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Autore: Clary F    31/05/2014    7 recensioni
Clary è nata e cresciuta come una Cacciatrice di Idris e lei e suo fratello Jonathan, alla vigilia dei nuovi Accordi, sono costretti a vivere nell'appariscente tenuta dei Lightwood, dove si sta tenendo la più ridicola delle competizioni mai organizzate nella storia dei Nephilim, coordinata da Magnus Bane, maestro del bon ton. Cacciatrici e Nascoste affronteranno varie prove per accaparrarsi il cuore del giovane Jace Wayland. Tra incubi e bagni notturni, la ragazze inizieranno a scomparire misteriosamente ... Chi sarà il colpevole?
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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CHAPTER 12
DOWNWORLDERS AND SHADOWHUNTERS
 
 
«Follia?» Ripeté Kaelie, con una risata amara, al fianco di Lily. «La vera follia è ciò che avete fatto voi Cacciatori a noi Nascosti. Da secoli ci trattate come spazzatura, gli Accordi non sono altro che un misero pretesto per mettere a posto la vostra coscienza sporca. Ma quest'anno sarà diverso … quest'anno gli Accordi non verranno firmati. Non dopo che la figlia del Console e il grazioso Jace Wayland saranno uccisi da delle miserabili Nascoste..»
Kaelie fece un cenno con il capo. Da una porta malandata Maureen e Hyacinth entrarono nel salone, trasportando un corpo incosciente legato da spesse cinghie di metallo. Era Aline Penhallow, la testa ciondolante, mentre le due Nascoste deponevano il suo corpo floscio sul pavimento impolverato.
Clary si morse il labbro, stringendo con forza il braccio di Alec.
«Io mi fidavo di voi,» disse Jace con rabbia, indicando con il mento le quattro Nascoste in piedi di fronte a lui. «Vi ho invitato nella mia casa e voi -»
Maureen scoppiò in una risatina che fece accapponare la pelle di Clary e Kaelie sorrise. «Tesoro, tu sei stato essenziale nel nostro piano. L'entrata dei Nascosti ad Alicante è strettamente sorvegliata e tu ci hai fornito una splendida opportunità, invitandoci a partecipare a quella ridicola competizione.» Disse Kaelie. «E tutto solamente per infastidire i tuoi genitori. Sai, mi piacevi Jace, ma sei troppo egocentrico, ti credi il migliore di tutti, migliore di noi.»
Jace la guardò con aria di sfida. «Forse perché sono migliore di voi.»
Clary maledisse mentalmente la sua boccaccia. «Stai zitto, Jace.» Mormorò, sporgendo un po’ più la testa dal sottoscala in cui si nascondeva.
«Sssh,» fece Alec, stringendole una spalla. «Non è ancora il momento.»
«Lo vedremo,» continuò Kaelie. «Quando tu e la tua amica sarete morti.»
Nel frattempo Maureen si aggirava attorno al corpo accasciato di Aline, come un corvo sopra una carcassa.
«La figlia del Console, questo sì che è un colpo grosso!» Sussurrò Lily con voce profonda, unendosi alla danza predatoria di Maureen.
«Ho fame!» Strillò la ragazzina vampira, attorcigliandosi al dito una ciocca di capelli biondi. «Non bevo sangue umano da giorni. Quello che ci davano a colazione era di animale, bleah
«Ma perché lo fate?» Disse Jace, cercando di distogliere l'attenzione delle due vampire dal collo di Aline. «Da quando Valentine è morto non vi abbiamo più fatto del male! Abbiamo rispettato le leggi degli Accordi e ci siamo pentiti per ciò che ha fatto il Circolo.»
Hyacinth fece un passo avanti. La sua pelle blu e le sue mani palmate spiccavano nell'ombra di quella casa polverosa e grigia. «Molti di noi sono morti ingiustamente. Noi non dimentichiamo così in fretta.»
«Grazie tante, voi fate e vampiri siete immortali.» Borbottò Jace. «E che mi dite degli stregoni e dei lupi mannari? Non vedo nessuno di loro qui.»
