Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: Maty66    29/05/2014    4 recensioni
L’amore che ciascuno di noi può dare agli altri, per quanto ci si sforzi, è sempre e comunque un amore imperfetto.
Questa è l’ultima storia della serie “Storie di amore e di amicizia”.
Ben e Laura si amano più che mai e sono genitori, Ben e Semir sono sempre migliori amici e sono tornati ad essere colleghi di lavoro.
Tutto sembra essere tornato al suo posto nel puzzle della vita.
Ma le cose possono cambiare da un momento all’altro.
Genere: Avventura, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie d'amore e di amicizia'
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E’ tutta colpa tua
 
Ben trattenne  il fiato mentre entrava nella stanza ed apriva gli armadi; ma già dalle  ante socchiuse aveva visto che la maggior parte dei vestiti di Laura erano spariti.
Con il respiro sempre più affannato andò in bagno solo per notare che anche lì tutti gli oggetti  della moglie erano spariti.
Una mano ghiacciata scese sull’animo del giovane; cercò di restare razionale: dopotutto se Laura aveva preso le sue cose non aveva intenzione di commettere sciocchezze.
Con questa speranza nel cuore rientrò nella stanza da letto ed il suo sguardo cadde sul biglietto in bella vista sul suo comodino.
Con le mani che gli tremavano lo aprì. La grafia era quella di Laura. C’era scritto solo un  nome ed un numero di telefono,  ma quella scritta fu sufficiente a mandarlo nel pallone.
 “Cedar Clinic, 023878590”
Ben  conosceva quella clinica: era una clinica psichiatrica.
Cercando di reprimere i singhiozzi che gli salivano prepotenti compose il numero di telefono.
“Buongiorno, il mio nome è Ben Jager… mia moglie Laura è lì da voi?” chiese all’infermiera che rispose
 
 
“Buongiorno signor Jager, io sono il dottor Peter Scholler, perché non si accomoda un attimo? Così parliamo un po’”
Il giovane dottore che l’aveva accolto aveva un’aria professionale e molto gentile, ma Ben era troppo agitato. Era venuto a riprendere sua moglie e portarla a casa, dove era il suo posto e nulla e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea.
Ma si costrinse comunque a sedere sulla sedia che il medico gli mostrava.
“Sa… io e Laura ci conosciamo da molti anni, siamo stati colleghi di università…”
A Ben non fregava nulla dei convenevoli che gli faceva quel medico, gli interessava solo portare Laura a casa dai bambini.
“Mi scusi dottor Scholler, ma dov’è Laura? Posso sapere perché è qui, io non credo proprio che abbia bisogno…”
“Laura è venuta da noi ieri notte e abbiamo parlato a lungo..” lo interruppe il medico.
“Mi ha raccontato quello che è successo, delle difficoltà che ha incontrato in questi mesi. Questa è una struttura aperta sig. Jager, da qui si entra e si esce di qui volontariamente…” continuò con voce calma.
“Vuole dire che Laura si è volontariamente ricoverata qui? Non ne ha bisogno, sono io la sua famiglia, solo io posso aiutarla…”
“Ben... posso chiamarla così vero? Non dobbiamo sottovalutare quello che è accaduto ieri. Laura è ben cosciente di questa cosa, così come è cosciente di aver bisogno di un aiuto professionale. Il suo amore può non essere sufficiente”
“Invece sì, anche perché è colpa mia se è venuta qui, ieri l’ho aggredita, sono stato uno stupido. Ma ora ho capito il mio errore. Le assicuro… a casa starà bene, io la aiuterò mi creda…” la voce di Ben si incrinò improvvisamente.
“Ben… le malattie della psiche sono malattie come altre. Certo lei non curerebbe a casa una appendicite o un’ulcera. Si farebbe aiutare da un medico giusto? Il nostro amore per quanto grande  può non essere sufficiente”
“Sì, io non dico che non si debba fare aiutare da un medico, ma perché deve stare qui? Può farlo a casa, l’accompagno io anche tutti i giorni se necessario. Io ed i bambini abbiamo bisogno di lei… è mia moglie maledizione…” La voce di Ben era sempre più disperata.
“Questa è una clinica specializzata per disturbi post traumatici da stress. E mi risulta che  gli anni passati siano stati particolarmente difficili sia per lei che per Laura. Purtroppo per certi tipi di patologie l’isolamento dall’ambiente familiare è essenziale” La voce del medico continuava a restare professionale.
“Vuole dire che per guarire Laura deve stare lontana da me? Lontana dai suoi bambini?”
“No di certo, solo che così sarà più facile per lei analizzare i suoi sentimenti, cosa la sconvolge..”
“Non c’è bisogno che glielo dica Laura… è colpa mia dottore, è costantemente preoccupata per la mia salute e ieri l’ho aggredita, l’ho trattata in modo crudele… è colpa mia…”
Il medico sorrise.
“Laura mi ha detto che lei tende ad attribuirsi le colpe di tutto quello che di brutto succede, ma le posso assicurare che non è colpa sua se Laura ha dimenticato i bambini in auto”
“Invece è colpa mia. Io devo riportarla a casa. Lì starà bene, mi occuperò io di lei, a costo di dimettermi dal lavoro”
“Le ripeto Ben, da qui si entra e si esce quando si vuole. Il ricovero è rimesso alla esclusiva volontà del paziente… e Laura ha deciso di rimanere. Glielo dirà lei stessa. La sta aspettando nella sala grande”

