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Autore: binca    02/06/2014    7 recensioni
Non sempre è bello sapere quello che le persone cercano di tenere nascosto.
Non sempre le persone sono cattive, violente per loro scelta, molte volte succede anche per il semplice fatto che da piccoli cresciamo con questo insegnamento.
Leonardo è un ragazzo con grossi problemi famigliari, stuprato quando era piccolo non ha più interesse per la vita. Passa le sue giornate a drogarsi, ad ubriacarsi venendo costretto a prendersi cura dei fratelli più piccoli che hanno solo lui come punto di riferimento, ma cosa succederà quando Alessia, ragazza tranquilla e che crede ancora nel vero amore, entrerà a far parte della sua vita?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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CIAOOO **
SCUSATEMI SE IL CAPITOLO E’ CORTO, MA SE AGGIUNGEVO COSE NON RIUSCIVO A DARGLI COSI’ TANTA IMPORTANZA QUINDI SPERO NON MI UCCIDIATE, VEDRETE CHE IL PROSSIMO SARA’ BELLO LUNGO!
BUONA LETTURA!
 




CAPITOLO QUINDICI
 
Stufa mi spalmai un altro po’ di  crema solare sulle spalle osservando Leonardo seduto comodamente sul suo trono da bagnino. Erano già trascorsi due giorni dalla festa, giorni in cui il mio ragazzo si era trattenuto da toccare qualsiasi sostanza. Spesso mi parlava del bisogno di avere una dose, ma seccata me ne andavo mandandolo a quel paese sotto gli occhi sbigottiti di Marco che ancora non era riuscito a capire cosa stava succedendo a me e al fratello e soprattutto perché quest’ultimo non reagisse mandandomi a quel paese. Con questo pensiero osservai l’orologio. Il bimbo sarebbe uscito solo due ore dopo dal mini-club dove ultimamente aveva iniziato a recarsi, motivo per cui avevo ancora tempo per starmene in santa pace. Avevo appena chiuso gli occhi quando una voce mi fece trasalire.
«Alessia» esclamò all'improvviso Lorenzo correndomi incontro.
«Hey» lo salutai allegramente.
«Sai dov'è Mara?» Mormorò incerto.
Scossi la testa negativamente. Quei due dopo la festa non si erano più parlati. Al contrario di me, la mia cara migliore amica, si era rifiutata di parlare ancora con il ragazzo e ora passava la maggior parte della giornata ad evitarlo.
«Sei sicura?»
«Lore, non so proprio cosa dirti. Si sta allontanando anche da me in questo periodo».
«Si, ma io come faccio? Voglio parlarci, ho bisogno di parlarci».
«Forse avresti dovuto pensarci prima di andare a letto con la prima ragazza disponibile» dissi con un mezzo sorriso. Nonostante io avessi perdonato Leo, che per la cronaca aveva fatto un orgia di gruppo, non avevo ancora digerito tutta la faccenda e potevo ben capire la rabbia della mia amica.
«Ero completamente ubriaco quella sera e se tu non avessi avuto l'idea geniale di venirci a spiare, non sarebbe successo niente».
«Se la pensi veramente così, allora forse non ti sei veramente pentito di averla tradita» e con queste parole, presi la mia borsa e mi incamminai verso la spiaggia.
Era una brutta giornata. Grandi nuvoloni si stagliavano sulla mia testa, così incerta mi sedetti sulla sabbia umida ed osservai il mare, coprendomi il più possibile con la felpa che avevo addosso, perdendomi nei miei pensieri.
Ricordavo perfettamente la prima volta che avevo visto Leonardo, più di un anno prima da quella posizione. All’epoca indossava un paio di pantaloncini verdi ed un costume rosa abbastanza visibile anche da lontano.
Subito, la sua figura mi aveva incantato e da quel giorno, avevo cercato in tutti i modi di avvicinarmi a lui.
Ancora con quel pensiero, estrassi carta e penna dalla borsa cominciando a scrivere un tema senza troppo senso basandomi sul racconto letto quella mattina sul libro di Marco :
 
