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Autore: mahoneismylife    01/06/2014    1 recensioni
Qualcosa o qualcuno aveva stravolto il tempo, nessuno sapeva cos’era; nel silenzio più assoluto si intravedeva un fagotto che emetteva una forte luce fra il buoi della città. Solo un pazzo potrebbe fare un bambino in questo periodo cosi oscuro. Forse, per quell’altro mondo, è qualcosa di estremamente importante, o forse lo è per questo. Il fagotto si poggia sull’uscio della porta 21 e, come per magia, suona il campanello e qualcuno apre: un vecchio omaccione che potrebbe essere sulla quarantina, pieno zeppo di peli, prende il fagotto in mano e vede una bimba. Vi presento Charlie.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per quanto possa sembrarvi strano io sono Sei, una semplice ragazza che vive in un periodo di.. guerra? Possiamo chiamarla davvero guerra? Non conosco molti ragazzi della mia età, a dire il vero ce ne sono pochissimi, solo io. Mio padre continua a tenermi in casa, ho il permesso di uscire solo di domenica; devo continuare ad allenarmi ogni giorno. Mio padre dice sempre “meglio prevenire, sai, se dovessi trovarti in condizioni sgradevoli”.
È cosi che passo le mie giornate: studio per conto mio, mi alleno, continuo ad allenarmi, dormo, mangio, studio per conto mio, mi alleno, continuo ad allenarmi, dormo e cosi continua per tutti i giorni della settimana, mi è permesso guardare dalla finestra solo il venerdì, tanto per ricordare dove abito, in quale paese vivo. Una volta all’anno si fa un “gioco” a cui siamo costretti a partecipare tutti, richiede una certa destrezza, a loro non importa se tu sia vecchio o giovane, o passi la sfida o muori. E fra due settimane sarò pronta a morire.
Hanno il coraggio di chiamarla vita questa. Voi chiamereste “vita” un esistenza fatta solo di divieti? Non si può fare la doccia due volte al giorno, niente pasti fuori dagli orari, non si può uscire, niente libri vietati, niente vestiti colorati, niente case colorate, niente colore, niente urla, niente musica. Niente, niente di niente. Questa volta non farò nulla, non mi opporrò, non smuoverò neanche un dito, morte veloce e indolore.
-E’ pronta la cena. -
Cerca di gridare mio padre, ma non lo fa mai abbastanza, è vietato. La casa 21 è una delle più grandi del quartiere, ora è tutta grigia all’esterno, come le altre, naturalmente. Papà mi raccontava di quanto questa casa era di un colore cosi visibile, un colore cosi acceso, non saprei spiegare di quale colore ma era acceso, io conosco il nero, il grigio e il marrone, oh, e quasi dimenticavo il verde militare. Poi perché chiamarlo “verde militare” se esiste solo quel verde? O almeno credo.
-scendo.-
Urlo per quanto mi è permesso farlo, mi piace un sacco urlare, anche se potrei fare di meglio. Apro la porta della stanza e la sbatto per richiuderla, scendo le scale e, dopo aver oltrepassato il soggiorno, arrivo nella cugina dove mio padre è già seduto, la tavola è pronta e il cibo è già nei piatti: carne bianca e insalata, questo è ciò che ci è permesso mangiare, niente di più, niente di meno. Mi siedo.
-buon appetito.-
Dice mio padre, poi inizia a mangiare.
-buon appetito.-
Ripeto io, prendo la forcina e inizio a mangiare l’insalata, poi prendo anche il coltello per tagliare la carne.  Sono davvero stufa di ripetere sempre la stessa cosa, ogni giorno, ogni fottutissimo giorno. Inizio a stringere la forchetta un po’ troppo forte e credo abbia mutato forma; “respira, respira” ripeto a me stessa, è come un post-it nel mio cervello. Domani è domenica, non credo che riuscirò a rinunciare all’uscita, credo andrò a caccia.
-Charlie, tutto okay?-
È l’unica persona che ancora mi chiama cosi, non vuole proprio capirlo che ormai il mio nome è Sei.
-mh.-
Rispondo; non ce la faccio a finire tutto il resto, aspetterò che finisca, tocca a me sparecchiare il sabato sera.
-va in camera tua, per stasera ci penso io.-
-grazie.-
Gli dico e salgo di corsa sopra, prima andrò a dormire, prima uscirò domani mattina.
Appena entro nella mia stanza vado a fare una doccia, anche se non potrei, ci è permesso farla solo una volta al giorno e io l’ho già fatta. So che mio padre mi coprirà.
Quando esco metto uno dei miei pigiami grigi e monotoni ed entro nel mio letto; la mia stanza ha le pareti bianche, come arredo c’è solo una scrivania e un misero armadio interamente grigi e poi gli attrezzi per allenarmi. Non ci è permesso tenere la stanza in disordine perció è tutto al suo posto, i libri sono sistemati in ordine alfabetico uno sopra l'altro sulla scrivania –quelli che mi è permesso leggere, naturalmente –, vicino c'é solo una penna nera e due quaderni, uno a righe e uno a quadretti, ci è permesso comprarne dei nuovi una volta ogni tre mesi.
Mi addormento quasi subito, per fortuna.
***
Sono le 7.14 a.m., stamattina faccio a meno della doccia; lavo la faccia e i denti, indosso la biancheria e un pantalone grigio, quei modelli da militare, prendo una maglia a maniche corte grigia aderente, come se si potesse distinguere le altre, prendo il giubbino, anch’esso grigio, e scendo dalle scale, molto velocemente. Come al solito c’è mio padre in cucina, mi ha preparato un po’ di latte e vicino c’è qualche biscotto, che ci è permesso mangiare solo una volta a settimana.
-buongiorno.-
Mi dice con un sorriso.
-buongiorno.-
Gli ripeto io, mi siedo e mangio i biscotti molto velocemente, faccio lo stesso anche con il latte, poi mi alzo.
-non puoi fare a meno di uscire oggi?-
-no, non posso. Ciao.-
Gli rispondo quasi di scatto, come può pretendere che rimanga a casa per la terza volta di fila?
Mi avvio verso la porta, e mio padre mi segue.
-Charlie, sta attenta; non sei come tutti loro.-
Annuisco e apro la porta, finalmente sono fuori da quella casa. Mi ripete sempre queste frasi quando esco, non ho mai capito perché mi dice di essere diversa, sono esattamente come tutti gli altri.
Respiro l’aria di Londra, è esattamente qui che abito. Papà dice che una volta Londra non era cosi, era bellissima, c’era il grigio della città ma era comunque bellissimo guardare le tante personalità delle persone che camminavano in fretta per le strade di Camden Town, Piccadilli e il resto e ora, ora vedo solo gente che cammina sperduta, tutti vesti di grigio, non si distinguono uomini e donne, non ci è permesso tenere i capelli sciolti. Ci sono solo persone sulla trentina in poi, niente ventenni, niente quindicenni, e poi ci sono io, ho sedici anni, ancora solo 16 fottutissimi anni. Inizio a camminare, come tutti gli altri, cammino, cammino, finchè non arrivo nel bosco, l’unico posto dove posso davvero rilassarmi e stare tranquilla.



Salve gente, 
ho cambiato qualche roba del primo capitolo, per chi lo avesse già letto. Per chi ancora non l'avesse fatto, ripeto quello che ho detto la volta scorsa, Ed arriverà nei prossimi capitoli e, tranquille, la sua sarà solo apparenza. 
Per il resto, lo so che fa un pò schifo ma volevo provare qualcosa di nuovo. Fatemi sapere cosa ne pensate. 
Al prosssimo capitolo, Carmen. 
  
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