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Autore: Ofeliet    31/05/2014    1 recensioni
Era imbarazzante.
No,
imbarazzante era un eufemismo.
Sudando freddo - nonostante l'estate giapponese fosse caldissima - Furihata Kouki si trovava in una situazione che definire imbarazzante e mortale era poco. E non era nemmeno troppo colpa sua, si diceva, mentre tremava come una foglia attendendo la sua fine. O meglio; attendendo Akashi-san, con il quale sarebbe arrivata la sua fine.
Si sentiva nervoso fino al proprio midollo osseo, e comprendeva bene il perché del suo tremare con quaranta gradi all'ombra.
Il primo motivo era una chiacchierata tra amici - poteva chiamarla così? - con Kuroko. [...]
Il secondo si stava quasi scazzottando dietro un nutrito gruppo di cespugli, sperando - o contando? - di non essere visto. Non importava le rassicurazioni nei confronti di Kawahara e Fukuda su quell'avvenimento - etichettato dai due amici come un avvenimento da scoop, ma non era ciò che lo preoccupava.

{KagaKuro, pre!AkaFuri e lieve HyuRiko | overprotective families | Guest Star a sorpresa | demenzialità, entrate a vostro rischio e pericolo}
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Rakuzan, Seirin, Sorpresa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era imbarazzante.
No, imbarazzante era un eufemismo.
Sudando freddo - nonostante l'estate giapponese fosse caldissima - Furihata Kouki si trovava in una situazione che definire imbarazzante e mortale era poco. E non era nemmeno troppo colpa sua, si diceva, mentre tremava come una foglia attendendo la sua fine. O meglio; attendendo Akashi-san, con il quale sarebbe arrivata la sua fine.
Si sentiva nervoso fino al proprio midollo osseo, e comprendeva bene il perché del suo tremare con quaranta gradi all'ombra.
Il primo motivo era una chiacchierata tra amici - poteva chiamarla così? - con Kuroko.


- Furihata-kun? - era raro che Kuroko si rivolgesse a lui. Anzi, era raro che il ragazzo fantasma rivolgesse una parola di troppo a chiunque, eccezion fatta per Kagami che - sembrava - adorava punzecchiare. Non mancò la sincope del suo povero cuore, già abbastanza provato in quelle ultime settimane, alla sua apparizione.
- Sì, Kuroko? - il fissare di quei occhi azzurri lo metteva a disagio.
- Posso parlarti un attimo? - con poca convinzione Kouki annuì, quasi temendo quella conversazione. Poi non sapeva ben definire cosa accidenti temeva, perché in fondo non aveva mica niente da nascondere.
Un leggero brivido gli corse lungo la schiena, al ricordo una persona che ultimamente incontrava fin troppo spesso. No, dai, pensare in quel frangente a Akashi era decisamente fuori luogo.
Si fermarono in mezzo agli scaffali di libri classici, compiendo prima il loro incarico. Kouki deglutì mentre sistemava qualche tomo nei ripiani più alti, sperando all'ultimo che il compagno di squadra non si rivelasse un serial killer.
- Ho... sentito che stai frequentando Akashi-kun, Furihata-kun. - non c'era molto da dire, Kuroko vinceva il premio della schiettezza.
- Ehm. E-ecco, n-non è proprio "frequentare", Kuroko. - non comprese perché stesse accampando una scusa simile, concentrandosi forse troppo sul riporre dei libri. No, un attimo, non era una scusa! - A-akashi-san... diciamo che, ehm, ci siamo incontrati per caso e... beh, insomma, abbiamo parlato. Sai, abbiamo diversi interessi in comune, perciò...
