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Autore: Class Of 13    02/06/2014    8 recensioni
«Tu non te ne rendi neanche conto, vero?Per Lilith, non credevo che un cuore da mortale potesse battere così veloce».
Alec lo guardò sinceramente spaesato. «Mortale?».
Magnus chiuse gli occhi, un’espressione serena dipinta sul volto. «Eppure ricordavo di averti detto che avevo pensato di rinunciare all’immortalità, per te».

[Step 10: Vows| Malec + Clace Wedding]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Magnus Bane
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Malec: Ten Steps To Fall In Love With A Warlock.Image and video hosting by TinyPic
 
Step Ten ~ Vows.
«… forever and ever».
 [High Hopes – Pink Floyd, 1994]

 
L’inizio dell’estate era sicuramente il periodo dell’anno che più preferiva: perfino in quelli che dovevano essere i roventi e affollati quartieri di Manhattan e Brooklyn spirava un vento leggero che rendeva l’aria perfetta per trascorrere una giornata all’aperto. Alec odiava vestirsi in modo elegante, lo faceva sentire alla stregua di un pinguino imbalsamato, e, nonostante le condizioni atmosferiche fossero assai gradevoli, stava soffocando all’interno dell’elegante smoking nero che suo marito lo aveva aiutato a scegliere. Anche Jace e Clary, proprio come lui e Magnus qualche anno prima, avevano deciso di festeggiare a New York, poiché la sentivano molto più vicina ad una casa rispetto alla comunque splendida  terra di Idris. Avevano scelto di celebrare il rito all’aperto, in quel piccolo angolo di Central Park che era escluso ai mondani e che era stato arredato con un certo buon gusto da Maryse e Isabelle. Con l’aiuto della magia di Magnus erano riusciti a materializzare un enorme ceppo di legno e a lavorarlo e intarsiarlo con eleganti rune dorate delle nozze. Un arco di edera intrecciata a gelsomini e camelie rosse sovrastava l’altare, davanti al quale si estendevano poche file di sedie rivestite in morbido tessuto color panna e cuciture color oro.
Anni prima non avrebbe mai immaginato che Jace sarebbe stato il suo testimone di nozze e che un giorno lui avrebbe ricambiato il favore, piuttosto l’unico matrimonio che l’Alec Lightwood diciassettenne avrebbe mai potuto immaginare era quello severamente proibito tra lui e il suo parabatai. Il pensiero lo portò a sorridere: era strabiliante come le cose potessero cambiare velocemente e in maniera del tutto inaspettata nel giro di così poco tempo. L’Alec Lightwood del 2014, infatti, portava una fede al dito, era felicemente sposato con quello che era il Sommo Stregone di Brooklyn e si accingeva ad assistere alle nozze di suo fratello assieme a quella che, con una buona dose di tempo e avventure, era diventata una sua buona amica: Clary. La giovane Fairchild indossava l’abito bianco che sua madre aveva indossato ben sette anni prima, nel giorno in cui il Console Penhallow l’aveva unita in matrimonio con Luke, con la sola differenza che adesso, sotto l’abito bianco, spuntava un vistoso pancione. Il suo migliore amico e Clary stavano per diventare genitori, oltre che marito e moglie, e sia lui che Magnus non avevano potuto trattenere un sorriso nel momento in cui avevano rivelato loro che il nascituro sarebbe stato una bambina di nome Charlotte.
Il Sommo Stregone di Brooklyn gli aveva spiegato che Charlotte Fairchild, meglio conosciuta come Charlotte Branwell, era stata una valorosa Cacciatrice direttrice dell’Istituto di Londra, una donna dalla tempra eccezionale e dal cuore grande. Era un’antenata di Jocelyn, ed era per questo motivo che si era ritrovato a pensare che un nome del genere fosse un vero e proprio augurio di crescere forte e buona come colei che aveva portato quel nome in passato.
La cerimonia aveva seguito il rito tradizionale dei Nephilim, ovvero lo scambio delle rune e il giuramento, ma Clary aveva insistito affinché ci fosse almeno un rimando a quella che era la tradizione mondana, optando, così, per uno scambio di promesse scritte di loro pugno. Jace aveva preso Clary per mano e, inaspettatamente, aveva preso la parola per primo, gettando con noncuranza per terra il foglietto su cui era segnato il discorso che avrebbe dovuto pronunciare. Alec poteva contare sulla punta delle dita le volte in cui Jace era stato veramente serio, e quel momento si aggiunse al breve elenco. I loro voti parlavano di amore e fiducia, di migliorarsi l’un l’altro, ripercorrevano le avventure di quando avevano diciassette anni, i dolori e le gioie attraverso cui erano passati, e promettevano un amore che sarebbe durato per tutta la loro vita e oltre, se ci fosse stato qualcosa dopo la morte.
Quelle riflessioni lo avevano spinto a pensare: lui e Magnus erano cambiati tanto, col tempo, gli spigoli più dolorosi del loro carattere erano stati smussati dallo stare vicini, fino a che non avevano imparato, in un modo che era tutto loro, a combaciare. Eppure, dopo tre anni di matrimonio, Alec continuava ad assumere il colorito di un pomodoro maturo quando Magnus gli rivolgeva qualche complimento e lo stregone continuava ad essere eccentrico ed imprevedibile come sempre. L’unica differenza rispetto a quando erano poco più che adolescenti – gli piaceva pensare che Magnus crescesse assieme a lui – era che adesso non c’erano più segreti tra di loro, avevano imparato a conoscersi, senza rendersi conto di star cambiando giorno dopo giorno. Fu per questo che Alec non poté fare a meno di rimanere colpito da quanto le parole di quei due giovani sposi fossero veritiere, perché se non era più il ragazzino che sembrava avercela con il mondo, che non si sentiva a suo agio con se stesso e che credeva di amare il suo parabatai, lo doveva a Magnus. Si ritrovò a domandarsi se anche la sua vicinanza avesse avuto qualche effetto sul Sommo Stregone di Brooklyn, se, in qualche modo, fosse riuscito a cambiarlo in meglio, ma non ne ebbe l’occasione, perché le dita di suo marito si insinuarono tra le sue, quasi avesse letto quali pensieri stessero passando dietro quegli occhi azzurri così trasparenti e vivi.
§
 
