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Autore: ___Page    01/06/2014    4 recensioni
"Cominciò a sorseggiare il liquido ambrato. Era da anni che non ne beveva, quasi non ricordava che sapore avesse e doveva ammettere che non era poi così male. Se solo il fatto di bere quella roba non gli avesse dato un’aria così da rammollito se la sarebbe anche gustata volentieri."
* Fan Fiction partecipante alla Zonami Week indetta dal Midori Mikan *
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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COCCOLE,CAMOMILLA E MANDARINI





Entrò in cucina, emettendo un ringhio sommesso, facendo scuotere la cassa toracica. Prese un paio di respiri profondi cercando di calmarsi, con scarso successo. Aveva la fronte imperlata di sudore e le mani gli tremavano vistosamente.
Tutta colpa di quel maledetto incubo che lo perseguitava da giorni. Non sapeva cosa lo urtasse di più tra la mancanza di sonno e la mancanza di autocontrollo che lo coglieva ogni volta che quell’immagine si formava nella sua mente, facendogli rivivere quel momento ogni notte.
Soffiò dal naso, arrabbiato con se stesso, guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa che lo aiutasse a placare quell’agitazione così innaturale per lui. Forse un paio di bottiglie di rhum…
Ma per quanto l’idea fosse allettante sapeva che il sonno post-sbronza era tante cose ma di certo non riposante.
E lui aveva un dannato bisogno di riposare.
Si passò la mano sul viso in un gesto rassegnato, vergognandosi fino alla punta dei capelli per ciò che si accingeva a fare.
Recuperò il bollitore e lo mise sul fuoco, una volta acceso il fornello dopo svariati tentativi accompagnati da innumerevoli imprecazioni. Mentre aspettava che l’acqua si scaldasse si mise a rovistare tra i barattoli ordinatamente riposti nella dispensa, incasinandoli senza preoccuparsi dell’attacco isterico che il cuocastro avrebbe avuto l’indomani trovando tutto scombinato.
Eseguiva meccanicamente le cinque operazioni con estrema rapidità. Afferrava il barattolo, toglieva il coperchio, annusava, chiudeva il coperchio, posava il barattolo. Gran parte di quella robaccia aveva un profumo decisamente forte e penetrante.
Quante diamine di spezie e erbe diverse esistevano?!?
Cominciava a spazientirsi e già pensava di avere avuto una pessima idea, dato che le fasi preparatorie di ciò che avrebbe dovuto aiutarlo a rilassarsi lo stavano innervosendo ancora di più, quando, finalmente, un profumo noto e distinguibile in quell’accozzaglia di aromi con cui si era riempito i polmoni fino a poco prima lo fece bloccare alla terza operazione. Era uno dei pochi profumi che riusciva a distinguere e a cui era capace di dare un nome, perché faceva parte della sua infanzia. Appoggiò il barattolo sul tavolo senza richiuderlo proprio nel momento in cui il bollitore iniziava a fischiare.
Tenendolo malamente con la pattina, chiedendosi da solo come faceva a maneggiare tre spade e ad essere poi così imbranato con una teiera, riuscì a riempirsi una tazza fino all’orlo, miracolosamente senza scottarsi. Prelevò una generosa quantità di foglie dal barattolo e le mise in infusione, sedendosi poi al tavolo con la tazza davanti a sé.
Passato qualche minuto cominciò a sorseggiare il liquido ambrato. Era da anni che non ne beveva, quasi non ricordava che sapore avesse e doveva ammettere che non era poi così male. Se solo il fatto di bere quella roba non gli avesse dato un’aria così da rammollito se la sarebbe anche gustata volentieri.
Era talmente assorto nei suoi pensieri che non si accorse dei passi in avvicinamento finché una sagoma snella non fece la sua apparizione sulla porta della cucina, soffermandosi a guardarlo con due enormi occhi nocciola assonnati, incorniciati da uno sbarazzino caschetto rosso.
