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Autore: RoxyDowney    31/05/2014    3 recensioni
Robert dopo il divorzio soffre d'insonnia e pur di non ricadere nelle vecchie abitudini è disposto ad accettare di provare qualsiasi cosa. Mia si troverà a dover gestire la parte più "complicata" di quell'uomo quasi perfetto.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se voglio restare a Santa Monica devo trovare un lavoro. Questo pensiero la perseguitava oramai da giorni. Il visto turistico scadeva tra 6 settimane e se voleva presentarsi al rinnovo con il modulo blu per trasformare il visto turistico in un permesso di lavoro permanente doveva trovare un lavoro stabile e socialmente utile. Aveva provato in varie strutture mediche e paramediche e l’avrebbero assunta per le sue capacità ma non ottenne quei lavori a causa della sua poca familiarità con la lingua inglese.
Mia ha lasciato l’Italia con un sogno. Vivere in California. Mentre continua ad arrovellarsi il cervello su come trovare lavoro evidenzia degli annunci su una rivista specifica per la ricerca di lavoro. Sta frequentando un corso di inglese per stranieri, per imparare quanto più possibile la lingua, ma i suoi progressi sono limitati dal fatto che se non lavora non ha i soldi per partecipare alle lezioni, così tiene la tv accesa nella sua stanza in subaffitto cercando di comprendere i dialoghi e cercando su un dizionario le parole di cui non conosce il significato. Mangia una mela in attesa che la sua coinquilina cubana Maria liberi il bagno. Sentì bussare sullo stipite della porta.
-Mia hai trovato un lavoro?
-Forse… aspetto un paio di risposte, ma ti prometto che appena posso saldo l’affitto arretrato…
-Ma che ti importa di quello! Io voglio sapere se hai qualcosa di serio per le mani.
Mia guardava Maria mentre si asciugava i capelli con un asciugamano e si domandava come una ballerina in un night club potesse definire un “lavoro serio”.
-Che intendi? Perché?
Maria le sorrise e si mise a sedere sul suo letto
-Forse ho trovato un lavoro giusto per te.
Sentenziò compiaciuta.
-Lo sai che io non…
-No, no! Niente di ciò che pensi! Un lavoro serio ti dico… Ho lasciato il tuo nome ad un mio amico e ti aspetta domani mattina.
-Non sai quanto sarei felice ma lo sai, ho ancora grossi problemi nel parlare, come posso lavorare se non…
-Tu vacci e vedrai. In questo lavoro non serve saper parlare. Anzi non si parla proprio.
Mia si sentiva stranita da quelle poche notizie che le stava dando Maria, non sapeva cosa aspettarsi ma in fondo non aveva nulla da perdere. Un tentativo lo poteva fare.
-Se è un lavoro “serio” ci vado.
Maria scrisse l’indirizzo su un angolo del giornale con un nome affianco: Michael.
-Alle 9. E digli che ti ho dato io il suo nome… Potrebbe avere le idee un po’ confuse e non ricordare.
Mia annuì, la vide uscire dalla sua stanza ed entrare nella sua camera che stava di fronte alla sua porta ridendo ancora, probabilmente per il ricordo di Michael.
Visto l’appuntamento dell’indomani, decise di farsi una doccia veloce e si mise subito a letto. Poco dopo sentì Maria augurarle buona notte ed uscire svelta sui suoi tacchi sottili pronta per andare a lavorare.
 
 
La sveglia suonò puntuale ed il risveglio fu duro, dopo un’altra notte trascorsa a girarsi nel letto cercando il modo per trovare pace, ma niente. In nessun modo era riuscito a riposare ed ora un'altra giornata di lavoro lo aspettava. Si alzò e cercò di affrontare quel nuovo inizio con tutta la poca energia che possedeva.
Raggiunse la cucina e si servì una tazza di caffè bollente sperando che questa potesse fare il miracolo e farlo sentire “sveglio”, ma l’unico effetto che ebbe quel tepore fu di farlo incantare a guardare il panorama fuori dalla grandi finestre della sua suite.
