Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Phoebie_Cullen    06/08/2008    1 recensioni
un passato macabro, un nuovo inizio. dopo l'ennesimo trasferimento di città, Zoe scopre persone della sua spece che la aiuteranno a seppellire il suo passato
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mi ricordo la prima volta che avevo visto mio fratello dormire. Aveva appena smesso di piangere disperato e mi aveva sorpreso il modo in cui dormiva tranquillo nel lettino, era come se nulla potesse disturbarlo e quando si era svegliato non si ricordava nemmeno di aver pianto. Così avevo cominciato a pensare, se fossi stata capace di dormire forse mi sarei scordata tutto quello che di brutto era successo, avevo pensato al modo di dire “dormici su” oppure “dormi, dormi che domani passa”. Pensavo se fosse davvero così e io non potevo chiedere a qualcuno che potesse rispondermi con una frase di senso compiuto. Tutte le persone che conoscevo non dormivano quindi ero rimasta con il dubbio. Aspettavo il giorno dopo, dovevo chiedere a Edward dove abitava ma più che ogni altra cosa volevo rivedere David, ma avevo allo stesso tempo paura di risentire il suo profumo, se fosse stato più intenso non mi sarei trattenuta. Forse ci avrei fatto l’abitudine? Misi le mani in tasca e sentii dei pezzi di carta li estrassi, non mi ricordavo cosa fossero, li aprii e riconobbi la scrittura disordinata di David. Lessi: Isabella Swan… chi è Isabella Swan? Era una componente della famiglia di Edward? Quanti erano nella sua famiglia? erano tutti “bravi” come noi? Eravamo bravi? Troppe domande, troppo tempo per poterci pensare, tutta una notte. Pensavo a come poter resistere a David, poi mi venne un’idea: la caccia! Se fossi stata sazia non avrei trovato così invitante… erano le sei, troppo presto, così corsi nella camera con la colonna che era diventato un salotto, li trovai mio padre, mia madre, Chris e mio fratello. << Mamma, devo andare a caccia, ho fam… ho sete… >> mia madre annuì
<< Devo venire anche io.. >> mi disse Chris. Così i miei erano costretti a rimanere a casa. Due di noi dovevano sempre stare a casa, per controllare mio fratello e per controllare che nessuno lo usasse come cena. Per questo andavamo a caccia due alla volta, ma l’angoscia era tanta, un bambino si ferisce facilmente. Quindi preferivamo fare in fretta e finirla li… andammo a cambiarci; mi misi una maglia sbracciata bianca e un paio di pantaloni della tuta al ginocchio blu. Infilai un paio di scarpe da ginnastica bianche. Poi mi feci una coda e con molte mollette tenni i capelli più corti. Poi corsi in sala e chiesi << Sicuri che siete a posto? >>
<< Si, si… fidati >> disse mia mamma << Siamo sazi >> disse mio padre picchiettando con la mano la pancia. Mio fratello era sul divano che giocava con una macchinina rossa e una marrone << Andiamo? >> disse mia sorella. Io annuii. Aveva un paio di pantaloni della tuta neri, una maglia bianca e un paio di scarpe da ginnastica e la coda alta. Uscimmo e salimmo in macchina. << Come mai? >> mi chiese mia sorella << Cosa? >>
<< Perché vuoi andare a mangiare? >>
<< Ho sete… te lo ho già detto… >>
<< Si, si… >> sussurrò lei. Preferii non dire nulla. Ci voleva un po’ per arrivare alla riserva dove avremmo mangiato. Passammo davanti ad una casa dove vidi una Volvo argentata parcheggiata. Mia sorella mi guardò e io restituii lo sguardo. Si fermò e parcheggiò << Vuoi che andiamo? >>
<< OK, solo a vedere il campanello… >> Chris annuì. Ci avviammo a piedi verso il campanello e leggemmo :Cullen. ci scambiammo un’occhiata. Eravamo indecise se suonare << Sarebbe meglio di no… >> disse
<< Sarebbe.. >> sottolineai io. << facciamo le educate Zoe… >> disse in modo giocoso
<< Va bene… >> salimmo in macchina e partimmo.  Arrivammo alla riserva alle 11. Era deserto. Cacciammo per tutta la sera. Arrivammo a casa alle 6. Mi ero riempita ma ero tutta sporca di sangue, invece mia sorella era pulita come quando era uscita
<< Ma mi spieghi come hai fatto? >>
<< A fare cosa? >>
<< A sporcarti tutta così… >>
