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Autore: Melany23    02/06/2014    4 recensioni
Dalla storia - prologo -
< Cos’è? >
L’osservo bene, e mi sembra quasi familiare.
< E’ un diario. Di una directioner. >
Lo sfoglio, osservando le tante pagine scritte di nero in inglese, con qualche traccia di blu qua e là, come se fossero correzioni.
< E come hai fatto ad averlo? > gli chiedo.
Lui alza lo sguardo, come se dovessi già sapere la risposta.
< Me lo ha dato lei. >
Restiamo in silenzio, e una piccola consapevolezza cresce dentro di me.
< Mi ha fatto promettere che, una volta che ci fossimo fatti delle nuove vite, avrei dovuto consegnartelo >
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Giorno 58 Mese 3 Anno 2013
( 22 Maggio )
 
Sono tutti così strani ultimamente con me. I miei genitori vengono sempre di meno, e quando vengono sono talmente nervosi e cauti nel fare anche le cose più banali che forse preferisco che restino a casa.
Tayla continua a sparire per ore quando in teoria dovrebbe tenermi compagnia, e adesso anche James fa il sospettoso. Solo che a lui riesce sicuramente meglio nascondere qualsiasi cosa, Tayla non si sforza nemmeno di provare a fingere.
Per fortuna ho Isahia e gli altri che mi tengono occupata, altrimenti impazzirei. Non ho una voce speciale, eppure i bambini mi chiamano La Star; hanno anche disegnato una specie di volantini e, dopo aver ottenuto l’approvazione delle infermiere e dei medici, l’hanno consegnato negli altri reparti.
In effetti mi è parso strano il fatto che, quando mi esibivo per loro, ci fossero anche altri pazienti che non conoscevo affatto. Daniel si è del tutto vantato quando mi ha ammesso che l’idea era stata sua, e non ho potuto non complimentarmi con lui. Ma non solo con lui, ma anche con tutti gli altri bambini; da quando ho iniziato a cantare per loro sono cambiati, sembrano tutti molto più felici e in estrema forma.
Un paio di giorni fa ho sentito alcuni medici parlare del fatto che sia Cho che Dylan erano migliorati clamorosamente, e che presto sarebbero tornati a casa. Cindy si è intromessa nell’argomento, consigliando ai due uomini di andare a trovare i bambini quando io avrei cantato per loro. Secondo lei, ero io la causa del loro miglioramento.
< Ha ragione! > ha affermato Patrick quando gliel’ho raccontato. < La musica migliora lo sviluppo della corteccia celebrale e aumenta la dopamina che… >
< Ho capito, ho capito! > l’ho zittito, mentre tentavo di accordare la chitarra.
Ci vediamo tutti i giorni, anche se Patrick ancora è titubante nel farsi vedere dai bambini, o dai medici, o dalle infermiere. O dalle formiche del giardino.
Insomma, ancora non si sente pronto ad uscire allo scoperto.
Tutte le sere che sgattaiola nella mia camera gli dico che dovrebbe prendere il coraggio e uscire almeno per fare una passeggiata durante il giorno, ma lui non mi risponde e cambia argomento alla velocità della luce.
Non capisco il motivo di tanta vergogna, e sinceramente mi irrita veramente tanto; e non è l’unica cosa che mi fa incavolare di lui.
Innanzitutto pretende di sapere tutto su tutto e tutti, ed è il peggior egocentrico di questo ospedale. Si lamenta su qualsiasi cosa ma ritira sempre tutto quando incontra le mie occhiatacce. Non dimentichiamo il fatto che chiede sempre scusa per tutto, una volta mi ha sfiorato il braccio e mi ha chiesto di perdonarlo per ben tre volte. È estenuante.
Ma… forse… e dico forse… forse evidenzio tutte queste cose negative di lui per evitare di cadere nelle sue continue trappole. Perché, da quando mi ha confessato che un pochino gli piaccio, noto che tutti i suoi comportamenti portano ad una sola cosa, ovvero impressionarmi.
Quando mi ha raccontato che ha fatto volontariato al canile per due o tre annetti mi sono sciolta come il burro sul pane, e devo dire che ho usato tutta la mia forza di volontà per non uscirne con un ‘Awww…’.
E quando mi ha chiesto di raccogliere dei fiori per metterli nella sua stanza?
< E a che ti servono? > gli ho chiesto.
