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Autore: Fiamma Erin Gaunt    03/06/2014    3 recensioni
E se i figli di Stephen Herondale fossero stati due, un bambino e una bambina? Se Valentine avesse cresciuto la piccola a sua immagine e somiglianza, se non se ne fosse mai separato? Quando Katherine incontra suo fratello gli equilibri conosciuti fino a quel momento vengono spezzati e l’epica battaglia tra il bene e il male infiamma nuovamente il mondo degli Shadowhunters.
Dal testo:
Valentine si chinò su di lei, avvicinandosi finchè le loro labbra furono sul punto di sfiorarsi.
- Vai, figlia mia, rendimi orgoglioso. –
Le scoccò un casto bacio a fior di labbra per poi allontanarsi e osservarla mentre finiva di allacciarsi impacciatamente il fodero della spada.
*
- Tu non sei sua figlia, smettila di comportarti come se lo fossi. Non sei una Morgenstern, sei una Herondale, e non sarai mai nulla più che una ragazzina orfana e impaurita che ha raccolto come avrebbe fatto con un cucciolo randagio e ha portato a casa. – concluse Jonathan, fissandola con bruciante soddisfazione. Finalmente era riuscito a ferirla, lo vedeva da come quegli occhi d’argento lo fissavano impietriti.
- Va all’inferno, Jonathan. –
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Valentine Morgenstern
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Triangolo
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I just want to make you proud

 

 

 

 

 

Tornata alla residenza di famiglia, in attesa che Valentine la ricevesse, Katherine passeggiava per il salotto come una pantera in gabbia. Aveva deciso che gliel’ avrebbe chiesto, non vedeva perché solo Jonathan avesse il diritto di andare in giro a divertirsi mentre a lei toccava uscire solo quando si trattava di andare a far fuori un qualche stupido stregone.

- Mi stavi aspettando? –

Si voltò verso di lui, sorpresa dalla sua comparsa, per poi annuire.

- Volevo chiederti una cosa. –

Lo sguardo dell’uomo si assottigliò, quasi stesse cercando di indovinare cosa le passasse per la testa.

- Chiedi pure, Katherine. –

Una scia di brividi le corsero lungo la schiena. Il suo nome, pronunciato da quelle labbra, suonava come qualcosa d’incredibilmente peccaminoso e non si sarebbe mai stancata di sentirglielo ripetere.

- Voglio andare anche io a casa dei Penhallow, o da qualche altra parte, ma permettimi di stare al centro dell’azione. – disse con decisione, sforzandosi di apparire inflessibile.

Questa volta non avrebbe accettato un rifiuto, non si sarebbe lasciata convincere come era sempre accaduto in quei diciotto anni di vita.

Valentine le si avvicinò, accarezzandole delicatamente una guancia.

- Credevo che ti piacesse stare qui con me. – mormorò, con voce bassa e voluttuosa.

Sospirò, impedendosi di trattenere la mano contro la sua pelle. Valentine sapeva bene quali fossero i punti su cui fare leva, conosceva ogni debolezza umana e sapeva usarla alla perfezione. E lei aveva una sola grande, immensa, debolezza: proprio lui.

- Infatti mi piace, ma … – le parole le morirono in bocca mentre una mano affusolata scendeva ad accarezzarle il collo fino ad arrivare alla clavicola.

- Ma? – sussurrò, invitante.

- Voglio stare al centro dell’azione, mostrare il mio valore. –

Voglio solo renderti fiero di me.

- Desideri dimostrare il tuo valore … E perché, per compiacermi? –

Un campanello d’allarme suonò nella sua mente, ma decise d’ignorarlo. Valentine non le avrebbe mai fatto del male, questa era una delle pochissime cose di cui era assolutamente certa.

- Sì, per compiacerti. – confermò.

Un ghigno si dipinse sul volto dell’uomo e il suo respiro caldo s’infranse contro la delicata pelle alabastrina del collo; si chinò a depositarvi un bacio bollente, facendola fremere.

- Esistono altri modi in cui puoi compiacermi, cose per cui non occorre lasciare la residenza. – replicò, insinuante.

