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Autore: RoxyDowney    01/06/2014    4 recensioni
Robert dopo il divorzio soffre d'insonnia e pur di non ricadere nelle vecchie abitudini è disposto ad accettare di provare qualsiasi cosa. Mia si troverà a dover gestire la parte più "complicata" di quell'uomo quasi perfetto.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mia si fermò davanti ad una porta e strisciando il badge, si aprì. Le luci si accesero e lei le regolò in un’intensità soffusa, Robert entrò nella stanza e Mia chiuse la porta alle sue spalle.
Si sentiva in imbarazzo trovandosi in quella stanza con quella donna che non conosceva e come sempre l’istinto prese il sopravvento.
-Questa stanza è… sarà la mia stanza?
-Sì Mr. Downey.
Mentre controllava cosa ci fosse nella stanza vide che sul letto era sistemato un pigiama maschile ed un paio di ciabatte. Affianco al letto c’erano asciugamani e dietro ad una parete in vetro opaco una vasca da bagno, mentre all’interno di un'altra piccola stanza c’erano doccia ed i sanitari.
L’ambiente era confortevole, anche se gli ricordava le stanze degli hotel di lusso. Aprì il frigorifero e vi trovò ogni tipo di bevanda escluse quelle a base alcolica e caffeina.
-Avete pensato proprio a tutto…
Sì Mr. Downey.
-Bhè… ora che faccio? in cosa consiste la vostra magia?
Mia si trattenne, avrebbe riso a quella domanda in un altro contesto ma cercò di essere professionale quanto più poteva parlando lentamente per mascherare la sua scarsa padronanza della lingua.
-Ora lei deve solo rilassarsi, si metta comodo, prenda confidenza con l’ambiente come meglio crede e se ha bisogno di qualcosa deve solo premere quel bottone sul comodino. Io sono qui fuori per qualsiasi cosa abbia bisogno. Buon riposo.
Mia evitò di lasciargli altro tempo, era certa che si sarebbe rimesso a parlare così aprì la porta con il badge e una volta uscita la porta si richiuse automaticamente.
“Perfetto, sono in una prigione! Lussuosa, ma è pur sempre una gabbia…” Robert iniziò a prendere confidenza con l’ambiente, prese una bottiglia d’acqua dal frigobar e ne bevve un sorso, poi si tolse le scarpe ed iniziò a camminare scalzo su quella moquette alta e morbida. Solo allora si rese conto che la stanza non aveva nessuna finestra. L’aria condizionata e il riscaldamento erano regolabili attraverso un pannello computerizzato vicino alla porta d’entrata.
Decise di mettersi il pigiama tanto per fare qualcosa visto che non aveva nemmeno un po’ di sonno nonostante si sentisse stanchissimo. Si sdraiò su quel grande letto, si girò e rigirò più volte, non riusciva a trovare una posizione che gli conciliasse il sonno. Provò a chiudere gli occhi, ma anche così proprio non ci riusciva e più passava il tempo e più si sentiva oppresso da tutto, anche da se stesso. Cercò un orologio invano, in quella stanza oltre al silenzio assoluto, il tempo non poteva essere quantificato in nessun modo.
Infine si mise a sedere e dopo aver fissato quel bottone per un istante che gli parve eterno decise di premerlo.
Non appena lo premette la luce che indicava la porta chiusa cambiò colore e la serratura scattò. Mia entrò nella stanza e non disse nulla finché la porta non si chiuse completamente alle sue spalle
-Ha bisogno di qualcosa Mr. Downey?
-Non riesco a capire quanto tempo sia passato…
Mia sorrise
-Se non sa quanto tempo passa all’interno della stanza riposerà più serenamente. Per questo non sono presenti orologi o altri apparecchi che possano indicare l’orario. All’inizio è un po’ difficile ma vedrà che poi quest’ambiente l’aiuterà.
-Ma mi sento soffocare, non so cosa fare… Mi sembra di essere al manicomio!
-Deve rilassarsi. Il resto verrà da se.
Mia si avvicinò alla porta e come le era già capitato capì al volo che questo cliente sarebbe stato un problema. Già una volta le era capitato di avere un cliente così. Quelli come lui erano faticosi da gestire, ma ce l’avrebbe fatta.
-Ma qui sono tutti così come me? Intendo con gli stessi problemi?
-Mr. Downey le devo ricordare che non posso parlare con lei se non strettamente necessario a soddisfare le sue esigenze durante il suo soggiorno.
-Ha ragione mi scusi ma… Scusi. Sto ricominciando.
