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Autore: DirtyWriter    04/08/2008    7 recensioni
Akagi era disperato: non uno, non due... MA QUATTRO INSUFFICIENTI!
E tutto questo quando erano ormai ad un passo dalla realizzazione di un sogno! Avevano solo tre settimane per salvare la squadra, ovvero far passare a Miyagi, Mitsui, Rukawa e Sakuragi il dannato test di recupero... Poi c'erano anche da fare gli allenamenti e con il solo aiuto di Ayako e Kogure non ce l'avrebbe potuta fare.
Non c'era scelta, doveva chiedere a lei. Anche se era l'ultima cosa al mondo che avrebbe voluto fare...
(Rating arancione dovuto esclusivamente al capitolo 27)
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Dedico questo capitolo a:

  1. La mia amica del cuore e beta-reader Xamia, perchè mi ha aiutato da morire nella stesura dell'ultima scena. Senza di te non ce l'avrei fatta! Grazie, tesoro mio... E ricorda... W i peli!
  2. Mia cugina e nuova fan di Slam Dunk Titty, per la pazienza mostrata nell'aiutarmi a concepire le scene più strane di questa ff... Soprattutto l'ultima di questo capitolo. Anello mio, dopo l'altra sera dovrò emigrare all'estero! Ti voglio bene!
  3. A me stessa ed al mio devastante talento!

AVVERTENZA= Il rating di questo capitolo è alto, direi ARANCIONE. Sono presenti scene erotiche non completamente esplicite, ma abbastanza da farvi arrossire! Buona lettura!


