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Autore: miss dark    02/06/2014    1 recensioni
Febbraio 2093. In un mondo sopravvissuto alla crisi del petrolio e alla Terza Guerra Mondiale, retto dal Terzo Governo degli Oligarchi e trasformato in un Sistema dove le persone non sono esseri umani, ma ingranaggi di una macchina informatica, gruppi di Cyber Resistenza tentano di ripristinare l'ordine naturale delle cose e di risvegliare le coscienze assopite della popolazione. Aileen e le sue Mine agiscono nell'oscurità da anni per mettere a punto un piano capace di ridare speranza all'umanità, ma un evento improvviso sembra metterne in pericolo la riuscita.
[Prima classificata al concorso "Distopia" indetto da BabyJenks sul forum di EFP]
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Ecco uno dei miei capitoli preferiti, nonché quello che molti aspettavano:
il punto di vista al di là della barricata.
Mi sono innamorata del finale di questo capitolo,
spero mi vogliate far sapere cosa ne pensate voi!
Vi lascio alla lettura,
divertitevi!
Miss





 



17 Febbraio 2093 - Server Sud
 
Capitolo ottavo
 

 
Al primo piano di un edificio distaccato dal dormitorio per gli Assistenti, il Magistro della Ricerca si era svegliato da un pezzo e stava fissando il soffitto freddo della propria stanza. Raramente gli capitava di non riuscire a dormire, anzi, solitamente non si alzava dal letto fino alle dieci del mattino. Il suo lavoro, effettivamente, non prevedeva lo svolgimento di alcuna mansione particolare. Lui serviva a rappresentare qualcosa, niente di più, niente di meno. A volte si ritrovava a pensare che se fosse morto, nessuno avrebbe percepito il passaggio della sua carica ad un qualunque altro sconosciuto. Al di fuori degli altri Oligarchi, nessuno conosceva il suo nome, nessuno ricordava distintamente che faccia avesse e pochi erano quelli che l'avessero mai sentito parlare.
Gli Oligarchi, in effetti, non avevano molto peso nella loro Oligarchia.
Era il Primo Oligarca a prendere tutte le decisioni, senza consultare gli altri cinque, eccezion fatta per il Magistro della Giustizia, che lavorava a stretto contatto con il Primo Oligarca, ma che in realtà ne era solo il leccapiedi. Si riunivano due volte al mese per sottoscrivere i provvedimenti del Magistro della Guerra e basta. Le riunioni duravano dai cinque ai venti minuti, a seconda della quantità di documenti da firmare. Nessuno degli Oligarchi, però, si era e si sarebbe mai lamentato. A nessuno, in quel mondo, interessava davvero qualcosa, che fossero soldi, potere o politica. Tutti cercavano di sopravvivere al Sistema e chi poteva farlo meglio degli Oligarchi?
Non erano questi, tuttavia, i pensieri che funestavano la mente del signor Magistro.
Si era svegliato, nel mezzo della notte, con una frase in testa: Pensavo che non avrei mai avuto l'onore di rivedere uno dei nostri Salvatori. Nella sua mente aveva ripassato per decine e decine di volte l'incontro avuto con Madame Maquis e ora continuava a sentire la sua voce ripetere quella frase. Cosa c'era che non andava? Cos'avevano quelle poche parole da tenerlo sveglio per tutta la notte? La donna gli era parsa una semplice e banalissima signora di quasi settant'anni, dedita al suo lavoro, totalmente idonea al Sistema e anzi addirittura grata al Sistema stesso. D'altronde, di chiamava Maquis, no? Evidentemente era nata in Europa, probabilmente in Francia, aveva letto la sua scheda, ma ora non ricordava con precisione. Se si fosse ricordato di tutte le persone con cui aveva parlato nella sua vita, sarebbe stato un computer e non un essere umano. A volte invidiava quelle macchine, così sofisticate da non provare alcun sentimento. Le riteneva perfette, lui.
Si voltò dall'altro lato a fissare la porta di mogano scuro che dava sulla sua sala di lettura privata. Aveva perso il filo dei propri pensieri, ma una cosa era sicura: qualcosa in quella donna non lo convinceva.
Ma cosa poteva essere? Le aveva parlato per appena dieci minuti. Lei era sembrata un po' turbata, ma chi non lo sarebbe stato dalla notizia del proprio pensionamento? Poi una persona così felice del proprio lavoro! All'improvviso realizzò una cosa: Madame gli era parsa turbata prima della notizia, non dopo. Dopo, anzi, aveva tirato un sospiro ed era apparsa molto più rilassata. Un comportamento decisamente strano, pensò l'uomo. Certo, poteva spiegarselo con l'agitazione provocata dall'incontrare uno dei nostri Salvatori, ma proprio quelle parole ora suonavano false e forzate nei suoi ricordi. Si convinse che quella donna aveva qualcosa da nascondere. E lui avrebbe scoperto di cosa si trattava.
Balzò in piedi con uno scatto poco consono alla sua avanzata età. Premette il pulsante dell'interfono e ordinò al suo maggiordomo di recarsi immediatamente da lui.
Questi apparve sulla porta con un'espressione tra l'assonnato e il preoccupato: erano le cinque e mezzo del mattino, era abituato ad alzarsi almeno tre ore dopo, viste le abitudini del padrone.
- Hans, vai a chiamare il Sorvegliante numero 217, voglio vederlo immediatamente - gli ordinò il Magistro, ancora in tenuta da notte.
Il maggiordomo annuì, cambiando la propria espressione da preoccupata ad infastidita. Quell'uomo era odioso, non solo perché Magistro della Ricerca, ma anche per la sua presunzione e la sua boria. Si consolò pensando che qualunque padrone non sarebbe mai andato bene a qualunque maggiordomo.
 
