Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Gelidha Oleron    31/05/2014    2 recensioni
"Sai, Alison, la gente che viene qui spesso vuole solo essere confortata. Possono essere affetti dalla malattia più grave del mondo, ma ti basterà prendergli una mano e sussurrargli che va tutto bene e loro saranno felici.
Buffa la natura umana, vero? Perennemente in cerca di illusioni, possono tirare a campare anni interi dietro quelle che sembrano promesse di salvezza, nonostante abbiano la morte davanti agli occhi.
Il fatto è che diventano ciechi. Non riescono più a distinguere la realtà. E allora sperano, sperano di guarire anche quando sono spacciati, vorrebbero farcela anche quando hanno già esalato l'ultimo respiro, anche quando ormai gli effetti del disastro nucleare di St. Paul sono ormai intrinsechi nel loro DNA.
Ma sai che ti dico, piccola? Io sono uno di loro. Pur essendo un medico e conoscendo le conseguenze di certi tragici avvenimenti, anch'io spero che un giorno tutte le vittime delle calamità, tutti gli ammalati e i sofferenti, per tutti loro possa esserci un bellissimo e roseo miracolo dei ciliegi"
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chopper, Hiluluk, Kureha, Nuovo personaggio, Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"Voglio passeggiare sulla neve senza giacca, sentire il freddo pungente:
io che mi sono sempre coperta tanto bene, per paura di raffreddarmi.
E poi, dottor Igor, voglio che la pioggia mi sferzi il viso.
Voglio sorridere agli uomini che mi interessano.
Voglio accettare tutti i caffè che mi offrono.
Voglio baciare mia madre, dirle che la amo, piangere nel suo grembo, senza vergognarmi di
mostrare i miei veri sentimenti, che sono sempre esistiti,
anche se io li ho nascosti.
Forse entrerò in una chiesa, guarderò quelle immagini che non mi hanno mai detto niente,
ma che certamente adesso mi diranno qualcosa.
Se un uomo interessante m'inviterà in un locale, accetterò e ballerò per tutta la notte,
fino a quando sarò esausta.
Poi andrò a letto con lui, ma non nel modo in cui l'ho fatto con altri,
ora tentando di mantenere il controllo, ora fingendo cose che non sentivo.
Voglio concedermi a un uomo, alla città, alla vita e, infine, alla morte."
 
(Veronika decide di morire - P. Coelho)