-Ehy! Allora sei sveglio!
Jimmy era entrato nella stanza e si stava servendo del caffè mentre tra le mani teneva alcuni quotidiani.
-Fratello sto male, non so se riuscirò a lavorare oggi.
-Anche stanotte non hai chiuso occhio?
-Già…
Jimmy si mise a sedere su una sedia accanto alla sua, lo osservò mentre si stropicciava il viso e vide quegli occhi che raccontavano senza bisogno di parole quella stanchezza che lo stava consumando.
-Devi tornare in terapia.
-Lo strizzacervelli non è riuscito a fare un accidenti! Non ci torno…
-Ma lo sai che è l’unico modo per
-No. Argomento chiuso.
-Così non ti posso aiutare…
-Trova un’altra soluzione. Dannazione! …Scusa Jim, non è colpa tua.
Jimmy si alzò dalla sedia senza aggiungere altro ed uscì dalla camera. Doveva trovare la soluzione a quel problema o sapeva bene quale poteva essere il rischio. Robert poteva ricadere nei vecchi vizi. Da quando il suo matrimonio con Susan era finito, Robert era sempre stanco, riposava male e non voleva farsi aiutare da nessuno. La sua quotidianità era totalmente stravolta e nemmeno il lavoro riusciva ad impegnarlo ed ora toccava a lui trovare la soluzione. Come prima cosa decise di scendere e parlare con il direttore della produzione e con il regista. Robert aveva bisogno di una pausa dalle riprese per tornare a casa e riposare un po’.
 
 
Si fece una doccia e si vestì in modo casual per quell’incontro. Non aveva idea di che tipo di lavoro si trattasse ma se Maria pensava potesse essere il posto giusto doveva presentarsi e fare almeno un tentativo per avere quel lavoro. Prese l’autobus per raggiungere quell’indirizzo che si trovava sul confine tra Santa Monica e Venice Beach. L’autista le fece cenno che quella era la fermata più vicina all’indirizzo che doveva raggiungere, lo ringraziò e scese. Camminò per qualche minuto seguendo l’incrementarsi dei numeri civici finché non raggiunse una siepe alta un paio di metri che delimitava il cortile di una struttura su un piano solo ma molto grande che dalla portineria sulla strada vedeva in lontananza in fondo ad un ampio giardino. Non appena fece il nome di Mr. Michael l’uomo al cancello la fece passare. Entrò nella proprietà e camminò guardandosi attorno fino a raggiungere le grandi porte a vetri che si aprirono appena fu vicina.
Entrò, si chiusero le porte dietro di lei e notò subito il silenzio assordante che regnava in quel luogo. Si avvicinò alla donna che vestita di bianco stava in piedi dietro ad un bancone e le venne istintivo parlare sottovoce.
-Salve come posso aiutarla?
-Buongiorno, ho un appuntamento con Mr. Michael.
-Attenda, lo chiamo subito.
La vide digitare su una tastiera sul bancone ed attendere
-Mr. Michael la prega di attenderlo. La riceverà tra poco.
-Grazie.
Si avvicinò alla parete laterale dove c’erano delle poltroncine in pelle bianche e si mise a sedere.
Vide entrare due uomini, li sentì parlare fino al momento in cui entrarono dalla porta, poi si ammutolirono avvicinandosi al bancone, lo trovò molto strano. Una volta giunti al bancone salutarono la donna, lei ricambiò e porse loro dei piccoli sacchetti di plastica trasparenti dove erano segnati dei numeri. Riposero all’interno i loro cercapersone e cellulari. Non appena consegnarono quelle buste alla donna una porta si aprì nel muro affianco al bancone e ne uscirono due ragazze anche loro vestite di bianco, ritirarono una scheda dalla collega al bancone e senza dire nulla si affiancarono ognuna ad uno dei due uomini e rientrarono nella piccola porta da cui erano uscite. Per un istante restò impassibile a ciò che aveva appena visto, poi venne colta da un improvvisa rivelazione. Iniziò a pensare che quel luogo fosse una sorta di casa di appuntamenti. La cosa non le piacque ma poi pensò che Maria lavorava in un night club, quell’uomo poteva proporle davvero un lavoro rispettabile?