Si zittì da solo per qualche istante, Mia sperò che fosse la volta buona, abbassò ancora un po’ le luci sperando che potesse aiutarlo a capire che doveva provare a dormire. Strisciò il badge sul pannello della porta ed aspettò che questo sbloccasse la serratura prima di dare il comando di apertura.
-Mia… se prometto di stare in silenzio può restare qui?
Strisciò di nuovo il badge e la serratura della porta si richiuse. Mia annuì e si mise a sedere su una poltroncina che stava vicino alla porta di fianco al letto.
-Grazie! Tu non sei di Los Angeles vero?
Mia lo guardò nella penombra e non rispose. “È come il cliente della stanza 3002” Robert era un logorroico e se avesse risposto avrebbe iniziato a fare altre mille domande. Si mise un dito di fronte alle labbra sperando che capisse
-Non puoi rispondere… giusto… devo stare zitto.
Si sdraiò sul fianco girato verso di lei così da poter continuare a guardarla. Nonostante a causa sua si fosse svegliata alle 3 di mattina il suo viso appariva sereno e riposato. Un leggero sorriso era come stampato sulle sue labbra e seduta immobile su quella poltrona lo guardava. I suoi occhi per quel poco che poteva vedere erano esattamente come se li ricordava dal giorno prima al semaforo. Avrebbe voluto chiedergli chi era quell’uomo che era alla fermata con lei ma poi come avrebbe potuto giustificare una curiosità del genere?
-Non sapevo nemmeno esistesse un posto come questo. Se Jimmy non me ne avesse parlato non sarei qui. …Jimmy è il mio assistente, un amico per la verità, mi è stato vicino sempre anche nei momenti più bui.
E dire che dovrei essere a New York per girare un film… sei mai stata a NYC? Io ci sono nato, è la città più bella secondo me. Forse dico così perché ci sono nato e cresciuto, ma se non ci sei andata, dovresti… Credimi.
Non ti dà fastidio vero che io ti dia del tu? Anzi dovresti anche tu. Dovresti se solo parlassi.
“Logorroico 3002. Forse sono parenti… Ma come è possibile che capitino tutti a me quelli complicati? Inizio a pensare che Michael me li affibbi di proposito per vedere come me la cavo… certo questo mi fa troppo ridere, continua a parlare come se stessimo conversando e se continua così non si addormenterà nemmeno cinque minuti… sarà una luuunga giornata”
-Ma davvero non mi farete uscire da qui se prima non dormo? Scusa se rido, ma tu come fai a stare lì seduta per tutto il tempo? Se ti fa sentire meglio puoi alzarti e camminare, non mi darebbe fastidio.
La settimana prossima devo anche andare in tv e con questa faccia nemmeno il truccatore migliore potrà farmi apparire fresco e riposato… Forse dovrei andare in spiaggia a camminare, ho letto che aiuta a migliorare l’aspetto della pelle.
 
Le ore trascorsero mentre Robert continuava con il suo monologo che Mia ascoltava silenziosa. Le raccontò delle riprese di quel film, che voleva andarsene in vacanza lontano da tutto ma era troppo stanco anche per fare quello, che ultimamente non aveva più una vita sociale. Solo una cosa le risultava difficile, sostenere lo sguardo di quell’ospite. Lui non guardava, lui osservava e notava ogni battito di ciglio finché per un istante Robert smise di parlare, stava con lo sguardo fisso su di lei, ma forse dormiva. Le veniva da ridere ma con tutta se stessa si trattenne pensando che se avesse riso avrebbe ripreso a parlare e non voleva. Aveva bisogno di riposare. La sua voce leggermente roca per l’ora e per la stanchezza era calda e piacevole da ascoltare ma lui era lì per riposare. Ne aveva bisogno. Continuò ad osservarlo e vide che piano piano i suoi occhi si chiusero e il suo respiro si fece più regolare. Attese un po’, poi si sfilò le scarpe per non fare alcun rumore e camminò piano sulla moquette fino a raggiungere il letto. Prese una coperta leggera dal fondo del letto e facendo molta attenzione lo coprì fino alle spalle soffermandosi un istante a guardarlo da vicino. Aveva ragione quei segni sotto ai suoi occhi erano quasi violacei, duri da nascondere, ma ora stava riposando e forse la situazione al suo risveglio sarebbe stata migliore. Si rimise seduta sulla poltrona di fronte a Robert e prese il cercapersone, premendo il tasto di accensione vide che mancavano pochi minuti alle 7. Aveva più che mai bisogno di un caffè ma sapeva che il badge avrebbe fatto scattare la serratura e in quel silenzio assoluto avrebbe rischiato di svegliarlo. Restò immobile ad osservarlo e ora si era convinta di conoscere ogni piccola ruga di quel viso. Quando la sua mente iniziò a deviare incominciando a pensare al corpo scolpito che intravedeva attraverso quella coperta si alzò ed andò in bagno. Socchiuse la porta e si sciacquò il viso. Quell’acqua fresca l’aiutò a riprendere lucidità. Quando ricontrollò il cercapersone erano le due. Era sveglia da quasi dodici ore e questo turno pareva non finire mai. Quando non le era chiesto di restare in stanza con il cliente poteva guardare la tv nella sala ristoro con gli auricolari, mangiare qualcosa, leggere, insomma il tempo trascorreva ma chiusa in quella stanza iniziava a sperare che Robert si svegliasse e ricominciasse a parlare.
