Titolo
Sospetti.
«Che profumino» un
ragazzo alto circa un metro e settanta, con indosso una maglietta stropicciata
e pantaloncini corti, si presentò in cucina, sbadigliando e facendo cenni come
per dire “buongiorno”.
«Dormito bene T?»
chiese sua madre, versandogli il succo d’arancia nel bicchiere.
«Oh, certo»
«Parli nel sonno sai?»
fu il buongiorno di Kyle, il suo fratello gemello.
«Mmm… e cosa dico?
Quanto stupido sei?» rispose lui con sarcasmo.
«No, accennavi qualcosa
riguardo un simbolo, cos’hai sognato?»
«Non me lo ricordo».
Mentiva. Sapeva benissimo cosa aveva sognato. L’enorme tenuta, il trono, il
serpente. E c’era anche lui, il Signore Oscuro.
«Vabè» disse Kyle
inforcando una striscia di pancetta cotta.
«Se non vi dispiace, io
e vostra madre dovremmo parlare un secondo»
interruppe Oliver, uscendo dalla cucina, seguito da Eleonour.
Mentre i gemelli
finivano la loro colazione, i due discutevano sul da farsi.
«Ho spedito un gufo a
Silente, se siamo fortunati accetterà Kyle, date le circostanze…
Si è perso ben quattro
anni e mezzo di scuola di magia, sarà difficilissimo rimetterlo in pari»
cominciò Oliver.
«E Tyler? Come faremo?»
disse Eleonour preoccupata.
«Tyler… dovrà rimanere
qui a San Francisco, vivere la vita di sempre, con te»
«E tu?»
«Io…» venne interrottò
dalle urla di Kyle:
«MAMMA! VIENI QUI!
PRESTO!»
I due si avviarono
verso la cucina di fretta.
Kyle galleggiava,
seduto sulla sedia, nell’aria, proprio di fianco al lampadario.
«Mamma! È stato Tyler!»
piagnucolò lui.
«T-tyler? Tyler?-
continuava a ripetere con tono sempre più sorpreso. «E dov’è andato adesso?»
«Lui è corso di sopra
subito»
«Finite incantem» la sedia scese bruscamente, facendo cadere il
giovane sul pavimento.
Intanto, nel bagno del
secondo piano, Tyler si guardava allo specchio, con un espressione terrorizzata
e la fronte sudata.
Il Marchio Nero era
riapparso sul braccio destro. E adesso? Lo avrebbero visto.
Tyler si precipitò in
camera, agguantando una felpa lunga. Dopo essersi richiuso in bagno, si infilò
la felpa, assicurandosi che non si vedesse nulla.
*Toc toc toc*
«Tyler? Posso?» era sua
madre, ma non ricevette risposta. «Alohomora»
e la porta si aprì. «C-come hai fatto? Cioè, sei stato davvero tu?»
«Non mi pare di aver
fatto chissà che»
«Tyler non capisci.
Credevamo…»
«Credevate sbagliato»
interruppe lui.
Senza rispondere,
Eleonour tornò da Oliver.
«Manda un gufo a Jhon,
digli che ci procuri un appartamento a Londra. Anzi no, non abbiamo tempo per i
gufi, chiamiamolo, avranno un telefono, lì, al Paiolo magico»
Oliver non disse nulla,
annuì e basta.
«Tyler, tira fuori le
valigie grandi dall’armadio in camera mia. Kyle, prendi il libro di papà. Ci
trasferiamo.»
La notizia che in
neanche dieci ore si sarebbero trasferiti, scosse un po’ i ragazzi.
Le due valigie grandi
della famiglia Thompson erano aperte sopra il grande letto matrimoniale. Oliver
stregò le valigie, rendendo il loro spazio infinito. Ci infilarono vestiti,
scarpe, asciugamani, letti, armadi, il tavolo della cucina e perfino il divano
del salotto. La collezione di quadri fu messa in valigia, così come i tappeti e
tutto ciò che si poteva alzare, elettrodomestici, mobili vari, di tutto. Nel giro
di tre ore della casa rimanevano solo i muri, spogli.
La valigia si poteva
alzare con un dito.
«Non possiamo
materializzarci, non mi fido se abbiamo anche le valigie, potremmo usare la
polvere…» propose Oliver.