Si alzò decisa ad andarsene, aveva visto fin troppo. Quando sentì la porta riaprirsi, vide un uomo sulla quarantina, vestito elegante che si avvicinò alla donna e sottovoce le chiese qualcosa che non riuscì a cogliere, poi lo vide guardare nella sua direzione e sorridere mentre avanzava nella sua direzione. Ora non poteva più andarsene ma non era un problema, lo avrebbe ascoltato e alla fine avrebbe ringraziato per l’offerta e se ne sarebbe andata.
-Lei deve essere Mia. Maria mi ha parlato tanto di lei. Io sono Michael. Venga, facciamo quattro passi in giardino così le spiego di che si tratta.
Mia lasciò la sua mano e lo seguì all’esterno dell’edificio.
-Maria mi ha detto che ha bisogno di un posto di lavoro per rinnovare il suo permesso di soggiorno il mese prossimo… Io non assumo mai persone che non conosco ma, conosco Maria dai tempi della scuola e so che non si prenderebbe tanta premura per nessuno se non ne valesse la pena.
-Maria è una persona molto buona ed è come una sorella per me.
-Veniamo al dunque. Qui si fanno turni di 8-12 ore a seconda delle esigenze dei clienti che vengono affidati.
-Mi scusi Michael penso di non aver chiaro che tipo di lavoro dovrei fare in questa struttura.
-3S. Silenzio, Sonno, Sicurezza.
-Come scusi?
-Mi spiego meglio. La nostra è una struttura di aiuto per i problemi legati allo stress e in alcuni casi alle dipendenze. Forniamo ai clienti un luogo sicuro in cui possano riposare. In cui non ci siano contatti con l’esterno. In cui si possano sentire al sicuro e riescano così a riposare o che in alcuni casi possano trovare un luogo sicuro dove non gli è possibile cadere nella tentazione di ricorrere a “sostanze” illegali per risolvere i loro problemi. Non ha idea di quante persone soffrano di questi disturbi in questa città.
-Effettivamente non sapevo proprio che si potesse soffrire di queste difficoltà.
-Ad ogni ragazza vengono affidati alcuni clienti, è importante che il cliente abbia sempre la stessa ragazza di riferimento, si instaura così un rapporto di fiducia. In alcuni casi si fornisce al cliente il necessario perché possa riposare e lo si lascia solo nella stanza, in altri casi è necessario che si resti nella stanza seduti ad osservarli perché temono che qualcosa possa capitare loro durante il sonno. Se pensa di poter dare la sua disponibilità può iniziare anche da domani.
-Non so se Maria glie lo ha detto ma, io non parlo molto bene la vostra lingua.
Michael sorrise
-Meglio. Le verrà meno voglia di conversare con loro. Qui il silenzio e la professionalità sono le uniche doti richieste.
Mia ricambiò il sorriso.
-Lo stipendio è ovviamente a seconda delle ore che vengono fatte ma mediamente si aggira attorno ai quattrocento dollari alla settimana, tasse incluse.
Sentendo quell’importo Mia pensò che doveva assolutamente dare un’opportunità a quel lavoro. Doveva a Maria 100 dollari per ogni settimana in cui aveva vissuto nell’appartamento, con un solo mese di lavoro poteva saldare i suoi debiti e le sarebbe rimasto ancora qualcosa per vivere.
-Accetto.
Sorrise e stringendo la sua mano lo ringraziò più volte.
-Venga, andiamo da Katrin, le darà un badge e qualche uniforme, poi le farà firmare un paio di moduli. Benvenuta nella nostra grande famiglia.
Rientrarono nell’edificio e scoprì che Katrin era la donna al bancone. Dopo poco ne uscì con un manuale da leggere, le divise e un badge nella borsa.
 
 
-Robert vieni, i bagagli sono pronti. Possiamo andare.
