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Autore: melhopes    29/05/2014    1 recensioni
-SEQUEL DI "FOR A LITTLE WHILE"-
Sono passati due anni.
Melania è ormai all'ultimo anno di liceo.
Harry è sempre più incline al vagabondaggio grazie al successo riscosso dalla band.
Lei non l'ha dimenticato.
Hanno avuto il loro "Per un po' ", ma non è bastato.
Cosa accade quando si desidera il "Per sempre"?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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(Aprile 2014)
<< Io…-si lasciò andare ad un sospiro alquanto frustrato- è difficile >>
 
 << A parole tue >>
 
 << Non ci riesco >>
 
 << Allora inizio io? >>
 
 << Aprimi la strada >> e accennò un sorrisino.
 
 << Ho pianto tutte le notti fino ad addormentarmi, per mesi >>
 
 << Per me? >>
 
 << Mi mancavi da morire >>
 
 << Hai mai pensato di dirmelo? >>
 
 << E a cosa sarebbe servito? Tu mi avevi lasciata andare come un giocattolo vecchio perché te ne piaceva uno nuovo >>
 
 << Avrei voluto saperlo >>
 
 << E cosa avresti fatto? >>
 
 << …non lo so >>
 
 << Non avresti potuto fare nulla, Harry. Tu eri la malattia e la sola cura >>
 
 << E’ così poetico >>
 
 << Oh, andiamo >> rispose dandogli una lieve spinta sentendosi presa in giro da quell’affermazione.
 
 << Dicevo sul serio! >>
 
 << Ora tocca a te >>
 
 << Cosa? >>
 
 << Devi parlare del post-rottura >> e cercò di sorriderne mentre lo incitava.
 
<< Mi sono sentito un verme tutto il tempo >>
 
 << Perché? >>
 
 << Per il modo in cui ti avevo lasciata andare quando nemmeno… >> si bloccò, come se si fosse pentito di aver parlato troppo.
 
 << Nemmeno? >>
 
 << Nulla >>
 
 << Harry >>
 
 << Nulla >> ripeté, cercando di convincerla, inutilmente.
 
<< Va bene >> si rassegnò, facendolo trasparire nel suo tono. << Pensavo non te ne fregasse niente. Pensavo mi avessi usata ed ero arrabbiata. Volevo odiarti, Harry. Volevo che stessi male perché tu facevi stare male me. Non ho mai provato una cosa del genere. E’ stato tremendo. Piangevo, fingevo, provavo a lasciarti andare ma tu…tu eri lì >> aggiunse.
 
<< E Axel? >>
 
 << Axel è stato, inconsapevolmente, un comodo diversivo. Credevo fosse amore e invece…stavo sbagliando >>
 
Lui annuì rumorosamente. Aveva capito cosa stesse intendendo.
 
<< Immagino di non poterti chiedere altrettanto per Taylor e Rita o chiunque tu abbia avuto intorno in questo lasso di tempo >> constatò lei.
 
 << Taylor…mi piaceva. Era così dolce, aggraziata, poetica, intelligente. Davvero tante belle qualità ma con me…non sono durate >>
 
 << Cosa vuoi dire? >>
 
 << Dopo un po’ ho cominciato a non sopportare il suono della sua voce. Non sopportavo il fatto che scrivesse di qualsiasi cosa io facessi o la circondasse. Tra noi è finita e, com’era prevedibile, ci ha scritto su >>
 
 Lei sorrise, divertita. << Me l’ha detto >>
 
 << Ah, sì? >>
 
 << Mi ha chiamata l’anno scorso >>
 
 << Immagino sia per questo motivo che vi parliate >>
 
 << Probabile >> e si strinse nelle spalle nonostante, il trovarsi sul pavimento, non donasse la piena libertà di movimento.
 
Calò il silenzio. Lei lo riempì. << Anch’io scrivo di te, non ti infastidisce? >>
 
<< No >>
 
 << Sai che lo faccio? >>
 
 << Desidero che tu lo faccia >>
 
 Rimase sorpresa. << Perché? >>
 
 << Perché vuol dire che…beh, che non lascio la tua mente. Mi ha reso felice sapere mi pensassi >>
 
 << Te l’ho detto, mi sei mancato da morire >> rafforzò il concetto.
 