CAPITOLO 27


Quella notte non era riuscito a chiudere occhio. C’era qualcosa che lo stava tormentando, anche se in realtà aveva difficoltà ad inquadrare cosa fosse realmente. Di una sola cosa era sicuro: l’ansia lo stava divorando, e la cosa lo infastidiva terribilmente, perché non era una sensazione che era solito provare. Sicché, tormentato, nervoso e stanco, alle prime luci dell’alba si era alzato ed era sceso. Per sua fortuna il fratello del signor Anzai era già in piedi anche lui, così gli aveva offerto una buona tazza di caffè per poi eclissarsi di nuovo in cucina, lasciandolo da solo in cortile con i suoi pensieri.
Sospirò e tentò di ordinare le sue sensazioni. Ansia, la prima e innegabile era quell’ansia maledetta che gli aveva tolto il sonno. E confusione. Subito dopo si rese conto di essere quasi stordito e di non riuscire a capire i reali motivi per cui si sentiva così.
Non lo capisco realmente, oppure non voglio farlo? si domandò.
Provò a focalizzare la prima cosa che gli veniva in mente.
Rei…No, idiota! A che cosa vai a pensare? Dai, sforzati…
Respirò e tentò di nuovo.
Il test di recupero di quei quattro inetti, e Rei che mi sta aiutando più di quanto immaginassi… Basta! Ma che mi prende?
Scosse la testa. La cosa che lo sconcertò era che stava continuando a negare razionalmente l’evidenza. Ma chi voglio prendere in giro? La verità è che gli allenamenti stanno andando alla grande, che le mie speranze per i campionati nazionali probabilmente non verranno deluse e che i quattro imbecilli passeranno di certo il test…Il mio pensiero fisso non è altro che Rei Hosaki!
Akagi appoggiò la schiena alla sedia e reclinò la testa all’indietro. Era vero, per quanto si sforzasse di non dare peso alla cosa, l’immagine di lei e i sentimenti che gli scatenava non gli davano tregua.
Una volta e per sempre, c’erano delle cose che doveva ammettere con se stesso. Prima fra tutte che Rei era l’unica ragazza che avesse mai amato in vita sua. Se ne era reso conto proprio in quei giorni, chiarendosi anche il fatto di essersi mentito da solo per tre anni.
Aveva usato il basket come la più patetica delle scuse. E, come se non bastasse, gli si era rivoltata anche contro, la mattina del loro litigio. In quel momento, quando solo l’intervento di lei aveva avuto effetto sullo stato in cui era caduto, aveva compreso quanto realmente quella ragazza significasse per lui.
La sua coscienza e i suoi sentimenti erano rimasti sepolti e zitti per tre anni, anche se in verità lui non aveva smesso neanche per un secondo di monitorare la vita di Rei. L’aveva vista cambiata, ma sempre fantastica… La sua Rei… La ragazzina dolce e sensibile che aveva come unica colpa quella di avergli donato tutta se stessa…
Come ho potuto? Proprio io, che sono così quadrato e responsabile… Che mi prendo cura di tutti come posso…Come ho fatto a voltare le spalle proprio a lei?
Ma poi, le cose stavano ancora come le aveva lasciate tre anni prima? Una fitta forte e violenta allo stomaco lo lasciò quasi senza fiato...
Rivide il momento in cui era andato a chiederle di aiutarlo, e la risposta gelida di lei che pretendeva una spiegazione in cambio.
Poi vide il suo sorriso, ormai quasi dimenticato ma bello e luminoso, in un momento di gioia vera. E ancora, vide lo sguardo furente e deluso della ragazza mentre lo picchiava in sala studio.
Ma, di nuovo, inquadrò i suoi occhi allegri e ridenti mentre lei, bagnata fradicia, giocava in acqua.
Gli venne pensato che, prima del terribile rifiuto che le aveva sbattuto in faccia, la gioia di vivere di Rei si era concentrata solo ed esclusivamente su di lui. Tutto il resto non contava.
Ma ora…
Una consapevolezza lo colpì come un fulmine, quando la sequenza di scene gli si ripropose in testa. Cristo santo, la sto perdendo!
Gli girò terribilmente la testa, per un secondo, e dovette chiudere gli occhi. Solo un’altra volta nella sua vita s’era sentito smarrito in un modo simile, e cioè dopo la partita contro il Kainan quando realizzò che il suo sogno era appeso ad un filo.
Non gli era capitato quasi mai in vita sua, ma in quel momento non sapeva davvero cosa fare. Non poteva affrontare la cosa direttamente con lei dopo quanto successo qualche giorno prima, non sarebbe stato credibile…
Ha ragione lei, devo essere coerente… Ho usato il basket come scusa per tenerla lontana, l’ho accusata di essere un ostacolo al raggiungimento del mio obiettivo… Adesso, l’unica scappatoia che ho è quella di andare fino in fondo e poi… Lottare per ciò che voglio!
Un rumore lo distolse da quella ridda tumultuosa di pensieri. Alzò il capo e si girò verso la porta d’ingresso e lì, appoggiato allo stipite, c’era il motivo della sua preoccupazione, che lo guardava.
-Hosaki…- mormorò, spaesato.
La ragazza non parlò, si limitò a camminare lentamente verso di lui. Lo fissò dall’alto in basso con occhi lucenti.
-Buongiorno Akagi… Scusa se ti disturbo così presto. Posso sedermi?-.
Takenori sbatté gli occhi perplesso, poi con un gesto le fece segno di accomodarsi. Per qualche minuto nessuno dei due parlò. La fissò di sottecchi, girando il cucchiaino nella tazza. Aveva lo sguardo pensoso, come se stesse raccogliendo le idee.
Come sei bella, Rei…non poté impedirsi di pensare.
La ragazza alzò finalmente la testa ed i loro occhi si incontrarono. -Scusami se invado la tua privacy mattutina, ma ho bisogno di parlarti da solo… È importante…-.
Ci siamo… rifletté lui, poi disse –Non c’è problema… Dimmi pure-.
Rei sospirò. –Senti, non mi fa piacere dirti questa cosa, ma è necessario… Non posso restare fino alla fine del ritiro… Mi dispiace, Akagi: Mayumi ed io partiamo domani mattina…-.
Spalancò gli occhi. –Come scusa? E perché?- la voce del ragazzo tradiva incredulità.
Inizialmente gli occhi della ragazza rimasero bassi, come se si vergognasse. La vide stringere i pugni e poi alzare gli occhi ad incontrare i suoi. Vi scorse una luce decisa e ferma, la stessa che li aveva fatti vibrare per tutto il tempo che avevano trascorso insieme, qualche anno prima.
-Ci sono alcune cose che devo dirti, Akagi… Non possiamo rimandare questo argomento all’infinito, men che meno adesso che ho deciso di tornare a Kanagawa- gli disse con voce tranquilla.
Il capitano dello Shohoku si ritrovò, con sua stessa sorpresa, a fingere accondiscenza, anche se il suo reale stato emotivo era molto più vicino ad un’ansia divoratrice. –Forse hai ragione-.
Rei sospirò, raccogliendo il coraggio e le forze per affrontare quel momento che aveva atteso per così tanto tempo. –Voglio cominciare con lo scusarmi con te. E sappi che, più tardi, lo farò anche con Kogure, Ayako ed il resto della squadra. Lo so che tutti voi avete fatto affidamento su di me, finora, per l’appoggio che vi serviva nel tutoraggio… Ho preso un impegno con te ed il tuo club, e se c’è una cosa che odio è venire meno alla parola data…-.
-E allora perché lo stai facendo?- le chiese a bruciapelo. Si rese conto di aver detto quelle parole con un po’ troppa enfasi. Tossicchiò, cercando di riprendere il suo solito contegno.
Il tono di Rei si fece di botto stizzito. -Non ti sei chiesto neanche per un momento come avrei fatto per prepararmi ai campionati nazionali?-.
Lui alzò le spalle. –In effetti, prima di venire a parlarti, ho pensato che non avresti accettato proprio per via dei tuoi allenamenti. Ma dal momento in cui hai acconsentito a venire con noi, ho creduto che non avessi nessun problema in quel senso, e quindi non ti ho chiesto più niente… Anche perché, visti i rapporti che abbiamo avuto negli ultimi anni, non pensavo neppure che mi avresti risposto-.
Rei emise una risatina amara. –Che idiota che sono… La verità è un’altra, Akagi. Quando ho accettato la tua richiesta, l’ho fatto sull’impeto del momento, senza riflettere né tanto meno ponderare ciò che ne sarebbe venuto. Il punto è che, razionalmente, non avrei dovuto farlo… E se giovedì, quando riprenderà la preparazione del per i campionati, non sarò lì… Sarò fuori dalla squadra. -.
-Capisco… Bhè, direi che come motivazione basta e avanza… Anche se non capisco davvero come ti possa essere venuto in mente di fare una cosa così stupida, Hosaki! Mi sorprende che una ragazza del tuo stampo possa aver commesso una leggerezza del genere…-.
Ma che sto dicendo? Taci, stupido idiota! Perché devi sempre trattarla in questo modo? pensò lui, subito dopo aver parlato.
Un lampo di orgoglio guizzò nelle iridi scure di lei. –Bene, grazie di aver fatto presente questa cosa, Akagi, perché anche di questo avrei voluto parlarti…-.
-Spiegati…-.
-Ah, spiegarmi! Sei diventato un mago della dissimulazione, negli ultimi tre anni! Comunque va bene, farò come vuoi e farò finta che tu ignori completamente tutto il quadro della situazione. Ricomincio da capo e ti spiego come stanno le cose…-.
Tacque per qualche istante, durante il quale il ragazzo fece un gesto eloquentissimo con la mano, invitandola ad andare avanti.
-Poco fa hai detto “una ragazza del tuo stampo”… Non dubito che con questa frase ad effetto tu ti riferissi al personaggio folkloristico che mi sono dovuta montare addosso negli ultimi tre anni. Quella dura, razionale, intelligente, seria, ferma, intransigente ed inattaccabile… Ice-aki, tanto per capirci!- esclamò, con acrimonia.
-Non capisco dov’è che vuoi arrivare…- replicò lui, simulando interdizione.
-Non lo capisci o fai finta di non capirlo? Dimmi, Akagi, non ti sarai mica dimenticato le ultime due volte che ci siamo parlati, prima che tu venissi a cercarmi per chiedermi supporto?! Una è stata quando mi hai dato, se non ricordo male, del “peso morto che avrebbe rallentato la tua corsa all’obiettivo basket”. E l’altra è stata durante il primo anno di superiori, quando ti ho chiesto se fossi abbastanza per te così, com’ero diventata. Ora, alla luce di come mi conosci realmente e di tutto quello che è successo negli ultimi tre anni, credi davvero che sia diventata “di quello stampo” per qualche altro motivo che non fossi tu?-.
Era riuscita a parlare consecutivamente, con voce ferma e sicura. Respirò e, notando che lui non rispondeva, proseguì.
-Akagi… Takenori… Il punto è che negli ultimi anni ho vissuto solo ed esclusivamente in tua funzione, e non fingere di non saperlo… Ho fatto di tutto perché tu mi considerassi alla tua altezza! Ma non ho tenuto in considerazione una cosa… Anche se i motivi che mi hanno spinto ad eccellere in tutto erano quelli sbagliati, mai avrei creduto di potermi appassionare realmente a qualcosa… Sto parlando dell’atletica. È strano, ma mi sono resa conto che non voglio buttare via la più grande chance della mia vita, per la quale ho faticato tanto e volentieri, per passione…-.
Strinse le labbra, poi disse –Non ci rinuncerò neanche se questo vorrà dire perdere completamente la faccia con te. Io che ti ho sbattuto in faccia la tua mancanza di coerenza, due giorni fa, ora sto facendo esattamente le stessa cosa… Ma ormai non mi importa. Ho deciso… E volevo che tu sapessi il perchè -.
Akagi era sconvolto, anche se non lo diede a vedere. Non si sarebbe mai aspettato tutta quella schiettezza e limpidezza. Era cambiata di nuovo… Non era più la ragazzina sensibilissima ed indifesa che aveva conosciuto alle medie, ma neppure il soldato di ferro che aveva impersonato negli ultimi tre anni e che lui aveva visto da vicino in quei giorni. Ora era il perfetto compendio tra l’una e l’altra cosa. Ed era meravigliosa. Non più ragazzina, ma ormai donna.
Con un mezzo sorriso le disse -Ti sbagli, Hosaki… Anche se sembra assurdo, non stai perdendo la faccia con me, perchè chi meglio del sottoscritto può capire? Io per il basket ho rinunciato… a tutto il resto. Quindi non sarò certo io a farti la predica, tutt’altro. Anche perché se solo avessi immaginato che la tua presenza qui avrebbe potuto mettere a rischio la tua partecipazione ai nazionali, non ti avrei nemmeno chiesto aiuto. Certo… Ammetto che ora abbiamo un problema, per quanto riguarda il programma di tutoraggio. Ma non c’è niente che tu possa fare per…-.
-Invece ti sbagli, Akagi. C’era qualcosa che potevo fare, e l’ho fatta- rispose Rei, seria.
-Non ti seguo. Di cosa parli?-.
-Sto parlando di Miyagi. L’ho convinto a studiare da solo… Non l’hai notato, ieri mattina? Sono certa che non avrete più problemi ed il tutoraggio personale diventerà superfluo. Basterà seguire più da vicino Sakuragi e Rukawa… Anche perché, pare che addirittura Mitsui si sia messo in testa di fare sul serio! Mi sorprende la forza di volontà che ha quel ragazzo, sai?- spiegò lei con un sorriso.
Akagi storse la bocca, ma non commentò.
La guardò negli occhi, poi disse –Bhè, non credo ci sia molto altro da aggiungere… O forse si… In fondo hai parlato soltanto tu, sarebbe il caso che…-.
Rei si alzò. –No, Takenori. C’è un momento per tutto. Questo è stato il mio, perché non poteva essere altrimenti. Adesso non dobbiamo dirci altro. Diamo tempo al tempo… Quando sarà, ci diremo a vicenda tutto quello che non ci siamo detti per tre anni… Perché ci sono parecchie cose ancora in sospeso, tra noi…-.
Si guardarono a lungo. Anche se la reazione di lei sarebbe potuta sembrare strana, il ragazzo l’aveva compresa. Quello che voleva dirgli era che, in quel momento, dovevano rimanere concentrati sui loro obiettivi primari. Una volta portati a termine quelli, ogni altro argomento sarebbe potuto essere affrontato. Con un gesto della testa, quindi, annuì.
-Ora torno in camera per sistemarmi, ci vediamo tra un po’ per colazione. E prima di iniziare l’orario di studio, parlerò con i tuoi… Oggi pomeriggio, invece, Mayumi ed io faremo i preparativi per la partenza, quindi non ci avrete tra i piedi…- disse lei.
Aveva ormai raggiunto ed aperto la porta della saletta, ma si era voltata all’ultimo. Fu un sussurro, ma lui lo sentì nitidamente nel silenzio del primo mattino. - Ah, Akagi?-.
-Dimmi-.
Sorrise in un modo così inatteso e genuino che lui pensò di non riuscire più a respirare. –Grazie di aver capito…- ed a quelle parole, sparì.
Sono stato uno stupido, Rei… Ma la verità è che l’ho sempre fatto…pensò, accorgendosi che l’ansia che lo stava attanagliando dal giorno precedente, si stava progressivamente attenuando.


