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Autore: Blueyes0907    01/06/2014    14 recensioni
Tratto dalla Storia
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“Ehi, tutto ok?”
“Sì… sto bene. Tornatene da Julie.”
“Non potrei mai stare insieme a un’altra persona sapendo che qui ci sei tu e che stai soffrendo…”
“Mh… Strano, Harry Styles normalmente mi avrebbe chiesto con tono strafottente se per caso non sono gelosa…”
“Forse Harry Styles ha deciso di cambiare, perché non sopporta l’idea di essere odiato da te…”
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“Che... che succederà dopo?”
“In che senso?”
“Dopo. Io tra una settimana tornerò a Manchester... che succederà quando torneremo ognuno a casa sua?”
“Ci potremo sentire via Skype. E potrò venirti a trovare appena potrò. Tra qualche mese faccio diciotto anni e prenderò la patente. Potrò venire a Manchester... una volta al mese.”
“Se... se ti capitasse di trovare un’altra a Londra...”
“Non potrà mai esserci un’altra Dia. Sei entrata nella mia vita in modo doloroso... E non ne puoi più uscire. Sei diventata parte di me, e so che sembra dannatamente da romanzo d’amore, ma questo non potrebbe essere più vero."
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STORIA CONCLUSA :D
Genere: Erotico, Fluff, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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I really wanna know it?
 
“Ed…” mormorai quasi sorpresa di vederlo. Ed era assurdo, perché avevamo appuntamento. Lui sorrise raggiante.
 
“Sì, è il mio nome.” commentò scherzosamente, stringendosi nelle spalle. Presi un respiro profondo e mi piantai di fronte a lui, con le braccia aderenti ai fianchi.
 
“Io so chi sei.” dissi fissando i miei occhi nei suoi. Cacchio, era troppo buio, ancora non si vedevano bene. Mi dovevo buttare, sperando di indovinare. Lui sbiancò.
 
“Stai bluffando…” mormorò, ricomponendosi. Io incrociai le braccia al petto.
 
“Non penso proprio…” risposi, facendo un mezzo sorriso malizioso. Lui si avvicinò a me, facendo quasi scontrare i nostri petti.
 
“E allora dimmi. Chi sono io?” sussurrò, chinando il capo, così da potermi guardare negli occhi.
 
“Tu sei Edmund Pedding!” esclamai convinta. Certo, non ne avevo la certezza, ma volevo dimostrarmi sicura di quello che dicevo. Ed mi guardò perplesso per poi scoppiare a ridere. Gli lanciai un’occhiataccia, senza sciogliere la mia posizione.
 
“Scusa, Dia… ma non so nemmeno chi sia questo tizio…” disse divertito. Lo ammetto ero delusa. Parecchio.
 
“Allora dimmi chi sei.” sibilai gelida. Salii in punta di piedi, così da essere faccia a faccia con lui. Sì, beh… era un po’ più alto di me. Ok, era un bel po’ più alto di me… “Adesso.” continuai quando lui cercò di ribattere.
 
“Senti, Dia… io voglio che tu sappia chi sono. Ma non penso che questo sia il momento giusto…” sussurrò, passando leggermente la mano sulla mia guancia. Quel semplice gesto mi procurò un leggero brivido lungo la schiena, che cercai di ignorare. “Te lo dirò, te lo giuro. Ma non adesso.”
 
“O-ok…” balbettai, incantata dai suoi occhi. Se non fosse stato per la sua posizione, ovvero con la luna alle spalle, sarei riuscita a capire di che colore erano le sue iridi. In quel momento sentii delle labbra piene premersi sulle mie, in un bacio improvviso e desiderato. Da entrambi. In quel bacio sentii la nostalgia che avevo provato. Capii quanto mi erano mancati quegli occhi, quella voce, quelle labbra. Capii quanto mi era mancato Ed. E in quel momento non me ne fregava nulla della sua identità. In quel momento il mio cervello era impegnato a tenermi lucida quel tanto che bastava a non svenire.
 
