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Autore: Scheherazade_Reim    04/06/2014    2 recensioni
“Impediremo alla Regina di ascendere al suo trono. Non potete fermarci … Preparatevi a soffrire”.
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« Sono venuta da voi, ora, per informarvi che presto accadrà qualcosa di terribile. L’oscurità sopraggiungerà sulla terra e tutto il mondo sarà coperto dai ghiacci eterni. »
Rei ebbe un sussulto a quelle parole e gli occhi di Argenta, comprensivi ma allo stesso tempo seri e imperscrutabili, si posarono sulla guerriera del fuoco e annuì con un cenno del capo.
« Principessa di Marte, immagino tu abbia già avuto un presagio di quanto accadrà … »
Un cenno di assenso da parte della mora e tutta l’attenzione fu rivolta a lei.
« Non era chiaro … » si affrettò a spiegare sotto gli occhi attenti delle sue compagne. « era più come una promozione sfocata. Un avvertimento dal futuro … »
[...]
« Quello che hai visto era solo un assaggio di ciò che accadrà tra un anno … »
« Un anno … ? »
[...]
« Sì, tra un anno … Per scongiurare questo cataclisma tu, principessa Serenity, lascerai alle spalle il nome di Sailor Moon e diventerai Regina. Neo Queen Serenity! »
Genere: Fantasy, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Mamoru/Marzio, Nuovo personaggio, Seiya, Un po' tutti, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi, Seiya/Usagi
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Dopo la fine
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-Capitolo 3-

Usagi non sapeva più da che parte guardare quella sera e Seiya sembrava nella sua stessa situazione, entrambi con un’espressione al limite tra lo sconcerto e la rassegnazione.
Suo padre, dopo una lunga giornata a lavoro e dopo una squisita cena, aveva cominciato a gustarsi del buon sakè con Argenta. Ridevano e scherzavano raccontandosi aneddoti sotto gli occhi di sua madre, sorridente e cordiale come sempre che si univa ai racconti di tanto in tanto.
La versione ufficiale della storia, da quel poco che aveva capito, era questa: Argenta era una sua lontanissima cugina e che conosceva sin da quando era piccola, aveva perso la vista in un brutto incidente e da allora si fa assistere da Seiya, la sua infermeria.
Questo era quanto.
Non riusciva ancora a capacitarsi di quello che era accaduto. Era stato tutto troppo improvviso, a Luna aveva spiegato tutto a grandi linee – quel poco che sapeva sulla faccenda – e alla fine, concordando con la sua decisione, si sarebbe messa d’accordo anche con le altre ragazze per informarle degli avvenimenti.
Era la decisione migliore.
All’ennesima battuta di suo padre accompagnata dalla risata di Argenta si accorse che non poteva più sopportare la situazione, batté le mani sul tavolo causando un momento di sorpresa e si allontanò senza dire una parola sotto lo sguardo sorpreso di suo padre e di sua madre.
« Non capisco cosa le prende … » commentò sorpresa sua madre, Ikuko, una mano poggiata alla guancia e l’espressione pensierosa. « Pensavo che sarebbe stata felice di rivederti. Eravate così unite. »
« E’ colpa mia … » aggiunse con un tono di voce malinconico.
Le dita sottili ed esili erano chiuse attorno al bicchiere e teneva lo sguardo fisso davanti a se, senza muovere gli occhi e recitando la sua parte al meglio. « Non mi sono fatta sentire per tanti anni e poi piombo qui, all’improvviso. Temevo non sarebbe stata contenta. »
Portò il bicchiere con dentro ancora un po’ di sakè alle labbra e lo finì.
Non poteva davvero ubriacarsi, la sua costituzione fisica non glielo permetteva, ma avvertiva comunque una piacevole sensazione d’intontimento quando ne ingeriva troppo; ed era proprio ciò che cercava nel bere.
Seiya si alzò, scusandosi con entrambi i genitori e anche con Argenta ma quest’ultima, intuendo dove stesse andando, si limitò a scrollare le spalle senza dire o fare niente per fermarla.
Uscita dalla cucina si diresse al piano superiore dove sapeva c’era la stanza della ragazza in cui era stata in passato. Un passato che appariva più lontano che mai.
Ricordava ancora quel pomeriggio in camera sua quando aveva cercato di rivelarle la sua vera identità ma poi era stata interrotta dalla piccola Chibi – Chibi.