E lui, con nonchalance, mi ha risposto che avrebbe reso la sua stanza più felice e più accogliente, visto che a casa era abituato a coltivare ogni settimana fiori nuovi nel suo giardino. Andiamo, quale ragazza non si stupirebbe di fronte a un ragazzo che ama il giardinaggio?
E quando a suonato il violino? È stato… come ritornare alle elementari. Come rivedere i suoi occhi verdi illuminarsi mentre si mescolava tra le foglie dell’albero su cui si era arrampicato. Come asciugare di nuovo le sue lacrime quando gli pulivo le ferite che la madre gli aveva provocato con la cintura. Come quando litigava con me per aver copiato dal suo compito di storia.
Sono trappole. E chiamarle letali è dir poco.
La verità è che lui ha tutti i presupposti per farmi innamorare di lui. Lo so, lo sento, come un ghepardo acquattato sente il profumo della preda che si avvicina a lui…
 
Sento una mano che scioglie il mio pugno.
Apro anche l’altra mano, aspettando che la circolazione riprendi come sempre.
Gli altri mi stanno fissando chiaramente, tutti con una faccia a culo: Harry che cerca di soffocare un sorriso, Louis e Liam che borbottano tra di loro ridendo, continuando a fissare il diario con falsa concentrazione.
< Che c’è? > chiedo e immediatamente tutti e tre scoppiano a ridere.
Fuori il cielo è nero come la pece, fra un pochino verrà giù un bel diluvio. Il vento scuote alberi e sbatte finestre e portoni: sarà un bel temporale.
Sono passate due settimane da quando io e i ragazzi abbiamo iniziato a leggere insieme il diario, e sicuramente è molto meglio affrontare certe pagine insieme a loro. Mi sento capito e ascoltato, ma soprattutto sostenuto, ed è forse questo che rende tutto più semplice.
< Sei geloso da fare schifo, amico! >
O difficile. Insomma, a qualsiasi cosa che mi rende più attento, sensibile, o apparentemente geloso iniziano a sfottermi come non mai. Questo perché ovviamente sanno cosa è successo dopo, siamo noi che non sappiamo cosa è successo prima che arrivassimo da Alyce. Ma questo non implica il fatto che loro siano angioletti con me. Anzi, i miei amici sono sempre più stronzi ultimamente.
Anche se, in effetti, è molto strano il fatto che io sia così… irritato da queste ultime pagine che Alyce ha scritto. Non dovrei esserlo, per diversi motivi che incastrati insieme formano il puzzle perfetto della mia vita. Sicuramente c’è un motivo, e forse so qual è. Ma non è nel mio stile dire tutto e subito, così faccio per ribattere ai ragazzi, ma una scampanellata alla porta e un forte bussare mi distrae.
< Ragazzi! Ragazzi! Aprite! Ce l’ho fatta! >
< E’ aperto! > urliamo tutti e quattro, visto che gli avremo detto cento volte o più che avremmo lasciato la porta aperta a causa del suo ritardo.
Niall spalanca la porta, catapultandosi in soggiorno, i capelli biondi tinti spettinati e il volto rosso a causa del vento.
< Zio Niall! La porta! > lo rimprovera scherzosamente mia figlia, solo per stuzzicarlo.
< Scusami, piccola! Allora ragazzi, ci siamo! >
La mia bambina s’imbroncia, non avendo ricevuto le attenzioni che desiderava. La guardo facendogli l’occhiolino e sollevando un pollice, per fargli intendere che il mio amore per lei non ha limite, non si può contenere, è più vasto dell’universo. Lei mi sorride, arrossendo timidamente prima di chiudere la porta e tornarsene nella sua cameretta.
< Allora, Horan, che hai combinato? >
Niall si tuffa letteralmente sul divano, sdraiandosi a pancia in giù.
< Le scarpe, Niall! Mia moglie mi fa secco! >
Niall mi zittisce con una mano, mentre tra parecchi fogli che ha sistemato sul tavolino di fronte al divano cerca qualcosa in particolare.
< Allora, avevamo detto di puntare principalmente sui suoi genitori, ma non abitano più a Londra, ne a Dublino. Credo che si siano trasferiti, non sono riuscito a capire dove… >
Ovviamente non è stato Niall ha fare tutte queste ricerche, ma un amico di Paul, che è un investigatore privato. Gli abbiamo chiesto soltanto di cercare alcune persone, poiché noi, fra impegni vari e il tempo che ci resta da passare con le nostre famiglie prima del nostro imminente tour, non possiamo assolutamente perdere tempo.