A quelle parole Kuroko rimase impassibile, ma Furihata quasi sentiva sulla pelle uno sguardo indagatore.
- Davvero? - la sua domanda gli sembrò sinceramente sorpresa. E, in effetti, se ne stupiva anche lui. Insomma, aveva qualcosa in comune con Akashi Seijuro! Quello sì che non era normale.
- Eehh, già. - rise imbarazzato, finendo per voltarsi nella direzione del compagno di squadra. Il silenzio che seguì ebbe il potere di metterlo ancora più a disagio. Kuroko rimaneva impassibile, e Furihata non sapeva cosa diamine fare.
Rimanere? Andarsene? Provare a parlare? Nessuna di quelle opzioni gli sembrava quella giusta nel momento in cui le prendeva in considerazione.
- Vorrei... parlarti, Furihata-kun. A proposito di Akashi-kun.
La voce di Kuroko era diventata maledettamente seria, e l'atmosfera con lui.
- Immagino tu sappia quale sia la reputazione di Akashi-kun. Dico bene? - contrariamente alle sue aspettative, la voce di Kuroko era rilassata e senza la traccia di tensione che Kouki si sarebbe aspettato.
- ...Beh, non è che io sappia molto su Akashi-san. - rise, leggermente imbarazzato. Fu solo un attimo, ma Furihata avrebbe quasi giurato di vedere un lieve ghigno disegnarsi sul volto di Kuroko. Sbatté gli occhi per controllare meglio, ma l'ombra del Seirin era tornata alla sua espressione di base.
- Oh, beh, allora... forse è meglio che tu rimanga all'oscuro della faccenda. - Kouki sgranò leggermente gli occhi. La cosa stava iniziando a diventare leggermente inquietante.
- C-cosa... non dovrei sapere? - sentiva che si stava dando la zappa sui piedi. Si sarebbe fatto del male da solo, decisamente, ma la sua curiosità avrebbe sempre prevalso. Lo dimostrava l'avvenimento della Winter Cup, quando si era perso a fissare Akashi per valutare la sua altezza.
Dal canto suo, Kuroko prese un grosso respiro.
- Furihata-kun. Sai che al mondo esistono diversi tipi di persone.
La cosa stava prendendo una strana piega.
- Questo lo so, Kuroko. - sbagliava, o il compagno di squadra lo stava trattando come un bambino?
- E che tutti noi abbiamo gusti diversi. - decisamente strano. Le sue parole risuonarono per un po' nella mente di Furihata, prima che questi arrivasse ad una conclusione.
- Kuroko, non mi dirai che Akashi è... gay? - chiese, con un po' di esitazione. Insomma, a guardarlo non gli dava proprio quell'impressione - la sua fissazione per il controllo e il dominio lo facevano estromettere dalla categoria praticamente subito, agli occhi di Furihata. Ma, con tutta probabilità, il suo concetto aveva una visione un po' ristretta.
- Non sempre certe persone dimostrano le proprie inclinazioni, Furihata-kun. - disse Kuroko, quasi gli avesse letto nel pensiero. - E la risposta è sì.
La schiettezza di Kuroko l'avrebbe ucciso. Di sicuro.
Del resto, avrebbe preferito mille volte essere ignorante a proposito di quei argomenti - avrebbe avuto meno problemi a relazionarsi, almeno. Invece, lo sapeva, da quel momento avrebbe iniziato a pensare a ogni suo singolo comportamento o gesto. E non avrebbe più guardato Akashi con gli stessi occhi. Gli sembrava di tornare alle medie quando un suo compagno aveva ammesso di avere quelle inclinazioni, e lui era andato nel pallone.
E ora c'era Akashi. Perfetto.
- Ti chiedo scusa per averti sorpreso, Furihata-kun, ma dovevi saperlo.
Furihata rise nervosamente.
- C'è qualcos'altro che dovrei sapere? - chiese, con tono ironico.
- Sì. Il padre di Akashi-kun è un boss della yakuza.
Lì le sue sinapsi crollarono definitivamente.