Una piccola risata sfuggì dalle sue labbra fermando la sua avanzata sulle scale temporaneamente, riprendendosi arrivò alla porta della ragazza e bussò leggermente per accertarsi che fosse davvero lì.
« Chi è? »
La voce ovattata di Usagi arrivò diritta alle orecchie di Seiya che trasse un sospiro di sollievo.
« Odango … Vuoi aprirmi? »
Il silenzio calò improvvisamente nel corridoio e durò per alcuni minuti.
Durante quel breve ma lungo lasso di tempo Seiya temette di non trovare quella porta aperta, rimase impalata ad aspettare e poi, alla fine, sentì il cigolio dei cardini e un sorriso appena accennato sulle labbra della bionda.
« Entra pure. »
Il suo tono di voce era tranquillo e quel sorriso che le rivolse faceva ben sperare.
La porta si aprì verso l’interno, Usagi si spostò sul lato per permettere all’altra ragazza di entrare, accomodarsi e iniziare così a fare quattro chiacchiere senza essere disturbate o interrotte.
I suoi occhi seguivano con attenzione la sua ospite studiandone la corporatura e guardandola come non aveva mai davvero fatto in passato.
Come ragazzo era davvero affascinante, persino lei lo riconosceva, ma adesso era lì nella sua forma femminile che sapeva essere quella più congeniale.
Scosse il capo riprendendosi dai pensieri e richiudendo la porta alle sue spalle, un sorriso e andava ad accomodarsi sul materasso mentre indicava a Seiya, intenta a guardarsi attorno, di accomodarsi pure sulla sedia della scrivania.
« Non è cambiato molto qui, vedo. »
Il commento di Seiya era accompagnato da uno sguardo malinconico che dalle labbra, arricciate in un sorriso, saliva fino agli occhi oscurandoli con una leggera patina che ne faceva perdere la lucentezza.
Il realtà la camera era più femminile, forse anche di più rispetto al passato.
L’unica cosa che riconosceva nei vari oggetti era la cornice con la fotografia di Usagi e Mamoru, vicini e con l’espressione raggiante di lei a fare da sfondo allo scenario.
Tutto questo non era sfuggito ad Usagi che cercò di riprendere la conversazione addolcendo il tono della voce con un sorriso.
« Sono contenta di rivederti, Seiya, dico davvero. »
Il loro addio era stato il più difficile di tutti.
Sorrideva davanti alle starlight salutandole mentre tornavano al loro pianeta d’origine, ma dentro di se qualcosa si spezzava, allontanando una piccola parte del suo cuore con quella partenza e aveva cercato di convincersi che era giusto così.
Ma non lo era. Non era giusto.
« Odango … » la voce di Seiya interruppe il flusso dei suoi pensieri. Seria e determinata, leggeva nei suoi occhi cristallini qualcosa che non vedeva da tempo, qualcosa che aveva fatto tremare persino il suo cuore.
« Mi dispiace che ci siamo introdotte in casa tua in questo modo. Argenta aveva già deciso e anche se mi sono opposta non ha sentito ragioni. »
Si era portata una mano alla nuca che poi risaliva tra i capelli scuri corti, almeno sulla nuca dato che ricadevano morbidi, sottili ed eleganti come ali di un corvo per essere legati da un nastro bianco in una coda bassa.
Usagi si morse le labbra e strinse a pugni le mani appena sopra le ginocchia.
« Seiya, dimmi sinceramente una cosa: chi è Argenta? Tu lo sai non è vero? Ti ha definito la sua “guardia del corpo”. »
Aveva davvero bisogno di sapere e di capire cosa stava accadendo soprattutto dopo l’apparizione di quella strana creatura demoniaca a forma di sfera, sentiva ancora la sua voce graffiante nelle orecchie e le sue parole che come un monito afferravano il suo cuore e lo scuotevano dalla paura.
Fu il turno di Seiya, questa volta, di mordersi le labbra e abbassare il capo per nascondere il suo sguardo a quello indagatore e bisognoso di risposte della biondina.
« Lo so, ma ho giurato di non rivelare niente che non fosse lei a volerlo. »
Quanto le costava quella confessione.
