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Autore: Persej Combe    02/06/2014    4 recensioni
Un giorno, tanto tempo fa, ho incontrato un bambino. Non lo dimenticherò mai. È stato il giorno più emozionante di tutta la mia vita. Nessuno potrà mai avere la stessa esperienza che ho avuto con lui. Ciò che abbiamo visto, è precluso soltanto a noi.
...In realtà, non ricordo neanche il suo nome. Non ricordo nemmeno se ci siamo presentati, a dire il vero. Però non smetterò mai di cercarlo. Un giorno so che le nostre mani si uniranno di nuovo, come quella volta. Perché noi siamo destinati a risplendere insieme per l’eternità.

[Perfectworldshipping]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Elisio, Professor Platan, Serena
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eterna ricerca'
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3 .  Albore di un Milotic


 

   «Non pensavo davvero che saresti venuto anche tu alla cerimonia della mia nomina! Mi fa molto molto piacere!» a Platan brillavano gli occhi per l’emozione.
   Quasi non ci credeva che si trovasse là davanti a lui. Ci aveva sperato talmente tanto per tutto il tempo nonostante Elisio gli avesse detto che pieno d'impegni com'era probabilmente non ce l'avrebbe fatta ad essere presente; però poi alla fine, mentre si stava preparando per l’evento, si era rassegnato: non aveva ricevuto neanche una telefonata da parte sua, e, comunque, non se l'era sentita di disturbarlo per chiedergli una cosa così sciocca.
   Beh, sciocca. Per lui era importantissima.
   Per questo motivo voleva condividere la gioia di quel momento insieme a lui, il suo migliore amico. Anche se erano passate soltanto poche settimane, il legame tra loro si era già fatto molto forte, come se si fossero conosciuti da sempre – ed egli da una parte sapeva che doveva essere stato così.
   Platan era talmente contento in quel momento che avrebbe voluto abbracciare Elisio e stringerlo forte forte a sé. Non riuscì neanche a contenersi, in un attimo era già con il viso affondato nella pelliccia della sua giacca e le braccia attorno al suo collo.
   «Ah! Mon ami, sono così felice!» esclamò.
   Elisio si sentì diventare rosso: non era del tutto avvezzo a quel genere di cose. Tuttavia mentre ricambiava l’abbraccio si lasciò sfuggire un sorriso amorevole. Vedere il suo amico così pieno di gioia non poteva che avere lo stesso effetto su di lui.
   «Buongiorno, Platan. O meglio, Professor Platan».
   Improvvisamente il ragazzo si staccò da Elisio e si girò dalla parte opposta.
   «Professor Rowan!» gli tremava la voce e ci sarebbe mancato poco che si sarebbe persino messo a piangere per la commozione «Oh, ma c’è anche il Professor Oak!» fece una sorta di piccolo inchino «È un onore conoscerla!».
   Sentì la mano di Elisio posarsi sulla sua spalla sinistra per dargli un po’ di conforto. Eh sì, qualche lacrimuccia già aveva cominciato a scendere. Platan si asciugò gli occhi, gli rivolse uno sguardo di gratitudine e ridendo disse: «Perdonami, mon cher, troppe emozioni tutte insieme!».
   Poi alzò un braccio indicando con il palmo aperto i due uomini per presentarli all’amico e continuò: «Ecco, questo è il mio mentore, il Professor Rowan!».
   «Finalmente ho il piacere di incontrarla. Platan mi ha parlato così tante volte di lei, non nascondo che ero molto curioso di conoscerla», disse Elisio scambiandosi un’occhiata d’intesa con Rowan.
   «E quest’altro signore qui è il Professor Oak, viene dalla regione di Kanto!».
   «Molto lieto».
   Platan rimase ad osservare i due Professori con il cuore che gli batteva a mille. Adesso era uno di loro. La sua mente volò col pensiero a tutte quelle cose che avrebbero potuto fare insieme, scambiarsi ricerche, condividere scoperte scientifiche, collaborare in gruppo per un mondo in cui Pokémon ed esseri umani potessero vivere insieme serenamente.
   «Il tuo amico non ce lo presenti?» disse Oak rivolgendogli uno sguardo interrogativo.
   «Ah, ma certo!» esclamò il neo Professore in tono lievemente imbarazzato, afferrando il rosso per un braccio «Lui è Elisio, è un mio carissimo amico! È un genio informatico. Forse avrete sentito parlare del progetto dell’Holovox... Ebbene, è una sua invenzione! E in più sa fare un caffè che è très très bon!».