Rei era seduta sullo stipite della finestra e guardava l’orizzonte che già si tingeva dei colori del crepuscolo. Era una serata fresca ed un venticello frizzante giocherellava con i suoi capelli come con le fronde degli alberi, che danzavano a ritmo di quella meravigliosa musica inesistente.
Tutto sommato, per come la vedeva lei, era stata una giornata meno stressante del previsto. Quella mattina, dopo la colazione e prima che i ragazzi iniziassero a studiare, aveva preso la parola davanti a tutta la squadra ed aveva dato la notizia dell’imminente partenza sua e di Mayumi. Aveva spiegato per filo e per segno la situazione, dopodiché si era prodigata in un inchino, facendo a tutti le sue scuse per non aver mantenuto l’impegno preso. Era caduto il silenzio per qualche istante, poi si erano scatenate le reazioni più diverse.
Le matricole e le riserve (Kakuta in particolare, che sembrava avere una specie di venerazione per lei) erano rimasti un po’ confusi e dispiaciuti, ma alla fine avevano accettato la cosa con semplicità.
Kogure non nascose neanche troppo la tristezza che provava per quella decisione. Ma era un ragazzo intelligente, perciò le dimostrò solidarietà e comprensione.
–Io avrei fatto lo stesso- le aveva detto, in un momento in cui nessuno prestava loro attenzione.
Ayako era già a conoscenza del fatto dalla sera precedente, ma comunque non riusciva a fare finta di essere serena e tranquilla. Quando Rei le aveva spiegato la situazione, la ragazza era rimasta di sale, poi era scoppiata in una risata isteria, e poi gliene aveva dette di tutti i colori. C’era da capirla, in fondo: per lei, la senpai Hosaki era una specie di modello e vederla cambiare così di punto di bianco, ed addirittura dare l’impressione della rinunciataria l’aveva un po’ delusa. Poi, però, aveva capito, ed in quel momento le aveva dato appoggio davanti alla squadra.
Anche Miyagi aveva dato segni di insofferenza, ma non tanto per Rei, quanto per Mayumi. Si trovava bene in compagnia della ragazza e gli dispiaceva che se ne andasse così presto. Tuttavia aveva sorriso, facendosi promettere di riproporre una bella partita, una volta finiti i nazionali.
Rukawa, dal canto suo, era in stato nevrotico. Si vedeva lontano un miglio che il suo umore era ancora nero per la questione del giorno prima tanto che, quando aveva sentito della partenza, a qualcuno era sembrato di vedere una specie di ghigno sadico dipingerglisi sulla faccia. Ma era stato un istante, tant’è che subito aveva ripreso il suo contegno distaccato e glaciale.
Anche Mitsui rimase sostanzialmente impassibile, senza tradire la benché minima emozione. Le uniche esternazioni che ebbe furono il suo unirsi a Ryota nel richiedere a Mayumi la possibilità di una altro match, ed una frecciatina velenosa per Rei.
-Hosaki, fai bene ad andartene… Tanto quello che dovevi fare l’hai fatto! E come vedi, neanche per lo studio abbiamo più bisogno di te, dato che Miyagi ed io siamo diventati due studenti modello!- le aveva detto, guardandola dritta in faccia con occhi scintillanti.
Sembrava essere ritornato il Mitsui strafottente dei primi giorni. Rei l’aveva soppesato per qualche istante, ma non aveva risposto, con sommo stupore dei presenti.
Ma il peggio non era ancora venuto, perché chi l’aveva presa davvero male era stato Hanamichi.
-NOOOO! CABALLERAAAA, NUN ME LASSÁÁÁÁ!!! Si me lassi, io m’accidoooo!!!- elucubrò, abbracciando la gamba di Mayumi e piangendo come un disperato.
-Ehi, Rosso… Che ti si è sciolto? Guarda che mica me ne vado in Nicaragua! Ci rivediamo presto!- lo aveva squadrato lei, cercando di schiodarselo dall’arto inferiore.
-NOOOOO! MENZOGNEEEE!!! Come faccio qui, tutto solo, con questi buzzurri che non comprendono la mia genialità??? Solo tu mi capisci… SOLO TU MI VUOI BENE!! BHUÁÁ!!! Manda a casa la befy e resta qui cu’mmmmme!-. E giù di nuovo, con una sceneggiata pazzesca che lasciò tutti sgomenti.
In una frazione di secondo gli arrivarono contemporaneamente tre cazzotoni sonici sulla testa.
-Idiota, smettila di comportarti come un babbeo! Un po’ di dignità!- ruggì Akagi, imbarazzato.
-Carotone deficiente! Mica sono la tua balia! Guarda che ho una vita, io!- lo sgridò Mayumi.
Ma la sorpresa più grande venne dalla terza persona che lo aveva colpito. –Demente! A chi hai dato della befana?!-. La voce di Rei aveva squillato per la sala, decisa e indignata.
Il silenzio era caduto, e tutti l’avevano fissata interdetti per l’inusuale reazione. Lei aveva girato lo sguardo su di loro, poi aveva fatto spallucce, dicendo –Bhè, che guardate? Quando ci vuole, ci vuole!-.
Un fragorosa risata generale aveva sciolto la tensione che fino a quel momento aveva aleggiato nella saletta.
-Ce l’avete sempre con me, bashtardi!- aveva mugugnato Sakuragi, tra i denti, tirando su con il naso.
-Umf, idioti- fu l’unico suono che si percepì provenire da Rukawa.
La questione si era sistemata così. La squadra si era messa all’opera con il nuovo piano di studio, mentre Rei e Mayumi erano uscite ad effettuare delle commissioni, tra cui comprare i biglietti per il pullman e contattare finalmente il coach di Rei per avvisarlo dell’imminente rientro.
Avevano fatto un giro per Nagano, cercando di non farsi vedere alla pensione se non per l’ora di pranzo. Si stavano defilando dagli altri per rispetto, soprattutto Rei che si sentiva in torto marcio nei loro confronti.
-Così, se vorranno parlare male di me, lo potranno fare liberamente, senza imbarazzi… Dato che ho deciso di abbandonarli, non vedo perché devo imporre ancora la mia presenza- aveva spiegato a Mayumi, quando l’amica le aveva chiesto il perché non voleva nemmeno partecipare agli allenamenti pomeridiani.
L’altra aveva sbuffato. –Secondo me ti fai troppe paranoie inutili!- fu la sua risposta.
Nel pomeriggio, infatti, i ragazzi erano andati ad allenarsi agli impianti e loro erano rimaste alla pensione per sistemare le loro cose.
Ed ora, mentre ripensava agli avvenimenti quotidiani, Rei sentì bussare. Era Mayumi, che entrò e si sistemò sul letto di Ayako.
-Ho finito!- disse, stendendosi.
Le due si guardarono, tacendo per qualche istante. Poi Mayumi prese di nuovo la parola.
-Come ti senti? Sei convinta di quello che hai fatto finora?-.
-Sai… Credo di non essere mai stata tanto convinta di qualcosa da tanto tempo!-.
-Capisco… E… Senti, questa cosa te la volevo chiedere già da un po’… Con Akagi cosa pensi di fare?-.
Rei sospirò. –Ti dirò… Al momento non ne ho la più pallida idea! E francamente non mi va neppure di averla! Lui è importante per me, lo sanno anche i muri, ma adesso devo pensare solo ed esclusivamente a me stessa… Poi, quando i nazionali saranno finiti... –rispose allusivamente, allontanandosi dalla finestra e sedendosi sul suo letto.
L’amica ebbe uno scintillìo d’occhi. –Ok… E invece…- sottintese, alzandosi e prendendo il posto dell’amica sullo stipite.
-Basta, May! La risposta è no-lo-so!!! Non ne ho idea! Non mi sono soffermata a pensarci, ero troppo presa dalle mie questioni… Non saprei che rispondere!-.
Mayumi gettò uno sguardo fuori dalla finestra e per qualche secondo non parlò. Poi tornò a guardarla, con un mega sorrisone dipinto in faccia.
-Bhè? Cos’è quell’espressione?- chiese Rei, incredula.
-Cara la mia amica, ti consiglio di mettere in moto il tuo magnifico cervellino, perché tra qualche secondo dovrai necessariamente trovare qualcosa da dire!- esclamò l’altra.
-Ma cosa stai…-.
Non fece in tempo a controbattere. Dal corridoio sentirono un rumore progressivo di tonfi sordi, come se qualcuno stesse correndo per le scale facendo i gradini due a due. Poi, sentirono bussare alla porta.
Rei fissò Mayumi con occhi stralunati. –Avanti- disse.
La porta si aprì e, davanti a loro, si materializzò un Mitsui ansimante e paonazzo in volto con il borsone sportivo in spalla.
Rei scattò in piedi. –Hisashi! Ma… Cosa ti è successo? Che…-.
-Uhuhuh… Mi scuserete, ma io mi vado a fare un giro! Ci vediamo a cena… Bye bye!- e con quelle paroline maliziose, Mayumi sparì dalla camera, chiudendo la porta.
I due rimasero soli, guardandosi in silenzio. –Allora, cosa è successo? Perché sei ridotto così?- chiese Rei, per rompere il ghiaccio.
Mitsui lasciò cadere il suo fardello per terra. –Scusami. È che… Finiti gli allenamenti mi sono fatto la doccia in due minuti e sono corso qui per arrivare prima degli altri! Perdonami l’irruzione, Rei, ma avevo bisogno di parlarti da solo!- rispose, sedendosi poi sul letto di Ayako.
La ragazza sorrise con dolcezza. Poi, però, decise di prendersi una piccola rivincita. –Non dirmi che sei venuto per cercare di convincermi a non partire, perchè non ci crede nessuno dopo quelle paroline gentili che mi hai riservato stamattina!- esclamò, fingendosi indignata.
Lui curvò le labbra in quel ghigno malizioso e seducente che tanto gli si addiceva. –Ah, allora è proprio vero che non sei invincibile, eh cara Hosaki?! Ci sei rimasta male, eh? D’altro canto…-.
Era buffissimo, mentre cercava di fare il macho. Così, senza pensarci, Rei fece qualcosa che in un altro momento non si sarebbe mai sognata di fare. Mentre lui ancora parlava, gli si sedette accanto e lo abbracciò, stringendogli le braccia al collo. –Lo so perché l’hai fatto… Grazie, Hisashi-.
Lui ammutolì. Non era la prima volta che avveniva un contatto fisico tra loro, ma quando era successo era sempre stato lui a prendere l’iniziativa. Non se l’aspettava da lei invece, e gli ci volle un po’ per realizzare.
Rei si staccò e lo guardò in faccia. Non guardarmi così…pensò lui, sentendo un brivido corrergli lungo la schiena.
-Di cosa volevi parlarmi?- gli chiese, poggiandosi un gomito sul ginocchio e la testa alla mano.
Il ragazzo cercò di riprendere il suo contegno. –L’avevo capito che te ne saresti andata, sai? E voglio che tu sappia che credo sia più che giusto che tu lo faccia… È per questo che ho deciso di impegnarmi da solo, per studiare… Volevo che capissi che di me non ti devi preoccupare- confessò.
-L’avevo capito… Non credere di essere così criptico! In realtà sei molto più limpido di quanto pensi, se lasci alle persone l’opportunità di conoscerti!- ed a quelle parole, gli prese la mano.
Il cuore di lui, in quel momento, esplose. Ma nonostante ciò, si impose calma. Con la mano libera le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e le sorrise - Volevo chiederti come stai…-.
-Io sto bene. Confusa, spaesata. Ma bene...-. Gli strinse la mano.
Gli occhi di lui si fecero nebbiosi per qualche istante. Non avrebbe voluto, ma aveva bisogno di sapere una cosa da lei. –E con Akagi? Ora che hai deciso di andartene, penso che avrete messo in chiaro un paio di cose…- azzardò, spostando lo sguardo verso la finestra.
Rei si alzò in piedi e si stiracchiò. Poi girò la testa verso di lui. –A dire la verità, no… Ma ci sono delle verità che non possono rimanere sepolte in eterno. Quindi, quando sarà il momento, parleremo… È arrivato il momento che anche lui ricopra il suo ruolo. In fondo, tutti abbiamo un ruolo, nella vita degli altri- spiegò, per poi voltarsi definitivamente.
Mitsui si alzò in piedi e le si avvicinò. A dirla tutta era terrorizzato, ma aveva solo quella chance e non poteva sprecarla. –Lo credo anche io. Ed è per questo che vorrei capire qual è …-.
il mio ruolo nella tua avrebbe voluto dire, ma si ritrovò entrambe le mani di lei sulla bocca prima di poter finire, e la sua fronte appoggiata al torace.
-Ti prego, non dirlo…- la sentì mormorare.
Un attimo dopo le sue labbra erano di nuovo libere, ma lei era rimasta con la testa appoggiata ai suoi pettorali. Non poté fare altro che abbracciarla, sentendosi ricambiato poco dopo.
-Non lo so, Hisashi… Non sono in grado di dare una risposta… E penso che questo non sia nemmeno il momento di darla…-.
Lui sospirò. –Non c’è problema… Ti capisco… E non voglio darti problemi, piccola-.
Le tirò su il viso con una mano, poi sfoderò il suo magnetico sorriso impudente –Ora vado, che se arrivassero gli altri e mi vedessero uscire di qui… Mi affibbierebbero una fama che non merito!-.
Rei fece una smorfietta accattivante. –Scemo!- esclamò, spintonandolo leggermente.
Mitsui raccolse il borsone, e fece per uscire. Ma prima di varcare la soglia la guardò e disse seriamente –Non ti devi preoccupare, Rei, andrà tutto bene! Ricordati solo che sei fantastica… Tutto il resto non conta… Ci vediamo per cena- e così dicendo, si diresse alle scale.
-Grazie Hisashi…- bisbigliò lei, chiudendo la porta.