Beh, quello era il primo motivo.
Il secondo si stava quasi scazzottando dietro un nutrito gruppo di cespugli, sperando - o contando? - di non essere visto. Non importava le rassicurazioni nei confronti di Kawahara e Fukuda su quell'avvenimento - etichettato dai due amici come un avvenimento da scoop, ma non era ciò che lo preoccupava.
Perché dietro quel cespuglio non c'erano i due amici, ma tutta la Seirin al completo - equipaggiata di cartelli, fino a quel momenti lindi. Furi non avrebbe mai saputo che anche Kuroko e Kagami avevano subito lo stesso trattamento dall'intera Generazione dei Miracoli.
Ma non era ciò che lo preoccupava, perché aveva visto bene anche i componenti del Rakuzan dietro quel cespuglio - e la cosa lo inquietava non poco.
Non voleva sapere come facessero a sapere che quell'incontro fosse programmato proprio in quel posto, e perché Akashi non fosse ancora arrivato.

Dietro quel cespuglio, abbastanza grande da coprirli tutti grazie al potere della fan fiction, le due rivali per eccellenza si erano incontrate.
Questo è ciò che vorrei narrarvi, delle loro gesta, delle loro partite e del loro odio reciproco, ma - ahimè - non è affatto così. Con grande stupore, in quella particolare circostanza, il Seirin e il Rakuzan sembravano due famiglie che andavano d'amore e d'accordo.
Soprattutto Kiyoshi Teppei e Mibuchi Reo, entrambi animati da un curioso istinto genitoriale che si facevano forza piagnucolando qualcosa sui bambini che crescevano troppo in fretta. Hyuga ormai aveva rinunciato a far ragionare il compagno di squadra, una punta di fastidio verso la shooting guard del Rakuzan non aiutava affatto, e sembrava essere rimasto l'unico con un minimo di buon senso lì dietro.
Kuroko emanava un'aria spaventosa - era dalla partita con il Kirisaki Daiichi che non lo vedeva in quello stato - e mormorava parola che solo Kagami sembrava comprendere. Izuki l'aveva lasciato perdere dopo l'ennesimo gioco di parole a tema, e Riko con lui - questa era pronta a scattare tante immagini incriminanti da mandare a Momoi. Senso di inferiorità e battibecchi a parte, le due ragazze si trovavano spesso d'accordo su certi argomenti.
Mitobe e Koganei confabulavano tra di loro, e il cielo solo sapeva di cosa parlassero. E poi c'erano Fukuda e Kawahara.
Ringraziava il cielo per non aver coinvolto i primini, perché sarebbe stato davvero troppo.
E poi c'era il Rakuzan, che contava solo i quattro membri regolari della scuola. Anzi, tre membri più Chihiro Mayuzumi che si era diplomato proprio quell'anno. Hyuga non avrebbe mai saputo che non appena letto la mail piena di faccine di Reo - faccine tutte in lacrime - Chihiro aveva preso il primo treno per Tokyo, e senza esitare troppo. Non poteva certo perdersi un'occasione così succulenta.
- Oh, A-a-Akashi-san. - la voce balbettante di Furihata costrinse tutto il parentado all'attenzione. L'Imperatore aveva fatto la sua entrata in scena.

Akashi stava in piedi, la sua figura maestosa attirava ben presto l'attenzione.
- Kouki. - gli rispose semplicemente questi. Kouki non riuscì a non reagire con stizza.
- Sei in ritardo. - si morse la lingua subito dopo. Diamine, sembrava una fidanzata gelosa! Oddio, si stava scavando la fossa da solo. Akashi non rispose, probabilmente per evitare una discussione. O per non sottolineare la sua mancanza.
Seguì qualche momento di silenzio imbarazzato in cui Furihata ebbe la malaugurata idea di spostare lo sguardo sul famoso cespuglio. L'avesse mai fatto!
Il cartello di Reo già troneggiava, recandogli minacce di ritorsioni nel caso avesse osato solo sfiorare il suo Sei-chan (e le domande che sorsero furono due: 'Perché dovrei sfiorarlo?' e 'Suo Sei-chan?' che lo infastidì leggermente). Ma quello che lo preoccupò di più fu quello di Mayuzumi, che gli chiedeva piuttosto pacatamente di fare qualcosa di equivoco. Con tanto di kaomoji senza particolare espressione!
Ormai non aveva dubbi: il Rakuzan era un covo di pazzi.
- Dove andiamo? - le parole di Akashi lo risvegliarono dal torpore in cui era caduto. Il ragazzo si rese conto che, forse, sarebbe stato un bene andarsene di lì e alla svelta.
- P-pensavo di fare un giro qui intorno perché non ce molta gente, se per te va bene! - non doveva sembrare un appuntamento.
- Poi pensavo di andare al MajiBa, se per te va bene. - non doveva sembrarlo, parola d'ordine. - O forse è preferisci qualcos'altro?
Non attese, però, nemmeno la sua risposta perché l'agitazione che provava lo stava dominando.
- Poi c-c'è anche un film interessante che trasmettono, sarebbe un'idea! Oppure, se vuoi, non troppo lontano c'è un campo da basket e...
- Kouki. - la voce di Akashi ebbe lo straordinario potere di metterlo a tacere. - Ti ho detto che va bene.
- Ah si? - ah sì? Davvero? Non se n'era nemmeno accorto. - A-allora andiamo?
Akashi annuì, non prima di averlo guardato leggermente perplesso mentre Furihata gli faceva strada. Lo attendeva un appuntamento interessante.