 
Ben entrò a passo di carica nella grande sala destinata agli incontri con i familiari.
Avrebbe parlato con Laura e l’avrebbe riportata a casa con lui. Il medico gli aveva detto tutte fesserie.
“Laura tesoro, amore mio…” il giovane si precipitò al tavolo appena vide la moglie seduta  con la testa bassa.
“Avanti prendi le tue cose andiamo a casa… andrà tutto bene. E’ colpa mia… mi spiace, ti prego perdonami per quello che ti ho detto ieri. Sono un cretino…  noi ci amiamo possiamo affrontare tutto insieme…” Ben era un fiume in piena di parole mentre  prendeva le mani della moglie fra le sue.
“Shhhh, va tutto bene Ben… come sta Thomas…” Laura gli mise un dito sulla bocca con un gesto dolce;  aveva un aspetto ed una voce particolarmente calmi.
“Bene, Thomas sta bene, e anche Miriam. Stanno bene e ti aspettano a casa, hanno bisogno della loro mamma…” Ben iniziava a sentire crollare le sue certezze sulla possibilità di trascinare via la moglie da quel posto.
“Bene… Helga avrà cura di loro, sarà bravissima. L’ho chiamata prima e sa già tutto,  starà con voi…” fece Laura cercando di apparire sicura di sé.
“Hai già organizzato tutto vero??? Senza chiedermi nulla… sono tuo marito, ho il diritto anche io di prendere decisioni sul futuro della nostra famiglia.”
“Ben… amore mio… tu e bambini siete l’unica cosa che conti nella mia vita. Per questo lo devo fare. Devo cercare di rimettermi in piedi. Sai cosa può succedere se non mi curo, dopo quello che è accaduto ieri? Arrivano i servizi sociali e ci tolgono i bambini, almeno li tolgono a me… vuoi che succeda questo?”
 “Ma che dici? E’ stato un attimo di distrazione, tu sei una brava madre nessuno può pensare che tu non lo sei”
“Ben!! Ho dimenticato due bambini di meno di un anno in macchina, sotto il sole, per ore!!! Guardiamo in faccia alla realtà” Laura divenne improvvisamente decisa e dura.
“Ma ti puoi curare a casa… ti prego Laura… ti prego… io non ce la faccio, noi non ce la facciamo senza di te”
Laura guardò il marito con profonda dolcezza “Sì che ce la potete fare. Tu sei forte, i bambini con te staranno bene, sei un bravissimo papà… e poi ci sono Helga, Semir ed i tuoi ad aiutarti ”
“Laura ti prego…” Ben si ritrovò a piagnucolare come un bambino.
“Ti amo Ben, tu e i bambini  siete la mia vita. Per questo devo stare qui. Non durerà molto, vedrai, solo pochi mesi e tornerà tutto come prima…”
“Mesi??? Vuoi stare qui per mesi???”  Ben non sapeva più se essere arrabbiato e disperato.
 “Non voglio, devo!” rispose dura la moglie.
Ben si lasciò andare sulla sedia come un sacco afflosciato.
“E posso venire a trovarti?”
“Non per i primi tempi…” la voce di Laura ora era quasi un sussurro.
“Bene, vedo che hai deciso tutto. Non mi resta che accettare  giusto?”
“Ben… credi che per me sia facile? Ti prego, se mi ami devi cercare di andare avanti, per il bene mio e dei bambini” supplicò la moglie.
“Non lo so amore, non lo so se ce la faccio…” singhiozzò Ben.
 
 
Aveva aspettato quasi tutto il giorno di entrare in azione, ma in quel posto c’era sempre così tanta gente e lei era sempre costantemente in compagnia di qualcuno.
Non veniva lasciata mai sola e la cosa iniziava a diventare fastidiosa.
Non  amava le perdite di tempo,  programmava ogni cosa con cura e non sopportava gli imprevisti.
 Finalmente si era fatta sera e tutti i visitatori erano usciti dai reparti.
E la sua vittima  ora era sola.
Nel bagno indossò con cura il camice che aveva rubato il giorno prima.
Aspettò impaziente che il corridoio fosse vuoto e tutti i pazienti nelle  loro stanze.
Pregustò mentalmente il dolore che Jager avrebbe provato: colpa sua… doveva fare in modo che quel bastardo capisse che tutto quello che stava succedendo era solo colpa sua.
Provava anche un po’ di pietà per la sua vittima inconsapevole; in fondo moriva per colpe non sue, ma il fine giustifica i mezzi, si disse.
In  perfetto silenzio come un’ombra aprì la porta della stanza.
Lei era di spalle  e si stava aggiustando i capelli allo specchio. Nonostante tutto ancor vanitosa, si disse.
All’ultimo secondo si accorse della sua presenza alle spalle; si voltò e cercò di gridare, ma fu inutile.
Con aria smarrita la donna strabuzzò gli occhi, portandosi le mani alla gola dove un fiotto di sangue zampillò vigoroso.
Pochi secondi dopo era già a terra, con gli occhi fissi al cielo.
“E’ tutta colpa tua Jager, tutta colpa tua” si disse mentre ripuliva dal sangue il bisturi che aveva in mano e poi lasciava con calma la stanza.
 

Rieccomi non sono sparita. In ansiosa attesa di recensioni belle o brutte che siano. Grazie sempre
  
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