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Autore: Daphne09    01/06/2014    5 recensioni
Oneri e infiniti doveri sono il prezzo per essere una Fata Enchantix.
Musa, come tale, è obbligata insieme alle cinque paladine del Winx Club a difendere Alfea durante uno scontro che passerà alla storia.
Le sei Fate faranno anche l'impossibile per salvare la Dimensione Magica, ma la Guardiana di Melody darà veramente il tutto per tutto...
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Musa, Nuovo personaggio, Riven, Winx
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Brano idoneo al capitolo:
Friends will be friends
when you're in need of love
they give you care and attentions.
Friends will be friends
when you're thought with life
and all hope is lost.



 

4. Parola di Winx!

«Chi è?» Continuava a domandare Griselda sempre più accigliata e quasi spaventata. Sicuramente temeva per la salvaguardia di tutti quegli oggetti magici quanto preziosi.

«E ora..?» Domandò la ragazza talmente terrorizzata che le gambe presero a tremarle in preda ai brividi.

«Non ti preoccupare. -La tranquillizzò quella Voce- Tu scappa.» Le ordinò con timbro più rigido.
L'altra senza saper cosa dire fuggì in silenzio. Si trovò bloccata d'innanzi ad una parete sulla quale c'erano tre porte: una d'oro, una d'argento ed un'altra in bronzo.

«E adesso?» Domandò con un velo di fiatone, ma nessuno le rispose; udì soltanto un forte scossone di oggetti crollanti sul pavimento, capì che quella era tutta opera di Nena.

«Scappa!» Sentì ordinarle dalla solita Voce che, in dissolvenza, si fece sempre più lontana.

Davanti a quei tre usci non seppe quale scappatoia prendere e, rapidamente, iniziò a ragionare.

“Quella argentata sarebbe scontata, quella oro è visibilmente fissata alla parete, mentre la terza -in vecchio bronzo ossidato- pare rappresentare umiltà, anzianità e dunque saggezza.” Pensò. Non aveva più tempo per poter valutare quanto fosse conveniente la sua scelta e, senza indugiare oltre scappò lasciandosi la porta alle spalle.
Correndo per un tunnel intarsiato da radici mature e coperto da terriccio violaceo, si pose rapidamente quel ciondolo all'interno della manica per non lasciarlo in bella vista.

Ad un certo punto si trovò costretta a fermarsi, l'adrenalina le permetteva di non sentire l'affanno per lo sforzo; doveva scegliere di nuovo. Si trovava davanti ad un bivio: c'erano due sentieri identici.

“E ora dove vado?” Si chiese. Continuava a guardarsi intorno ma, più cercava un aiuto meno lo riceveva.

“Forse non dovrei contare solo sulla vista..” Ragionò.

In quel momento protese le narici, percependo che lungo il percorso di sinistra vi era una forte e piacevole fragranza di fiori, probabilmente rose. Al contrario, lungo il percorso che costituiva la seconda opzione vi era un forte odore di cibo stantio e bruciato, un insieme di pane, arrosti e.. biscotti.

“Ma certo!” La ragazza si chiese come fece a non pensarci prima: fra quel crogiolo di fragranze poco invitanti vi era il flebile profumo dei biscotti alla Delice, che solo ad Alfea sapevano fare. Quindi, senza ponderare oltre, proseguì lungo quel percorso.

Come un leone preso dall'inseguimento di una gazzella scattò verso la meta intuita, non esitando a darsi la possibilità di aver ripensamenti.

Quella potente fragranza si fece man mano più forte, finché non si trovò davanti ad una porticina alta più o meno un metro. Era fatta di legno di scarsa qualità, sembrava addirittura una poltiglia di avanzi triturati ed assimilati in un'unica tavola liscia. Provò a spingere e a tirare senza successo, pareva seriamente incollata al muro ma, senza farsi prendere dal panico strisciò il rettangolo di legno verso l'alto e, fortunatamente si accorse di aver semplicemente iniziato col piede sbagliato.

Slittando sotto di essa sdraiata a pancia in giù, si chiuse il passaggio di quella specie di botola alle spalle e, nonostante si sentisse sollevata di aver trovato una strada abbastanza logica, al contempo rabbrividì a causa del contatto con il materiale freddo che le stava toccando il basso ventre leggermente scoperto: era acciaio e, in quell'attimo realizzò di trovarsi proprio nel condotto dell'aria.

«Ma che diamine?!» Si lasciò sfuggire bisbigliando fra i denti.

Fortunatamente in quel momento non doveva più scegliere fra bivi identici o porte in metallo prezioso, anche se ammise a sé stessa che avrebbe barattato quel claustrofobico abitacolo con qualsiasi altro posto un po' più spazioso.

Musa era una ragazza a cui piaceva cantare, ballare e muoversi in posti ampi, per non parlare del suo carattere mordace che le permetteva di non dover mai scegliere fra delle opzioni prestabilite da altri. Quel quadrangolare tubo metallico era la rappresentazione allegorica della sua situazione: costretta, soffocata, intrappolata senza alcuna scelta.

Strisciando il più silenziosamente possibile, cercò di spingersi verso una possibile uscita. Facendo troppa leva con le braccia permise al pendente di scivolare veementemente all'esterno della sua manica a campana, per poi procedere fino a un punto che la ex fata faticò a scorgere con la vista, udendo un botto, come se si trattasse di un tonfo.

«E ti pareva!» Sbuffò sarcasticamente la ragazza avendo realizzato all'istante ciò che accadde.

Non importandosi più così eccessivamente del rumore che avrebbe potuto causare, strisciò violentemente verso la via d'uscita il più rapidamente possibile, pregando che l'oggetto magico non finisse in mani sbagliate, o semplicemente in altre mani.

Nella speranza di cadere in piedi, la ragazza si voltò supina, dandosi poi la spinta decisiva per far passare il suo esile corpo attraverso il canale comunicante con l'esterno. Il tonfo fu assai rumoroso e, dopo essersi tolta le calze per non lasciare impronte sulla moquette e aver riottenuto quella bizzarra collana, prese a fuggire in cerca di nascondiglio.

Il pesante velluto rosso che oscurava le finestre e le porte in vetro verdazzurro le fecero capire a prima vista che si trovava in un dormitorio studentesco, fortunatamente.

«Che cos'è stato?» Sentì mormorare da una voce familiare alle sue spalle.

Con il sangue che le ribolliva nelle vene, riiniziò a scappare, eclissandosi dietro una di quelle lunghe tende che sarebbero state capaci di coprire un esercito intero.

«C'è nessuno?» Ripeté quella voce.