Reo strinse tra le dita il suo fazzoletto.
D'accordo, Sei-chan era pur sempre un ragazzo di diciassette anni e aveva la testa sulle spalle - almeno per la maggior parte del tempo. Lui non era sua madre, soprattutto. Peccato che, nel vedere il suo capitano andare in giro leggermente sorridente - un Sei-chan sorridente non era cosa da tutti i giorni - accanto a quel ragazzo dei Seirin gli faceva un po' contorcere le budella.
- Avanti, Mibuchi, Akashi ha comunque diritto ad una vita privata. - Reo si affrettò a fulminare Nebuya e lanciare un'occhiata a Kotaro, che l'aveva abbandonato in favore di Izuki. Come facesse a trovare divertenti le battute della point guard era davvero un grandissimo mistero. Oppure Hayama aveva un pessimo senso dell'umorismo, chi lo sapeva.
- Non si tratta di questo! Sei-chan è ancora innocente!
- Mibuchi ha ragione. Anche Furihata è ancora un bambino. - Eikichi gradì poco l'intromissione di Kiyoshi, prendendo a concentrarsi sul sacchetto di patatine che si era portato dietro. 
In quel momento le fazioni del Rakuzan e del Seirin si erano prodigate a peregrinare nuovamente tra i cespugli ad osservare i due ragazzi che camminavano fianco a fianco.
Kuroko, complice la sua misdirection, aveva più occasioni di origliare ciò che i due si dicevano. E ogni volta assottigliava leggermente lo sguardo, a detta di Kagami.
- Non capisco perché tu te la prenda tanto, Kuroko. - con il tempo Taiga aveva imparato a leggere le lievi espressioni del suo si-vergognava-anche-a-pensarlo. Nonostante la loro relazione - Taiga si imponeva di inculcarsela nella mente, quella parola - procedesse a gonfie vele per lui certi ostacoli sembravano montagne insuperabili. Ma almeno aveva la soddisfazione di aver superato lo scoglio del nome; non avrebbe mai immaginato che dire 'Tetsuya' sarebbe stato così traumatico.
- Perché è Akashi-kun, Kagami-kun. - commentò questi a voce bassa, senza distogliere lo sguardo dal duo che stava continuando a parlare tranquillamente.
- Pensavo che tu e Akashi aveste risolto tutti i vostri... problemi questo inverno.
- Infatti è così.
- Quindi non arrivo proprio al perché dobbiamo pedinarli al posto di allenarci. - non era un genio, e se la conclusione non era ovvia proprio non ci arrivava.
- Perché tengo ai miei compagni di squadra, Kagami-kun. E Akashi-kun non è il partito ideale per Furihata-kun.
Kagami stava giusto per replicare qualcosa sul come facesse a dire cose simili e da quando Kuroko era interessato a ciò che Akashi faceva, ma lo squillare del telefono lo interruppe.
Con sorpresa Kuroko si affrettò a prendere il cellulare tra le mani, in quella situazione sembrava facesse un fracasso tremendo, ricevendo un'occhiata ammonitrice di Riko.
- Pronto? - chiunque fosse, doveva avere davvero un buon motivo per chiamare, si disse Kagami mentre sperava che almeno Furihata non si fosse accorto della sua presenza. Era evidente che Akashi fosse ben conscio della loro clandestina intromissione - soprattutto quando Kuroko aveva sventolato con calcolata calma un cartello con su scritto qualcosa che doveva essere davvero divertente, visto che Akashi dovette trattenere una risata.
Il suo interlocutore disse qualcosa che preoccupò Kuroko.
- Scusami, Ogiwara-kun, ma adesso non posso parlare. Posso chiamarti più tardi?
- Non capisco cosa ci sia di così urgente nello stare accovacciati dietro un cespuglio per rispondermi così, Kuroko. - con grande stupore, i due ragazzi voltandosi trovarono davanti Ogiwara Shigehiro. A Kuroko, tanta la sorpresa, cadde di mano il cellulare. Ogiwara indossava la sua espressione allegra, che il tempo non era riuscito a cancellare definitivamente.
- Quindi? Che ci fate qui? - chiese, piegandosi sulle ginocchia. Tetsuya rimase senza parole, boccheggiando leggermente come un pesce, e quindi Taiga comprese che "gli onori di casa" avrebbe dovuto farli lui.
- Akashi e Furihata hanno un appuntamento, per quanto strano possa sembrare, e la coach ha deciso di mollare una giornata di allenamento per seguirli. - disse con una scrollata di spalle. Lui avrebbe tranquillamente lasciato quella postazione e se ne sarebbe andato a giocare a street basket, ma la coach sapeva essere una creatura demoniaca e lui amava ancora la sua vita.
- Povero ragazzo... - fu l'unico commento che raggiunse le sue orecchie da parte di Shigehiro, prima che questi si avvicinasse a Kuroko e al suo cartello, munito di un evidenziatore - cavoli, quel giorno gli evidenziatori fioccavano - per confabulare. Doveva aver detto qualcosa di divertente, visto che subito dopo vide Tetsuya lasciarsi andare a una lieve risata.
Gli sembrava essere un estraneo, in quel momento. Del resto, Kagami sapeva abbastanza di Ogiwara. Sapeva che era lui il motivo per cui Kuroko aveva ripreso con il basket. Sapeva bene che Shigehiro era stato, inconsapevolmente, molto più di un amico per Tetsuya.
E, nonostante stessero insieme, Taiga riuscì a percepire nuovamente la stessa gelosia pungente provata giusto l'anno precedente. No, doveva ricredersi.
Questa volta la sua gelosia era molto più consapevole e pungente dell'altra.
Rimase in silenzio, sistemandosi meglio. Sarebbe stata una lunga giornata.