<< Forse un vero cielo stellato sarebbe più romantico >> ammise Harry, cambiando discorso.
 
<< Dobbiamo trovare un posto decente >> gli rispose trattenendo una risatina.
 
<< Ti andrebbe di venire da me, stasera? >> le propose.
 
 << Da te? >>
 
 << Casa nostra, intendo. I ragazzi non ci sono e potremmo passare un po’ di tempo da soli facendo in modo che la canzone esca fuori. Tra l’altro potremmo evitare i commenti dei tabloid >>
 
 << Allora ti infastidiscono! >> esclamò, voltandosi a guardarlo.
 
Lui fece lo stesso, di scatto. << No! Voglio solo tenerteli lontani >>
 
 << Non credi che io sappia badare a me stessa? >>
 
Lui annuì, lentamente. << Proteggerti è più forte di me >> aggiunse.
 
 << E continuo a chiedermi perché tu non l’abbia fatto quando mi hai distrutta >> commentò in un sussurro, tornando a fissare il soffitto.
 
 << Il 10 Luglio è stato il giorno più bello della mia vita e il 17 Agosto il più brutto. Non credere di essere stata l’unica a soffrire >>
 
 << Perché il dolore era solo nei miei occhi e i tuoi continuavano a brillare come smeraldi? >>
 
 << I miei occhi? Credi che brillino? >> la guardò e, di sottecchi, le sembrò volesse che lei ricambiasse, così lo fece.
 
 Vide le adorabili fossette comparire su quel viso angelico ed ebbe paura di sciogliersi. Non aveva fatto i conti, però, con lo scintillio dei suoi occhi quando si fissarono nei suoi, nonostante ne stessero parlando. Si paralizzò, cercando di ricordarsi come respirare.
 
<< C’è l’oceano >> rispose assorta.
 
<< Eppure a me piacciono i tuoi >> replicò.
 
<< Ce li scambiamo? >> provò a scherzare lei, sentendosi un po’ goffa.
 
<< Oppure potresti promettermi che ci guarderemo a vicenda, per… >>
 
<< …molto tempo? >> chiese lei.
 
Scosse la testa e lei capì cosa stesse intendendo.
 
<< Stai cercando di dirmi qualcosa, Styles? >> e un sorriso malizioso fece capolino sulle labbra rosse, mentre si metteva a sedere per guardarlo da una prospettiva migliore.
 
La guardò, spostando appena il viso, e le sorrise. Tese un braccio e, con delicatezza, la spinse giù. Scoppiò in una dolce risatina, ubbidendogli. Si stava lentamente abituando al suo tocco, alla tempesta che scatenava ogni volta. Si ritrovò al suo fianco, di nuovo.
 
<< Stai con me >> sussurrò, poi.
 
 << Per sempre o potresti restare per ora >> e si lasciò andare ad un risolino.
 
<< E’ la canzone di Weasley? >>
 
 Annuì. << “Cold coffee” >> precisò.
 
 << Mi sembrava familiare >>
 
 << Ma io domani mattina devo partire >>
 
 << Eh? >> chiese, non capendo a cosa si stesse riferendo.
 
<< Stavo pensando alla tua proposta per stasera. Credo dovrò declinare, non posso fare tardi >>
 
 << Resti a dormire e ti accompagno io in aeroporto >>
 
 << Dovrei prendere tutti i bagagli? >>
 
 << Sì, dai. Lasci l’hotel una notte prima, qual è il problema? >>
 
 << Sicuro di essere…ti va davvero di portarmi in aeroporto? >>
 
 << E’ stata una mia idea >> le ricordò.
 
 << E per quanto riguarda la festa? >>
 
 << Non siamo obbligati ad andare >>
 
 Lei tacque.
 
<< A meno che a te vada. In quel caso potremmo fare un salto e andare via prima >> aggiunse.
 
Lei scosse la testa. << No, preferisco passare la mia ultima giornata in un posto più tranquillo >> ammise, poi. << Ma se tu vuoi andare… >> iniziò a balbettare.
 
 Lui sorrise. << No, non va nemmeno a me >>
 
<< Allora… >> si fermò e lui prese la parola.
 