«Con i lupi non si può più trattare, da quando danno retta a quel Lucian Greymark. Non sono affidabili e avrebbero sicuramente riferito i nostri piani a voi Nephilim. E gli stregoni … beh, sì sa che sono da sempre i vostri animali da compagnia, ma alcuni di loro sono dalla nostra parte. La Regina sta spargendo il suo verbo e a raccolto molti consensi.» Disse Kaelie soddisfatta.
«Te l'avevo detto, c'è quella stronza della Regina Seelie dietro a tutto questo.» Sussurrò Clary ad Alec.
Lily si avvicinò a Kaelie, mostrando i canini in un ringhio disumano. La fata alzò gli occhi, completamente blu, al cielo. «Sì, Lily. Anche Lady Belcourt è stata fondamentale.»
«Camille Belcourt?» Ripeté Jace, confuso. «Credevo fosse scomparsa da secoli.»
«È tornata.» Disse Lily con orgoglio. «E non ha dimenticato quello che Valentine ha fatto al nostro clan quindici anni fa.»
«Tutto questo è sbagliato,» ringhiò Jace, dimenandosi sulla sedia alla quale era legato saldamente. «Avete ferito delle giovani Cacciatrici e ora state per uccidere la figlia del Console e me. Quando il Conclave vi scoprirà non vi darà tregua e quando vi avranno trovate vi uccideranno. Complimenti gran bel piano!» Concluse con fredda ironia.
«Siamo pronte a morire per servire Lady Belcourt.» Urlò Lily.
«Avanti, la ragazza è vostra, io mi occuperò di Jace.» Ordinò Kaelie, ponendo fine alla discussione e avvicinandosi al ragazzo con un pugnale lucido stretto in mano. Lily e Maureen si avventarono su Aline, che legata e priva di coscienza non poté difendersi, quando i canini delle vampire perforarono la sua carne.
«Ora,» le sussurrò Alec all'orecchio. «Io le tengo impegnate, tu cerca di liberare Jace.»
I due ragazzi uscirono dal loro nascondiglio nel sottoscala. Ci fu un attimo in cui tutto si bloccò, mentre Clary e Alec sguainavano le loro armi e si lanciavano nel salone. Poi Kaelie sorrise, un sorriso lento e malvagio.
«Fantastico! Altri due giovani Cacciatori promettenti da esibire nel nostro curriculum!» Kaelie si lanciò nella battaglia.
Alec tentò di mettere a segno qualche colpo con il suo arco, prendendo Maureen dritta nella spalla con una freccia affilata. Ma la vampira era veloce e nonostante nell'aspetto assomigliasse a Dorothy del Mago di Oz, la sua sete di sangue e violenza era feroce. Si gettò su Alec, che abbandonò l'arco a terra e iniziò a combattere con la spada. Clary sì buttò su Kaelie, la più vicina a Jace, ma ben presto fu afferrata da Hyacinth alle spalle. Era stata così veloce e silenziosa che non l'aveva nemmeno sentita arrivare.
Lily e Maureen erano aggrovigliate su Alec, che tentava di proteggersi dai loro colpi con la spada, affondando la lama nei loro corpi già morti, che si rimarginavano quasi all'istante. Alec riuscì a liberarsi delle due vampire, scagliandole contro il muro con una forza brutale, che le lasciò per un attimo semi svenute. Ma a quel punto si accorse di Clary, intrappolata tra le braccia delle due fate.
Jace, che aveva lottato fino a quel momento con le cinghie che lo costringevano, si bloccò all'istante. «Lasciateli andare. Tutti e due. Non volete loro, ci sono qua io.»
«Sta' zitto, Jace!» Mugolò Clary, divincolandosi e assestando un colpo con il gomito nello stomaco di Hyacinth. La fata mollò la presa per un attimo e questo bastò a Clary per saltare via dalle sua braccia, raggiungere il camino, stranamente acceso, del salone e afferrare un attizzatoio di ferro. Prese la rincorsa e affondò l'oggetto appuntito e di ferro nel ventre della fata. Il ferro era tossico per le fate. Hyacinth cadde a terra, premendosi la ferita da cui sgorgava lentamente il suo sangue fatato.