Alzò gli occhi e vide Jimmy che lo attendeva sulla porta, si infilò le scarpe senza allacciarle prese un cappello con la visiera e dei grandi occhiali da sole scuri. Non voleva che nessuno lo vedesse in quello stato.
-A che ora è il volo?
-Il nostro volo partirà non appena saremo in aeroporto. Viaggiamo con un jet privato.
Robert si rasserenò, sapere che non doveva affrontare i fans che si sarebbero accalcati attorno agli arrivi lo fece sentire meglio. Ogni piccolo stress lo metteva sotto pressione e forse, proprio per questo motivo Jimmy aveva optato per quella soluzione.
-Tra qualche ora saremo a Los Angeles.
Robert annuì anche se non era sicuro che rientrare a casa gli avrebbe permesso di riprendersi da quel momento di stanchezza. Avrebbe passato un'altra notte senza chiudere occhio, ma per lo meno sarebbe stato a casa sua, nel suo letto.
Chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi con la respirazione durante tutto il volo. Giunti a casa trovò confortante trovarsi in quell’ambiente e si rilassò. Jimmy lasciò i suoi bagagli in camera sua e preparò la cena per entrambi, avrebbe fatto rientrare l’indomani i domestici. Robert mangiò senza appetito ed andò nella sua camera sperando di poter iniziare a recuperare. Si concesse un lungo bagno caldo sperando che anche quello lo aiutasse infine si buttò sul letto.
 
 
Maria in accappatoio sedeva sul divano bevendo del caffè, non appena la vide rientrare con una scatola di ciambelle in mano e un grande sorriso sul viso capì.
-Dobbiamo festeggiare! Ho avuto il lavoro!
-Te l’avevo detto io!!! Michael è una persona fantastica!
Trascorse la giornata a leggere quel manuale per non arrivare impreparata l’indomani mattina. Aveva una grande opportunità e non voleva sprecarla.
La settimana trascorse senza difficoltà, aveva capito come funzionava la routine di quelle persone che le erano state affidate. Aveva fatto amicizia con le sue colleghe che le diedero delle dritte su come capire i clienti. Oramai si sentiva a suo agio ad accogliere quegli uomini e donne con la precisa intenzione di dar loro conforto dalle loro difficoltà. Aveva avuto modo di scoprire che molte celebrità erano clienti fissi di quella struttura. Forse a causa delle loro vite piene di stress, ma per lei non fu un problema trattarle come fossero perfetti estranei. Erano lì per trovare la pace non certo per essere infastiditi da qualche fan scatenato.
Mia vide lampeggiare il suo cercapersone. Michael la voleva nel suo ufficio. Aveva appena riaccompagnato il suo ultimo cliente all’uscita e quindi lo raggiunse in fretta.
Una volta chiusa la porta del suo ufficio Mia si trovò nel grande ufficio in cui di fronte a Michael sedeva un uomo. Normalmente sarebbe entrata e avrebbe salutato Michael, ma vedendo che non era solo rimase vicino alla porta in silenzio, come era solita fare in presenza di clienti.
-Ah Mia, vieni. Ti presento il tuo nuovo cliente. Mr. Downey, lei è Mia si occuperà di lei ogni qual volta abbia bisogno di qualcosa.
Mia si avvicinò e sorrise stringendo la sua mano abbassò poi lo sguardo in segno di saluto.
Robert la guardò mentre stringeva la sua mano sorridendo appena.
-Ciao Mia. E’ un piacere conoscerti.
-Si ricordi Mr. Downey che Mia, come tutto il personale si attiene alle regole della struttura a cui dovrà attenersi anche lei. Dovrà lasciare telefoni e cercapersone all’ingresso, e da lì proseguire in silenzio fino a che non si troverà nella sua stanza. Per non arrecare disturbo agli altri clienti. Solo una volta all’interno potrà parlare con Mia per chiederle ciò che le serve, ma lei non le risponderà. Non è una forma di scortesia, ma venite qui per lasciare fuori tutto. Compresi i rapporti interpersonali. Vedrà che si troverà bene e si sentirà subito meglio.