<< Dopo andiamo, tanto la mia macchina è ancora da te >>
 
<< Giusto >>
 
 << Sai cosa mi piaceva? >>
 
 << No, cosa? >>
 
 << Quando indossavi i miei vestiti. Ti stavano benissimo >>
 
 << Ho ancora la tua maglietta degli Iron Maiden >>
 
 << La mia maglia preferita con la mia persona preferita. Non è un’accoppiata vincente? >> scherzò e lei gli diede una lieve spinta.
 
 << Mi piace il fatto che i nostri discorsi non abbiano un filo logico >> commentò divertita poi girò il viso per poterlo ammirare.
 
 Non sarebbe riuscita a resistere senza osservare i suoi lineamenti perfetti, così dolci.
 
<< La tua risata mi è mancata >>
 
 << Ti rendi conto? >>
 
 << Cosa? >>
 
 << Abbiamo tenuto questi segreti per due anni! >>
 
 << Sì, nessuno avrebbe dovuto sapere >>
 
 << Ora lo so, però >>
 
 << Perché ora sei qui >>
 
 << Non c’è altro posto in cui vorrei essere, Harry >> e lui, per la seconda volta nell’arco di mezza giornata, si allungò a baciarla.
 
 
 
 
*George’s POV*
La chiamò. Non la vedeva dalla conferenza. Era sparita nel nulla e le mancava. Qualcosa gli disse fosse stata distratta da Harry, ancora.
 
<< Pronto >> gli rispose, in tono squillante.
 
<< Hey, che fine hai fatto? >>
 
 << Sono in hotel >>
 
 << Ti riposi? >>
 
 << Magari! Preparo le valige >>
 
 << In ansia per domani? >> la prese in giro.
 
 << No, anzi. Sono piuttosto triste >> gli sembrò parecchio indaffarata.
 
<< Lascerai la tua città preferita >>
 
 << E le mie persone preferite >> aggiunse.
 
 Sorrise. << Oh, grazie >> rispose, intuendo stesse parlando di lui.
 
<< Sì anche tu >> e sentì dei rumori indistinti.
 
 << Cosa stai combinando? Stai facendo un casino! >> ridacchiò.
 
 << Niente, vado avanti e indietro prendendo la mia roba dal bagno >> rispose con sufficienza.
 
 Gli parve di disturbare ma era deciso a non buttar giù. Aveva bisogno di sentirla, di sentire la sua voce. << Ah bene >> commentò.
 
 Sentì bussare.
 
<< Scusa un attimo >> gli disse con respiro affannato.
 
 << Va bene >> e rimase in ascolto.
 
 Udì dei passi, rumori indistinti e poi gli parve di distinguere il cigolio della porta.
 
<< Sei tornato! >> esclamò entusiasta e si chiese a chi si stesse riferendo.
 
<< Sì, scusa. Mi hanno fermato delle fans e… >> si paralizzò.
 
 Sentì il cuore smettere di battere. Ebbe paura di essere sul punto di esalare l’ultimo respiro. Harry era lì con lei.
 
<< Sei a telefono? >> le chiese poi.
 
 << Sì, con George. Ti dispiace…? >>
 
 << Vado sul letto >> sentì rispondere prima di udire altri passi.
 
 << Vengo tra un istante >> gli urlò dietro. << George, eccomi! Scusa, dicevamo? >> chiese, tornando a dargli retta.
 
 << Eh? >> prese tempo.
 
 Aveva bisogno di darsi un contengo ma non era facile sapendo che la ragazza di cui era cotto era in compagnia dell’ex fidanzato per il quale provava ancora qualcosa.
 
<< Non te lo ricordi? >>
 
 << No, purtroppo no >> in effetti era davvero così.
 
 La presenza di Harry gli aveva fatto dimenticare qualsiasi cosa. Niente aveva più importanza del fatto che lui fosse lì, dove George avrebbe voluto essere.
 
<< Domani mattina ti accompagno, no? >> disse poi.
 
 << Ehm >> iniziò, col tono colpevole.
 
 Lui aspettò che proseguisse.
 
 << Mi sono già organizzata con Harry >>
 
 << Ah >> il tono neutro prese il sopravvento.
 