“Mi sei mancata tanto…” sussurrò sulle mie labbra per poi darmi un altro piccolo bacio. “Troppo…” continuò, per poi fiondarsi nuovamente sulla mia bocca. Le sue mani reggevano il mio viso, mentre le mie si erano incrociate sulla sua nuca. Le mie labbra si schiusero dal piacere, permettendo alla sua lingua di toccarsi con la mia. E in quel momento vidi veramente il paradiso. Ed si allontanò leggermente, posando la sua fronte contro la mia. Le sue labbra erano più rosse del solito e immaginai che le mie si trovassero nella stessa situazione. “Andiamo a farci una camminata sulla spiaggia?” bisbigliò con la voce più roca del solito. Annuii, non essendo certa di essere in grado di parlare.
 
*dieci minuti dopo*
 
Non camminammo molto. Anzi, non camminammo affatto. Giusto il tempo di raggiungere l’area sabbiosa ed eravamo già seduti uno accanto all’altra, intenti a fissare l’orizzonte. E forse vi aspettate di sentirmi dire “Eravamo avvolti in un silenzio che raccoglieva tutte quelle parole che non avevamo bisogno di sentirci dire per sapere.” o una roba così, tutta romantica e/o filosofica. Invece no, iniziammo a parlare di noi, delle nostre vite e dei nostri passati, che scoprimmo essere molto simili.
 
“E quindi i miei, tre anni fa, si separarono. Io avevo tredici anni, beh… all’inizio volevo farli tornare insieme, ma dopo qualche mese capii che loro non si amavano più, quindi rinunciai. Adesso io e mia madre stiamo a Manchester, nella casa in cui abbiamo sempre vissuto, anche se alle volte mi tornano in mente tutti quei bei momenti passati insieme, come una famiglia unita. Ma ora come ora, non posso fare altro che pensarci sorridendo leggermente, pensando a tutti questi bei ricordi, giusto con un pizzico di nostalgia, tenendo conto del fatto che ormai è tutto finito, ed è inutile piangerci sopra.” dissi assorta, con un mezzo sorriso in volto. Sentivo lo sguardo di Ed bruciarmi sulla pelle del volto. Era molto interessato al mio racconto.
 
“Tuo padre?” chiese con un tono che non voleva essere indiscreto. Era bello vedere come trattava con delicatezza l’argomento. Era estremamente dolce.
 
“E mio padre, beh…” trattenni un verso di disgusto. “Lui in questo momento è in Brasile con… la sua ragazza, Akira. Giovane, bella, ventiduenne… mi chiedo con quale dignità riescano ad andare in giro insieme, quei due...” mormorai, assottigliando gli occhi e lanciando il più lontano possibile un sasso. “Mia madre, invece si è trovata un compagno che ha poco più di lei. Ha girato tanto per il paese e l’ha incontrato casualmente. Adesso è felice. Lo ama, non sai quanto vorrebbe sentirsi proporre le nozze. Ti lascio immaginare le sua felicità quando lui le ha proposto di andare in vacanza insieme, in una specie di fuga romantica…” conclusi, sorridendo. “E tu?”
 
“Anche i miei sono separati, ma io sto da mio padre. Con mia madre vado d’accordo, ma lei è una tipa ansiosa. Vivendo con lei le darei solamente tante preoccupazioni. E poi con mio padre c’è un bel rapporto. Ma ora sono preoccupato che tutto possa rovinarsi…” mi confidò, rigirandosi una conchiglia tra le dita.
 
“Oh…” sussurrai dispiaciuta. Istintivamente posai una mano sulla sua spalla e vi posai delle leggere carezze. “Perché?”
 
“Lui ha trovato una donna. È simpatica. Intelligente. Si amano. Non ho niente contro di lei, ma… io sono preoccupato per i cambiamenti che avverranno. Ci sarà il matrimonio, poi dovremo trasferirci a Londra e… mi ritroverò anche una sorellastra più piccola…” elencò, facendomi notare la tensione nella sua voce. Sospirai leggermente, stendendomi a pancia in su. Cominciai a guardare il cielo stellato.
 