Aveva fatto una promessa simile anche ad Usagi: non avrebbe mai e poi mai avuto dei segreti con lei. Sincerità sopra ogni altra cosa.
Per un momento si pentì di aver fatto quella domanda e aver messo l’altra in difficoltà ma poi il discorso continuò con sua grande sorpresa, Seiya si era alzata e ora poggiava la spalla contro il vetro della finestra mentre il suo sguardo era perso a guardare l’orizzonte.
« E’ arrivata sul mio pianeta, Kimnoku, solo qualche giorno fa dato che la ricostruzione ha impiegato più tempo del previsto. Si è presentata al cospetto della principessa e ha chiesto di potermi “assumere” per una missione di estrema importanza qui, sulla Terra. »
« Estrema importanza? »
« Sì. La principessa non era d’accordo ma dopo un colloquio lungo e acceso con Argenta alla fine ha ceduto, acconsentendo a mandare me solamente senza le altre guerriere per non lasciare il pianeta scoperto dalle sue difese.
Quando le ho chiesto il perché di tale insistenza ha risposto: “perché avrò bisogno di te prima della fine, ma non solamente io”. Questo è tutto quello che posso dirti, mi dispiace Odango. »
Nella sua mente poteva ancora rivivere la scena in questione.
Rivedeva Argenta, nella sala del trono davanti alla principessa, sicura e determinata con una forte luce che brillava nei suoi occhi accompagnata da un pesante velo di oscurità.
Da quando erano partite aveva più volte provato a chiedere spiegazioni sul perché avesse scelto proprio lei, solamente lei, ma ogni risposta era un diversivo studiato per distrarla.
Usagi scosse il capo in segno di negazione e rivolse un dolce sorriso a Seiya, la mano libera batté sulla parte vuota del letto e la invitava ad accomodarsi accanto a lei.
Quell’invito la sorprese, ma non lo rifiutò.
« Non ti devi scusare, Seiya. Le altre non so cosa penseranno di Argenta, ma … io sento di potermi fidare di lei. Anche prima, quando sono caduta nel parco e lei mi ha curato … Ho sentito una sensazione di calore e di tranquillità. »
« Sei caduta? Ah, non c’è niente fare … » la interruppe Seiya incapace di trattenere ancora a lungo le risate. « Sei sempre la solita sbadata, Odango! »
A quella risata sentì un improvviso calore salire sulle guance colorandole di rosso, si sentiva ancora una ragazzina, come quando l’aveva conosciuta la prima volta, ma non poté resistere a lungo prima di unirsi a quella risata leggera.
Spostò un secondo lo sguardo verso il ginocchio e solo in quel momento si accorse che la ferita era scomparsa del tutto, la risata s’interruppe mentre guardava il punto in cui si era fatta male e che Argenta aveva provveduto a cicatrizzare. Le dita della mano sfiorarono la pelle del ginocchio proprio nel medesimo punto.
« La ferita è scomparsa. »
Commentò a quel punto a voce alta per riportare il discorso sul binario principale, spostò il viso di lato e il suo sguardo incontrò quello di Seiya e per un momento fu come paralizzata dai suoi occhi cristallini. Era come ipnotizzata e non se la sentiva di muoversi.
Seiya fu la prima a muoversi in avanti verso di lei, spostò la mano dal materasso e l’alzo per avvicinarla al viso di Usagi ma, una volta arrivata alla destinazione che si era prefissa, si fermò e ritrasse quel suo gesto.
Cosa pensava di fare?
Questa domanda cominciò a campeggiare nella sua mente mentre guardava Usagi ritrarsi un poco rispetto a lei, imbarazzata come prima e con una mano stretta vicino al proprio petto.
Stava per scusarsi quando qualcuno bussò alla porta: era la mamma di Usagi, Ikuko.
« Seiya? Sei qui? Argenta ha detto di voler fare un bagno e aveva bisogno di una mano. »
« Sì, arrivo. »
Un sospiro uscì dalle sue labbra mentre si alzava e si dirigeva verso la porta, stretta la maniglia attorno alle dita fece scattare la serratura e aprendo la porta si volse verso Usagi, un sorriso di scuse e un cenno del capo accompagnarono la sua uscita per raggiungere Argenta.
Un gesto stupido era accompagnato da stupide conseguenze.
“Cosa mi è saltato in mente di fare?”