 << Sì, non voglio che ti disturbi per me. Harry si è offerto molto gentilmente >>
 
<< No, no capisco >> rispose, sperando di non risultarne triste. Lui aveva vinto, di nuovo.
 
 << Ti direi di vederci stasera ma mi sto trasferendo e non ci sarò… >>
 
Si stupì di tale affermazione. << Dove vai? >>
 
 << Da Harry >> rispose con una naturalezza tale da trafiggerlo.
 
<< Non vieni alla festa? >>
 
 << No, non ci va >>.
 
 Sentì un urlo indistinto dall’altra parte. Doveva essere in procinto di chiamarla.
 
<< Un attimo >> urlò lei. << George, possiamo sentirci in un altro momento? >> gli chiese e lui non poté fare altro che dirle “sì”.
 
 Nonostante lo facesse soffrire, nonostante non fosse giusto, lui non le avrebbe mai detto di no. Appena la chiamata con lei terminò, decise di uscire con Josh e distrarsi un po’.
 
 
 
*Melania’s POV*
<< Oh, finalmente >> pronunciò Harry vedendola entrare in camera libera dal cellulare.
 
 << Cosa c'è? >>
 
 << Nulla >>
 
 << Dicevo per avermi chiamata >>
 
 << Nulla >> ripeté lui, alzando le spalle.
 
 << Ma io credevo che… >> e la sua bocca si spalancò.
 
 << Volevo solo che smettessi di parlargli >> ammise, senza troppi giri di parole.
 
<< Perché? >>
 
 << Non mi piace >>
 
 << Cosa esattamente? >> e incrociò le braccia al petto, inclinando appena la testa.
 
<< Che non passi del tempo con me >>
 
 << O che parli con George? >>
 
 << Anche >> e si lasciò andare ad un sorrisino.
 
 Bastò quello perché Melania lasciasse cadere le braccia e andasse a piazzarsi sul letto, al suo fianco.
 
<< Sono geloso >> aggiunse poi, cingendole la vita con un braccio e tirandola a sé.
 
Il respiro sul collo la mandò in iperventilazione, quasi quanto incontrare i suoi smeraldi.
 
<< Voglio essere sincero con te >>
 
 << Ti ascolto >> rispose a due centimetri dal suo viso.
 
 << Ho ancora un debole per te >>
 
 << Dopo il primo bacio, mi era venuto un dubbio >> scherzò, lasciando che le parole venissero accompagnate da un risolino.
 
 Lui ricambiò, in maniera spontanea e la baciò di nuovo, con delicatezza. Quando lei si staccò, gli si rivolse: << Non mi hai chiesto se fosse lo stesso >> trattenendosi dal sorridergli per apparire seria.
 
 << E’ lo stesso? >> e il suo tono dolce riempì la stanza.
 
 Le sue labbra si dischiusero in un sorriso brillante, poi annuì lentamente.
 
 << E George? >> chiese.
 
 << George? >> ripeté lei, confusa.
 
 << Ti piace? >>
 
 Scosse la testa. << Perché me lo chiedi? >> aggiunse poi.
 
 << Sono convinta che a lui tu piaccia >>
 
 << Naah >> e sorrise con molta leggerezza.
 
 << L’importante è che tu non provi lo stesso >> concluse, quasi soddisfatto.
 
<< Cos’avresti fatto? >> e la domanda risultò quasi una sfida con un tono alquanto malizioso.
 
 << Sarei rimasto a guardare >> ammise, abbassando lo sguardo.
 
 Il suo tono era divenuto serio, non c’era più un accenno di malizia sul suo viso o nella sua intonazione.
 
<< Non avresti fatto nulla? >> e cercò di apparire offesa quando, in realtà, era solo curiosa di sapere come avrebbe reagito.
 
<< Cosa avrei potuto fare? >> alzò gli occhi, divenuti lucidi al solo pensiero di perderla, su di lei.
 
Sobbalzò alla sola vista e rimase qualche istante immobile, fissandosi sui lineamenti, come se avesse voluto memorizzare quell’espressione e conservarla, per tutta la vita. La dolcezza con cui, il ragazzo che continuava ad amare, era sul punto di piangere alla sola idea di doverla lasciare andare, le provocò un tuffo al cuore. Diverso, però, da qualsiasi altro avesse mai provato in sua compagnia. Lo strinse, senza attendere un istante di più.
 
