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Autore: YOUSHOULDLETMEBE    30/05/2014    1 recensioni
Le cinque protagoniste di Pretty little liars diventano le cinque protagoniste di Divergent.
***
Dal testo: «Io e te saremo sempre un porto sicuro in cui approdare, per quanto agitato possa essere il mare.»
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanna Marin
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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POV HANNA
 
Mi sveglio un po’ nervosa e mi preparo per affrontare forse la giornata più dura della mia vita.
Indosso un lungo pantalone nero con una camicia bianca elegante, accostando degli alti tacchi neri.
I capelli sono quasi ricci oggi, mentre passo il rossetto rosso sulle labbra carnose.
«Mamma, sei pronta?» Grido verso il piano di sopra «Arrivo tesoro!» Grida lei di risposta, qualche istante dopo sta già scendendo le scale nel suo completo bianco e nero, per poco non inciampa nei tacchi vertiginosi.
Faccio per aprire la porta d’ingresso ma lei blocca la mia mano sulla maniglia.
Mi volto a guardarla e mi abbraccia forte «Ti voglio bene Hanna, qualsiasi sia la tua scelta. Tu sarai sempre mia figlia e io sarò sempre tua madre» La sento tirare su con il naso e mi costringo a non scoppiare a piangere, come potrei anche solo pensare di lasciarla? Non posso, non posso…
Qualcuno bussa alla porta, apro subito ritrovandomi davanti una Mona raggiante; i suoi vestiti sono belli ma pratici, per prepararsi al viaggio di ritorno con gli intrepidi. Al solo pensiero mi ritorna in mente il sorriso incoraggiante di Caleb.
Eppure forse posso…
«Salve signora Marin, siete pronte?» Guardo la mamma che sta immobile alle mie spalle. «Arriviamo subito» Le sorrido scortando mia madre fuori «Anch’io ti voglio bene» sussurro quando Mona è abbastanza distante da non sentire. La raggiungo lasciando indietro mia madre, con i genitori della mia amica.
«Allora, ci hai pensato?» «Non ho fatto altro, Mon» rispondo scoraggiata, la verità è che, a meno di due ore dalla cerimonia, non ho ancora deciso cosa ne sarà del mio futuro.
«Se dovessi… Se dovessi farlo, sarebbe solo per te» confesso. E per Caleb aggiungerei.
Lei mi sorride stringendomi la spalla «Non devi farlo per me, Han, devi farlo per te, se senti di appartenere ai candidi, dovresti restare qui» Scuoto la testa «E’ questo il problema Mon, aspettavo il test per decidere ma non mi ha aiutata, sapere di essere una candida non mi ha aiutato a scartare gli intrepidi» Guardo le scarpe che camminano lente sull’asfalto grigio. «Mi dispiace Han, vorrei poterti aiutare» alzo le spalle, nessuno può aiutarmi, è una decisione che devo prendere da sola. «Grazie» sussurro e siamo già arrivate.
Facciamo per entrare seguendo i nostri genitori, senza nemmeno ricordare quando ci hanno superati, quando Caleb arriva correndo alle mie spalle «Hannah Marin» fa lui «Devo parlarti…» Guarda Mona «E’ lei quella per cui vuoi passare agli intrepidi?» Chiede incuriosito, io annuisco.
«Io sono Caleb» le tende la mano «Mona» risponde lei con un ghigno malefico. «Io vado, ti tengo il posto Han» la mia amica si volta e raggiunge l’entrata, lasciandomi sola con l’affascinante intrepido.
«Dimmi tutto» rivolgo il mio più affascinante sorriso al ragazzo, che ricambia subito con il più incantevole dei suoi.
«Allora, hai scelto se resterai una candida a lungo?»
Scuoto la testa. Lui sembra preoccupato «Non posso scegliere gli intrepidi solo per non lasciare la mia migliore amica, non sono un’intrepida!» Gesticolo vistosamente come faccio sempre, quando me ne accorgo mi fermo all’istante. «Avere coraggio non significa solo non avere paura di lanciarsi da un treno in corsa, significa anche essere pronti a lasciare tutto e tutti per stare con chi vuoi bene, ci vuole coraggio per farlo, lo sai vero?»
Mi guardo le mani che quasi tremano, no, non lo so.
Resto in silenzio.
«Sei più intrepida di quanto credi, Hanna Marin» si volta e va via, verso l’interno della grande sala.