<< Non so, avevo fame… >>
<< Ammazza!!! >>
Disse aveva una goccia di sangue che gli colava, la raccolsi con il dito e lo misi in bocca poi dissi << Grizzly?!?! >> lei sorrise << Tu odi gli orsi… >>dissi
<< Beh era li che mi implorava di ucciderlo cosa potevo fare? >>  risi. Arrivammo a casa e corsi in camera mia a cambiarmi e a lavarmi. Mio fratello era salvo e la casa sembrava ancora in piedi.  Mi lavai i capelli e mi preparai. Alle 7 ero pronta a partire. Così mia sorella. Arrivati a scuola andammo insieme verso la classe di Christine, cercavo di vedere David ma non l trovai. Nemmeno Edward era nei paraggi. Andai nella classe di storia e mi sedetti in un banco vuoto. La classe era deserta, solo io ero entrata in classe. Non sapevo se aspettare David o sperare che non arrivasse. Quella terribile immagine mi passava continuamente davanti. Poi lo vidi entrare, una sensazione di sollievo mi avvolse. Riuscii a mantenere la mia espressione però i miei occhi si illuminarono. David era triste, mi vide e mi sorrise mutando la sua espressione per qualche secondo, poi si sedette, in un banco vuoto. Perché non è venuto accanto a me? Ieri aveva lasciato il suo amico per venire accanto a me, e oggi? Forse si era offeso perché ieri ero stata tanto invadente? I miei occhi si spensero, la mia espressione si velò di tristezza… il mio cuore si strinse in una morsa. Non avevo mai sorriso in nessuna scuola, presi una decisione il mio primo sorriso lo avrei regalato a lui. D’altronde forse era giustificata la sua offesa, non gli avevo mai sorriso, mai fatto un’espressione diversa che agli altri, forse lo avevo scoraggiato dal stare con me, e poi avevo declinato in modo così freddo il suo invito a pranzo… ora toccava a me farmi perdonare. Ma come potevo? Una vampira doveva fare le cose con classe, così decisi di invitarlo a pranzo in modo che fosse stato lui. Quel giorno l avrei avuto anche a letteratura italiana e a matematica… la giornata si annunciava bene. Seguii tutta la lezione cercando di ignorare il ragazzo che cercava di attaccare bottone che era seduto davanti a me. Uscii dalla classe e raggiunsi mia sorella << Chris, credo che oggi non mangerò con te… >>
<< E con chi mangi? >>
<< Con uno >>
<< Cosa? >> non risposi, << Fai attenzione… perché ci mangi insieme? >> 
<< Non so, mi incuriosisce… >> lei annuì e sparì. Io entrai nella classe di economia riuscii a trovare un banco e a seguire la lezione. Ero ansiosa di arrivare alla lezione successiva, matematica. Chissà se si sarebbe seduto accanto a me? Perché cercavo l’autodistruzione? La campanella suonò. Presi le mie cose e andai alla lezione. Entrai. David era già li. Pensai che un sorriso forse avrebbe attirato di nuovo la sua attenzione, così sorrisi contenta e mi avvicinai.
<< è libero questo posto? >> mi suonava così strano quello che stavo facendo: sorridevo, chiedevo… lui era triste, con aria malinconica disse << In verità ci sarebbe Alfredo… ma figurati, se vuoi siediti >> spostò il suo zaino dalla sedia
<< No, no… se vuoi Alfredo vado a sedermi da un’altra parte… >>
<< No, no… siediti figurati… >> non mi sembrava molto contento, non sapevo cosa dovessi fare… << Va beh, sarà per un’altra volta… >> dissi riassumendo la mia solita espressione. Mi allontanai e vidi l’amico di David che da dietro di me si sedeva al suo posto. Mi guardava e poi parlò con David. Io mi sentivo così stupida, passai tutta la lezione a pensare. Il professore pensava che fossi impegnata nella matematica ma in realtà non era così… perché mi odiava così tanto? Alfredo mi guardava in continuazione, poi parlava con David e riprendeva a guardarmi, più che altro mi studiava. Io avevo la mia solita espressione ma era velata da un’ evidente tristezza. Non potevo fare altro che pensare alla breve conversazione, la sua faccia triste mi intristiva… suonata la campanella misi i libri nella cartella più lentamente del solito. Non avevo motivo di sbrigarmi. Non dovevo accompagnare Chris e non dovevo aspettare David nell’altra classe quindi feci tutto con una lentezza innaturale per