<< Non lasciarmi >> sussurrò e la sua voce risuonò più roca del solito, come se fosse rimasta a lungo bloccata nella gola prima di trovare la forza di uscire.
 
<< Ti stringo più forte >> rispose, gentile e fece per aumentare la presa quando lui replicò: << Non parlavo dell’abbraccio >> si bloccò e sorrise, felice.
 
 Non avrebbe voluto sentire altro.
 
 
 
*Harry’s POV*
Lui udì il dolce suono provocato dal dischiudersi di quelle labbra che amava baciare e si sentì sollevato. La sua mente volò, in maniera alquanto tragica, al giorno seguente: lei sarebbe tornata a casa. Non c’era modo in cui sarebbe potuta rimanere ancora un po’. Quella “vacanza” era stata troppo breve.
 
Come se gli leggesse nella mente, lei pronunciò: << Non vado davvero via >>.
 
 Lui ricambiò la stretta cercando di trasmettere il moto di gioia che l’aveva invaso una volta udite quelle quattro parole. Singolarmente il loro valore non era neppure paragonabile alla felicità che donavano una volta messe in fila, l’uno dietro l’altra, e pronunciate dalla persona giusta. L’unica persona.
 
<< Però ora dovrei finire di preparare le valige >> aggiunse, per sdrammatizzare.
 
 Adorava il suo modo di gestire queste situazioni. Lei era così vera, spontanea e dolce. Era tutte quelle cose e non lo sapeva. Non sapeva nemmeno di essere stata importante per tutto quel tempo. Non sapeva di non aver mai smesso di essere al centro dei suoi pensieri. Il fatto che non lo sapesse rendeva tutto così misterioso e prezioso, ai suoi occhi. La lasciò andare lentamente e la ammirò mentre, con un sorriso, finiva gli ultimi preparativi.
 
<< Mi dai una mano? >> gli si rivolse, gentilmente.
 
 Lui annuì e iniziò a passarle degli oggetti sparsi sul letto tutt’intorno. Quando ebbero terminato e lei ebbe chiuso l’ultima cerniera lampo, lui si alzò e andò ad aprire la porta pronto a guidare fino a casa.
 
 
 
*Melania’ POV*
Il suo fiato leggero sul collo le fece capire fosse ancora sveglio.
 
<< Ho preso una decisione >> esordì, quindi, lei sdraiata nel letto su un fianco.
 
Lui l’abbracciava da dietro come i vecchi tempi.
 
 << Cosa c’è? >>
 
 << Non voglio scrivere più >> capì si stesse riferendo alla canzone, ma non riuscì a cogliere il motivo che poteva celarsi dietro una tale presa di posizione.
 
<< C’è qualcosa che non va? >> chiese, preoccupato all’idea che lei ci avesse ripensato.
 
 Iniziò a giocherellare con le dita della sua grande mano, in un modo dolce quanto infantile prendendosi il suo tempo per rispondergli.
 
<< Potrà sembrarti sciocco, ma… >> si interruppe e, lentamente, si girò a pancia in su, cercando di non far del male al povero riccio.
 
 Lui non le mise fretta e attese senza, però, toglierle la mano dal bacino.
 
<< Pensavo che se non finissimo questa canzone ed io tornassi a casa, avrei un motivo per tornare >>
 
 << Tornare da me? >>
 
 Lei annuì rumorosamente, poi spostò il suo sguardo sulla sua persona, per coglierne le più piccole sfumature.
 
<< Non avresti motivo, altrimenti? >> si informò lui, ricambiando con un tenero sguardo.
 
 << In realtà, io ho sempre un motivo. Dovrei sforzarmi per reprimerlo, ma…non so se capisci cosa intendo >>
 
 La perplessità si fece largo sul suo viso, mutandone l’espressione.
 
<< Immagino di no >> continuò, lasciandosi andare ad una risatina che fece rilassare la sua fronte aggrottata.
 
 Lei prese a fissare il soffitto sentendo lo sguardo di Harry fisso su di sé.
 