-Buzzurro!-
-Mocciosa…- ringhiò in risposta, infastidito all’idea che lei potesse beccarlo mentre beveva quell’intruglio -…che fai?-
-Avevo sete...- rispose semplicemente stringendosi nelle spalle e avanzando nella stanza per prendersi un bicchiere d’acqua.
 La sua attenzione fu catturata dall’oggetto che il samurai teneva tra le sue grandi mani   
-Non è un po’ tardi per il the?- chiese divertita, indicando la tazza con l’indice. 
-Non è the…- rispose mugugnando -…è rhum ma erano finiti i bicchieri…-
Si maledisse subito, imprecando tra sé e sé, per quella bugia così idiota.
Punto primo, non era bravo a mentire.
Punto secondo, Nami aveva appena aperto lo scolapiatti proprio per prendere un bicchiere e aveva visto che ce n’erano  parecchi, puliti e pronti all’uso.
La cartografa, infatti, sollevò un sopracciglio ma non disse nulla. Sapeva che se voleva scoprire cosa stesse bevendo il buzzurro – e non era di certo rhum perché, se anche davvero non ci fossero stati bicchieri puliti, quando mai lui si sarebbe fatto problemi ad attaccarsi direttamente al collo della bottiglia?! – avrebbe dovuto giocare d’astuzia perché lui non glielo avrebbe detto. E proprio il fatto che glielo volesse tenere nascosto la faceva morire di curiosità. Doveva essere qualcosa di imbarazzante e l’idea di poterlo prendere un po’ in giro aumentò la sua determinazione. Ogni scusa per punzecchiarsi era buona.
Sorseggiando la sua acqua fece il giro del tavolo e si sedette di fronte a lui, posando il bicchiere da un lato e le mani intrecciate tra loro, coi palmi verso il basso, davanti a sé sulla superficie di legno. Gli serviva solo che lui abbassasse le difese qualche secondo e il gioco sarebbe stato fatto.
-Sai, buzzurro…- cominciò dopo un attimo di riflessione -… stavo pensando di annullare parzialmente il tuo debito!- disse sorridendo furba.
Zoro, che aveva portato nuovamente la tazza alle labbra, s’affogò nella sua bevanda cominciando a tossicchiare e sputacchiare. Posò la tazza sul tavolo tenendola con una mano sola mentre con l’altra si ripuliva la bocca. Stava per domandare “Cosa?!?!?” per invitare la cartografa a ripetere ciò che aveva appena detto, sicuro di avere capito male, quando la vide allungarsi sul tavolo e afferrare saldamente il recipiente di ceramica con un mano per poi sottrarglielo svelta.
-Mocciosa non t’azzar…-
Era già pronto a buttarsi a sua volta sul tavolo per recuperare il maltolto ma Nami, anziché perdere tempo a tornare a sedersi, si portò rapida la tazza alle labbra e, ancora parzialmente sdraiata sul tavolo, buttò giù un sorsetto di infuso. Se lo fece girare in bocca un attimo per essere sicura di identificarlo e alzò lo sguardo sul Nakama, fissandolo incredula e ad occhi sgranati. Zoro rimase interdetto.
Posò di nuovo la tazza davanti allo spadaccino e si riappoggiò allo schienale della sua sedia, deglutendo.
-Camomilla?!?- non riuscì a trattenere una risata -il grande Roronoa Zoro, il sanguinario ex cacciatore di pirati beve camomilla?!?-
Zoro cominciò a ringhiare incarognito, incrociando le braccia al petto e guardandola truce.
-Fatti gli affari tuoi!- le disse secco.
Nami lo fissò assottigliando lo sguardo. Non aveva l’aria di stare benissimo il ragazzo, ora che ci faceva caso.