«E quindi il motivo per cui il ricevimento è stato annullato è che a Clary si sarebbero, ehm, rotte le acque?».
«Precisamente».
Alec era impegnato a sventolare una mano a mo’ di ventaglio. Aveva compiuto lo sforzo di mettersi in quello smoking nero solo per amore del suo parabatai, perché era il suo testimone e sapeva quanto quel giorno era uno di quelli in cui tutto sarebbe dovuto andare nel migliore dei modi. Avrebbe preferito di gran lunga indossare una delle sue vecchie ma fidate t-shirt e un paio di jeans, piuttosto che quel fagotto di robe che lo stava facendo sudare sotto il sole più di quanto lo facesse affrontare un’orda di demoni Iblis infuriati.
«Quindi significa che io ho indossato un completo nero con trentasei gradi all’ombra quasi per niente?».
«Beh, all’incirca…».
Alec emise uno sbuffo esasperato, decidendo di sedersi sull’erba e di infischiarsene del fatto che così avrebbe potuto rovinare l’abito. Dopotutto aveva qualcosa di ben più durevole a ricordargli la notte in cui Magnus era diventato suo marito.
«Via, guanciotte dolci, non farne una tragedia. Posso sempre rimediare, se ci tieni tanto», sorrise Magnus schioccando le dita sottili dai numerosi e lucenti anelli. Alec non poté trattenere un sorriso nel vedere le familiari scintille azzurre e violette fuoriuscire dalle mani dello stregone. Un Magnus senza magia e immortalità non sarebbe stato lo stesso, e quasi si dette dell’idiota per averci impiegato un mese di dolorosa separazione per capirlo.
In un tempo che gli era parso pari ad un battito di ciglia lo stregone aveva fatto apparire sotto di lui una coperta a scacchi rossi e bianchi, assieme ad un cestino di vimini e una bottiglia di vino.
«Un… Un picnic?», domandò perplesso Alec senza però smettere di sorridere. Essere sposati con il Sommo Stregone di Brooklyn significava doversi aspettare ogni giorno, se non l’impossibile, almeno l’improbabile.
«Esatto», disse Magnus con aria trionfante mentre si accomodava sul plaid per addentare un grosso sandwich tacchino e maionese. «Non avrai pensato che avessi accettato l’invito alle nozze solo perché era il tuo parabatai a sposarsi, dopotutto il cibo è una componente fondamentale di ogni festa che rispetti».
Il giovane Lightwood scosse la testa vagamente divertito. «Allora non ti dispiacerà se mi libero da questa giacca odiosa, sto morendo di caldo dall’inizio della cerimonia».
«È un peccato, quella striscia blu fa risaltare i tuoi splendidi occhi», obiettò debolmente prima di far sparire con un altro schiocco di dita le giacche di entrambi. «Ah, che gran cosa, la magia».
«Sei incorreggibile, Bane».
«Mai quanto te, Alexander».
§
 
