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Autore: Benio Hanamura    29/05/2014    1 recensioni
[Mademoiselle Anne/Haikara-san ga toru]
“Il mio nome è Kichiji Hananoya… o meglio, questo è il mio nome dall’età di 15 anni. Fino ad allora ero Tsukiko, la sesta figlia della famiglia Yamada...”
Nel manga originale della Yamato è detto ben poco del passato della geisha Kichiji, che fa la sua prima comparsa come causa inconsapevole di gelosia della protagonista Benio nei confronti del fidanzato Shinobu, ma che poi si rivelerà essere solo una sua ottima amica e stringerà una sincera amicizia con Benio stessa, per poi segnare anche l’esistenza del padre di lei, vedovo inconsolabile da tanti anni.
Per chiarire l’equivoco e per spiegarle quale rapporto c’è davvero fra lei e Shinobu, Kichiji racconta la sua storia del suo passato a Benio, dei motivi per cui è diventata geisha, abbandonando suo malgrado il suo villaggio quando era ancora una bambina, ma soprattutto del suo unico vero amore, un amore sofferto e tormentato messo a dura prova da uno spietato destino…
Dato che questa storia è solo accennata nel manga, ma mi è piaciuta e mi ha commossa molto, ho deciso di provare ad approfondirla e di proporvela come fanfiction!
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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    Lo giuro, mi impegnai con tutte le mie forze a seguire i saggi consigli di mia cugina, ma era una cosa molto più facile a dirsi che a farsi: se in tutti quegli anni non ero riuscita, mio malgrado, a dimenticare Koji, come avrei potuto ora, che il mio sogno (che ritenevo impossibile!) di rivederlo si era invece realizzato? Così ancora più spesso la mattina mi risvegliavo dopo aver sognato di lui, ed i miei sogni erano sempre meno infantili… Invidiavo tanto Sakura, che era felice insieme al suo danna, di cui era evidentemente innamorata, e che nonostante avesse una sua famiglia pareva ricambiare la sua devozione; ed ancora di più invidiavo Yuriko, soprattutto quando tempo dopo una sua lettera mi annunciò che era in attesa di un altro bambino. Dopo così tanto tempo ripensai con rancore a mia sorella Hanako, che praticamente non conoscevo, dato che ero troppo piccola quando era andata via di casa: se solo si fosse dimostrata più devota verso i nostri genitori, se solo non si fosse del tutto dimenticata della sua famiglia abbandonandola al suo destino non appena la sua incredibile fortuna le aveva sorriso mettendola sul cammino del signor Sato! Chissà, se non fossi stata soffocata dal lavoro fin da bambina avrei frequentato regolarmente la piccola scuola del villaggio ed avrei anche potuto conoscere meglio Koji, stabilire fin dall’inizio un più forte legame con lui, ma soprattutto né le mie sorelle né io avremmo dovuto lasciare la nostra casa. Sì, magari Koji sarebbe partito ugualmente per l’accademia militare, ma prima o poi sarebbe tornato da me ed avremmo potuto essere felici anche noi, come Nobuyuki e Yuriko… Da bambina non potevo capire quanto grave fosse stato il suo abbandono, e mi faceva soffrire ed arrabbiare sentire la gente del villaggio parlare male di Hanako, definirla una cattiva ragazza, una pessima figlia: a mio parere parlavano soltanto per invidia, l’invidia verso una contadina come loro che aveva trovato il suo principe che l’aveva resa una principessa proprio come in una bellissima favola; quanto avevano ragione invece!!!
   Ovviamente tormentarmi per questo non sarebbe servito più a niente. Avrei tanto voluto incontrare Hanako, chiederle perché si era comportata in quel modo tanto egoista, ma sapevo anche che non sarebbe mai accaduto, soprattutto ora che avevo anche cambiato la mia identità: avremmo anche potuto trovarci l’una di fronte all’altra in qualsiasi momento, che so, in un tempio, in un teatro, per strada, magari era già accaduto, ma non lo avremmo mai saputo. Comunque per tentare di reprimere tutti quei pensieri che sempre più mi opprimevano mi impegnavo il più possibile nel mio lavoro, e per un po’ mi riuscì benissimo, tanto da guadagnarmi molti elogi da parte di Kikyo-san e dalla okasan, nonché un’agenda particolarmente piena di impegni. La okasan mi disse che si aspettava che io sarei diventata una delle geishe più popolari di Tokyo, se non la più popolare, ed io le risposi che mi sarei impegnata con tutta me stessa per riuscirci. Tuttavia tutti i miei buoni propositi precipitarono drasticamente ed irreparabilmente come un castello di carte quando, un mese dopo il nostro ritrovamento, vidi Koji presentarsi di nuovo all’okiya, questa volta non in occasione di una festa ma per incontrare soltanto me, ed era venuto senza il suo amico.