   «Una mente brillante, a quanto pare», osservò Rowan lisciandosi i baffi «È bello sapere che tu abbia qualche amico qui a Kalos, mio caro Platan. Quando studiavi a Sinnoh non facevi altro che passare intere giornate con la testa chinata sui libri. Eri gentile e solidale con tutti, ma non hai mai instaurato un rapporto che fosse anche un minimo più profondo con gli altri studenti se non quello di semplici compagni di studio. Elisio,» si girò verso di lui «ti chiedo di stare vicino a Platan, so che ne ha bisogno. Prenditi cura di lui da parte mia, ora che io non posso più farlo».
   Elisio rimase leggermente frastornato da ciò che aveva appena sentito. Guardò Platan. Com’era possibile che una persona così espansiva non avesse mai avuto amici, prima? Comunque stessero le cose, si disse che avrebbe fatto di tutto per mantenere fede alla richiesta del Professor Rowan e si sarebbe impegnato a stargli sempre accanto.
   «Platan, ti ero venuto a cercare per farti i miei complimenti», disse ancora il Professore «Hai superato l’esame con il massimo dei voti e senza nemmeno fare errori».
   «Ah, ma è tutto merito suo e dei suoi insegnamenti!» disse imbarazzato.
   «I miei insegnamenti costituiscono solo una parte della tua conoscenza. Ciò che è più rilevante è il modo in cui ti sei dedicato agli studi, il modo in cui tu hai assimilato ciò che io ti ho insegnato. Sei riuscito ad amalgamare tutto in maniera perfetta, guidato dalla passione, ed è questo che è importante in un Professore di Pokémon. Un Professore deve prima di tutto amare quello che fa e trasmettere questo amore anche agli altri. So quanto sei innamorato della scienza dei Pokémon, per questo sono sicuro che riuscirai a tramandare molto alle persone che incontrerai. Sono davvero fiero di te, ragazzo mio!».
   Platan si strinse a Rowan, talmente era grande la sua gioia. Sentirsi dire quelle cose dal proprio maestro lo riempiva di felicità, ma una felicità che non aveva mai provato prima, grande, grandissima, che gli faceva vibrare tutto il corpo di un’euforia meravigliosa e dolce. Il Professor Rowan accarezzò teneramente la schiena del giovane per incoraggiarlo. Quando si lasciarono gli sorrise orgogliosamente, come fa un padre quando il proprio figlio è finalmente riuscito ad arrivare al traguardo tanto a lungo sospirato.
   «Platan, nell’altra stanza ci sono anche il Professor Birch della regione di Hoenn e il Professor Elm della regione di Johto, ti va di venirli a incontrare?» chiese il Professor Oak.
   «Oh sì, e non ti dimenticare del Professor Aralia e di sua figlia! Lei è veramente in gamba, personalmente penso che se decidesse un giorno di prendere il posto del padre ne varrebbe davvero la pena!».
   E così iniziava il battesimo del Professor Platan nel suo nuovo mondo.
 

   «È vero quello che diceva stamattina il Professor Rowan?» chiese Elisio una volta che erano andati via dalla festa.
   «Riguardo a cosa?» domandò Platan.
   «Del fatto che stavi sempre attaccato ai libri e...».
   «Ah, quella cosa...» lo interruppe.
   Camminavano l’uno vicino all’altro, immersi nel silenzio. Platan posava lo sguardo un po’ qui e un po’ lì, evitando di proposito di fissarlo sul viso dell’amico. Quell’argomento lo imbarazzava terribilmente, ma, per quanto se ne vergognasse, Elisio gli aveva fatto una domanda e lui non poteva lasciar stare le cose senza dargli una risposta. Perciò prese coraggio e: «Beh...» cercò di dire «Più o meno sì... Però avevo i miei Pokémon, quindi non mi sono mai sentito completamente solo».
   «Come mai?».
   «Ah... Vuoi sapere tutta la storia, eh?» arrossì «Non mi piace molto raccontarla, ma in effetti è passato così tanto tempo che ormai è diventata una cosa proprio sciocca, in effetti...».
   «Se parlarne ti dà fastidio, possiamo anche passare a qualche altro argomento. Non voglio metterti a disagio».