-Cercherò di tenerlo a mente, ma sa io sono un chiacchierone…
Michael sorrise e poco dopo Robert si congedò da loro uscendo dall’ufficio.
Michael si lasciò cadere sulla poltrona una volta rientrato in ufficio dopo averlo accompagnato alla porta e sbuffò un po’ stanco.
-Ecco un altro riccone con un sacco di problemi!
-Di che si tratta?
-Niente di grave, non dorme da quel che ho capito soffre di una forma di insonnia grave e non riesce a lavorare e vivere normalmente. Temono possa riprendere con i vecchi “vizi” per sopportare i ritmi della vita lavorativa che deve condurre.
-Non capirò mai come sia possibile che più sono ricchi e più hanno problemi!
Michael sorrise e le diede la scheda del cliente
-Dobbiamo dare il massimo con questo cliente, ha un sacco di amicizie capisci? Se si troverà bene da noi ci consiglierà ad altri. Quindi quando chiama cerca di essere disponibile. All’inizio può essere che si presenti qui ad orari strani ma poi quando inizierà a riposare le cose si assesteranno.
-Un po’ come per gli altri clienti…
-Esatto. Ma per il primo periodo Katy dirotterà su Amber e Sasha i tuoi clienti. Non c’è altro, ora va a casa e tieni sott’occhio il cercapersone se ti chiama Katy prendi un taxi, te lo rimborso io Ok?
-Ok. Se non chiama ci vediamo domani mattina?
-Chiamerà... Dai retta a me, va a casa e riposa.
-Ok. Buona giornata.
Quando uscì, salutò Katy e si avviò verso l’uscita a passi svelti per raggiungere Jo che terminava il turno in guardiola a quell’ora, così poteva avere compagnia durante il viaggio di ritorno verso casa sapendo che nessuno l’avrebbe importunata con quell’omone affianco.
 
 
Robert attendeva che il semaforo all’incrocio diventasse verde per poter partire e tornare a casa con Jimmy che sedeva accanto a lui. Vide quella donna dai capelli biondi chiari ramati e gli occhi verdi sciogliersi la coda in cui teneva raccolti i capelli che poco prima aveva visto nell’ufficio del direttore dell’S3. Chiacchierando si stava fermando a qualche metro da loro davanti alla pensilina del bus con quell’uomo che aveva visto uscire dalla guardiola per farli entrare nel parcheggio della struttura. Erano amici o era il suo fidanzato? La faceva ridere e per l’imbarazzo lei lo aveva colpito piano sulla spalla. Continuò a fissarla finché la vide guardarlo e sorridere mentre le auto in coda iniziavano a suonare perché non stava procedendo nonostante il semaforo fosse già diventato verde. Distolse lo sguardo sorridendo e partì velocemente.
-Ecco cosa ti ci vorrebbe per farti una bella dormita!
Robert guardò Jimmy senza capire a cosa si stava riferendo ed il suo sguardo smarrito aveva fatto intuire a Jim che la sua battuta non era stata capita. Lui fece cenno con la mano all’indietro
-Un paio d’ore con quel peperoncino dagli occhi verdi… e sono sicuro che riusciresti a prendere sonno come un angioletto.
-Ma come ti viene in mente una cosa del genere!
-Ehy! sei tu che non le toglievi gli occhi di dosso al semaforo non io!
-Perché mi ricordava… una compagna di scuola…
-In ogni caso resto dell’idea che potrebbe farti tornare il sonno… dopo un po’… forse… una così il sonno te lo fa perdere! Anzi, fa inversione e torniamo indietro… Io ho la serata libera!
Rise forte e Robert dopo un primo momento di sbigottimento inizio a ridere con lui proseguendo a guidare verso casa.
 
 
-Stasera vieni con noi al bowling?
-Stasera non posso, sono reperibile ed è meglio che vada a letto presto, ho un nuovo cliente.
-Lizzy sarà delusa, ma ti conviene non disdire per sabato o ti verrà a cercare! Lo sai, è la sua festa di compleanno e ci tiene che ci siamo tutti…
-Dille pure che ho già comprato il regalo e non mancherò sabato!