Akashi alzò gli occhi al cielo cercando di non farsi notare. Non bastava la vigilanza di due squadre! Ora si era aggregato quell'Ogiwara!
Si trattenne dal mostrare il suo disappunto. Lui aveva pianificato tutto alla perfezione, ma a quanto pare l'intromissione di un altro elemento non avrebbe tanto giovato.
Si chiese come avesse fatto Kouki a non accorgersi di tutto quel casino. Forse fingeva.
- Akashi-san? - Seijuro tornò a concentrare la sua attenzione su Kouki.
- Sì?
- Sei sicuro che mangiare al Maji Burger ti vada bene? Non so, preferisci andare da qualche altra parte? - Furihata era adorabile, ai suoi occhi. Leggeva chiaramente il suo contrasto, nel dirsi mentalmente che loro due erano amici e che quello non era un appuntamento.
Stava andando bene. Se Kouki si poneva quel dubbio, significava che si stava rendendo conto che c'era qualcosa tra di loro che stava uscendo dai binari.
Lui, sinceramente, si stava stancando di stargli intorno e fingere di essere un semplice amico. Dopo diverso tempo si stava accorgendo che Furihata aveva delle caratteristiche che - strano ma vero - lo attiravano molto, e la causa di quell'attrazione ancora non la trovava.
Sapeva però che ne valeva anche la pena di quella pazienza. Lentamente, Furihata si stava abituando a lui. Non mancava poco per compiere un ulteriore passo.
- Sì, ti ho già detto che va bene, Kouki. - farsi chiamare per nome, ad esempio, sarebbe stato già un enorme passo avanti. - Piuttosto, che film andiamo a vedere?
Vide Kouki deglutire, mentre rimuginava.


- Kagami, non essere tirchio e passami quei popcorn. - Ogiwara allungò una mano verso i sopracitati, ma questi vennero prontamente tolti dalla sua portata.
- Non li hai pagati, perciò arrangiati. - Kuroko, seduto in mezzo ai due litiganti, desiderava perdere l'udito per la seguente ora.
Il film era un horror - da quando ad Akashi-kun piaceva quel genere, di grazia? - e le urla trapanavano con violenza le sue orecchie, intoccate da certi rumori. Se preferiva leggere un libro, c'era sicuramente un motivo, no?
Distolse lo sguardo dallo schermo - la protagonista non se ne sarebbe offesa - rubando un po' di popcorn da Kagami e lasciando vagare lo sguardo per la sala.
Aida-senpai cercava di guardare con entusiasmo lo schermo, ma Kiyoshi-senpai cercava di ostruirle la vista - era spaventato a morte, e Riko era il suo unico appiglio. Hyuga era accanto a loro e ormai sembrava non avere più dèi a cui appellarsi, vedere i due amici comportarsi in quella maniera lo imbarazzava oltre ogni limite. E dire che credeva di esserci ormai abituato...
Izuki scribacchiava sul suo solito block notes, e come riuscisse a vedere la sua produzione era un mistero irrisolto. Soprattutto per Koganei, che cercava perennemente di sbirciare.
Il Rakuzan, stretto in due posti, sembrava apparentemente tranquillo. Almeno finché Reo, al limite della sua sopportazione, non sbottò contro Eikichi dandogli una spallata. Questi, colto alla sprovvista, si sbilanciò cadendo sopra Hayama. O meglio, schiacciando Hayama come una frittella.
Kotaro non poté nemmeno reagire troppo, appiattito sotto di lui. Solo in quel frangente si accorse che l'altro fianco era allegramente schiacciato non contro il pavimento bensì contro Mayuzumi - rimasto intrappolato sotto di loro per chissà quale motivo e intenzionato a commettere un omicidio, a giudicare dallo sguardo.
Al che Reo prese a sbottare contro Nebuya ancora più rumorosamente, l'energumeno che non accennava a spostarsi nel discutere con Reo e gli altri due che rischiavano la vita soffocando.
Disturbati da quella zuffa - c'era gente che stava cercando di pomiciare, nel buio! E quel disturbo distruggeva l'atmosfera - Riko si era alzata in piedi, gesticolando furiosamente, con Teppei ancora ancorato a lei.
Il Rakuzan, però, la ignorò completamente - ignoravano completamente quanto Riko potesse diventare assassina tra cucina e palestra - mentre la Seirin si appiattiva contro le proprie postazioni nella speranza di non incappare nell'ira della coach.
Kuroko, dal canto suo, si chiese perché Akashi-kun non intervenisse. La sua squadra ci mancava poco che scatenasse un putiferio, ora con l'aggiunta di Riko. Eppure lui non sembrava minimamente curarsi di loro, e non gli aveva dedicato più di un'occhiata prima di rivolgersi nuovamente allo schermo. Se reagiva così, si disse, aveva qualcosa in mente.
Era Akashi-kun, dopotutto.
Dall'altra parte, invece, Furihata era terrorizzato. Vedere la coach che si intrometteva - ma la senpai possedeva almeno un minimo di buon senso? - non lo aiutava a calmarsi.
Ma la loro baruffa durò ben poco, in quanto vennero presto interrotti da una delle maschere del cinema e buttati fuori all'istante.
- Non c'è che dire. - commentò a bassa voce Shigehiro, avvicinandosi un po' all'amico. - I tuoi senpai sono davvero divertenti, Kuroko.
In tutta risposta, ricevette due dita piantate tra le costole.

