NOTE
DELLA PIGNA
Buona sera a tutti/e!
Dopo millenni mi sono finalmente decisa a pubblicare un
altro capitoletto di questa raccolta di nugae
Catullo vai via. Questo è un
po’ nato storto, nel senso che è come mi
sono immaginata il ritorno di Sherlock dalla missione per annientare la
rete di
Moriarty, da ciò si desume che, come sempre, non
è collegato agli altri
capitoli precedenti.
Titolo: Grazie
Genere: Triste;
Introspettivo
Avvertimenti:
Spoiler!
Sente bussare alla porta e si
blocca con il pezzo di
pizza a mezz’aria, gli occhi che scattano dalla televisione
alla fonte di quel
rumore. Posa il trancio nel cartone e si alza dal divano, pulendosi
poco
elegantemente le mani nei pantaloni della tuta da casa. Afferra la
maniglia ed
apre la porta, sussultando e trattenendo il respiro quando Sherlock
Holmes
appare di fronte a lei. Quasi non lo riconosce: i capelli sono lunghi,
sporchi
e macchiati di sangue rappreso, mentre del fresco sta ancora scendendo
lungo il
suo viso, gocciolando sul pavimento dell’ingresso, il famoso
cappotto ha lasciato
posto a una logora camicia macchiata di sangue e polvere e troppo
sottile per
proteggere dalla rigide temperature invernali londinesi. Respira con
fatica e
con altrettanta difficoltà si sta tenendo in piedi, una mano
appoggiata allo
stipite della porta.
-Molly Hooper.- sussurra, la voce
normalmente sicura di
sé ora ridotta a un bisbiglio tremolante. Muove un passo
verso l’interno dell’appartamento,
ma barcolla e perde l’equilibrio, venendo sorretto dalla
donna.
-Sherlock!- esclama, sostenendolo
meglio che può ed
aiutandolo a raggiungere il divano, sul quale lo fa distendere
malamente,
causandogli un grugnito di dolore. Si scusa frettolosamente e resta ad
osservarlo aspettando una risposta o un’indicazione da parte
sua.
-Vuoi… Vuoi che ti
porti qualcosa?- gli domanda dopo
qualche minuto, nei quali l’uomo ha socchiuso le palpebre
continuando a
respirare ad intervalli irregolari.
-Lasciami riposare
qui…- bisbiglia, senza guardarla e
unisce le mani sotto il mento con una smorfia. Molly annuisce e si
mordicchia
il labbro inferiore, giochicchiando con le mani mentre non riesce a
spostare lo
sguardo da quell’uomo così posato anche nelle
situazioni peggiori, ma non l’ha
mai visto in quelle condizioni. Sembra distrutto, sfinito, e nonostante
voglia
sorridere per il suo ritorno a Londra, segnale che ha definitivamente
sventrato
la rete criminale di Moriarty, non ci riesce. Apre la bocca per
chiedergli
ancora qualcosa ma per paura di disturbarlo mentre è
rinchiuso nel suo Palazzo
Mentale decide di non parlare. Non può lasciarlo in quello
stato per andare in
camera da letto e dormire come se niente fosse successo. Sente
l’urgenza di
verificare le sue condizioni o almeno di dargli una risistemata. Va in
bagno e
versa dell’acqua in un catino, tornando nel soggiorno con
esso ed una spugna e
si inginocchia accanto al divano. Immerge la spugna
nell’acqua e la posa con
delicatezza sulla fronte di Sherlock, che soffia aria fra i denti ed
aggrotta
le sopracciglia, ma non si sottrae.
-Grazie, Molly.- sussurra, aprendo
appena un occhio ed
accennando un sorriso stanco curvando gli angoli delle labbra.
Molly ricambia il debole sorriso e
continua con il suo
lavoro, tamponando il volto di Sherlock che a poco a poco torna ai suoi
lineamenti di cui la donna si è innamorata. Strizza la
spugna nella bacinella,
trasalendo quando nota che il colore dell’acqua è
quasi cambiato dal trasparente
al rosso marrone. Si alza e va a cambiarla, prendendo anche un
asciugamano ed
una delle sue magliette, dopo lunghi dibattito con se stessa se fosse
conveniente oppure no. Ritorna al fianco di Sherlock, che ha
abbandonato le
braccia lungo i fianchi, gli occhi aperti e stanchi che la attendevano.
O almeno
così piace pensare alla patologa. Molly posa la maglietta
sul bracciolo del
divano e si schiarisce la gola.
-Posso…?- gli chiede,
indicando la camicia logora ed
arrossendo leggermente.
Sherlock sbatte le palpebre e
getta un’occhiata alla
donna, annuendo. Si tira quindi a sedere, storcendo il naso, e si sfila
l’indumento,
rivelando così un taglio poco profondo sul fianco ma che
necessita di alcuni
punti.
-Aspetta.- lo ferma Molly,
facendolo sedere a gambe
incrociate mentre lei si posiziona davanti a lui. Inizia a tamponare il
suo
petto, notando come si rilassi a poco a poco alle carezze. Smette
inoltre di
tremare impercettibilmente per il freddo, riscaldato dallo strofinare
della
spugna, e chiude gli occhi. La donna prende un respiro profondo e si
mordicchia
il labbro, osservando il taglio sul suo fianco. Quindi lo tampona con
delicata
attenzione, pulendolo mentre lineamenti
del viso del detective sono contratti in una smorfia. Quando termina,
posa il
catino a terra e si dirige in bagno, prendendo il kit di pronto
soccorso che
tiene nell’armadietto dei medicinali. Torna ancora una volta
dall’uomo, ora
nuovamente sdraiato sulla schiena, e tira fuori dalla scatola la stecca
di
legno, estraendola dalla confezione di plastica e porgendogliela.
-Mordi questa.- gli dice,
congelandosi quando Sherlock
apre la bocca in un chiaro invito ad eseguire quel comando al posto
suo. La donna
sospira e la posizione fra i suoi denti, facendo sì che
l’uomo la morda.
Quindi prende dal kit ago e filo
ed inizia a ricucire la
ferita con cura, cercando di fare un bel lavoro in modo che non
rimangano
cicatrici ed imperfezioni su quella pelle nivea. Taglia il filo con le
forbicine e rimette il tutto nella scatola, chiudendola ed
appoggiandola
accanto al catino.
-Devi metterti la maglietta, poi
ti porto una coperta.-
Si accorge della stecca ancora fra
i suoi denti e gliela toglie.
Sherlock si alza a sedere mentre Molly prende e distende la maglietta,
infilandogliela dalla testa dopo che l’uomo ha alzato le
braccia. Torna a
distendersi con un sospiro e si volta ad osservare la donna.
-Grazie, Molly.- bisbiglia,
accennando un altro debole
sorriso che vale più di mille parole.
Molly sorride di rimando e si alza
dal divano, prendendo
dalla cassettiera della camera una coperta con cui lo copre. Rimane a
fissarlo
ancora qualche istante, approfittando del fatto che stia dormendo, ed
osa
lasciargli un bacio sulla fronte, girandosi ed andando nella propria
stanza. Sherlock
soleva una palpebra, una volta che la patologa ha chiuso la porta alle
sue spalle,
e sospira, fissando il soffitto, il sonno improvvisamente scomparso.