Mayumi era uscita dalla pensione e si era incamminata per la via. Aveva ancora un sorrisetto soddisfatto dipinto sulle labbra. Quando aveva visto dalla finestra Mitsui correre come un disperato, aveva capito subito cosa stava succedendo. Ormai i sentimenti del ragazzo erano evidenti come il sole, almeno per lei che aveva un quadro completo di tutto ciò che era successo tra qui due.
Sbuffò, riflettendo su quanto molesta fosse la presenza di Akagi in quel momento storico. Per come la vedeva lei, il ragazzo aveva già avuto più di una chance per accaparrarsi la sua meravigliosa amica, ma tutte le volte aveva neanche troppo cortesemente declinato l’offerta. Ora basta, altro giro, altra corsa! E Mitsui, lei pensava, sarebbe stata una corsa meravigliosa per Rei. Tra l’altro, checchè l’amica ne dicesse, anche se il dannatissimo Gorillone aveva per lei ancora un’importanza impressionante, l’affascinante guardia era riuscita a farsi strada nel suo cuore in una misura che neppure lei avrebbe saputo realmente definire. Che casino! pensò Mayumi, basita.
Sospirò. Forse lei non si sarebbe mai trovata in una situazione del genere. Sarà che da tempo aveva smesso di credere nel grande amore. Ma, in realtà, almeno per quanto riguardava la sua amica, sperava che una possibilità ancora ci fosse.
Lei era un tipo più passionale, più carnale. In vita sua si era innamorata una sola volta, ed il bastardo le aveva spezzato il cuore, deludendola a morte. L’aveva lasciata per un’altra proprio mentre lei si stava prendendo cura di Rei. Un vero stronzo. Da quel momento non aveva più voluto saperne dell’amore, e tutte le volte che usciva con un tipo era molto più probabile che finissero avvinghiati contro un muro, piuttosto che si rivedessero per più di un paio di volte.
Sbuffò di nuovo. Non aveva voglia di pensare a quelle cose.
Improvvisamente le passò accanto il pullmino con cui la squadra effettuava i piccoli tragitti in città, e lo riconobbe un po’ per la scritta laterale, un po’ perché al suo interno scorse inevitabilmente la capigliatura sgargiante del Carotone. Evidentemente stavano rientrando, quindi ritenne opportuno fare lo stesso.
Poi, però, ebbe un’illuminazione. Ma lo sai che faccio? Dato che gli impianti sono aperti fino a serata inoltrata, quasi quasi mi vado a fare due tiri in palestra… Hihihi… Tanto non credo che Rei sentirà la mai mancanza!
Così, di corsa, si avviò verso la sua nuova destinazione.