me. Poi presi la borsa con i libri e partii, ero una delle ultime e anche David era già uscito. Arrivai nella classe di letteratura italiana e vidi che David e Alfredo si erano seduti distanti. Guardai il posto vuoto accanto a David, poi spostai gli occhi su di lui e tirai dritto. Sul mio viso ora regnava la rabbia. Alfredo mi osservava. Io mi misi all’ultimo banco da sola. David e Alfredo si guardarono, Alfredo gli faceva cenno con la testa di venirmi vicino e David girava la testa dall’altra parte. Una sensazione di rabbia mi invase, non era una buona cosa, il suo odore più la rabbia erano un mix perfetto per farmi perdere il controllo. Sbattei i libri sul tavolo e mi avviai con rabbia al banco di David, i miei passi nell’ira erano ancora più leggeri. Sbattei i palmi delle mani sul tavolo e dissi
<< Senti se hai dei problemi con me o ti ho fatto qualcosa me lo dici e basta ok? >> lui si girò con in volto un’espressione mista tra sorpresa e rabbia. Presi e mi andai a sedere al mio posto lui prese e adirato venne verso il mio banco. Si appoggiò con forza al banco e disse
<< Oh cos’è? Mi hai ritenuto abbastanza degno da poter rivolgermi la parola? >> mi girai verso di lui. Ero in preda all’ira, il duo odore oggi era più dolce e invitante di ieri, la sua rabbia lo rendeva ancora più ghiotto. << Io ho fatto cosa? >> chiesi alzandomi. Era leggermente più alto di me.
<< Ieri non mi hai neanche parlato, ti ho chiesto di mangiare insieme e sei fuggita… >>
<< Oh senti parla Mr. Disponibilità! Perché non vai da Alfredo?! >> tutti ci guardavano, erano curiosi di vedere la ragazza nuova che si adirava. Riuscivo a mantenere una espressione intoccabile anche se ero più che arrabbiata, ma David non sembrava esserne intimidito. << Scusa se non sono sempre ai tuoi ordini! Posso scegliere a chi stare accanto? >>
<< Volevo solo essere carina… >>
<< Beh ieri sembrava che ti dessi fastidio! >> avevamo il volume della voce moderato, ma i toni erano accesi. Lui si avvicinava, io mi adiravo e la cosa non era per niente positiva. Il suo odore era sempre più forte e il suo collo sempre più vicino. I miei occhi cominciarono a scurirsi, li chiusi cercando di calmarmi ma il suo odore era forte, troppo. Sentivo nascere qualcosa dal petto lo riconoscevo, era un ringhio. Cercai di trattenermi, serravo i denti, tenevo gli occhi chiusi, cercavo di non fare caso alla gola riarsa che chiamava il suo sangue e gran voce. smisi di respirare per non sentire il suo odore ma ormai era troppo tardi. Ad un tratto due braccia mi cinsero, erano braccia forti e fredde << Professore la signorina non si sente bene, la porto in infermeria >>
<< Certo Signor Cullen, faccia pure… >> dopo poco sentii dire
<< Bella, le sue cose tienile tu, ora però va! >> poi sentii le sue braccia stringere forti, il suo respiro sulla mai guancia
<< Calmati… >> la sua voce era calma e vellutata. Io ero rigida come un pezzo di legno, aprii gli occhi ed erano neri, avevo dei piccoli spasmi per i tentativi di liberarmi, il suono che gorgogliava dal petto non cessava, aprii la bocca e ad un tratto non eravamo più nel corridoio. Eravamo in una classe deserta, mi teneva con le braccia strette al petto per tenermi ferme le braccia un ringhio mi scaturì dalla gola. Poi cominciai ad ansimare nervosa << Lo voglio... >> dissi con voce rauca << Non è vero, non lo vuoi in quel senso >> disse calmo Edward. I miei spasmi si fermarono, il suono dalla gola cessò ma gli occhi erano scuri
<< Come lo sai? >>  non mollò la presa. Aveva la bocca sulla mia guancia, sentivo il suo respiro regolare sul mio viso. I miei occhi tornarono normali. Allora lasciò la presa. << È strano che tu dica questo >>
<< Perché? >>
<< Perché nemmeno io so cosa provo >>
<< Lo sai, ma non vuoi ammetterlo. Oggi passa pure quando vuoi, noi siamo sempre in casa >> senza chiedere altro annuii. Guardavo fisso un punto, un angolo, << Cosa diciamo? >>
<< Hai avuto una crisi dovuta al nervoso... >> annuii senza staccare gli occhi dall’angolo. Lui uscì dalla stanza e lo seguii dopo quanche secondo.