Il sole continuava a splendere alto nel cielo azzurro, e il vento, che adesso aveva cominciato a spirare con maggiore decisione rispetto all’inizio della giornata, riempiva l’aria di petali bianchi di lillà, provenienti da alcuni alberi nelle vicinanze. Alec, che aveva rinunciato anche al papillon lasciandolo pendere, aperto, ai lati del colletto della camicia bianca, guardava con un sorriso sereno Magnus, la cui testa poggiava sul suo grembo.
«Certo che quel Trace Herondale ci sa fare con i discorsi, quando si mette d’impegno. E io che pensavo che fosse un’idiota completo».
«È Jace Herondale», lo rimproverò bonariamente Alec. Sapeva che Magnus amava mostrarsi disinteressato nei confronti delle faccende altrui, ma in quel caso non era difficile intuire che, sotto il suo laissez-faire, lo stregone fosse sinceramente contento per le nozze dell’ultimo degli Herondale, dal momento che, in un passato abbastanza remoto, gli era stata a cuore la sorte di un suo antenato.
«Jace, Trace, uno vale l’altro, no?», mormorò lo stregone aprendo controvoglia uno degli occhi verde oro per scrutare il viso di suo marito con un sorriso sornione.
Alec aveva messo su un adorabile broncio: dopotutto Jace era il suo migliore amico, oltre che il suo gemello in battaglia. Magnus intrecciò le proprie dita a quelle del Cacciatore, divertendosi nel vedere la sua inutile lotta contro il sorriso che cercava di prendere possesso delle sue labbra.
«Ad ogni modo, ero serio quando dicevo che il discorso di Jace era davvero meritevole di lode», disse ponendo l’accento con la voce sul nome dell’Herondale per dar prova della sua buona volontà. «In un certo senso trovo che siano le parole più adatte da dire a qualcuno a cui stai promettendo di amarlo per l’eternità».
«Sì, lo credo anch’io», disse Alec con calma. «Pensandoci bene, mi pento di essermi attenuto ai voti tradizionali dei Nephilim, quando ci siamo sposati». Magnus aprì anche l’altro occhio. «Sarebbe stato bello dire qualcosa di personale».
Ci fu un istante di silenzio, interrotto dalla risata sommessa dello stregone. «Non è mai troppo tardi per fare delle promesse, mio caro Alexander». Magnus si tirò a sedere, una strana luce negli occhi felini. «Dimmele adesso».
«Come?».
«Le cose che avresti voluto dire il giorno del nostro matrimonio», disse Magnus serio. «Dimmele adesso».
«Oh», fece Alec, sinceramente colto alla sprovvista da quella richiesta. Non che non sapesse cosa dire, perché in realtà, durante la loro separazione, aveva avuto parecchio tempo per pensare, ma gli eventi che erano succeduti a quel periodo così buio erano arrivati con la forza di un’onda anomala, trascinandolo nel loro corso impetuoso: la riconciliazione, la guerra contro Sebastian, i nuovi Accordi, e il matrimonio. Aveva avuto modo di pensare a molte cose, in quelle occasioni, ma non ne aveva mai fatto parola con suo marito, per il semplice fatto di non essere mai stato un tipo da grandi discorsi.
«Ehm, non sono un grande oratore, lo sai, ma posso provarci, se ci tieni». La sua risposta sembrò quasi retorica, perché lo scintillio negli occhi di oro e giada di Magnus non lasciava molto spazio all’interpretazione. «Quando ti ho conosciuto a quella festa ero molto arrabbiato con me stesso, perché ero costretto a sopprimere una parte importante di me senza poterne fare parola con nessuno che potesse capirmi. Nel momento in cui ha raccontato la tua storia a Clary, però, ho pensato che in un certo senso fossimo simili, perché, pur se in maniera differente, avevamo avuto problemi ad accettare qualcosa di noi stessi».
«”Non è stata colpa tua. Non si può decidere come nascere”. Sei sempre stato un ragazzo saggio», lo interruppe con dolcezza per un istante Magnus.
«La mia non è saggezza, il caso ha voluto che ci fossimo sentiti allo stesso modo. Fatto sta che stare con te non è un’impresa facile, e devo ammettere che ancora adesso, mentre se qui con me, come mio marito, fa un po’ male il pensiero che ci sarà qualcun altro che occuperà un posto nel tuo cuore quando io non ci sarò più. Non posso farti promesse di eternità, perché non sarei materialmente in grado di mantenerle, ma posso darti il mio presente e quello che rimane del mio futuro. Nonostante tutto, sono felice di essere mortale e, per quanto possa valere, anche se mi rimanessero pochi giorni, io li vorrei trascorrere, uno per uno, con te».
Ci fu un lungo silenzio, rotto solo dal fruscio leggero del vento e dal cinguettare di qualche uccello. Per un attimo Alec fu colto dal sottile terrore di aver detto qualcosa di sbagliato, gli occhi vivi e azzurri che scrutavano il viso dello stregone alla ricerca di un qualsiasi segno di turbamento. Finalmente le labbra sottili di Magnus si curvano verso l’altro, mostrando i denti bianchi come avorio in un sorriso tutto zigomi, guance e occhi scintillanti.
«Io- Io credo di avere bisogno di stendermi per un attimo, Alec», mormorò prima di posare nuovamente la testa sulla gamba del giovane cacciatore, l’ombra di quello strano sorriso ancora sulle labbra.
«Magnus, tutto bene?», domandò l’altro con una nota di preoccupazione nella voce.
«Tu non te ne rendi neanche conto, vero?Per Lilith, non credevo che un cuore da mortale potesse battere così veloce».
Alec lo guardò sinceramente spaesato. «Mortale?».
Magnus chiuse gli occhi, un’espressione serena dipinta sul volto. «Eppure ricordavo di averti detto che avevo pensato di rinunciare all’immortalità, per te».
«Ma come-».
«Un po’ di olio di gomito con il greco antico e spirito di sacrificio. A dire il vero anche il caffè di Starbucks ha dato il suo contributo, ma sono dettagli», disse cercando a tentoni la mano di Alec, per poi stringervi attorno le dita sottili. Il giovane Lightwood chiuse gli occhi, sentendo attraverso il polso il cuore dello stregone battere allo stesso ritmo del suo.
«Ti amo, Alexander».
Alec sorrise, arrossendo. «Anch’io. Finché morte non ci separi».