-Che succede buzzurro?!-
-Ho detto, fatto gli affari tuoi! Cos’è, adesso oltre che mocciosa sei diventata pure sorda?!-
Per tutta risposta Nami sollevò un braccio lasciando il gomito sul tavolo e usò il palmo della mano come sostegno del capo, posandovi delicatamente il mento. Lo fissò con un’espressione che conosceva fin troppo bene.
-E’ tutto inutile! Puoi anche minacciarmi di aumentare il mio debito all’infinito ma io non ho nessuna intenzione di giocare all’angolo delle confidenze, chiaro?!- grugnì mentre una vena prendeva a pulsargli sulla fronte.
Nami sospirò.
-D’accordo…- disse alzandosi dal tavolo e avviandosi verso la porta -…buonanotte allora… e non preoccuparti, ci penso io a chiedere a Sanji di prepararti la camomilla prima di andare a nanna da domani… so che per te potrebbe essere imbarazzante…-
Per la seconda volta Zoro quasi si strozzò con il liquido caldo all’udire quella per niente velata minaccia, pronunciata così dolcemente, per di più.
-Non oserai!- disse alzandosi in piedi coi palmi appoggiati al tavolo. Se c’era qualcuno a cui non voleva far sapere quel suo imbarazzante segreto quello era proprio il dannato sopracciglio a ricciolo.
Per tutta risposta la navigatrice si voltò a guardarlo con un sorrisetto furbo e le braccia incrociate sotto al seno.
-Mocciosa!- ringhiò il samurai in un vano tentativo di apparire minaccioso.
-Tu dimmi che succede e io non dico niente a nessuno!- affermò convinta.
Non era più semplice curiosità la sua.
Aveva notato il viso tirato di Zoro e, anche se forse non lo avrebbe mai ammesso nemmeno con se stessa, adesso era preoccupata. Voleva solo sapere cosa lo turbasse oppure, lo sapeva, quella notte l’avrebbe passata insonne anche lei.
Lo spadaccino soffiò dal naso, infastidito ai massimi livelli per quella situazione che si era venuta a creare. Odiava ritrovarsi con le spalle al muro. Studiò per qualche secondo la compagna.
Era poi così una pessima idea parlarne un po’ con Nami? Se doveva essere sincero, no, non lo era.
Da sempre aveva la capacità di tranquillizzarlo, anche se lui lo negava a se stesso e si guardava bene dall’interrogarsi da cosa dipendesse quello strano potere che la cartografa esercitava su di lui e sui suoi nervi tesi.
Scrollando le spalle e mugugnando, tornò a sedersi e fece un cenno con il capo verso la sedia di fronte alla sua, invitando la compagna a raggiungerlo. Fissò per qualche attimo la tazza che stringeva ancora tra le mani prima di decidersi a parlare.
-E’ per Chopper…-
-Chopper?!- ripeté sorpresa la rossa, senza capire.
Lo spadaccino annuì, continuando a tenere lo sguardo basso.
-Da quando abbiamo lasciato quella dannata isola nel cielo, continuo a sognare il momento in cui l’ho trovato massacrato dalla prova di quel bastardo di un sacerdote…- ammise, borbottando la sua confessione.
Finalmente si decise a sollevare lo sguardo sul viso della navigatrice e la trovò a fissarlo, incredula e, soprattutto, intenerita.
-Non guardarmi così!!!- sbottò imbarazzato, agitandosi sulla sedia.
Nami cercò di tornare impassibile ma la confessione dello spadaccino l’aveva colpita davvero.
Sapeva che teneva a Chopper, non era una novità. Ma immaginare lui, grande e imponente com’era, preda degli incubi e così spaventato per il loro piccolo Nakama l’aveva praticamente fatta sciogliere.
-Grande e grosso come sei, te ne serve una caraffa per calmarti non una tazza…- disse, cercando di ignorare l’improvviso impulso di abbracciarlo e stringerlo forte che si era impadronito di lei.