L’allenamento era andato bene, ma non era sufficiente. Non per lui. Se fosse stato necessario, avrebbe continuato anche per tutta la notte.
Se ne era stra-fregato delle occhiate basite degli altri quando aveva annunciato che non sarebbe rientrato alla pensione con loro, ed anche delle battute idiote del do’hao. Avrebbe continuato ad allenarsi da solo, allo sfinimento, a costo di non riuscire più a muovere un muscolo per la stanchezza.
Io sono il migliore, e nessuno mi dovrà più sconfiggere… Men che meno quella stampellona!
Gli bruciava terribilmente, ma aveva dovuto ammettere con se stesso che tutte le sue supposizioni su Ashida erano infondate. Era davvero un asso, per essere solo una ragazza, ed il fatto che fosse riuscita a tenergli testa lo confermava. Ma era frustrante, soprattutto perché lei incarnava tutto ciò che lui avrebbe voluto essere e che, invece, avrebbe dovuto ancora faticare parecchio per diventare.
Tirò in sospensione. Ciaf…fece la palla, insaccandosi elegantemente nella retina. Andò a raccoglierla e si rimise in posizione.
Un rumore lo distrasse. Era un battito di mani. Si voltò di scatto, preso alla sprovvista, e… Incrociò i suoi occhi con quelli dell’oggetto dei suoi pensieri.
La vide avanzare lentamente verso di lui, con un’espressione di sufficienza dipinta sul viso. –Ah! Ma allora ci sono dei rari momenti nella tua vita in cui ti ricordi di essere un “discreto”giocatore… Meno male, ero quasi preoccupata che in realtà Kaede Rukawa fosse una legenda urbana!-.
Lui non rispose. Si limitò a guardarla con una freddezza pari a quella di un fiotto di azoto liquido.
Mayumi, dal canto suo, era estremamente seria. –Che hai da guardare in quel modo, eh? Ancora non t’è bastata? Ti ho già detto una volta che questi modi intimidatori con me non funzionano, coso…-sibilò, quando ormai gli era ad un passo.
-Che vuoi, perticona? Mi sto allenando, e mi stai facendo perdere tempo… Sempre tra i piedi!- le rispose, tra i denti.
-Non mi pare che fuori della palestra ci sia scritto il tuo nome, bello! Quindi, fino a prova contraria, posso fare quello che mi pare, quando mi pare qui dentro! Quindi…-.
Con un gesto fluente gli rubò palla dalle mani. Lo scartò rapidamente, gli girò intorno, uscì dall’area e tirò da tre. Centro netto e pulitissimo. Lo fissò, con un sopracciglio alzato.
-Guarda e impara pivello… Comunque stai tranquillino, che non sono venuta per spiarti o starti tra i piedi, coso! Anche perché, a quanto pare, non hai proprio niente da insegnarmi, carino!- e con quelle parole, fece per andarsene.
Rukawa la osservò recarsi alla porta sculettando, con il chiaro intento di provocarlo. Non ce la faceva, era più forte di lui: quella ragazza aveva il potere di fargli salire il sangue al cervello! Stava schiumando di rabbia, ed il risentimento represso dei giorni precedenti nei suoi confronti venne inesorabilmente a galla.
Parlò abbastanza forte da farsi sentire, ma come se stesse parlando tra sé –Stupida oca… Chi ti crederai mai di essere?! Hai avuto solo culo…-.
Mayumi si bloccò di colpo. Si girò di scatto e lo guardò con gli occhi infuocati, ridotti a due fessure. Respirò a fondo cercando di calmarsi, poi lo raggiunse di nuovo camminando molto lentamente.
Lui la fissava, palleggiando con indifferenza.
-Che vuoi, ancora? Ti ho detto che mi intralci…- fece lui, atono.
-Sai qual è la novità, Rukawa? Vaffanculo, ok?! Chi diavolo sei tu per darmi dell’oca? CHI CAZZO SEI TU PER METTERE IN DISCUSSIONE IL MIO TALENTO?! Primo: ho due anni più di te, e solo per questo dovresti portarmi rispetto. Ma dato che sei uno stronzetto borioso, che non ne porta nemmeno al suo capitano, so già che non posso pretendere troppo da te! Secondo: il fatto di essere il figo che sei ed essere adorato dalle donne, non vuol dire necessariamente che su tutte tu abbia lo stesso effetto o che puoi trattarle in blocco allo stesso modo. Io quelli come te li schiaccio sotto il tacco, ok?! Terzo: ho sgobbato come un mulo per ottenere la fama sportiva che ho, bello mio! Quindi NON OSARE MAI PIÚ dire che ho culo, se non per riferirti al mio delizioso fondoschiena, chiaro?!- sciorinò, indicando la parte del suo corpo a cui si riferiva.
Rukawa alzò un sopracciglio e serrò la mascella. –Non te la dare tutta questa importanza, perticona… Sei solo un bluf. Se non ci fosse stato Mitsui, non saresti andata da nessuna parte!-.
Mayumi sbarrò gli occhi e respirò come se le avessero dato un cazzotto in pieno stomaco.
-Adesso basta! Ma che vuoi da me, eh? Ne ho piene le tasche della tua boria, Rukawa! Ora è arrivato il momento di mettere in chiaro questa situazione, e poi non voglio più saperne di te!- gli urlò in faccia.
-Tsk, e che vuoi fare? Picchiarmi?-.
-Ammetto di essere tentata, ma no! Questa cosa è nata sul campo, quindi ti straccerò sul campo! Stavolta ci siamo solo noi, io e te, Ashida e Rukawa. Uno contro uno, Super-Matricola, senza esclusione di colpi. Al meglio dei venti punti e non valgono i tiri da tre- lo sfidò lei.
-Hn, come ti pare…- assentì lui, già pregustando la sonora sconfitta che le avrebbe inferto.
La ragazza si legò i capelli e, mentre si sistemava i pantaloncini, disse fissandolo negli occhi con un sorrisetto irriverente –Non piangere, poi…-.
-Gioca- tagliò corto lui, lanciandole la palla.
Il match ebbe inizio. Mayumi iniziò a portare palla e, velocemente, provò a dribblare il suo avversario. Rukawa non si fece spiazzare, e subito le impose la sua marcatura più stretta.
Non ti farò neanche respirare pensò, quando la schiena di lei venne a contatto con il suo torace.
-Thò, a quanto pare sei capace di marcare anche senza commettere fallo! Sorprendente!- lo schernì lei, puntando un piede a terra, proprio tra le gambe del ragazzo e voltandosi di scatto.
Erano faccia a faccia. –Non mi spaventi, ragazzino…- mormorò.
Poi accadde tutto con estrema rapidità. Mayumi fece rimbalzare il pallone sotto il braccio sinistro del ragazzo, facendo perno sul piede lo aggirò completamente dall’altra parte, riprese il pallone, due passi, stacco e…
-E due!- disse con nonchalance, guardandolo.
Lui rimase impassibile. –Palla a me- disse soltanto.
Stavolta fu lui a cominciare. Sicuramente la sua statura e stazza fisica lo avvantaggiavano in un corpo a corpo con lei, ma la ragazza era veloce e tenace. Presto, infatti, se la ritrovò addosso come fosse incollata.
Sentiva inevitabilmente le forme di lei aderirgli alla schiena. Gli salì un moto di stizza, perché la cosa, inspiegabilmente, lo stava distraendo. Improvvisamente la sentì allontanarsi, ed approfittò per girarsi e tentare l’inserimento. Volò a canestro. Lei tentò un salto difensivo, ma fu inutile. La schiacciata andò a segno.
–Due pari- sibilò lui, lanciandole il pallone.
Wow…È davvero bravo, devo ammetterlo… E non solo quello… ragionò Mayumi. Era vero, lo detestava con tutta se stessa per il suo modo di fare. Ma bisognava essere oggettive: Rukawa era davvero un ragazzo affascinante e la cosa, ora che erano impegnati in quel match atipico, le stava facendo un certo effetto.
Prese il pallone e ricominciò.
Lo scontro si animò subito dopo. Il tasso agonistico di entrambi era alto, e nessuno dei due sembrava voler in nessun modo cedere il passo. Dopo un altro paio di azioni, che li avevano portati su quattro pari, la questione perse il suo carattere sportivo.
Era diventato un gioco al massacro. Non c’erano più margini alle regole, non contavano più nemmeno i falli.
La marcatura divenne una danza adrenalinica, gli spazi si riducevano e le reazioni fisiche erano evidenti. Presto furono entrambi sudati ed ansimanti, con il fiato corto e gli occhi brillanti.