<< Proverò a spiegarmi meglio…-iniziò- Scrivere questa canzone vuol dire parlare di noi, no? >> cercò una conferma da parte sua che non tardò ad arrivare quando lui annuì, prontamente.
 
 << Il fatto che lo faccia vuol dire, inevitabilmente, chiudere il discorso. Chiudere me e te, quello che siamo stati e tutto quanto. E’ molto simbolico, dal mio punto di vista. Se noi finissimo questa canzone, non saremmo finiti anche noi? >>
 
 << Io e te non finiremmo mai >> sussurrò, deciso a far penetrare quelle parole nel suo orecchio affinché rimbalzassero all’interno, per rimanervi.
 
Lei non poté fare a meno di sussultare per l’intensità con cui quella frase si era spinta in profondità.
 
<< Ma…? >> fece per chiedere ma qualsiasi probabile domanda le morì in gola.
 
<< Non lo permetterei >> aggiunse lui, allo stesso modo.
 
 Lei sorrise spontaneamente e lui le baciò lo zigomo, premendo con una dolcezza tale da farla sentire protetta.
 
 << Quindi vuoi finire la canzone? >>
 
 << Sai, da una parte hai ragione… >>
 
 << Cioè? >> e si voltò affinché potesse trovarglisi di fronte, muovendosi ancora una volta dalla sua pozione originaria.
 
<< Se noi lasciassimo questa canzone incompleta, avremmo un motivo in più per vederci >>
 
 << Uno che ci spingerebbe a trovare un buco libero nei nostri impegni per fiondarci dall’altro >>
 
 << Ci sarebbe qualcosa di irrisolto da risolvere >> sorrise di quel dolcissimo gioco di parole.
 
 Lui ricambiò, più che altro trasportato da lei. << Ci sto >> concluse con decisione, dopo averlo ammirato sorridere.
 
Le era bastato così poco per comprendere non avrebbe voluto stare un giorno di più da sola, senza di lui.
 
 << Però la canzone la tengo io >> esclamò quest’ultimo.
 
 << Perché? >>
 
 << Se finisse nelle tue mani saresti tentata di ultimarla senza di me, ti conosco >>
 
Parve rifletterci su e concordò con un’espressione abbastanza eloquente. Poi sbadigliò.
 
<< Sei stanca? >> le chiese lieve, scrutandole gli occhi affaticati.
 
<< Un po’ >> ammise controvoglia.
 
 << Andiamo a dormire, dai >> e le baciò la fronte per augurarle una buona notte.
 
Lei scosse la testa sotto la leggera pressione delle sue labbra. Le lanciò, quindi, un’occhiata interrogativa.
 
<< Non voglio dormire >>
 
 << Sei stanca >>
 
 << Un po’ ed è vero, ma voglio stare ancora con te >>
 
 << Non vado mica via >> e rise appena. << Fai dolci sogni >> aggiunse, baciandola di nuovo nello stesso punto.
 
 << Niente è più dolce di te >> le parole uscirono fuori dalla sua bocca in un sussurro involontario.
 
 La guardò tenero e la strinse un po’ di più a sé.
 
 << Non lasciarmi andare >> supplicò lei, presa dal sonno.
 
<< No >>
 
 << Mai >>
 
 << Mai >>
 
 << Me lo prometti? >>
 
 << Te lo prometto >>
 
 << Davvero? >>
 
 
*Harry’s POV*
<< Non ti mentirei mai >> e, prima che potesse sentire una qualsiasi replica, si accorse di come si fosse addormentata tra le sue braccia.
 
 
La tenerezza di quel viso gli scaldò il cuore. Il respiro caldo e lento gli accarezzava la pelle, seguendo quasi i contorni del torace tatuato. Fece scivolare una mano sulla sua nuca e le spostò una ciocca di capelli, per impedire che questa, a lungo andare, la infastidisse, pizzicandole il naso. Poggiò delicatamente le sue labbra su quelle carnose di lei, per rubarle un lieve bacio prima di cingerla a dovere e addormentarsi al suo fianco. Nessuno avrebbe mai capito la felicità che comportava quel momento magico. Nessuno avrebbe mai potuto capire quanto la stesse amando. Nemmeno lui ne era del tutto cosciente. 
 
  
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