Dedico questo capitolo a:
- La mia amica del cuore e beta-reader Xamia, perchè mi ha aiutato da morire nella stesura dell'ultima scena. Senza di te non ce l'avrei fatta! Grazie, tesoro mio... E ricorda... W i peli!
- Mia cugina e nuova fan di Slam Dunk Titty, per la pazienza mostrata nell'aiutarmi a concepire le scene più strane di questa ff... Soprattutto l'ultima di questo capitolo. Anello mio, dopo l'altra sera dovrò emigrare all'estero! Ti voglio bene!
- A me stessa ed al mio devastante talento!
AVVERTENZA= Il rating di questo capitolo è alto, direi ARANCIONE. Sono presenti scene erotiche non completamente esplicite, ma abbastanza da farvi arrossire! Buona lettura!
CAPITOLO 27
Quella notte
non era
riuscito a chiudere occhio. C’era qualcosa che lo stava
tormentando, anche se in realtà aveva difficoltà
ad
inquadrare cosa fosse realmente. Di una sola cosa era sicuro:
l’ansia
lo stava divorando, e la cosa lo infastidiva terribilmente,
perché
non era una sensazione che era solito provare. Sicché,
tormentato, nervoso e stanco, alle prime luci dell’alba si
era
alzato ed era sceso. Per sua fortuna il fratello del signor Anzai era
già in piedi anche lui, così gli aveva offerto
una
buona tazza di caffè per poi eclissarsi di nuovo in cucina,
lasciandolo da solo in cortile con i suoi pensieri.
Sospirò e tentò
di ordinare le sue sensazioni. Ansia, la prima e innegabile era
quell’ansia maledetta che gli aveva tolto il sonno. E
confusione.
Subito dopo si rese conto di essere quasi stordito e di non riuscire
a capire i reali motivi per cui si sentiva così.
Non lo capisco
realmente, oppure non voglio farlo? si domandò.
Provò a
focalizzare la prima cosa che gli veniva in mente.
Rei…No, idiota! A
che cosa vai a pensare? Dai, sforzati…
Respirò e tentò
di nuovo.
Il test di recupero di
quei quattro inetti, e Rei che mi sta aiutando più di quanto
immaginassi… Basta! Ma che mi prende?
Scosse la testa. La cosa
che lo sconcertò era che stava continuando a negare
razionalmente l’evidenza. Ma chi voglio prendere in
giro? La
verità è che gli allenamenti stanno andando alla
grande, che le mie speranze per i campionati nazionali probabilmente
non verranno deluse e che i quattro imbecilli passeranno di certo il
test…Il mio pensiero fisso non è altro che Rei
Hosaki!
Akagi appoggiò la
schiena alla sedia e reclinò la testa
all’indietro. Era
vero, per quanto si sforzasse di non dare peso alla cosa,
l’immagine
di lei e i sentimenti che gli scatenava non gli davano tregua.
Una volta e per sempre,
c’erano delle cose che doveva ammettere con se stesso. Prima
fra
tutte che Rei era l’unica ragazza che avesse mai amato in
vita sua.
Se ne era reso conto proprio in quei giorni, chiarendosi anche il
fatto di essersi mentito da solo per tre anni.
Aveva usato il basket
come la più patetica delle scuse. E, come se non bastasse,
gli
si era rivoltata anche contro, la mattina del loro litigio. In quel
momento, quando solo l’intervento di lei aveva avuto effetto
sullo
stato in cui era caduto, aveva compreso quanto realmente quella
ragazza significasse per lui.
La sua coscienza e i suoi
sentimenti erano rimasti sepolti e zitti per tre anni, anche se in
verità lui non aveva smesso neanche per un secondo di
monitorare la vita di Rei. L’aveva vista cambiata, ma sempre
fantastica… La sua Rei… La
ragazzina dolce e sensibile che
aveva come unica colpa quella di avergli donato tutta se
stessa…
Come ho potuto?
Proprio io, che sono così quadrato e
responsabile… Che mi
prendo cura di tutti come posso…Come ho fatto a voltare le
spalle
proprio a lei?
Ma poi, le cose stavano
ancora come le aveva lasciate tre anni prima? Una fitta forte e violenta allo stomaco lo lasciò
quasi senza fiato...
Rivide il momento in cui
era andato a chiederle di aiutarlo, e la risposta gelida di lei che
pretendeva una spiegazione in cambio.
Poi vide il suo sorriso,
ormai quasi dimenticato ma bello e luminoso, in un momento di gioia
vera. E ancora, vide lo sguardo furente e deluso della ragazza mentre
lo picchiava in sala studio.
Ma, di nuovo, inquadrò
i suoi occhi allegri e ridenti mentre lei, bagnata fradicia, giocava
in acqua.
Gli venne pensato che,
prima del terribile rifiuto che le aveva sbattuto in faccia, la gioia
di vivere di Rei si era concentrata solo ed esclusivamente su di lui.
Tutto il resto non contava.
Ma ora…
Una consapevolezza lo
colpì come un fulmine, quando la sequenza di scene gli si
ripropose in testa. Cristo santo, la sto perdendo!
Gli girò
terribilmente la testa, per un secondo, e dovette chiudere gli occhi.
Solo un’altra volta nella sua vita s’era sentito
smarrito in un
modo simile, e cioè dopo la partita contro il Kainan quando
realizzò che il suo sogno era appeso ad un filo.
Non gli era capitato
quasi mai in vita sua, ma in quel momento non sapeva davvero cosa
fare. Non poteva affrontare la cosa direttamente con lei dopo quanto
successo qualche giorno prima, non sarebbe stato credibile…
Ha ragione lei, devo
essere coerente… Ho usato il basket come scusa per tenerla
lontana,
l’ho accusata di essere un ostacolo al raggiungimento del mio
obiettivo… Adesso, l’unica scappatoia che ho
è quella di
andare fino in fondo e poi… Lottare per ciò che
voglio!
Un rumore lo distolse da
quella ridda tumultuosa di pensieri. Alzò il capo e si
girò
verso la porta d’ingresso e lì, appoggiato allo
stipite,
c’era il motivo della sua preoccupazione, che lo guardava.
-Hosaki…- mormorò,
spaesato.
La ragazza non parlò,
si limitò a camminare lentamente verso di lui. Lo
fissò
dall’alto in basso con occhi lucenti.
-Buongiorno Akagi…
Scusa se ti disturbo così presto. Posso sedermi?-.
Takenori sbatté
gli occhi perplesso, poi con un gesto le fece segno di accomodarsi.
Per qualche minuto nessuno dei due parlò. La
fissò di
sottecchi, girando il cucchiaino nella tazza. Aveva lo sguardo
pensoso, come se stesse raccogliendo le idee.
Come sei bella,
Rei…non poté impedirsi di pensare.
La ragazza alzò
finalmente la testa ed i loro occhi si incontrarono. -Scusami se
invado la tua privacy mattutina, ma ho bisogno di parlarti da
solo…
È importante…-.
Ci siamo… rifletté
lui, poi disse –Non c’è
problema… Dimmi pure-.
Rei sospirò.
–Senti, non mi fa piacere dirti questa cosa, ma è
necessario… Non posso restare fino alla fine del
ritiro… Mi
dispiace, Akagi: Mayumi ed io partiamo domani mattina…-.
Spalancò gli
occhi. –Come scusa? E perché?- la voce del ragazzo
tradiva
incredulità.
Inizialmente gli occhi
della ragazza rimasero bassi, come se si vergognasse. La vide
stringere i pugni e poi alzare gli occhi ad incontrare i suoi. Vi
scorse una luce decisa e ferma, la stessa che li aveva fatti vibrare
per tutto il tempo che avevano trascorso insieme, qualche anno prima.