“Se non fosse così vasto, così infinito.
Se non fosse così aperto, così chiuso.
Così trasparente baciato dal sole, così scuro avvolto nella coperta di buio che la luna gli butta sopra ogni sera. Con quel sapore unico, che sa di te. Non lo amerei così, non ti amerei così.
Sono qui.
Sul nostro molo.
Il mare, lontano sullo sfondo, pare baciare il cielo srotolando tappeti di onde che di tanto in tanto sputano macchie di schiuma bianca increspandosi con il vento. Le correnti sembrano pennellate di azzurro gettate a caso sulla tela da un inesperto artista con uno straordinario senso dell’insieme.
Respiro a pieni polmoni e mi lascio bagnare dall’acqua polverizzata che le onde, infrangendosi sugli scogli, mi gettano sul viso.
Seduta su questa spiaggia, lo sguardo si perde tra il blu davanti a me e il verde di ciò che sta ai confini della fotografia davanti ai miei occhi. La sabbia che un tempo è bianca e in questo tempo è grigia, umida, fresca da toccare è ferma e in movimento e ci guarda e mi guarda ed è custode gelosa dei nostri segreti, dei nostri intimi abbracci. Si lascia prendere, dal suo mare, come io vorrei lasciarmi prendere da te e lo accoglie, con la sua riva, come io vorrei accogliere te.
Ti aspetto. Ti vedo. Ti sento. Ti respiro.
Bagno le mani nell’acqua gelida per sentirti. Toccare l’acqua è come toccare te. Come se potesse fare da potente conduttore di sensi. Tocco l’acqua e il mio tocco so, sono certa, arriva fino a te.
Una volta , ricordi ?
 Dicesti che il paradiso è qui, ora. E lo dicevi guardando il mare, da questa banchina; lo dicevi guardando il mare, anche se non l’avevi davanti agli occhi. Tu il mare sei capace di guardarlo anche se ti trovi in pieno deserto. Perché il mare è parte di te. E’ parte del tuo paradiso, è oggi.
Non dopo, non chissà dove, non chissà quando.
Ora.
Ieri.
Andato.
 Fuggito.
Scappato dalle mani. Come quando cerchi di afferrare l’acqua: se non le fai una culla, con le mani, lei scappa. Non ci sta. Non sta dove non c’è cura ed attenzione per farla rimanere. Quando ti conobbi tu eri una mano abituata ad afferrare l’acqua, dolce, salata, pulita, sporca. Ciò che contava era bagnarsi le mani, non portare l’acqua alla bocca per dissertarsi. Eri una mano frettolosa, impavida, sfrontata. Non ti curavi di quanto bisogno potessi avere dell’acqua. E la facevi scappare, scivolare, fuggire. Con me sei stato culla. Ho dormito tra le tue mani calde che si sono dissetate con l’acqua che le offrivo. Con me, le tue mani, finalmente, hanno avuto un senso.
Si sta alzando il vento.
Forte.
Freddo.
Pungente.
Alzo il bavero della giacca di velluto che abbiamo comprato insieme, quella beige a doppio petto, quella che non mettevo mai, che sembrava non mi piacesse, che ti aveva fatto arrabbiare ,eccome, perché stava sempre chiusa nell’armadio. Mentre tu dicevi che sembrava fatta per me. Dicevi che assomigliavo ad una versione terrena di un marinaio con la gonna. Ora l’ho sempre su. Non è caldissima, non molto pesante ma ha il tuo odore e i tuoi pensieri addosso. E questo mi basta."



 
Una volta che ebbi finito di leggere rimasi immobile con il foglio piegato fra le mani. Amavo Leonardo questo era certo, ma cosa sarebbe successo se si fosse drogato ancora?
Come avrei reagito se l’avessi trovato ubriaco che girovagava per le vie del paese?
Cosa sarebbe successo a fine vacanza?
Più ci pensavo più domande si formavano nella mia mente. Forse avrei dovuto ascoltare Mara, forse avrei dovuto lasciar perdere tutti i problemi che si stavano accumulando sulle mie spalle, forse avrei dovuto tornare ad avere una vita normale, da vera e propria sfigata.
Non sapevo se quella sarebbe stata o meno la cosa giusta da fare, ma li, guardando il mare di una cosa mi ero convinta.
Giusto o sbagliato che fosse, io Leo non l’avrei lasciato.
 
CIAO
COSA NE PENSATE?
FINALMENTE ALESSIA, METTENDO I SUOI PENSIERI SU CARTA RIESCE A CAPIRE COSA PROVA VERAMENTE PER LEO.
VOI COSA FARESTE?
FATEVI SENTIRE
CIAOOO
 
 
  
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