“Non devi vedere i cambiamenti per forza come una cosa negativa. Pensa a quanto sarà bello vedere tuo padre felice con la donna che ama. Pensa che bello poter andare a vivere a Londra… insomma, dopotutto è la capitale! La città delle meraviglie. Pensa che bello poter avere una sorella minore…” sussurrai felice. Volevo fargli capire quanto i suoi timori potessero essere infondati. Lui si sdraiò accanto a me, iniziando anche lui a fissare le stelle.
 
“Non sono mai stato portato a fare il fratello maggiore…” mormorò leggermente divertito.
 
“Tu pensa solo che tu e la tua sorellastra litigherete. Pensa che per ogni singola stronzata vi griderete addosso, vi scambierete insulti, ma alla fine farete sempre pace. Vi abbraccerete, vi direte che vi volete bene e alla fine vi addormenterete sdraiati sul divano, guardando un film e con una pizza davanti. Pensa che quando si fidanzerà tu sarai pronto a fare il solito vecchio discorsetto al suo ragazzo. E se mai lui la farà soffrire tu sarai pronto a pestarlo. Pensa che il giorno del matrimonio dei vostri genitori starete lì, seduti uno accanto all’altra, lei con un abito chiaro e tu in giacca e cravatta, con gli occhi lucidi dall’emozione, e il cuore pieno di felicità, tutti intenti a guardare i vostri genitori che, davanti all’altare si giurano eterna fedeltà. Non ti sembra bellissimo tutto questo?” sussurrai assorta.
 
“Però… la fai sembrare una cosa bella.” commentò confortato. Rimanemmo in silenzio per qualche attimo, poi alzai un dito al cielo e indicai delle stelle allineate.
 
“Il cielo oggi è pulitissimo. Non c’è nemmeno una nuvola. Guarda lì. Quella è l’Orsa Maggiore.” mormorai, seguendo la sua forma col dito. “E lì accanto c’è l’Orsa Minore...” continuai. Non ne capivo bene il motivo, ma continuavamo a parlare a bassa voce. Come se il troppo rumore potesse rovinare quella pace che ci eravamo costruiti. Come se il silenzio era la nostra unica difesa, in quel piccolo mondo che ci eravamo creati.
 
“Ti piacciono le stelle?” chiese, senza rendersi conto probabilmente, che la risposta era ovvia. Distolsi lo sguardo dalla volta celeste e cominciai a guardare il suo profilo mascherato.
 
“Da impazzire. Quando ero piccola mio padre mi regalò un telescopio e lo mise in camera mia, accanto al letto. Ogni notte mi mettevo a guardare il cielo, con una mappa delle stelle in mano e cercavo di riconoscere le costellazioni. Non puoi immaginare che gioia quando, all’età di sette anni, riconobbi la Cintura di Orione!” dissi euforica, ricordando i bei vecchi tempi. Tornai a guardare il cielo, sentendomi emozionatissima e rendendomi pienamente conto di essere sdraiata su una spiaggia sotto un cielo stellato accanto a un ragazzo capace di farmi venire il batticuore con una sola carezza.
 
“Ehi, guarda lì! Una stella cadente!” esclamò eccitato, indicando un punto proprio sopra le nostre teste. Notai anche io il piccolo punto bianco muoversi per aria, lasciando dietro di sé una scia luminosa. “Esprimiamo un desiderio…” bisbigliò, stringendo la mia mano nella sua. Mi sentii avvampare e sperai che lui non lo notasse.
 
Vorrei tanto sapere chi sei Ed. Non voglio amare un volto coperto…
 
ED’S POV (o HARRY’S POV, se preferite…)
 
“Esprimiamo un desiderio…” dissi piano, stringendo la sua mano. Forse era solo una mia impressione, ma la vidi diventare rossa. Sorrisi al pensiero.
 
Desidero che tu ricambi i miei sentimenti, Dia…
 
“Cosa hai desiderato?” mi bisbigliò, avvicinando leggermente il suo corpo al mio. La vidi alzare lo sguardo, così da potermi guardare negli occhi. Le feci un sorrisetto sghembo.
 