In quell'istante Kaelie diventò una furia. Afferrò Clary per i capelli e la sbatté spalle al muro, facendole scivolare via della mani l'attizzatoio. «Come hai osato!» Le urlò in faccia. «Sarai tu la prima a morire.»
 
 
I sotterranei erano bui e polverosi. L'aria umida e stantia impediva a Isabelle di respirare. Sembravano passate ore, da quando erano entrati in quel labirinto di pietra.
«Jonathan, dove stiamo andando? Quello è un vicolo cieco, non c'è niente oltre quel muro.»
Isabelle non era solita passare il suo tempo nei sotterranei della tenuta, ma era abbastanza sicura che questi finissero proprio lì, con quel muro di mattoni viscido di muschio.
Jonathan era in piedi davanti alla parete di pietra. Dietro di lui Helen, Mark e Isabelle cercavano di riprendere fiato.
«Nel passato tutte le tenute più importanti di Idris erano collegate tra loro da tunnel sotterranei.» Disse Jonathan, senza voltarsi.
Non c'era niente in quella parte dei sotterranei, solo pietra e qualche botte di legno contenente chissà quale schifezza. Jonathan ne calciò una, che cadde al suolo con un gran fracasso e iniziò a rotolare, rivelando una nicchia rettangolare, che si apriva poco sopra l'altezza del pavimento.
Isabelle sgranò gli occhi.
Jonathan si infilò nell'apertura e sparì nel buio più totale. Si udì un rumore di acqua smossa e poi la voce del ragazzo che li incitava a seguirlo. I tre obbedirono, ritrovandosi in un tunnel maleodorante e con l'acqua putrida alle ginocchia.
«Che schifo.» Borbottò Isabelle, tappandosi il naso. Jonathan fece per mettersi in marcia ma la ragazza lo afferrò per una spalla. «Dimmi dove stiamo andando, oppure giuro che torno indietro.»
Jonathan la guardò con occhi neri e vuoti. «Alla tenuta dei Wayland. Credo che Clary e gli altri siano lì. Ora, se vuoi tornare indietro fai pure.» Si liberò con una scrollata dalla sua presa e iniziò di nuovo a correre lungo il tunnel.
«Lo odio.» Asserì Isabelle, scambiandosi uno sguardo eloquente con Mark e Helen.
«Sì, anche a me non è troppo simpatico.» Rispose Mark, passandosi una mano tra i riccioli biondi.
Helen non aprì bocca e iniziò a correre dietro a Jonathan. Pochi istanti dopo venne seguita anche dagli altri due.
Isabelle corse per quelli che le sembrarono chilometri, fino a quando non sbucarono nei sotterranei di una tenuta. Erano simili a quelli dei Lightwood, ma ancora più sporchi e polverosi. Nessuno disse una parola e tutti continuarono a correre dietro a Jonathan. Quando il ragazzo si fermò di scatto davanti ad una porta, si trovavano negli interni di una tenuta abbandonata. Per poco Helen non andò a sbattere contro la schiena di Jonathan, che le rivolse uno sguardo acido. Al di là della porta si sentiva il rumore di una battaglia: gemiti e il clangore delle spade. Tutti e quattro i Nephilim si scambiarono un'occhiata ed estrassero le spade, prima di fare irruzione nel salone.
Clary era spalle al muro, con addosso la fata Kaelie. Alec era tornato a tenere testa alle due vampire e Jace continuava a lottare furiosamente contro le cinghie.
«Tu!» Urlò una delle Nascoste, prima che la furia di Jonathan si abbattesse sulla fata che minacciava la sorella. Scansò Kaelie come se fosse una piuma, prima di sbatterla a terra e coprirle l'intero colpo di calci.
«Jonathan!» Sussurrò Clary in un misto di adorazione e gratitudine, prima di tuffarsi verso Jace e finalmente liberarlo dalla sua prigionia.
La battaglia era già vinta.