Poco dopo lo vide aprire gli occhi, così come li aveva chiusi, restò in silenzio per un lungo momento mentre la guardava. Poi quasi d’improvviso le sue labbra si aprirono in un grande sorriso e anche Mia sorrise. Era sempre bello vedere gli ospiti in preda a quella felicità.
-Ciao…
-Buongiorno Mr. Downey. Come ha riposato?
-…Come… come un bambino…
-Vado a prenderle la colazione, quando è pronto non ha che da suonare.
-Ok. Grazie… Mia… ma, non ci davamo del tu?
Lei rise piano prima di uscire e lo lasciò mentre si stirava su quel letto felice di quel riposo inaspettato.
Mia tirò un sospiro di sollievo non appena la porta si chiuse alle sue spalle e raggiunse il punto di ristoro del personale per una tazza di caffè. Lì seduto insieme ad alcune colleghe c’era Michael che non appena la vide entrare le sorrise, evidentemente già sapeva della prima chiamata di Downey, o forse il suo viso gli stava raccontando la sua giornata lavorativa. Prese il caffè e si mise a sedere con loro
-Allora come è andata?
-Non hai idea di quanto parli quell’uomo…
Michael rise
-Siamo pagati anche per ascoltarlo se gli dà conforto! Ha dormito?
-Uhmm… sì alla fine è crollato verso le sette e si è svegliato poco fa…
-Bene! Ottimo lavoro!
-Oh, ma io non ho fatto niente...
-Hai fatto il tuo lavoro! Ora appena esce vai a casa a dormire.
-Ok. Ecco, mi sta chiamando, sarà pronto per la colazione. Meglio che vada.
Lasciò la tazza sul tavolo e recuperò al bancone il vassoio con il numero della stanza di Downey, ringraziò il ragazzo della cucina e si avviò con affianco Michael che evidentemente tornava in ufficio
Prima di entrare nella zona del “silenzio” Michael le ricordò che Downey per lui era un cliente speciale, quindi se le era possibile doveva provare a far conoscere tutti i servizi della struttura. Mia annuì e si infilò nel corridoio silenzioso che portava alle camere. Robert attendeva.
Quando entrò nella stanza lo vide seduto ai piedi del letto avvolto nell’accappatoio della stanza, aveva i capelli ancora bagnati e con un telo se li stava asciugando. Le sorrise mentre lei, vedendolo ancora così abbassò lo sguardo imbarazzata. Robert lo notò e si precipitò in bagno a vestirsi. Mia posò il vassoio con la colazione sul tavolino che stava nell’angolo della stanza. Lui rientrò nella stanza mentre continuava a tamponare i capelli ora vestito.
-Ti spiace posarlo sul letto?
-Come desidera Mr. Downey.
Mia posò il vassoio in fondo al letto e Robert si mise a sedere li affianco poi la guardò senza dire nulla
-Le serve altro Mr. Downey?
-Sì almeno due o tre cose… La prima è che ti metta seduta qui, l’altra che tu faccia colazione con me e l’ultima che tu la smetta di darmi del lei!
Mia sorrise
-Credo non sia proprio possibile.
-Cosa? Quale delle tre cose non puoi fare per me?
-Tutte, mi spiace.
-Sei troppo formale, Michael mi ha promesso un ambiente accogliente e informale. Dovrò discuterne con lui!
Mia sorrise e si mise a sedere sul letto di fronte a Robert mentre lui soddisfatto sollevava il coperchio del vassoio che si trovava tra loro
-Oh guarda! La mia colazione preferita… Ma allora stanotte mi ascoltavi quando straparlavo.
-La scheda…
-Come scusa?