-Ci sono alcune cose che
devo dirti, Akagi… Non possiamo rimandare questo argomento
all’infinito, men che meno adesso che ho deciso di tornare a
Kanagawa- gli disse con voce tranquilla.
Il capitano dello Shohoku
si ritrovò, con sua stessa sorpresa, a fingere
accondiscenza,
anche se il suo reale stato emotivo era molto più vicino ad
un’ansia divoratrice. –Forse hai ragione-.
Rei sospirò,
raccogliendo il coraggio e le forze per affrontare quel momento che
aveva atteso per così tanto tempo. –Voglio
cominciare con lo
scusarmi con te. E sappi che, più tardi, lo farò
anche
con Kogure, Ayako ed il resto della squadra. Lo so che tutti voi
avete fatto affidamento su di me, finora, per l’appoggio che
vi
serviva nel tutoraggio… Ho preso un impegno con te ed il tuo
club,
e se c’è una cosa che odio è venire
meno alla parola
data…-.
-E allora perché
lo stai facendo?- le chiese a bruciapelo. Si rese conto di aver detto
quelle parole con un po’ troppa enfasi.
Tossicchiò, cercando
di riprendere il suo solito contegno.
Il tono di Rei si fece di
botto stizzito. -Non ti sei chiesto neanche per un momento come avrei
fatto per prepararmi ai campionati nazionali?-.
Lui alzò le
spalle. –In effetti, prima di venire a parlarti, ho pensato
che non
avresti accettato proprio per via dei tuoi allenamenti. Ma dal
momento in cui hai acconsentito a venire con noi, ho creduto che non
avessi nessun problema in quel senso, e quindi non ti ho chiesto
più
niente… Anche perché, visti i rapporti che
abbiamo avuto
negli ultimi anni, non pensavo neppure che mi avresti risposto-.
Rei emise una risatina
amara. –Che idiota che sono… La verità
è un’altra,
Akagi. Quando ho accettato la tua richiesta, l’ho fatto
sull’impeto
del momento, senza riflettere né tanto meno ponderare
ciò
che ne sarebbe venuto. Il punto è che, razionalmente, non
avrei dovuto farlo… E se giovedì, quando
riprenderà
la preparazione del per i campionati, non sarò
lì…
Sarò fuori dalla squadra. -.
-Capisco… Bhè,
direi che come motivazione basta e avanza… Anche se non
capisco
davvero come ti possa essere venuto in mente di fare una cosa
così
stupida, Hosaki! Mi sorprende che una ragazza del tuo stampo possa
aver commesso una leggerezza del genere…-.
Ma che sto dicendo?
Taci, stupido idiota! Perché devi sempre trattarla in questo
modo? pensò lui, subito dopo aver parlato.
Un lampo di orgoglio
guizzò nelle iridi scure di lei. –Bene, grazie di
aver fatto
presente questa cosa, Akagi, perché anche di questo avrei
voluto parlarti…-.
-Spiegati…-.
-Ah, spiegarmi! Sei
diventato un mago della dissimulazione, negli ultimi tre anni!
Comunque va bene, farò come vuoi e farò finta che
tu
ignori completamente tutto il quadro della situazione. Ricomincio da
capo e ti spiego come stanno le cose…-.
Tacque per qualche
istante, durante il quale il ragazzo fece un gesto eloquentissimo con
la mano, invitandola ad andare avanti.
-Poco fa hai detto “una
ragazza del tuo stampo”… Non dubito che con questa
frase ad
effetto tu ti riferissi al personaggio folkloristico che mi sono
dovuta montare addosso negli ultimi tre anni. Quella dura, razionale,
intelligente, seria, ferma, intransigente ed inattaccabile…
Ice-aki, tanto per capirci!- esclamò, con acrimonia.
-Non capisco dov’è
che vuoi arrivare…- replicò lui, simulando
interdizione.
-Non lo capisci o fai
finta di non capirlo? Dimmi, Akagi, non ti sarai mica dimenticato le
ultime due volte che ci siamo parlati, prima che tu venissi a
cercarmi per chiedermi supporto?! Una è stata quando mi hai
dato, se non ricordo male, del “peso morto che avrebbe
rallentato
la tua corsa all’obiettivo basket”. E
l’altra è stata
durante il primo anno di superiori, quando ti ho chiesto se fossi
abbastanza per te così, com’ero diventata. Ora,
alla luce di
come mi conosci realmente e di tutto quello che è successo
negli ultimi tre anni, credi davvero che sia diventata “di
quello
stampo” per qualche altro motivo che non fossi tu?-.
Era riuscita a parlare
consecutivamente, con voce ferma e sicura. Respirò e,
notando
che lui non rispondeva, proseguì.
-Akagi… Takenori… Il
punto è che negli ultimi anni ho vissuto solo ed
esclusivamente in tua funzione, e non fingere di non
saperlo… Ho
fatto di tutto perché tu mi considerassi alla tua altezza!
Ma
non ho tenuto in considerazione una cosa… Anche se i motivi
che mi
hanno spinto ad eccellere in tutto erano quelli sbagliati, mai avrei
creduto di potermi appassionare realmente a qualcosa… Sto
parlando
dell’atletica. È strano, ma mi sono resa conto che
non
voglio buttare via la più grande chance della mia vita, per
la
quale ho faticato tanto e volentieri, per passione…-.
Strinse le labbra, poi
disse –Non ci rinuncerò neanche se questo
vorrà dire
perdere completamente la faccia con te. Io che ti ho sbattuto in
faccia la tua mancanza di coerenza, due giorni fa, ora sto facendo
esattamente le stessa cosa… Ma ormai non mi importa. Ho
deciso… E
volevo che tu sapessi il perchè -.
Akagi era sconvolto,
anche se non lo diede a vedere. Non si sarebbe mai aspettato tutta
quella schiettezza e limpidezza. Era cambiata di nuovo… Non
era più
la ragazzina sensibilissima ed indifesa che aveva conosciuto alle
medie, ma neppure il soldato di ferro che aveva impersonato negli
ultimi tre anni e che lui aveva visto da vicino in quei giorni. Ora
era il perfetto compendio tra l’una e l’altra cosa.
Ed era
meravigliosa. Non più ragazzina, ma ormai donna.
Con un mezzo sorriso le
disse -Ti sbagli, Hosaki… Anche se sembra assurdo, non stai
perdendo la faccia con me, perchè chi meglio del
sottoscritto
può capire? Io per il basket ho rinunciato… a
tutto il
resto. Quindi non sarò certo io a farti la predica,
tutt’altro. Anche perché se solo avessi immaginato
che la
tua presenza qui avrebbe potuto mettere a rischio la tua
partecipazione ai nazionali, non ti avrei nemmeno chiesto aiuto.
Certo… Ammetto che ora abbiamo un problema, per quanto
riguarda il
programma di tutoraggio. Ma non c’è niente che tu
possa fare
per…-.
-Invece ti sbagli, Akagi.
C’era qualcosa che potevo fare, e l’ho fatta-
rispose Rei, seria.
-Non ti seguo. Di cosa
parli?-.
-Sto parlando di Miyagi.
L’ho convinto a studiare da solo… Non
l’hai notato, ieri
mattina? Sono certa che non avrete più problemi ed il
tutoraggio personale diventerà superfluo. Basterà
seguire più da vicino Sakuragi e Rukawa… Anche
perché,
pare che addirittura Mitsui si sia messo in testa di fare sul serio!
Mi sorprende la forza di volontà che ha quel ragazzo, sai?-
spiegò lei con un sorriso.
Akagi storse la bocca, ma
non commentò.
La guardò negli
occhi, poi disse –Bhè, non credo ci sia molto
altro da
aggiungere… O forse si… In fondo hai parlato
soltanto tu, sarebbe
il caso che…-.