Scese dal bus salutando Jo che proseguiva il suo viaggio ed entrò nel ristorante cinese sotto casa, ordinò la cena ed attese sfogliando i giornali. Uno di quelli sul bancone raccontava del nuovo flirt della ex Mrs. Downey, guardò le immagini e in una piccola immagine c’era la foto di Robert con l’espressione tesa che cercava di non farsi fotografare. “Ecco perché non dorme” pensò, poi la sua attenzione venne richiamata dalla cameriera che le porgeva il suo sacchetto da asporto. A casa si fece una doccia e cenò buttandosi sul letto a guardare la televisione col suo fido dizionario affianco anche se ora lo sfogliava un po’ meno.
 
 
Una lunga corsa sulla spiaggia ed una nuotata in piscina ebbero l’effetto desiderato. Jimmy passò in camera di Robert e spense la televisione mentre lui sdraiato in obliquo sul suo letto dormiva. Fu felice di non trovarlo seduto a leggere. Socchiuse piano la porta ed andò a dormire.
 
 
Aprì gli occhi con molta fatica, l’orologio digitale proiettava l’orario sulla parete. Le tre. Si stropicciò gli occhi cercando di riuscire a tenerli aperti. Prese il cercapersone dal comodino che lampeggiava. Il messaggio indicava una chiamata. Prese il telefono e compose il numero.
-Dimmi Kat
-Downey ha chiamato. Sarà qui tra mezzora. Ti ho chiamato un taxi, tra una decina di minuti sarà sotto casa tua. Ti serve altro?
-Solo un barile di caffè. Arrivo.
Prese una divisa dall’armadio la ripose nella custodia ed indossò una felpa sopra alla canottiera con cui aveva dormito, dei pantaloni della tuta e un paio di scarpe da ginnastica. Si legò i capelli e scese le scale. Il taxi era fermo davanti al suo portone e dopo pochi minuti la lasciò all’entrata laterale riservata al personale. Il badge fece aprire la porta elettronica, dopo aver pagato il taxi entrò negli spogliatoi. Si lavò il viso ed indossò la divisa. Si specchiò e controllò che tutto fosse in ordine. Passò nella sala ristoro dove ringraziò che il caffè fosse pronto e ne bevve una tazza. Stava per versarsene una seconda quando il cercapersone emise un leggerissimo bip e vibrò indicando che era richiesta nella hall. Era arrivato. Tolse la suoneria e si avviò verso il suo nuovo cliente.
Lo vide appena uscì dalla porta, Katy le passò la scheda che era posata sugli effetti di quell’uomo. Cellulare, chiavi dell’auto, un lettore mp3. Lui era seduto su una poltroncina con la testa china, i gomiti appoggiati sulle sue ginocchia e lo sguardo perso nel vuoto. Mia camminò fino a raggiungerlo e si fermò in piedi di fronte ai suoi piedi, fu allora che Robert alzò lo sguardo e la vide accennare ad un sorriso.
-Ciao… Tu sei Mia vero? …Scusa non sarei mai dovuto piombare qui nel cuore della notte, ti hanno tirato giù dal letto per colpa mia… forse è meglio che vada, non è stata una buona idea venire qui ma non sapevo più che fare e la mia attenzione si stava focalizzando sull’entrare nel primo bar aperto...e…
Come era solita fare con tutti i clienti disorientati cercò di farlo tranquillizzare.
-Mr. Downey è nel posto giusto. Ora mi segua, l’accompagno nella sua stanza. Le chiedo la cortesia di non parlare lungo i corridoi perché potremmo arrecare disturbo a qualche ospite che sta riposando.
-Beati loro… Ops… promesso non parlo più.
Sì alzò e la seguì lungo quei corridoio poco illuminati, quel luogo forse non gli avrebbe dato le ore di sonno che desiderava, ma per questa notte pensò che lo stesse salvando da una ricaduta in quel mondo che non voleva più rivedere.
 
   
 
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