 
Entrando in infermeria, non potei fare a meno di notare il dottor Law e il dottor Hiluluk che discutevano animatamente: il primo sembrava lamentarsi della testardaggine di Hiluluk e il secondo della giovane età di Trafalgar Law.
"...dico semplicemente, e me lo faccia presente qualora non dovessi essere chiaro, che ad una certa età non si è più idonei per svolgere determinati mestieri e lo dovrebbe riconoscere anche lei, soprattutto alla luce dei suoi problemi di salute"
"Cosa ne vuoi sapere tu, del mio mestiere, ragazzino? Quando ti sei laureato, l'altro ieri? È proprio in momenti critici come questo che il nostro ambiente ha bisogno di persone con più esperienza!"
"Salve" interruppi il loro battibecco, sperando che la smettessero di punzecchiarsi a vicenda. Non appena parlai, entrambi si voltarono verso me con sorpresa, come se avessero completamente dimenticato della mia visita e non ricordassero nemmeno in che luogo fossero.
"Buongiorno, signorina Smith" mi salutò freddamente, come sempre, il dottor Law "Prego, si accomodi dentro"
"Salve" ricambiò il mio saluto l'altro, sorridendomi affabilmente e provando ad accennare qualche parola, forse avrebbe voluto presentarsi, ma il medico dagli occhi grigi non glielo permise: immediatamente, mi fece entrare e chiuse la porta alle sue spalle.
"Perché pensa che il dottor Hiluluk non sia più idoneo ad esercitare?" gli chiesi senza mezze misure, non riuscendo a contenere la mia curiosità.
Senza degnarmi di un minimo sguardo, Law prese ad esaminare la mia cartella clinica con la professionalità esemplare che sempre lo distingueva "Non credo la riguardi" rispose senza scomporsi, sfogliando i fogli e leggendo attentamente.
Lo guardai, lo osservai, quasi lo mangiai con gli occhi: terribile attrazione, agitata pulsione, perché la tentazione?
"Molto bene" chiuse la cartella con uno scatto repentino, facendomi sussultare e inchiodandomi con lo sguardo "Si stenda, faremo un prelievo"
Feci come aveva detto e, con la delicatezza di un petalo che tocca terra, Law mi fece le analisi.
"Può dirmi qualcosa sul mio stato di salute, dottore?" azzardai, sapendo che di lui più di tutti potevo fidarmi.
Trasferì il mio sangue in una provetta con molta attenzione, dopodiché mi venne incontro "Lei come si sente?"
Quegli occhi, quel camice, quel viso, tutto mi mandò in confusione per un istante, ma mi ripresi in men che non si dica "Non ho notato nessun cambiamento" affermai, sinceramente, deglutendo.
Si sedette sulla barella accanto a me e sospirò "Ha mai sentito parlare di Carbonio 14?
Sgranai gli occhi, solo a sentirlo mi venivano i brividi, si trattava sicuramente di qualcosa di orribile "No"
Chiuse gli occhi e si passò una mano tra i capelli con fare stanco, ma poi tornò all'attacco "I medici di questa clinica non le hanno spiegato proprio niente? E nemmeno lei si è interessata?" mi rimproverò.
Mi sentii in colpa: in effetti era stato come se avessi trascurato le mie reali condizioni e mi fossi preoccupata semplicemente delle lesioni psicologiche.
Abbassai lo sguardo, ferita, ma poi dissi "Sarei molto felice di sentirmelo spiegare da lei"
Non commentò la mia affermazione, ma si limitò a spiegare "Il Carbonio 14 è una sostanza che ognuno di noi ha nel proprio corpo, responsabile delle disintegrazioni radiattive" si prese una piccola pausa, poi continuò "Il problema è che se ne viene inalata una dose massiccia, come molti casi dell'incidente nucleare di St. Paul, può portare difficoltà respiratorie molto gravi, se non malattie serie"
Rabbrividii, e istintivamente strinsi i pugni "Ma è terribile... come... cosa si può fare?" stavo cominciando a sudare freddo.
Il dottor Law invece ne parlava impassibile "Quasi sempre, nulla. Molte delle persone ricoverate in questo reparto hanno subito dei danni troppo gravi per sperare di rimettersi. Ma nel suo caso... " abbassò lo sguardo, cercando di dissimulare la sua incredulità con scarso successo "Beh, il suo caso è alquanto bizzarro: nonostante tutto il materiale tossico che ha inalato, per la stragrande maggioranza Carbonio 14, per l'appunto, lei non sembra aver riportato alcun danno"
Mi feci dubbiosa "Come crede sia possibile? Ne è sicuro?"
Quasi mi fulminò quando feci l'ultima domanda, al che arrossii, imbarazzata "La stiamo monitorando proprio per questo: tenerle sotto controllo tutte le attività vitali, in particolar modo i polmoni, ci aiuterà a capire se gli effetti si manifesteranno a lungo termine oppure no. Per ora, non ci resta altro che aspettare"
I miei occhi nei suoi, la preoccupazione crescente nei miei e, seppur celata, una sorta di sicurezza nei suoi: come se tutti i dubbi si sciogliessero nella sua, sottilissima rassicurazione che percepivo nei miei confronti.
"So di essere in buone mani" conclusi, cercando di essere ottimista.
Lui si alzò "Le migliori" mi corresse, dopodiché mi aprì la porta "Le farò avere i risultati delle analisi il prima possibile. Per il momento, stia a riposo"
"Grazie mille, dottor Law" gli dissi quasi con le lacrime agli occhi, ma purtroppo come risposta ricevetti solo uno sguardo corrucciato.
Non c'era più ombra di Hiluluk in quel corridoio, così mi avviai verso la mia stanza senza incontrare nessuno.
 