In quel momento percepì il nervoso accarezzarle macabramente la pelle, le tempie pulsare a causa di tutto il sangue che le stava pompando il cuore; rimase in apnea, perché sapeva già che se avesse preso a respirare sarebbe andata in iperventilazione.

«Qui non c'è nessuno, non più almeno. -Disse insospettita quella voce come se stesse parlando con qualcuno- Vieni Stella, andiamo ad avvertire Faragonda.»

In quel momento Musa percepì un certo fastidio nei confronti di Bloom. Perché doveva essere così saccente? Perché tutto quello che succedeva doveva andarlo a riferire alla Preside?! In quel momento non le parve niente di meno che una leccapiedi.

Facendo filtrare il suo sguardo nel minuscolo spazio tra una tenda e l'altra, realizzò che se ne erano andate; sperava solo fossero tutte insieme: un gruppo più grande si muove più lentamente e fa più rumore.

Con scatto felino sbucò fuori da quel nascondiglio e prese a correre come se un orco affamato la stesse inseguendo, fino a che -finalmente- giunse nel suo dormitorio.

Si chiuse la porta alle spalle, badando a non fare troppo rumore, potendo tagliare la tensione con il coltello.

 

«Ragazze..» Le salutò una Faragonda in camicia da notte con sguardo e voce funesti, per poi raccontare loro quanto sapeva sull'accaduto, sentendosi praticamente costretta a rivelare il segreto della Biblioteca alle fate del Winx Club.

«Chi potrà mai essere stato?! -Si domandarono le cinque amiche- Ha provato ad individuare la traccia magica?!» Domandò Tecna.

«Ne ho sentita una, ma era molto debole, quasi impercettibile. Il ladro deve esser stato veramente molto furbo nel nascondersi, non riesco ad individuare nemmeno la natura di questa creatura. -Aggiunse la Direttrice avvicinandosi alla libreria magica- Inoltre Griselda è via da più di mezz'ora, mi sto preoccupando.»

«Possiamo entrare, se vuole.» Propose Bloom.

Spostando lo stesso libro dorato, la donna permise l'accesso alle ragazze che, in segno di difensiva, proseguirono con una sfera di plasma fra i palmi. Un urlo spezzò quel sottile filo di incerto silenzio.

«Chi è?» Domandò Bloom caricando ulteriormente il colpo, dirigendosi verso la provenienza di esso. Le cinque fate si posero sull'offensiva, senza avere la più pallida idea che a creare cotanto caos non era altro che Griselda, incastrata sotto una scaffalatura crollata.

«AIUTO!» Gridava ripetutamente. Era così strano per le ragazze vedere uno dei due pilastri più rigidi di Alfea così debole e vulnerabile.

Leggermente sollevate, le ragazze allentarono la tensione dei muscoli e ritirarono gli attacchi, mantenendo comunque i nervi saldi, ed elevarono i mobili ribaltati mediante la verde edera rigogliosa di Flora.

Dopo aver fatto un incantesimo alla Biblioteca, grazie al quale soltanto Faragonda poteva entrare, tranquillizzarono l'orgogliosa Ispettrice il cui sguardo era ancora vacuo e deluso. Dopo aver iniziato a sorseggiare un caldo infuso alla violetta che le aveva preparato Flora, prese a raccontare dettagliatamente l'accaduto sotto il suo punto di vista, accogliendolo come occasione per alleggerire il peso che percepiva in petto e tentare di snodare la fitta rete di dubbi che si era creata nella sua mente.

«...Lo giuro! -Gridò ad un certo punto- Non so chi sia stato a combinare quel macello! Ho provato a-a..» Tentò di proseguire incredula di ciò a cui aveva appena assistito.

«Non ti preoccupare. -La confortò Faragonda- Ho bloccato magicamente tutte le vie di entrata e di uscita; così, chiunque si trovi lì dentro rimarrà bloccato.

Ora andiamo tutti a dormire, che è tardi. Me ne occuperò io stessa domani con l'aiuto di Barbatea.» Salutò l'anziana signora congedandosi da tutti.

 

Intanto Musa era là, dietro il sottile vetro dell'ampia finestra ad ammirare lo scrosciare delle chiome degli alberi nella notte di Magix, con la stessa innocenza di una bambina la notte di Natale. Si girava quello strano ciondolo fra le mani, lo faceva dondolare guardandolo da ogni angolatura possibile. Era poco più grande di un palmo e abbastanza grossolano da poterlo afferrare con vigore; la forma era circolare, talmente perfetta da far impressione.

La ragazza fu incuriosita da tre fori distinti dell'oggetto, nei quali probabilmente una volta erano incastonate delle pietre: uno a forma di cerchio, uno a forma di cuore e l'altro a forma di stella.

Però, la cosa che più affascinò la ragazza era l'energia magica che emanava, la percepì con talmente tanto vigore che le pareva di reggere una Pixie fra le mani.

“Chissà che cos'è quest'oggetto.”

Soffocando uno sbadiglio nel palmo decise di coricarsi, era tardissimo e l'indomani sarebbe dovuta balzare giù dal letto in tempo per le lezioni.
Accoccolandosi fra le fresche lenzuola di lino, volse un ultimo sguardo a quel pendente argentato sotto la pallida luce della luna.

 

La sveglia suonò quella che una volta era la solita ora e, ad Alfea tutte le fate si svegliavano insieme a Selvafosca, che sin dai primi raggi mattutini si iniziava a colmare di cinguettii e colori di ali magiche.

«Mi mancava tutto questo...» Mugolò Musa stiracchiandosi davanti al vetro della finestra, emettendo un suono simile a quello delle fusa di un gatto. Anche se solo per un giorno era rimasta lontana da Magix, la sua atmosfera fiabesca la sorprendeva ed affascinava come se fosse la prima volta, e quell'alba serena la confortò quasi quanto un abbraccio dalla persona amata.

In quel momento nel suo cuore non vi era più quel caldo entusiasmo di qualche secondo prima e il suo viso mutò in un'espressione rigida, il solo pensiero di aver perso Riven per sempre le spezzava letteralmente il cuore.. O almeno il dolore che provava ogni volta che la sua mente sfiorava l'argomento pareva proprio quello.

Eppure voleva -doveva- farsi forza, ormai erano parte di due mondi diversi, letteralmente. Lei era lì di nuovo spinta soltanto dalla curiosità di vedere dove l'avrebbe portata quella signora, o meglio: il fantasma di quella che probabilmente una volta era una donna.

