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Autore: cisqua92    31/05/2014    1 recensioni
Dopo un po’, mi accorsi che non stavo più cercando di capire cosa si dicevano, ma stavo osservando lei. Mi rapì lo sguardo. Guardarla tirare pugni contro quel povero sacco, gridando di tanto in tanto, muoversi intorno ad esso… non so… la trovai affascinante ed elegante a suo modo. Anzi, no. Meglio ancora: elegantemente feroce, come una tigre. Si. È l’animale che meglio la descrive in questo preciso istante.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nathaniel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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      CAP.2 TIGRE ___    Ormai ho deciso. Scoprirò il suo trucco! Mi puzza il fatto che riesca ad ottenere dei voti così alti senza studiare tanto quanto me. Non lo concepisco. Fortunatamente la Direttrice mi ha concesso 3 giorni di riposo dal mio incarico di segretario delegato (ho mentito dicendo che ho un problema in famiglia… odio le bugie… ma sono troppo curioso), in questo modo posso dedicarmi alla mia indagine. Per l’occasione, ho adottato anche un piccolo cambio look: jeans, t-shirt, felpa e cappellino da baseball. Mi manca già la camicia…

      La mattina procede come al solito. Lei entra in classe al solito orario (8.15) ma oggi ha con sé solo il borsone da palestra, quindi niente prove. Perfetto! Potrò indagare per bene senza perderla di vista. Durante l’intervallo esce in cortile e raggiunge l’idiota e Lysandro,ovviamente la seguo e li sento discutere riguardo il testo di una canzone. Non l’ho ancora vista ripassare. Eppure l’interrogazione è subito dopo l’intervallo, e si parla di filosofia, non delle tabelline! A vederla così tranquilla, mi sento io l’idiota ignorante che ci mette una vita per studiare… che tristezza… anche se, a dirla tutta,è  lei quella che mi sembra triste. Voglio dire, la vedo ridere di rado e quando lo fa non mi sembra una risata fatta con gusto. Inoltre, a parte che con l’idiota e con Lysandro, è sempre da sola o con il basso oppure col telefono in mano. Anzi, quest’ultimo ce l’ha sempre sott’occhio. Sembra quasi ossessionata… no, anzi… dalle occhiate che lancia al telefono, mi sembra ansiosa, non ossessionata. Chissà perché.
Quando l’intervallo finì, rientriamo tutti in classe (tranne Castiel, che resta in cortile a fumare. Ma oggi sono in ferie, quindi mi rifiuto di andare a trascinarlo in classe. Scusa, Melody) e, finalmente, arriva il momento dell’interrogazione. La prima è Iris, che se la cava abbastanza bene. Poi è il turno di Lysandro, il quale mi sorprese perché non si era scordato dell’interrogazione. Poi toccò a me e dopo a Leah. La osservai attentamente per tutto il tempo e non la vidi per nulla agitata. Anzi… rispose correttamente a tutte le domande riuscendo a prendere il massimo come me. Ma che rabbia!
La giornata scolastica si concluse nel migliore dei modi, ma la mia giornata da Sherlock era appena iniziata. Mi infilai il cappellino e mi apprestai a seguirla sull’autobus 21. Come sempre, s’infilò le cuffie dell’mp3 e, dopo una ventina di minuti, scese alla fermata del centro. La seguì e la vidi entrare al minimarket. Erano le 14.00 precise. Secondo i miei calcoli, il suo turno dovrebbe terminare verso le 18.00, quindi mi armai di pazienza ed entrai in un bar lì vicino che mi permetteva una visuale sul minimarket. Per non destare sospetti, mi sono portato dietro il mio computer portatile e finsi di scrivere qualcosa.