Io lo seguo e quando entro resto sbalordita da tutte le persone presenti. Tutte le fazioni sono raccolte in cerchi concentrici davanti a me.
Mi siedo accanto a Mona, nell’ultimo cerchio, tra gli altri candidi.
Non appena lei mi vede mi schiocca un’occhiata d’intesa.
«Non credi che parlarmi di lui fosse più importante della tua scelta combattuta?» Scoppia a ridere ed io la seguo a ruota.
«Dopo essere uscita, ieri, mi sono fermata su una panchina nel prato, lui mi si è seduto accanto e gli ho raccontato cosa mi passava per la testa, tutto qui» La sua faccia assume un’espressione quasi scandalizzata, mi colpisce con la mano aperta sul braccio «Tutto qui?! Ti rendi conto con chi hai fatto amicizia? Guardalo Hanna!» Mi volto verso la sezione di cerchio occupata dagli intrepidi, il suo sguardo incontra il mio per un istante prima che io lo distolga.
«Non siamo amici» affermo desiderando il contrario «Come si vede che sei fatta per i candidi Han, sei una pessima bugiarda!» Il capofazione dei pacifici richiama il silenzio prima che io possa ribattere.
Si dilunga in un per niente interessante discorso sul perché esistano le fazioni, sul quanto importante sia scegliere su quale principio basare la propria vita… Perdo l’attenzione quasi subito e mi concentro su Caleb, una sezione alla mia destra, dopo gli eruditi. Lui sta guardando il pacifico con sguardo annoiato, è seduto accanto alla bionda che ieri era vocino a lui, in mensa.
«E’ ora di iniziare!» Grida il pacifico, chiamando il primo nome attirando la mia attenzione.
L’elenco scorre al contrario, l’uomo chiama partendo dalla zeta, e così non ci vuole molto perché chiami Mona.
Lei si alza e cammina con passo veloce verso il cerchio più piccolo dove delle coppe rappresentanti ogni fazione sono disposte in gruppo. Lei dovrà, come tutti gli altri, tagliarsi la mano con un pugnale e lasciare che il suo sangue scivoli in una coppa, scegliendo così a quale fazione apparterrà.
Con un gesto netto e veloce afferra il pugnale dalle mani del pacifico e taglia il suo palmo.
Gira la mano lasciando che il suo sangue goccioli sui carboni ardenti nella coppa degli intrepidi.
Tutti gli intrepidi sia alzano ed iniziano ad applaudire accogliendo la nuova iniziata: è la prima trasfazione.
I candidi sembrano demoralizzati, ma non la sua famiglia, loro sapevano cosa avrebbe scelto, l’hanno sempre saputo che la sincerità non le apparteneva.
I nomi continuano a scorrere veloci, come le figure che si susseguono verso il cerchio più piccolo facendo scivolare il loro sangue in una coppa.
«Caleb Rivers» chiama il pacifico. Dalla sezione degli intrepidi Caleb si alza senza timore e raggiunge le coppe, il pugnale gli taglia la mano con un gesto rapido e mi guarda negli occhi un attimo prima che poche gocce del suo sangue scivolino sul carbone ardente.
Gli intrepidi acclamano rumorosi il loro nuovo-vecchio membro.
Presto poca attenzione agli altri sedicenni impauriti che raggiungono le coppe, quasi mi addormento risvegliata solo dalla voce forte del capofazione colorato che chiama una pacifica dal passo incerto.
Si chiama Aria e sembra tranquilla quando anche il suo sangue scivola sui carboni ardenti, ha appena detto addio per sempre alla sua pacifica famiglia quando gli intrepidi iniziano a fare più rumore che per gli altri iniziati; era una pacifica, la sua vita cambierà completamente.
Passano poche persone prima che tocchi a me.
«Hanna Marin» la voce riecheggia nell’ampia stanza.
Tremante, mi costringo ad alzarmi, sono a mezzo metro dalle coppe e ancora non so dove far cadere il mio sangue.
Il pacifico mi porge il pugnale e sento il fiato mancare quando mi sfiora la pelle tagliandola.
Mi dirigo lentamente verso la coppa dei candidi piena di vetro, alla mia destra, quasi sento Mona e Caleb sospirare quando mi ci fermo davanti, quello che accade dopo non lo decido io, è il mio corpo che sceglie per me.
Continuo a camminare superando la coppa dei candidi con il sangue che cade sul tappeto sotto le coppe. Mi fermo davanti alla coppa degli intrepidi, giro la mano e il sangue cade dalla mia mano al carbone, sfrigolando leggermente.