Perché la cercava? Perché l'aveva condotta di nuovo ad Alfea? Come faceva a sapere quel grosso segreto che, probabilmente, solo Faragonda e pochi altri condividevano? E.. A che serviva quel ciondolo?
Troppe domande annebbiavano la sua mente, ma quello che veramente l'angosciava era il fatto che a tutti quei quesiti, al momento non aveva nessuna risposta.

Per evitare di tardare alla sua prima lezione -dopo tanto tempo- iniziò a vestirsi rapidamente, per poi andare a fare colazione.. da sola.

 

Wizghiz stava introducendo l'utilità del potersi trasformare in una pianta carnivora e, man mano che scriveva la formula alla lavagna, Stella copiandola iniziò involontariamente a recitarla.

«AAAAH!» Gridò la bionda come se avesse appena visto un fantasma. Tutte le fate allarmate si girarono e, non notarono altro che un grosso vegetale con piccoli occhi e un grosso paio di labbra carnose di un forte rosa. Quando realizzarono la comicità della situazione, scoppiarono in una fragorosa risata; anche Musa soffocò un ghigno di simpatia e Tecna, che come al solito sapeva anche ciò che i professori non avevano ancora spiegato, recitò un contro-incantesimo facendo assumere all'amica le proprie sembianze originali. Sentì un leggero spiraglio di nostalgia accarezzarle il cuore; con le Winx era un classico impelagarsi in piccoli pasticci come quelli.

Un sospiro angosciato la fece sobbalzare dallo spavento, la disperazione che nutriva quel verso la fece impensierire fortemente.

«MUSA! MUSA!» Continuava a chiamare; pareva avere una forte necessità di lei, quasi disperata.

La ragazza si guardò intorno e, non notando nessun movimento anomalo, capì di avere l'esclusività su quel richiamo.

«Professore!» Gridò allarmata, cercando di sovrastare quei sospiri che stavano diventando fin troppo assillanti, guadagnandosi uno sguardo assai perplesso da parte delle presenti.

«S-Sì?» Ribatté attonito Wizghiz.

«Posso andare in bagno?» Domandò abbassando il tono in segno di vergogna. L'insegnante annuì in silenzio.

Non appena giunse fuori dall'aula prese a correre verso la sua stanza, ancora tormentata dalla voce sofferente di quella donna.

Quando si ritrovò con la porta alle spalle iniziò a parlare, sperando che lo spirito la stesse ascoltando.

«Non ho molto tempo!» Fu pragmatica la ragazza.

«Sono qui per spiegarti la funzione del Pendantix.» Si annunciò l'interlocutrice.

«Del.. Pendantix?» Domandò lei cercando una risposta che probabilmente già aveva intuito.

«Il ciondolo di cui sei entrata in possesso ieri sera. -Specificò- Esso sarà in grado di portarti ad essere di nuovo una fata!»

Alla notizia le labbra della ragazza si schiusero d'impulso in un ampio sorriso.

«Però.. -Si affrettò ad aggiungere in tono funereo- Dovrai affrontare tre prove, che serviranno a riconfermare i tuoi valori di fata. Avrai ventiquattro ore a disposizione per ognuna.»

«Altrimenti..?» Domandò preoccupata la ragazza, realizzando che -forse- non voleva veramente sapere tutti i dettagli.

«Altrimenti ti addormenterai nel sonno eterno. -Soffiò l'interlocutrice che parve non voler addirittura pensare a tale conseguenza- Quando deciderai quello che vorrai fare del tuo destino dovrai invocare le Ninfe.

Ora va, è tardi.» La congedò.

«Arrivederci.» Bisbigliò la ex fata, riprendendo la corsa per i corridoi verso la classe, sperando di non destare alcun sospetto; in quel momento le mancò esageratamente l'uso del teletrasporto.

«Eccomi.» Si annunciò una volta in laboratorio, con voce piccola e mascherando il fiatone. Tutti i presenti cercarono di nascondere la loro curiosità nei confronti dell'improvvisa uscita della compagna, senza però smettere di sollevare un fitto chiacchiericcio.

 

Quando la campanella suonò, Wizghiz continuava a spiegare le conseguenze degli incantesimi di trasfigurazione nella speranza di riuscire a terminare la lezione.

«Ehi ragazze! -Cercò di interrompere il flusso delle fate viandanti- Non ho ancora finito!»

Nonostante la sua insistente protesta e i suoi ammonimenti, il fiume di alunne proseguì verso la porta d'uscita. Anche Musa le seguì, ma con sguardo rammaricato si degnò di dargli l'arrivederci.

Giunta nel corridoio poté finalmente sfilare il cellulare dalla tasca dei jeans, c'erano numerosi SMS di suo padre che, estremamente preoccupato per l'incolumità della figlia le chiedeva in continuazione come stava e se il rientro a scuola era andato per il meglio.

Piegando le labbra in un tenero sorriso, la ragazza iniziò a digitare la risposta in maniera un po' goffa, con dei libri sotto una spalla e l'astuccio nell'altro incavo.

«Ahi!» Sentì nell'istante in cui percepì una botta e si ritrovò al suolo, aveva urtato un'altra ragazza e, alzando lo sguardo si accorse che non era una studentessa come le altre, ma la sua amica Aisha.

«Che sbadata! -Cercò di giustificarsi la Guardiana di Andros- Scusa!»

«Già.» Fu tutto quello che riuscì freddamente a commentare l'altra.

«Senti.. -Disse l'ex amica cercando di mascherare l'irritazione che iniziò a covare in quel momento- Quando ti va fatti sentire.» Si congedò con tono irritato e sarcastico nell'istante in cui finì di raccogliere il suo materiale. Anche se in quel momento fece prevalere la sua impulsività, la Fata dei Fluidi sentì il cuore come trafitto da una spada carica d'amarezza; le faceva male trattare così la sua compagna, ma l'orgoglio -ed i comportamenti della ex Guardiana di Melody- parevano non permetterle di agire altrimenti.

Anche Musa corrispondeva i sentimenti della fata, le si spezzava il cuore allo stesso modo trovandosi come costretta a comportarsi così, ma sapeva bene che ormai appartenevano a due mondi diversi e che fra loro non ci sarebbero stati più oggetti in comune all'infuori di argomenti come scuola e ragazzi. Anzi, non avrebbero avuto più in comune nemmeno il secondo dato che, per lo stesso amaro motivo aveva dovuto rompere con Riven. Non voleva apparire egoista, ma preferì dire addio a tutto, anche se sapeva benissimo che un amore così forte non l'avrebbe più provato per nessun altro e che non avrebbe più trovato delle amiche affiatate come sorelle.

Doveva essere forte per sé stessa e per non far soffrire più le sue amiche.. Ehm, ex amiche. Ovviamente voleva loro ancora bene e, proprio per questo avrebbe desiderato con tutto il cuore vegliare ancora su di loro da lontano.