      Leah mi ha sempre incuriosito. Ricordo che il primo giorno di scuola del primo anno, fu uno dei rarissimi giorni in cui arrivò puntuale e senza alcuna borsa con sé, puntò subito il banco in fondo, vicino alle finestre, e se ne impossessò immediatamente, mentre io mi sedetti davanti a lei. Fu una giornata di orientamento, senza lezioni, dove ci fecero fare il giro della scuola e ci elencarono le varie attività. E lei, ovviamente, teneva il telefono in mano e guardava il display abbastanza spesso da farmi innervosire. Ricordo che eravamo nella sala del club di teatro ed eravamo seduti vicini sulle poltrone davanti al palco in terza fila. Alla sua ennesima occhiata al display, non resistetti e le parlai per la prima volta.
- Senti, la smetti con quel telefono? I professori ci stanno spiegando l’organizzazione scolastica, porta rispetto e ascoltali! -
Lei non mi rispose. All’inizio sembrava ignorarmi, poi bloccò con estrema calma il display del telefono, lo mise in tasca e si voltò verso di me con un’occhiata gelida.

- Fatti gli affari tuoi, biondino. - Biondino? Biondino a chi?! Stavo per rispondere quando il professore ci bloccò facendo partire un video registrato da alcuni studenti anni prima. Per tutto il resto dell’anno non ci parlammo più.
A partire dal secondo anno, la sua media si alzò drasticamente, portandosi al mio livello e, insieme ad essa, la sua enorme borsa da palestra prese a far parte del suo look. Fu in quell’anno che strinse amicizia con Lysandro e Castiel e prese a far parte del loro gruppo, mentre io iniziai il mio lavoro come segretario delegato. Fu mentre sistemavo delle schede di alcuni studenti che mi capitò di leggere del suo lavoro al minimarket. Curioso, lessi tutta la sua scheda e notai che alcune informazioni non erano riportate. La cosa mi insospettì e, temendo una svista da parte della segretaria che si occupò della sua iscrizione, andai dalla Direttrice a chiedere spiegazioni. Non l’avessi mai fatto! Quella fu la prima (e spero l’ultima) volta che la vidi viola dalla rabbia. Da quel momento giurai che non avrei mai più letto nessuna scheda studente.
Il terzo e il quarto anno passarono rapidi e la sua media non accennava a scendere sotto la mia. Ma fu durante la fine del quarto anno che la mia curiosità sbocciò in tutto il suo splendore. Per darci un’idea di come si svolgerà l’esame di maturità, ci fecero fare una serie di test molto simili a quelli dell’esame ed esposero i risultati sulla bacheca all’ingresso. Ovviamente, al primo posto c’ero io e sorrisi soddisfatto nel leggere il mio nome. Ma il sorriso sfumò nel leggere il suo vicino al mio. Questo vuol dire che abbiamo preso entrambi lo stesso punteggio in tutte le prove? Mi accorsi subito dopo che lei era di fianco a me, a leggere il tabellone. La osservai leggere e sorridere appena nel vedere il suo nome di fianco al mio. E fu con quella faccia strafottente che si voltò verso di me, mi guardò dall’alto in basso alzando un sopracciglio e andarsene da Lysandro, che le diede una leggera pacca sulla spalla complimentandosi. Fu uno shock per me. Ok, va bene, ha sempre preso voti alti, ma avere la conferma della sua bravura così crudelmente sotto gli occhi di tutti mi sconvolse. Strinsi i pugni e la guardai arrabbiato, giurando che sarei riuscito a batterla. Ma, finora, non è ancora successo.