Rei si alzò. –No,
Takenori. C’è un momento per tutto. Questo
è stato il
mio, perché non poteva essere altrimenti. Adesso non
dobbiamo
dirci altro. Diamo tempo al tempo… Quando sarà,
ci diremo a
vicenda tutto quello che non ci siamo detti per tre anni…
Perché
ci sono parecchie cose ancora in sospeso, tra noi…-.
Si guardarono a lungo.
Anche se la reazione di lei sarebbe potuta sembrare strana, il
ragazzo l’aveva compresa. Quello che voleva dirgli era che,
in quel
momento, dovevano rimanere concentrati sui loro obiettivi primari.
Una volta portati a termine quelli, ogni altro argomento sarebbe
potuto essere affrontato. Con un gesto della testa, quindi,
annuì.
-Ora torno in camera per
sistemarmi, ci vediamo tra un po’ per colazione. E prima di
iniziare l’orario di studio, parlerò con i
tuoi… Oggi
pomeriggio, invece, Mayumi ed io faremo i preparativi per la
partenza, quindi non ci avrete tra i piedi…- disse lei.
Aveva ormai raggiunto ed
aperto la porta della saletta, ma si era voltata all’ultimo.
Fu un
sussurro, ma lui lo sentì nitidamente nel silenzio del primo
mattino. - Ah, Akagi?-.
-Dimmi-.
Sorrise in un modo così
inatteso e genuino che lui pensò di non riuscire
più a
respirare. –Grazie di aver capito…- ed a quelle
parole, sparì.
Sono stato uno
stupido, Rei… Ma la verità è che
l’ho sempre
fatto…pensò, accorgendosi che
l’ansia che lo stava
attanagliando dal giorno precedente, si stava progressivamente
attenuando.
Rei era seduta
sullo
stipite della finestra e guardava l’orizzonte che
già si
tingeva dei colori del crepuscolo. Era una serata fresca ed un
venticello frizzante giocherellava con i suoi capelli come con le
fronde degli alberi, che danzavano a ritmo di quella meravigliosa
musica inesistente.
Tutto sommato, per come
la vedeva lei, era stata una giornata meno stressante del previsto.
Quella mattina, dopo la colazione e prima che i ragazzi iniziassero a
studiare, aveva preso la parola davanti a tutta la squadra ed aveva
dato la notizia dell’imminente partenza sua e di Mayumi.
Aveva
spiegato per filo e per segno la situazione, dopodiché si
era
prodigata in un inchino, facendo a tutti le sue scuse per non aver
mantenuto l’impegno preso. Era caduto il silenzio per qualche
istante, poi si erano scatenate le reazioni più diverse.
Le matricole e le riserve
(Kakuta in particolare, che sembrava avere una specie di venerazione
per lei) erano rimasti un po’ confusi e dispiaciuti, ma alla
fine
avevano accettato la cosa con semplicità.
Kogure non nascose
neanche troppo la tristezza che provava per quella decisione. Ma era
un ragazzo intelligente, perciò le dimostrò
solidarietà
e comprensione.
–Io avrei fatto lo
stesso- le aveva detto, in un momento in cui nessuno prestava loro
attenzione.
Ayako era già a
conoscenza del fatto dalla sera precedente, ma comunque non riusciva
a fare finta di essere serena e tranquilla. Quando Rei le aveva
spiegato la situazione, la ragazza era rimasta di sale, poi era
scoppiata in una risata isteria, e poi gliene aveva dette di tutti i
colori. C’era da capirla, in fondo: per lei, la senpai Hosaki
era
una specie di modello e vederla cambiare così di punto di
bianco, ed addirittura dare l’impressione della rinunciataria
l’aveva un po’ delusa. Poi, però, aveva
capito, ed in quel
momento le aveva dato appoggio davanti alla squadra.
Anche Miyagi aveva dato
segni di insofferenza, ma non tanto per Rei, quanto per Mayumi. Si
trovava bene in compagnia della ragazza e gli dispiaceva che se ne
andasse così presto. Tuttavia aveva sorriso, facendosi
promettere di riproporre una bella partita, una volta finiti i
nazionali.
Rukawa, dal canto suo,
era in stato nevrotico. Si vedeva lontano un miglio che il suo umore
era ancora nero per la questione del giorno prima tanto che, quando
aveva sentito della partenza, a qualcuno era sembrato di vedere una
specie di ghigno sadico dipingerglisi sulla faccia. Ma era stato un
istante, tant’è che subito aveva ripreso il suo
contegno
distaccato e glaciale.
Anche Mitsui rimase
sostanzialmente impassibile, senza tradire la benché minima
emozione. Le uniche esternazioni che ebbe furono il suo unirsi a
Ryota nel richiedere a Mayumi la possibilità di una altro
match, ed una frecciatina velenosa per Rei.
-Hosaki, fai bene ad
andartene… Tanto quello che dovevi fare l’hai
fatto! E come vedi,
neanche per lo studio abbiamo più bisogno di te, dato che
Miyagi ed io siamo diventati due studenti modello!- le aveva detto,
guardandola dritta in faccia con occhi scintillanti.
Sembrava essere ritornato
il Mitsui strafottente dei primi giorni. Rei l’aveva
soppesato per
qualche istante, ma non aveva risposto, con sommo stupore dei
presenti.
Ma il peggio non era
ancora venuto, perché chi l’aveva presa davvero
male era
stato Hanamichi.
-NOOOO! CABALLERAAAA, NUN
ME LASSÁÁÁÁ!!! Si me lassi,
io
m’accidoooo!!!- elucubrò, abbracciando la gamba di
Mayumi e
piangendo come un disperato.
-Ehi, Rosso… Che ti si
è sciolto? Guarda che mica me ne vado in Nicaragua! Ci
rivediamo presto!- lo aveva squadrato lei, cercando di schiodarselo
dall’arto inferiore.
-NOOOOO! MENZOGNEEEE!!!
Come faccio qui, tutto solo, con questi buzzurri che non comprendono
la mia genialità??? Solo tu mi capisci… SOLO TU
MI VUOI
BENE!! BHUÁÁ!!! Manda a casa la befy e resta qui
cu’mmmmme!-. E giù di nuovo, con una sceneggiata
pazzesca
che lasciò tutti sgomenti.
In una frazione di
secondo gli arrivarono contemporaneamente tre cazzotoni sonici sulla
testa.
-Idiota, smettila di
comportarti come un babbeo! Un po’ di dignità!-
ruggì
Akagi, imbarazzato.
-Carotone deficiente!
Mica sono la tua balia! Guarda che ho una vita, io!- lo
sgridò
Mayumi.
Ma la sorpresa più
grande venne dalla terza persona che lo aveva colpito.
–Demente! A
chi hai dato della befana?!-. La voce di Rei aveva squillato per la
sala, decisa e indignata.
Il silenzio era caduto, e
tutti l’avevano fissata interdetti per l’inusuale
reazione. Lei
aveva girato lo sguardo su di loro, poi aveva fatto spallucce,
dicendo –Bhè, che guardate? Quando ci vuole, ci
vuole!-.
Un fragorosa risata
generale aveva sciolto la tensione che fino a quel momento aveva
aleggiato nella saletta.
-Ce l’avete sempre
con me, bashtardi!- aveva mugugnato Sakuragi, tra i denti, tirando su
con il naso.
-Umf, idioti- fu l’unico
suono che si percepì provenire da Rukawa.
La questione si era
sistemata così. La squadra si era messa all’opera
con il
nuovo piano di studio, mentre Rei e Mayumi erano uscite ad effettuare
delle commissioni, tra cui comprare i biglietti per il pullman e
contattare finalmente il coach di Rei per avvisarlo
dell’imminente
rientro.
Avevano fatto un giro per
Nagano, cercando di non farsi vedere alla pensione se non per
l’ora
di pranzo. Si stavano defilando dagli altri per rispetto, soprattutto
Rei che si sentiva in torto marcio nei loro confronti.