Dopo aver fatto una breve tappa in sala da pranzo e aver mangiato quattro bocconi che lottavano contro il nodo che aveva in gola per arrivare allo stomaco, si rifugiò in quella fredda nuova stanza che proprio non le apparteneva. Forse stava veramente rappresentando la vita che la stava aspettando: ordinaria e discreta, con solo qualche freddo effetto indispensabile all'interno.

Non che la vita degli esseri non-magici fosse monotona, ma a diciott'anni ormai era troppo tardi per tornare indietro ed intraprendere un'altra carriera e la musica non pagava, troppe volte glielo aveva sbattuto in faccia suo padre. A quel proposito le tornò in mente quella scottante proposta: se avesse accettato avrebbe potuto rimettersi in gioco per tutto quello a cui aveva sempre aspirato. Eppure la morte la spaventava, era terrorizzata al solo pensiero che durante quei tre giorni le sarebbe potuto succedere di tutto: pene corporali, se non addirittura psicologiche.. e il fatto che lei -nonostante tutti i tentativi di nasconderlo- fosse molto sensibile non poteva non allontanarla da quella succulenta occasione.

«Che devo fare?» Sospirò esausta, dopo che i suoi pensieri lottarono in bilico su un filo di dubbi ed indecisione.

Dopo ore ed ore di meditazione sul letto credette di essere finalmente giunta ad una soluzione, però sentì come la necessità di chiedere un parere superiore, l'opinione di Nena. Sentiva che le doveva più attenzioni, percepiva un legame più forte di una semplice conoscenza ultraterrena; la donna riuscì a capire certi lati della ex fata, che persino lei in diciott'anni faticò ad accettare.. Com'era possibile?

Sperava solo di non arrecarle qualche pensiero negativo, non se lo meritava.

In quel momento fece riemergere il ciondolo per studiarlo un'altra volta: alla luce del sole aveva un'aria più armoniosa e non pareva più avvolto da quell'alone di mistero che si mescolava in maniera perfettamente omogenea al chiaro di luna. Sotto il tepore del giorno non sembrava altro che un vecchio pendente a cui erano cadute le gemme, un oggetto privo di valore.

Eppure quegli incavi non erano sicuramente lì per nulla: se tre erano le missioni da portare a termine, ogni giorno -se superato l'ostacolo- una pietra avrebbe colmato la lacuna.. Ma come dovevano essere conquistate?

L'unica certezza era che quello era un oggetto capace di grandi cose, percepiva la grande potenza che esso emanava, tanto che poteva quasi auto-convincersi di essere ancora una fata con quello al collo; amava la sensazione che gli dava, la faceva sentire così forte e positiva.

«Piccola.. -La chiamo una Voce a lei ormai familiare- Hai preso una decisione, lo sento.»

La ragazza al suono di quelle parole ingoiò a vuoto per poi prendere un profondo respiro.. Era davvero ciò che voleva?

«Lo faccio.» Rispose poi decisa, non poteva convivere con quel rimorso per tutta la vita, l'avrebbe uccisa a poco a poco.

«Ora non ti resta che invocare le Ninfe. -La informò lei- Però lo dovrai fare da sola.» La avvertì.

«O-Okay..» Balbettò l'altra intimorita.

«Ricordati che io sarò sempre con te.» Si congedò. Tutto ciò suonava proprio come un addio e, nonostante quelle parole potessero apparire così dolci, internamente Musa avvertì un forte sconforto.

Tirando un altro profondo respiro nel tentativo di espellere l'angoscia, pronunciò scandendo con precisione ogni sillaba:

«Ninfe, io vi invoco.»

Ad un tratto, tutto intorno a lei si cosparse di una forte luce bianca e dinnanzi alla ragazza si materializzarono tre signore dai lineamenti delicati, il naso alla francese e due occhi grandi, le cui iridi avevano lo stesso colore dei capelli e di una lunga tunica fluttuane fin sotto di loro: una rossa, una verde e l'altra gialla.

«Salve Musa di Melody. -Si annunciarono con voce calda- Abbiamo udito la tua invocazione tramite il Pendantix; non riesce a capitare nelle mani di molte fate, è un oggetto di estrema potenza.»

«L'ho percepito.» Rispose lei, rimanendo ammaliata dal fascino di quelle tre donne senza tempo- Voglio lottare per riottenere i miei poteri.»

«Lo sai che non si torna più indietro?» Tentò di dissuaderla la creatura dall'abito color del sole.

«Certamente.» Si limitò a rispondere lei, tentando di mostrare più sicurezza possibile, anche se internamente una morsa di paura le stava corrodendo lo stomaco.

«Perfetto. -Enunciò la donna dai capelli color passione- In nome delle più grandi potenze della Dimensione Magica ti annuncio che dal primo sospiro della giornata di domani il tuo destino dipenderà esclusivamente dalle prove a te assegnate. -La informò- E da te, ovviamente.» Aggiunse la Ninfa dal vestito verde, per poi sparire insieme alle altre in un avvolgente fascio di luce.

In quel momento la ex fata si sentì come se un enorme portone le si fosse chiuso alle spalle e lei non avesse più alcuna via di scampo; forse questo poteva significare che le si sarebbe presentata una nuova visione del mondo, magari drasticamente migliore.

 

La giornata passò fra un libro di magia e l'altro per le fate di Alfea e nelle arene per complicate ed estenuanti sessioni di allenamento per i giovani di Fonterossa.

Anche Riven, nonostante fosse il migliore ed il più ambizioso della scuola, era esausto e faticò nel non darlo a vedere durante l'ultima mezz'ora di lezione extra a cui decise di partecipare.

I giovani uomini lanciavano continue occhiate al cielo aspettando con impazienza l'imbrunire, nonché il momento in cui si sarebbero potuti finalmente rintanare nelle loro stanze.

Il combattente noto a tutti per la sua personalità introversa e ribelle si diresse verso la sua stanza con la fronte madida di sudore e le guance arrossate ed accaldate. Entrando nel bagno con un asciugamano sulle spalle si imbatté in un Brandon più rilassato e pulito.

«Ti ho visto oggi..» Gli fece notare lui con fare comprensivo.

«Mh?» Grugnì Riven in risposta non capendo a cosa si stesse riferendo, roteando poi il freddo sguardo verso il compagno di stanza.

«Ti stai sovraccaricando di lavoro per non pensare a lei, non è vero?» Quella dello scudiero di Eraklyon era più una domanda retorica che un semplice quesito. Anche se spesso non si mostravano molto cordiali l'uno con l'altro, si conoscevano come se fossero fratelli ormai.