Gli intrepidi iniziano ad acclamare anche me, vedo Caleb seduto sulla destra di Mona, una sedia vuota li separa, entrambi si sono alzati in piedi ad hanno iniziato ad applaudire e a gridare. Con passo deciso raggiungo il posto tra loro due e poi guardo per la prima volta nella direzione di mia madre: lei sorride.
Mi sento a mio agio nella fazione più rumorosa, mi sento finalmente libera di essere me stessa. Sei più intrepida di quanto credi, Hanna Marin. La voce di Caleb mi risuona nelle orecchie, lo sono davvero.
I nomi continuano ad essere chiamati, e gli intrepidi continuano ad aumentare.
«Spencer Hastings» chiama il pacifico rivolto agli eruditi, da dove una ragazza alta vestita di blu raggiunge le coppe a passo svelto, sembra sicura della scelta che sta per fare quando il pugnale scortica il palmo della sua mano.
Lei si sposta veloce verso la coppa piena degli intrepidi e lascia che due gocce del suo sangue rosso vivo cadano sul carbone ardente.
Si volta verso la mia nuova fazione e si fa spazio tra gli ennesimi applausi.
Si siede accanto a Mona e le due sembrano legare, sono più che certa che la conoscerò presto.
Nessun nuovo trasfazione si unisce agli iniziati intrepidi fino a quando il capofazione dei pacifici non chiama un’abnegante di nome Emily Fields.
Lei percorre lentamente lo spazio che la separa dalle coppe e quando le raggiunge ci mette pochi istanti a graffiare la propria mano e a lasciare che il sangue scivoli nella coppa degli intrepidi.
Ancora, la mia fazione esulta nel fracasso.
Vedo Caleb trasalire quando la sua intrepida amica bionda viene chiamata dal pacifico, mi chiedo se questa sia stata la sua reazione anche quando hanno chiamato me.
La ragazza raggiunge in fretta le coppe e con la stessa velocità sceglie gli intrepidi e corre a sedersi accanto a Caleb tra le urla felici.
I due si abbracciano per un istante e si sorridono, sento la gelosia crescermi dentro ma poi Caleb si volta e mi presenta alla sua amica. «Hanna» le tendo la mano e lei la afferra subito stringendola saldamente «Alison» dice tornando a concentrarsi sulla cerimonia.
Quando l’ultimo sedicenne viene chiamato veniamo congedati e, insieme alla mia nuova fazione, corriamo per strada, scendendo in modo confusionale le scale.
Faccio fatica a tenere il passo degli altri intrepidi, e correre mi è difficile sopra dieci centimetri di tacco così, con un gesto netto, lascio le mie scarpe sull’asfalto grigio affiancando il resto del gruppo nero.
Corriamo per un po’ e poi raggiungiamo i binari del treno, finalmente scoprirò dov’è che stanno gli intrepidi.
Le luci del treno iniziano a brillare da lontano diventando sempre più grandi e forti.
«Dobbiamo saltare» mi dice Caleb concentrandosi sulla mia espressione terrorizzata. «Non è difficile, ti aiuto io» il treno ci raggiunge ed iniziamo a correre sulla sua scia. Qualcuno inizia a saltare spalancando le porte dei vagoni, Caleb mi lancia un ultimo sguardo e salta sul treno con un gesto rapido e agile. Per qualche istante continuo a correre guardando prima la sua mano e poi gran parte del suo corpo spingersi in fuori per aiutarmi.
Davanti a me Mona salta con estrema agilità raggiungendo il vagone in pochi istanti, ed è allora che mi decido a saltare.
Quando ormai solo pochi trasfazione preoccupati sono rimasti a terra afferro con tutte le mie forze le mani salde di Caleb, che in pochi secondi mi trascinano sul vagone.
Lo stringo forte tra le mie braccia per qualche attimo, prima che possa realizzare cosa sto facendo, poi lo lascio all’istante.
«Scusa io…io… Grazie» abbasso lo sguardo imbarazzata, sentendo le guance diventare rosse. «E’ stato un piacere» risponde lui «Ma preparati a farlo di nuovo» alzo lo sguardo di nuovo terrorizzato, lo guardo negli occhi che cercano di infondermi coraggio, lui indica fuori, verso un tetto poco lontano.