   «No, ma che dici, tu non mi metti a disagio! ...Insomma, sei mio amico! Ecco, visto che siamo amici, non dovremmo forse dirci tutto? Quindi te lo racconterò! Allora,» cominciò dopo aver preso un grande respiro «quando ero bambino ero lo zimbello della classe. Non solo ero un gran secchione, ma... Ehm... Diciamo che non ero proprio un ragazzo molto carino... Ancora ricordo quando ero riuscito a dire a una mia compagna di scuola che mi piaceva e lei aveva risposto: “Che cosa? Scherzi? Preferirei mettermi con uno stupido Patrat anziché con te! Lui almeno è un po’ più grazioso!”. Ah, come ci sono rimasto male!».
   «Mi dispiace per lei, ha fatto proprio un grandissimo errore!» rise Elisio.
   «Eh già, pover...! ...No, aspetta! Cosa... vorresti dire con questo?».
   Si fermarono in mezzo alla strada a guardarsi negli occhi. Elisio arrossì un po’. Il viso di Platan accarezzato dai raggi del tramonto era qualcosa di indescrivibilmente bello. Preso da tanta grazia, posò una mano sulla sua guancia, come se avesse bisogno di sentirla tra le dita. Lo carezzò piano, come intimorito dal fatto che se avesse premuto anche un pochino di più gli avrebbe fatto male. I suoi lineamenti erano così delicati da apparire quasi fragili. Per qualche istante infinito si perse nei suoi occhi grigi, come immerso nella nebbia.
   «Sei come un orripilante e insulso Feebas che si trasforma in un incantevole e splendido Milotic», sussurrò.
   «Elisio...» disse piano, abbassando di poco la testa per sfuggire al suo sguardo.
   «Ti prego, lasciati guardare ancora. Sei così bello, Platan...».
   «V-va bene, d’accordo...».
   Probabilmente era il più bel complimento che gli avessero mai fatto in tutta la vita. Si ripeté quelle parole nella mente tante e tante volte e in ogni momento non poteva far altro che rimanere incantato dal tono lieve con cui l’amico gliele aveva dette.
   «Sei proprio come il mio Magikarp».
   Rise per quello strano paragone. Poi capì quello che intendeva e disse: «Dopotutto non sarebbe neanche tanto strano... Come il tuo Magikarp diventerà un maestoso Gyarados grazie alle tue cure, anche io, adesso, sono così grazie a te».
   Elisio gli rivolse un’occhiata confusa.
   «Quel giorno, tanto tempo fa. Te lo sei dimenticato?».
   D’improvviso, sollecitato da quelle parole, Elisio parve ricordare. Restò come frastornato per pochi istanti.
   «...No, non l’ho dimenticato», diceva così, ma in realtà le uniche cose che riusciva a riportare alla mente erano il viso di Platan e l’immagine delle loro mani strette fra di loro. Tutto il resto, però, era stato cancellato.
   «Da quel giorno ho cominciato a fiorire. E lo devo soltanto a te, Elisio».
   «Quel giorno, tanto tempo fa...».
asi non ci credeva che si trovasse là davanti a lui. Ci aveva sperato talmente tanto per tutto il tempo nonostante Elisio gli avesse detto che pieno d'impegni com'era probabilmente non ce l'avrebbe fatta ad essere presente; però poi alla fine, mentre si stava preparando per la cerimonia, si era rassegnato: non aveva ricevuto neanche una telefonata da parte sua, e, comunque, non se l'era sentita di disturbarlo per chiedergli una cosa così sciocca.
 Beh, sciocca. Per lui era importantissima.
 Per questo motivo voleva condividere la gioia di quel momento insieme a lui, il suo migliore amico. Anche se erano passate soltanto poche settimane, il legame tra loro si era già fatto molto forte, come se in realtà si fossero conosciuti da sempre.
 Platan era talmente contento in quel momento che avrebbe voluto abbracciare Elisio e stringerlo forte forte a sé. Non riuscì neanche a contenersi, in un attimo era già con il viso affondato nella pelliccia della sua giacca e le braccia attorno al suo collo.
 «Ah! Mon ami, sono così felice!!!» esclamò.
 Elisio si sentì diventare rosso: non era del tutto avvezzo a quel genere di cose. Tuttavia mentre ricambiava l’abbraccio si lasciò sfuggire un sorriso amorevole. Vedere il suo amico così pieno di gioia non poteva che avere lo stesso effetto su di lui.
 «Buongiorno, Platan. O meglio, Professor Platan».
 Improvvisamente il ragazzo si staccò da Elisio e si girò dalla parte opposta.
 «Professor Rowan!» gli tremava la voce e ci sarebbe mancato poco che si sarebbe persino messo a piangere per la commozione «Oh, ma c’è anche il Professor Oak!» fece una sorta di piccolo inchino «È un onore conoscerla!».