«È che la Festa delle Scuole è imminente ed io non sono stato educato ed allenato a dovere su uno dei pianeti più agiati della Dimensione.» Sibilò sorpassando l'interlocutore dirigendosi verso il bagno ma, a quel punto, Brandon lo bloccò afferrandolo per il polso.

«Sai che c'è? -Lo ammonì- C'è che tu la ami.»

«Io non amo nessuno.» Scandì lui con voce graffiante.

«E invece sì. Tu la ami spudoratamente, ma non lo vuoi ammettere.
Sono anni che state insieme, ma tu non hai mai avuto la decenza di comportarti in maniera romantica con lei: mai un sacrificio, nemmeno uno stupido regalo. Non credere che lei stia ad aspettare te, l'ho vista anch'io quando ha lasciato Alfea l'altro giorno. Se solo tu l'avessi fermata lei sarebbe rimasta, capisci?!»

«Chi sei tu per blaterare su ciò che faccio o meno?! -Ringhiò- Il mio consulente di coppia?!» Lo canzonò con amarissimo sarcasmo.

«No, sono Brandon e sono tuo amico. -Rispose lo Specialista con calma disarmante- Svegliati Riven, anche un bambino capirebbe che ti stai sbagliando.. e di grosso!

I casi sono due: o che non conosci per niente quella che era la tua fidanzata o hai talmente tanta paura di un suo rifiuto che non hai mai visto l'ovvio.» Lo provocò con un ghigno di soddisfazione stampato in volto.

«Seh seh.. -Lo lagnò l'altro, come se stesse parlando con un folle ciarlatano- Ora, se permetti vado a lavarmi.» Sbuffò sorpassandolo con una certa non-calanche dal retrogusto dispregiativo.

Improvvisamente sentì un forte vuoto nello stomaco per poi trovarsi scaraventato contro il muro, le mani di Brandon lo tenevano saldo come un chiodo fissante un quadro alla parete.

«Fatti da parte. -Lo minacciò- Stai diventando irritante.»

«TIRA FUORI LE PALLE, RIVEN!» Gli gridò lo scudiero esausto delle parole prive di senso dell'amico, per poi lasciarlo andare con veemenza.

Lo Specialista entrò nel bagno con la stessa espressione rognosa di un gatto a cui era appena caduto un secchio d'acqua gelida addosso.

Brandon nell'altra stanza, si sdraiò sul letto con tranquillità disarmante; sapeva benissimo quale fosse il carattere di Riven e le sue risposte ciniche non gli facevano più alcun effetto.

 

Il sole era sceso già da ore ad Alfea e, la ex Guardiana di Melody stava fremendo dall'attesa per la prima prova. Per ammazzare il -a lei lungo- lasso di tempo, iniziò a suonare la chitarra, arpeggiando malinconici cromatismi.

Ad un certo punto, quando non vi era più alcuna idea nella sua mente, si lasciò cadere sul morbido materasso. Fissando il soffitto illuminato lievemente dalla dorata luce dell'atbajour, che con fioca sofficità accarezzava le pareti della stanza, fece un breve resoconto mentale della giornata.

Realizzò che quelli potevano essere anche i suoi ultimi momenti ad Alfea, non sapeva se e dove l'avrebbe portata quella missione e che cosa avrebbe riguardato.

Lanciando una fugace occhiata alla sveglia realizzò che mancavano all'incirca dieci minuti alla mezzanotte.

Pensò anche al fatto che era rimasta praticamente sola, forse Faragonda sarebbe potuta stare al suo fianco senza detestarla ma, dopo averle nascosto il furto compiuto la notte passata, sarebbe stata espulsa non appena l'avrebbe scoperto.

In un certo senso tutto ciò la eccitava: trovarsi tutta sola contro il mondo in controcorrente, in un'avventura rischiosa quanto affascinante. Forse stava rasentando la follia, ma l'adrenalina iniziò ad invaderle le vene correndole da capo a piedi alla velocità della luce.

Proprio qualche secondo dopo, il momento da lei tanto atteso arrivò: la stanza si illuminò di una fitta luce bianca e pura, era intensa ma non tanto da darle fastidio alla vista; anzi, la magia di quel momento splendeva sotto le sue iridi languide dal fascino che provava per quel susseguirsi improvviso di azioni.

Immediatamente si materializzò la Ninfa dalla tunica verde, che con un sorriso arcaico sulle labbra annunciò:

«La tua mano nella mia

più forza ci darà,

uno sguardo e vinceremo insieme.

Un'amica tu sarai,

solo un gesto e voleremo ancora.»

 

Dopodiché la creatura sparì, lasciando Musa lievemente spiazzata.

Dopo aver udito numerose parole a riguardo dei “grandi valori di una Fata” si aspettava di dover combattere contro mostri leggendari e troll, invece le era semplicemente stato chiesto di riappacificarsi con le Winx.

Con sollievo si addormentò, lasciando che il tempo volasse in soffici nuvole di sogni fino al successivo suonare della sveglia.

 

*****

 

La giornata iniziò con una certa vena positiva: Musa balzò dal letto al primo trillo di sveglia, ritrovandosi con più appetito del solito. Quella missione mortale le aveva già mandato un segno: forse non era poi così sbagliato tenere i contatti con le sue vecchie amiche.. con le quali avrebbe potuto condividere di nuovo tutto!

Con un sorriso spensierato la ragazza si diresse nella Sala Grande a servirsi un'abbondante colazione sul vassoio per poi dirigersi verso un tavolo speciale: quello a cui mangiavano le Winx.

«Ciao ragazze!» Le salutò con un caloroso sorriso. Tutte a quel punto interruppero il loro fitto chiacchiericcio girandosi verso di lei come se si trattasse di una sorpresa.. spiacevole.

Un paio di loro osarono sibilare un freddo e staccato «Ciao» come si stessero riferendo ad un appestato, o peggio: ad uno sconosciuto.
Nonostante ciò, la ex fata non si lasciò perdere d'animo comprendendo tutto quel distacco dopo come le aveva trattate, così decise di mostrar loro un'ulteriore intenzione di riappacificarsi.

«Come state?» Domandò lei poi, ignorando lo sterile saluto ricevuto poco prima, senza guadagnarsi nemmeno una risposta.

«Beh.. -Provò ad incalzare nuovamente- Che fate oggi?»

«Potremmo fare di tutto.. -Rispose Stella- ..Ma non con te!» Esclamò inacidita, per poi voltare il capo dall'altra parte in segno di rifiuto.