Quelle parole le tolsero ogni raziocinio, lasciando spazio solo alla passione che divampava dentro di lei. Spinse Valentine contro il muro più vicino, premendo le labbra sulle sue e mordendole lievemente. Un rapido colpo di reni e fu lei a trovarsi incastrata tra il petto dell’uomo e il freddo stucco.

Gli occhi neri la fissavano con uno scintillio divertito e bramoso insieme. Le artigliò i fianchi con le mani e la sollevò, costringendola a cingergli la vita con le gambe per mantenere l’equilibrio. Poi la baciò a sua volta, con impeto e decisione, come se volesse divorarla. Katherine gemette quando i denti le vennero conficcati nel labbro inferiore e il sapore metallico del sangue le ottenebrò le papille gustative.

Fu allora che Valentine la rimise giù, sforzandosi d’ ignorare l’espressione accalorata, i capelli scarmigliati e le labbra gonfie che reclamavano a gran voce un altro contatto di quel tipo. Doveva darsi una calmata o avrebbe perso definitivamente il controllo.

- Sembri abbastanza compiaciuto. – commentò Katherine, maliziosamente.

- E tu sei ancora sicura di volertene andare da qui? –

Si mordicchiò il labbro, pensierosa. Il suo istinto le gridava di rimanere e lasciare che quell’uomo dal fascino tenebroso disponesse di lei in tutti i modi che gli fossero venuti in mente, ma l’orgoglio degli Herondale unito alla sua testardaggine ebbe la meglio. Aveva detto che non si sarebbe fatta convincere e così sarebbe stato.

- Sì, voglio andare. – confermò, incrociando le braccia per sottolineare la sua irremovibilità.

Quella ragazza aveva davvero una forza  di volontà spaventosa. Il suo corpo fremeva dal desiderio, ma vi avrebbe rinunciato pur di ottenere ciò che voleva. Gli ricordava così tanto se stesso a quell’età.

- Va bene, puoi andare. –

Gli occhi argentati si sgranarono, sorpresi.

L’aveva presa in contropiede, mai si sarebbe aspettata che finisse con il cedere con tutta quella facilità.

- Posso davvero andare in giro e … – si morse la lingua, impedendosi di continuare con ciò che stava dicendo.

- E? –

E conoscere Jace?

- E divertirmi a provocare un po’ di caos come fa Jonathan? – concluse.

Riecco il lato adolescenziale di Katherine. Certe volte faceva davvero fatica a ricordarsi che la splendida giovane donna che aveva davanti aveva solo un anno più di suo figlio e che mostrava verso il mondo un entusiasmo fanciullesco; non era mai uscita molto, non era sicuro mandare una Herondale in giro da sola quando il Conclave era attento a ogni minima mossa, e quell’occasione doveva sembrarle incredibilmente eccitante.

- Sì, certo che puoi. Non perdere di vista l’obiettivo, però. –

- Non lo farò, Valentine. – assicurò, afferrando la mano che le veniva porta e lasciandosi tirare verso di lui.

- Molto bene. Rendimi fiero di te e poi torna da me, perché il tuo posto e quello di Jonathan è al mio fianco, lo sai, vero? –

Annuì.

- Lo so. –

Le labbra di Valentine catturarono le sue in un ultimo profondo e violento bacio, poi la presa sulle sue braccia s’infranse e Katherine fu libera di voltargli le spalle e uscire nel patio sommerso dai raggi del Sole.

Sto arrivando, fratellino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

 

Eccoci qui con l’aggiornamento. Perdonate l’attesa e la striminzitezza scandalosa dell’aggiornamento, ma se l’avessi unito al capitolo successivo sarebbe venuta fuori una roba chilometrale e non mi sembrava il caso. Spero che il comportamento di Valentine in questo capitolo sia chiaro a tutti: le persone vengono dominate o dal punto di vista fisico o da quello mentale; ebbene, lui non si accontenta solo di quello mentale ma desidera anche dominare fisicamente Katherine – Jonathan no, oltre a essere un uomo è anche eterosessuale e suo figlio – quindi ricorre al contatto fisico anche per cercare di piegarla alla sua volontà. Quella di Katherine, d’altra parte, se non vogliamo parlare proprio di succubanza possiamo definirla come una sorta d’ossessione. Insomma, spero di essermi spiegata e che vogliate lasciarmi un commentino per farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

               Fiamma Erin Gaunt

  
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