Helen era corsa verso il corpo svenuto di Aline e la teneva tra le braccia, mentre trafficava con lo stilo per guarirle le ferite. Mark e Alec si stavano occupando rispettivamente di Maureen e Lily, mentre Isabelle abbatteva la sua frusta di elettro su Hyacinth, che nel frattempo si era ripresa dalla ferita infertale da Clary. Dopo che Jonathan ebbe finito con Kaelie, la fata giaceva a terra immobile.
«Che diavolo succede!» Urlò Isabelle, mentre imprigionava Hyacinth con delle catene di ferro.
Jace le spiegò tutto molto brevemente, mentre aiutava Alec e Mark a mettere fuori combattimento le vampire.
«Dobbiamo ucciderle.» Disse Jonathan ad alta voce, i capelli argentei macchiati di sangue e il viso riportava un graffio sullo zigomo, ma per il resto completamente illeso.
«No!» Urlò Alec. «Dobbiamo consegnarle al Conclave e riferire che stanno lavorando per conto della Regina e di Camille Belcourt.»
Jace strinse la mano di Clary nella sua. Mentre un calore sinistro si diffondeva nell'aria.
«Che cos'è?» Chiese Helen, alzandosi in piedi con il corpo di Aline tra le braccia. «Perché fa così caldo?»
«Perché la tenuta sta andando a fuoco.» Rispose Jonathan con calma glaciale, senza distogliere lo sguardo dalle mani intrecciate di Jace e Clary.
Fumo grigio e denso annebbiò l'aria della stanza. I ragazzi iniziarono a tossire, mentre le fiamme si estendevano rapidamente dal camino sino al soffitto, staccando travi di legno e bruciando i vecchi e polverosi tendaggi.
«Usciamo!» Urlò Jace, facendo cenno agli altri di seguirlo verso la porta d'ingresso.
«Ma … non possiamo lasciarle qui!» Strillò Clary, opponendo resistenza e indicando le Nascoste a terra, legate e fuori uso.
Quando alzò il viso, quello di suo fratello era pochi centimetri dal suo. «Sono state loro a fare del male a nostra madre. A ridurla un vegetale per sviare i sospetti su Valentine e tu vuoi salvarle?» Le sibilò all'orecchio. Le fiamme si riflettevano sulle sue iridi nere come la notte. Clary fece per aprire bocca ma inalò del fumo e iniziò a tossire. Non ebbe il tempo di riaprire gli occhi, che Jonathan l'aveva afferrata con forza per le spalle e l'aveva portata all'esterno, a pochi metri dal viale di ingresso, dove l'aria era più pura e lei poté tornare a respirare.
Dietro di lei, Isabelle stringeva Alec in un abbraccio. Helen era china su Aline, che iniziava a riprendere conoscenza, mentre Mark sostava in piedi accanto alla sorella con una mano sulla sua spalla esile. Jonathan continuava a stringerla per le braccia, come se potesse scappare da un momento all'altro e Jace … Jace era solo, qualche metro più avanti a tutti gli altri. Clary poteva scorgerne il profilo, sembrava quasi felice e soddisfatto, mentre osservava la tenuta dei Wayland andare a fuoco e sbriciolarsi lentamente tra fumo e fiamme e le urla delle Nascoste. In quel momento Clary realizzò che aveva sognato giorni prima quella esatta scena.
Prima che tu e Alec mi svegliaste, stavo facendo un sogno, un incubo in realtà. Ti ho visto mentre osservavi una tenuta andare a fuoco. Sembravi felice e soddisfatto, come se fossi stato proprio tu ad appiccare l'incendio. È stato terribile e spaventoso.
Si rese conto di aver sognato quel preciso momento del futuro. Ma come era possibile? Chi era stato a inviare quei sogni d'avvertimento a lei e a Jace?
«Ho mandato un messaggio di fuoco al Conclave.» La voce di Mark interruppe i suoi pensieri. «Saranno qui a momenti.»