<< Ecco la tua roba, Bella ha preso tutte le tue cose >>
<< Bella è umana vero? >> Edward annuì e poi sparì. Storia dell’arte, mi avviai all’aula e davanti alla porta vidi David. Lui mi vide e si alzò – era appoggiato al muro – era con Alfredo. Non degnai David di uno sguardo, feci per entrare ma mi afferrò per un braccio. Mi divincolai subito. Mi avviai verso un banco vuoto e mi sistemai. << Zoe… >> mi chiamò una voce vellutata e dolce che avrei riconosciuto tra mille. Il suo odore si avvicinava sempre di più. Non risposi. Guardavo baso. Lui si accucciò e fece spuntare solo gli occhi dal tavolo. Aveva due occhi bellissimi, non mi ci ero mai soffermata sopra, in quel momento in particolare che faceva gli occhi da supplica di un cucciolo, era impossibile non attaccarcisi << Scusa Zoe… >> disse facendo il labbrino
<< No, scusa tu, non avrei mai dovuto parlarti, >> dissi distogliendo lo sguardo << è stato un mio errore >> un dito caldo mi spinse la guancia verso la parte in cui stava David. Stranamente non stavo perdendo quella calma, ma un’altra. Lui era li, a pochi centimetri da me << Mi avresti ucciso se ieri non mi avessi suggerito, non mi avessi chiesto perché ero triste… >> i suoi occhi mi guardavano imploranti. Poi fece toccare i nostri nasi e tirò di colpo su il viso facendoli scorrere l’uno sull’altro, poi li fece slittare a destra e sinistra come il bacio esquimese, lento. Sentivo il suo respiro vicino come solo quello delle mie prede lo era stato. Tutti ci guardavano, curiosi. << Ci stanno guardando tutti >> dissi a bassa voce ma lui a voce più alta della mia disse
<< E tu lasciali guardare, non stiamo mica facendo niente di scabroso… >> sorrisi e lui disse malizioso << OOOOH! La principessa ch ha degnato di un sorriso >>
<< Arriva il prof… >> dissi lui si sedette accanto a me prima che il prof entrasse in classe. Cosa stavo facendo? Ero forse impazzita? Un umano, era un umano e basta e io lo stavo avvicinando! Un foglietto mi passò sotto la mano:
Ricordati che mi devi un pranzo!
Una scossa mi percorse la schiena. Non potevo, non dovevo… se avessi perso il controllo questa volta sarebbe stato peggio, molto peggio. Così scrissi:
David, non prenderla a male ma è meglio non passare tanto tempo insieme… davvero…                                                                                                            
Perché?                                                                                
Perché per te sono… pericolosa… lo so è strano ma è così…                                      
?? non ti capisco… spiegare please…                         
Beh, forse è meglio così… comunque no prenderla male se anche oggi non mangio con te, mi farebbe molto piacere ma… davvero… ascoltami lasciami perdere…
NON CI PENSO NEMMENO! Testardo di un ragazzo! Perché doveva complicare cose già complicate per conto loro? Lottavo contro qualcosa di sconosciuto che mi diceva di andare a mangiare con lui, di non lasciarlo mai da solo, qualcosa che mi diceva di abbracciarlo – non tenendo conto del mio autocontrollo –, di prendergli la mano per trattenerlo vicino a me.
Ti prego…
No! Ti prego io di non fare la stupida! Per quale motivo tu saresti pericolosa?
Allora voleva proprio farmi perdere la lucidità! Come facevo a dirgli “Sai, siccome sono un vampiro, tu hai un odore dolce come il miele e per qualche motivo a me sconosciuto non faccio altro che pensare a te, preferirei non dissanguarti davanti a tutti…” non mi suonava gentile… cosa potevo dirgli?
Hai visto cosa è successo poco fa? Edward Cullen mi ha dovuto portare via!
Eh beh? Ti sei sentita male… e per colpa mia!