 Sentì la mano di Elisio posarsi sulla sua spalla sinistra per dargli un po’ di conforto. Eh sì, qualche lacrimuccia già aveva cominciato a scendere. Platan si asciugò gli occhi, gli rivolse uno sguardo di gratitudine e ridendo disse: «Perdonami, mon cher, troppe emozioni tutte insieme!».
 Poi alzò un braccio indicando con il palmo aperto i due uomini per presentarli all’amico e continuò: «Ecco, questo è il mio mentore, il Professor Rowan!».
 «Finalmente ho il piacere di incontrarla. Platan mi ha parlato così tante volte di lei, non nascondo che ero molto curioso di conoscerla» disse Elisio scambiandosi un’occhiata di intesa con Rowan.
 «E quest’altro signore qui è il Professor Oak, viene dalla regione di Kanto!».
 «Molto lieto».
 Platan rimase ad osservare i due Professori con il cuore che gli batteva a mille. Adesso era uno di loro. La sua mente volò col pensiero a tutte quelle cose che avrebbero potuto fare insieme, scambiarsi ricerche, scoperte scientifiche, collaborare in gruppo per un mondo in cui Pokémon ed esseri umani potessero vivere insieme serenamente.
 «Il tuo amico non ce lo presenti?» disse Oak rivolgendogli uno sguardo interrogativo.
 «Ah, ma certo!» esclamò il neo Professore in tono lievemente imbarazzato, afferrando il rosso per un braccio «Lui è Elisio, è un mio carissimo amico! È un genio informatico! Forse avrete sentito parlare del progetto dell’Holovox... Ebbene, è una sua invenzione! E in più sa fare un caffè che è très très bon!».
 «Una mente brillante, a quanto pare.» osservò Rowan lisciandosi i baffi «È bello sapere che tu abbia qualche amico qui a Kalos, mio caro Platan, quando studiavi a Sinnoh non facevi altro che passare intere giornate con la testa chinata sui libri. Eri gentile e solidale con tutti, ma non hai mai instaurato un rapporto che fosse anche un minimo più profondo con gli altri studenti se non quello di semplici compagni di studio. Elisio,» si girò verso di lui «ti chiedo di stare vicino a Platan, so che ne ha bisogno. Prenditi cura di lui da parte mia, ora che io non posso più farlo».
 Elisio rimase leggermente frastornato da ciò che aveva appena sentito. Guardò Platan. Com’era possibile che una persona così espansiva non avesse mai avuto amici, prima? Comunque stessero le cose, si disse che avrebbe fatto di tutto per mantenere fede alla richiesta del Professor Rowan e si sarebbe impegnato a stargli sempre accanto.
 «Platan, ti ero venuto a cercare per farti i miei complimenti» disse ancora il Professore «Hai superato l’esame con il massimo dei voti e senza nemmeno fare errori».
 «Ah, ma è tutto merito suo e dei suoi insegnamenti!» disse imbarazzato.
 «I miei insegnamenti costituiscono solo una parte della tua conoscenza. Ciò che è più rilevante è il modo in cui ti sei dedicato agli studi, il modo in cui tu hai assimilato ciò che io ti ho insegnato. Sei riuscito ad amalgamare tutto in una maniera perfetta, guidato dalla passione, ed è questo che è importante in un Professore di Pokémon. Un Professore deve prima di tutto amare quello che fa e trasmettere questo amore anche agli altri. So quanto sei innamorato della scienza dei Pokémon, per questo sono sicuro che riuscirai a tramandare molto alle persone che incontrerai. Sono davvero fiero di te, ragazzo mio!».
 Platan si strinse a Rowan, talmente era grande la sua gioia. Sentirsi dire quelle cose dal proprio maestro lo riempiva di felicità, ma una felicità che non aveva mai provato prima, grande, grandissima, che gli faceva vibrare tutto il corpo di un’euforia meravigliosa e dolce. Il Professor Rowan accarezzò teneramente la schiena del giovane per incoraggiarlo. Quando si lasciarono gli sorrise orgogliosamente, come fa un padre quando il proprio figlio è finalmente riuscito ad arrivare al traguardo tanto a lungo sospirato.
 «Platan, nell’altra stanza ci sono anche il Professor Birch della regione di Hoenn e il Professor Elm della regione di Johto, ti va di venirli a conoscere?» chiese il Professor Oak.