I ragazzi mormorarono e annuirono, mentre la tenuta dei Wayland bruciava inesorabile, insieme al mittente di quei sogni di cui Clary non riusciva a spiegarsi l'origine. L'angelo Ithuriel, infatti, bruciava insieme alla casa e alle Nascoste, prigioniero nella cantina segreta dei Wayland da più di quindici anni. Ma nessuno poteva saperlo.
 
 
Quando arrivarono i membri del Conclave erano spuntate le prime luci dell'alba. I ragazzi vennero riportati alla tenuta, non avendo riportato danni gravi, ad eccezione di Aline che fu trasferita alla Guardia.
Clary salì nella sua stanza e si cambiò i vestiti sporchi e sgualciti. Uscì fuori nel parco. Il lago era il posto ideale. Si tolse i vestiti e si tuffò dentro, iniziando a nuotare fino a che non sentì i muscoli bruciare e la tensione sciogliersi lentamente. Quando riemerse dall'acqua, il sole la raggiungeva attraverso i rami sopra di lei e Clary sollevò il braccio, immaginando di poter afferrare i raggi con la mano.
«Anche io di solito lo faccio.»
Clary si bloccò. Conosceva bene quella voce ormai. Deglutì, guardando verso la riva. Jace era in piedi con le braccia lungo i fianchi. Anche da laggiù, Clary riusciva a vedere che era teso. «Ti dispiace se mi unisco?» La sua voce era profonda e bassa, ma la sentì chiaramente, come se le avesse sussurrato a un orecchio. Lei annui, sforzandosi di parlare tranquillamente.
«Dovresti riposare.»
«Così mi hanno detto.» Lui sorrise, un dolce ghigno gli apparve sulle labbra e Clary lo guardò con una morsa allo stomaco, mentre gettava la camicia a terra e scivolava in acqua. Paura e desiderio si mescolavano dentro di lei. Il suo cuore batteva furiosamente, il suo corpo era scosso da brividi. L'acqua le arrivava alle spalle e la distanza tra loro diminuì improvvisamente, mentre lui nuotava verso di lei. Trattenne il respiro, ipnotizzata, mentre le sue braccia tagliavano agevolmente l'acqua. Deglutì a fatica, quando si fermò a pochi centimetri da lei. Le mani di Jace presto si posarono sulla sua vita. Abbassando lo sguardo, poteva vedere le sue dita contro la sua pelle. I loro corpi brillavano sotto l'acqua. «Si può dire che tu mi abbia salvato la vita,» sussurrò Jace con un ghigno.
«Ti ho solo liberato dalle cinghie,» rispose Clary.
«Forse, ma tu mi hai aiutato.»
«Perché hai seguito Kaelie nella tenuta? Non avevi i marchi contro il glamour delle fate?» Gli chiese Clary all'improvviso.
«Perché ha detto che se non l'avessi seguita avrebbe ucciso Aline e perché speravo di prendere tempo in modo che voi avvisaste i rinforzi.»
Lui sorrise e si avvicinò, unendo i loro corpi. Clary pensò che la sua pelle sarebbe esplosa da quanto era tesa. «Rilassati,» mormorò, accarezzandole con leggerezza, solo una volta, il basso ventre. Clary avrebbe voluto urlare.
«Non posso.»
La guardò con espressione preoccupata. «Perché? Ancora non ti fidi di me?»
Clary gli mise un dito sulle labbra. «Non è questo.» Si fidava di lui. Era terrorizzata da sé stessa, da quello che stava permettendo che accadesse. Aveva paura di essere ferita, di abbandonarsi completamente a lui. «Perché io? C'erano un centinaio di ragazze disposte a diventare tue e tu non hai voluto nessuna di loro ma ...»
Lui sorrise piuttosto tristemente. «Oltre al fatto che la metà di loro erano delle psicopatiche e l'altra metà delle arrampicatrici sociali? Beh, questo è esattamente il motivo per cui non ho voluto nessuna di loro, Clary. Non lo capisci? Non voglio qualcuno che mi ami per il mio nome, per i soldi dei Lightwood e per lo stile di vita che potrei dare. Voglio, ho bisogno, di qualcuno che voglia me, e basta.» Fece una pausa, la sua espressione era seria. «Se tu avessi partecipato a quella ridicola competizione, ora non saremmo qui, perché ti avrei considerato come ogni altra strega presente: superficiale e in cerca di fortuna. O un'assassina.» Concluse, cercando di sdrammatizzare.
