tono voglioso di quella voce. Si staccò quindi malamente, lo spinse indietro, prese le valige e, senza nemmeno salutare, uscì.












Eccoci qui al quinto capitolo.
Speriamo vi sia piaciuto. Naruto si è svelato ancora un po'. Inoltre è entrato in gioco Gaara: per tutti gli amanti di questo personaggio (io sinceramente lo adoro (Akka)), non preoccupatevi, ci sarà ben altro, non è così stronzo come sembra.
E...sappiamo che sembra una storia tragica, ma così non sarà, semplicemente sono le vicende iniziali che faranno avvicinare tutti i vari personaggi.
Portate pazienza :)
Qualsiasi cosa vi passa per la testa, o qualsiasi commento, comunicatecelo!


A presto! :)


Akkarin e Yumi









  
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