In effetti aveva ragione, era colpa sua se avevo perso il controllo, ma lo aveva fatto non apposta: come poteva sapere che stava parlando con una vampira attirata dal suo odore. Attirata da lui! La campanella suonò in un tempismo perfetto, corsi via dalla classe prendendo tutti i libri e lanciandoli nella borsa. La mia corsa era ben camuffata dall’arcata delle mie gambe. Mi avviai verso la classe dove Chris aveva lezione e la vidi con un ragazzo accanto. Senza scompormi la raggiunsi ma anche se era sorpresa nel vedermi non cambiò espressione << Quindi mi chiedevo se ti andava di mangiare… con… me… >> le sue parole rallentarono nel vedermi
<< No, grazie >>rispose, poi allungammo il passo e entrammo in mensa. Sedute al tavolo in un angolo cominciammo a parlare
<< Ma non dovevi mangiare con uno? >> mi girai verso di lei e spostando la frangia dal viso con un colpo della desta dissi
<< Complicazioni sono sopraggiunte… >> dissi citando un film. Lei sorrise e disse
<< Quali complicazioni? Devo preoccuparmi? >> abbassai lo sguardo e dissi << Credo di si… >>. La sua espressione cambiò, si fece torva, preoccupata
<< Cosa è successo? >>
<< Il mio autocontrollo ha… come dire… ceduto… >> sentivo la preoccupazione salire in Christine
<< Dove è successo? >> chiese nella speranza che la mia risposta fosse diversa da quella che pensava
<< In classe >> risposi secca. Fece un verso che era una via di mezzo tra uno sbuffo, un ringhio e un pizzico di terrore buttandosi sula sedia
<< Allora perché nessuno è in preda al panico? >>
<< Il rosso della Volvo, Edward, mi ha portata via prima che scoppiassi… >> fece un sospiro di sollievo e si rilassò
<< Devi stare attenta Zoe… perché è successo? Non ti è mai capitato! >>
<< Lo so, ma te l’ho detto, mi incuriosisce, ha un odore… diverso, buono. Mi fa andare fuori di testa >>
<< Allora evitalo! >>disse come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo
<< Ci sto provando, Chris! >> dissi irritata
<< Allora perché non ci riesci?! >> chiese avvicinandosi e appoggiandosi sul tavolo
<< Te l’ho detto! È molto più difficile del solito… >>. I toni della conversazione si stava scaldando ma il nostro contegno era notevole e nessuno sembrava pensare che stessimo parando. Christine preferì sviare la conversazione << Hai parlato con… Edward? >>
<< Si, ha detto di passare quando vogliamo .>> si limitò ad annuire. Passammo tutto il resto dell’ora in silenzio, poi ci avviammo alle nostre classi. Quell’ora passò veloce, senza David, Alfredo, Edward, Bella, Chris… mi sentivo in pace…  tutto filò liscio, arrivai a casa e mi tirai sul perfettamente inutile letto. Dopo qualche secondo dissi << Mamma ti devo parlare… >> mia madre era sulle scale e disse
<< Dimmi tutto… >> in qualche secondo fu sul letto. Volevo dirle quello che mi succedeva, ma non potevo assolutamente, non avrebbe capito così sviai la conversazione
<< Edward Cullen ha detto che possiamo andare a casa sua quando vogliamo…  >>
<< Perfetto… a questo proposito dobbiamo parlare tutti insieme, vieni >> mi alzai e la seguii al piano di sopra. Chris e mio padre erano già seduti al tavolo in cucina, presi posto e ascoltai la voce ferma di mio padre
<< Allora, vi starete chiedendo come mai vi abbiamo portate qui no? >> io e Christine annuimmo
<< Bene, noi siamo venuti qui perché, come sapete, siamo una famiglia un po’ speciale tra tutte le famiglie come noi .>> ora capivo a cosa si riferisse.
<< Qui a Forks abita una famiglia di… Freddi, che vogliono capire e imparare. >>
<< Ci vogliono usare come cavie da laboratorio o vogliono solo una serata al cinema? >> chiesi sarcastica << Vogliono lezioni di recitazione! >> disse mio padre con vose turbata
<< Questa notte, andremo dai Cullen… >>
<< Cosa cosa cosa?! I Cullen? >> chiesi alzandomi con voce irritata << Si! >> rispose mio padre << E non ammetto repliche! Ora andate a prepararvi… >> ci alzammo ma di scatto mi girai e chiesi << E Daniel? >>
<< Verrà con noi >> disse mia madre. Io la guardai perplessa e scioccata << Non sappiamo nulla dei Cullen a tu gli porti Daniel? >>
<< Ci ho parlato al telefono >> disse mio padre << Ho esposto il problema e hanno detto che a parte uno di loro non hanno problemi in quel senso >> scesi in camera e decisi di fare allenamento, almeno mi sarei distratta dal pensiero di David e poi era molto tempo che non usavo le mie doti. Corsi nella parte nascosta del giardino. Detti un’ ultimo pensiero a David e cominciai.