Guardo Mona; è in piedi accanto a me e ha sentito perfettamente, ma sul suo viso leggo solo eccitazione, quando raggiungiamo la giusta distanza lei è una dei primi a saltare.
Il tetto ricoperto di ghiaia è a pochi metri da me, solo il vuoto ci separa.
Scuoto la testa guardando Caleb «Non, non posso farlo, non ci riesco» Mi afferra la mano impedendomi di tremare, nemmeno ricordavo quando avessi iniziato a farlo.
«Andrà tutto bene, te lo prometto» dice lui.
Lo guardo negli occhi profondi e trovo tutto il coraggio di cui avevo bisogno, annuisco e indietreggio, per prendere la rincorsa.
Entrambi iniziamo a correre e sul bordo del vagone saltiamo, lui si spinge più avanti di me, atterrando per primo, io cado sul suo corpo ripiegato sulla ghiaia.
Mi alzo all’istante e mi scuoto per liberarmi della poca ghiaia che mi è rimasta addosso, i piedi nudi mi fanno male sul nuovo pavimento.
Caleb si alza subito dopo di me e mi ritrovo di nuovo a scusarmi e a ringraziarlo.
Ci raduniamo tutti attorno a un bordo del tetto, sentendo una voce.
«Mi chiamo Darren Wilden, sono uno dei vostri capifazione» fa una pausa e continua dopo che tutti si sono radunati attorno a lui «Questo è l’ingresso per la vostra nuova vita…» si sposta indicando il vuoto sotto di lui, qualche trasfazione sospira, mentre gli iniziati interni sorridono vistosamente.
«…La bocca dell’Inferno» sussurra qualcuno alle mie spalle, facendomi sorridere.
Io non sono spaventata, dopotutto, non potrebbero ucciderci tutti così, mettendo in gioco le nostre vite.
«Allora, chi entra per primo? E’ usanza che il primo a saltare sia un trasfazione» nessuno si fa avanti e per un attimo il tetto è investito dal silenzio.
Mona è accanto a me, io la guardo negli occhi e sorride.
So che cosa sta per fare, sarà la prima a saltare, e so che non posso fare nulla per impedirlo.
Fa un passo in avanti attirando l’attenzione di tutti.
«Vado io» dice facendo sorridere Darren.
Inizia a camminare a passo sicuro fino al cornicione, guarda di sotto per un attimo e sorride vistosamente.
Si alza in piedi mantenendo con facilità l’equilibrio, si volta per un attimo verso di noi, mi guarda negli occhi mentre apre le braccia e poi si lascia cadere nel vuoto.
Tutti applaudono alla coraggiosa candida e poi gli iniziati cominciano a saltare, sempre più veloce, uno dopo l’altro.
«C’è una rete sotto» sussurra Caleb prima di farsi avanti per saltare.
Quando ormai il tetto scarseggia di iniziati interni mi faccio coraggio e mi preparo a saltare.
Salgo sul cornicione respirando affannosamente: una decina di piani sotto di me, una grossa voragine circolare mi aspetta.
Faccio un respiro profondo e poi un altro ancora, chiudo gli occhi e mi lascio trascinare di sotto, verso la rete.
Il fiato manca da subito, e mi costringo ad aprire gli occhi: sto precipitando ad una velocità spaventosa e, nonostante sappia per certo che non mi farò niente, la paura mi inghiotte. L’altezza non è mai stata una mia fidata amica.
Tocco la rete con la schiena e rimbalzo su di essa più volte prima di fermarmi, sdraiata, inerme, sul tessuto rigido.
Guardo l’alto e all’improvviso non ho più tanta paura.
Una mano afferra la mia ricordandomi dove sono, mi raddrizzo e scendo su una piattaforma con l’aiuto di un uomo alto e dai capelli scuri, gli occhi azzurri mare mi distraggono qualche istante.
«Come ti chiami?» «Hanna» dico senza esitare un solo istante. Lui grida il mio nome verso il buio che mi circonda e mi aiuta scendere dalla piattaforma che ci sorregge, pronto ad afferrare il prossimo iniziato.
Mi concentro per la prima volta sul luogo in cui sono capitata; le pareti di pietra, il buio e le dimensioni mi fanno subito capire che siamo in una grotta.
Trovo gli altri iniziati camminando incerta sotto la luce fioca.
Delle braccia familiari mi stringono e poco dopo la voce di Mona mi risuona nelle orecchie «Ho temuto che non l’avresti fatto» dice, e io scuoto la testa. Indico Caleb con il mento dall’altro lato della grotta, che parla con Alison e una ex abnegante «Mi ha detto che c’era una rete» un ghigno malizioso adorna il suo viso ancora carico di eccitazione.