«Ascolta Musa.. -Intervenne Bloom con tono delicato, mostrando più tatto della fata degli Astri- Noi abbiamo cercato in tutti i modi di aiutarti e starti vicina, ma tu hai sempre respinto con disprezzo la mano che ti abbiamo teso e, come ben sai: il troppo stroppia! Noi ci siamo sempre preoccupate per te e l'unico modo in cui ci hai ripagate è stata la tua più totale noncuranza, l'ignoranza della nostra sofferenza per la tua. Ormai è troppo tardi.»

Non appena la ex fata udì quelle ultime quattro parole, il suo cuore si spezzò definitivamente in mille frantumi, lasciandola senza parole e con le lacrime che le pungevano le iridi minacciose di rigarle il volto, avrebbe seriamente potuto farci l'abitudine. Non riusciva a parlare, se solo avesse aperto bocca per tirare un sospiro non sarebbe riuscita più a tenere a freno il pianto che covava con un nodo alla gola, scoppiando in mille singhiozzi. Così, prima di sbilanciarsi eccessivamente e rendersi ridicola davanti a quelle che ormai erano delle estranee per lei, si volto e se ne andò veloce come una foglia trasportata dalla tempesta.

 

Nonostante le lezioni sarebbero iniziate a breve, Musa di entrare in classe con gli occhi gonfi e il naso rosso non ne aveva la minima voglia. Non se la sentiva per nulla di biascicare due bugie con le labbra ancora incerte e tremolanti per la forte crisi di pianto.

«Perché a me? Perché?!» Gridò in preda alla rabbia, coprendosi il viso con le mani e stropicciandosi gli occhi che continuavano a lacrimare.

“Basta! -Pensò la voce che urlava nei suoi pensieri- Ora faccio i miei bagagli e torno a casa! Al diavolo questa stupida prova per ritornare ad essere una fata.. A costo di morire domani! Spero di addormentarmi e non svegliarmi mai più!”

Era triste ed arrabbiata, nessuno era lì ad abbracciarla e a farle capire che non era sola. Certo, ci sarebbe stato suo padre, ma in quel momento si convinse fortemente che la sosteneva solo per prassi: in fin dei conti era la sua unica figlia, se non provasse affetto per lei sarebbe anomalo.

Ormai non si aspettava più nulla dal mondo, soltanto il sonno eterno, nonché unica via d'uscita per non soffrire più. Ma non sarebbe stata così vigliacca da suicidarsi, non poteva farlo per principio. Sua madre amava la vita, quella vita che le era stata strappata via troppo presto a causa di una malattia anomala; se lei fosse stata lì di sicuro l'avrebbe dissuasa da quei macabri pensieri.

Cercando di calmarsi apparentemente, la ragazza iniziò a cercare in una delle due valigie alla ricerca del libretto con gli orari della Diligenza Magica per Melody e, frugando qua e là, i suoi palmi incontrarono una busta che poco prima di partire decise di portare con sé, ormai era diventata il suo talismano.

Per Musa nel giorno dei suoi ventun anni” C'era scritto sopra, la scrittura era tremolante ma al contempo raffinata e decisa; era da parte di Wa-Nin, la scrisse il giorno prima di morire.

La ragazza non sapeva se sarebbe riuscita a sopravvivere entro la fine della giornata e, sedendosi sul letto decise di svelare il segreto che da tredici anni la incuriosiva così tanto. Non appena sfilò con avidità la lettera dalla busta, si accorse che sopra non vi era scritto nulla fuorché sei parole al centro del foglio:

 

Il tempo fugge, le occasioni no.”

 

La ragazza sbarrò gli occhi incredula di quanto pragmatica fosse stata sua madre, e forse anche un po' delusa.

Voltò il foglio nella speranza di trovarci su scritto qualcos'altro ma, con ulteriore sconforto, non vide altro che il bianco più totale.

La ruvida carta scrosciava fra i polpastrelli di Musa, presa a rigirarsi quel conciso messaggio perpetuamente fra le mani; non sapeva se sentirsi rincuorata per aver potuto avere un nuovo ricordo di sua madre o se provare del disappunto per non aver ricevuto lunghe dichiarazioni d'affetto come s'aspettava.

Eppure, se Wa-Nin le scrisse ciò in procinto di morte significava che era davvero importante.

«Il tempo fugge, ma le occasioni no.» Rilesse a bassa voce, assaporando ogni parola di quel breve periodo.

«No, non le lascerò fuggire!» Esclamò poi alzando il capo in segno di ripresa. Sua madre ci tenne a spronarla a non lasciarsi scivolare gli eventi addosso per nulla al mondo, l'inchiostro intriso con passione nella carta lo manifestava. Se quelle erano le ultime volontà della donna che l'aveva generata ed amata, allora non poteva non darle ascolto.

Così, infilandosi lo zaino in spalla ed asciugandosi le lacrime si avviò rapidamente verso il giardino della scuola per una lezione di Fauna Magica con ancora più tenacia di prima.

 

Non appena la ex fata della Musica alzò i tacchi e si diresse senza indugiare oltre nella sua stanza, le cinque ragazze del Winx Club non poterono non rimanere spiazzate.

«Ma guarda te.. -Si lamentò Stella- Quell'impertinente!»

«Non far finta che non ti faccia star male! -L'ammonì Bloom- In fin dei conti fino a poco tempo fa era nostra amica.»

«Ragazze, secondo me ci siete andate giù in maniera troppo pesante. Dopo tutti questi anni penso che almeno un'altra chance se la meriti.» Intervenne Flora ancora pensierosa.

«Il tuo ragionamento non fa una piega.» Sostenne Tecna di rimando alla Fata della Natura.

«Aisha, tu che ne pensi?» Deviò la Custode della Fiamma del Drago.

«Non vorreste saperlo.» Grugnì in tutta risposta, veramente convinta che se avesse espresso il suo acido pensiero le sue amiche se la sarebbero seriamente legata al dito.

«Nulla toglie che non si sia comportata da scorbutica. -Infierì la Fata degli Astri stizzita- Dopo tutto quello che abbiamo fatto per lei..»

«Okay, adesso basta! -Scattò Aisha, che da tempo covava visibilmente del rancore, per poi colpire il tavolo con un pugno- Stella, ma ti ascolti quando parli?! Fino all'altro giorno l'abbracciavi e la trattavi come se fosse tua sorella, oggi invece non sembra essere altro che la peggiore dei paria per te.

Certo, noi abbiamo fatto tanto per Musa, ma lei? Lei non ha dato i suoi poteri per salvare tutta la Dimensione Magica, noi incluse? Noi non potevamo aiutarla in quell'impresa, no vero?!