“È un segreto, piccola…” la ammonii scherzosamente, dandole una ditata sul naso. Lei sorrise e tornò a guardare in a guardare in alto.
 
“Oh, scusa…” ridacchiò. Ci furono parecchi minuti di silenzio, durante il quale entrambi restammo a guardare il cielo. Finalmente decisi di parlarle. “Ehi, Dia… è tardi, forse dovremmo tornare…” sussurrai, ma lei non mi rispose. “Dia?” la richiamai, ma non ricevetti nuovamente risposta. Mi voltai a guardarla e solo allora mi resi conto che si era addormentata, con un leggero sorrisetto sulle labbra. Il mio primo pensiero fu di prenderla in braccio e di riportarla nella sua casetta. Però volevo prima godermi un po’ l’angelica visione della mia piccola Diamond che dormiva. Dalla sua precedente posizione a pancia in su, si era voltata di lato, tenendo il viso in direzione della mia spalla. I capelli rossi erano sparsi sulle spalle e sul viso. Un piccolo e dolce sorriso campeggiava sulle sue labbra, dandole un’aria innocente. Mi spostai un po’ verso il basso, così da avere il viso di fronte al suo e le lasciai un casto bacio sulle labbra. Lei sorrise ancora di più e avvolse le braccia intorno al mio petto, gesto che mi fece ridacchiare silenziosamente. In quel momento si alzò il vento e la vidi rabbrividire. Mi tolsi la felpa di dosso, rimanendo solo con la maglietta bianca, e gliela posai addosso, come una coperta. Restai a fissarla per chissà quanto tempo, forse per ore, finché il sonno non prese il sopravvento su di me.
 
*la mattina seguente*
 
DIAMOND’S POV
 
Mi svegliai tutta indolenzita. Non ricordavo che i letti del campus fossero tanto scomodi. Sentivo il sole arrivarmi dritto negli occhi, quindi li aprii lentamente. Come sospettavo, la luce mi infastidì, ma almeno mi fece svegliare per bene. E in quel momento mi resi conto di non trovarmi nel mio letto. Mi venne quasi un colpo quando capii di trovarmi sulla spiaggia, con una felpa non mia addosso e un ragazzo mascherato accanto, che dormiva profondamente.
 
ED!
 
Mi misi in piedi e fissai il suo volto coperto. Beh, forse era il destino. Forse il fato voleva che io scoprissi in quel momento la sua identità. Mi morsi il labbro inferiore, indecisa se farlo o meno. Lui dormiva, non se ne sarebbe accorto.
 
Ma voglio veramente saperlo?
 
 Certo che volevo! Dovevo farlo, era la mia chance! Volevo sapere chi celava quella maschera! Mi inginocchiai davanti a lui e tesi la mano verso il suo viso. Non riuscii a trattenermi dal lasciargli una piccola carezza.
 
Insomma Dia! Basta cavolate! Levagli quella maschera!
 
Lo so, lo so! Rick, quindi secondo te questa è la cosa giusta?
 
No, Diamond, ma se tu senti che devi farlo… fallo. E fallo in fretta, prima che io cambi idea e che cerchi di fermarti.
 
Tesi nuovamente la mano verso la maschera, arrivando a prenderne un bordo. Era il momento della verità…


ANGOLO AUTRICE :3
Non mi soffermo molto, anche perchè il computer serve a mia madre. Wooooow quanti Dirry in questo capitolo, sono morta (di diabete) e resuscitata una ventina di volte, scrivendo questo capitolo. Allora, Dia sta per togliere la maschera ad Harry. Credete che Dia stia facendo la cosa giusta? Credete che ce la farà? Come credete che reagirà alla scoperta? Come credete che reagirà Harry? Troppe domande di cui ovviamente non vi dico le risposte u.u
Vi chiedo nuovamente 9 recensioni. Vero che ce la fate? Spero di sì, da ora la storia si fa interessante.
Baci, vostra Blinkah
 
   
 
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