-E’ scritto sulla scheda cosa preferisce mangiare a colazione.
-Vero… l’avevo dimenticato… comunque grazie! Grazie a te sono riuscito a riposare un po’.
-Ha fatto tutto da se, le assicuro che non è merito mio.
-Vorresti dirmi che sto spendendo male il mio denaro? Uhmm…
-No, non intendo dire questo…
Robert sorrideva e le stava passando un bastoncino di carota e Mia l’accettò per evitare che restasse con quel braccio a mezz’aria in attesa che lei l’accettasse.
-Che altro fate qui di “inutile”?
-Abbiamo una piscina termale…
-Interessante…potrei provarla. E che altro?
-Una sala massaggi.
-E li fai tu?
Chiese con fare ammiccante
Mia rise scuotendo la testa
-Ah allora non mi interessano!
Mia arrossì lievemente e sapeva che il suo incarnato di certo l’avrebbe tradita. Era un adulatore nato. Riusciva ad essere signorile anche con affermazioni che dette da altri le avrebbe considerate volgari.
-Dovrebbe provare le terme.
Robert la osservò per un istante sostenendo il suo sguardo prima di risponderle
-Se mi accompagni forse potrei.
Non appena pronunciò quella frase si morse la lingua, ma che gli stava succedendo? Stava flirtando senza ritegno con quella donna come forse non aveva fatto mai in vita sua e probabilmente aveva già oltrepassato il limite parecchie battute fa. Cercò di rimediare
-Perdonami, non voglio metterti in imbarazzo. E’ evidente che l’euforia per aver dormito qualche ora mi sta dando alla testa e straparlo. Ma ti assicuro che non sono una persona molesta.
-Non si preoccupi. Ora la lascio finire di fare colazione. Quando è pronto per uscire mi chiami.
Mia sorrise ed uscì dalla stanza mentre Robert continuava a guardarla con quello sguardo che tradiva completamente la dichiarazione appena fatta.
Mia preparò le sue cose, non vedeva l’ora di tornarsene a casa a dormire. Non appena Robert la chiamò si precipitò alla sua porta per accompagnarlo all’uscita. Stranamente notò che si stava attendendo alle regole di non parlare nel corridoio ed una volta usciti nella hall lei fece un cenno e lui raggiunse il bancone dove mentre ritirava i suoi effetti venne raggiunto da Michael che gli chiese come era andata quella prima notte.
Mia rientrò senza attendere oltre e si cambiò in fretta nello spogliatoio uscendo poi dalla porta laterale. Si mise gli auricolari con la sua musica preferita e gli occhiali da sole. Attraversò il giardino e raggiunse la guardiola all’entrata dove salutò i colleghi di turno e si avviò lentamente verso la fermata dell’autobus. Si appoggiò al muretto e sbadigliò vistosamente mentre attendeva l’arrivo del suo autobus. Il ruggire del motore di un auto sportiva richiamò la sua attenzione, Robert fermo con la sua auto dietro ad un auto attendeva che il semaforo desse loro il via libera, sorrideva e mentre ripartiva sollevò la mano dal volante facendo un gesto di saluto e con le labbra mimò “buona notte” mentre le passava accanto sorridendo.
Mia sorrise.
Solo dopo essersi fatta la doccia e buttata sul letto ripensò a quella scena ed allo sbadiglio di poco prima e a quegli occhi dolci che le auguravano buona notte. “Chissà quando lo rivedrò”
Robert parcheggiò l’auto in garage e trovò Jimmy in sala da pranzo che faceva colazione e lo guardò stranito
-Dove sei stato? Sei uscito presto stamattina…
Robert si mise a sedere vicino a lui mentre addentava una mela
-Sì presto… circa le tre per la precisione…
-E dove sei andato? Che hai fatto?
-Puoi stare tranquillo, sono andato da Michael al centro di recupero del sonno. E non chiedermi come, ma ho dormito. Non so per quanto tempo, ma ho riposato!
-Bene! Questa notizia mi rende felice! Dobbiamo festeggiare! Che ti va di fare?
-Quello che vuoi…
Appoggiò la schiena sullo schienale di quella poltroncina e restò per un attimo così con lo sguardo perso nel vuoto, c’era una sola cosa che avrebbe voluto fare in quel momento, ma doveva lasciarla dormire. Sorrise mentre si alzava ed andava a cambiarsi.




Note: Ecco qui il secondo capitolo. Aspetto vostre recensioni o messaggi per sapere che ne pensate. Buona lettura. 
   
 
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