Erano passate ore da quando avevo cominciato eppure non ero ancora stanca, la notte era calata da un’oretta circa. << Andiamo Zoe, ti sei allenata abbastanza tesoro >> disse mia madre. Il suo volto bellissimo si tinse di un sorriso felice. Salimmo in macchina e arrivai a casa Cullen. Suonai il campanello della casa bianca e una ragazza alta e snella aprì la porta. Era la stessa ragazza che vedevo con Edward a scuola – anche la ragazza che mi si era seduta accanto a scuola il primo giorno era una Cullen, Alice – ci sorrise e si incamminò verso di noi poi uscirono tutti e ci condussero in un parco non distante da la. Dopo le presentazioni l’uomo biondo di nome Carlisle disse << Beh, allora siamo tutt’occhi… >> aveva una voce calma e musicale
<< Cosa volete vedere? Azione o spettacolo artistico? >> chiesi sarcastica. Il ragazzo alto e robusto di nome Emmet e il più giovane di nome Jasper scoppiarono in una risata che tentavano di nascondere, anche Alice – quella che aveva aperto la porta – cercava di nascondere una risata. Invece Rosalie rimaneva rigida, quasi infastidita dalla nostra presenza. Edward e Bella erano vicino alla donna che con tanto amore faceva giocare Daniel seduto sulle sue ginocchia. L’unico in piedi era Carlisle che disse << Quello che preferisci >>. Io guardai Chris che dopo uno sguardo d’intesa disse << Azione! >> ci avviammo verso il centro del campo. I Cullen si alzarono per osservare ma al tentativo di avanzare mia madre disse << Meglio se state lontani… >> la guardarono increduli,
<< Come fanno due ragazzine ad aver bisogno di tutto questo spazio? Che pericolo possono costituire >>  chiese Emmet. Io e Chris cominciammo a ridere e per prenderlo in giro dissi << Io credo che nemmeno tu, il biondo e il rosso possiate emettere la stessa energia che io da sola so emanare, e tutta la vostra famiglia non potrebbe eguagliare me e Chris insieme >> indicai i tre ragazzi che componevano la famiglia quando Jasper disse << Invece di parlare… facci vedere! >> il suo tono suonava come una sfida che io e Chris accogliemmo a braccia aperte.
<< Mi posso preparare? >> chiesi rivolta a Chris
<< Si, si… fai pure… >> Jasper e Emmet risero ma smisero ad una mia occhiata. Mi accucciai a terra appoggiandomi sulle mani. Il mio era un potere molto particolare, si basava sulla natura. Ogni mia parte del corpo era dominato da un elemento: le mie braccia erano terra e acqua, le mie gambe fuoco, e il mio respiro era vento, ma un potere supplementare spuntava inaspettato di tanto in tanto, e non sapevo cosa fosse. Dal terreno spuntò una liana che partendo dal braccio destro saliva girando rampicante sempre più su, mi cinse il collo e scese sull’altra mano, era a distanza dalla ma pelle, fluttuava nel nulla. Un secondo nastro rampicava partendo dall’altro braccio e disegnando delle “X” con l’eliana rampicava girando e fluttuando come la prima. Poi si staccarono dal terreno e mi perforarono la mano. La mostrai a Emmet e a Jasper che fecero una smorfia inorriditi. Un terzo nastro mi cinse i polpacci formando una doppia spirale rossa come quelle alle braccia. Due sfere si formarono in corrispondenza dell’incavo tra il pollice e l’indice – all’esterno dal palmo, sulla mano destra era nera, su quella sinistra era bianca, rappresentavano il terzo potere che doveva essere la luce e il buio. Il mo abbigliamento era adatto e scelto accuratamente, i pantaloncini corti e la canottiera proteggevano il mio corpo senza subire danni dalla natura che da quel momento prendeva il suo posto. Come Chris ero scalza – le scarpe sarebbero state d’impiccio e le avevamo lasciate da parte – ad un tratto tutto quel torcigliume di potere savnì entrando dentro di me.  Chris invece aveva un potere diverso, speciale quanto il mio. In realtà ne aveva più di uno. La sua voce è comando, la tua vita è nelle sue mani, e il meteo era nelle sue mani. Poteva fare uscire il sole anche a Forks. Quando io e Chris combattevamo non si parlava mai di azione perché il contatto non avveniva.