- Non ci posso credere! - Hyuga sembrava sul punto di fare una scenata, tanto camminava avanti e indietro. Riko, seduta, per una volta teneva il capo chino in segno di scuse. - Dimmi, cosa ti è saltato in mente, Riko? Ci è mancato poco che chiamassero la scuola!
Lei si morse il labbro inferiore, quasi sul punto di scoppiare in lacrime.
- Ma non è colpa mia! E' il Rakuzan che...
- Riko. - fu la volta di Teppei, più tranquillo di Hyuga, di chiamarla. Per lui uscire da quel posto infernale era una benedizione. Il center appoggiò affettuosamente l'enorme mano sul capo della coach.
- Per questa volta, forse, è meglio rimanere tranquilli. - le sorrise. Riko, ammansuetita dall'indole di Teppei, si rilassò.
- Per questo, Furihata-kun pagherà molto cara... - sussurrò a bassa voce.
Dall'altro lato, invece, non avendo nessun dispensatore di calma, il Rakuzan sembrava oscillare tra il nervoso e la disperazione più nera.
- Mi sa che è la volta buona che Akashi si sbarazza di tutti noi... - sussurrò Kotaro, sotto le lievi carezze di Reo - preoccupato anch'essi. Nebuya trangugiava ancora più cibo, se possibile. Se doveva morire, se ne sarebbe andato all'altro mondo con lo stomaco pieno.
- Non essere così pessimista, Kotaro. Forse Sei-chan non sarà così drastico. Il piccoletto dei Seirin, del resto, gli impedirà di essere sanguinario.
- Tu dici, Reo-nee?
Ci fu un lungo silenzio carico di sottintesi.


Furihata si appoggiò al muretto, cercando di riprendere fiato. Accanto a lui, anche Akashi si era appoggiato leggermente sui mattoni, nonostante sul suo volto non c'era traccia del rossore prodotto dalla fatica che aveva lui.
- Akashi-san, posso sapere perché ce ne siamo andati a metà film?
D'accordo, non che quella... qualsiasi cosa dell'orrore che fosse gli piacesse, ma aveva pagato per quello e avrebbe voluto vederne almeno la fine - che sarebbe stata con tutta probabilità splatter, a giudicare dalla locandina.
- Pensavo ti fossi accorto della tua squadra che ci ha pedinato per più di un'ora. - Kouki, in tutta risposta, inarcò un sopracciglio.
- Lo ha fatto anche la tua. - commentò senza troppo entusiasmo.
- Te n'eri accorto? - quella sì che era una rivelazione.
- Facevano così tanto chiasso che era impossibile non notarli. E comunque... - non fece in tempo a finire la frase che il cellulare di Furihata squillò. Accettando la chiamata Kouki tenne il cellulare a una debita distanza, quasi temendo una Sadako versione cellulare.
- Ah, sei tu Hiroshi. Pensavo fosse la coach. ...Dove siamo? - dopo una rapida occhiata a Seijuro, Kouki decise che sarebbe stato un bene tenere i suoi compagni il più lontano possibile. Avevano quasi rovinato il suo appuntamento.
A quel pensiero Furihata avvampò internamente. Quello non era un appuntamento!
Il suo imbarazzo era così profondo che si era a malapena accorto del cambio di utente avvenuto dall'altro capo della linea.
- Koichi, non urlare! Ti sento! - disse un po' scocciato, massaggiandosi il timpano che l'altro amico aveva provveduto a trapanargli. - Sto bene, sono con Akashi-san. Ora riattacco.
Con un gesto secco Kouki premette il tasto di fine chiamata sospirando. Non riusciva a capire perché gli amici avessero un'immagine peggiorativa di Akashi nelle loro menti. D'accordo, non si era presentato nel migliore dei modi né durante la finale era quel mostro di simpatia, anzi, era un mostro di tutt'altro genere, ma lui lo stava frequentando - come amico! - ed era ancora integro.
- Kouki? - accidenti, si era perso nuovamente nei suoi pensieri.
- Sì, Akashi-san? - ecco, gli rodeva un po' lo stomaco a quell'appellativo. Ma tanto valeva essere diretti, in quella faccenda. Kouki proprio non li coglieva, i sottintesi.
- Chiamami per nome.
- Eh?
Kouki sgranò leggermente gli occhi. Aveva sentito bene.
- Chiamami per nome. - ripeté Akashi, questa volta con una punta di impazienza. Non amava ripetersi.
- M-ma, Akashi-san, chiamarti per nome...
- Chiami per nome i tuoi amici, Kouki. Non sono anch'io un tuo amico? - d'accordo, era un colpo basso.
- E-ecco, A-akashi-san, io n-non saprei... Chiamarti per n-nome non sarebbe t-troppo irrispettoso?
Akashi scosse la testa.
- Te lo chiedo io. Dubito che in questa circostanza tu possa mancarmi del rispetto che mi devi. - Kouki deglutì leggermente, quella situazione stava diventando pericolosa.
- Avanti, Kouki, mica ti sto chiedendo di buttarti dalla Tokyo Tower. - stava usando un po' di pressione psicologica, lo ammetteva. Vide Furihata aprire bocca e poi chiuderla un paio di volte. Sospirò, probabilmente non era facile. E quindi, decise, gli serviva una spinta.
Si avvicinò lentamente, intrappolando Kouki contro il muro. Il castano sgranò gli occhi, la vicinanza era davvero esigua, arrossendo fino alle punte dei capelli. Cosa...?
- Forse, Kouki, posso incentivarti in qualche modo. - disse Seijuro, con tutta calma. Il castano, se possibile, arrossì ancora di più. Nella sua mente si affollavano tanti interrogativi e scenari, e nessuno di essi era normale a suo parere. Sembravano tutte scene tratte dai soliti film melensi.
Akashi si avvicinò, ignorando il violento tremare dell'altro ragazzo. Oddei, cosa stava per fare?
La tensione spinse Furihata a chiudere gli occhi. Non ce la faceva proprio a guardare le iridi di Akashi, era davvero troppo. In quel momento, poi, la prospettiva di un bacio sembrava inevitabile.
Invece, dopo qualche secondo, Kouki percepì chiaramente le dita muoversi velocemente sui suoi fianchi. E lui non aveva mai sopportato il solletico.
- Eh...? Haha... Hahaa, no, ti prego, haaha, no! Akashi-s-san!
- Dì il mio nome, Kouki.
Era una tortura bella e buona quella. Akashi continuò con la sua persuasione, tanto da ridurre Furihata alle lacrime dal ridere.
- Hehe... Seijuro...kun, smettila! Ti p-prego! Hah! - nel sentire il suo nome, finalmente, detto da Kouki fece sentire Akashi bene come non si sentiva da diverso tempo.
Un sorriso spontaneo si formò sul suo volto, ma poco dopo venne sostituito da uno con la sfumatura più sadica.
Torturare ancora un po' Kouki gli avrebbe solo giovato.