-Così, se vorranno
parlare male di me, lo potranno fare liberamente, senza
imbarazzi…
Dato che ho deciso di abbandonarli, non vedo perché devo
imporre ancora la mia presenza- aveva spiegato a Mayumi, quando
l’amica le aveva chiesto il perché non voleva
nemmeno
partecipare agli allenamenti pomeridiani.
L’altra aveva sbuffato.
–Secondo me ti fai troppe paranoie inutili!- fu la sua
risposta.
Nel pomeriggio, infatti,
i ragazzi erano andati ad allenarsi agli impianti e loro erano
rimaste alla pensione per sistemare le loro cose.
Ed ora, mentre ripensava
agli avvenimenti quotidiani, Rei sentì bussare. Era Mayumi,
che entrò e si sistemò sul letto di Ayako.
-Ho finito!- disse,
stendendosi.
Le due si guardarono,
tacendo per qualche istante. Poi Mayumi prese di nuovo la parola.
-Come ti senti? Sei
convinta di quello che hai fatto finora?-.
-Sai… Credo di non
essere mai stata tanto convinta di qualcosa da tanto tempo!-.
-Capisco… E… Senti,
questa cosa te la volevo chiedere già da un
po’… Con Akagi
cosa pensi di fare?-.
Rei sospirò. –Ti
dirò… Al momento non ne ho la più
pallida idea! E
francamente non mi va neppure di averla! Lui è importante
per
me, lo sanno anche i muri, ma adesso devo pensare solo ed
esclusivamente a me stessa… Poi, quando i nazionali saranno
finiti... –rispose allusivamente, allontanandosi dalla
finestra e
sedendosi sul suo letto.
L’amica ebbe uno
scintillìo d’occhi. –Ok… E
invece…- sottintese,
alzandosi e prendendo il posto dell’amica sullo stipite.
-Basta, May! La risposta
è no-lo-so!!! Non ne ho idea! Non mi sono soffermata a
pensarci, ero troppo presa dalle mie questioni… Non saprei
che
rispondere!-.
Mayumi gettò uno
sguardo fuori dalla finestra e per qualche secondo non
parlò.
Poi tornò a guardarla, con un mega sorrisone dipinto in
faccia.
-Bhè? Cos’è
quell’espressione?- chiese Rei, incredula.
-Cara la mia amica, ti
consiglio di mettere in moto il tuo magnifico cervellino,
perché
tra qualche secondo dovrai necessariamente trovare qualcosa da dire!-
esclamò l’altra.
-Ma cosa stai…-.
Non fece in tempo a
controbattere. Dal corridoio sentirono un rumore progressivo di tonfi
sordi, come se qualcuno stesse correndo per le scale facendo i
gradini due a due. Poi, sentirono bussare alla porta.
Rei fissò Mayumi
con occhi stralunati. –Avanti- disse.
La porta si aprì
e, davanti a loro, si materializzò un Mitsui ansimante e
paonazzo in volto con il borsone sportivo in spalla.
Rei scattò in
piedi. –Hisashi! Ma… Cosa ti è
successo? Che…-.
-Uhuhuh… Mi scuserete,
ma io mi vado a fare un giro! Ci vediamo a cena… Bye bye!- e
con
quelle paroline maliziose, Mayumi sparì dalla camera,
chiudendo la porta.
I due rimasero soli,
guardandosi in silenzio. –Allora, cosa è successo?
Perché
sei ridotto così?- chiese Rei, per rompere il ghiaccio.
Mitsui lasciò
cadere il suo fardello per terra. –Scusami. È
che… Finiti
gli allenamenti mi sono fatto la doccia in due minuti e sono corso
qui per arrivare prima degli altri! Perdonami l’irruzione,
Rei, ma
avevo bisogno di parlarti da solo!- rispose, sedendosi poi sul letto
di Ayako.
La ragazza sorrise con
dolcezza. Poi, però, decise di prendersi una piccola
rivincita. –Non dirmi che sei venuto per cercare di
convincermi a
non partire, perchè non ci crede nessuno dopo quelle
paroline
gentili che mi hai riservato stamattina!- esclamò,
fingendosi
indignata.
Lui curvò le
labbra in quel ghigno malizioso e seducente che tanto gli si
addiceva. –Ah, allora è proprio vero che non sei
invincibile, eh cara Hosaki?! Ci sei rimasta male, eh?
D’altro
canto…-.
Era buffissimo, mentre
cercava di fare il macho. Così, senza pensarci, Rei fece
qualcosa che in un altro momento non si sarebbe mai sognata di fare.
Mentre lui ancora parlava, gli si sedette accanto e lo
abbracciò,
stringendogli le braccia al collo. –Lo so perché
l’hai
fatto… Grazie, Hisashi-.
Lui ammutolì. Non
era la prima volta che avveniva un contatto fisico tra loro, ma
quando era successo era sempre stato lui a prendere
l’iniziativa.
Non se l’aspettava da lei invece, e gli ci volle un
po’ per
realizzare.
Rei si staccò e lo
guardò in faccia. Non guardarmi
così…pensò
lui, sentendo un brivido corrergli lungo la schiena.
-Di cosa volevi
parlarmi?- gli chiese, poggiandosi un gomito sul ginocchio e la testa
alla mano.
Il ragazzo cercò
di riprendere il suo contegno. –L’avevo capito che
te ne saresti
andata, sai? E voglio che tu sappia che credo sia più che
giusto che tu lo faccia… È per questo che ho
deciso di
impegnarmi da solo, per studiare… Volevo che capissi che di
me non
ti devi preoccupare- confessò.
-L’avevo capito… Non
credere di essere così criptico! In realtà sei
molto
più limpido di quanto pensi, se lasci alle persone
l’opportunità di conoscerti!- ed a quelle parole,
gli prese
la mano.
Il cuore di lui, in quel
momento, esplose. Ma nonostante ciò, si impose calma. Con la
mano libera le sistemò una ciocca di capelli dietro
l’orecchio
e le sorrise - Volevo chiederti come stai…-.
-Io sto bene. Confusa,
spaesata. Ma bene...-. Gli strinse la mano.
Gli occhi di lui si
fecero nebbiosi per qualche istante. Non avrebbe voluto, ma aveva
bisogno di sapere una cosa da lei. –E con Akagi? Ora che hai
deciso
di andartene, penso che avrete messo in chiaro un paio di
cose…-
azzardò, spostando lo sguardo verso la finestra.
Rei si alzò in
piedi e si stiracchiò. Poi girò la testa verso di
lui.
–A dire la verità, no… Ma ci sono delle
verità che
non possono rimanere sepolte in eterno. Quindi, quando sarà
il
momento, parleremo… È arrivato il momento che
anche lui
ricopra il suo ruolo. In fondo, tutti abbiamo un ruolo, nella vita
degli altri- spiegò, per poi voltarsi definitivamente.
Mitsui si alzò in
piedi e le si avvicinò. A dirla tutta era terrorizzato, ma
aveva solo quella chance e non poteva sprecarla. –Lo credo
anche
io. Ed è per questo che vorrei capire qual è
…-.
… il mio ruolo nella
tua avrebbe voluto dire, ma si ritrovò entrambe
le mani di
lei sulla bocca prima di poter finire, e la sua fronte appoggiata al
torace.
-Ti prego, non dirlo…-
la sentì mormorare.
Un attimo dopo le sue
labbra erano di nuovo libere, ma lei era rimasta con la testa
appoggiata ai suoi pettorali. Non poté fare altro che
abbracciarla, sentendosi ricambiato poco dopo.
-Non lo so, Hisashi…
Non sono in grado di dare una risposta… E penso che questo
non sia
nemmeno il momento di darla…-.