 
 
 
 
 
"Alison, ti voglio presentare il cuoco della mensa della clinica Rogers!" annunciò un'entusiasta Nami, entrando nella mia stanza con un ragazzo biondo e alto al seguito.
"Ciao, dolcezza, piacere di conoscerti: io sono Sanji!" mi sorrise, carismatico, il cuoco.
Posai sul letto il libro che stavo leggendo e gli sorrisi anch'io "Io mi chiamo Alison. Cucini davvero bene" mi complimentai subito.
Sanji si diede a mille moine "Grazie, sei molto gentile! Dimmi cosa vuoi che ti prepari e te lo farò avere per pranzo, qualunque cosa desideri, sarò ben felice di cucinarlo per una bella ragazza come te!"
L'infermiera Nami gli tirò un orecchio "Smettila di fare il cascamorto con le pazienti carine, se vuoi che stasera usciamo insieme!"
"Oh, perdonami, mia dolce Nami" implorò in tono teatrale il ragazzo, in un modo così divertente che mi fece ridere "Adesso torno in cucina, mi metterò subito all'opera per voi" ci fece un occhiolino.
"Ecco, bravo" scosse la testa la rossa, mentre Sanji si allontanava "Perché mi piacciono i cascamorti?" chiese più a se stessa che a me.
Risi ancora "Beh, sembra un bravo ragazzo. Dove andrete, stasera?"
"Credo che mi porterà a cena fuori" rispose lei, sedendosi sul mio letto e dandosi a confidenze personali "In verità, me lo chiede già da un po', però non gli ho mai detto di sì... questa volta ho deciso di dargli una possibilità, dopotutto la cena è pagata da lui" scoppiò a ridere anche lei.
"Scommetto che sarà una bella serata" esclamai, stiracchiandomi tra le coperte e riprendendo il libro.
Seguì una minima pausa, dopodiché Nami incalzò "Tu, Alison, eri fidanzata prima di arrivare qui?" domandò con un po' di coraggio.
Mi fece arrossire "Beh, no... cioè, voglio dire, niente di importante... solo..."
"Ho capito, ho capito!" mi fece una linguaccia.
"Ma no, cos'hai capito?" arrossii ancora di più, portandomi il libro sul volto.
Lei, per tutta risposta, mi lanciò uno sguardo malizioso "E che mi dici del dottor Law? È bello, vero?"
Sgranai gli occhi: perché aveva nominato proprio il dottor Law? Che la mia infatuazione nei suoi confronti fosse troppo evidente? Avrei dovuto contenermi?
"È molto professionale" furono le uniche parole sensate che uscirono dalla mia bocca.
Nami si alzò e fece per andarsene con un sorrisetto furbo "Tranquilla, amica mia. Con me il tuo segreto è al sicuro" lasciò la mia stanza canticchiando, come se avesse appena avuto la conferma di qualcosa su cui congetturava da tempo.
Nonostante tutto, il tempo trascorso alla clinica non faceva altro che farmi bene: trascorrevano giorni, settimane, mesi e la quotidianità con il personale e con qualcuno degli altri pazienti mi faceva sentire viva, parte di qualcosa, come se stessi riscoprendo una nuova, grande famiglia.
Il rapporto con Nami si andava intensificando, anche se preferivo di gran lunga confidarmi con Nico Robin: mi veniva più naturale, la sentivo più incline alla mia personalità, più riservata e composta come me.
Le avevo restituito il libro di Verlaine e lei, in cambio, me ne aveva portato uno di Kafka: altre ore, immense, infinite, ad inebriarmi della lettura e a lasciare che il sole pomeridiano mi accarezzasse il viso come se fosse l'ultima volta che potesse farlo...
La abbracciai. ©
 
 
 
Capitolo che comincia con Paulo Coelho, autore brasiliano che mi piace molto, con la citazione del suo libro che preferisco: "Veronika decide di morire".
Sarei ipocrita se dicessi che tutta la storia, almeno in parte, non mi sia stata suggerita anche da questo libro.
Allora, finalmente ci sono più chiarimenti sulla questione "Carbonio 14" (anche se, come vi avevo scritto nel primo capitolo, i suoi effetti sono del tutto inventati perché non sono un'esperta in materia).
Ho deciso di inserire anche Sanji (e ipotizzare un'uscita con Nami : P ) perché mi fa sempre piacere provare a mettere quanti più Mugiwara riesco a far entrare xD poi se serve per "alleggerire" un po' l'atmosfera della storia, tanto meglio.
Infine, altra cosa che avevo già scritto ma sono pignola e la ripeto, mi scuso in anticipo per gli eventuali ritardi di pubblicazione, dovuti alla sessione estiva. 
Alla prossima!!!
 
 
 
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Gelidha Oleron