Nonostante ormai Furi quasi gridasse il suo nome ( - Se-Seijuro-kun! Seijuro! Seeeeei!!) Akashi aveva comunque continuato ad effettuare la sua punizione con grande sgomento di Furihata, che continuava a trattenere il respiro per non ridere e ad arrossire, ringraziando mentalmente che fossero in un luogo deserto e piuttosto protetto da sguardi indiscreti. O, almeno, era questo ciò che credeva.
- Non pensavo che li shippassi, Mayuzumi-san. - con tutta calma, Kuroko guardò il proprio partner in quella faccenda. Chihiro non gli rivolse troppa attenzione - che stava già rivolgendo al proprio cellulare mentre scattava le foto - limitandosi a un ghigno.
- Non pensavo che conoscessi il significato della parola "shippare", Kuroko. - si limitò a rispondere. Il sesto uomo fantasma si limitò ad un'alzata di spalle.
- La coach è una fan girl, vedendola ogni giorno certe cose si imparano. - Chihiro rise leggermente, interrompendo per qualche attimo la sua attività per controllare le immagini precedentemente scattate.
- Hai intenzione di ricattare Akashi-kun con quelle? - il sorriso sinistro di Mayuzumi gli fece comprendere troppo.
Con un sospiro, Kuroko sorrise leggermente. Come se fosse bastato quello a ricattare Akashi-kun!