«E sia… avanti Kyle,
prima tu (“Strano” pensò Tyler), entra nel camino, butta un po di questa
polvere giù, e dì: “Paiolo Magico”»
Kyle afferrò la
polvere, buttò la polvere e urlò: «Paiolo magico!»
Un fuoco verde avvolse
il ragazzo, che in poco tempo si trovò
dentro un camino del pub che il giorno prima aveva visitato.
Lo seguì Tyler,
(«Paiolo magico!), poi Eleonour, con una valigia, e per ultimo Oliver, con la
rimanente.
Li al pub li aspettava
Jhon, che dopo caldi saluti, accompagnò i quattro in un appartamento poco
lontano da lì.
Lo stabile si affacciava
al Tamigi, aveva cinque piani. Il loro era al quarto, con una vista sul vicino
London Bridge. Era spazioso, aveva una cucina già arredata, un salotto enorme,
tre camere. Ogni camera aveva un piccolo bagno di servizio.
«Grazie mille, Jhon»
disse Oliver mentre appoggiava le valigie. «Siamo in debito»
«Ho stregato il
proprietario che la vendeva, è vostra, ora»
rispose lui.
Erano circa le diciotto
e il sole iniziava a tramontare. Sebbene fosse Febbraio, non faceva molto
freddo. Certo, non da pantaloncini corti e canotta, ma neanche da piumino e
scarpe con il pelo.
Eleonour e Oliver a
colpi di bacchetta, tirarono fuori tutti i mobili dalle valigie, posizionandoli
accuratamente. I quadri da collezione si appendevano da soli, seguendo lo stile
che avevano a San Francisco.
Un rullo intinto di
vernice bianca, spuntata da chissà dove, colorava i muri alla perfezione,
togliendo quel bianco sporco che avevano prima.
“È tutto così strano”
pensava Kyle. Non era di certo una cosa normale vedere quadri che si appendevano
da soli, valigie che potevano contenere mobili e polvere che ti teletrasportava
da un camino all’altro. “Ci farò l’abitudine”.
Tyler invece era
indifferente, come se tutto quello che stava succedendo in quell’appartamento
fosse cosa normale anche per lui. Il simbolo dell’Oscuro Signore era svanito di
nuovo, e sarebbe ricomparso ad ogni incantesimo fatto per danneggiare qualcuno.
Ma che ne sapeva lui di incantesimi? Nessuno gli aveva mai insegnato nulla,
così neanche a Kyle, tutto quello che succedeva era incontrollato.
Mentre padelle si
muovevano da sole sui fuochi in cucina, un gufetto grigio, con due enormi occhi
arancioni, picchiettava col becco sul vetro, appena auto-pulito, del salotto.
«Oliver, c’è il tuo
gufo!»
«Di già?» rispose lui
sorpreso, aprendo la finestra.
Il gufo atterrò sul
pavimento consegnando a Oliver una lettera.
«El, dove hai messo la
gabbia di Rufus?»
Lei gli indicò la
gabbietta, poi tornò ad osservare la busta appena consegnata.
Caro
Oliver,
sapevo che prima o poi sarebbe
accaduto. Lui è tornato, non sappiamo con che corpo, non sappiamo dove, ma
sappiamo che non è morto. Non ne sono certo, ma il povero Alan è stato una sua
vittima, ma non solo lui.
Mi
fa piacere che vi siate rivolti a me, e con grande gioia posso rendermi utile,
per far entrare il figlio di Eleonour, Kyle, ad Hogwarts. Mi serve sapere la
sua età, così posso spedirti un elenco delle cose necessarie da comprare a
Diagon Alley.
Per
quanto riguarda suo fratello Tyler, temo che non potremmo ammetterlo, poiché
senza poteri.
Cordialmente,
Albus Percival Wulfric Brian
Silente.
«Dobbiamo aggiornarlo
su Tyler, passami la penna d’aquila, gli scrivo immediatamente»
Caro Albus,
grazie di aver
risposto così in fretta, spero di non averti rubato tempo prezioso.