Erano sul dodici a dieci per Rukawa quando Mayumi, in attacco, si lasciò prendere alla sprovvista e si ritrovò intrappolata in una marcatura strettissima. Sentiva il cuore di lui battere all’altezza della sua scapola sinistra, ed il calore del corpo infiammarle ogni singolo centimetro di pelle che avevano in contatto. Rukawa avanzò di un passo e la sua gamba si frappose a quelle di lei, mentre con il braccio sinistro la circondava quasi completamente.
Mayumi voltò appena la testa e si trovò il viso di lui a pochi centimetri dal suo. -Stai giocando sporco, ragazzino- bisbigliò con il fiato corto.
Lui non rispose, ma tentò di rubarle la palla che lei teneva stretta vicino allo stomaco. Il tentativo andò a vuoto, ma la sua mano finì inevitabilmente per sfiorarle prima l’addome e poi il fianco.
In quel momento sentì una scarica colpirlo al basso ventre. Mayumi, anche lei stordita da quel contatto, però si accorse del momento di esitazione e ne approfittò. Si smarcò e segnò.
Che mi prende? pensò Rukawa.
Alzò gli occhi su di lei. La vide avvicinarsi con fare compiaciuto. Tuttavia, era diversa rispetto a quando avevano cominciato a giocare. Era quasi…
sexy…ma che cazzo vai a pensare, idiota…si disse, scuotendo lievemente la testa.
Mayumi gli si mise davanti, la distanza tra loro era misurabile con un foglio di carta. Lo guardò negli occhi e poi, avvicinandogli le labbra all’orecchio, mormorò con voce melliflua –Di nuovo pari, gioia…-.
Ripresero. Ma, azione dopo azione, quella specie di tensione magnetica sembrava aumentare a dismisura. E lui non riusciva a farci nulla, anzi… Più la sua voglia di batterla cresceva, più aveva desiderio di starle addosso e di sentirla. Inoltre, il fatto che lei gli stava tenendo testa in quel modo, per l’ennesima volta, gli stava facendo correre ancora più forte il sangue nelle vene.
Mayumi, dal canto suo, si sentiva come fuori di testa. A differenza di lui, sapeva esattamente cosa stava succedendo e cosa si stava innescando. Quella che stava correndo tra loro era un’elettricità particolare, dovuta alle forti e contrastanti emozioni che si erano riversate in quella partita.
Faceva fatica a focalizzare i propri pensieri, anche se sentiva dentro di sé crescere due certezze: doveva sconfiggerlo, e... Stronzo, se non fossi così spudoratamente figo...!!!
Ora era in attacco. Lentamente iniziò a palleggiare, da una mano all'altra. Lo guardava diritto negli occhi, ed un sorrisetto impudente gli si dipinse sulle labbra.
-Allora, Super Matricola? Che vogliamo fare? Te la vieni a prendere questa palla, o ti aspetti che... Te la serva su un piatto d'argento?- lo sfidò.
Gli occhi di lui brillarono di stizza. Poi alzò una mano e le fece segno di procedere.
Non se lo fece ripetere. Rapida come un lampo, avanzò in corsa proprio verso di lui, come se volesse sbattergli contro. Quando gli fu a meno di un metro, lui tentò di agganciare la palla, ma mancò la presa. Vide la sfera sfrecciargli sotto le gambe e la figura di lei superarlo a sinistra. Sentì il sui corpo fargli leva sul braccio, e fu costretto a voltarsi. Visse quel momento come andasse a rallentatore: l'intera lunghezza del braccio percorse il torace di lei, finché non percepì sulla mano la morbida rotondità del suo seno.
Poi fu libera. Riprese al volo la palla e andò a canestro. Maledetto! Se continui a mettermi le mani addosso in questo modo non riesco a rimanere concentrata! pensò lei, ansimando.
Rukawa in quel momento sentiva di odiarla sempre di più, un po' perché era evidente il suo talento un po' perché gli procurava quelle sensazioni. Ormai era innegabile: era eccitato.
Erano ormai sul diciotto pari. Quel punto sarebbe stato decisivo.
Rukawa tirò e la palla prese il ferro. Entrambi corsero e saltarono per il rimbalzo. Lui arrivò sul pallone per primo, ma la ragazza non si arrese ed, impertinente, sgomitò quando erano ancora in aria. La sfera gli sfuggì di mano e schizzò via dall'area.
Toccarono di nuovo terra e lui si voltò subito per recuperare la palla. Nel farlo le diede una spallata, e la ragazza perse l'equilibrio.
Fu tutt'uno: Mayumi si sentì cadere ed istintivamente allungò il braccio per aggrapparsi al primo appiglio stabile che avesse trovato. E quell'appiglio fu la maglia di lui. Cadde a terra, trascinandolo con sé.
Si ritrovò a stringere gli occhi, stesa sul parquet. Il cuore le batteva all'impazzata ed aveva il fiato corto. Sentiva un peso gravarle addosso e, quando aprì gli occhi, si ritrovò faccia a faccia con lui. Le era disteso sopra, le gambe intrecciate alle sue ed un gomito puntellato appena sotto il suo braccio destro. Si fissarono quasi rabbiosamente, entrambi ansimanti.
-Soddisfatta?- ringhiò lui, al limite della tensione, abbassando il viso sul suo.
-Non ancora- sibilò lei.
Poi, la ragione si polverizzò e si ritrovarono avvinghiati in un bacio rovente in cui non c'era tenerezza, ma con il quale sembravano ancora voler imporre la propria supremazia sull'altro.
Mayumi gli mise una mano tra i capelli e lo tirò ancora di più verso di sé. Alzò la gamba sinistra e gli cinse la vita, così da far aderire i loro bacini.
Le loro lingue si incontrarono più e più volte, mentre dei gemiti sommessi già uscivano dalle loro gole.
Rukawa non era più in sé. La sua mano corse velocemente lungo la gamba di lei, fino a raggiungere il fianco. Violentemente le sollevò la maglietta, la liberò dall'ingombro del reggiseno e la palpò rudemente.
Mayumi si sentiva andare a fuoco. Non ce la faceva più, l'eccitazione le era salita alle stelle. Con la mano gli strinse i capelli e si liberò dal bacio scendendo con la bocca sul suo collo. Lo leccò, poi lo morse. Lo sentì gemere.
Lui scese con la testa sul suo seno, passando la lingua su tutti i punti che poco prima aveva toccato.
Non sembrava esserci tregua, solo una febbrile frenesia, un'urgenza sfiancante.
Quasi con disperazione, Mayumi iniziò ad armeggiare con i propri pantaloncini e, tornando a baciarlo, riuscì definitivamente a liberarsene. Poi gli prese la mano e se la portò tra le gambe.
Non parli più adesso, eh? pensò lui. Rapidamente le scansò le mutandine, poi le entrò dentro con due dita. Un ansito sfuggì dalle labbra di lei, subito messo a tacere da un altro bacio violento.
Bastardo, pensi che sia così facile? con un gesto di stizza gli strattonò via la mano, senza riuscire a trattenere un gemito. Rapidamente gli avvinghiò le gambe intorno ai fianchi, lo liberò dai pantaloncini e dall'intimo e con un gesto fluido lasciò che le entrasse dentro.
Rukawa ansimò di piacere, tuttavia si irrigidì per la sorpresa di quel gesto irruento. Serrò gli occhi, e quando li riaprì incontrò lo sguardo incandescente di lei.
-Umf, pivello...- gli disse, leccandosi le labbra.
Qualcosa nel ragazzo si risvegliò. L'amplesso che ne seguì fu un misto di rabbia, agonismo e senso di rivalsa. Fu breve, ma sconvolgente.
Con un sospiro, Mayumi puntellò le mani sul suo petto e lo scansò da sé. Rukawa si lasciò andare, stendendosi al suo fianco. Entrambi giacquero ansimanti con gli occhi fissi al soffitto.
Un silenzio gelido cadde nella palestra.
Mayumi si tirò a sedere, ricomponendosi. Si alzò in piedi, raccolse i pantaloncini e si rivestì. Il suo sguardo vagò per qualche istante, poi un sorrisetto le si dipinse in faccia.
Voltò leggermente il capo verso di lui ancora a terra. Uomini... pensò.
Si mosse rapidamente verso l'altra metà campo e recuperò la palla. Palleggiando con disinvoltura si avvicinò nuovamente al canestro.
Rukawa, sentendo il rumore del pallone sul parquet, girò la testa e seguì i movimenti di lei con lo sguardo.
Gli si fermò a fianco, fissandolo. Un ultimo palleggio e il tiro...
Uno scintillio negli occhi di lei fu l'ultima cosa che notò prima che la palla si insaccasse nella retina del canestro.
-...e venti- disse Mayumi con sufficienza mentre già gli voltava le spalle, dirigendosi all'uscita.