Scusala se dopo aver perso una parte di sé stessa fatica a riallacciare i rapporti con il Mondo! -Aggiunse con notevole sarcasmo- Ricordati che al mondo non esisti solo tu.» Ringhiò per poi voltarsi ed uscire dalla Sala Grande, lasciando le amiche decisamente di stucco.

 

Faragonda stava spiegando alle sue ragazze il modo in cui si poteva domare un Drago Selvatico senza alcuno strumento di addestramento.

«Non vi è il bisogno né di incantesimi, né di compromessi. Vi sconsiglio di attirarlo con delle succulente erbe o altri elementi, deve fidarsi di voi a prescindere.»

«Dobbiamo semplicemente essere gentili..» Mormorò Musa tra sé e sé alludendo anche a significati paralleli.

«Esatto!» Esclamò la Preside sorridendo con lo sguardo. L'altra arrossì leggermente nel momento in cui tutte le attenzioni della classe si fiondarono su di lei, non aveva nemmeno intenzione di farsi sentire dall'insegnante. Fortunatamente per lei, gli sguardi caddero immediatamente su Bloom che afferrò il messaggio.

«Sì, però la gentilezza deve essere spontanea, deve venire dal cuore. Non si può solo fare uso di quella creatura un paio di volte per poi lasciarlo abbandonato al suo destino.»

«Certo -Ribatté subito l'altra non curandosi più del fatto che qualcuno avrebbe potuto interessarsi eccessivamente lei- Anche il Drago potrebbe fare un passo avanti, non credi?»

A quel punto la Fata del Fuoco tacque definitivamente e, nel loro silenzio, le due ragazze lasciarono trasparire la tensione, rendendola quasi palpabile a tutti i presenti.

«Brave tutt'e due ragazze -Riprese le redini del discorso la Preside, avendo compreso la situazione- Lasciate che ora arrivi al cuore del discorso, spiegandovi come dare i comandi..»

L'ora passò e le fate si ritrovarono più interessate del solito; erano impressionate da come le creature mitologiche fossero così simili alle persone, tanto da prendere spunto dalle spiegazioni della Professoressa per proiettarle nei rapporti umani.

 

Guardando l'orologio che teneva nel taschino della camicia Faragonda annunciò la ricreazione e, dato che si trovavano nel cortile, era permesso trascorrere quei dieci minuti di pausa anche all'esterno.

Notando che le sue ex amiche si trovavano all'ombra di un salice, Musa percepì l'ennesima tentazione di avvicinarsi a loro crescere improvvisamente. L'unica cosa a bloccarla era il suo tremendo orgoglio: essere la prima a chiedere scusa già la metteva in difficoltà e, in proporzione, far cadere la maschera una seconda volta sarebbe stata una missione impossibile. Però, la sua mente tornò all'improvviso sulla profezia dettata dalle tre Ninfe, decidendo così di vivere quel giorno come se fosse stato l'ultimo. Per giunta, tirando un potente sospiro, mosse passi decisi e nervosi verso le cinque ragazze.

«Ciao.» Mormorò più sera e tentennante rispetto a qualche ora prima, lasciandosi sfuggire uno sguardo intimidito.

Bloom allora rispose: «Ciao Mu-»

«Ascolta -La interruppe la ex fata ancor prima che l'altra potesse terminare il saluto- Potrei non essermi comportata bene in questi giorni, ma sappi che sono stati veramente difficili.

Non ti capita tutti i giorni di svegliarti in un letto d'ospedale per poi sentirti dire che hai rischiato la vita e che i tuoi poteri sono spariti nel nulla, trovandoti costretta a dire addio alle tue migliori amiche ed al tuo fidanzato per paura di farli soffrire. -Ammise, sentendo una forte fitta al cuore nel solo pensare a Riven per l'ennesima volta- Perdonatemi se solo ora riesco ad ammettere a me stessa che senza di voi.. -Sospirò- ..Morirei.» Proferì, realizzando quanto amara fosse quella verità.

«Per me è okay, amica!» Esclamò d'impulso Aisha stringendo la mano della ex fata, come se non stesse aspettando altro.

«Anche per me!» Intervenne Flora, ponendo un palmo su quelli delle altre due.

«Logico che ci sto!» Saltò su Tecna, aggregandosi al gruppo.

In quel momento si fermarono tutte guardando le due fate più difficili del gruppo, ancora rabbuiate dall'incertezza. In quell'istante, forse involontariamente, Musa protese le sue iridi in uno sguardo profondo, quasi languido. Era silenziosa, ma con i suoi pozzi blu stava implorando aiuto a squarciagola agli ultimi due tasselli della sua felicità.

«Mmh.. -Mormorarono le due incerte- Parola di Winx!» Esclamarono per poi far stringere tutto il gruppo in un caloroso abbraccio.

«Winx Club!» Gridarono poi tutte all'unisono. Il cuore di Musa in quel momento scalpitava dalla gioia, sentiva che avrebbe potuto fare anche le capriole all'indietro dalla felicità; si rallegrò profondamente di aver già concluso la prima giornata di riconquista dei poteri.. e in un tempo notevolmente ridotto. La sua vita stava già migliorando, lo sentiva in cuor suo; sarebbe presto ritornata quella di prima: avrebbe potuto di nuovo aiutare i più deboli senza chiedere nulla in cambio, fuorché un sorriso.

«Bene. -Sorrise Flora con serenità- È da un po' che non chiacchieriamo! Come mai sei tornata ad Alfea, Musa? L'altro ieri sembrava che non ne volessi proprio sapere di rimanere!» Domandò senza nutrire alcuna malizia o incertezza nei confronti delle intenzioni dell'amica.

La ragazza sbiancò interiormente e, col cuore che riprese a martellarle in petto, mentì: «Sai, non è facile stare lontani da qui, ormai percepisco che la mia casa è questa. In più voglio proseguire gli studi teorici e magari, un giorno, trovare il modo di riottenere i miei poteri.»

«Scommetto che ce la farai, qui a Magix c'è la soluzione ad ogni problema..» La consolò con fare comprensivo Bloom, per poi abbracciarla. Anche se fino a qualche minuto prima aveva smesso di dimostrarglielo, ci teneva molto a Musa e le dispiaceva enormemente essersi comportata così freddamente con lei e, essendosene resa conto più tardi delle altre, non poté fare a meno di sentire un forte rimorso ribollirle nello stomaco.

Quando Faragonda mostrò la sua intenzione di tornare a spiegare, un sonoro sbuffo delle ragazze riempì l'aria; altre due ore di lezione erano insostenibili con la voglia di uscire e divertirsi con le amiche che scalpitava nel petto.