«Okay. Ma ancora non capisco perché vuoi me.» La sua voce era un sussurro graffiante che Clary odiò immediatamente. Avrebbe voluto suonare fiduciosa, sicura di sé.
«Perché,» rispose Jace, avvicinandosi ancora di più a lei. «Non ti importa di queste cose. Perché non sei assolutamente impressionata da quella parte della mia vita, e perché sei sempre disposta a farmi notare che il mio comportamento è inaccettabile.» Rise leggermente e la baciò prima che potesse reagire. «Perché non ho bisogno di essere trattato in modo diverso da chiunque altro, e odio chi sono a volte.»
«Non me ne ero mai resa conto,» disse Clary, onestamente. «Hai sempre recitato il tuo ruolo così bene.»
«Per tutta la vita,» rispose lui con triste ironia. «Posso chiederti una cosa?»
«Certo,» sussurrò Clary si sentiva la testa leggera. Non aveva mai capito in tutti quegli anni di conoscenza, che lui si sentiva in quel modo e capì quanto sbagliati fossero stati i suoi giudizi.
«Che cosa ti aspetti da me? Se questa cosa sta per andare da qualche parte, ho bisogno di saperlo.»
Clary si morse il labbro e guardò l'acqua. «Mi aspetto che tu sia onesto e che sia te stesso. Non devi fingere con me, Jace, preferisco vedere i tuoi difetti ...»
«Solo questo?» Chiese lui a bassa voce. «Posso farlo.»
Lei rise e lo baciò, gettandogli le braccia al collo e tirandolo più vicino. Rimasero così a lungo fino a che l'acqua non iniziò a risultare fredda. Jace l'accompagnò nella sua stanza e alla porta entrambi si fermarono, incerti sul da farsi. Lui non disse nulla, appoggiando la testa contro lo stipite della porta e guardandola.
«Ho bisogno di dormire,» sussurrò lei e Jace annuì. «Vuoi restare?»
Lui sorrise e fece un passo indietro per permetterle di entrare. Poi la prese tra le braccia e chiuse la porta con un calcio in modo melodrammatico, che fece ridacchiare Clary. Lo fece aspettare mentre si faceva una doccia e quando uscì, lo trovò già addormentato, rannicchiato al centro del grande letto. Clary lo guardò, studiandolo alla luce che filtrava dalle tende, prima di salire sul letto, sedendosi accanto a lui, con le mani alzate incerte sul da farsi. Sembrava così tranquillo, non voleva disturbarlo. Si sdraiò accanto a lui, appoggiandosi sul gomito, per guardarlo ancora. Allungò un dito e tracciò la linea degli zigomi e della sua mascella, sorridendo. Lentamente scese sulle labbra, sulla gola e sul petto. Lui si mosse e lei gli si avvicinò, accarezzandogli i capelli sulla fronte.
«Tu sei assolutamente delizioso, lo sai?» Sussurrò, sentendosi stupida per averlo detto e piegandosi per dargli un bacio sulla guancia.
Si sdraiò accanto a lui, avvolgendosi con il suo braccio e si addormentò. Quando si svegliò era metà pomeriggio e Jace era sparito. Rimase un attimo a fissare il soffitto bianco, chiedendo a sé stessa cosa fare adesso. Cercò di non offendersi per la sua assenza, immaginando che fosse dovuto sgattaiolare via per vedere i suoi genitori o qualcosa del genere. Nonostante questo il suo stomaco si strinse e il suo cervello le disse che era stata una stupida.
«Stupida,» sibilò Clary, rotolando a pancia in giù e nascondendo il viso nel cuscino. La porta si aprì e lei alzò la testa per vedere entrare Jace con un vassoio d'argento in mano. Si ritrovò a ridere piano.
«Ho pensato che potessi avere fame,» disse poggiando il vassoio sulla scrivania. Clary sorrise, alzandosi dal letto e stiracchiandosi.