Io personalmente non saprei neanche dove mettere le mani per cercare delle persone che non vedo da dieci anni, forse è stato anche questo a convincerci a farci aiutare.
Niall, che ama queste stronzate alla Sherlock Holmes, ha voluto occuparsi delle spese e dei vari appuntamenti con l’investigatore, e oggi ha avuto la prima riunione.
< … ci lavorerà su, mi ha detto. Ha però trovato due di loro. > continua Niall, tentando di riprendere fiato.
< Come ha fatto a trovarli? > chiede Louis.
< È ritornato nel reparto dove è stata ricoverata Alyce dieci anni fa. >
Rabbrividisco. Neanche se mi avesse costretto Dio in persona avrei rimesso piede in quel reparto. Troppi ricordi mischiati a dolori acuti.
< Poteva farlo? > domanda sempre Lou, stupito.
< È della polizia, certo che può farlo. E ha appunto scoperto, non chiedermi come, dove abitano due delle persone che potrebbero aiutarci > risponde Niall.
< E cioè? > chiedo io, curioso.
Anche se il mio cervello viaggia in direzioni diverse, soprattutto in una chiamata Patrick, la curiosità ha la meglio su di me, e così cancello ogni pensiero.
Niall se ne sta zitto, osservando quei due nomi scritti su un unico foglio bianco.
Liam lo guarda, prima di sedersi accanto a lui e gettare un’occhiata sul foglio, annuendo dopo aver letto il poco contenuto.
< Allora? > li incita Harry, troppo curioso per aspettare.
Niall si fa coraggio, respirando profondamente. < Ha trovato James e Tommy. >
Sicuramente ci aspettavamo di tutto, tranne che questi due nomi.
Innanzitutto perché non hanno un collegamento tra di loro. Avrei capito James e Tayla, che stavano insieme, ma non riesco a capire com’è possibile che l’investigatore sia riuscito a trovare solo loro due.
Se ha trovato James, significa che ci sono buone probabilità che non stia più con Tayla, ma forse tramite lui possiamo raggiungere anche lei.
Che dire di Tommy… non ricordo neanche quanti anni aveva l’ultima volta che l’ho visto, ora avrà forse una ventina di anni all’incirca. Lui sa dove sono i suoi genitori, deve saperlo.
Nessuno di noi dice niente, forse perché anche gli altri stanno pensando alle stesse cose che sto pensando io, o forse perché ormai ci siamo abituati a leggere il diario senza fermarci per un istante.
Alyce aveva un grande talento per la scrittura, non se ne rendeva conto neanche lei, eppure riesce tuttora a ipnotizzare ciò che ha scritto dieci anni fa. È riuscita ad incanalare le sue emozioni così bene che anche noi proviamo ciò che ha provato lei. O almeno, qualcosa smuove i nostri cuori mentre viviamo ciò che ha scritto.
Nessuno potrà mai provare le stesse cose che ha provato Alyce, ma era questo il suo scopo scrivendo questo diario: far sì che qualcun altro potesse almeno un po’ comprendere ciò che era stata costretta ad affrontare da sola.
Lo so che è così, lo sento. Ho conosciuto Alyce, e anche se sicuramente non sono riuscito a scovare ogni suo segreto, almeno questo l’ho capito.
Ma allora, se questo era il suo scopo, perché il diario l’ha destinato a me? Che cosa voleva ottenere consegnandomi la cosa più preziosa che aveva? Per sentirsi capita? Mi sono sforzato tante volte di capirla mentre si sfogava con me, e so per certo che, dopo che siamo arrivati noi nella sua vita, non si è mai sentita più sola.
No, lei non mirava a sé stessa. Mirava a qualcun altro. Ma a chi?
< Bene… > dice Harry, per riattivare l’attenzione di tutti. < Da chi cominciamo? >
Abbasso la testa, con l’intenzione di far scegliere agli altri.
< Louis ha avuto l’idea, facciamo scegliere a lui. > propone Niall.
< Sarebbe più giusto far scegliere a Zayn… > interviene Liam.
