All you need is love and some chocolate
Capitolo 1
Passeggiava da sola davanti a quel mare dalle mille sfumature dorate interrotte da qualche raggio rossiccio del sole calante. Era in vacanza con i suoi genitori, in una noiosa vacanza in Francia. Il paese dell’amore. L’amore. Quella cosa che lei non aveva mai trovato. Strano data l’età. Sedici anni di pura solitudine. Sedici anni senza aver mai trovato un ragazzo. Sedici anni vissuti senza nessuno che l’abbia mai amata. Sedici anni con la consapevolezza di non aver mai trovato un ragazzo, per colpa del suo aspetto fisico. Per colpa dei suoi capelli mossi color cioccolato, sempre disordinati. Per colpa dei suoi occhi neri sempre lontani da tutto e da tutti. Per colpa dei suoi fianchi un po’ troppo prosperosi e della sua esagerata altezza. Forse anche per colpa del suo carattere. Era una ragazza fin troppo calma, solitaria e chiusa in sé stessa, non faceva facilmente amicizia e non le piaceva stare al centro dell’attenzione. Continuava a passeggiare da sola, voltava la testa di tanto in tanto alle sue spalle per assicurarsi che nessuno la stesse seguendo. Non sapeva che fare mentre guardava le luci multi color di una festa davanti ai suoi occhi. Sarebbe andata a divertirsi? No. Non era quello il suo genere di divertimento. Preferiva di gran lunga le cose più tranquille. Preferiva star stesa sulla sabbia fredda a fissare le stelle senza pensare e niente, senza pensare alla sua vita, ai suoi amici, alla sua famiglia. Preferiva annebbiare totalmente le mente e la ragione per qualche secondo. Preferiva perdersi in quell’immensità e annegare nel blu indaco tutti i pensieri e i problemi giornalieri. Continuò a camminare bagnandosi i piedi con l’acqua limpida e ghiacciata che pian piano stava diventando nera, per qualche altro metro, fin quando non risalì il bagno-asciuga e si stese a terra a gambe unite bagnandosi le spalle con la sabbia umida e i sassolini freddi che ricoprivano gran parte della spiaggia. Non si preoccupava dei suoi vestiti che si sarebbero sicuramente rovinati. A lei non importavano questo genere di cose. Odiava la moda e lo shopping. Era l’esatto contrario di una normale sedicenne. Lei non era normale, questo lo sapeva. Sapeva di essere una ragazza strana in tutto e per tutto, per questo non aveva amici, o meglio, aveva Lucy, ma per lei non era un’amica, era una sorella. Si erano conosciute in prima elementare, ed erano subito diventate inseparabili. Comunque, ritornando a noi … la sedicenne era ancora lì, immobile. Di tanto in tanto buttava lo sguardo sulla discoteca dove si stava svolgendo la festa. Immaginava già la scena: persone che si dimenavano a destra e a manca, alcool, droga e chi più ne ha più ne metta. Non avrebbe messo piede lì nemmeno per tutto l’oro del mondo. Ad un certo punto, mentre era immersa nei suoi pensieri, sentì una presenza alle sue spalle. Alzò lievemente la testa affossata nella sabbia e la prima cosa che vide furono delle All Star bianche. Non si mosse, rimase immobile, impassibile, aspettando qualche reazione dallo sconosciuto. D’improvviso questo si piegò sulle ginocchia, tese una grande mano verso la ragazza e con una voce roca e impastata si presentò:- Ciao, io sono Harry, tu?
- Charlotte -
- Sei qui in vacanza? -
- Sì, sono in vacanza con i miei. Tu? -
- Sì sono in vacanza con i miei migliori amici – rispose lui con non-chalance , ma anche con un pizzico di delusione, forse per le risposte brevi e disinteressate della sedicenne.
- Quanti anni hai? – continuò Harry.
- Sedici -
- Io diciotto –
- Forte – disse la ragazza.
- Come mai sei qui da sola? Perché non sei alla festa a divertirti? – disse incuriosito.
- Se ci sei tu non sono da sola. E … le feste non mi piacciono – disse Charlotte molto diretta e con un tono di voce più presente.
- Hai ragione ci sono io – disse avvicinandosi sempre di più alla sedicenne.
- Ti do fastidio? – finì fermandosi di botto.
- No – disse la ragazza – ma preferisco non dare troppa confidenza a ragazzi che conosco da appena due minuti -
- Lo sai che sei simpatica? – disse all’improvviso il diciottenne.
- Che fai? Diventi rossa? Non te l’aveva mai detto nessuno che sei simpatica? – disse lui d’improvviso.
- E’ così tanto evidente? Comunque no, nessun ragazzo mi ha mai fatto un complimento. Sei tu il primo – disse la ragazza.
Stettero entrambi in silenzio per un po’ fin quando Harry si alzò in piedi tendendo la sua mano destra verso il corpicino smilzo della sedicenne.
- Ti và … t-ti và di ballare? – disse.
- Ballare? E dove? – disse lei alzando lo sguardo quasi disgustato.
- Hai detto che le feste non ti piacciono. Balliamo qui – continuò il ragazzo facendo spuntare di nuovo un sorriso sulle sue labbra.
- Senti, mi dispiace, ma io non sono il tipo che balla con ragazzi che ho appena conosciuto, su una spiaggia deserta. Alla festa ci sono moltissime ragazze, balla con loro, ti accontenteranno.- disse lei speranzosa.
- Loro non sono come te. Io voglio ballare con te. – disse Harry.
- Harry! Harry! Che stai facendo? –
- Louis? – disse Harry girandosi a sua volta.
- Forza, vieni! Ti stiamo aspettando tutti alla festa! – continuò il ragazzo appena arrivato.
Harry non disse niente, guardò Charlotte supplichevole come per convincerla a seguirlo. La ragazza era immobile, ferma , non sapeva che fare. Sentì un’altra voce, dal lato opposto della spiaggia. Una voce maschile a lei molto familiare. Quella di suo fratello, o meglio del suo fratellastro.
- Charlotte! Ti ho cercato ovunque! – disse il ragazzo avvicinandosi.
- Chi è lui? – continuò riferendosi ad Harry.
- Ah, nessuno. Dai andiamo – disse la ragazza.
- Aspetta! Dammi perlomeno il tuo numero! – disse lui stupendosi delle parole che gli erano uscite da bocca.
- Harry - era la prima volta che lo aveva chiamato per nome - credi nel destino?
- Non lo so - disse.
- Beh, allora, se il destino esiste ci incontreremo di nuovo. E ti darò il mio numero – disse la ragazza lasciando la presa di Harry.