   “Sono molto felice di rivederti, Koji, ma richiedere un appuntamento privato con una geisha è molto costoso, e tu solo per incontrare me…” troncai la frase per l’imbarazzo: forse la mia osservazione era molto indelicata, anzi, lo era senz’altro: parlare di denaro con un cliente, praticamente chiedergli se poteva davvero permettersi la mia compagnia! Ma l’emozione di averlo rivisto così presto mi aveva impedito di ragionare, e comunque era stato anche lui, al villaggio, a dirmi che con lui avrei potuto parlare di tutto, infatti non prese male il mio commento, piuttosto mi ringraziò per la mia premura.
“Oggi è stato giorno di paga, e da tanto tempo volevo incontrarti, da solo! Volevo assolutamente scusarmi per averti fatto aspettare tanti anni, ma non ho potuto venire da te prima, per via dei miei impegni all’accademia; ed anche agli inizi della carriera, i superiori sono molto severi! ”
“Non devi scusarti con me, Koji, anzi, io non ci speravo sul serio: so che tu non avresti mai detto che saresti venuto a trovarmi tanto per dirlo, ma con tutti i tuoi impegni come avresti potuto preoccuparti anche di me? Ti sono molto grata invece: ero soltanto una bambina, ma tu hai mantenuto la promessa!”
“Tsukiko… Sì, per tutti gli altri ormai sei Kichiji, ma per me resterai sempre Tsukiko… Sul serio, io non ti ho mai considerata “soltanto una bambina”, devi credermi! E non ho mai dimenticato la nostra promessa! Nel poco tempo in cui ci siamo frequentati al villaggio ho provato un’istintiva simpatia per te, e quando hai deciso di sostituire la povera Aiko qui all’okiya ho ammirato profondamente il tuo coraggio, il tuo spirito di sacrificio! Tanto che devo confessarti una cosa: quella sera, quando sono venuto qui con Shinobu, speravo proprio di incontrarti, perché avevo chiesto tue notizie a tuo zio, quando ho avuto modo di incontrarlo qui in città, e lui mi ha detto del tuo debutto e di quanto ti fossi fatta valere, impegnandoti nella tua professione con tutta te stessa!”
   Non potevo crederci: dunque era proprio così, Koji quella sera era venuto apposta per me! O almeno era venuto lì anche per me, non solo per svagarsi con il suo amico, nel nostro okiya come avrebbe potuto fare in qualsiasi altro posto… Mentre lo ascoltavo come rapita, sforzandomi di convincermi che si trattava della realtà e non del mio ennesimo sogno, i buoni consigli di Sakura, le raccomandazioni di Kikyo e le aspirazioni della okasan, tutto si allontanava da me, nulla esisteva più se non Koji, che era lì, davanti a me, dicendomi ciò che mi ero sempre vergognata anche solo di sognare e che era ora più reale che mai.
   “Anche se venendo all’okiya speravo di incontrarti quando ti ho vista sono rimasto comunque colpito, Tsukiko, perché sei diventata molto più bella di quanto mi aspettassi… E mi sono reso conto che mai nessun’altra ragazza mi aveva fatto questo effetto finora!”
   Anche se avevo sognato tante volte una cosa del genere pur non credendoci veramente altrettante volte avevo anche immaginato come avrei risposto a Koji: gli avrei detto che lo amavo, anzi, che l’avevo sempre amato; gli avrei detto che non avevo mai smesso di sperare di ritrovarlo un giorno e che le sue parole mi avevano resa immensamente felice, e poi gli avrei detto tante altre cose… Ma una cosa è il sogno una la realtà, ed ancora una volta l’imbarazzo ebbe il sopravvento, bloccandomi totalmente.