 
~Welcome To The Jungle
Quasi non ci credo che questa sia la fine, mi fa un po' male il cuore, se ci penso. Non credevo che sarei arrivata alla fine, e scrivere quest'ultimo capitolo non è stato facile, sia per motivi di tempo e ispirazione, sia per motivi sentimentali, visto che ho dedicato a questa raccolta una buona parte del mio tempo, oltre che del mio cuore. Chi, come me, ha letto CoHF in inglese, troverà nella storia un minuscolo riferimento al libro, che, a mio parere, oltre ad essere una bomba ad orologeria di feels, è un finale assolutamente degno della saga di TMI. Un ringraziamento enorme va a tutte le 29 persone che hanno seguito, anche solo silenziosamente, questa raccolta, fate finta che io vi abbia nominate una per una, perché nella mia mente è così. Un altro enorme grazie va alle persone che hanno preferito e ricordato i miei dieci passi: GRAZIE. <3
Una menzione d'onore va fatta alle meravigliosa R e d _ V a m p i r e, che con il suo Magnus mi ha mandata in brodo di giuggiole più di una volta e mi ha fornito un'ispirazione enorme per diversi aspetti dei miei step. Un'altra menzione speciale va a Fang, che, con il suo supporto a questa raccolta, ha evitato che mi perdessi in un bicchiere d'acqua dubitando dell'originalità di quello che scrivo (cosa di cui continuerò sempre a dubitare). E infine un ringraziamento speciale va anche a Nekochan, la mia neesan, che ogni volta ha avuto la forza di leggere i capitoli in anteprima e di sclerare su di essi per convincermi che non facevano completamente schifo.
Per concludere un ringraziamento tutto particolare va ai mitici, poetici e intramontabili Pink Floyd, che con la loro musica e i loro testi meravigliosi hanno fatto la loro grandissima parte nel fornirmi la giusta ispirazione.
Grazie a tutti coloro che hanno recensito per l'immensa pazienza e per tutte le belle parole che hanno saputo spendere per la mia storia.
Siete tutti meravigliosi.
                                              Class
   
 
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