Abbiamo scoperto
Tyler sollevare involontariamente suo fratello, deduciamo che abbia anche lui
dei poteri nascosti, anche se eravamo certi che non li avesse. Hanno entrambi
quattordici anni. Due giorni fa siamo stati da Olivander, abbiamo comprato una
bacchetta per Kyle, date le circostanze. I Mangiamorte lo stanno cercando,
hanno rapito Tyler pensando fosse Kyle.
La ringrazio
nuovamente per questo favore che ci fa.
Oliver rilesse
velocemente il contenuto della lettera, e la diede al gufo.
«Appena te la senti di
ripartire, porta questa a Silente. È molto importante.»
Il gufo uscì dalla
gabbietta, gonfiò il petto piumato, afferrò la lettera e volò verso Hogwarts,
la scuola di magia e stregoneria.
La permanenza a Londra
non fu per niente sgradevole. I due gemelli approfittarono della “vacanza” per
visitare i monumenti più celebri della capitale. La risposta di Silente,
l’anziano preside, nonché uno dei maghi più potenti della storia, arrivò dopo
quattro giorni. La lettera diceva:
Caro
Oliver,
immagino
che ora che sapete che anche Tyler ha del sangue magico, vogliate iscriverlo ad
Hogwarts. Io approvo la vostra scelta con molto piacere, ma vi avviso che
dovranno impegnarsi entrambi moltissimo per mettersi allo stesso livello dei
loro coetanei. Quest’anno Hogwarts ospita il Torneo Tremaghi, che vedrà
impiegato tutto il corpo insegnanti per gran parte dell’anno scolastico, e
questo renderà più facile a Kyle e Tyler di mettersi al passo.
Potrete
prenderde il Nottetempo per arrivare qui. Qui sotto c’è la lista dei libri e delle
cose fondamentali da comprare.
I
miei più sinceri saluti,
Albus Percival Wulfric Brian Silente.
Sotto la lettera c’era
un elenco che comprendeva bacchetta magica, un calderone in rame, molti titoli
di libri scolastici, la divisa e altri oggetti.
«Andremo a Diagon Alley
oggi stesso, Silente è stato gentilissimo ad accettarli con questo ritardo»
«Oliver, prima di
andare a Diagon Alley dobbiamo dirlo a loro, non trovi?» disse la donna.
«Hai ragione. Ma
dobbiamo muoverci, oggi siamo il 20, abbiamo otto giorni»
«Direi che possiamo
farcela»
Chiamati i gemelli in
cucina, Eleonour iniziò:
«Ragazzi, io e Oliver
abbiamo discusso sul da farsi. Il primo di Marzo prenderete un bus molto
particolare, che vi porterà ad Hogwarts, la scuola di magia più famosa della
Gran Bretagna. Lì potrete imparare a controllare e ad usare la magia, e sarete
al sicuro»
«Se siete d’accordo,
oggi andremo ad acquistare la bacchetta per Tyler, i libri e tutto il materiale
utile. Farete solamente un trimestre e mezzo, la scuola infatti finirà a fine
Giugno. Poi tornerete qui, a Londra. Siete in ritardo di ben quattro anni,
dovrete impegnarvi per mettervi in carreggiata»
Non si capiva molto
bene se i due ragazzi erano sopresi, felici o preoccupati. Stare lontano da
casa li metteva a disagio, soprattutto se era per stare a scuola. Ma dopotutto
era una scuola di magia, e tutti avrebbero desiderato poterne entrare a fa
parte.
Dopo pranzo si
incamminarono verso il vicino pub “Il paiolo magico”, dove entrarono a Diagon
Alley, il famoso quartiere magico di Londra, nascosto ai non-maghi.
Acquistarono i libri,
le uniformi, nere con una targhetta con su scritto il proprio nome, un
calderone ciascuno e per ultimo, si diressero alla bottega di Olivander, il
fabbricatore di bacchette, che Kyle aveva già conosciuto.
«Cosa vi riporta qui?»
fu il saluto del vecchio.
«Tyler ha bisogno di
una bacchetta» disse secco Oliver.
«Avvicinati, ragazzo» disse
lui intimando Tyler ad avvicinarsi.
Il giovane fece un
passo avanti, mentre Olivander apriva cassetti facendo cadere confezioni e
polvere, proprio come con Kyle, e con tutti i suoi altri clienti, si supponeva.