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PUFFOLINI DELLA MIA ESISTENZA TRAVAGLIATA E PRIVA DI STIMOLI CREATIVI!!! ME SCUSERETE PER IL RITARDO!!! HO AVUTO DEI SERI PROBLEMI A SCRIVERE QUESTO CAPITOLO! E LA COLPA è TUTTA DELLA BASTARDISSIMA KITSUNE, IL CUI PERSONAGGIO NON SI PRESTAVA MINIMAMENTE ALLA SCENA FINALE!!! HO DOVUTO FARE I SALTI MORTALI PER RIMANERE IC (E NON SONO SICURA NEMMENO DI ESSERCI RIUSCITA DEL TUTTO... MA VOI MI PERDENERETE: HO FATTO DAVVERO DEL MIO MEGLIO!).
QUESTO CAPITOLO è STATO PARTICOLARMENTE DIFFICILE DA SCRIVERE, TANT' è CHE MI CI SONO VOLUTI BEN 10 GIORNI... SPERO SOLO CHE SIA VALSO LA VOSTRA ATTESA!
MA ORA VENIAMO A VOI!

Eiden= Carissima! Benvenuta! Come si dice: meglio tardi che mai! Poco importa che tu abbia cominciato a leggere a ridosso della fine della storia... La cosa che conta è che tu l'abbia fatto e ne sia rimasta soddisfatta. Per me è la gioia più grande! Mi fa un estremo piacere sentirti dire che questa storia è nello stile “Slam Dunk”, perchè mi sono davvero sforzata fin dall'inizio di seguire il filone del sensei Inoue e non portare i suoi meravigliosi personaggi OOC (si, anche quel rompipalle cronico di Rukawa che, per la cronaca, non fa impazzire neanche me, però c'è e ce lo teniamo così!). Ti ringrazio per i bei complimenti sullo stile di scrittura e chiedo venia per gli errori di battitura, ma capita che spesso debba postare senza prestare troppa attenzione al dattiloscritto. Cercherò di fare del mio meglio per evitare anche queste piccole beghe. La cosa che più mi rende contenta è che tu abbia apprezzato i miei personaggi originali e la loro funzione all'interno dell'universo pre-costruito di SD. Ma dimmi un po': che ne pensi di Mayumi in questo capitolo? Come hai detto tu, Potere Alle Donne fino in fondo!!! Aspetterò molto volentieri altri tuoi pareri! Ci conto! Un bacio enorme!