   Fino a poco tempo fa nel nostro okiya c’era una ragazza con la quale stavo stringendo amicizia, Kotone. Una ragazza un po’ più anziana di me, molto graziosa ma altrettanto ingenua e timida, così timida che fin dall’inizio la okasan aveva preferito indirizzarla allo studio di uno strumento musicale piuttosto che della danza. La okasan ci aveva visto giusto, Kotone aveva subito sviluppato grandi capacità e le sue prestazioni erano molto richieste alle feste. Le si prospettava una brillante carriera fino a poco dopo il suo debutto, quando era stata avvicinata da un cliente, Ito-san, che aveva dimostrato grande interesse nei suoi confronti. Ito-san  era un commerciante, ed era anche un uomo molto affascinante, che era riuscito a fare molti soldi nonostante fosse molto giovane rispetto ad altri uomini che lavoravano nel suo campo, dove era invidiato e stimato. Tuttavia Ito-san aveva anche una brutta fama, quella di inguaribile donnaiolo, ma Kotone non ci aveva badato: lui l’aveva incantata con false lusinghe,  l’aveva fatta innamorare di sé promettendole che presto avrebbe concluso un grosso affare e l’avrebbe riscattata, l’amava ed avrebbe lasciato sua moglie per sposarla! Con la conseguenza, tutt’altro che inaspettata, che dopo non molto tempo che lui era divenuto il suo danna lei era rimasta incinta. Ma la felicità con cui lei gli aveva annunciato la notizia si era trasformata immediatamente in disperazione di fronte al drastico cambiamento di atteggiamento di lui, che dopo una reazione tutt’altro che positiva le aveva seccamente offerto una considerevole somma di denaro per sbarazzarsi del bambino, dimostrandole una volta per tutte che si era soltanto divertito in quei pochi mesi: sua moglie era effettivamente una donna insopportabile, come lui diceva, non l’aveva mai amata, ma al contrario era fin troppo legato alle nobili origini della sua famiglia, anche perché lui era ricchissimo, ma era di origini assai meno illustri. Kotone non avrebbe mai accettato una cosa del genere, ma lui fu molto chiaro: non avrebbe mai riconosciuto quel figlio, e se lei non se ne fosse liberata quanto prima avrebbe fatto scoppiare uno scandalo, accusandola di averlo avuto con chissà chi, un altro cliente o chiunque altro, ed rivendicandosi anche sull’okiya, in quanto una sua geisha non aveva dimostrato la dedizione che in quanto danna gli sarebbe stata dovuta. Con il risultato che Kotone una notte era fuggita dall’okiya, per essere ritrovata morta in un vicolo di un quartiere malfamato qualche giorno dopo, in un lago di sangue, per via di un aborto spontaneo.
   Purtroppo il finale della storia di Kotone non era un caso straordinario, era risaputo che una geisha non poteva fare di testa sua, pena sofferenze ben più grandi di un amore non corrisposto, dato che la geisha è di proprietà dell’okiya, dell’okiya e poi di colui che diventa il suo danna; e storie ancora peggiori hanno sempre circolato a proposito delle prostitute: storie di abbandoni, tradimenti, violenze, suicidi o altri tipi di morti tragiche… Ho avuto la storia della mia amica davanti agli occhi nell’ultima fase del mio apprendistato da maiko, ma molte altre erano state raccontate da Kikyo-san e dalle altre geishe, che si preoccupavano così di scoraggiare da certi intenti le giovani, ben consapevoli che era la verità, e non storie inventate come quella del folletto dispettoso della neve che aveva rubato le dita al signor Yamamoto. Così, come le mie giovani compagne, anch’io avevo sempre cercato di essere prudente e di dare  retta alle più anziane.
   Mentre Koji continuava a parlarmi, rivolgendomi quella che per quanto assurdo era in tutto e per tutto una dichiarazione d’amore, la storia di Kotone mi era tornata all’improvviso in mente,  per il timore che anche la mia storia, come la sua e le altre che avevo solo ascoltato, potesse avere un triste finale. Ma quell’ombra cupa che per un attimo aveva offuscato la mia immensa felicità svanì altrettanto rapidamente appena sentii la sua mano calda che mi sfiorava il viso per asciugarmi una lacrima. E svanirono anche tutti i miei dubbi e le mie paure: Koji era troppo diverso da Ito-san e da tutti quegli uomini che consideravano le geishe soltanto come bambole da ammirare e con cui divertirsi secondo i propri capricci per poi gettarle via come scarpe vecchie. Se diceva di non considerarmi soltanto una bambina era la verità, e tanto meno avrebbe mai detto di amarmi se non fosse stato così: Koji, il mio salvatore che mi aveva riportata a casa quella notte sotto la neve, il mio amico e confidente del villaggio, il mio sogno romantico di tanti anni che ora diventava una meravigliosa realtà. Quando, tenendo gli occhi chiusi, sentii le sue labbra sulle mie ne ebbi la totale certezza. Koji non aveva mai smesso di pensare a me, così come io non avevo mai smesso di pensare a lui, ed ora eravamo di nuovo insieme. Non avevo più motivo di dubitarne, la mia lunga attesa era stata finalmente premiata, l’attesa di un amore che era diverso da quelli di tutte quelle sfortunate ragazze, e che perciò avrebbe avuto un epilogo diverso.
     


Note:
Kotone: dal 琴 giapponese (koto) "arpa, liuto" e 音 (NE) "suono". Ho scelto questo nome apposta!!!^^’’
  
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