<< Finito? >> chiese impaziente di iniziare. << Si, prontissima >> chiusi gli occhi, mi concentrai e quando li riaprii erano completamente bianchi , una sola riga era visibile, una riga azzurro ghiaccio. Mi alzai e misi un piede in avanti come se stessi per iniziare a ballare, mi misi girai di lato, portai la mano destra in orizzontale, guardai la mano e portai il braccio sinistro in modo che le braccia formassero un’ angolo retto
<< Non lo farai! >> ordinò Chris. Feci sbattere le braccia sui fianchi in modo sciatto ma gli occhi non cambiarono
<< Eh no Chris! Così non vale! Giochi sporco! >> Chris rise e disse
<< Ok, ok! >> mi rimisi in posizione. un suo potere era della persuasione, poteva impedirti o ordinarti qualsiasi movimento e tu non potevi fare altro ch ubbidire. Portai il braccio sinistro e con dei piccoli movimenti circolari in alto. Poi unii le due braccia. Ci fu qualche secondo di silenzio, poi lo schianto. Una colonna di acqua non troppo alta incombeva su Christine ma lei con un movimento delle braccia comandò una folata di vento che la fece cadere fragorosamente
<< Non è giusto, non siamo ad armi pari Chris! Non posso scatenarmi! >>
<< Dai Zoe! Scatenati! Facciamo vedere a questi pivelli cosa vuol dire combattere! >> con la testa indicò Emmet e Jasper che a bocca aperta ci osservavano.
<< Pivelli?! Vi facciamo vedere chi è un pivello! >> disse Jasper alzandosi e dirigendosi verso di noi. Con uno sbuffo anche Emmet lo seguì.
<< Non aspettavo altro >> dissi con un sorriso maligno
<< Zoe, vacci piano! >> disse mia madre
<< Si mamma, solo un po’ d’acqua, qualche bruciature e cose così .>>
<< Zoe! >> disse mio padre per rimproverarmi. Mi spostai accanto a Chris. << Esme proteggi Daniel dal biondo per favore… >> la dona annuì. Mi accucciai e portai una gamba avanti stando in equilibrio grazie all’aiuto delle mani. Una gabbia di liane intrappolò i due ragazzi. Chris mise le sue mani sulla mia schiena e appena lo fece le liane crescevano più forti e folte. Lasciai la presa e ci avviammo verso le gabbie << Il biondo è mio >> dissi avvicinandomi. Le due ragazze sedute si alzarono e Chris urlò
<< Sedetevi! >> le due ragazze obbedirono senza scampo… i due ragazzi nelle gabbie si dimenavano cercando di uscire ma le liane erano troppo forti grazie ai poteri che Christine stava usando sulle gabbie. Poteva anche infondere forza – psicologica e fisica – quindi era impossibile uscire di li…
<< Vediamo come si illumina il biondo? >> chiese Christine impaziente << Ragazze! >> urlò mio padre
<< Dai papà! Lo hanno voluto loro! >> dissi << No Zoe… >> Carlisle lo interruppe << Possono fare altro? >> chiese
<< Oh certo che si! >> dissi
<< Ragazzi voi come state? >> chiese poi rivolto ai ragazzi << Come canarini! >> disse Jasper irritato << Ma bene >> continuò Emmet poi Carlisle aggiunse
<< Potete continuare? >> io e Christine annuimmo poi con la mano destra presi la piccola sfera color bianco e con gli indici e i pollici la tirai verso due lati opposti. La sfera si sdoppiò e ne porsi una a Chris dicendo
<< Vediamo come luccicano queste lampadine… >>. Inserimmo nelle gabbie le sfere e appena le lasciammo una luce accecante scaturì dalle sfere. I due vampiri si illuminarono e grazie alla concentrazione mia e di Chris la luce non usciva dalle gabbie. Poi misi una mano dentro la gabbia di Jasper e presi la sfera, poi feci lo stesso con Emmet, riunii le sfere e chiesi rivolta verso Carlisle
<< Va bene così o dobbiamo continuare? >> lui mi guardava interessato. Il sole stava per sorgere, era meglio tornare a casa
<< Per oggi basta così. Domani continueremo se volete …>> mio padre annuì mentre mia madre riprendeva  Daniel che era nel sonno più profondo. Nel viaggio di ritorno approfittai del puma che li vicino era appollaiato per mangiare,non ero assetata ma era meglio così. Non avevo pensato a David per tutto il tempo, forse avevo trovato una soluzione ma era pericolosa. Quando mi trasformavo non sempre rimanevo io, era principalmente predisposto per cacciare e difendermi quindi dovevo essere dominata dagli istinti ma visto che avevo imparato a cavarmela anche senza non li usavo mai. Però quando mi trasformavo la natura erano i miei sensi, il mio pensiero e il mio corpo ma a volte potevo perdere il controllo. Arrivati a casa erano appena le sei e mezza, tempo di fare una doccia e prepararmi per la scuola e partimmo. Dovevo parlare con qualcuno, qualcuno che non fosse come me, ma che potesse capirmi, mi serviva un’umana! Ma chi? A scuola non conoscevo nessuno a parte David – che era la fonte del problema – Edward, Alice e Bella. Ma certo! Bella! Lei avrebbe capito! Era un’umana e sapeva ciò che ero! Con lei non avrei dovuto fingere! Saltai in macchina e ci avviammo a scuola.