Lui sospirò. –Non
c’è problema… Ti capisco… E
non voglio darti problemi,
piccola-.
Le tirò su il viso
con una mano, poi sfoderò il suo magnetico sorriso impudente
–Ora vado, che se arrivassero gli altri e mi vedessero uscire
di
qui… Mi affibbierebbero una fama che non merito!-.
Rei fece una smorfietta
accattivante. –Scemo!- esclamò, spintonandolo
leggermente.
Mitsui raccolse il
borsone, e fece per uscire. Ma prima di varcare la soglia la
guardò
e disse seriamente –Non ti devi preoccupare, Rei,
andrà
tutto bene! Ricordati solo che sei fantastica… Tutto il
resto non
conta… Ci vediamo per cena- e così dicendo, si
diresse alle
scale.
-Grazie Hisashi…-
bisbigliò lei, chiudendo la porta.
Mayumi era
uscita dalla
pensione e si era incamminata per la via. Aveva ancora un sorrisetto
soddisfatto dipinto sulle labbra. Quando aveva visto dalla finestra
Mitsui correre come un disperato, aveva capito subito cosa stava
succedendo. Ormai i sentimenti del ragazzo erano evidenti come il
sole, almeno per lei che aveva un quadro completo di tutto
ciò
che era successo tra qui due.
Sbuffò,
riflettendo su quanto molesta fosse la presenza di Akagi in quel
momento storico. Per come la vedeva lei, il ragazzo aveva
già
avuto più di una chance per accaparrarsi la sua meravigliosa
amica, ma tutte le volte aveva neanche troppo cortesemente declinato
l’offerta. Ora basta, altro giro, altra corsa! E Mitsui, lei
pensava, sarebbe stata una corsa meravigliosa per Rei. Tra
l’altro,
checchè l’amica ne dicesse, anche se il
dannatissimo
Gorillone aveva per lei ancora un’importanza impressionante,
l’affascinante guardia era riuscita a farsi strada nel suo
cuore in
una misura che neppure lei avrebbe saputo realmente definire. Che
casino! pensò Mayumi, basita.
Sospirò. Forse lei
non si sarebbe mai trovata in una situazione del genere.
Sarà
che da tempo aveva smesso di credere nel grande amore. Ma, in
realtà,
almeno per quanto riguardava la sua amica, sperava che una
possibilità ancora ci fosse.
Lei era un tipo più
passionale, più carnale. In vita sua si era innamorata una
sola volta, ed il bastardo le aveva spezzato il cuore, deludendola a
morte. L’aveva lasciata per un’altra proprio mentre
lei si stava
prendendo cura di Rei. Un vero stronzo. Da quel momento non aveva
più
voluto saperne dell’amore, e tutte le volte che usciva con un
tipo
era molto più probabile che finissero avvinghiati contro un
muro, piuttosto che si rivedessero per più di un paio di
volte.
Sbuffò di nuovo.
Non aveva voglia di pensare a quelle cose.
Improvvisamente le passò
accanto il pullmino con cui la squadra effettuava i piccoli tragitti
in città, e lo riconobbe un po’ per la scritta
laterale, un
po’ perché al suo interno scorse inevitabilmente
la
capigliatura sgargiante del Carotone. Evidentemente stavano
rientrando, quindi ritenne opportuno fare lo stesso.
Poi, però, ebbe
un’illuminazione. Ma lo sai che faccio? Dato che
gli impianti
sono aperti fino a serata inoltrata, quasi quasi mi vado a fare due
tiri in palestra… Hihihi… Tanto non credo che Rei
sentirà
la mai mancanza!
Così, di corsa, si
avviò verso la sua nuova destinazione.
L’allenamento
era
andato bene, ma non era sufficiente. Non per lui. Se fosse stato
necessario, avrebbe continuato anche per tutta la notte.
Se ne era stra-fregato
delle occhiate basite degli altri quando aveva annunciato che non
sarebbe rientrato alla pensione con loro, ed anche delle battute
idiote del do’hao. Avrebbe continuato ad allenarsi da solo,
allo
sfinimento, a costo di non riuscire più a muovere un muscolo
per la stanchezza.
Io sono il migliore, e
nessuno mi dovrà più sconfiggere… Men
che meno quella
stampellona!
Gli bruciava
terribilmente, ma aveva dovuto ammettere con se stesso che tutte le
sue supposizioni su Ashida erano infondate. Era davvero un asso, per
essere solo una ragazza, ed il fatto che fosse riuscita a tenergli
testa lo confermava. Ma era frustrante, soprattutto perché
lei
incarnava tutto ciò che lui avrebbe voluto essere e che,
invece, avrebbe dovuto ancora faticare parecchio per diventare.
Tirò in
sospensione. Ciaf…fece la palla,
insaccandosi elegantemente
nella retina. Andò a raccoglierla e si rimise in posizione.
Un rumore lo distrasse.
Era un battito di mani. Si voltò di scatto, preso alla
sprovvista, e… Incrociò i suoi occhi con quelli
dell’oggetto
dei suoi pensieri.
La vide avanzare
lentamente verso di lui, con un’espressione di sufficienza
dipinta
sul viso. –Ah! Ma allora ci sono dei rari momenti nella tua
vita in
cui ti ricordi di essere un
“discreto”giocatore… Meno male, ero
quasi preoccupata che in realtà Kaede Rukawa fosse una
legenda
urbana!-.
Lui non rispose. Si
limitò a guardarla con una freddezza pari a quella di un
fiotto di azoto liquido.
Mayumi, dal canto suo,
era estremamente seria. –Che hai da guardare in quel modo,
eh?
Ancora non t’è bastata? Ti ho già detto
una volta che
questi modi intimidatori con me non funzionano,
coso…-sibilò,
quando ormai gli era ad un passo.
-Che vuoi, perticona? Mi
sto allenando, e mi stai facendo perdere tempo… Sempre tra i
piedi!- le rispose, tra i denti.
-Non mi pare che fuori
della palestra ci sia scritto il tuo nome, bello! Quindi, fino a
prova contraria, posso fare quello che mi pare, quando mi pare qui
dentro! Quindi…-.
Con un gesto fluente gli
rubò palla dalle mani. Lo scartò rapidamente, gli
girò
intorno, uscì dall’area e tirò da tre.
Centro netto e
pulitissimo. Lo fissò, con un sopracciglio alzato.
-Guarda e impara pivello…
Comunque stai tranquillino, che non sono venuta per spiarti o starti
tra i piedi, coso! Anche perché, a quanto pare, non hai
proprio niente da insegnarmi, carino!- e con quelle parole, fece per
andarsene.
Rukawa la osservò
recarsi alla porta sculettando, con il chiaro intento di provocarlo.
Non ce la faceva, era più forte di lui: quella ragazza aveva
il potere di fargli salire il sangue al cervello! Stava schiumando di
rabbia, ed il risentimento represso dei giorni precedenti nei suoi
confronti venne inesorabilmente a galla.
Parlò abbastanza
forte da farsi sentire, ma come se stesse parlando tra sé
–Stupida oca… Chi ti crederai mai di essere?! Hai
avuto solo
culo…-.
Mayumi si bloccò
di colpo. Si girò di scatto e lo guardò con gli
occhi
infuocati, ridotti a due fessure. Respirò a fondo cercando
di
calmarsi, poi lo raggiunse di nuovo camminando molto lentamente.
Lui la fissava,
palleggiando con indifferenza.
-Che vuoi, ancora? Ti ho
detto che mi intralci…- fece lui, atono.