 «Oh sì, e non ti dimenticare del Professor Aralia e di sua figlia! Lei è veramente in gamba, personalmente penso che se decidesse un giorno di prendere il posto del padre ne varrebbe davvero la pena!».
 E così iniziava il battesimo del Professor Platan nel suo nuovo mondo.

 «È vero quello che diceva stamattina il Professor Rowan?» chiese Elisio una volta che erano andati via dalla festa.
 «Riguardo a cosa?» chiese Platan.
 «Del fatto che stavi sempre attaccato ai libri e...».
 «Ah, quella cosa...» lo interruppe.
 Camminavano l’uno vicino all’altro, immersi nel silenzio. Platan posava lo sguardo un po’ qui e un po’ lì, evitando di proposito di fissarlo sul viso dell’amico. Quell’argomento lo imbarazzava alquanto, ma, per quanto se ne vergognasse, Elisio gli aveva fatto una domanda e lui non poteva lasciar stare le cose senza dargli una risposta. Perciò prese coraggio e: «Beh...» cercò di dire «Più o meno sì... Però avevo i miei Pokémon, quindi non mi sono mai sentito completamente solo».
 «Come mai?».
 «Ah... Vuoi sapere tutta la storia, eh?» arrossì «Non mi piace molto raccontarla, ma in effetti è passato così tanto tempo che ormai è diventata una cosa proprio sciocca, in effetti...».
 «Se parlarne ti da fastidio, possiamo anche passare a qualche altro argomento. Non voglio metterti a disagio».
 «No, ma che dici, tu non mi metti a disagio! ...Insomma, sei mio amico! Ecco, visto che siamo amici, non dovremmo forse dirci tutto? Quindi te lo racconterò! Allora,» cominciò dopo aver preso un grande respiro «quando ero bambino ero lo zimbello della classe. Non solo ero un gran secchione, ma... Ehm... Diciamo che non ero proprio un ragazzo molto carino... Ancora ricordo quando ero riuscito a dire a una mia compagna di scuola che mi piaceva e lei aveva risposto: “Che cosa? Scherzi? Preferirei mettermi con uno stupido Patrat anziché con te! Lui almeno è un po’ più grazioso!”. Ah, come ci sono rimasto male!».
 «Mi dispiace per lei, ha fatto proprio un grandissimo errore!» rise Elisio.
 «Eh già, pover...! ...No, aspetta! Cosa... vorresti dire con questo?».
 Si fermarono in mezzo alla strada a guardarsi negli occhi. Elisio arrossì un po’. Il viso di Platan accarezzato dai raggi del tramonto era qualcosa di indescrivibilmente bello. Preso da tanta grazia, posò una mano sulla sua guancia, come se avesse bisogno di sentirla tra le dita. Lo carezzò piano, come intimorito dal fatto che se avesse premuto anche un pochino di più gli avrebbe fatto male. I suoi lineamenti erano così delicati da apparire quasi fragili. Per qualche istante infinito si perse nei suoi occhi grigi, come immerso nella nebbia.
 «Sei come un orripilante e insulso Feebas che si trasforma in un incantevole e splendido Milotic» sussurrò.
 «Elisio...» disse piano, abbassando di poco la testa per sfuggire al suo sguardo.
 «Ti prego, lasciati guardare ancora... Sei così bello, Platan...».
 «V-va bene, d’accordo...».
 Probabilmente era il più bel complimento che gli avessero mai fatto in tutta la vita. Si ripeté quelle parole nella mente tante e tante volte e in ogni momento non poteva far altro che rimanere incantato dal tono lieve con cui l’amico gliele aveva dette.
 «Sei proprio come il mio Magikarp».
 Rise per quello strano paragone. Poi capì quello che intendeva dire e disse: «Dopotutto non sarebbe neanche tanto strano... Come il tuo Magikarp diventerà un maestoso Gyarados grazie alle tue cure, anche io, adesso, sono così grazie a te».
 Elisio gli rivolse un’occhiata confusa.
 «Quel giorno, tanto tempo fa. Te lo sei dimenticato?».
 «...No, non l’ho dimenticato» diceva così, ma in realtà le uniche cose che riusciva a ricordare erano il viso di Platan e l’immagine delle loro mani strette fra di loro. Tutto il resto, però, era stato cancellato.
 «Da quel giorno ho cominciato a fiorire. E lo devo soltanto a te, Elisio».
 «Quel giorno, tanto tempo fa...».


***
Angolo del francese.
   * Mon cher = Caro mio ;
   * Très très bon = Molto molto buono .

  
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