«In realtà molta. Grazie.»
Clary iniziò a mangiare sotto lo sguardo di lui, rendendosi conto di quanto goffa potesse sembrare ai suoi occhi. Dopo aver finito si appoggiò allo schienale, soddisfatta.
«Allora?» Chiese Jace, spingendo il piatto da una parte.
Clary sorrise. «Non male.»
«Clary, senti ...»
Lei si alzò di scatto, afferrandogli una mano e trascinandolo più vicino. «Zitto, Jace.» Strinse le braccia attorno a lui, nascondendo il viso nel suo collo e attese. Gli ci volle un attimo per capire che la stava facendo camminare all'indietro, fino a quando le gambe le urtarono contro il bordo del letto. Clary lo vide esitare, così si alzò sulle punte dei piedi, abbracciandolo ed eliminando la distanza tra loro. Le loro labbra si incontrarono e lei gli fece scivolare le mani sotto la camicia che venne presto gettata via da qualche parte sul pavimento. Voleva Jace più di quanto avesse mai immaginato. Si sentiva così lontana da sé stessa e scoprì che non le dispiaceva affatto questa parte di lei che non sapeva neanche esistesse. Era liberatorio. Clary si staccò da Jace per guardare il modo in cui i suoi occhi si oscuravano mentre si sdraiavano nel letto. «Sei troppo vestita, Morgenstern.» Le disse.
Lei chiuse gli occhi ed esitò. Una cosa era ammettere che gli piaceva e che lo voleva, un'altra era mettersi a nudo, nel vero senso della parola. I suoi occhi si aprirono e lui sorrise. «Che fine ha fatto la ragazza che voleva mangiarmi vivo?»
«Non ho mai detto questo,» mormorò Clary, anche se, in verità, era proprio quello che voleva fare.
«Hai detto che ero delizioso.» Il suo sorriso si allargò e la faccia di Clary divenne rovente. «Ciò implica che vorresti mangiarmi.»
«Pensavo dormissi,» sussurrò, guardando lontano, fino a quando Jace le fece scorrere le dita sotto il mento e lo sollevò sul suo viso. Si guardarono l'un l'altro, i suoi occhi di solito chiari erano scuri come una tempesta, le labbra socchiuse. Lentamente Clary chiuse gli occhi e lo baciò con intensità. Sentiva i muscoli del suo corpo sempre più tesi e si accorse che non stava respirando.
«Non dobbiamo farlo adesso, non ancora.» Le disse lui sulle labbra.
«Tu vuoi?»
«E tu?» Jace attese una risposta che non arrivò, evidentemente il corpo di Clary non aveva bisogno di parole. Rimasero aggrovigliati l'uno all'altro, baciandosi, per un tempo indefinito, sperando non finisse mai. Nessuno dei due sentì la porta che si apriva.
«Ehi, Clary, Jace e per caso qui con ... woah
Entrambi si bloccarono. Poteva sentire il suo cuore rimbombarle nelle orecchie, si girò lentamente e vide Alec a bocca aperta sul ciglio della porta.
«Alec!» Strillò Clary, contenta di non essere nuda. «Nessuno ti ha insegnato a bussare?»
«Hai un pessimo tempismo,» gli disse Jace con calma, gettando un cuscino al ragazzo, che sbatté le palpebre ed indietreggiò velocemente fuori dalla stanza. Il fuoco dentro al corpo di Clary si era trasformato in un profondo imbarazzo. Chiuse gli occhi, cercando di scomparire.
«Si, beh, il Console è qui, quindi è meglio se ... sbrigati a finire o ... qualsiasi altra cosa e scendi al piano di sotto.» Disse Alec da dietro la porta. «Non credo sia il caso che vengano a cercarti di persona, soprattutto se -»
«Va bene!» Gridò Jace. «Saremo giù in dieci minuti.»
Sospirò. «Odio Alec,» disse raggiungendo con un dito i fianchi di Clary, afferrandole il bordo dei jeans e attirandola a sé. «Rovina sempre tutto.»
   
 
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