-Sai qual è la
novità, Rukawa? Vaffanculo, ok?! Chi diavolo sei tu per
darmi
dell’oca? CHI CAZZO SEI TU PER METTERE IN DISCUSSIONE IL MIO
TALENTO?! Primo: ho due anni più di te, e solo per questo
dovresti portarmi rispetto. Ma dato che sei uno stronzetto borioso,
che non ne porta nemmeno al suo capitano, so già che non
posso
pretendere troppo da te! Secondo: il fatto di essere il figo che sei
ed essere adorato dalle donne, non vuol dire necessariamente che su
tutte tu abbia lo stesso effetto o che puoi trattarle in blocco allo
stesso modo. Io quelli come te li schiaccio sotto il tacco, ok?!
Terzo: ho sgobbato come un mulo per ottenere la fama sportiva che ho,
bello mio! Quindi NON OSARE MAI PIÚ dire che ho culo, se non
per riferirti al mio delizioso fondoschiena, chiaro?!-
sciorinò,
indicando la parte del suo corpo a cui si riferiva.
Rukawa alzò un
sopracciglio e serrò la mascella. –Non te la dare
tutta
questa importanza, perticona… Sei solo un bluf. Se non ci
fosse
stato Mitsui, non saresti andata da nessuna parte!-.
Mayumi sbarrò gli
occhi e respirò come se le avessero dato un cazzotto in
pieno
stomaco.
-Adesso basta! Ma che
vuoi da me, eh? Ne ho piene le tasche della tua boria, Rukawa! Ora
è
arrivato il momento di mettere in chiaro questa situazione, e poi non
voglio più saperne di te!- gli urlò in faccia.
-Tsk, e che vuoi fare?
Picchiarmi?-.
-Ammetto di essere
tentata, ma no! Questa cosa è nata sul campo, quindi ti
straccerò sul campo! Stavolta ci siamo solo
noi, io e te, Ashida e Rukawa. Uno contro uno, Super-Matricola, senza
esclusione di colpi. Al meglio dei venti punti e non valgono i tiri
da tre- lo sfidò lei.
-Hn, come ti pare…-
assentì lui, già pregustando la sonora sconfitta
che le
avrebbe inferto.
La ragazza si legò
i capelli e, mentre si sistemava i pantaloncini, disse fissandolo
negli occhi con un sorrisetto irriverente –Non piangere,
poi…-.
-Gioca- tagliò
corto lui, lanciandole la palla.
Il match ebbe inizio.
Mayumi iniziò a portare palla e, velocemente,
provò a
dribblare il suo avversario. Rukawa non si fece spiazzare, e subito
le impose la sua marcatura più stretta.
Non ti farò
neanche respirare pensò, quando la schiena di lei
venne a
contatto con il suo torace.
-Thò, a quanto
pare sei capace di marcare anche senza commettere fallo!
Sorprendente!- lo schernì lei, puntando un piede a terra,
proprio tra le gambe del ragazzo e voltandosi di scatto.
Erano faccia a faccia.
–Non mi spaventi, ragazzino…- mormorò.
Poi accadde tutto con
estrema rapidità. Mayumi fece rimbalzare il pallone sotto il
braccio sinistro del ragazzo, facendo perno sul piede lo
aggirò
completamente dall’altra parte, riprese il pallone, due
passi,
stacco e…
-E due!- disse con
nonchalance, guardandolo.
Lui rimase impassibile.
–Palla a me- disse soltanto.
Stavolta fu lui a
cominciare. Sicuramente la sua statura e stazza fisica lo
avvantaggiavano in un corpo a corpo con lei, ma la ragazza era veloce
e tenace. Presto, infatti, se la ritrovò addosso come fosse
incollata.
Sentiva inevitabilmente
le forme di lei aderirgli alla schiena. Gli salì un moto di
stizza, perché la cosa, inspiegabilmente, lo stava
distraendo.
Improvvisamente la sentì allontanarsi, ed
approfittò
per girarsi e tentare l’inserimento. Volò a
canestro. Lei
tentò un salto difensivo, ma fu inutile. La schiacciata
andò
a segno.
–Due pari- sibilò
lui, lanciandole il pallone.
Wow…È davvero
bravo, devo ammetterlo… E non solo quello… ragionò
Mayumi. Era vero, lo detestava con tutta se stessa per il suo modo di
fare. Ma bisognava essere oggettive: Rukawa era davvero un ragazzo
affascinante e la cosa, ora che erano impegnati in quel match
atipico, le stava facendo un certo effetto.
Prese il pallone e
ricominciò.
Lo scontro si animò
subito dopo. Il tasso agonistico di entrambi era alto, e nessuno dei
due sembrava voler in nessun modo cedere il passo. Dopo un altro paio
di azioni, che li avevano portati su quattro pari, la questione perse
il suo carattere sportivo.
Era diventato un gioco al
massacro. Non c’erano più margini alle regole, non
contavano
più nemmeno i falli.
La marcatura divenne una
danza adrenalinica, gli spazi si riducevano e le reazioni fisiche
erano evidenti. Presto furono entrambi sudati ed ansimanti, con il
fiato corto e gli occhi brillanti.
Erano sul dodici a dieci
per Rukawa quando Mayumi, in attacco, si lasciò prendere
alla
sprovvista e si ritrovò intrappolata in una marcatura
strettissima. Sentiva il cuore di lui battere all’altezza
della sua
scapola sinistra, ed il calore del corpo infiammarle ogni singolo
centimetro di pelle che avevano in contatto. Rukawa avanzò
di
un passo e la sua gamba si frappose a quelle di lei, mentre con il
braccio sinistro la circondava quasi completamente.
Mayumi voltò
appena la testa e si trovò il viso di lui a pochi centimetri
dal suo. -Stai giocando sporco, ragazzino- bisbigliò con il
fiato corto.
Lui non rispose, ma tentò
di rubarle la palla che lei teneva stretta vicino allo stomaco. Il
tentativo andò a vuoto, ma la sua mano finì
inevitabilmente per sfiorarle prima l’addome e poi il fianco.
In quel momento sentì
una scarica colpirlo al basso ventre. Mayumi, anche lei stordita da
quel contatto, però si accorse del momento di esitazione e
ne
approfittò. Si smarcò e segnò.
Che mi prende?
pensò Rukawa.
Alzò gli occhi su
di lei. La vide avvicinarsi con fare compiaciuto. Tuttavia, era
diversa rispetto a quando avevano cominciato a giocare. Era
quasi…
…sexy…ma che cazzo
vai a pensare, idiota…si disse, scuotendo
lievemente la testa.
Mayumi gli si mise
davanti, la distanza tra loro era misurabile con un foglio di carta.
Lo guardò negli occhi e poi, avvicinandogli le labbra
all’orecchio, mormorò con voce melliflua
–Di nuovo pari,
gioia…-.
Ripresero. Ma, azione
dopo azione, quella specie di tensione magnetica sembrava aumentare a
dismisura. E lui non riusciva a farci nulla, anzi…
Più la
sua voglia di batterla cresceva, più aveva desiderio di
starle
addosso e di sentirla. Inoltre, il fatto che lei gli stava tenendo
testa in quel modo, per l’ennesima volta, gli stava facendo
correre
ancora più forte il sangue nelle vene.
Mayumi, dal canto suo, si
sentiva come fuori di testa. A differenza di lui, sapeva esattamente
cosa stava succedendo e cosa si stava innescando. Quella che stava
correndo tra loro era un’elettricità particolare,
dovuta
alle forti e contrastanti emozioni che si erano riversate in quella
partita.
Faceva fatica a
focalizzare i propri pensieri, anche se sentiva dentro di sé
crescere due certezze: doveva sconfiggerlo, e... Stronzo, se
non
fossi così spudoratamente figo...!!!
Ora
era in attacco. Lentamente iniziò a palleggiare, da una mano
all'altra. Lo guardava diritto negli occhi, ed un sorrisetto
impudente gli si dipinse sulle labbra.