«Prova questa» gli
porse una bacchetta abbastanza lunga. «Legno d’acero, un classico. Nucleo di
piuma di Fenice, una combinazione azzardata, ma potrebbe andare bene. Dieci
pollici, decisamente…rigida»
Tyler prese in mano un
bastoncino liscio, semplicissimo. La agitò, e Olivander venne scagliato addosso
allo scaffale.
«Oh… mi scusi»
Il vecchio si alzò con
fatica, pronunciando versi incomprensibili.
«Decisamente, no» farfugliò.
«Data la reazione che ha avuto la piuma di Fenice… Mmmm…» borbottò qualcosa per
qualche minuto, finchè non trovò una bacchetta di legno chiarissimo, quasi
bianco. Aveva un impugnatura più spessa, decorata, mentre la punta era dritta e
sottile. Bellissima.
«Non mi capita
moltissimo di vendere bacchette di tasso, ma…» si bloccò, osservando Tyler.
«Secondo me è quella giusta. Legno di tasso, appunto. Corde di cuore di drago,
tredici pollici, leggermente flessibile. Tenga»
Il ragazzo afferrò la
bacchetta dalle mani del fabbricante, e il braccio iniziò a bruciargli. Il
marchio stava ritornando, cosa significava tutto questo? Era coperto dalla
felpa, per fortuna, però lo sentiva, e una voce gli rimbombava nella testa. “È
lei… è lei…”. Tyler riconosceva quella voce. Era quasi un sussurro.
Rabbrividì. Appoggiò la
bacchetta sul bancone del negozio. «Si, è lei» disse ad Olivander.
«Ne sei certo? Non
l’hai nemmeno provata!» il fabbricante
sembrava sconvolto.
«Assolutamente certo.
Grazie» e uscì, lasciando nel negozio Eleonour, Oliver e suo fratello Kyle.
Olivander fece cenno ai
due adulti di parlare in privato, intimando Kyle ad uscire.
«Cos’hai fratello?»
chiese lui a Tyler.
«Niente»
«Ti conosco. È da un
bel po’ che sei strano. Tutto silenzioso. Mi fai paura, quasi»
«Sono contento per
te>
«Ecco vedi? Avanti, T!»
«Non ho niente, davvero»
«Se lo dici tu…»
Intanto nel negozio di
bacchette magiche, Olivander spiegava ai due le qualità di quella bacchetta.
«Non mi ricordo quanti
anni siano passati, ma un giorno entrò un curioso ragazzo in questa bottega.
Stava anche lui comprando il materiale per andare ad Hogwarts. Il suo nome era
Tom Riddle.» ci fu un sussulto. «Dopo numerose bacchette, gli proposi una in
legno di tasso, e piume di Fenice. Questo legno è particolarmente raro. Il suo
possessore quasi sempre predilige le Arti oscure. Il nucleo di corde di cuore
di drago è potente si… ma facilmente convertibile alle Arti Oscure… non vorrei
mai che…»
«Olivander, lei non può
pensare questo. Tyler ha conosciuto la magia da neanche un mese, non sa nemmeno
cosa sono le Arti Oscure…» Eleonour sembrava preoccupata, sebbene fosse sicura
che non fosse così.
******
Il primo di Marzo era
alle porte, mancavano infatti solo una dozzina di ore prima che i due ragazzi
partissero per Hogwarts.
La madre preparò
accuratamente i loro bauli, acquistati anch’essi a Diagon Alley, con ricambi,
libri di scuola, grosse monete d’oro, chiamati galeoni, e tutto il necessario
scritto nella lettera di Silente.
Nel baule di Kyle
nascose sotto i vestiti il grosso libro di Alan, con tanti incantesimi, pozioni
e consigli vari, nel remoto caso gli servissero.
Angolo dell’autore
Eccomi qui di nuovo, per farmi perdonare vi ho pubblicato
il sesto capitolo con un po’ di anticipo…
Beh che dire, in questo capitolo iniziamo ad avere piano
piano degli assaggi delle conseguenze del Marchio su Tyler… non voglio
anticiparvi niente però!
Spero che questo capitolo, come tutta la storia in
genere, vi piaccia, e per eventuali consigli e critiche, lasciate pure una
recensione (come sono monotono).
Grazie, e alla prossima.
Denkly