Louis sbuffa. < Preferirebbe un pugno in faccia che dire una sola parola riguardo questa faccenda. >
Lo dice con una falsa ironia, che mi irrita abbastanza. Ma d’altronde è anche la verità, quindi non faccio obbiezione.
< Ritengo sia meglio seguire il ragione di Lou e parlare con Tommy. Può dirci sicuramente dove sono i suoi genitori, e a quel punto potremo riunirli e ridargli il diario. > afferma Harry, sbadigliando nel bel mezzo di un discorso sensato.
Non è così tardi, ma sono ormai quindici serate che restiamo svegli fino a mezzanotte inoltrata per leggere il diario. La stanchezza sta iniziando a farsi sentire.
Come se si stesse parlando del diavolo…
< Papà? >
Mi giro, vedendo mia figlia appoggiata allo stipite della porta. Con indosso il suo largone pigiama preferito, in mano il suo coniglietto di peluche, si sta stropicciando gli occhi in preda ad un attacco di sonno.
Mi alzo, andando verso di lei. < Ehi piccola… che fai ancora sveglia? >
Allarga le braccia per farsi prendere in collo. Non la faccio aspettare, prendendola e stringendola fra le mia braccia. Amo prenderla in braccio, è qualcosa che farei sempre, in ogni momento. Sento il suo cuoricino battere vicino al mio ed è come se ogni musica che io abbia mai sentito fosse orribile, in confronto a questo battito.
Sbadiglia, prima di rispondermi. < La lucina da notte si è rotta… >
Alzo gli occhi al cielo. Tanto per aggiungere un’altra cosa alla mia lista delle cose che devo aggiustare.
< Va bene tesoro, ora te l’aggiusto. Tu dormi > gli dico, facendogli posare dolcemente la sua tenera testolina sulla mia spalla.
< Ma papà… io non… non ho sonno… > e si addormenta, lasciando dondolare il suo coniglio.
Mi giro verso i ragazzi, che sono più o meno tutti stanchi come la mia bambina.
< Niall > lo chiama Liam. < Hai l’indirizzo di Tommy? >
Il biondo annuisce, cercandolo tra i fogli.
< Bene > continua. < Io direi di andare anche domani. Prima gli parliamo e meglio è. >
< E prima possiamo finire di leggere questo diario > dice quasi come confessione Lou, rimanendo sorpreso anche lui.
Li saluto tutti, chiudendo la porta e azionando l’allarme, facendo attenzione a non svegliare la mia bambina.
Sto per andare a dormire, quando vedo il diario di Alyce ancora per terra, dove l’avevo lasciato io per andare verso mia figlia.
Lo raccolgo, e l’occhio mi cade distrattamente sull’ultima parte che conclude il giorno che stavamo per finire.
Il fiato mi si mozza, mentre l’ultima parte prima che tutto cambiasse m’investe come uno tsunami aggressivo.
 
… il punto è che sarebbe tutto sbagliato.
Inutile girarci: sto morendo, e non mi salverò come gli altri bambini.
Perché dare speranza ad una persona quando di speranza non c’è né neanche un po’? Perché costruire qualcosa di meraviglioso quando si sa già che prima o poi verrà distrutto?
Già il fatto di non aver potuto vedere i miei idoli mi logora dentro ogni giorno. Già sapere che Isahia ha le probabilità di sopravvivere pari alle mie mi porta vicino alla morte ogni giorno sempre di più.
Non so se riuscirò a sopportare altre distruzioni, altre delusioni.
Sto combattendo per sopravvivere, ma le conseguenze a questo cancro mi sta portando via tutti i motivi per cui ero disposta a lottare.
Non so che fare.
Sono sola. O almeno, lo sarà presto.

 
 
 
YEPNOPE
Son molto soddisfatta di questo capitolo, anche se mi dispiace che l’ultimo abbia ricevuto poche recensioni. Sinceramente questo fatto delle poche recensioni mi pesa molto, perché tengo molto a questa storia e spero tutte le volte che cresca sempre di più.
Ma so anche che molte persone leggono questa ff senza lasciare traccia, e sicuramente piace perché molti l’hanno messa tra preferite/seguite e questo mi basta.
Grazie a coloro che hanno aspettato il nuovo capitolo, grazie a colore che recensiranno e chi passerà in silenzio.
Grazie a tutti. Mi rendete fiera del mio lavoro.
Baci xx
Melany23
  
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