Trilla= Ok, ok... Magari non è che ci sia stato esattamente del tenero... Però qualcosa c'è stato! E che qualcosa! D'altronde, anche due nemici possono attrarsi, no? Hihihi! Che ne pensi? Fammi sapere! Kisses!

Miss_Chroma= Tesoroooo!!! Non puoi capire quanto ti ho pensata mentre scrivevo questo capitolo!!! Tra me e me dicevo “Chissà che ispirazione avrà, Mari, leggendo?!”. Guarda, spero davvero tantissimo di non aver deluso le tue aspettative! Che ne dici di questo atipica “storia” tra i due nemici? Io l'ho trovato un passaggio obbligato... Anche perchè Ru non è uno da Pucci-Pucci Smack-Smack... E nemmeno Mayumi!!! Io penso che sia qualcosa di intrigante... E sono contenta che tu mi abbia appoggiata nel proporre questa accoppiata... Presto ti contatterò per e-mail... Ho qualcosa da mostrarti...! Baci, mia adorata artista del disegno!

Xamia= Tesoro mio, non credo di doverti dire poi così tanto... 'Sto capitolo è stato un parto plurigemellare, e ti ringrazio tanto per l'aiutone monolitico che mi hai dato! (Mmm, anche se poi, era un aiuto non molto disinteressato, dato che la scena “esotica” toccava al tuo alter ego!! Bashtardona! Ora non sei più curiosa, immagino! Sei soddisfatta? I love you, tua Rei!

Aka_Z= Ed ecco il tuo capitolo dal rating alto... Non è proprio rosso, ma un bell'arancione!Ti ha soddisfatta?! Io direi che il buon Ru più domato di così non si può! E' stato un vero casino scrivere questo capitolo, un po' all'inizio ho avuto problemi seri con la gestione di Akagi e dei suoi sentimenti... Ed un po' alla fine con questa dannata scenetta hard! Il pezzo più semplice è stato quello centrale! (Ma và?! Chissà perchè! Uhuhuh!)... La reazione di Rukawa, comunque, è presto arrivata... Purtroppo per lui non è stata una vera e propria vendetta! Oddio, in realtà possiamo dire con certezza che la cosa non gli sarà affatto dispiaciuta sul lato fisico... Ma indubbiamente il suo orgoglio, stavolta più di tutte, ci metterà un po' a smettere di inveire contro l'universo intero! Per rispondere al tuo PS dello scorso commento:la sfida ce l'avevo in programma già da un po'... D'altro canto era funzionale a questo capitolo! MVPuffolin, io aspetto come sempre la tua opinione e spero proprio di aver soddisfatto il tuo palato fino! Un bacio enorme!

Scorpy= Ehi! Avrai la pazienza per finire questa ff ed attendere che cominci a scrivere il seguito? Io credo di si... Anche perchè sto preparando una storiellina mooolto simpatica che, come ho già detto, incontrerà parecchio i tuoi gusti! Nel frattempo, spero che questo capitolo ti abbia stuzzicata! Credo che Mayumi, in questa sede, abbia raggiunto il top del suo personaggio! NO! Compassione per Rukawa?! Stiamo scherzando?! Dopo l'ultima scena ci ha pure rimediato “il dolce”! Perchè compatirlo? Uhuhuh! (povero Ka-chan!). Sono contentissima che i tuoi esami siano stati un successo, ti ho pensato spesso e speravo proprio di riuscire a supportarti in qualche modo! Brava! Aspetto una tuo opinione su questo capitolo! Un bacio grande!

Kobe90= Ciao!! Quando ho letto di nuovo il tuo nick c'è mancato poco che svenissi! E che recensione, ragazzi miei! Ti ringrazio tantissimo, il fatto che una grande estimatrice di SD ma soprattutto di basket non abbia trovato da ridire sulle mie scelte! Lo so... Il volpino è “baskettomane inside”, e francamente ( a prescindere da tutti i riferimenti fatti da Inoue) non sarei riuscito a vederlo di nessun'altra squadra che non fossero i Celtics! (Il riferimento ai play-off era doveroso... Peccato non poterne mettere altri! Soprattutto alla vittoria della “sua futura squadra”! Mi scuserai, ma il mio statu di tifosa non riesce a rimanere troppo calmo!). Bhè, in effetti la parte in cui la kitsune chiede scusa (seppur a suo modo) è stata esilarante, e la dicotomia che gli ho creato con il personaggio esplosivo di Mayumi è esplosa in questo capitolo, nella scenetta finale! Che ne pensi? In effetti credo che la tensione agonistica assomigli molto alla tensione sessuale, in qualche modo... Poi se a giocare sono Mayumi e Kaede... Che altro poteva succedere? In effetti a Rukawa non ne ho fatta passare una, di figuraccia... Ma che altro potevo fare? Il suo personaggio è così dannatamente riuscito... Almeno stavolta volevo farlo sembrare più umano, nei limiti dell'IC! Cmq c'avevi preso sul fatto che sarebbe successo qualcosa, ha davvero l'occhio lungo! (sappi che con la parte sui 3 comandamenti di Rukawa mi hai fatto sentire male dalle risate! Che spasso!). Passando all'altro versante della storia... Bhè, in effetti ti dirò che se dopo questo capitolo Akagi non si da un colpetto di defibrillatore, è quasi sicuro che non ce la possa fare! Anche perchè, come avrai visto, il nostro Hisashi è davvero sul piede di guerra! Ma tanto, gira che ti rigira, non è sempre la donna a scegliere? Questa partita sembra essere quasi esclusivamente nelle mani di Rei... Sempre che il Gori decida finalmente di calare le sue carte e giocare a viso aperto... Chissà, vi lascio nel dubbio... Tanto mancano solo 3 capitoli! Ti ringrazio tanto per la bella recensione e sono contentissima che tu abbia continuato a seguire la mia storia! Aspetto fiduciosa di sapere cosa ne pensi di questa parte finale! Kisses!


OK, MIEI MAGICI PUFFETTI... IO VADO... ANCHE PERCHè, CALCOLANDO CHE STO POSTANDO CON 4 GIORNI DI RITARDO, MI DEVO IMMEDIATAMENTE METTERE A SCRIVERE IL CAPITOLO 28! PER VOSTRA FELICITà!
MANDO UN MEGA BACIO ANCHE A TUTTI QUELLI CHE MI LEGGONO SENZA COMMENTARE... PERCHè ANCHE VI SIETE SPLENDIDI!
UN BACIO “ESAURITO” DA

LIGHT DN

   
 
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