- Niente, li abbiamo persi.
- Che peccato. - commentò Riko.
Le sembrava di essere tornata ai tempi in cui Kuroko si era unito alla squadra. E sembrava che anche Akashi possedesse la rara abilità di sparire senza lasciare traccia. Portandosi dietro anche Furihata, ovviamente.
- Allora che si fa?
- Niente. Si torna a casa, suppongo. Ormai è quasi sera e tuo padre mi rifilerà un altro pugno se ti riporto a casa tardi. - commentò Hyuga. Ultimamente Kagetora prendeva per buono un qualsiasi motivo per malmenarlo. E pensare che fino a quel momento non aveva nemmeno sfiorato l'idea di una dichiarazione!
- D'accordo. Kagami-kun, noi andiamo! Manda una mail se succede qualcosa! - gli raccomandò Riko con un sorrisetto che Kagami non colse affatto.
- Heh, forse è meglio che vada anch'io. - disse a quel punto Ogiwara, stiracchiandosi le braccia. - La mia ragazz-. O mannaggia, io avevo un appuntamento!
- Le ragazze vanno trattate bene, Ogiwara-kun. - il commentò di Kuroko fece sobbalzare i due ragazzi.
- Kuroko! Da quanto tempo sei lì?!
- Dall'inizio, Ogiwara-kun. - gli rispose questi, ma lo sguardo di Kagami gli fece capire che lui non ci era cascato. L'altro, invece, si grattò la nuca imbarazzato.
- In certi aspetti non sei cambiato di una virgola! - rise. - Però mi sono divertito più a stare qui. Lei mi avrebbe trascinato in giro per Shibuya, poco ma sicuro. Ora vado, sia mai che mi lasci questa volta.
Con un sorriso anche Ogiwara si accomiatò, e finalmente la luce e l'ombra erano rimaste da sole.
- Hai seguito Akashi.
- Sei davvero perspicace, Taiga-kun. - il ragazzo ingoiò il groppo dolciastro che gli saliva sempre nel sentire il proprio nome detto da Kuroko. Continuava a fargli quell'effetto. - E comunque non devi essere così geloso.
- I-IO? G-geloso? Non sono affatto geloso di te! E'-è un tuo amico! - Tetsuya si lasciò andare a una risata.
- Ma io parlavo del fatto che Ogiwara-kun ha la ragazza, Taiga-kun. - realizzato di essersi fregato con le sue stesse parole, Kagami optò per il silenzio, l'opzione più dignitosa in quel caso.
- Comunque, Taiga-kun, io so che Ogiwara-kun non mi guarderà mai come mi guardi tu. E' per questo che sono con te. - disse lievemente, quasi non volesse essere sentito.
- IO non ti guardo in maniera strana! S-sei tu che.... Oh, lascia perdere. - per quel giorno tanto valeva battere in ritirata, perché Kuroko era molto più bravo di lui a fregare gli altri con le parole.
Tetsuya sorrise, e dopo una breve occhiata nei dintorni si avvicinò di più a Kagami intrecciando l'indice e l'anulare a quelli del partner.
- Lo so, Taiga-kun. Del resto, ti ho sempre osservato molto bene.
- Taci, Tetsuya. Per il tuo bene.


Minoru...kun? -
Sì, Satou-kun? -
Dove sono finiti tutti? -
Non ne ho idea, Satou-kun. -
Mi sento un'imbecille, Minoru. -
"Kun", lo hai scordato. E non credere di essere l'unica. -
Aida-senpai è così mean! -
Cosa? -
Niente, Minoru...kun. Oh, ma mi sentirà! -
Non credo che ne avrai il coraggio. -
...Credo proprio che tu abbia ragione. Che dici, andiamo a prendere un ghiacciolo? -



Il Giardino Namae:


Prima di tutto, giuro che nella mia testa era ben più corta. La mia testa, stranamente, pensava di cavarsela con circa mille parole. E invece no, ho strafatto.
E' uno dei rari casi in cui "nella mia testa era ben più corta". Si scatenerà l'apocalisse.

In secondo caso: né!
Benvenuti qui e congratulazioni se siete arrivate in fondo! *offre torta/salatini/thé* Complimenti per il coraggio.
...Ma parliamo di questa faccenda, nè?
E' una shot che ho in sospeso da... febbraio? Marzo? Onestamente non ricordo.
Prima la volevo KagaKuro, poi ho preso la linea AkaFuri e poi è diventata una cosa di gruppo. XD Non chiedetemi come sono arrivata a questa conclusione perché non ne ho idea. *^*
Il "trattamento" ricevuto da Kagami e Kuroko citato all'inizio della storia è contenuto in Make Me Feel So Alive di mughetto nella neve - da cui ho scippato l'idea dei cartelli - ed è particolarmente (e caldamente) consigliata alle amanti della KagaKuro fluffosa.
E Ogiwara è qui perché... lo adoro. Anche se qui è ritratto come un amico etero di Kuroko, io adoro l'OgiKuro. (che per me Shige è Kurokosessuale, eh!) Perciò... non potevo non parlarne.
L'ultimo dialogo è tra due primini del Seirin - poveri, nessuno li ha avvisati. Sono due personaggi che ho creato per una storia che un giorno riuscirò a completare çAç vorrò proporvi un giorno. ^^
Per il resto la storia è senza troppe pretese, volta a farvi divertire e (possibilmente) strapparvi un sorriso. ^^
Se ovviamente c'è qualcosa di non chiaro, sentitevi libere di chiedere. E una recensione sarebbe molto gradita. ~
   
 
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