-Allora,
Super Matricola? Che vogliamo fare? Te la vieni a prendere questa
palla, o ti aspetti che... Te la serva su un piatto d'argento?- lo
sfidò.
Gli
occhi di lui brillarono di stizza. Poi alzò una mano e le
fece
segno di procedere.
Non
se lo fece ripetere. Rapida come un lampo, avanzò in corsa
proprio verso di lui, come se volesse sbattergli contro. Quando gli
fu a meno di un metro, lui tentò di agganciare la palla, ma
mancò la presa. Vide la sfera sfrecciargli sotto le gambe e
la
figura di lei superarlo a sinistra. Sentì il sui corpo
fargli
leva sul braccio, e fu costretto a voltarsi. Visse quel momento come
andasse a rallentatore: l'intera lunghezza del braccio percorse il
torace di lei, finché non percepì sulla mano la
morbida
rotondità del suo seno.
Poi
fu libera. Riprese al volo la palla e andò a canestro.
Maledetto! Se continui a mettermi le mani addosso
in questo
modo non riesco a rimanere concentrata!
pensò lei, ansimando.
Rukawa
in quel momento sentiva di odiarla sempre di più, un po'
perché era evidente il suo talento un po' perché
gli
procurava quelle sensazioni. Ormai era innegabile: era eccitato.
Erano
ormai sul diciotto pari. Quel punto sarebbe stato decisivo.
Rukawa
tirò e la palla prese il ferro. Entrambi corsero e saltarono
per il rimbalzo. Lui arrivò sul pallone per primo, ma la
ragazza non si arrese ed, impertinente, sgomitò quando erano
ancora in aria. La sfera gli sfuggì di mano e
schizzò
via dall'area.
Toccarono di nuovo terra
e lui si voltò subito per recuperare la palla. Nel farlo le
diede una spallata, e la ragazza perse l'equilibrio.
Fu tutt'uno: Mayumi si
sentì cadere ed istintivamente allungò il braccio
per
aggrapparsi al primo appiglio stabile che avesse trovato. E
quell'appiglio fu la maglia di lui. Cadde a terra, trascinandolo con
sé.
Si ritrovò a
stringere gli occhi, stesa sul parquet. Il cuore le batteva
all'impazzata ed aveva il fiato corto. Sentiva un peso gravarle
addosso e, quando aprì gli occhi, si ritrovò
faccia a
faccia con lui. Le era disteso sopra, le gambe intrecciate alle sue
ed un gomito puntellato appena sotto il suo braccio destro. Si
fissarono quasi rabbiosamente, entrambi ansimanti.
-Soddisfatta?- ringhiò
lui, al limite della tensione, abbassando il viso sul suo.
-Non ancora- sibilò
lei.
Poi, la ragione si polverizzò e si ritrovarono avvinghiati
in un bacio rovente in cui non
c'era tenerezza, ma con il quale sembravano ancora voler imporre la
propria
supremazia sull'altro.
Mayumi gli mise una mano
tra i capelli e lo tirò ancora di più verso di
sé.
Alzò la gamba sinistra e gli cinse la vita, così
da far
aderire i loro bacini.
Le loro lingue si
incontrarono più e più volte, mentre dei gemiti
sommessi già uscivano dalle loro gole.
Rukawa non era più
in sé. La sua mano corse velocemente lungo la gamba di lei,
fino a raggiungere il fianco. Violentemente le sollevò la
maglietta, la liberò dall'ingombro del reggiseno e la
palpò
rudemente.
Mayumi si sentiva andare
a fuoco. Non ce la faceva più, l'eccitazione le era salita
alle stelle. Con la mano gli strinse i capelli e si liberò
dal
bacio scendendo con la bocca sul suo collo. Lo leccò, poi lo
morse. Lo sentì gemere.
Lui scese con la testa
sul suo seno, passando la lingua su tutti i punti che poco prima
aveva toccato.
Non sembrava esserci
tregua, solo una febbrile frenesia, un'urgenza sfiancante.
Quasi con disperazione,
Mayumi iniziò ad armeggiare con i propri pantaloncini e,
tornando a baciarlo, riuscì definitivamente a liberarsene.
Poi
gli prese la mano e se la portò tra le gambe.
Non parli più
adesso, eh? pensò
lui.
Rapidamente le scansò le mutandine, poi le entrò
dentro
con due dita. Un ansito sfuggì dalle labbra di lei, subito
messo a tacere da un altro bacio violento.
Bastardo, pensi che
sia così facile? con un
gesto di stizza gli strattonò via la mano, senza riuscire a
trattenere un gemito. Rapidamente gli avvinghiò le gambe
intorno ai fianchi, lo liberò dai pantaloncini e dall'intimo
e
con un gesto fluido lasciò che le entrasse dentro.
Rukawa
ansimò di piacere, tuttavia si irrigidì per la
sorpresa
di quel gesto irruento. Serrò gli occhi, e quando li
riaprì
incontrò lo sguardo incandescente di lei.
-Umf,
pivello...- gli disse, leccandosi le labbra.
Qualcosa
nel ragazzo si risvegliò. L'amplesso che ne seguì
fu un
misto di rabbia, agonismo e senso di rivalsa. Fu breve, ma
sconvolgente.
Con
un sospiro, Mayumi puntellò le mani sul suo petto e lo
scansò
da sé. Rukawa si lasciò andare, stendendosi al
suo
fianco. Entrambi giacquero ansimanti con gli occhi fissi al soffitto.
Un
silenzio gelido cadde nella palestra.
Mayumi
si tirò a sedere, ricomponendosi. Si alzò in
piedi,
raccolse i pantaloncini e si rivestì. Il suo sguardo
vagò
per qualche istante, poi un sorrisetto le si dipinse in faccia.
Voltò
leggermente il capo verso di lui ancora a terra. Uomini...
pensò.
Si
mosse rapidamente verso l'altra metà campo e
recuperò
la palla. Palleggiando con disinvoltura si avvicinò
nuovamente
al canestro.
Rukawa,
sentendo il rumore del pallone sul parquet, girò la testa e
seguì i movimenti di lei con lo sguardo.
Gli
si fermò a fianco, fissandolo. Un ultimo palleggio e il
tiro...
Uno
scintillio negli occhi di lei fu l'ultima cosa che notò
prima
che la palla si insaccasse nella retina del canestro.
-...e
venti- disse Mayumi con sufficienza mentre già gli voltava
le
spalle, dirigendosi all'uscita.
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PUFFOLINI
DELLA MIA ESISTENZA TRAVAGLIATA E PRIVA DI STIMOLI CREATIVI!!! ME
SCUSERETE PER IL RITARDO!!! HO AVUTO DEI SERI PROBLEMI A SCRIVERE
QUESTO CAPITOLO! E LA COLPA è TUTTA DELLA BASTARDISSIMA
KITSUNE, IL CUI PERSONAGGIO NON SI PRESTAVA MINIMAMENTE ALLA SCENA
FINALE!!! HO DOVUTO FARE I SALTI MORTALI PER RIMANERE IC (E NON SONO
SICURA NEMMENO DI ESSERCI RIUSCITA DEL TUTTO... MA VOI MI
PERDENERETE: HO FATTO DAVVERO DEL MIO MEGLIO!).
QUESTO
CAPITOLO è STATO PARTICOLARMENTE DIFFICILE DA SCRIVERE,
TANT'
è CHE MI CI SONO VOLUTI BEN 10 GIORNI... SPERO SOLO CHE SIA
VALSO LA VOSTRA ATTESA!
MA
ORA VENIAMO A VOI!
Eiden=
Carissima!