«Ragazze! -Le richiamò Stella mentre si stavano incamminando verso la Professoressa- Oggi pomeriggio ho bisogno di comprare nuove stoffe per i nostri vestiti da ballo. Vi va di andare a fare shopping?»

«Se proprio dobbiamo..» Sbuffò Tecna incrociando le braccia al petto.

«Che cosa avete contro un po' di moda?» Si lagnò la bionda, come se stesse parlando di un fatto inaudito.

«Sappiamo tutti come ti destreggi fra i negozi!» Esclamò Musa, provocando un'unanime risata.

«Dai ragazze! -Le richiamò con rimprovero Flora- Alle frivolezze penseremo dopo, ora si studia!»

 

Finalmente la Professoressa di Magicofisica, dopo una complicatissima lezione sulla levitazione dei metalli antichi, congedò le alunne lasciandole andare finalmente a pranzare. Le Winx erano in fibrillo, erano finalmente tutte unite e Stella, come al solito, non vedeva l'ora di andare a sperperare altri soldi nel suo shopping settimanale.

«Dunque.. -Mugugnò fra sé la Fata degli Astri mordicchiando la penna e guardando per aria- Ho bisogno di seta rosa per Flora, veli azzurri per Bloom e.. -Pensò ad alta voce annotandosi tutto- OH MIO DIO! -Gridò quasi scempiata- Bisogna fare un vestito anche per te, Musa!»

La ragazza non poté non sentirsi in obbligo di ribattere: «Ma non c'è bis-»

«Niente ma! Non posso lasciarti andare in giro con quegli obbrobri di tre stagioni fa!» La interruppe subito. L'amica sospirò rassegnata e continuò a divorare il suo panino come se avesse trascorso mesi di digiuno.

 

*****

 

Il sole calante che dipingeva il cielo di un caldo e dolce arancione faceva da sfondo all'affannoso ritorno delle sei amiche dopo un pomeriggio di shopping intenso.. O meglio: di maratona dietro ai rapidissimi passi della Principessa di Solaria all'inseguimento dei saldi.

«Svegliati Stella, siamo arrivate.» La richiamò Bloom, notando che l'amica si era addormentata sul sedile come una bambina che aveva giocato troppo.

«Si mamma, arrivo..» Mormorò nel sonno, per poi stropicciarsi le palpebre e schiuderle a fatica.

«L'avevo detto io che tutto quel movimento sarebbe stato stremante.» Sbadigliò Flora.

 

Giunte nell'atrio della scuola le sei amiche si divisero per dirigersi nelle rispettive stanze.

«Ho bisogno di una doccia -Mormorò la ex fata accennando uno sbadiglio- Ci vediamo fra poco a cena!»

«Affermativo. -La congedò Tecna- Che ne pensi di tornare nella nostra stanza?»

«Certo! -Rispose Musa che, per la sicurezza del suo segreto, non le parve tanto invitante quell'invito- Domani mattina chiederò alla Segreteria se sarà possibile effettuare il cambio.»

 

Dopo essersi finalmente rilassata sotto la fitta corrente della doccia, la ragazza, con ancora l'accappatoio addosso, si sdraiò a peso morto sul letto per qualche minuto, rivolgendo lo sguardo in un punto indefinito sul soffitto. Ricordandosene, riesumò dallo scomparto nascosto del suo zaino il Pendantix ma, sorprendentemente, notò che non vi era incastonata nessuna pietra. Scosse accanto al suo orecchio il ciondolo come se fosse difettoso, sperando di trovare una soluzione.

«Ma che succede?!» Mormorò fra sé; in un certo senso stava invocando un aiuto esterno ormai di sua conoscenza, anche se internamente non si aspettava più di ricevere.

«Hai bisogno?» Intervenne una Voce, proprio quella che avrebbe voluto sentire.

«Sei tornata?!» Domandò la ragazza con gli occhi illuminati dalla sorpresa.

«Non ho molto tempo. -Fu pragmatica lei- Non hai ancora portato a termine la tua missione odierna, noto..»

«Ma come?!» Ribatté immediatamente la ex fata incredula.

«Se non c'è nessuna gemma sul Pendantix significa che devi ancora esaudire il primo incarico.» Spiegò con chiarezza formale il Fantasma.

«Ma come?! -Ripeté la ragazza dai capelli blu ancor più esterrefatta- Mi sono riappacificata con le Winx e ci ho passato l'intera giornata!» Si lagnò con una vena di rassegnazione nel timbro.

«Piccola, percepisco la tua richiesta d'aiuto.. -Sospirò lo Spirito- ..Ma non posso svelarti il fine della missione, non posso influire sul tuo cuore.»

«Ma.. -Bofonchiò l'altra- ..Accidenti!» Ringhiò esasperata.

«Ho già parlato troppo. Ci sentiamo presto, mia giovane donna.» Si congedò Nena.

«Bah, continuando così ci incontreremo direttamente.» Borbottò sarcastica fra sé e sé la ex fata.

E ora? Che ne sarebbe stato di lei?

Si pose quella domanda proprio come la fine della giornata passata, e quella prima ancora; l'unica piccola differenza era che la profezia mortale sarebbe diventata realtà. In quel momento non sapeva nemmeno come comportarsi con le Winx che l'aspettavano ignare nella Sala Grande; avrebbero capito al volo che qualcosa dentro di lei era cambiato, e Musa per proteggerle un'altra volta avrebbe dovuto mentire... di nuovo.

Spazio autrice:
E rieccoci con un nuovo capitolo!
L'ho pubblicato oggi con un clamoroso giorno d'anticipo, dato che mi ero stancata di rileggerlo ponendomi mille problemi della serie "Andrà bene o no?"
Sì, lo so forse è un po' lunghino, ma per lo meno vi terrò impegnati fino al prossimo appuntamento: lunedì 16.
Accidenti, pensare che oggi siamo già a giugno un po' mi spaventa; il tempo sta correndo, forse fin troppo.. E poi c'è da dire che sto sperando che la verifica di diritto sia andata bene, pregate per me.
Voi quest'estate che cosa farete? Lavorerete, vi segregherete in casa per la Maturità o ve la passerete spaparanzati al mare? Io purtroppo -o per fortuna- sto sentendo con un albergo per un lavoro, spero vivamente mi facciano fare degli orari umani, anche se un po' mi rattrista non poter dare finalmente gli esami (sono stata bocciata due anni fa).
Okay, scusate l'O.T., ma a volte mi piace condividere i miei pensieri con i lettori.. In fin dei conti voi fate lo stesso!
Un bacione -in alternativa del solito abbraccio-,
Daphne09

  
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