 
Yvonne, contrariamente al solito, stava dormendo profondamente. La sera prima era rimasta sveglia fino a tardi per ripassare i dettagli del piano e si era ripromessa di farlo tutte le sere per non rischiare di dimenticare qualche passaggio nel momento cruciale. Aveva anche abbozzato qualche schema, ripromettendosi di bruciarli subito, poi il sonno aveva preso il sopravvento e aveva rimandato le precauzioni all'indomani.
Alle sei e mezza la sua sveglia, direttamente collegata al computer centrale del dormitorio, in cui erano immagazzinati tutti i dati riguardanti gli Assistenti, compresi i loro turni di lavoro, squillò rumorosamente. Lo squillo, nel sonno di Yvonne, si tramutò in un allarme: stava sognando il giorno della missione e, nel sogno, qualcosa era andato storto e lei era stata scoperta.
Dannati Sorveglianti! Lo sto facendo anche per voi! si ritrovò a pensare, mentre cercava la fuga nei corridoi del dormitorio. Poi, dopo qualche secondo, l'allarme ritornò ad essere il semplice richiamo della sveglia ed Yvonne si ritrovò sdraiata nel proprio letto.
- Che diamine di sogni, Yvo... - sussurrò mettendosi lentamente a sedere. Alzarsi, al mattino, stava diventando sempre più difficile, le gambe e soprattutto la schiena la facevano impazzire dal dolore. Sapeva che era a causa della vita che svolgeva: stare seduta per tutto il giorno davanti allo schermo di un computer non era certo ciò che i medici (se ne fossero ancora esistiti di onesti e fedeli al giuramento di Ippocrate) avrebbero consigliato ad una donna della sua età. Una vita sedentaria è il primo passo verso la vecchiaia! aveva letto una volta da qualche parte, su una vecchia rivista appartenuta a sua madre.
Finalmente si alzò e si diresse verso la cucina.
Lì, sparpagliati sul tavolo, trovò gli schemi del suo piano.
- Maledizione a me! - imprecò in un sussurro, appallottolandoli tra le mani rugose e preparandosi a bruciarli nel cestino.
In quel momento, però, qualcuno bussò alla porta.
- Madame Maquis? - chiese una voce maschile, attutita dallo spessore del metallo.
Yvonne si gelò sul posto. Nessuno, in trentotto anni, aveva mai bussato a quella porta.
- Madame? - ripeté la stessa voce, leggermente incrinata.
Yvonne non riusciva a muoversi, il sangue nelle vene si era ghiacciato. Tutto quello che riusciva a percepire erano la voce di quell'uomo e le pieghe della carta tra le sue mani.
- Madame, il Magistro la vuole vedere urgentemente - riprese la voce oltre la porta.
Era la fine. Yvonne lo sapeva. Fece uno sforzo disumano per sbloccarsi e riuscì a rispondere flebilmente: - Arrivo, mi devo vestire. -
- Faccia in fretta, allora. Non le gioverà far attendere il suo Salvatore - ironizzò la voce, con tono di disprezzo.
Era davvero la fine, ma Yvonne sapeva di non poter mollare. Doveva riflettere e in fretta. Una figlia della guerriglia poteva essere catturata ed ammazzata, ma non poteva certo mandare in fumo l'intera missione.
Prima di tutto, quei dannati schemi. Non aveva certo il tempo di bruciarli, l'odore avrebbe attraversato la porta e l'uomo se ne sarebbe accorto. Gettarli dalla finestra sarebbe stato stupido, chiunque fosse di ronda lungo il perimetro del dormitorio li avrebbe scoperti di lì a pochi minuti. L'unica cosa che potesse fare era tenerli su di sé, magari le si sarebbe presentata l'occasione per disfarsene.
Riflettere le aveva fatto ritrovare la sua calma abituale.
Si vestì come se fosse stata una giornata qualsiasi ed infilò i fogli sotto il vestito spesso.
Rimaneva una sola cosa da fare e per quella non c'era decisamente tempo: doveva contattare Aileen ed informarla di quello che le stava per succedere, anche se nemmeno lei sapeva cosa sarebbe accaduto di preciso.
Le venne improvvisamente un'idea.
Estrasse i fogli dal loro nascondiglio e li stiracchiò il più possibile. Poi prese una matita, (uno degli oggetti che aveva conservato con più cura[1]) e iniziò a scrivere qualcosa.
- Madame, non c'è più tempo da perdere. Esca subito fuori, anche se è nuda nessuno ci farà caso! - L'uomo aveva evidentemente perso la pazienza, ma non ebbe il tempo di finire la frase che Yvonne spalancò la porta e gli rispose: - Eccomi, signore. Non era certo il caso di fare tutto questo chiasso; se mi voleva vedere nuda, aveva solo da chiederlo. -
L'uomo, che si era rivelato essere lo stesso Sorvegliante del giorno prima, accennò un sorriso per nascondere l'offesa e la spinse in avanti lungo il corridoio. La strada le apparve tristemente familiare e Yvonne capì di non avere alcuna via di scampo. D'un tratto si sentì mancare e, nonostante la presa solida del Sorvegliante, cadde a terra con un tonfo sordo.
- Che cavolo combini, stupida di una vecchia? - inveì l'uomo gettandosi a terra per tirarla su.
- Mi scusi - tentò di giustificarsi lei, - credo che sia perché non ho fatto colazione... -
Il Sorvegliante non si degnò nemmeno di risponderle e la strattonò perché riprendesse a camminare. Poi, dopo pochi passi, si fermò, digitò un codice ed aprì una porta.
- Prego, Madame - sorrise malignamente il signor Magistro, - è un piacere rivederla. -
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
[1] Dopo il 2035 era stato vietato l'uso di mezzi di scrittura differenti dal computer.





 
 
  
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