Benvenuta! Come si dice: meglio tardi che mai! Poco importa che tu
abbia cominciato a leggere a ridosso della fine della storia... La
cosa che conta è che tu l'abbia fatto e ne sia rimasta
soddisfatta. Per me è la gioia più grande! Mi fa
un
estremo piacere sentirti dire che questa storia è nello
stile
“Slam Dunk”, perchè mi sono davvero
sforzata fin
dall'inizio di seguire il filone del sensei Inoue e non portare i
suoi meravigliosi personaggi OOC (si, anche quel rompipalle cronico
di Rukawa che, per la cronaca, non fa impazzire neanche me,
però
c'è e ce lo teniamo così!). Ti ringrazio per i
bei
complimenti sullo stile di scrittura e chiedo venia per gli errori di
battitura, ma capita che spesso debba postare senza prestare troppa
attenzione al dattiloscritto. Cercherò di fare del mio
meglio
per evitare anche queste piccole beghe. La cosa che più mi
rende contenta è che tu abbia apprezzato i miei personaggi
originali e la loro funzione all'interno dell'universo pre-costruito
di SD. Ma dimmi un po': che ne pensi di Mayumi in questo capitolo?
Come hai detto tu, Potere Alle Donne fino in fondo!!!
Aspetterò
molto volentieri altri tuoi pareri! Ci conto! Un bacio enorme!
Trilla=
Ok,
ok... Magari non è che ci sia stato esattamente del
tenero...
Però qualcosa c'è stato! E che qualcosa!
D'altronde,
anche due nemici possono attrarsi, no? Hihihi! Che ne pensi? Fammi
sapere! Kisses!
Miss_Chroma=
Tesoroooo!!!
Non puoi capire quanto ti ho pensata mentre scrivevo questo
capitolo!!! Tra me e me dicevo “Chissà che
ispirazione avrà,
Mari, leggendo?!”. Guarda, spero davvero tantissimo di non
aver
deluso le tue aspettative! Che ne dici di questo atipica
“storia”
tra i due nemici? Io l'ho trovato un passaggio obbligato... Anche
perchè Ru non è uno da Pucci-Pucci Smack-Smack...
E
nemmeno Mayumi!!! Io penso che sia qualcosa di intrigante... E sono
contenta che tu mi abbia appoggiata nel proporre questa accoppiata...
Presto ti contatterò per e-mail... Ho qualcosa da
mostrarti...! Baci, mia adorata artista del disegno!
Xamia=
Tesoro
mio, non credo di doverti dire poi così tanto... 'Sto
capitolo
è stato un parto plurigemellare, e ti ringrazio tanto per
l'aiutone monolitico che mi hai dato! (Mmm, anche se poi, era un
aiuto non molto disinteressato, dato che la scena
“esotica”
toccava al tuo alter ego!! Bashtardona! Ora non sei più
curiosa, immagino! Sei soddisfatta? I love you, tua Rei!
Aka_Z=
Ed ecco il tuo capitolo dal rating alto... Non è proprio
rosso, ma un bell'arancione!Ti ha soddisfatta?! Io direi che il buon
Ru più domato di così non si può! E'
stato un
vero casino scrivere questo capitolo, un po' all'inizio ho avuto
problemi seri con la gestione di Akagi e dei suoi sentimenti... Ed un
po' alla fine con questa dannata scenetta hard! Il pezzo più
semplice è stato quello centrale! (Ma và?!
Chissà
perchè! Uhuhuh!)... La reazione di Rukawa, comunque,
è
presto arrivata... Purtroppo per lui non è stata una vera e
propria vendetta! Oddio, in realtà possiamo dire con
certezza
che la cosa non gli sarà affatto dispiaciuta sul lato
fisico... Ma indubbiamente il suo orgoglio, stavolta più di
tutte, ci metterà un po' a smettere di inveire contro
l'universo intero! Per rispondere al tuo PS dello scorso commento:la
sfida ce l'avevo in programma già da un po'... D'altro canto
era funzionale a questo capitolo! MVPuffolin, io aspetto come sempre
la tua opinione e spero proprio di aver soddisfatto il tuo palato
fino! Un bacio enorme!
Scorpy=
Ehi! Avrai la pazienza per
finire questa ff ed attendere che cominci a scrivere il seguito? Io
credo di si... Anche perchè sto preparando una storiellina
mooolto simpatica che, come ho già detto,
incontrerà
parecchio i tuoi gusti! Nel frattempo, spero che questo capitolo ti
abbia stuzzicata! Credo che Mayumi, in questa sede, abbia raggiunto
il top del suo personaggio! NO! Compassione per Rukawa?! Stiamo
scherzando?! Dopo l'ultima scena ci ha pure rimediato “il
dolce”!
Perchè compatirlo? Uhuhuh! (povero Ka-chan!). Sono
contentissima che i tuoi esami siano stati un successo, ti ho pensato
spesso e speravo proprio di riuscire a supportarti in qualche modo!
Brava! Aspetto una tuo opinione su questo capitolo! Un bacio grande!
Kobe90= Ciao!! Quando ho letto di nuovo il tuo nick c'è mancato poco che svenissi! E che recensione, ragazzi miei! Ti ringrazio tantissimo, il fatto che una grande estimatrice di SD ma soprattutto di basket non abbia trovato da ridire sulle mie scelte! Lo so... Il volpino è “baskettomane inside”, e francamente ( a prescindere da tutti i riferimenti fatti da Inoue) non sarei riuscito a vederlo di nessun'altra squadra che non fossero i Celtics! (Il riferimento ai play-off era doveroso... Peccato non poterne mettere altri! Soprattutto alla vittoria della “sua futura squadra”! Mi scuserai, ma il mio statu di tifosa non riesce a rimanere troppo calmo!). Bhè, in effetti la parte in cui la kitsune chiede scusa (seppur a suo modo) è stata esilarante, e la dicotomia che gli ho creato con il personaggio esplosivo di Mayumi è esplosa in questo capitolo, nella scenetta finale! Che ne pensi? In effetti credo che la tensione agonistica assomigli molto alla tensione sessuale, in qualche modo... Poi se a giocare sono Mayumi e Kaede... Che altro poteva succedere? In effetti a Rukawa non ne ho fatta passare una, di figuraccia... Ma che altro potevo fare? Il suo personaggio è così dannatamente riuscito... Almeno stavolta volevo farlo sembrare più umano, nei limiti dell'IC! Cmq c'avevi preso sul fatto che sarebbe successo qualcosa, ha davvero l'occhio lungo! (sappi che con la parte sui 3 comandamenti di Rukawa mi hai fatto sentire male dalle risate! Che spasso!). Passando all'altro versante della storia... Bhè, in effetti ti dirò che se dopo questo capitolo Akagi non si da un colpetto di defibrillatore, è quasi sicuro che non ce la possa fare! Anche perchè, come avrai visto, il nostro Hisashi è davvero sul piede di guerra! Ma tanto, gira che ti rigira, non è sempre la donna a scegliere? Questa partita sembra essere quasi esclusivamente nelle mani di Rei... Sempre che il Gori decida finalmente di calare le sue carte e giocare a viso aperto... Chissà, vi lascio nel dubbio... Tanto mancano solo 3 capitoli! Ti ringrazio tanto per la bella recensione e sono contentissima che tu abbia continuato a seguire la mia storia! Aspetto fiduciosa di sapere cosa ne pensi di questa parte finale! Kisses!
OK,
MIEI MAGICI PUFFETTI... IO VADO... ANCHE PERCHè, CALCOLANDO
CHE STO POSTANDO CON 4 GIORNI DI RITARDO, MI DEVO IMMEDIATAMENTE
METTERE A SCRIVERE IL CAPITOLO 28! PER VOSTRA FELICITà!
MANDO
UN MEGA BACIO ANCHE A TUTTI QUELLI CHE MI LEGGONO SENZA COMMENTARE...
PERCHè ANCHE VI SIETE SPLENDIDI!
UN
BACIO “ESAURITO” DA
LIGHT
DN