«Allora, Mona l’intrepida, cosa ne pensi di tutto questo?» Sorride in modo evidente «E’ fantastico, io appartengo a questo posto, e sono davvero felice che sia lo stesso per te»
sorrido soffermandomi per la prima volta su un pensiero che forse avrei dovuto considerare prima, sono un’intrepida, e sarò un’intrepida per il resto della mia vita.
Quando i pochi iniziati rimasti sul tetto sono accanto a noi, Darren e l’uomo che mi ha aiutata a scendere dalla rete si posizionano davanti a noi, quest’ultimo si presenta:
«Io mi chiamo Ezra Fitz, sarò il vostro istruttore durante l’iniziazione.
L’allenamento si dividerà in due moduli, e poi ci sarà la prova finale. Il primo modulo consiste nell’allenamento fisico, dove imparerete a combattere e ad usare le armi, il secondo modulo invece sarà un tipo di addestramento psicologico…» sogghigna «I vostri nomi saranno scritti in ordine su una lavagna, l’ordine dipenderà dai punti che guadagnerete tra le varie prove e alla fine del primo modulo e della prova finale chi occuperà le ultime postazioni diventerà un escluso.» Le sue parole rimangono sospese nell’aria, leggo espressioni spaventate tra i ragazzi che mi circondano, credo che il mio volto appaia uguale ai loro, nemmeno gli iniziati interni erano a conoscenza di questo dettaglio.
«I figli degli intrepidi e i trasfazione si alleneranno separatamente, ma verrete valutati insieme. Io allenerò i trasfazione, gli iniziati interni si alleneranno con…» «Me» si intromette un altro uomo «Garrett» continua Ezra con un sorriso.
«Trasfazione, seguitemi!» inizio a camminare all’ombra del mio istruttore e rivolgo un ultimo sguardo a Caleb, anche lui mi sta osservando e sorride quando nota che non ho distolto lo sguardo quando il mio ha incontrato il suo.
Ezra ci mostra il pozzo, etichettandolo come “l’apice della vita degli intrepidi”, è esattamente come un grande, enorme, pozzo; le pareti di pietra sono ripide e piene di piccoli e stretti corridoi pericolanti, che portano a piccole porticine scure.
Ci mostra poi una ringhiera sotto la quale è chiaro dal forte rumore la presenza di un corso d’acqua.
«Questo è lo strapiombo, e Dio solo sa cosa vi aspetterebbe se superaste questa ringhiera» tocca il metallo che lo separa dal vuoto e dall’acqua, il gruppo di iniziati si spinge verso la ringhiera per vedere cosa ci sia di sotto: a decine di metri sotto di noi le acque tormentate di un torrente si imbattono sugli scogli e sulle pareti di pietra.
Mi spingo di nuovo indietro con un passo rapido; nemmeno l’acqua è una delle mie migliori amiche.
«Su, adesso vi mostro i dormitori» Ci scorta attraverso un ampio corridoio dove le pareti non sono più di pietra ma di cemento verso un’enorme stanza occupata da numerosi letti.
«I bagni sono in fondo al corridoio e voi alloggerete qui, buona permanenza, ci vediamo a cena» fa un cenno e ci lascia soli.
I trasfazione iniziano a chiacchierare e a scegliere le proprie brande, io e Mona ci fiondiamo subito su due lettini che occupano un angolo della camera; ci sediamo ognuna sul proprio e lei inizia, ovviamente, a parlare di Caleb invece che di tutto il resto.
«Okay, basta Mon; sì, mi ha aiutato a scegliere gli intrepidi; sì, è grazie a lui che sono salita sul treno in corsa; sì, si è buttato sul tetto prima di me per darmi una base morbida su cui atterrare, va bene?» sorride malefica «Sei qui da dieci minuti e hai già trovato un ragazzo, complimenti Marin» la colpisco forte con il mio cuscino e lei scoppia a ridere «Siamo solo amici Mon…» «’Sta mattina mi hai detto che non eravate nemmeno quello»

ANGOLO AUTRICE:
È qui che la storia inizia davvero, si può dire che i cinque capitoli iniziali fossero una prova, credo.
Recensite sempre perché ogni singola parola che mi dite mi fa tanto tanto piacere c:
 
   
 
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