      La vidi lavorare fino all’orario di chiusura (le 18, come previsto), uscire salutando i colleghi e dirigersi verso una stradina secondaria. La seguì, ovviamente, mettendo via rapidamente il mio computer. Non immaginavo che abitasse nei dintorni. Ma quello che vidi mi lasciò senza parole. Cavolo! Adesso si spiega la sua corporatura massiccia e quel borsone onnipresente! Frequenta una palestra di box! Una ragazza che fa box! Mai visto una roba del genere! Mia sorella non muove un solo muscolo per non spezzarsi le unghie, e lei fa box! Beh… Leah mi irrita parecchio, ma non è di certo una tipa come mia sorella e magari non lo pratica a livello agonistico. Almeno spero.
Mi nascosi dietro un muretto e attesi il suo ingresso nella palestra. Una volta che le porte si chiusero, mi avvicinai e con non molto stupore, vidi che l’ingresso era vietato ai non iscritti (tranne in caso di incontri). Non posso perderla di vista proprio ora! Aggirai la palestra in cerca di un altro ingresso, ma la porta antipanico era chiusa dall’interno. Ma per mia fortuna, c’era una finestra lì vicino. Anche se era in alto, sotto c’erano delle scatole e un cassettone dell’immondizia. Mi sarei dovuto arrampicare… vabbè, posso farlo! Non mi arrendo per un po’ di spazzatura! Mostrando un’agilità da bradipo, riuscì a salire sul cassettone (per fortuna che non mi vede nessuno!) e riuscì a spiare l’interno. La individuai subito. Vestita con pantaloncini rossi, tennis e canotta bianca, stava parlando con un signore di circa 60 anni (presumo il suo allenatore) e nel mentre si stava legando i capelli e fasciando mani e dita per poi infilarsi i guantoni. Erano anch’essi rossi ed era palese che li usava da molto, talmente erano consumati. Si diressero verso un sacco da box che era pericolosamente vicino alla finestra dov’ero io. Lei alzò lo sguardo verso di me e io mi nascosi immediatamente. Cavolo… spero che non mi abbia visto… attesi ancora qualche minuto, finchè non sentì i tipici rumori dei pugni contro il sacco. Mi alzai cautamente e la osservai allenarsi. L’allenatore la incitava e la correggeva quando doveva, ma il più delle volte parlavano tra di loro, ma ero troppo lontano, perciò non riuscì a capire nulla di quello che si dicevano. Dopo un po’, mi accorsi che non stavo più cercando di capire cosa si dicevano, ma stavo osservando lei. Mi rapì lo sguardo. Guardarla tirare pugni contro quel povero sacco, gridando di tanto in tanto, muoversi intorno ad esso… non so… la trovai affascinante ed elegante a suo modo. Anzi, no. Meglio ancora: elegantemente feroce, come una tigre. Si. È l’animale che meglio la descrive in questo preciso istante. La vidi metterci cuore e anima in quell’allenamento. Per lei doveva essere uno sfogo, ma la ferocia che ci metteva mi incuriosì: da dove veniva quella rabbia? Perché una ragazza di appena 18 anni dovrebbe allenarsi in quel modo? Cosa la faceva soffrire a tal punto?
L’allenamento proseguì fino alle 21, e quello che vidi in quelle 3 ore, mi lasciò con l’amaro in bocca. Credo che lei abbia un qualche segreto e che il peso di quest’ultimo sia talmente grande da farle cercare uno sfogo. Ovvero la box. La vidi dirigersi verso gli spogliatoi e io scesi dal cassettone per poi dirigermi a pochi passi dall’ingresso della palestra. Nonostante tutto, volevo ancora capire quando lei trovava il tempo di studiare. Uscì dopo circa 5 minuti. Non si era cambiata, aveva tenuto i pantaloncini e la canotta ma, dato che iniziava a venire fresco e visto che era molto sudata, si coprì con una felpa (non è più estate, ormai siamo a settembre inoltrato). Notai che non aveva tolto le fasciature e che guardava spesso l’ora sul display del telefono. Era palesemente in ansia. Perché? Si diresse verso un’altra fermata dell’autobus, la linea 7. Cioè quella diretta all’ospedale. Che abiti nei pressi dell’ospedale e che la sua ansia sia dovuta al fatto che si è fatto tardi e i suoi potrebbero arrabbiarsi? Facendo molta attenzione, la seguì mantenendo una certa distanza. La vidi voltare l’angolo e mi apprestai a raggiungerla, ma appena raggiunsi l’angolo, lei era sparita. Maledizione! Sono stato troppo distante! Dov’è? Mi voltavo in continuazione nella speranza di ritrovarla, quando sentì la sua voce dietro le mie spalle.
E mi venirono i brividi: era troppo tranquilla.
Perché mi segui? -

      Note:

      Ecco il secondo capitolo! E' più lungo lungo del precedente, poichè la storia è entrata nel vivo. Spero vi piaccia! Ciao ciao!

   
 
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