Si ripeté nella sua mente andando verso il luogo in cui Argenta l’attendeva.
“Non dovrei farmi delle illusioni … Non come in passato”.
Aperta la porta del bagno trovò la vasca già pronta e un bel tepore riempiva lo spazio coperto di piastrelle bianche, Argenta stava in piedi vicino alla doccia ormai completamente priva di vestiti con i lunghi capelli argentei che ricadevano delicati lungo le spalle e sulla schiena.
« Sei arrivata, finalmente. »
Commentò la ragazza girandosi verso la porta.
Il bastone, purtroppo, era rimasto appoggiato verso l’ingresso e quindi non poteva davvero vedere l’espressione stupita di Seiya davanti a lei. Lo poteva immaginare, però.
« Che c’è? Non avevi mai visto qualcuno senza i vestiti prima d’ora? »
La sua voce velata di sarcasmo fu la sveglia che occorse per potersi riavere da quella situazione imbarazzante.
C’era un piccolo sgabello vicino a dei rubinetti con una bella ciotola e dei saponi per lavarsi, sebbene nutrisse ancora un po’ di disagio l’aiutò a sedersi e cominciò a lavarle la schiena cercando di non badare troppo alla situazione e di pensare ad altro.
« … Le hai raccontato tutto, Seiya? »
Fermò il movimento delicato della spugna lungo il braccio di lei qualche attimo.
« … No … Abbiamo un accordo. »
E il movimento ripreso quanto bastava per poi passare la spugna, ancora piena di schiuma e di sapone, ad Argenta perché completasse il lavoro da sola mentre lei prendeva un tubetto di shampoo e lo apriva per versarne il contenuto sul palmo della mano.
« Molto bene, dopotutt - »
Un eccesso di tosse improvvisa le impedì di completare la frase.
La spugna le cadde di mano mentre portava la mano contro le labbra, la tosse sembrava aumentare fino a quando Seiya non si accorse che dagli angoli delle mani scendevano piccole gocce cremisi che si mischiavano con l’acqua e il sapone appena utilizzato.
Quando Argenta spostò la sua mano dalla bocca era completamente sporca di sangue. Seiya sbarrò gli occhi e guardò preoccupato la sua misteriosa datrice di lavoro, sebbene sapesse cosa accadeva, glielo aveva spiegato durante il viaggio, ancora faticava ad accettarlo e rimanere indifferente.
Una risata forzata fu la prima cosa che sfuggì dalle labbra di Argenta mentre si stringeva nelle spalle, la mano ancora sporca di sangue macchiò la sua pelle e non aveva bisogno di vedere per sentirlo chiaramente.
« Non mi resta molto tempo, vero? »
« Se aveste aspettato, invece di usare i vostri poteri, probabilmente ora non sareste in queste condizioni. Ma … » si fermò un istante prima di riprendere la spugna, scostare la mano di lei dalla spalla e ripulire il sangue prima che si rapprendesse.
« … Vi sono grata perché lo avete fatto per proteggere Usagi. »
Si sciacquò le mani dal sapone e riprese ancora un po’ di shampoo come prima; una parte del loro accordo prevedeva che in queste situazioni non ci fosse nessun compatimento. Doveva comportarsi come se nulla fosse accaduto.
Un sorrisetto compiaciuto allungò la linea delle sue labbra mentre le dita di Seiya scivolavano sulla nuca fra i suoi capelli.
« Sai perché ti ho fatto giurare di non rivelare niente, Seiya? Perché se lo sapessero, in particolare Usagi, al momento cruciale avrebbero degli scrupoli. »
Sì, lo sapeva e poteva benissimo immaginarlo.
Usagi era troppo generosa e dal cuore gentile; era una delle cose che amava di lei nonostante tutti gli anni che erano passati dal loro ultimo incontro.
« E non occorre.
Dopotutto cosa sono io … Se non un mero fantoccio che finge di essere umano? »

Finalmente, prima dell’ennesimo esame, ho trovato un po’ di tempo per scrivere anche questo nuovo capitolo.
Ti ringrazio Lyn81 per la tua recensione e spero continuerai a seguire la storia.
Critiche e suggerimenti sono ben accetti e non aspetto altro che sentire il vostro parere.
Al prossimo capitolo dove finalmente ci saranno tutti i personaggi!!

  
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