<< Divertita sta notte? >> chiese Chris
<< Si, ma tu giochi sporco! >> dopo una risatina disse
<< Non gioco sporco, uso le mie capacita. Non tutti hanno gli elementi che si arrampicano e ti aiutano >>
<< Beh, ma tu c’è l’hai messa tutta! Io non potevo! >> sorrise e disse << Beh, sta notte metticela tutta! >>
<< Come fosse facile >> dissi cupa << Beh, sono sicura che se ti concentri non perderai il controllo Zoe… >>
<< Già ma come evitare che una colonna di fuoco alta fino al cielo crei domande nelle testoline umane? >> lei cominciò a ridere e parcheggiò. Uscimmo dalla macchina e ci avviammo a lezione. Le prime due ore filarono lisce, niente David, niente Alfredo. Alla terza ora c’era matematica. Entrai e mi sedetti in un banco vuoto. Dopo pochi minuti entrò David, pregavo che non si sedesse accanto a me, il suo odore era ancora più dolce che il giorno prima, più forte e invitante. Chiusi gli occhi in speranza di sparire ma sentivo il suo odore sempre più vicino << Ciao.. >> disse una voce dolce che non poteva che essere sua. Aprii gli occhi lentamente e dissi << Ciao… >> si sedette e tirando fuori i libri e disse << Mi puoi spiegare la faccenda di ieri? >> sospirai e abbassai lo sguardo << Allora? >> chiese guardandomi con occhi curiosi << Perché una ragazza carina come te dovrebbe essere un pericolo per me, me lo puoi dire? >>
<< No.. >> sussurrai lui sospirò e mi disse << Vuoi che mi sposti? >> quella domanda mi pugnalò al cuore, avrei voluto dire “No! No, no. Voglio averti qui accanto a me!” ma non potevo, il suo odore mi stava facendo uscire di testa e stavo per saltargli addosso e aggredirlo e a quel pensiero mi venne da piangere. Con gli occhi gonfi dalle lacrime mi girai e dissi
<< …Si… >> una scossa di dolore mi trafisse e una lacrima mi rigò il viso. Forse avevo fatto vedere a posta quella lacrima. Lui mi guardò neutrale, raccolse con un dito la mia lacrima e se la bevve, poi prese il mio viso con il pollice e l’indice e si avvicinò a me, il suo odore mi faceva impazzire, era sempre più vicino poi appoggiò la sua bocca sulla mia guancia e la sfiorò delicatamente. Poi affondò il viso e mi dette un bacio, ma nel fare ciò mi porse il suo collo su un piatto d’argento. Era li, a pochi centimetri dai miei denti, affilati e zeppi di veleno. Con un colpo istintivo portai la mano nella parte del suo collo che non era esposta a me e cercai di portarlo sotto i denti, riuscii a fermarmi appena in tempo. Il suo bacio era dolce, gentile, delicato. Il suo odore era forte sotto le mie narici a pochi centimetri dalla mia bocca. Poi si staccò, non mi ero accorta che intanto altre lacrime avevano rigato il mio viso bagnando anche la sua guancia. Lui si asciugò con il dorso della mano.
<< Mi odi talmente da farti piangere? >> chiese dispiaciuto guardando basso. Stupido! Stupido di un ragazzo! << No, ma mi devi ascoltare! Sono pericolosa, davvero. Mi hai appena messo a dura prova! >>mi guardò enigmatico
<< Non ti capisco, spiegati per favore Zoe! >>
<< Non capiresti… non puoi… >>
<< Ci proverò >> disse sarcastico
<< No, non potrei nemmeno dirtelo >> il professore irruppe in classe << Ragazzi oggi non ci sarà lezione, mi dispiace, tutti a casa .>> poi corse fuori e ci riversammo verso il corridoio. Io rimasi seduta al posto. La scuola era l’unica mia distrazione in tutta la giornata e non intendevo rinunciarci. David era rimasto a fissarmi seduto al banco. Alfredo era stato l’ultimo ad uscire e aveva chiuso la porta, cos’era? Una tattica?
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Phoebie_Cullen