-Una tazza e punto! E’ già abbastanza imbarazzante così, non ci penso nemmeno a berne ancora!- rispose, cocciuto e ostinato facendola sospirare e mandare gli occhi al cielo.
Ma che ominide rincretinito era?! Ma davvero si faceva tutti quei problemi per un po’ di camomilla?!?
Però, anche se era vero che una tazza non sarebbe servita a niente,  si ritrovò a considerare che, probabilmente, nemmeno con una caraffa intera avrebbe ottenuto lo stesso risultato. La camomilla calmava i nervi ma ciò di cui lui ora aveva bisogno era, una volta tanto, di essere rassicurato. Un’idea, un ricordo della sua infanzia, quando era ancora una bambina spensierata e felice, la colpì.
-Sai, io ho un metodo per riuscire a dormire anche quando si è agitati e coi nervi a fior di pelle…-
In realtà si trattava di un rimedio contro gli incubi ma sapeva che Zoro era troppo orgoglioso per accettare quelle parole, così ci girò intorno.
Lo spadaccino la guardò, interrogativo, corrugando la fronte, in attesa di spiegazioni. La cartografa però, anziché rispondere, si alzò in piedi avviandosi verso l’uscita. Una volta sulla porta si girò a guardarlo e gli fece un cenno con la testa, invitandolo a seguirla.
Stanco com’era, il samurai non aveva voglia di discutere così decise di assecondare la Nakama, seguendola prima sul ponte e poi nel suo agrumeto. Non appena il profumo di mandarino raggiunse le sue narici, sentì subito parte della tensione scivolare via.
-E ora?!- chiese alzando un sopracciglio.
-Siediti!- ordinò la rossa indicando un punto imprecisato del manto erboso che ricopriva il legno della nave.
Zoro si accomodò a gambe incrociate, sempre più scettico. Sentì Nami spostarsi dietro di lui e sedersi alle sue spalle. Fece per girarsi ma lei lo fermò.
-Resta così!-
Improvvisamente qualcosa lo trascinò all’indietro. Strabuzzò gli occhi e preso alla sprovvista, perse l’equilibrio, non riuscendo a restare seduto. Un attimo dopo, con suo immenso stupore e parecchio imbarazzo, si ritrovò con il viso sullo stomaco della cartografa, che era semisdraiata con la schiena appoggiata a un albero, e le mani di lei che gli accarezzavano la schiena e i capelli.
-Mocciosa!!!- si agitò, diventando paonazzo -Ma che fai?!?-
-Quando non riuscivo a dormire Bellemere diceva sempre che ci volevano tre cose per ritrovare la serenità…- spiegò senza smettere di accarezzarlo, facendolo rilassare nonostante la sua riluttanza.
Aveva un tocco così delicato, irresistibile, non sarebbe stato in grado di restare teso sotto quelle carezze nemmeno se lo avesse voluto.
-… coccole, camomilla e mandarini…-
Zoro rimase interdetto qualche secondo.
Poi, vedendo che la ramata non aveva nessuna intenzione di mollare la presa, la abbracciò per la vita sistemando meglio la testa sul ventre di lei, a pochi millimetri dal suo burroso seno, lasciandosi coccolare e rassicurare dalle sue mani fresche e delicate.
Era dannatamente morbida e profumata, Nami, e a Zoro parve di essere stato catapultato in paradiso direttamente dall’inferno del suo incubo. Sentì la tensione che lo lasciava finalmente andare e i muscoli che si rilassavano come non facevano da giorni. Capì che quella notte avrebbe dormito finalmente sonni tranquilli e quella consapevolezza lo convinse ad abbandonarsi completamente, mentre lei gli posava un bacio tra i capelli verdi.
Mentre già le palpebre gli si chiudevano, rispondendo all’urgente bisogno di riposo che il suo corpo richiedeva, non riuscì a trattenere un ghigno al pensiero della faccia che avrebbe fatto il cuoco, trovandoli abbracciati così il mattino dopo.
 
  
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